Le scelte di Israele di di Neve Gordon



Le scelte di Israele

di Neve Gordon, professore dell'università di Ben Gurion.
Gordon,contribuisce a "Le Voci dell'Altro Israele" ngordon at bgumail.bgu.ac.il

traduzione a cura di InfoPalestina - info at infopalestina.it

24 novembre 2002

Gerusalemme: Tornare in Israele dopo un'assenza prolungata potrebbe essere
un' esperienza scioccante. Di ritorno dall'aeroporto al mio appartamento di
Gerusalemme ho notato nuovi manifesti attaccati ai ponti e ai pali lungo
l'autostrada. Si legge: Trasferimento =Pace e Sicurezza. Il significato è
inequivocabile . Israele deve espellere 3 milioni di palestinesi che vivono
nei territori Occupati e probabilmente anche i palestinesi cittadini
israeliani per raggiungere pace e sicurezza.

Gli slogans razzisti stanno diventando invadenti in Israele, era questo
particolare messaggio - l'idea di espulsione come soluzione politica- che
mi sconvolgeva. Non occorre essere sopravissuti dall'Olocausto per
riconoscerne l'implicazione letale. Lo slogan, tuttavia, non sottolinea
soltanto la disfatta della coscienza di certi elementi nella società
Israele, ma aiuta anche a scoprire alcune inerenti contraddizioni che
stanno sotto la politica israeliana nei Territori Occupati.

Dall' estrema destra,(gli autori dei manifesti), alla sinistra radicale,
gli israeliani sono d'accordo almeno su due punti. La crisi attuale deve
essere negoziata e la terra costituisce la questione più importante intorno
a cui ruota il conflitto israelo palestinese. Dopo oltre due anni di
conflitto armato che ha causato quasi 2500 morti di cui 300 bambini
palestinesi e 80 bambini israeliani - la maggior parte degli israeliani
vede la situazione senza speranza, una visione che, ironicamente, è
condivisa da molti palestinesi.

La mancanza di speranza israeliana non dipende solo dall' opzione militare
scelta dal governo di Sharon a scapito di quella politica ( che, malgrado
la sua brutalità, non ha stabilizzato la situazione) ma anche dal fatto che
la pubblica discussione è stato colonizzata da calcoli militari che
recidono la possibilità anche di immaginare un cambiamento positivo.
L'attuale assenza di un orizzonte politico aiuta a spiegare perché nessuno
ha salutato con entusiasmo l'annuncio delle elezioni anticipate.

Molti israeliani sembrano credere che la dottrina avanzata dall' ex primo
ministro Menachem Begin e adottata da Sharon di mantenere sotto la
sovranità israeliana la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est , mentre ai
palestinesi verrà data una forma di autonomia senza ricevere la piena
cittadinanza, non è più sostenibile. La sinistra israeliana ha rifiutato
questa soluzione per motivi etici e pragmatici, riconoscendo che la volontà
israeliana di mantenere il controllo sui Territori è diventata un regime di
apartheid.

Israele ha introdotto un sistema stradale segregato nei Territori,
trasformando le maggiori artierie in strade ad uso esclusivo degli ebrei. I
villaggi palestinesi , di conseguenza, sono diventati territori isolati,
impedendo l'accesso della popolazione a strutture mediche, lavorative ed
educative. ( Secondo l'UNICEF 250.000 bambini palestinesi non possono
raggiungere le scuole).Non stupisce quindi che l'economia palestinese sia
crollata Secondo un recente rapporto statistico militare israeliano il 60 -
80 percento dei palestinesi vive con meno di $2 al giorno.

Gli israeliani di sinistra e di destra si sono resi conto che il conflitto
non può essere risolto in queste condizioni, indipendentemente dalla
quantità delle forze militari impegnate.Ci si aspetta che un nuovo governo
porti nuove idee. Malgrado la complessità della situazione ci sono solo tre
opzioni tra cui scegliere se vogliamo uscire da questo vicolo cieco

La prima è la soluzione di due stati. Anche se il nuovo leader del partito
laburista, ex Generale Amram Mitzna, riuscirà a formare il nuovo governo,
il che è assai improbabile, non è chiaro se avrà il coraggio di alterare
radicalmente gli accordi di Oslo. Tuttavia questa opzione sarà possibile
solo se Israele si ritirerà completamente ai confini del 1967 e smantellerà
gli insediamenti, in cui attualmente vivono 400.000 persone. Mentre questo
può sembrare un tentativo impossibile, occorre ricordare che quando la
Francia finalmente cedette il controllo dell'Algeria, riuscì ad evacuare un
numero ben più grande di cittadini francesi.

La seconda opzione proposta dalla destra estrema è l'espulsione dei
palestinesi dalle loro terre attraverso un trasferimento forzato in
Giordania, Libano, Siria o Egitto. Questa idea che fino a poco fa era stata
emarginata, sta guadagnando un largo consenso tra le forze in essere. I
sondaggi indicano che l'Unione Nazionale, un partito di destra che difende
espulsione, potrebbe ricevere il 10% dei voti nelle prossime elezioni ed i
suoi membri non sono i soli a promuovere questa soluzione.

La  terza opzione è che Israele si annetta la Cisgiordania e la Striscia di
Gaza, dando la piena cittadinanza alla popolazione palestinese,
trasformandosi in tal modo in uno stato binazionale piuttosto che in uno
stato ebraico. La soluzione che era stata considerata come un tradimento
alla lotta  per l'auto determinazione, ha recentemente guadagnato
legittimità nell'establishment palestinese. Mentre l'opzione di uno stato
binazionale è in un senso, la più democratica delle tre, tra gli israeliani
è tuttora considerata abominevole non solo dalla destra ma anche dai
laburisti e liberali di Meretz.

Se il prossimo leader israeliano avrà la meglio sulla crisi attuale dovrà
decidere tra l' abbandono dell'idea di uno stato ebraico, l'impiego di una
politica usata dai regimi più oscuri (non ultimo il Terzo Reich) o
smantellare gli insediamenti e riportare a casa i coloni ebrei. Ciascuna di
queste opzioni nega alcuni elementi del progetto sionista, sottolineando
che gli insediamenti costituiscono una contraddizione, in quanto stanno
distruggendo il progetto per cui sono nati e che li ha sostenuti. Hanno
trasformato il sogno sionista in un incubo. http://www.infopalestina.it