L'anti G8 non è solo nonviolenza



Manca davvero poco ad un appuntamento di rilevanza mondiale e non si parla
d'altro che dei suoi aspetti tecnici. Non e' possibile proseguire su questa
linea.

Giornali e telegiornali (soprattutto i secondi) chiedono incessantemente
quali sono le misure di sicurezza adottate, quali gli spazi riservati ai
manifestanti, come verranno accolti, come verranno trattate le "teste calde"
e cosi' via.
Devo ancora accendere il televisore e vedere un'intervista al mio (ebbene
si, volente o nolente, e anche il mio) Presidente del Consiglio con la
fatidica domanda: "Quali sono gli argomenti che verranno discussi al tavolo
degli otto paesi piu' industrializzati del mondo? Farete solo i vostri
comodi o penserete anche a chi ha meno soldi in tasca di voi?" e l'elenco
potrebbe continuare.
La cosa che mi disturba e' che i mass-media hanno spostato il baricentro
della discussione sul G8 dai suoi contenuti agli aspetti
tecnico-organizzativi e non e' chiaro fino a che punto questa sia una scelta
editoriale o un'imposizione di regime. Forse "imposizione di regime" e' un
termine un po' duro da digerire, ma cos'e' quella cosa che i regimi
censurano non appena instaurati?

Morale: ricordo che in un tema in classe sull'ecologia ed i rischi
d'inquinamento, svolto quando frequentavo le scuole medie, conclusi
affermando che, presto o tardi, tutto si sarebbe risolto per il meglio
poiche', anche i grandi e potenti devono vivere e, al momento attuale, di
pianeti disponibili ne abbiamo uno solo. Questo fatto li avrebbe posti di
fronte ad un vicolo cieco: vivere o morire e loro avrebbero scelto vivere.
Ero piccolo, non tenevo conto delle mille e piu' pieghe dell'economia e
della politica. Oggi non sono piu' cosi' convinto delle felici conclusioni
di quel temino di terza media.

Giacomo Alessandroni
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