10 premesse per la Ricostruzione dell'Iraq con Giustizia



In occasione della Conferenza di Donatori per l'Iraq
10 premesse per la Ricostruzione dell'Iraq con Giustizia
Foro Social de Madrid

1. - La distruzione dell'Iraq è conseguenza di una guerra di occupazione.
La quantificazione dei danni prodotti in Iraq non deve realizzarsi solo
considerando quelli causati dalla guerra di occupazione dell'inizio di quest'
anno, ma devono aggiungersi quelli causati dalle azioni militari durante la
Guerra del Golfo del 1991 (stimati dalle Nazioni Unite in 22.000 milioni di
dollari), e le ripercussioni delle sanzioni economiche decretate dall' l'ONU
che hanno causato più di un milione e mezzo di morti (centinaia di migliaia di
bambini). Inoltre all'Iraq è richiesto il pagamento del debito esterno,
compreso il debito di guerra che il G8 ha stabilito in 400 mila milioni di
dollari.
A tutto questo bisogna sommare le indennità alle vittime civili.

2. - la guerra fu illegale
Le ragioni che utilizzò la coalizione occupante fu l'ipotetico pericolo che
rappresentava l'esistenza di armi di distruzione di massa in mano del governo
dell'Iraq e le relazioni anch'esse ipotetiche che questo governo manteneva con
reti terroristiche.
Le armi di distruzione di massa che portarono alla guerra, non sono state
rinvenute. Il Gruppo di Riconoscimento dell'Iraq il cui compito consisteva in
cercare tali armi, non ha trovato nessun arsenale, né si é dimostrato che armi
di distruzione di massa siano uscite dall'Iraq via mare verso paesi come la
Siria, prima della guerra.
Dello stesso modo si sono smentite le ipotetiche relazioni con reti
terroristiche, dato facilitato per fonti vicine alle proprie forze occupanti.


3. - Il governo spagnolo non può rimanere al margine della responsabilità di
avere appoggiato la guerra illegale e partecipato nell'occupazione.
Il Governo di Aznar è l'unico che ha ridotto al minimo le sue apparizioni
pubbliche per spiegare la decisione aggressiva contro l'Iraq.
Ha mentito in maniera reiterata su: le cause della guerra, le fonti di
informazione che assicuravano l'esistenza di armi di distruzione di massa e sul
mandato che guida i soldati spagnoli in Iraq. La decisione politica di
appoggiare la guerra non ha avuto consenso, né la legalità esigibile ad
un'azione di guerra, non di pacificazione, né dell'appoggio della popolazione.
I 300 milioni di euro che, come si è annunciato, saranno donati per la
ricostruzione, non esime al governo spagnolo dalla responsabilità
dell'aggressione e dell'occupazione.

4. - La ricostruzione non può essere un commercio.
La responsabilità della distruzione dell'Iraq coinvolge direttamente ai paesi
che scatenarono la guerra contro l'Iraq, principalmente agli USA e Gran
Bretagna ed ad altri che appoggiarono in diversi modi l'occupazione come nel
caso della Spagna. Sono questi paesi i causanti della distruzione di obiettivi
civili durante le operazioni e pertanto è loro responsabilità farsi
economicamente carico della ricostruzione e delle indennizzazioni.
I fondi per la ricostruzione non possono essere amministrati dalle forze
occupanti, né queste ultime possono utilizzare le risorse proprie del paese
iracheno per ottenerne beneficio proprio.
Il sollevamento delle sanzioni contro l'Iraq ha significato che imprese
statunitensi controllino le attività economiche vincolate con la ricostruzione
dell'Iraq, ha significato anche che tutti gli attivi del governo dell'Iraq
all'estero e che durante più di dodici anni erano stati congelati, siano
stati "scongelati". Ció permette, secondo il Financial Times, che gli Stati
Uniti li userá come rimborso delle spese di guerra e diricostruzione: questi
attivi non torneranno piú in mano del popolo iracheno.
Il sottosegretario del Dipartimento del Tesoro nordamericano, John Taylor,
ammetteva che gran parte della cooperazione economica statunitense con l'Iraq
si realizzerá "attraverso gli aiuti bilaterali", un modello di aiuto che la
legislazione del paese prvede per i contratti con compagnie statunitensi.

5. - Non condizionalità della cooperazione con l'Iraq.
Nelle stesse date che si celebrerà la Conferenza di Donatori i prossimi 23 e 24
di ottobre, si è convocato un vertice per imprenditori che tratterrá del ruolo
del settore privato nel futuro sviluppo iracheno dopo che l'Iraq annunciasse un
ampio programma di liberalizzazione della sua economia. Programma che permette
la proprietà straniera in tutti i settori, eccetto in quello del petrolio.
Questo piano di riforme economiche si presentò inizialmente a Dubai al Fondo
Monetario Internazionale (FMI), e come assicurò il ministro di Finanze del
gabinetto imposto pdalle truppe di occupazione, Kamel Al-Kilani. "Queste
riforme faranno progredire di forma significativa gli sforzi per costruire
un'economia di mercato libero ed aperto" Le nuove regole autorizzeranno alle
banche straniere ad aprire filiali in Iraq, o formare alleanze con gli enti
locali. Nei prossimi cinque anni, si autorizzerà a sei banche straniere
l'acquisto del 100 percento delle banche locali. Il direttore del FMI, Horst
Koehler, salutò il progetto, che qualificò di "un enorme passo avanti." La
cooperazione con l'Iraq non può significare l'introduzione di un Piano di
Aggiustamento Strutturale né la privatizzazione delle sue imprese.

6. - Le potenze offensive devono pagare per la distruzione dell'Iraq.
La Conferenza convocata per i prossimi giorni 23 e 24 di ottobre a Madrid,
pretende riscuotere 56.000 milioni di dollari per far fronte agli investimenti
necessari per i prossimi quattro anni in Iraq, inizialmente si calcola
ottenerne circa 7.500 milioni per il primo anno.

La Ministra degli Affari Esteri spagnola si accontenta con una cifra minore ai
4.000 milioni.
I donatori internazionali, il gruppo "Core", per la cosiddetta ricostruzione
irachena, si riunirono previamente a Madrid ed accordarono stabilire un fondo
per l'Iraq fuori dal controllo diretto di Washington per amministrare parte dei
fondi che si donino.
In questa riunione previa furono presenti la Banca Mondiale, il Fondo Monetario
Internazionale, le Nazioni Unite, gli Stati Uniti, la Unione Europea, il
Giappone, gli Emirati Arabi Uniti, il Consiglio di Governo Iracheno designato
dagli USA e l'autorità provvisoria dell'USA in Iraq.
In questa riunione si stabilì che i donatori potrebbero scegliere tra i
progetti che volevano finanziare, cosa che spiega perché accordarono di
stabilire un fondo separato, controllato dalle NN.UU e dalla Banca Mondiale
oltre a quello esistente utilizzato dall'autorità provvisoria statunitense in
Iraq.
Posteriormente il Senato statunitense ha approvato una proposta per trasformare
in prestiti e non in aiuti a fondo perduto, la metà dei 20.000 milioni di
dollari che il Governo ha chiesto per la ricostruzione dell'Iraq. Fatto che
comporterebbe che la Conferenza dei Donatori può aumentare il debito esterno
iracheno.

7. - Le forze occupanti devono garantire la sicurezza in Iraq per che l'aiuto
di emergenza sia possibile.
Gli Stati Uniti ed il resto dei paesi occupanti, come Forza di Occupazione,
hanno obblighi specifici secondo gli Accordi di Ginevra, come quello di
garantire che gli alimenti e medicine arrivino alla popolazione civile dei
territori che sono sotto il loro controllo militare.
In Iraq non c'è nessun sistema che permetta di denunciare un delitto nel
momento in cui si commette, ed esistono seri dubbi che la situazione migliori
in un'atmosfera di caos.
Dall'inizio le forze d'occupazione hanno favorito questa situazione di impunità
se non di complicità. Casi tristemente famosi furono i saccheggi "spontanei"
del Museo di Baghdad o l'incendio della biblioteca. Gli aiuti che stanno
arrivando in Iraq stanno significando un aumento degli affari, la speculazione
e dei benefici per le imprese nordamericane. Alcuni senatori democratici hanno
denunciato recentemente che Halliburton, l'impresa che diresse il
vicepresidente nordamericano Dick Cheney e che ha ottenuto la maggioranza di
contratti in Iraq, ha gonfiato in 249 milioni di dollari i prezzi del
combustibile.
Come denunciava Amnesty International, "per il momento non esiste nessun
sistema che permetta di identificare alle popolazioni particolarmente
vulnerabili che necessitano ricevere aiuto umanitario speciale e far arrivare
loro l'assistenza necessaria" e "fino a che non si ristabilisca la sicurezza in
Iraq, né gli sforzi degli USA né quelli delle organizzazioni umanitarie
potranno riuscire che gli aiuti si canalizzino rapidamente ed efficacemente."
Queste difficoltà, potenziate dalle forze d'occupazione, non invalidano la
necessità dell'aiuto di emergenza, che dovrebbe centrarsi piú che nella
quantitá economicá, nel consolidamento di una situazione di sicurezza che è
direttamente vincolata all'uscita delle truppe occupanti. Finch'é non si
ristabilirá una sicurezza effettiva, non potrá svilupparsi nessun sistema per
aiutare le persone vulnerabili.


8. - Il ruolo delle Nazioni Unite.
Il ruolo delle Nazioni Unite è stato discutibile: sanzioni genocide, ispezioni
abusive e legittimazione dell'occupazione. La recente decisione del Consiglio
di Sicurezza di approvare retroattivamente l'occupazione, una violazione
diretta alla Carta costitutente delle Nazioni Unite, è riuscita solo ad
aumentare la sfiducia in questa istituzione. Qualunque nuova decisione deve
rompere il discredito dell'organizzazione in Iraq. L'unico modo chiaro di farlo
è assumendo pienamente l'amministrazione del paese e la transizione verso un
sistema democratico, dove la sicurezza sia garantita da una forza armata
realmente rappresentativa della comunità internazionale. D' accordo con la
Risoluzione 1511, recentemente promossa dalle Nazioni Unite, corrisponde al
Segretario Generale il protagonismo nel processo di elaborazione della nuova
costituzione irachena.
Nell'aspetto economico le Nazioni Unite devono amministrare le donazioni che si
realizzeranno, visto l'attuale malessere e d' accordo a quello che denunciava
Julia Taft, Aiutante del Segretario Generale del Programma
di Sviluppo di NN.UU, in una conferenza stampa, "E' esistito un certo malessere
da parte di alcuni donatori che non vogliono mettere denaro in un conto misto
maneggiato dall'autorità provvisoria statunitense in Iraq, e hanno preferito
identificare i settori e le istituzioni che vorrebbero aiutare"

9 - La sovranità deve essere ridata immediatamente al popolo iracheno
Le Nazioni Unite hanno stabilito che il mandato della forza multinazionale
autorizzata dalla risoluzione, si esaurirà quando la popolazione dell'Iraq
scelga il suo governo. Questa affermazione non è altro che un modo di
giustificare e legittimarele truppe d'occupazione. Peró la situazione politica
in Iraq é precaria e la soluzione non sta in un aumento del numero di truppe,
nell'uso della forza o in responsabilizzare a paesi vicini come la Siria. La
soluzione poggia in che le Nazioni Unite devono stabilire un tempo limite breve
per la ritirata delle forze d'occupazione dell'Iraq e nella restituzione della
sovranità al popolo iracheno. Qualsiasi altro compromesso politico
pretenderebbe legalizzare l'aggressione militare e istituzionalizzare
l'occupazione.

10. - Diritto alla resistenza
Finché queste premesse non si compiano e le truppe occupanti controllino un
paese in base alla repressione ed a gabinetti fantasma ubicati nelle stesse
installazioni che usa la CIA; finché le immagini ci mostrano detenzioni in
massa, persone con le teste messe in borse di plastica e mani legate, mentre i
rapporti degli organismi indipendenti ci parlino di detenzioni senza giudizi,
senza accuse concrete, senza termini di detenzione, senza garanzie processuali,
al popolo iracheno spetta esercitare il diritto a resistere l'occupazione a
tutti i costi.
La resistenza irachena non è un caso di pazzia fanatica, è la conseguenza
diretta dell'occupazione.




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