Apriamo luoghi di pace - 1 febbraio-25 aprile 2003



Torna, dal prossimo 1 febbraio e fino al 25 aprile, l'appuntamento del 
Coordinamento comasco per la Pace con "Apriamo luoghi di Pace", 
l'iniziativa itinerante destinata a realizzare, quotidianamente sul 
territorio, spazi di riflessione in alternativa alla logica della guerra. 

L'iniziativa si terrà nel territorio comasco. 
Il programma con tutte le date e le informazioni necessarie verrà 
pubblicato sul sito www.comopace.org appena possibile
Di seguito il manifesto dell'iniziativa.
Per informazioni, adesioni e per segnalare le iniziative: tel. 031701517 - 
031731445; 
e-mail muretona00 at cracantu.it comopace at cracantu.it

Coordinamento Comasco per la Pace
Via Cimarosa 3
Cantù (CO)
web:www.comopace.org
email:comopace at cracantu.it

_________________________________________________________
_______ 
1 febbraio -25 aprile 2003 - APRIAMO LUOGHI DI PACE

La ragione preventiva
 
Una nuova guerra sta per essere scatenata. No, non è così, la guerra 
contro la popolazione irachena è in corso da oltre dieci anni, condotta 
da Stati Uniti e Gran Bretagna, con l’embargo e con i bombardamenti 
che mai hanno avuto fine. 

Ora si vuole eliminare il dittatore che tanto ha servito gli interessi del 
mondo occidentale, sia quando, da amico, era il baluardo della nostra 
civiltà contro l‘Iran di Khomeini, sia quando, da nemico, ha dato agli 
Usa il pretesto per collocarsi in forze in una delle zone più importanti 
per il controllo delle scorte di petrolio. Ora gli Stati Uniti vogliono 
prendere direttamente il possesso del paese che custodisce la seconda 
riserva petrolifera mondiale, proprio ciò di cui il mercato ha bisogno, per 
fornire combustibile agli sprechi della società dei consumi. 

Tutte le principali guerre di questi anni sono state combattute dagli Usa 
per assicurarsi il controllo delle riserve strategiche di petrolio e gas 
naturale. 
Dobbiamo pensare da subito alla possibilità di fonti di energia 
alternative all’oro nero che tra qualche decennio sarà sempre meno 
disponibile.

La transizione verso altre risorse energetiche e, soprattutto, verso un 
altro modello di società, può essere indolore solo se progettata per 
tempo. Ma non sembra essere questa la direzione verso la quale ci 
stiamo movendo, e allora appare chiara l’utilità dei criminali come 
Saddam e del terrorismo in generale nell’ottica del controllo militare 
delle riserve energetiche. Con l’idea di guerra preventiva si tenta di 
occultare, preventivamente, i nuovi crimini che saranno messi in atto in 
virtù della nostra sottomissione al dio mercato.

Per convincerci della bontà di questa guerra preventiva, si semina 
paura, e la paura crea il clima adatto. Mentre la televisione s'incarica di 
far sì che le torri gemelle di New York crollino tutti i giorni, si aumenta la 
tensione con una minaccia tremenda: l'Iraq potrebbe di nuovo usare 
armi chimiche e, cosa molto più grave, un giorno potrebbe arrivare ad 
avere armi nucleari. L'umanità non può permettersi quel pericolo, 
proclama il presidente dell'unico paese che abbia mai usato armi 
nucleari contro la popolazione civile.

Le guerre preventive uccidono nel dubbio, non per le prove. Infatti di 
prove dell’esistenza dell’armamento nucleare, batteriologico, chimico di 
Saddam Hussein non se ne sono viste. Ma la guerra pare inevitabile, 
anche se non si capisce perché l’arma atomica può essere pericolosa 
nelle mani irachene e non anche in quelle indiane, pachistane, russe, 
nordamericane, israeliane e di chiunque altro.

Se l'Italia dovesse prendervi parte, con o senza l’approvazione delle 
Nazioni Unite, saremmo coinvolti in un'azione doppiamente criminale: 
poiché la guerra è sempre omicidio di massa e poiché la partecipazione 
italiana configurerebbe la violazione della nostra Costituzione. Il 
Governo, il Parlamento e il Presidente della Repubblica che facessero 
un tale passo si collocherebbero di nuovo fuori della legge e noi tutti, 
cittadini italiani, avremmo l'obbligo morale e giuridico di opporci 
efficacemente alla guerra in nome del diritto, dell'umanità, della stessa 
legge fondamentale della nostra Repubblica.

Così, un anno dopo la guerra afgana, mentre con altre motivazioni di 
facciata si sta preparando un nuovo massacro, sono ancora identiche 
le problematiche mondiali irrisolte che ci interrogano quotidianamente: 
il concetto di guerra e dei suoi strumenti; la definizione di nemico; i 
concetti di pace, di giustizia e di solidarietà; il concetto di difesa; il ruolo 
dell'Onu e degli organismi sovranazionali; il ruolo delle religioni e delle 
chiese; il ruolo del singolo e della sua coscienza; il sistema economico 
mondiale; il ruolo della politica.

Noi proponiamo di continuare ad aprire Luoghi di Pace che possano 
servire: come occasione di riflessione condivisa, serena, documentata 
e non preconcetta per chiunque ne senta il bisogno; come 
testimonianza, semplice ma viva, che non esiste solo la strada della 
guerra; come modalità non violenta ed aperta di interazione tra singoli e 
gruppi; come costruzione di possibili modalità alternative alla violenza e 
al sistema vigente.

La proposta è semplice:
a partire dal primo febbraio e fino al 25 aprile 2003 le associazioni, i 
Comuni, le parrocchie, le persone aderenti all'iniziativa, ogni giorno, a 
turno, renderanno disponibile la loro sede o la loro casa (nei limiti della 
disponibilità di spazio di ciascuno) per due ore al mattino, pomeriggio o 
sera organizzando, nelle forme che riterranno opportune, un momento 
di approfondimento e riflessione.

È possibile prevedere scambi di opinioni spontanee, conferenze, 
animazioni, proiezione di audiovisivi e filmati, creazione di documenti, 
di materiale fotografico, celebrazioni religiose, laboratori di 
approfondimento, cene, concerti, spettacoli e tanto altro.

In questo modo potrà essere stilato un calendario che per il momento 
prevede di arrivare fino al 25 aprile, una data che per noi italiani 
significa fine della guerra, liberazione, speranza nel futuro. L’eventuale 
prosecuzione sarà concordata in base allo svolgersi degli eventi 
internazionali e in base all'andamento dell'esperienza, che vedrà ogni 
gruppo impegnato una o più volte al mese, a seconda del numero degli 
aderenti.

Per tenere un filo conduttore dell'iniziativa è importante che ogni 
associazione o Comune produca un sintetico contributo scritto riguardo 
la serata dallo stesso organizzata. Il contributo verrà inviato a tutte le 
altre associazioni o comuni partecipanti.
Il simbolo dei Luoghi di pace, insieme a questo manifesto, sarà esposto 
durante le manifestazioni.

Per informazioni, adesioni e per segnalare le iniziative: tel. 031701517 - 
031731445; e-mail muretona00 at cracantu.it comopace at cracantu.it
Torna, dal prossimo 1 febbraio e fino al 25 aprile, l'appuntamento del 
Coordinamento comasco per la Pace con "Apriamo luoghi di Pace", 
l'iniziativa itinerante destinata a realizzare, quotidianamente sul 
territorio, spazi di riflessione in alternativa alla logica della guerra. 

L'iniziativa si terrà nel territorio comasco. 
Il programma con tutte le date e le informazioni necessarie verrà 
pubblicato sul sito www.comopace.org appena possibile
Di seguito il manifesto dell'iniziativa.
Per informazioni, adesioni e per segnalare le iniziative: tel. 031701517 - 
031731445; 
e-mail muretona00 at cracantu.it comopace at cracantu.it

Coordinamento Comasco per la Pace
Via Cimarosa 3
Cantù (CO)
web:www.comopace.org
email:comopace at cracantu.it

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1 febbraio -25 aprile 2003 - APRIAMO LUOGHI DI PACE

La ragione preventiva
 
Una nuova guerra sta per essere scatenata. No, non è così, la guerra 
contro la popolazione irachena è in corso da oltre dieci anni, condotta 
da Stati Uniti e Gran Bretagna, con l’embargo e con i bombardamenti 
che mai hanno avuto fine. 

Ora si vuole eliminare il dittatore che tanto ha servito gli interessi del 
mondo occidentale, sia quando, da amico, era il baluardo della nostra 
civiltà contro l‘Iran di Khomeini, sia quando, da nemico, ha dato agli 
Usa il pretesto per collocarsi in forze in una delle zone più importanti 
per il controllo delle scorte di petrolio. Ora gli Stati Uniti vogliono 
prendere direttamente il possesso del paese che custodisce la seconda 
riserva petrolifera mondiale, proprio ciò di cui il mercato ha bisogno, per 
fornire combustibile agli sprechi della società dei consumi. 

Tutte le principali guerre di questi anni sono state combattute dagli Usa 
per assicurarsi il controllo delle riserve strategiche di petrolio e gas 
naturale. 
Dobbiamo pensare da subito alla possibilità di fonti di energia 
alternative all’oro nero che tra qualche decennio sarà sempre meno 
disponibile.

La transizione verso altre risorse energetiche e, soprattutto, verso un 
altro modello di società, può essere indolore solo se progettata per 
tempo. Ma non sembra essere questa la direzione verso la quale ci 
stiamo movendo, e allora appare chiara l’utilità dei criminali come 
Saddam e del terrorismo in generale nell’ottica del controllo militare 
delle riserve energetiche. Con l’idea di guerra preventiva si tenta di 
occultare, preventivamente, i nuovi crimini che saranno messi in atto in 
virtù della nostra sottomissione al dio mercato.

Per convincerci della bontà di questa guerra preventiva, si semina 
paura, e la paura crea il clima adatto. Mentre la televisione s'incarica di 
far sì che le torri gemelle di New York crollino tutti i giorni, si aumenta la 
tensione con una minaccia tremenda: l'Iraq potrebbe di nuovo usare 
armi chimiche e, cosa molto più grave, un giorno potrebbe arrivare ad 
avere armi nucleari. L'umanità non può permettersi quel pericolo, 
proclama il presidente dell'unico paese che abbia mai usato armi 
nucleari contro la popolazione civile.

Le guerre preventive uccidono nel dubbio, non per le prove. Infatti di 
prove dell’esistenza dell’armamento nucleare, batteriologico, chimico di 
Saddam Hussein non se ne sono viste. Ma la guerra pare inevitabile, 
anche se non si capisce perché l’arma atomica può essere pericolosa 
nelle mani irachene e non anche in quelle indiane, pachistane, russe, 
nordamericane, israeliane e di chiunque altro.

Se l'Italia dovesse prendervi parte, con o senza l’approvazione delle 
Nazioni Unite, saremmo coinvolti in un'azione doppiamente criminale: 
poiché la guerra è sempre omicidio di massa e poiché la partecipazione 
italiana configurerebbe la violazione della nostra Costituzione. Il 
Governo, il Parlamento e il Presidente della Repubblica che facessero 
un tale passo si collocherebbero di nuovo fuori della legge e noi tutti, 
cittadini italiani, avremmo l'obbligo morale e giuridico di opporci 
efficacemente alla guerra in nome del diritto, dell'umanità, della stessa 
legge fondamentale della nostra Repubblica.

Così, un anno dopo la guerra afgana, mentre con altre motivazioni di 
facciata si sta preparando un nuovo massacro, sono ancora identiche 
le problematiche mondiali irrisolte che ci interrogano quotidianamente: 
il concetto di guerra e dei suoi strumenti; la definizione di nemico; i 
concetti di pace, di giustizia e di solidarietà; il concetto di difesa; il ruolo 
dell'Onu e degli organismi sovranazionali; il ruolo delle religioni e delle 
chiese; il ruolo del singolo e della sua coscienza; il sistema economico 
mondiale; il ruolo della politica.

Noi proponiamo di continuare ad aprire Luoghi di Pace che possano 
servire: come occasione di riflessione condivisa, serena, documentata 
e non preconcetta per chiunque ne senta il bisogno; come 
testimonianza, semplice ma viva, che non esiste solo la strada della 
guerra; come modalità non violenta ed aperta di interazione tra singoli e 
gruppi; come costruzione di possibili modalità alternative alla violenza e 
al sistema vigente.

La proposta è semplice:
a partire dal primo febbraio e fino al 25 aprile 2003 le associazioni, i 
Comuni, le parrocchie, le persone aderenti all'iniziativa, ogni giorno, a 
turno, renderanno disponibile la loro sede o la loro casa (nei limiti della 
disponibilità di spazio di ciascuno) per due ore al mattino, pomeriggio o 
sera organizzando, nelle forme che riterranno opportune, un momento 
di approfondimento e riflessione.

È possibile prevedere scambi di opinioni spontanee, conferenze, 
animazioni, proiezione di audiovisivi e filmati, creazione di documenti, 
di materiale fotografico, celebrazioni religiose, laboratori di 
approfondimento, cene, concerti, spettacoli e tanto altro.

In questo modo potrà essere stilato un calendario che per il momento 
prevede di arrivare fino al 25 aprile, una data che per noi italiani 
significa fine della guerra, liberazione, speranza nel futuro. L’eventuale 
prosecuzione sarà concordata in base allo svolgersi degli eventi 
internazionali e in base all'andamento dell'esperienza, che vedrà ogni 
gruppo impegnato una o più volte al mese, a seconda del numero degli 
aderenti.

Per tenere un filo conduttore dell'iniziativa è importante che ogni 
associazione o Comune produca un sintetico contributo scritto riguardo 
la serata dallo stesso organizzata. Il contributo verrà inviato a tutte le 
altre associazioni o comuni partecipanti.
Il simbolo dei Luoghi di pace, insieme a questo manifesto, sarà esposto 
durante le manifestazioni.

Per informazioni, adesioni e per segnalare le iniziative: tel. 031701517 - 
031731445; e-mail muretona00 at cracantu.it comopace at cracantu.it