"Dove sono le prove contro l'Afghanistan e Bin Laden?" Lettera al direttore di Limes



Al Direttore di Limes


Gentile Lucio Caracciolo

le scrivo nuovamente ritornando sulla questione delle effettive prove a carico di Bin Laden circa gli attentati dell'11/9, in quanto lei mi rispondeva il 26/09/01...

Gentile Alessandro Marescotti, pare che Bush dia domani agli ambasciatori
Nato un dossier sul gruppo bin Laden

...da quello che ho letto sulla stampa mi sembra che il dossier non sia stato consegnato alla Nato.

O mi sbaglio?

"Gli Usa non chiedono l'intervento della Nato" leggo su Il Messaggero del 27/9 e "per il momento gli Usa non chiederanno agli alleati un'azione collettiva nell'azione anti-terrorismo" e anche "Nato, l'articolo 5 per ora non scatta" (Il Giornale 27/9).

In nessuno punto si cita il dossier che doveva appunto servire a far scattare l'articolo 5 dello statuto Nato.

C'e' scritto pero' "Entro due settimane l'attacco Usa a Kabul" (Il Giornale 27/9).

Deduco che - sulla base anche del saggio di Federico Fubini sull'ultimo numero di Limes - non siano state soddisfatte le condizioni poste dalla Nato agli Usa per rendere effettivamente operativo l'articolo 5 dello Statuto Nato che sarebbe scattato "se viene determinato che questo attacco e' stato diretto dall'estero" (Fubini, p.34 di Limes suppl.al n.4/2001). Il segretario generale dell'Alleanza Lord George Robertson ha detto (riporto sempre da Limes): "Potrebbero presentare anche agli alleati le prove di cui dispongono sui colpevoli, perche' l'azione deve essere proporzionata all'attacco. Immagino che se vengono alla Nato in vista di un'azione, ovviamente vorranno essere convincenti".

Lei sa bene che mentre il mandato del Congresso a Bush e' incondizionato ("il presidente e' autorizzato all'uso della forza necessaria e appropriata contro quelle nazioni, organizzazioni o persone che egli determina abbiano pianificato, autorizzato o commesso o aiutato gli attacchi che hanno avuto luogo l'11 settembre 2001 o abbiano dato ospitalita' sul loro territorio a tali organizzazioni o persone..." (1) ),  il consenso della Nato e' invece condizionato alla esibizione delle prove contro Bin Laden e, cosa ancora piu' specifica e difficile, contro l'Afghanistan.
La questione che fa riflettere e' che l'Afghanistan viene individuato ora come "stato canaglia" ma risulta difficile spiegare come mai l'Afghanistan non era riportato fino all'11 settembre nella lista USA dei sette "stati canaglia", come testimoniato dagli atti della Commissione nazionale sul terrorismo, presieduta da Paul Bremer. Nella lista nera c'era Cuba ma non l'Afghanistan che era in una "lista grigia" di stati che "collaborano poco".

Lei comunque aggiunge

ma la cosa non ha grande rilievo, dato
che non siamo in una logica penale ma in guerra.

...mi permetto di  osservare che, alla luce delle cose esaminate, la questione delle prove e' di grande rilievo in quanto allo stato attuale l'assenza di prove non consente il coinvolgimento militare della Nato.
Inoltre l'aspetto legale della faccenda - stando a quanto comunicato dal Dipartimento della Difesa Usa - non sembra sottovalutabile visto che "il Pentagono mobilita 6.000 avvocati": "In questo momento i miei colleghi stanno ripassando il dettato della Convenzione di Ginevra, nonche' la Costituzione delle Nazioni Unite e la Costituzione del nostro stesso paese", ha spiegato l'avvocato Michael Nardotti (Il Messaggero 27/9/01).

Vorrei cercare di capire - mi rivolgo alla sua competenza e serieta' - se dobbiamo continuare a seguire la questione terrorismo sul binario della legalita' o no e, soprattutto, se possiamo sostenere politicamente come nazione un'azione armata che non puo' riscuotere - giurizicamente parlando - il  supporto militare della Nato in assenza di prove.
Se non scatta l'articolo 5 (per le ragioni sopra viste) necessariamente scatta l'articolo 1 dello statuto della Nato: semplici indizi fanno ricadere il tutto nella sfera della "controversia" da risolvere con mezzi pacifici e senza la minaccia della guerra.
Infatti: "Le Parti si impegnano, in ottemperanza alla Carta delle Nazioni Unite, a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale nella quale possano essere implicate, in modo da non mettere in pericolo la pace, la sicurezza e la giustizia internazionali, e ad astenersi nei loro rapporti internazionali dal ricorrere alla minaccia o all'impiego della forza in modo incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite" (articolo 1).

Non e' la prima volta che si iniziano guerre sulla base di indizi tutti da verificare, l'esempio della prima guerra mondiale e' un caso da manuale in tal senso (2).

Inoltre vi sono strane analogie fra l'attuale guerra annunciata da Bush e la seconda guerra della Russia in Cecenia lanciata in grande stile (sulla base di indizi) dopo alcuni gravissimi attentati in citta' russe con centinaia di morti (3), subito attribuiti da Putin a terroristi islamici: i russi stanno ancora cercando le prove, ma la guerra intanto e' gia' iniziata da anni.

Vorrei cercare di capire meglio, ma da una parte abbiamo un'infantilizzazione (4) dell'informazione di massa (Berlusconi disse ai suoi giornalisti che "l'opinione pubblica ha l'intelligenza media di un bambino di 11 anni e neppure molto intelligente" e su questa scia ha fatto scuola anche ai suoi oppositori) e dall'altra abbiamo che "gli americani ci faranno pagare caro anche l'accenno di un tradimento" (...ehm ehm... questo lo ha scritto lei).

Certo e' che se il governo degli Stati Uniti ci fornisse tali indicibili prove potrebbemmo risparmiarci tutti questi dubbi che - riproposti con tale insistenza - possono farci entrare nella black list degli antiamericani (salvo a vedere quanto giochi a favore degli americani un presidente come Bush).

Il mio insegnante di filosofia ci spiego' un giorno che "i dogmi sono come le pillole che si devono mandare giu' senza masticare". Avverto oggi la stessa sensazione e intuisco la raccomandazione: "Manda giu', non masticare". Ma mentre allora il pensiero laico suscitava dubbi sull'infallibilita' papale senza rischiare la scomunica, oggi i laici come D'Alema (tanto per fare un esempio) temono la scomunica (di altro tipo ma non meno pesante) e per questo mandano giu' senza masticare.

In assenza delle prove credo che sia poco edificante brandire il dolore di migliaia di persone come un'arma e come uno strumento di potere. Dovremmo avere l'umilta' di piegare le ginocchia, di scendere dal piedistallo, di ammettere la nostra incertezza senza per questo perdere la nostra voglia di giustizia ed autorevolezza. Questo dovrebbero fare anche i potenti evitando di trasformare la rabbia in vendetta e la vendetta in umiliazione della ragione e della legalita'.
Valga per tutti la massima di Kant: "Il diritto degli uomini dev'essere tenuto come cosa sacra, anche se cio' possa costare grossi sacrifici al potere dominante".


Cordiali saluti

Alessandro Marescotti
www.peacelink.it


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(1) Paradossalmente il mandato inconsizionato dato dal Congresso a Bush gli conferirebbe il potere di bombardare la Scozia. Se infatti una bordata di "missili intelligenti" dovessero dirigersi - obbedendo a criteri puramente logico-matematici - verso i primi campi di addestramento dei guerriglieri di bin Laden quei missili dovrebbero a rigor di logica colpire due campi scozzesi, rispettivamente nei pressi di Criffel, nel Dumfries e nella remota penisola di Applecross nella Scozia occidentale. La fonte di queste informazioni è "Il Giornale" del 17/9/01 nel quale la corrispondente Erica Orsini da Londra annota: "Soldati impeccabili, con un debole per i western di John Wayne. Così erano i mujaheddin, l'"esercito" segreto di Osama Bin Laden, che fu addestrato ad uccidere nei campi militari britannici, tra le colline ricoperte d'erica della selvaggia Scozia. A rivelarlo ieri, in un'intervista pubblicata sul quotidiano 'Sunday Mail' è stato proprio uno degli "insegnanti" dei guerriglieri afghani che negli anni Ottanta combatterono i russi supportati dagli americani e dagli inglesi. Ken Connor, eroe dei corpi speciali inglesi fu incaricato di organizzare i vari campi di addestramento e per farlo senza il coinvolgimento dell'esercito nazionale dovette perfino rassegnare le dimissioni da quest'ultimo".
Ha rivelato Ken Connor al Sunday Mail: "Gran parte dell'infinita ricchezza dei Bin Laden - afferma - è stata costituita da finanziamenti della Cia stanziati per la costituzione di un governo "amico" afghano che combattesse la guerra per conto degli Stati Uniti".
I guerriglieri di Bin Laden vennero addestrati molto bene. "Alcuni di loro furono addestrati anche alla guida di elicotteri e all'attacco dei campi d'aviazione".
"Oggi il presidente Bush - osserva Ken Connor - forse si starà chiedendo quanto è costato veramente all'America l'addestramento dei futuri soldati di Bin Laden".

(2) L'Afghanistan è accusato di coprire il terrorismo e si dà per certo ciò che si deve dimostrare: la regia di quello Stato dietro l'attentato. Invito a leggere questo testo qui sotto in cui si analizza come una superpotenza dell'inizio del secolo scorso (l'Impero austroungarico) dette per certa la copertura della Serbia per l'attentato terroristico in cui perì l'erede al trono. E' la storia di come è scoppiata la prima guerra mondiale, guerra scaturita da un atto di terrorismo che venne considerato atto di guerra. E' la storia di indizi che dovevano risultare certezze. Alla fine gli indizi si persero per strada e rimasero solo le cannonate. Evidenzio in grassetto le parti che mi sembrano piu' interessanti.
"Il 28 giugno 1914 nella città di Sarajevo, capitale della Bosnia (la regione che l'Austria-Ungheria aveva annesso nel 1908), uno studente nazionalista impugnò la pistola e sparò contro l'erede al trono austro-ungarico, l'arciduca francesco Ferdinando, che restò ucciso insieme con la moglie (...) Il governo austro-ungarico attribuì immediatamente la responsabilità dell'attentato alla Serbia e cercò di sfruttare il tragico avvenimento per infliggerle un colpo definitivo. La Serbia era la maggiore indiziata perché aveva sempre condannato l'annessione della Bosnia da parte dell'Impero austro-ungarico e manifestava nei confronti di questo un'ostilità irriducibile. Oggi noi sappiamo che il governo serbo non aveva responsabilità dirette nell'attentato: era al corrente che un gruppo di terroristi stava preparandolo, ma non riuscì ad impedirlo. Il governo austro-ungarico ritenne tuttavia che gli indizi fossero sufficianti e lanciò un ultimatum: entro due giorni la Serbia avrebbe dovuto sciogliere tutte le formazioni antiaustriache e consentire a funzionari austriaci di compiere ispezioni sul suo territorio per accertare le responsabilità dell'attentato. La Serbia accettò il primo punto , ma rifiutò le ispezioni, ordinando contemporaneamente la mobilitazione generale (cioè la chiamata alle armi della popolazione). Era la guerra: quando il 28 luglio la capitale della Serbia, Belgrado, fu bombardata dai cannoni austriaci, si scatenò una reazione a catena che trascinò nel conflitto, una dopo l'altra, tutte le grandi potenze europee".
Calvani, Giardina - "La storia dall'Illuminismo ai giorni nostri", Arnoldo Mondadori

(3) Nell'autunno del 1999 attentati dinamitardi squarciarono le città russe e causarono 300 morti. Le indagini puntarono subito sulla pista del "terrorismo islamico". A questo proposito riporto qui di seguito una parte del dossier realizzato dal segretario di PeaceLink Carlo Gubitosa dopo la sua missione di pace in Cecenia realizzata a metà dello scorso anno. In esso si legge:
"Un pretesto con cui si e' cercato di legittimare la seconda guerra in Cecenia e' stata la "lotta al terrorismo" intrapresa dalla Russia nell'autunno '99, in seguito alla serie di attentati dinamitardi che
ha causato circa 300 vittime nelle citta' di Mosca, Volgodonsk, Vladikavkaz e Buinasks (...)
Per quanto riguarda l'ondata di attentati terroristici che ha fatto da preludio alla guerra, allo stato attuale delle cose non ci sono prove che questi attentati siano stati organizzati ad arte per favorire
l'ascesa di un potere autoritario. E' un dato di fatto, tuttavia, che Vladimir Putin ha indubbiamente saputo sfruttare a proprio vantaggio lo stato d'animo creato nell'opinione pubblica dalle esplosioni
terroristiche, indipendentemente da chi abbia commissionato e progettato queste esplosioni (...)
Ho avuto inoltre la possibilita' di esaminare un rapporto interno di una organizzazione non governativa, che evito di nominare per ragioni di sicurezza e di tutela delle fonti, un rapporto nel quale e' scritto
testualmente che "ci sono alcune prove circostanziali del coinvolgimento dei servizi segreti russi nell'organizzazione degli attentati terroristici che hanno ucciso piu' di 300 persone". (...)
L'improvvisa ascesa della popolarita' di Putin, che si e' posto davanti agli elettori come l'"uomo forte" in grado di mantenere l'unita' della federazione e di reprimere il terrorismo, potrebbe
essere proprio la diretta conseguenza della creazione artificiosa di questo "nemico esterno" che ha risvegliato nella popolazione il desiderio di un leader forte in grado di imporre l'ordine e la
giustizia con il pugno di ferro".

(4) Un premio va dato al Tg2 che ha trasmesso uno speciale su Bin Laden la sera stessa degli attentati, quando ancora Bush non aveva citato il nome di Bin Laden. Che tempismo, il Tg2 sapeva gia' tutto sul capo dei terroristi (e aveva anche il filmato che durava un'ora!) mentre Bruno Vespa se lo stava ancora chiedendo nel suo Porta a Porta. Troppo tempismo genera il sospetto che le verita' siano preconfezionate. Dopo quel servizio del Tg2 ho subito cominciato a sospettare non tanto o non soltanto di Bin Laden ma anche dei mass media che venivano "imboccati". Quella sera ho capito subito che - fra i cattivi - Bin Laden era stato preferito a Saddam: "Questo, scegliamo questo".
Ma chi avrebbe osato contraddire i portavoce di Bush se avessero puntato subito il dito su Saddam? Nello staff c'era chi optava per Saddam e non su Bin Laden. Del resto uno che in passato ha fatto cose orribili non può che essere incolpato di cose orribili e se sollevi dei dubbi diventi complice di un personaggio impresentabile che ha fatto cose orribili. E' una logica che funziona nella infantilizzazione dell'informazione secondo la quale piu' si parla di una certa "pista" e piu' diventa vera, proprio come gli attentatori del Papa che negli anni Ottanta dovevano essere per forza bulgari (lei ricordera' la famosa "pista bulgara" data per oro colato dai mass media e ispirata dai think thank governativi Usa che ci porto' alla paralisi delle relazioni diplomatiche con la Bulgaria). Alla luce di tante trappole e trabocchetti in cui siamo caduti in passato, il generale Fabio Mini - che su Limes gia' ci spiega "quale guerra dobbiamo combattere" - e' capace di dubitare delle sue certezze? E visto che sa tante cose sui nemici degli Stati Uniti ci potrebbe anche illuminare su chi e' stato il mandante dell'omicidio di J.F.Kennedy?