...DELLA FORZA E DELL'AMORE DI MUYESSER GUNES



UIKI - Onlus
Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia



Non possono continuare a morire nell'indifferenza del mondo!


Muyesser Gunes è una donna kurda, una madre. Molti italiani ed italiane
nelle scorse settimane la hanno incontrata, mentre portava il suo messaggio
di pace e speranza in giro per le città d'Italia. Ha parlato e si è
incontrata con le donne e le madri italiane, oltre che con gli esponenti
delle istituzioni di Roma, Genova, Firenze, Napoli, Milano, Venezia,
Verona, Trieste, Sassari, Bologna, Modena, Trento. In ognuno di questi
luoghi ha raccontato dell'Iniziativa delle madri della pace, che mettendo
insieme donne kurde e turche, chiede che finalmente la pace diventi realtà
e che non scorra più il sangue di questi due popoli fratelli. In molti
avranno riconosciuto in lei, nel suo sguardo e nelle sue parole la voglia
di lottare per una soluzione pacifica e politica della questione kurda in
Turchia. In molti si saranno chiesti come fa una madre, dopo aver già perso
un figlio sulle montagne, ad avere così tanta forza per andare avanti e
domandare a gran voce: pace e fratellanza.
Muyesser, già l'estate scorsa era stata a parlare di pace nel Kurdistan
meridionale, appellandosi alle forze kurde per il dialogo. Per aver fatto
questo, il governo turco l'ha processata e imprigionata con le altre e
l'interprete, accusandola di sostegno al separatismo.
Il 22 e il 23 maggio scorsi, presso Bingol, i fratelli turchi l'hanno
colpita ancora. In quei due giorni 22 guerriglieri kurdi sono stati uccisi,
con le armi chimiche dai reparti speciali dell'esercito turco. Tra i
ventidue giovani uomini e donne kurde, c'era anche il più piccolo dei figli
di Muyesser. I corpi dei guerriglieri sono stati gettati in una fossa
comune, senza che nessuno li potesse vedere. È stato questo, l'unico modo
per l'esercito turco di celare l'uso delle armi chimiche contro i
guerriglieri che si trovano in posizione di difesa da ormai due anni.
Soltanto il comandante del gruppo dei guerriglieri è stato riconosciuto,
decapitato e macabramente immortalato a ricordo dei soldati, come ai tempi
più bui della sporca guerra fra esercito e squadre speciali turche contro
le forze guerrigliere del PKK.
Da qualche giorno Muyesser è stata informata del terribile accaduto e della
perdita di suo figlio, era appena tornata dal suo viaggio in Italia. Certo
non sarà facile accettare e superare un fatto del genere, specialmente in
un periodo delicato come questo, in un momento in cui da parte kurda si sta
facendo ogni cosa perché la pace e la democrazia prevalgano in Turchia, per
il bene e per la vita di tutti, sia turchi che kurdi. Come Muyesser  stessa
ci ha dimostrato anche in Italia.
Le 22 famiglie kurde, che piangono i propri figli caduti, hanno creduto e
credono nella possibilità che questa sporca guerra finalmente si
concluderà, ma ci vuole veramente molto coraggio e tanta fermezza a
superare momenti come questo, che lasciano intendere quali siano le reali
intenzioni della Turchia e dell'esercito turco.
Ci appelliamo a tutte le italiane e gli italiani che hanno conosciuto
Muyesser, ma anche a tutti gli altri consapevoli di quanto grave si stia
facendo la situazione, affinché facciano sentire la propria vicinanza alle
madri dei 22 martiri kurdi, come Muyesser.
Crediamo che la presenza delle donne italiane in Turchia, per portare un
messaggio di cordoglio e di solidarietà alle madri kurde, che lavorano
insieme alle madri turche nell'ambito dell'Iniziativa delle madri della
pace, sia diventata un'urgenza, che non può più essere rimandata. Prima che
la situazione continui a degenerare, riportando indietro un qualsiasi
processo di distensione e risolutivo della questione kurda in Turchia.
Per questo invitiamo donne e uomini italiani a recarsi in Turchia ad
incontrare Muyesser e le altre madri, che hanno perso i propri famigliari,
in quella lotta per la libertà e i diritti di un popolo che deve poter
diventare soltanto un confronto democratico politico e pacifico fra turchi
e kurdi. È necessaria almeno una decisa presa di posizione da parte
italiana, come aiuto tangibile, affinché si scongiuri un terribile ritorno
alla guerra, come i segnali di insofferenza provenienti dal Kurdistan ci
fanno prevedere.



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