I: [iniziative] Appelli 01/05/06



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Cordiali Saluti

Gianni Stival

-----Messaggio originale-----
Da: stviai [mailto:gistiv at libero.it]
Inviato: domenica 6 maggio 2001 17.28
A: iniziative at yahoogroups.com
Oggetto: [iniziative] Appelli 01/05/06


Gli appelli 1 e 2 sono urgenti.


DIRITTI UMANI

1)  http://www.thenation.com/deathrow
È' stata aggiornata la pagina contenente gli appelli per i condannati a
morte negli USA. È sufficiente cliccare sul nome del condannato e si apre
una pagina con l'appello da firmare on line.



2) http://www.santegidio.org
Appello della Comunità di Sant'Egidio per Tommy Zeigler, condannato a morte
in Florida. L'appello è per supportare la richiesta della difesa di eseguire
il test del DNA. L'accusa sta lottando con le unghie e con i denti per
evitare questo test. Si vuole che Tommy Zeigler venga ucciso in fretta. È
possibile trovare maggiori informazioni e una copia della lettera da inviare
alla pagina
http://www.santegidio.org/it/pdm/news/ap_zeigle.htm



3)   http://www.survival.org.uk
Survival.org ha diffuso un appello a favore del popolo Bushmen in Botswana.
Una ventina di uomini e donne della comunità Bushmen di Molapo sono stati
prelevati nel loro villaggio da ufficiali del dipartimento per l'ambiente e
torturati nell'Agosto 2000 (l'appello è di maggio 2001), uno degli uomini è
morto pochi giorni dopo. Almeno 12 uomini sono stati portati via e
sottoposti ad interrogatori e torture, alcuni appesi agli alberi e torturati
col fuoco, altri bloccati con i piedi tra due veicoli e bastonati. Sono
stati rilasciati sei giorni dopo. Questi episodi si sono ripetuti altre
volte, la loro finalità è di terrorizzare i villaggi Bushmen per impedire
loro di cacciare la fauna selvatica.
I Bushmen sono un popolo di cacciatori che vive nel Botswana da 20000 anni,
in particolare il villaggio di questo appello si trova nella riserva Central
Kalahari Game Reserve creata dagli inglesi nel 1960 per proteggere la fauna
e la popolazione tribale dei Bushmen. Nel 1997 il governo del Botswana ha
deciso di trasferire i Bushmen al difuori della riserva violando una legge
internazionale che riconosce alle popolazioni tribali il diritto di vivere
nelle loro terre originarie. Inizialmente il governo seguì la politica dei
trasferimenti forzati sospendendola nel 1998 a causa delle proteste
internazionali. Le autorità però rimangono fortemente ostili, e hanno
sospeso la fornitura di servizi come l'assistenza sanitaria e la fornitura
di acqua e cibo nella riserva.
Maggiori informazioni si possono trovare alla pagina:
http://www.survival.org.uk/bushmanuab0105.htm

È possibile inviare una lettera di protesta sul tipo della seguente

-------------------------inizio-----------------------------
[Formula di saluto]

I wish to appeal to you on behalf of the Bushman community who is the
subject of my deepest concern for the continued harassment.
According to my information 'Bushmen' from the Kalahari desert in Botswana
have been beaten and tortured because of hunting. Wildlife department
officials came into the Khwe Bushman community of Molapo in August 2000 and,
forcing their way into several Bushman homes, physically bullied at least
two dozen men and women. One of the men, Mathambo Sesana, died a few days
later.
Please do everything in Your Excellency's power to guarantee that your
government will respect the rights of this minority group by:
1. Preventing officials from assaulting Bushmen.
2. Recognising the right of the Bushmen to hunt the game on which they
depend.
3. Recognising the right of the Bushmen to own communally the lands they
live on and use, including within the Central Kalahari Game Reserve.
4. Mantaining the services on which the Bushmen now depend – health care,
water and food supplies.

While thanking you for your attention I remain,
Respectfully yours.

[Firma e generalità]
-------------------------fine--------------------------------

Inviare la lettera al primo ai  seguenti indirizzi:

The Hon F G Mogae
President of the Republic
Private Bag 001
Gaborone
Botswana
Fax: + 267 356 086
Formula di saluto: Your Excellency

Inviare copia a :
Mr Matlhare
Director of Wildlife and National Parks
PO Box 131
Gaborone
Botswana
Fax: + 267 312 354
Formula di saluto: Dear Sir
Intestazione: Carbon Copy of a letter sent to The Hon F G Mogae President of
the Republic.

Affrancatura di lire 1500 (francobollo da 1200 per posta prioritaria + 300
lire in francobolli normali).



DIRITTI CIVILI


4) www.iglhrc.org
Quattro gruppi per la difesa di gay, lesbiche e transessuali del Guatemala
[Organización de Apoyo a una Sexualidad Integral frente al SIDA (OASIS),
Colectiva de Lesbianas y Mujeres Bisexuales Liberadas (LESBIRADAS), Grupo
Rompiendo Fronteras and Colectivo de Amigos Travestis (CATS)]
hanno segnalato atti di violenza compiuti dalla Polizia Civile Nazionale
durante l'ultimo anno.  Le promesse del governo del Guatemala di aumentare
la sicurezza dei cittadini si è trasformata in una campagna di "pulizia" che
trova nella diversità sessuale il suo obiettivo preferito.
Il 22 Marzo 2001 in Guatemala City dei poliziotti sotto il comando di
Obdulio Rivera Marroquín aggredivano verbalmente e fisicamente Israel
Orrego, il coordinatore del progetto Rosalinda, una campagna educativa
rivolta a prostitute e prostituti. Il giorno successivo una donna volontaria
nello stesso progetto veniva aggredita e molestata sessualmente. Il 24 marzo
l'organizzazione organization OASIS (Organización de Apoyo a una Sexualidad
Integral frente al SIDA ) organizzava una festa e una unità di poliziotti
stazionava difronte al locale
Chedendo i documenti a tutte le persone che entravano o uscivano dal locale.
OASIS ha visto questa iniziativa come una forma di intimidazione, intesa a
danneggiare il lavoro dell'organizzazione, rivolto a migliorare la qualità
della vita delle minoranze sessuali
Il 21 Aprile numerosi travestiti sono stati arrestati, i soldi e i loro
oggetti personali sono stati sequestrati e non sono stati resi al momento
del rilascio.
Maggiori informazioni su questo caso nel sito  www.iglhrc.org

È possibile inviare una lettera sul modello della seguente:

---------------inizio-----------------------
Dear Sir:

Organizations working to protect and advance the human rights of lesbians,
gay men, bisexual and transgender people in Guatemala -- such as
Organización de Apoyo a una Sexualidad Integral frente al SIDA (OASIS),
Colectiva de Lesbianas y Mujeres Bisexuales Liberadas (LESBIRADAS), Grupo
Rompiendo Fronteras and Colectivo de Amigos Travestis (CATS) -- report
several incidents of harassment by police officers, including: arbitrary
arrests; unnecessary use of force; verbal, physical and sexual abuse; and
intimidatory behavior and retaliatory threats against activists and victims
who have denounced the abuses. According to activists' reports, Police
Station 11, and particularly officer Obdulio Rivera Marroquin, seem to be
involved in many of these incidents.

We write to you asking for a full and fair investigation into those
incidents, and due punishment for those officers found guilty of violations
of human rights.

As State authorities it is your duty to protect the lives and personal
security of all those liiving within the borders of Guatemala, with no
discrimination whatsoever, and to provide them with "effective remedy by
competent national tribunals" when their rights have been violated. These
are not idle claims, but obligations. They are mandated upon you by
international and regional human rights treaties which Guatemala has
ratified, and which Article 46 of the Guatemalan Constitution recognizes as
the nation's supreme law. These include the International Covenant on Civil
and Political Rights and the American Convention on Human Rights, as well as
the Universal Declaration of Human Rights, which bears the force of
customary international law.

Moreover, the Guatemalan Constitution protects the "integrity and security
of person" (Article 3), the "inviolability of the domicile" (Article 23),
and the right to be searched only by officers of one's own sex and "without
offense to dignity, intimacy or modesty" (Article 25). It forbids arbitrary
arrests and mandates that public officers who violate such provisions be
punished according to the law (Article 6).

The government of Guatemala is further obligated to protect those who defend
the rights of others. Threats against activists, and intimidatory acts aimed
at organizations working for the human rights of vulnerable populations,
must be investigated. The United Nations Declaration on the Right and
Responsibility of Individuals, Groups and Organs of Society to Promote and
Protect Universally Recognized Human Rights and Fundamental Freedoms
affirms: "Everyone is entitled, individually and in association with others,
to be effectively protected under national law in reacting against or
opposing, through peaceful means, activities and acts, including those by
omission, attributable to States which result in violations of human rights
and fundamental freedoms as well as acts of violence perpetrated by groups
or individuals that affect the enjoyment of human rights and fundamental
freedoms" (Article 12.3).

Failing to determine responsibility for human rights violations leaves them
secured by ignorance, shrouded in silence and shadow. Failing to punish
those culpable leaves the way open for continued brutality and abuse. The
State has the duty to create and shelter a public sphere in which actions
can be known, consequences can be measured, obligations can be met, trust
can be established, and respect can be shared and enjoyed. Impunity replaces
the clarity and stability of social relationships with corrosive, universal
suspicion and fear.

A violent past has already damaged the social fabric of Guatemala. All must
participate as equals in the task of rebuilding it. As State authorities, it
is your duty to ensure that discrimination does not deprive the State of the
contributions of individuals and communities, and that all people within its
borders will find an environment of growth, not hatred--a place in which
they can develop their full potential as human beings.

Sincerely,

[Firma e generalità]
-------------------------fine--------------------------------

Inviare la lettera via e-mail o fax ai seguenti indirizzi:

Attorney General of Guatemala
Sr. Adolfo González
baxeb at mplex.gob.gt
Fax: (502) 221-2789

Minister of Government of Guatemala
Sr. Byron Barrientos
mingober at intelnet.net.gt
Fax: (502) 362-0239


AMBIENTE


5) www.forest.org
Forest.org ha modificato nuovamente l'appello per le foreste tropicali della
Papua New Guinea. Questa è la terza versione dell'appello, va firmata on
line sempre alla pagina
http://forests.org/emailaction/png.htm


PACIFISMO


6)  http://www.dkp-ml.dk/netactivist/Efront.htm
Ennesima petizione on line segnalata dal sito di netactivist contro lo scudo
stellare, da inviare a Bush e al congresso. La petizione si trova alla
pagina
http://www.petitiononline.com/Jules/petition.html



7) da ass.azad at libero.it
Vi segnalo una richiesta di adesioni per protestare contro il "Processo
Agusta":
(TESTO DEFINITIVO CORRETTO - URGONO ADESIONI NAZIONALI)

"PROCESSO AGUSTA" 7 MAGGIO A BENEVENTO:
PROCESSIAMO NOI
I SIGNORI DELLA GUERRA E I MERCANTI DI MORTE

    Il 7 maggio si apre nel tribunale di Benevento il processo a 24 persone
(fra cui il sacerdote Vitaliano Della Sala, il giornalista Dino Frisullo,
l'ex segretario campano del Prc Enzo Gagliano, Marcello Musto ed Erminia
Rizzi di Azad di Napoli e Bari, gli esponenti dei centri sociali Officina
99, Ska, Depistaggio, Coppola Rossa e Il brigante, del Coordinamento
antagonista pugliese e dei disoccupati organizzati di Napoli), protagonisti
nell'agosto del '99 del presidio del locale stabilimento dell'Agusta contro
l'esportazione di elicotteri da combattimento alla Turchia.

    L'ipotesi di reato di "danneggiamento di struttura produttiva", così
come l'accusa, caduta in istruttoria, di "interruzione di attività
produttiva", sono incostituzionali sopravvivenze della legislazione
antisciopero di epoca fascista.
    Il riferimento è ad una manifestazione pacifica che, a seguito di altre
analoghe iniziative promosse unitariamente da Azad, Assopace, Pax Christi,
Amnesty International, Cobas ed altri dinanzi agli altri stabilimenti del
gruppo a Varese, Brindisi e Frosinone, era intesa e riuscì ad aprire un
dialogo con i lavoratori sulla valenza di oppressione e di morte del
prodotto del loro lavoro.
    In particolare a Varese l'analoga iniziativa fu promossa insieme a
delegati Fiom. Fim e Cub, a Frosinone con i delegati Cobas, a Brindisi con
delegati di Alternativa sindacale Cgil.
    Anche a Benevento il rapporto con i lavoratori fu così positivo che
nell'istruttoria del processo intentato dalla direzione dell'Agusta,
nonostante le immaginabili pressioni dell'azienda, tutte le loro
testimonianze sono andate a discarico degli imputati.

    In realtà questo processo è la vendetta postuma dell'Agusta, al cui
prototipo, l'elicottero "Mangusta", il governo turco ha poi preferito le
analoghe macchine da guerra di produzione Usa e ucraino-israeliana, a causa
della "scarsa affidabilità" del fornitore italiano nella continuità della
gigantesca commessa (145 elicotteri, prima tranche del progetto di
acquisizione di circa 800 elicotteri).
    Nonostante le pressioni esercitate direttamente in Turchia da ministri
italiani, il regime turco ha valutato il movimento di solidarietà italiano
così forte da pregiudicare il suo progetto di acquisire gli elicotteri, ma
soprattutto la loro tecnologia e la possibilità di produrli ed esportarli a
sua volta, su licenza italiana, in altri teatri di conflitto e di
repressione - come aveva già fatto con l'acquisto della fabbrica d'armi
Bernardelli di Brescia (poi chiusa lasciando a terra i lavoratori) e con la
temporanea acquisizione della Rinaldo Piaggio di Genova.
    Questa decisione, seguita più recentemente dalla sospensione
dell'intero "affare elicotteri" in seguito alla gravissima crisi economica
turca, è stata dunque una vittoriadel grande movimento che, fuori ma anche
dentro le fabbriche, ha messo in discussione l'aperta violazione della
legge 185/90, che vieta la fornitura di armamenti a paesi che siano in
guerra e/o che violino gravemente i diritti umani.

    Va ricordato che contro la fornitura di armamenti italiani alla Turchia
si espressero, in quel periodo, anche sindacalisti di rilievo nazionale e
numerosi parlamentari, con interrogazioni e con mozioni approvate in
entrambe le Camere.
    Infatti i 126 elicotteri già forniti negli anni passati dall'Agusta
alla Turchia erano già stati usati, come attestano Human Rights Watch e
Amnesty International, non solo nella guerra interna ed esterna alla
guerriglia kurda, ma anche nella "guerra etnica" che ha condotto alla
distruzione di oltre quattromila villaggi e all'esodo della popolazione
civile, anche con l'uso di armi di sterminio quali gas, napalm e -secondo
recenti ricerche e rivelazioni- proiettili all'uranio impoverito.
    E nulla esclude che gli stessi elicotteri siano stati usati anche nel
recente assalto omicida dal cielo e da terra, con largo uso di gas e
sostanze infiammabili, ai venti penitenziari politici in sciopero della
fame.

    Se l'Agusta è stata (per ora) di fatto esclusa dalla commessa
multimiliardaria, rimane tuttavia fornitrice della Turchia come altre
aziende italiane, a partire dall'Oto-Breda, tuttora in gara per la
fornitura di ben mille blindati e chiamata recentemente a fornire nuovi
cannoni ai carri Leopard-1 dell'esercito turco.
    Rimane anche l'uso politico delle commesse belliche da parte del regime
turco, come dimostra l'annullamento di commesse miliardarie con la Francia
dopo l'approvazione a Parigi di una mozione parlamentare sul genocidio
armeno d'inizio secolo, e viceversa la ripresa delle importazioni d'armi
italiane (inclusi cinque elicotteri Agusta alla Guardia costiera turca)
subito dopo il sequestro di Abdullah Ocalan, poi tardivamente riconosciuto
rifugiato politico nel nostro paese.

     Oltre a rivendicare (come già nel processo in corso a Milano per
l'occupazione simbolica del consolato greco nel febbraio '99) una pratica
di azione diretta e una parziale ma importantissima vittoria, il processo
di Benevento deve dunque essere l'occasione per il rilancio della
mobilitazione per il blocco della fornitura di armamenti italianiad un
paese che, nella recente repressione nelle carceri come nell'invasione
tuttora in corso nel Kurdistan irakeno e nel perdurante "stato d'emergenza"
e occupazione militare di fatto del Kurdistan turco, nel crescente ricorso
alla tortura e nella ripresa delle sparizioni e degli omicidi da parte
delle squadre della morte, dimostra di non essere affatto cambiato dopo due
anni di tregua unilaterale della guerriglia kurda.
    Del resto lo dimostra il flusso perdurante e crescente di profughi dal
Kurdistan sia turco sia irakeno verso le coste italiane, tutti portatori di
esperienze atroci di cui sono corresponsabili i mercanti d'armi e i loro
sponsor politici.
    La negazione delle forniture militari contribuirebbe peraltro a ridurre
il peso di una spesa per armamenti pari a nove miliardi di dollari annui,
che, in un contesto di gravissima crisi economica, pesa sull'intera
popolazione turca e in particolare sui giovani, fra i quali si va
diffondendo il rifiuto di un servizio militare pari a tre anni senza alcun
diritto all'obiezione di coscienza.

    Tutti questi contenuti saranno portati, il 7 maggio, dentro e fuori
l'aula giudiziaria di Benevento, per ribaltare il processo-vendetta
dell'Agusta in processo e condanna ai mercanti di morte e ai signori della
guerra.

7 MAGGIO 2001 ORE 10.00 MOBILITAZIONE PRESSO IL TRIBUNALE DI BENEVENTO

Gli imputati al processo di Benevento
(tutti uguali e solidali, nel rifiuto della distinzione giudiziaria fra
"organizzatori" e "organizzati")

Adesioni:
E-mail: ass.azad at libero.it, fax 06.57305132



Saluti

Gianni


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