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CAPITINI TRA NEW YORK E PORTO ALEGRE

 

 

Alessandra Puato, dando notizie in "CorrierEconomia" dell’11 febbraio 2002 sul World Economic Forum, svoltosi a New York in concomitanza con il World Social Forum di Porto Alegre, cita significativamente un brano dell’introduzione di Carlo Marx al "Capitale", in barba al lettore che in un’altra pagina del giornale deride le sinistre italiane per il loro veteromarxismo, seguendo i veterospot del veteroliberismo.

Diceva Marx il 25 luglio 1867:

"Anche nelle classi dominanti albeggia il presentimento che la società odierna non è un solido cristallo, ma un organismo in costante processo di trasformazione".

La Puato cita Marx perché il 4 febbraio 2002 al Forum di New York, il più ricco capitalista del mondo, Bill Gates, lanciava un piano sanitario di 24 miliardi di dollari per il Terzo Mondo e dichiarava:

"I ruoli di manager e di cittadino non possono essere più separati.

E’ sano che ci siano dimostranti nelle strade.

Dobbiamo cominciare a discutere su quanto il mondo ricco stia restituendo quel che dovrebbe ai Paesi in via di sviluppo."

Lo stesso giorno – riferisce sempre la Puato – 36 big del capitalismo mondiale, a chiusura del Forum, hanno firmato un documento in cui si impegnano a mettere al centro degli affari non più la crescita immediata del profitto ma "l’attenzione al sociale", a minimizzare ogni impatto negativo sulla popolazione e sull’ambiente, a spostare l’attenzione dai diritti dell’azionista a quelli del cittadino e così via.

Bontà? – si chiede la Puato.

No – risponde – Necessità.

"I leader di ogni Paese, settore e livello – scrivono i 36 big – devono lavorare insieme per lo sviluppo sostenibile e per assicurare che i benefici della globalizzazione siano distribuiti equamente."

Le stesse richieste che facevano nelle stesse ore i delegati del Social Forum a Porto Alegre, sbeffeggiati nella prima pagina dello stesso giornale dal miope e spocchioso Geminello Alvi, che li definiva "boy scout falliti e sessantottini tardoni in vacanza a Porto Alegre".

Tra le altre dichiarazioni dei protagonisti del Forum capitalista di New York, citate dalla Puato, ricordiamo:

"- Non lo facciamo per altruismo.

- …i consumatori sono disposti a pagare di più i prodotti delle aziende percepite come socialmente responsabili.

- Dobbiamo mostrare al mondo che facciamo affari in modo onesto…

- E’ il primo segnale forte del cambiamento di sensibilità del sistema dopo il G8 di Genova e le Torri Gemelle…

- Falliti il capitalismo liberista e l’alternativa socialcomunista, tutti hanno reinventato il capitalismo sociale, con l’anima.

Che però per funzionare richiede che siano fatte e rispettate buone leggi: per esempio un bilancio pulito…"

Quest’ultima con destinazione Montecitorio, Italia?

Noi, come si sa, siamo d’accordo con Capitini nel preferire al capitalismo con l’anima un socialismo con la libertà.

Ma, con i rivoluzionari nonviolenti, salutiamo questi eventi e questi interventi come una grande svolta nella storia dell’umanità e come un’eccezionale conferma di due delle proposte di Capitini.

Prima di tutto sulla forza delle grandi manifestazioni nonviolente di massa per costringere i capitalisti ad accettare, almeno a parole, l’idea di uno sviluppo sostenibile e di una distribuzione più giusta delle risorse vitali.

Un importante successo da cui partire per costruire le basi di un secondo potere dal basso e di tutti, alternativo a quello dei grandi e dei pochi.

In secondo luogo sulla novità e alterità del metodo nonviolento, che assicura la libertà e la vita degli avversari, chiamandoli con le loro competenze alla costruzione di una società nuova, fatta di collaboratori con uguali diritti e doveri, nel rispetto dei ruoli di ciascuno nel mondo economico, culturale e dei servizi, nel massimo aiuto a chi ne ha bisogno per qualsiasi ragione estranea alla sua volontà.