articolo sulla pace



Cari amici,
vi allego qualche spunto di riflessione sui venti di guerra,
pubblicato come editoriale della Repubblica- Bari del 22.9.2001
http://www.repubblica.it/quotidiano/repubblica/20010922/bari/01spalla.html

Pace e bene!


GIUSTIZIA INFINITA NON E' VENDETTA
ROCCO D'AMBROSIO*



C'è troppa voglia di guerra. Sconvolti, impauriti, addolorati per quanto è
successo l'undici settembre scorso, siamo ad un passo dalla guerra vera e
propria. C'è poca riflessione e ponderatezza, stiamo ancora una volta
testimoniando la debolezza della cultura della pace, sia dal punto di vista
teorico che educativo. E' Norberto Bobbio ad ammonirci: "esiste una grande
filosofia della guerra, in quanto fenomeno positivo, ma non esiste una
grande filosofia della pace".

Così in questo ritardo culturale cresce anche l'ipocrisia. A livello
ufficiale si parla di "operazione di polizia internazionale", cioè si
ripresenta quella interpretazione non del tutto legittima, dal punto di
vista del diritto internazionale, già proposta per l'intervento nel Golfo e
poi nel Kossovo. Sono diversi i motivi per affermare che un intervento
militare non trova nessuna giustificazione morale: non sono stati
sperimentati tutti gli altri mezzi per debellare il terrorismo, né tanto
meno questi si sono rivelati impraticabili o inefficaci; non ci sono
fondate condizioni di successo dell'operazione; ci sono valide ragioni per
ritenere che l'operazione militare provocherà mali e disordini più gravi
del male da eliminare; i mezzi in stato di allerta hanno un potenziale di
distruzione incontenibile che non può garantire nessuna "operazione
chirurgica".

Con ciò non voglio dire che gli USA (e gli altri Stati) devono assistere
inermi al dilagare del terrorismo, ma ha giustamente ricordato Andreotti
che il "terrorismo si combatte con la polizia e non con l'esercito". E c'è
una bella differenza! Anche se qualcuno ritiene la distinzione una
questione di lana caprina. Siamo un popolo che ha conosciuto la piaga del
terrorismo e l'abbiamo risolto non dichiarando guerra agli ambienti o Stati
dove i terroristi presumibilmente erano addestrati o rifugiati.

Giustizia sì, non quella "infinita", dal terribile sapore di "vendetta
infinita". Giustizia sì, ma senza quell'arroganza statunitense che continua
a sentirsi, comunque e dovunque, "poliziotto del mondo". Giustizia sì, ma
facendo ammenda della debolezza dell'attività investigativa e di tutela
dell'ordine pubblico, come delle responsabilità politiche ed economiche in
termini di aiuti ai paesi in via di sviluppo, come della propaganda del
liberismo sfrenato che umilia le ricchezze e le differenze sociali e
culturali. Giustizia sì, ma coscienti che il terrorismo islamico ha più
connotazioni ideologiche anticapitalistiche che religiose.

Indubbiamente dobbiamo condannarlo e combatterlo, punire i colpevoli con
fermezza nella legalità, unire le forze di intelligence e spionaggio, senza
però scatenare una guerra che rischia di aumentare il fanatismo ideologico,
di provocare una catena infinita di odio e violenza, in cui è altissima la
probabilità che a pagare siano più gli innocenti che i colpevoli.

Parlare di guerra troppo, e spesso a cuor leggero, dimostra che stiamo
perdendo quelle radici di vivere democratico fondato sui principi forti
della giustizia e della pace, quelli per cui l'Europa ha già pagato alti
costi e oggi gioca la sua credibilità.

Parla di guerra la destra e ciò non sorprende più di tanto. Parla di guerra
anche una parte della sinistra, come D'Alema a Reggio Emilia. Mi chiedo:
dov'è finita la tradizione pacifista della sinistra? Cosa ne pensa il
maggior partito della sinistra dell'articolo 11 della Carta Costituzionale?
Parlano di guerra anche molti cattolici. Mi chiedo: le sagge parole del
Papa perché sono ritenute poco spendibili dal punto di vista politico e
pratico? E' credibile, dal punto di vista evangelico, chi parla di pace, a
mo' di pia intenzione, e poi appoggia la guerra culturalmente e
praticamente? Sono domande che hanno il peso del sangue di tutte le vittime
e non hanno ancora la forza della pace.

*docente di Etica Politica presso la facoltà di Scienze Sociali della
Pontificia Università Gregoriana - Roma e dell'Istituto Teologico Pugliese
- Molfetta