Comunicato Stampa



COMUNICATO Stampa
L'inadeguatezza delle strategie è dovuta al fatto che non si è compreso
l'Iraq
	lA CARENZA E'  CULTURALE, NON MILITARE
	Maurizio Calvi, Presidente del Centro Alti Studi per la lotta al
terrorismo e alla violenza politica, sostiene che le difficoltà, che la
Coalizione militare impegnata in Iraq ha trovato e trova in campo militare,
dipendono dall'inadeguatezza dell'approccio culturale in base al quale sono
state fatte le scelte di natura strategica.
	«Le menti che hanno pianificato le operazioni militari in Iraq -
puntualizza Maurizio Calvi - non avevano conoscenza della società irachena,
della sua cultura, del suo modo di funzionare e di essere».
	«Il potere politico di Saddam Hussein trae origine e formale
legittimità dal Partito Ba'ath - prosegue il Presidente del CeAS - ma si è
radicato profondamente nella realtà del Paese attraverso il coinvolgimento
della preesistente struttura tribale, che non genera solo consenso, ma un
vero e proprio strutturato sistema di solidarietà e coesione sociale, di cui
l'Occidente, individualista e utilitarista, non riesce a comprendere la
profonda diversità».
	«A volere coniare uno slogan - puntualizza il senatore Maurizio
Calvi - potremmo dire che Saddam Hussein ha tribalizzato lo Stato e
statalizzato le tribù. In realtà le vere asimmetrie di questa guerra non
sono dovute al profondo divario tecnologico che separa i contrapposti
eserciti, ma alla filosofia di fondo che caratterizza i sistemi politici
contrapposti. Il modello occidentale, individualista e utilitarista, che ha
ispirato la filosofia della guerra, non ha consentito di comprendere il
modello iracheno che, in conformità alla concezione islamica, presenta un
evanescente confine tra religioso, civile e militare. Da questa
divaricazione di fondo tra concezioni culturali e di vita, derivano le
attuali difficoltà che la Coalizione incontra sul campo di battaglia. Esse
nascono da una erronea chiave di lettura della società irachena e dei suoi
modelli culturali. La Coalizione non ha capito il "codice culturale" della
parte contrapposta e ora si trova a misurarsi con un nemico sconosciuto,
diverso da quello che i propri modelli culturali potevano fare immaginare».
	«Per queste ragioni di fondo, che ci sono chiare sin dall'inizio
della nostra attività di Centro studi, - conclude il Presidente del CeAS
Maurizio Calvi - abbiamo sempre, nell'approccio metodologico del CeAS,
premesso allo studio "tecnico" dei conflitti l'aspetto culturale e umano che
caratterizza le parti in causa. Contando solo sulla forza della tecnologia e
non tenendo conto di altri determinanti fattori, la Coalizione potrebbe
vincere il conflitto sul piano strettamente militare del campo di battaglia,
ma perderlo - e catastroficamente - sul piano politico, in particolare nel
contingente del dopoguerra».

	Particolareggiate informazioni sul CeAS e la sua attività sono
reperibili sul sito:
	www.1ceas.org <http://www.1ceas.org>


				Roma 31 marzo 2003

	Responsabile Stampa per il CeAS:
	Angelo Sessa
	Cell. 333/6320969