Fw: RE_Anno nuovo_Tute nuove



 
----- Original Message -----
Sent: Thursday, December 27, 2001 7:13 AM
Subject: RE_Anno nuovo_Tute nuove

Ci consenta alcune note alla sua e-mail.

Lei scrive:

" propongono la finzione di un Impero che invece è suddiviso in vari poli profondamente conflittuali,
è complementare all'azione di ricolonizzazione del mondo perseguito, a partire dalla sconfitta del colonialismo ottocentesco, sulla precisa falsariga della rivoluzione globalista e delle conquiste di territori, risorse, stupefacenti e sovranità, perseguita dell'impero britannico. Non ci sono "rivoluzioni capitaliste". C'è un capitalismo imperialista anglosassone-sionista la cui catastrofe finanziaria ha tramutato un tentativo di globalizzazione tipo regina Vittoria o Carlo V in feroce
competizione interimperialistica.".

L’affermazione è decisamene interessante, ma va ampiamente documentata.

Essa contrasta con un’opinione generale e diffusa di un blocco imperialista, di una unità dell’imperialismo, in grado di consentire all’intero campo di muoversi all’unisono, sotto un unico comando militare – espressione di una ben più profonda unità e solidità dell’intero campo –

e questo richiede una documentazione attenta, precisa, circostanziata, altrimenti finisce per essere un’affermazione ‘ ideologica’: tra le tante di cui il movimento del ’68 e seguito – a cui Lei fa riferimento – si è fatto carico.

Diciamo questo, perché aprire un dibattito su questo è senz’altro interessane e consente a tutti anche di attrezzarsi meglio, e diversamente, nella battaglia antimperialista.

Diciamo questo giacché se è giusto quanto Lei afferma, salvo a dimostrazione ampia e circostanziata, circa i Caruso, Casarini – ma non comprendiamo perché non include Agnoletto –

occorre anche dire che questi costituiscono unicamente l’ultimo anello di una ben più lunga catena.

Essi non fanno altro che farsi portavoce di teorie e teorizzazioni sviluppate a partire dagli anni Novanta sulla globalizzazione, che appunto tendevano a proiettare un’immagine di un imperialismo onnipotente ed onnipresente in grado di controllare ogni più piccolo movimento, fino a controllare le e-mail, le telefonate, e quindi di penetrare dentro la vita di ciascuno. Una proiezione, questa sì, che spezzava le gambe. E di queste teorie se ha una validità che se ne siano fatti interpreti i sostenitori del neoliberalismo, non bisogna dimenticare che ampi settori della sinistra non solo non è stata immune, ma ne è stata alfiere e paladino strenui. E qui sarebbe fin troppo comodo scaricare tutto sui DS, che diviene così il luogo ove scaricare responsabilità. La stessa cosiddetta sinistra alternativa – ma poi alternativa a chi? – se ne è fatta sostenitrice ed esistono decine di volumi e centinaia di articoli, che se pur da sinistra – ‘ sinistra’? – in definitiva si facevano sostenitori di questa compattezza e monoliticità dell’intero campo imperialista. Già a partire dai primi anni Novanta a nulla solo falsi i richiami e le messe in guardia da simili teorie, facendo notare che in definitiva non si andava al di là del ‘ superimperialismo kautskiano’.

Il problema allora è documentare questa lotta interimperialista e quanto Lei scrive, ma se questo si rivelerà corretto, si tratterà poi di sottoporre a critica a quelle teorie provenienti dalla sinistra alternativa e suoi autori. Non ci interessa qui, ed in questo movimento il chi, interessa invece fissare la questione.

Un altro punto interessante, e che merita che si sviluppi un dibattito è quanto Lei scrive di Casarini, Caruso e & e del movimento di massa sviluppatosi sul finire degli anni Novanta.

Indubbiamente la sua nota aveva l'obbiettivo di fermare una critica e di stigmatizzare posizioni, e questo ha poi determinato il lasciare in disparte la ben più complessa questione di questo movimento, che invece occorre ben comprendere per non ingigantirlo, affidando ad esso compiti e ruoli che non è in grado di assolvere, ma anche di non sminuirlo, finendo per non intelligerne il più complessivo movimento delle classi, di cui esso è prodotto e di cui tale movimento ampia parla e documento status ed evoluzione. Si finisce altrimenti, per identificare il movimento con gli Agnoletti, Caruso, Casarini e gli obiettivi del movimento con quanti questi signori dicono, mentre il movimento è innanzitutto qualcosa di ben più complesso, ricco, contraddittorio e che i tre non riescono ad esprimere neppure all’1 per mille. Si finisce infine per non vedere il grave processo involutivo, anche sul piano della partecipazione democratica, che sta investendo lo stesso movimento di ATTAC, che si prepara al suo Congresso e poi a quello di Port Allegre e si finisce per lasciare campo libero a questi signori.

Abbiamo voluto fermare alcune questioni per aprire un dibattito, che faccia fare un passo in avanti al più complessivo movimento antimperialista, ma pensiamo che per far questo occorre che si esca dalle affermazioni generiche e si inizi innanzitutto una esauriente, attenta, esatta, precisa documentazione circa la lotta interimperialista.

Restiamo in attesa di una Sua.

Voglia accettare i nostri migliori auguri per il nuovo anno.

istcom

PS Lasciamo a Lei decidere se inoltrare questa e.mail alla mailing list.

giovedì 27 dicembre 2001