In risposta a La Stampa - ([LST] «Celerino , ti picchieremo col tuo manganello» )



Dopo le dichiarazioni dei Centri Sociali della Carta di Milano ed il lancio
dell'iniziativa del forum e della consultazione "on line" (su
http://www.tutebianche.org) c'era da aspettarsi che la stampa nazionale, in
mancanza di altro, andasse a fare capolino e tirasse fuori l'ennesimo
esempio di giornalismo fazioso, complice un contesto dove anonimato ed
accesso non vincolato danno l'opportunità a chiunque di contribuire
esacerbando toni e opinioni in un clima già teso. Evidentemente, come già
successo, è un situazione particolarmente utile a certo modo di fare
giornalismo che, nella difficoltà oggettiva di sapere dagli organizzatori
del G8 di cosa parleranno (o più semplicemente nell'impossibilità di poter
dar fastidio, per diritto di cronaca, alla spaventosa arroganza di chi
crede di decidere delle sorti di tutti blindando la città ed i temi del
vertice ospitato), non trova di meglio che rilanciare notizie che ancorché
essere un racconto fedele alla realtà dei fatti, servono solo ad
amplificare la percezione del problema come mera questione di ordine
pubblico. A favore di chi? Audience o vendite di giornali e l'illegittima
aspettativa di chi ha voluto un vertice rappresentativo, con quanta
vergogna !!!, solo di chi è il principale artefice dei problemi che i
grandi 8 vorrebbero "risolvere": squilibri nord-sud, sviluppo economico
insostenibile socialmente ed ecologicamente, un mercato come modello unico
di relazione, socialità, pensiero e produzione culturale.

Per fortuna, e non solo questa volta, le fonti sono accessibili e così mi
duole dirvi che, forse per carenze tecniche e culturali del vostro
giornalista Renato Rizzo, parlare di un dibattito tra celerini e giovani
dei centri sociali in un forum pubblico dove chiunque può accedere e
fingersi ciò che vuole, è esercizio di scarsa deteontologia se non malafede
dichiarata. Tanto più se come titolo viene citata una frase non presente in
nessuno dei contributi elencati: un gravissimo esempio di faziosità. In
questo caso poi, esistono gli accorgimenti tecnici e così, se la vostra
preparazione tecnica ve l'avesse consentito (con un minimo di attenzione
visto anche il fatto che veniva citato da altri nello stesso forum -
http://www.qwerg.com/tutebianche/phorum/read.php?f=2&i=78&t=60) avreste
scoperto che è stato un tentativo maldestro di avvelenare un dibattito da
parte di qualche ragazzino che scriveva da una scuola media superiore
bolognese (libero accesso sì, ma in ottemperanza alla privacy viene
mantenuta una registrazione degli accessi tramite IP, un identificatore
univoco di provenienza ed identità, lo stesso meccanismo che evita di
inficiare il referendum facendo in modo che lo stesso utente voti più
volte).

Ma del resto questo pressuponeva che il vostro giornalista di fosse preso
la briga di leggersi qualche messaggio in più. Avrebbe così scoperto e
raccontato un dibattito più profondo ed articolato che parte da una analisi
del passato recente (dagli anni '60 in po), con errori annessi (di Jacopo
Fo segnalo "Berlusca sarebbe felice se ci fosse un ps morto a Genova? " -
http://www.qwerg.com/tutebianche/phorum/read.php?f=1&i=481&t=481 - ma anche
"A proposito dei fascisti in questo forum" -
http://www.qwerg.com/tutebianche/phorum/read.php?f=1&i=476&t=476), ed un
insieme di opinioni e proposte che trascendono dalla presenza in piazza. Se
Renato Rizzo avesse letto meglio avrebbe trovato anche i messaggi che
parlano di disobbedienza civile (SULLA VIOLENZA di Wu-ming Si'  -
http://www.qwerg.com/tutebianche/phorum/read.php?f=1&i=468&t=468), di un
rappresentazione di corpi ed intenzioni che faccia il verso alla "guerra"
contro chi la guerra vera la fomenta ogni giorni per squallidi interessi
economici e a Genova proverà a mettere tutti d'accordo dietro un progetto
scellerato come lo scudo stellare ("Dichiarazione di guerra" di di Wu-ming
Sì - http://www.qwerg.com/tutebianche/phorum/read.php?f=1&i=541&t=541). Se
Renato Rizzo avesse fatto più correttamente il suo mestiere di giornalista
avrebbe citato un dibattito infinitamente più interessante ed equilibrato
della stucchevole e sterile diatriba sul post-elettorale e sulle sorti
della sinistra sullo schema Bertinotti vs Centro-sinistra (mentre Ruggeri
prossimo ministro degli esteri ed ex presidente WTO, col benestare del
vostro azionista di maggioranza, Giovanni Agnelli, non è esso assolutamente
in discussione). Si sarebbe accorto che questo forum, nel bene o nel male,
rappresenta lo spaccato di una società civile che sta dimostrando una
capacità di protagonismo e di analisi molto più responsabile ed importante
dei tanti e troppi rappresentanti istituzionali e non, che in questi giorni
hanno dispensato "moderazione" dagli schermi delle tv mentre partecipano a
pieno titolo a dinamiche politiche che espropriano interi popoli di diritti
e dignità. Il dibattito sulla contestazione a Genova è in pieno
svolgimento, e meriterebbe di essere raccontato con più lungimiranza ed
attenzione soprattutto perché rappresenta un contesto eterogeneo di
motivazioni ed opinioni che in questo momento stanno cercando di superare
una contrapposizione "violenza-nonviolenza", utile solo a chi gli eserciti
veri ce li ha e li usa contro la miseria e la disperazione, per costruire,
impegnandosi ogni giorno, un'alternativa reale, credibile, condivisa,
plurale, dignitosa, trasparente, l'unica possibile nei confronti di una
minoranza di persone che senza alcun mandato vogliono decidere del futuro
di tutte/i.

Cordialmente. Marco Trotta.

PS: questa lettera verrà inviata ad altre testate, mailing lists e forum
pubblici, per chi della rete fa uno strumento di collegamento orizzontale e
democratico



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Mercoledi' 30.5.2001
Lo scontro per il G8 genovese è iniziato con le «e-mail»

«Celerino, ti picchieremo col tuo manganello»

 
di Renato Rizzo
GENOVA Lo chiamano Forum, luogo virtuale dove dar vita ad un «antagonismo
propositivo». Ma a volte, protetto e mascherato dietro lo schermo del
computer, il confronto si trasforma in sgorgo di fiele, oltraggio
sanguinoso. Quasi a evocare una miserabile speranza o una sciagurata
profezia di violenza per quei giorni roventi che saranno cornice al summit
genovese degli otto Grandi, in luglio. La rissa mediatica s'impenna nel
sito che le tute bianche dei centri sociali hanno aperto ai commenti per
stabilire, in una sorta di referendum, se e quale uso della forza sia
tollerabile negli scontri con i tutori dell'ordine.
«Ciao, compagni di m...Non vedo l'ora che arrivi il G8 perchè sono un
poliziotto della Celere che sarà a Genova. E vi spaccherò il c..., brutti
figli di...Userò il manganello non dalla parte normale, ma da quella con il
gancio. Vi aspetterò a braccia aperte. Benito». Il tappo è saltato. Nè
basta a trattenerlo l'intervento d'un carabiniere: «Idiota d'un collega,
sei pagato per difendere i cittadini, non per godere delle sofferenze
altrui...».
La brutalità prende il largo. «Ma quale celerino, tu sei un frustrato di
m..., abituato a vivere all'ombra dei potenti. Ti schieri con il più forte,
come con la Germania nel '43, ma oggi come allora quel manganello che
sventoli te lo infileremo... senza guardarne il verso».
E Benito, di rimando: «Il fatto che veniamo pagati per manganellare teste
come le vostre è un onore e un piacere. Spacciandovi per pacifisti non
violenti andate in piazza con sassi, pugni di ferro, spranghe o, magari,
molotov...». Avanti così all'insegna dello «speriamo che vi massacrino».
O con l'augurio di Roma Fan che «i parà della Folgore o i San Marco vi
diano tante legnate che neanche vostra madre vi possa riconoscere. Almeno
la smettereste di rompere chi lavora». Considerazioni da «ricovero
psichiatrico» secondo Nea che getta benzina sul fuoco: chi parla così è un«
virus della società da eliminare».
Dialoghi di rabbia che, spesso, si rivoltano in cosiddette rivincite
politiche. Meo, irridente: «Sì, andate pure a farvi rompere le teste, tanto
ormai governiamo noi. Spaccate qualche negozio, l'opinione pubblica
indignata darà più forza a noi che siamo l'alternativa liberale. Vi rode...
tornate all'opposizione. E grazie Bertinotti: sei un grande».
Mario ribatte dalla sponda opposta: «Berlusconi sarebbe contentissimo se
spaccassimo vetrine e forzassimo la zona rossa». Davide schiuma
intransigenza: «L'impero deve cadere e se non cade con la forza non cadrà
più. Vi odio, violenza sarà per i diritti violati». Sbancor dispensa
consigli di guerriglia come un'incarnazione del Che: «Mai essere dove il
nemico vi aspetta; non attaccare se il rapporto non è almeno cinque a uno;
usare la potenza del nemico per sbilanciarlo; l'imprevisto è
rivoluzionario: il già visto, no».
Toni allarmati, inneschi di paure dopo la «dichiarazione di guerra al G8»
fatta sabato dalle Tute Bianche. All'interno del Genoa Social Forum, il
cartello che oltre agli stessi centri sociali riunisce 330 associazioni e
organizzazioni non governative, divampa il dibattito sui mezzi e sui
sistemi con cui graduare i livelli della contestazione. Per evitare che
diventi solo uno sterile atto di ribellismo.
Sono apprensioni, che, accanto alle baruffe verbali, emergono anche nel
Forum pur se il «referendum» sul possibile uso della violenza s'incanala
verso chiare indicazioni. Su 2600 contatti l'87 per cento ha risposto che
«è giusto praticare la disobbedienza civile», il 66,5 per cento che è
legittimo «esprimerla con l'invasione dei propri corpi nelle zone
off-limits», il 73,4 per cento che è doveroso «pensare a forme di
autodifesa se la polizia cercherà di massacrarci e violerà i diritti
umani».
Nel bosco delle e-mail ecco quella di Michele che si interroga se sia più
«antagonista» depositare i risparmi in Banca Etica o sfasciare una vetrina,
e quella di Guido che suggerisce alternative alla forzatura dei blocchi:
«Convincere i genovesi a evacuare la città per dimostrare quanto i G8 siano
isolati, occupare per tre giorni i comuni di tutta Italia».
Giuseppe Guastella: «Propongo un corteo a mani legate». Jacopo Fo va oltre:
invita a «sfilare nudi, così nessuno potrà dire che nascondiamo armi.
Raggiungiamo una piazza a cinquecento metri dalla polizia e mettiamoci a
fare sesso tantrico intonando meravigliosi mantra». Un «fate l'amore non la
guerra» in salsa indiana.
(30 maggio 2001)

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