Mustafa Barghouti e Yasser Arafat



Ieri e' stata una giornata intensa, ci siamo alzati molto presto per
lasciare Nablus, insieme ad Alberto e ad Eva, una ragazza islandese che si
era unita a noi, pare che i check point fossero completamente chiusi, per
questa ragione ci siamo arrampicati sul pendio che conduce al monte Jarsim,
dove ero gia' stato il giorno precedente senza riuscire a passare accanto
all'accampamento militare che lo presidia.

Questa mattina invece il taxi ci ha scaricato accanto ad una villa
faraonica e, a mio avviso, decisamente sfacciata, che sorge in cima ad un
colle e guarda la valle di Nablus, li' ci attendevano due ragazzi e due
asinelli che ci hanno guidati lungo il percorso di una mulattiera che ha
evitato la strada su cui si affaccia l'accampamento militare israeliano e,
aggirandolo, siamo riusciti a passare oltre e a raggiungere il villaggio in
cima al monte Jersim dove abitano anche un gruppo di ebrei samaritani che
ha costruito li' la loro sinagoga, nella convinzione che quello sia il
monte dove Mose' ha ricevuto le tavole della legge dal Padre Eterno. Questi
ebrei vivono tranquilli insieme ai palestinesi, con documenti
dell'autorita' palestinese e lavorano negli uffici amministrativi di Nablus
senza mai avere alcun conflitto con i palestinesi, questi ebrei non hanno
nessun interesse per lo stato di Israele e nessun desiderio di essere
protetti o di andare a vivere da qualche altra parte, praticano la loro
religione senza restrizioni e vivono in pace e i palestinesi con loro.

Nel villaggio dei samaritani abbiamo preso il pulmino del taxista che
camminava insieme a noi e siamo scesi verso il check point superandolo
senza intoppi perche' la strada che scende dal monte non viene bloccata dai
soldati. Il check point era deserto, non c'erano taxi in attesa ne da una
parte ne dall'altra, solo due pullman attendevano un centinaio di
pellegrini in viaggio verso la Mecca, questo periodo dell'anno e' infatti
il tempo dedicato al pellegrinaggio nel primo luogo Santo dell'Islam.

Arrivati a Ramallah senza problemi la giornata si e' improvvisamente
ingrigita, Ramallah era isolata dagli altri villaggi e non appariva cosi'
chiassosa e affollata come al solito, anche il check point di Kalandia era
pressoche' deserto. Stanco e decisamente sporco sono andato a casa del
nostro contatto di Ramallah per lavarmi, li' ho incontrato una delegazione
napoletana degli Enti Locali per la Pace, composta dal Vice Presidente
della Provincia di Napoli Nicola de Luca (SDI), dall'Assessore alle
Relazioni Internazionale del Comune di Napoli Raffaele Porta (DS), da due
rappresentanti di Forza Italia e da altri quattro rappresentanti dei DS, mi
sono unito a loro che sono stati ricevuti da Mustafa Barghouti nella sede
del Medical Relief di Ramallah.

Il fondatore del Medical Relief ha detto, tra l'altro, alcune cose molto
chiare.
Le elezioni sono necessarie per due motivi precisi: Il primo e' di
rinnovare il Parlamento dell'Autorita' Nazionale Palestinese. Il secondo
motivo e' che le elezioni sono un atto di resistenza all'occupazione dei
territori e una sfida alla comunita' internazionale a fare pressioni sul
Governo Israeliano per indurlo ad accettare osservatori internazionali che
controllino e garantiscano il libero e regolare svolgimento delle elezioni
stesse.
Alla domanda di un rappresentante di Forza Italia, su quali provvedimenti
prenderebbe se lui fosse Presidente dell'ANP, il Dottor Barghouti ha
risposto cosi': La prima cosa che farei sarebbe di convocare un Governo di
Unita' Nazionale composto da tutti i gruppi rappresentati nel Parlamento
dell'ANP, insieme ai quali decidere una possibile strategia comune sulla
quale possano convergere tutte le diverse forze politiche presenti nel
Governo stesso. In secondo luogo indirei immediatamente le elezioni
politiche in modo che il popolo palestinese possa scegliere liberamente i
propri rappresentanti. In terzo luogo andrei alla radio e alla televisione
palestinese per parlare alla popolazione ed informarla delle decisioni
prese in comune alle altre forze politiche.
Una volta formato il nuovo Governo manderei in pensione tutti gli attuali
Ministri e metterei al loro posto persone competenti, capaci e autorevoli
che possano prontamente dare inizio alle riforme di cui i palestinesi hanno
bisogno.

Di ritorno alla casa del nostro contatto abbiamo atteso in vano una
telefonata dal Muqada, il Quartier Generale dove il Presidente Arafat e'
forzatamente rinchiuso dalla Pasqua del 2002, che avrebbe dovuto
consentirci di incontrarlo, l'incontro pero' non ci e' stato concesso, ma
rimandato a questa mattina.

Sono ormai le undici quando entriamo nel Muqada e saliamo le strette scale,
affollate di militari in armi e di altri palestinesi in borghese, che ci
conducono nella sala riunioni dove ci attende il Presidente Arafat che
abbraccia con grande spontaneita' i leader della delegazione napoletana.
Dopo il discorso del Vice Pres. della Provincia di Napoli e dell'Assessore
del Comune e' Arafat a prendere la parola, sollecitato dalle domande di una
giornalista dell'Unita' che fungeva anche da interprete.

- Siamo molto preoccupati per il pericolo incombente dell'attacco americano
all'Iraq, sappiamo che questo attacco non potra' avvenire prima della fine
del tempo dedicato al pellegrinaggio alla Mecca, tempo che terminera'
intorno al 15/20 febbraio.
Ma quando verra' il momento, se gli USA decideranno di scatenare la guerra
all'Iraq e tutti i riflettori dei media internazionali saranno puntati su
quel tragico evento, qui' in Palestina gli israeliani avranno la mano
libera per iniziare una nuova e tragica escalation di violenze ai danni
della popolazione palestinese. Temiamo il trasferimento, o meglio la
deportazione di centinaia di migliaia di persone, forse nel nord dell'Iraq.
Inoltre questa guerra ingiustificata segnera' l'inizio di un nuovo assetto
geopolitico del Medio Oriente, verranno delineati nuovi confini geografici
e politici, per la prima volta dopo la spartizione franco-britannica che
segui' la prima guerra mondiale.
In questo contesto l'Europa potrebbe giocare un ruolo chiave, nel
perseguire una politica di freno alle bellicose intenzioni statunitensi,
promuovemdo il dialogo e la soluzione diplomatica di questa serissima
crisi. Ma se, alla fine, non fosse possibile impedire la guerra
anglo-americana, allora tutto il Medio Oriente verrebbe seriamente
destabilizzato e piomberebbe in un pericolosissimo caos, producendo
instabilita' economica agli stati coinvolti cosi come all'Europa che ha
molte relazioni economiche con il Medio Oriente. Inoltre le popolazioni
civili subirebbero un periodo di totale insicurezza, in particolare quella
israeliana, cosi' come i palestinesi che, inermi, si troverebbero ad
affrontare una escalation di violenza senza precedenti.
E non dimenticate che la banda di fanatici criminali che siede al Governo
dello stato di Israele e' anche la diretta responsabile dell'assassinio di
Yzak Rabin, mio partner nel processo per la Pace dei Coraggiosi, megli
conosciuto come accordo di Oslo. Questi fanatici criminali sono gli stessi
che hanno ordinato le stragi di Gaza di questi ultimi giorni e che hanno
fatto bombardare la Chiesa Anglicana di Gaza city e l'ospedale Anglicano
che gli sorge accanto. Non dimenticate che questi fanatici criminali sono
gli stessi che hanno distrutto la Chiesa di Santa Barbara e che hanno
assediato la Basilica della Nativita' a Betlemme. Essi sono gli stessi che
stanno giudaizzando Gerusalemme ed Hebron e che perseguono il sogno della
Grande Israele. La situazione e' molto seria e tutti noi auspichiamo che
l'Europa possa impedire la catastrofe che ci attende dopo l'inizio di
questa ingiustificata guerra all'Iraq.-

La giornata finisce su di un taxi insieme ad un corrispondente norvegese
che mi conferma l'idea che la coppia Sharon-Bush sia la peggior cosa che
potesse capitare a questa umanita' indifesa, inerme e anche per buona parte
indifferente a cio' che si sta preparando per il futuro di tutti noi.

berretti bianchi per la pace

continua