Esplode in rete il caso Mike Hawash, tecnico Intel accusato di terrorismo



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di ma.ca.

 Per oltre un mese Maher "Mike" Hawash, cittadino americano d'origine araba
e rinomato esperto di telematica, è stato uno dei molti "material witness",
testimoni materiali, che le nuove leggi antiterrorismo americane consentono
di mantenere in stato di reclusione a tempo indeterminato, senza alcuna
possibilità di contattare un avvocato o altri esseri umani che non siano gli
inquirenti. E ieri - sebbene, ancora, senza presentare alcuna concreta prova
contro di lui - un giudice federale di Portland, nell'Oregon, l'ha
ufficialmente accusato di terrorismo insieme ad altre sei persone (tutte,
anch'esse, di origine araba e tutte residenti a Portland). Da quel che s'è
appreso l'accusa contro di lui sarebbe quella d'aver preso contatti con
elementi legati ad Al-Qaeda durante un viaggio d'affari in Cina (Hawash è
oggi titolare di una piccola azienda produttrice di software, con sede, per
l'appunto, a Portland). Sull'assoluta innocenza di Hawash - e sulla natura
persecutoria e "razzista" dell'inchiesta condotta contro di lui - sono
tuttavia disposte a giurare molte delle persone che lo hanno conosciuto. A
cominciare dal Steven McGeady, ex vicepresidente di Intel, impresa per la
quale Hawash ha lavorato per molti anni. Secondo McGeady - che in difesa di
Hawash ha allestito una pagina web, Free Mike Hawash
http://www.freemikehawash.org/ e, ieri, ha organizzato a Portland una
manifestazione per chiedere la sua immediata liberazione - Mike è soltanto
vittima di un pregiudizio etnico e di leggi liberticide.