Rapporto di Amnesty International sul Myanmar



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:



Rapporto di Amnesty International sul Myanmar


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Amnesty International Ufficio Stampa
Tel. 06 44.90.224 cell. 348-6974361 e-mail: press at amnesty.it




COMUNICATO STAMPA
CS109-2003


RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SUL MYANMAR


In un rapporto presentato oggi, Amnesty International ha chiesto al governo
del Myanmar di consegnare alla giustizia i responsabili del violento
attacco del 30 maggio contro circa duecento esponenti della Lega nazionale
per la democrazia (Nld). Il rapporto chiede anche l'immediato e
incondizionato rilascio di Aung San Suu Kyi e U Tin Oo, rispettivamente
segretaria generale e vicepresidente della Nld, e degli altri militanti e
simpatizzanti della Nld arrestati per l'espressione delle loro pacifiche
opinioni politiche.  

"Siamo molto preoccupati per il violento attacco contro la Nld e la
successiva repressione nei confronti di tutti gli attivisti
dell'opposizione politica. Chiediamo al Consiglio di stato per la pace e lo
sviluppo [Spdc, il governo militare] di consentire immediatamente
un'indagine indipendente e imparziale sull'accaduto", ha dichiarato oggi
Amnesty International, esattamente due mesi dopo l'attacco.

"Ora più che mai, la popolazione birmana ha bisogno del sostegno della
comunità internazionale. Oggi i soci di Amnesty International in Giappone
consegneranno una petizione all'ambasciata del Myanmar a Tokyo,
sottoscritta da decine di migliaia di persone di ogni parte del mondo.
Speriamo che lo Spdc tenga in considerazione questa richiesta di
giustizia", ha aggiunto Paolo Pobbiati, responsabile Myanmar di Amnesty
Italia.

Nel rapporto reso pubblico oggi, Amnesty International descrive le proprie
principali preoccupazioni sull'amministrazione della giustizia in Myanmar e
analizza la replica dello Spdc a un Memorandum precedentemente inviato
dall'organizzazione per i diritti umani. Il rapporto copre le seguenti
aree: arresti e detenzione preventiva, tortura e maltrattamenti, processi
nei confronti dei prigionieri politici, esame di alcune tra le principali
leggi in vigore relative ai diritti umani, condizioni delle carceri e
meccanismi  di indagine sulle violazioni dei diritti umani. Il documento
presenta inoltre una serie di dettagliate raccomandazioni per riformare il
sistema giudiziario del paese.

"Ci vorrà tempo per migliorare il sistema giudiziario, ma questa riforma
deve essere considerata una priorità se si vogliono proteggere i diritti
umani. I fatti del 30 maggio mostrano molto chiaramente la necessità di
incriminare i veri responsabili e di porre fine all'impunità", ha affermato
Pobbiati.

Un numero imprecisato di persone rimangono ancora agli arresti o risultano
'scomparse' dal 30 maggio, anche se uno sviluppo positivo è stato
rappresentato dall'annuncio dello Spdc, il 23 luglio, della scarcerazione
di 91 prigionieri. Tuttavia, nelle carceri del Myanmar si trovano ancora
oltre 1.300 prigionieri politici, condannati al termine di processi non
conformi alle norme internazionali e grazie a leggi che criminalizzano il
diritto alla libertà di espressione.

"Lo Spdc deve chiarire dove si trovano le persone 'scomparse' o agli
arresti dopo gli attacchi del 30 maggio. Inoltre, deve prendere immediate
misure per cambiare la situazione, come ad esempio il rilascio di tutti i
prigionieri di coscienza e lo svolgimento di un'indagine indipendente" - ha
proseguito Pobbiati.

Dalla comunità internazionale si sono levate diverse voci di protesta
contro gli attacchi del 30 maggio e la repressione che ne è seguita.
L'Asean, l'Unione Europea, il segretario generale delle Nazioni Unite e i
governi di Stati Uniti e Giappone hanno condannato gli attacchi e gli
arresti ed hanno chiesto l'immediata scarcerazione di Aung San Suu Kyi e
degli altri esponenti della Nld.

"Apprezziamo queste prese di posizione, provenienti da un ampio fronte di
organismi e paesi di ogni parte del mondo. Gli sforzi della comunità
internazionale devono proseguire, in modo congiunto e duraturo, fino a
quando questi problemi non saranno risolti. La popolazione del Myanmar non
dev'essere dimenticata" - ha concluso Pobbiati.

Amnesty International ha espresso pieno sostegno all'azione
dell'ambasciatore Razali Ismail, inviato speciale del segretario generale
delle Nazioni Unite, e del professor Paulo Sergio Pinheiro, relatore
speciale delle Nazioni Unite sul Myanmar. L'organizzazione per i diritti
umani chiede allo Spdc di fornire la propria totale collaborazione alle due
personalità, consentendo loro di visitare il paese e di avere completo
accesso a chiunque desiderino incontrare.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 30 luglio 2003


Il nuovo rapporto di Amnesty International sul Myanmar è disponibile presso
l'indirizzo Internet: www.web.amnesty.org/library/index/engasa160192003


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