APPUNTI SUL DOPOGUERRA IRACHENO di Sbancor



APPUNTI SUL DOPOGUERRA IRACHENO

Se c'e' una cosa che dimostra l'inutilita' della guerra in Iraq, questa e'
proprio il dopoguerra

di SBANCOR

Un nuovo articolo dell'autore di "American Nightmare" (pagg. 176, 12 euro,
Nuovi Mondi Media) pubblicato su http://www.nuovimondimedia.it e sul
settimanale Avvenimenti dell'8 agosto. L'articolo è liberamente
riproducibile citando la fonte.

6 agosto 2003 - Incastrati nella giungla metropolitana irakena, gli Stati
Uniti contano almeno un morto al giorno. Per non dire nulla di quel
maledetto imbroglio sulle cosiddette "armi di distruzione di massa" che
costera' il posto a Blair e che fa scottare anche la poltrona di Cheney.La
domanda pero' che circola fra gli analisti di scenari finanziari e': cosa
accadra' ancora in questo devastato pianeta divenuto ostaggio di un ex
alcolista pentito? La dirigenza americana manterra' le "promesse" di
distruggere gli altri "assi del male", Iran, Corea del Nord, forse Siria...?
Non e' un problema da poco. E non e' solo un problema etico o morale. Etica
e morale sono merci che nella comunita' finanziaria internazionale hanno
valore intorno allo zero assoluto.No, qui si tratta di fare previsioni per
"l'asset management", cioe' i migliaia di miliardi di dollari del risparmio
mondiale. Quali aree sono sicure? Quali sono a Rischio? La Finanza odia
l'incertezza. Specie se a provocare le crisi non e' direttamente Lei.
Compulso distrattamente le fonti americane. Non i giornali. Prima le fonti
vere, come per esempio il Council On Foreign Relations (C.F.R.).
Ed ecco che il dopoguerra torna ad avere scenari da incubo.
I compassati "Wasp" (White Anglosaxon Protestant) che formano quella
istituzione segreta che ha guidato, come dice Carrol Quigley , attraverso un
"International Anglophile Network" la politica americana del secondo
dopoguerra.
Di questo Network facevano, e fanno parte, oltre ai famigli della Casa
Morgan, Owen Youg, che tratto' le Riparazioni tedesche, Allen Foster Dulls
(CIA) i Withney, Douglas Dillon, Lamont, Lazard Brothers per non parlare
degli Harriman, quelli delle ferrovie (nonché soci in una impresa bancaria
con Prescott Bush, il nonno, che rischio' la tragicommedia avendo ben due
nazisti nel Consiglio di Amministrazione, dopo l'entrata in Guerra
dell'America). La Banca venne chiusa d'ufficio da Franklin Delano Roosvelt
per "intesa con il nemico".
Partecipava alla filiera anche Rockfeller, quello della Standard Oil. Cosa
legava questo drappello di venali gentiluomini di ventura? Oltre
l'eugenetica Wasp tutti loro seguivano il sogno di Cecil Rhodes, il
fondatore del Sudafrica, nonché proprietario delle miniere De Beers e, last
but non least, ispiratore della rivista "The Round Table" del "Royal
Institute of International Affairs" e del Council on Foreign Relations.
Sogno che puo' sintetizzarsi in un Nuovo Ordine Mondiale costruito da chi
parla la lingua anglosassone, e quindi oltre all'Inghilterra, l'America,
l'Australia, il Canada, la Nuova Zelanda. Insomma, per capirci, tutti gli
appartenenti al Progetto "Echelon", il grande fratello dello spionaggio
elettronico.
Orbene, non e' difficile accorgersi che, sempre con i modi sorridenti propri
dell'establishment Wasp, Bush il giovane non e' piu' esente da critiche.
Anzi, c'e' qualcuno che ne parla come di un vero deficiente. Qualcosa di
piu', quindi, di un aristocratico arricciamento di naso, certo, ma non
ancora un uppercut sotto il mento.
Cosa rimproverano questi circoli a Bush?
Occorre leggere fra le righe di documenti anche troppo "politically
correct".
Prendiamo ad esempio una testimonianza del Dr. Rachel Bronson, del 9 luglio
2003. Bronson e' Direttore degli studi sul Medio Oriente del Council On
Foreign Relations. Presso la "National Commission on Terrorist Attacks Upon
the United States" (la sidetta "9/11 commission")
A proposito del "clash of civilization" egli sostiene che gli USA stanno
adottando una "self fullfilling prophecy", cioe' una profezia
autoavverantesi. E cita dati inoppugnabili. Dopo l'11 settembre quasi tutto
il mondo era solidale con gli Stati Uniti. Ora in Indonesia i sondaggi
indicano che dal 61% di solidarieta' agli Stati Uniti, registratosi
immediatamente dopo l'attacco, si e' passati a un tiepido 15%. In Turchia,
il 71% della popolazione e' preoccupata che prima o poi la Turchia diventi
un possibile "target" per un attacco "USA". L'antiamericanismo, secondo
Bronson, sta allargandosi a paesi tradizionalmente alleati degli USA, come
la Germania e l'Arabia Saudita. E rimpiange il "sentiment" dell'allora
principe Faisal che nel 1962 dichiarava a Kennedy che solo dopo Allah i
sauditi credevano all'America. Bronson rimanda l'origine della situazione
attuale alla leggerezza con cui negli anni '80 gli Stati Uniti cedettero
alle parole di Zbigniew Brzezinsky che autorevolmente sproloquiava su "cosa
fosse piu' importante nella visione storica: la fine dell'Unione Sovietica o
i Talebani". Bronson amaramente commenta che se i dirigenti politici di
allora avessero saputo che il costo sarebbe stato di 3.000 morti nelle due
Torri, di un attacco al Pentagono, piu' i bombardamenti delle Ambasciate in
Africa e l'attacco all'incrociatore Cole, oltre alla creazione di movimenti
radicali antiamericani in tutto il mondo, difficilmente avrebbero dato il
loro consenso.
Attaccando senza mezzi termini la recente politica estera americana nel
Medio Oriente, in Iraq, In Afghanistan e in Pakistan, Bronson conclude che
l'unica via d'uscita e' un impegno serio degli Stati Uniti nel sostegno
economico dell'area, nella formazione, nella ricostruzione. L'idea di
Bronson e' quella di una specie di Piano Marshall verso il mondo islamico.
Al primo punto, pero', c'e' la soluzione del conflitto in Palestina. Come
dire che l'avvenire degli USA in quest'area e' legato alle bizze di Sharon e
Arafat... Auguri!
Ancora piu' secco e' un corposo documento di circa 60 pagine intitolato
"Risposta alle Emergenze: Drasticamente Sottostimate e Pericolosamente
Impreparati". Anche questo uno studio di una indipendente task force,
sponsorizzata dal C.F.R.
Dopo aver esaminato al microscopio l'impreparazione delle forze in caso di
nuovi attacchi, (dai pompieri, alla Guardia Nazionale, alle Agenzie di
intelligence, ecc) il documento sostiene che, mentre il budget della
sicurezza e' di "solo" 27 miliardi a partire dal 2004 per cinque anni, le
reali esigenze di sicurezza ammontano a 25,1 miliardi di dollari l'anno
contro i 5,4 miliardi che si spendono ora.
Ma oltre che i soldi, mancano anche gli uomini. Rosemary Hollis del Royal
Institute of Foreign Affairs (casa madre inglese del C.F.R.) sostiene che in
Iraq ormai l'intervento dell'ONU e' diventato non un'opzione ma
un'impellente necessita. Anche se si muovesse tutta la Nato, gli uomini a
disposizione sarebbero "solo" 80.000 di cui 37.000 dislocati in Afghanistan,
nei Balcani, in Sierra Leone e altrove. Occorre dunque tornare, con la coda
fra le gambe, alle Nazioni Unite. Cosa che il Royal Institute aveva
sostenuto dall'inizio.
Ma non e' solo l'Iraq a far condensare le critiche sull'Amministrazione
Bush. Anche sull'altro Asse del Male, la Corea del Sud, i circoli anglofili
criticano il Presidente. Awrence Korb, vice presidente del C.F.R. ha detto
in un'intervista alla radio Wtop, che copre la regione di Washington, che
"la politica USA verso la Corea del Nord e' mal concepita ed autolesionista.
La Corea del Nord afferma ripetutamente di disporre di armi nucleari, ma non
abbiamo modo di sapere se questo sia vero. Ma cio' che conta di piu' e' che
con la nostra politica siamo riusciti a convincerli a dire che ce le hanno o
addirittura a fargliele costruire; perché siamo riusciti a convincere
Pyongyang del fatto che a meno che essi non dispongano di armi nucleari
cercheremo di distruggerli con la forza, come abbiamo fatto in Iraq".
William Perry l'ex Ministro della Difesa del Governo Clinton, oggi inviato
speciale di Clinton in Corea, ha dichiarato al Washington Post il 15 luglio:
"ritengo che in Corea stiamo perdendo il controllo... Una soluzione c'era
fino a sei mesi fa se avessimo fatto le cose giuste. Purtroppo non le
abbiamo fatte"... e ora "il programma nucleare della Corea del Nord pone il
pericolo immediato della detonazione di armi nucleari nelle citta'
americane".
In effetti, era opinione comune degli analisti che la Corea del Nord avrebbe
fatto la fine della Germania Est. Il Sud Corea stava lavorando
sull'unificazione a tempi stretti. Ma l'arrivo di Bush alla presidenza ha
bloccato tutto. E ora, siamo di fronte all'agghiacciante ipotesi che un
popolo, ridotto a scheletro umano dalla carestia, disponga dell'arma
nucleare.
Infine il plurimiliardario Soros attacca frontalmente Bush, a pagamento sui
giornali. Ora Soros non conta, ne' mai ha contato in quanto tale. Soros
contava e conta perché e' un uomo dei Rotschild. Prima gli dirigeva gli
Hedge Funds ad alto rendimento e altrettanto alto rischio. Oggi e' diventato
un uomo da relazioni esterne.
Perché dunque i Rotschild si schierano contro Bush II? E' uno dei misteri di
questa storia e comunque, nella storia, i Rotschild furono l'unica famiglia
ebraica non discriminata dall'ideologia Wasp...Certo e' che nel Partito
Democratico Americano, si sentono voci di critica feroce al presidente. E il
Senatore Lieberman che ha guidato il fronte democratico dei fautori della
Guerra all'Iraq, cede per il momento il posto all'ala sinistra del partito:
il Senatore Edward Kennedy ha praticamente messo sotto accusa, il 15 luglio,
in un discorso alla John Hopkins University, l'intera politica di Bush verso
l'Iraq.Ma torniamo agli scenari finanziari. Qui Greenspan sembra un moscone
impazzito che passa a smentire ogni sua dichiarazione con nuove
dichiarazioni. Fino a giugno ha parlato di minaccia di deflazione e della
disponibilita' della FED a fare acquisti nella parte alta della curva dei
rendimenti, in caso di crisi del mercato. Deflazione, per chi non e' un
esperto di economia, e' la peggiore patologia di un sistema economico. Vuol
dire calo generalizzato dei prezzi. Vuol dire che il risparmio fugge dagli
investimenti, generando la cosiddetta trappola della liquidita', una
trappola dove non valgono piu' nemmeno le piu' drastiche politiche
monetarie, anche a tassi zero o negativi infatti non ripartono ne' i
consumi, ne' gli investimenti, come accadde nel 1929 e, piu' recentemente,
in Giappone.
Ovviamente, uno scenario di prossima deflazione spinge gli investitori a
comprare oggi obbligazioni (Bonds) il cui valore salira' quando i tassi
diminuiranno. Si e' creata in questo modo dopo la "bolla dei mercati
azionari", e dopo la "bolla dei mercati immobiliari", anche una "bolla
obbligazionaria".
Il 15 giugno Greenspan cambia idea. Di fronte agli stupiti membri del
Congresso non parla piu' di minacce deflattive.  Rincuora sulle sorti
dell'economia USA e della sua moneta, profetizza riprese prossime e sicure.
E con cio' provoca il "massacro" del mercato obbligazionario Quindi, hanno
cominciato a ragionare gli investitori, Greenspan ci ha fatto fessi due
volte. Prima spingendoci a comprare assicurandoci che sarebbe intervenuto
con mezzi "non convenzionali", per poi smentire tutto e far crollare il
mercato dei "bonds". Cosa che puntualmente accade. Fino a oggi "il massacro
sui Bonds" non si e' fermato. Ormai, secondo la Merryl Linch, primaria banca
d'affari americana, il pubblico ha perso la sua fiducia nella Federal
Reserve e in Greenspan.
Un giorno, infatti, Greenspan sostiene che l'economia va bene per rinforzare
il dollaro e le quotazioni di Borsa e, inevitabilmente, fa crollare il
mercato obbligazionario. Un'altra volta sostiene l'esatto opposto, che
l'economia e' a rischio deflazione, e crollano i prezzi di Borsa.
Tutto questo parlare a mio avviso ha un solo senso. L'economia americana per
il momento e' ferma.
E pochi sono gli strumenti utilizzabili dalla Federal Reserve, la quale si
trova di fronte a un vero rebus: finanziare il crescente disavanzo delle
casse federali, dovuto alle spese di guerra, sostenere il dollaro e insieme
tentare di rilanciare l'export americano che a gran voce richiede un dollaro
piu' debole, evitare di rialzare bruscamente i tassi per scongiurare
l'esplodere della "bolla immobiliare", e insieme sostenere la ripresa, ma
evitando qualsiasi tensione sui prezzi.
E' evidente che di fronte a tale incastro il mondo finanziario guardi con
sempre minor favore l'attuale establishment repubblicano.
Fra le tante e confuse dichiarazioni di Greenspan una merita attenzione e
preoccupazione: l'attacco di Greenspan alla Cina.
Il saldo import-export delle merci cinesi verso gli Stati Uniti - ha notato
il Governatore - e' passato da 28,2 miliardi di dollari del 2001 a 43,3
miliardi nel 2002. I cinesi, inoltre, spendono circa 600 milioni di
dollari/giorno per tener su la loro valuta, il remimbi, contro il dollaro.
Ricordiamo che fu solo grazie all'interventismo dalla Banca Centrale che si
evito' l'allargarsi della crisi "asiatica" del 1998 alla Cina. La Cina,
insieme all'India, sono i due soli mercati mondiali in rialzo da oltre
cinque anni. Quest'anno, pero', la Sars determinera' una crescita del PIL
Cinese del 6,5%, contro l'8% previsto... e allora... Beh allora la Cina e'
uno strano mercato. Lo sapete che l'1% della popolazione cinese e' pari a
oltre due volte e mezzo la popolazione italiana? E se la disoccupazione
cresce dell'1% gli eventuali disordini sociali riguardano piu' di 150
milioni di persone? E se si ferma anche la Cina... qui gli scenari si
confondono... fra questi c'e' anche una guerra commerciale fra USA e Cina...
e le guerre commerciali a volte si trasformano in guerre vere... C'e' la
volonta' espressa da Bush di mettere in riga l'America Latina... in Colombia
sono anni che prima le squadre speciali e poi i marines stanno
combattendo... ancora, la Corea del Nord potrebbe essere la Danzica degli
anni 2000. L'Iran quasi certamente dispone di armi nucleari, il Pakistan ne
e' pieno... tutto e' ancora piu' confuso... la III° guerra mondiale dovra'
essere certamente una guerra nucleare atomica... Piu' in la' tutto e' troppo
confuso per essere... Piu' in la forse non c'e' piu' nulla...Forse anche
qualcuno nelle alte sfere ha cominciato a pensare cosi'... forse c'e'
qualcuno nell'attuale Ordine Mondiale che vede solo confusione, sangue,
distruzioni e morte... O piu' semplicemente c'e' qualcuno che ha scoperto
che il "clan Bush" e' solamente concentrato a difendere una ristretta
cerchia di petrolieri, di industrie d'armi. E che la guerra infinita e' solo
un modo per farsi gli affari propri. Qualcuno i cui interessi non coincidono
piu' con quelli del "clan Bush".E' troppo presto per dire chi, come e
quando. Una cosa e' certa: il movimento della pace dovrebbe iniziare a
pensare qui ed ora se c'e' davvero un altro mondo possibile. Perché per
quello attuale non vedo molte vie d'uscita.

Sbancor

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