Chi farà pace nell'Universotà di Padova?



Mercoledì 28 marzo 2001 si è svolto, come già preannunciato su questa lista,
il dibattito dal titolo
Chi farà pace nell'Univeristà di Padova
presso il Palazzo del Bo sede del Rettorato dell'Università.

Il dibattito è stato organizzato dalle sezioni di Padova di: ASSOCIAZIONE
PER LA PACE, Beati i costruttori di Pace, GAVCI, MIR, in collaborazione col
Centro diritti della  persona e dei popoli dell'Università.
A nome delle 4 associazioni ha preso la parola Sergio Bergami che ha letto
il seguente documento:

Mentre organizzavamo questo dibattito proprio in  questi giorni alcuni
studenti di medicina ci hanno detto: "Ma noi che c'entriamo con la "Pace"?".
Potrebbero naturalmente esser stati anche studenti di altre facoltà
scientifiche come ingegneria o biologia a sollevare questa obiezione: "E noi
che c'entriamo?"
A questi studenti vorremmo  rispondere proponendo dei semplici
interrogativi:
"La pace, e di conseguenza la guerra, non coinvolge anche i medici che si
ritrovano di fronte questioni vitali, come quelle dell'uranio impoverito che
potrebbe contaminare migliaia di persone e danneggiare in modo permanente
l'ambiente e la vita? E ai futuri ingegneri: è forse la stessa cosa
progettare cacciabombardieri o progettare protesi per mutilati da mine,
progettate a loro volta da qualche altro abile ingegnere?
Scusate la banalità degli esempi, ma la questione della non neutralità della
scienza non la scopriamo certo noi,  è anzi interrogativo che gli scienziati
si pongono da molto tempo. Mi piace qui ricordare almeno due figure di
scienziati come Einstein ed Oppenheimer  e le loro crisi di coscienza che li
portarono a  porsi di fronte alle questioni della pace  e della guerra in
maniera critica, pagando anche di persona.
Piuttosto le obiezioni di alcuni studenti di questo ateneo fanno sorgere in
noi associazioni pacifiste altri interrogativi.
Che tipo di sapere viene impartito da questa Università? Un sapere tecnico
indubbiamente di alta qualità, tanto da porla ai primi posti nella
graduatoria delle università italiane. Ma è forse, e sottolineo il forse, un
sapere che non si pone più in maniera problematica, in maniera critica, che
non si interroga  più sul perché ma solo sul come?

Veniamo allora a spiegare noi il perché di questo dibattito, quali sono
state le ragioni che ci hanno spinto a chiedere di incontrare all'interno
dell'Università gli studenti ed i docenti dell'ateneo. Questa richiesta ha
trovato la pronta e fattiva disponibilità del Centro Diritti della Persona e
dei Popoli, che ha chiesto quest'aula e che qui voglio ringraziare
sentitamente,  dopo che una nostra richiesta diretta al "competente ufficio"
era stata respinta, perché noi associazioni per la pace  non facciamo parte
dell'università. In sostanza, noi che volevamo  porre il problema di chi
farà "pace" dentro l'università padovana avremmo dovuto trovare uno spazio
fuori dell'università per poter discutere.

Il perché è indicato nel documento prodotto dall'Assemblea generale delle
Nazioni Unite che ha proclamato l'anno 2000  Anno Internazionale per la
cultura di pace.
Nella sua risoluzione  53/243 del 6 ottobre1999: Dichiarazione e Programma
d'azione su una cultura di Pace, l'Assemblea Generale all'art. 4 dichiara:
L'educazione a tutti i livelli è uno dei principali mezzi per edificare una
cultura di pace. In questo contesto, l'educazione nel settore dei diritti
dell'uomo riveste un'importanza particolare.
Ed all'art. 8 dichiara:
I genitori, gli insegnanti, gli uomini politici, i giornalisti, le
organizzazioni ed i gruppi religiosi, gli intellettuali, le persone che
esercitano una attività scientifica, filosofica, creativa ed artistica, gli
operatori nei servizi sanitari o nelle organizzazioni umanitarie, gli
assistenti sociali, le persone che hanno delle responsabilità a diversi
livelli così come le organizzazioni non governative hanno un ruolo primario
da giocare per ciò che riguarda la promozione di una cultura di pace.

Inoltre l'Assemblea Generale dell'ONU ha anche proclamato il decennio
2001-2010 "Decennio internazionale della promozione di una cultura della
nonviolenza e della pace a beneficio dei bambini del mondo". Per promuovere
questo decennio l'Assemblea Generale ha anche stilato un programma d'azione.
In questo programma d'azione l'art. 9 chiede tra l'altro che i diversi
attori, ai vari livelli, si attivino in favore di:

Iniziative per rafforzare  una cultura di pace per mezzo dell'educazione:
[...]
b) Fare in modo che i bambini ricevano, fin dalla più tenera età, una
educazione al riguardo dei valori, delle attitudini, dei comportamenti e dei
modi di vita che debbano loro permettere di risolvere le controversie in
maniera pacifica e in uno spirito di rispetto della dignità umana e di
tolleranza e di non discriminazione; [...]
d) Assicurare l'eguaglianza dell'accesso all'educazione per le donne,
specialmente per le ragazze;
e) Incoraggiare la revisione dei programmi di insegnamento, ivi compresi i
manuali, nello spirito della Dichiarazione e del Quadro d'azione integrato
riguardante l'educazione alla pace, ai diritti dell'uomo e alla democrazia
del 1995
[...]
h) Ampliare le iniziative in favore di una cultura di pace attuate dalle
istituzioni di insegnamento superiore nelle diverse regioni del mondo, ivi
comprese l' Università delle Nazioni Unite, l'Università per la pace ed il
progetto di gemellaggio delle università e il programma dei quaderni
dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la
cultura.

E all'art 16 al  punto L chiede di:  Incoraggiare la formazione alle
tecniche di comprensione, di prevenzione e di risoluzione dei conflitti  in
favore del personale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, delle
organizzazioni regionali competenti così come degli Stati Membri.

La Regione Veneto si è dotata di importanti strumenti legislativi per
favorire la diffusione della cultura di pace. Lo stesso statuto
dell'Università di Padova recita all'art. 1.2: "Essa promuove l'elaborazione
di una cultura fondata su valori universali quali i diritti umani, la pace,
la salvaguardia dell'ambiente e la solidarietà internazionale".

Allora noi siamo andati a vedere cosa succede nelle università straniere e
limitandoci all'Europa abbiamo trovato questo.
Università europee con un dipartimento di ricerca per la pace, i conflitti e
lo sviluppo

Università di Uppsala (Svezia)
Università di Goteborg (Svezia)
Università di Bradford (Gran Bretagna)

Università Europeee con un  Istituto di ricerca per la pace ed i conflitti
Università di Lancaster (Gran Bretagna)
Università  di Granada (Spagna)

Molte università hanno invece Centri di ricerca o College  con programmi di
ricerca specifici, come per citarne alcune
L'Università di Lovanio in Belgio una Divisione per le relazioni
internazionali
L'Università dell'Ulster ha un College
l'Univewsità di Limerik in Irlanda ha un Centro studi per la pace e lo
sviluppo
In Italia i più conosciuti sono
il Centro Interdipartimentale di  ricerche sulla pace dell'Università di
Bari
il Centro interdipartimentale di scienze per la pace dell Università di
Pisa.
In questi dipartimenti  ci si occupa di pace, dell'analisi della violenza e
dei conflitti, di prevenzione dei conflitti, di teoria della risoluzione dei
conflitti, di  psicologia della cooperazione, del controllo sul
trasferimento di armi convenzionali, di controllo sulle politiche riguardo
le armi biologiche e la proliferazione nucleare,  dell'applicazione pratica
di tali studi come per esempio la riconversione dell'industria bellica;
alcuni istituti si sono specializzati nell'analisi di aree geografiche
determinate, in modo da offrire soluzioni positive ai conflitti potenziali
presenti in  tali aree. Ci si occupa anche della  politica della sicurezza
internazionale, che oggi  significa analisi dei rapporti Nord Sud e quindi
delle questioni socioeconomiche riguardanti lo sviluppo sostenibile, la
cooperazione economica e la tutela dell'ambiente. In queste istituzioni ci
si preoccupa anche di formare esperti in mediazione nei conflitti,
supervisori alle elezioni, di valutatori di programmi di sviluppo.

L'Anno Internazionale per una cultura di pace si è concluso, con un bilancio
per l'Italia non brillante. Resta il cammino da compiere nel prossimo
decennio se crediamo che la pace e la nonviolenza siano la prima un valore
fondamentale indispensabile al mantenimento della vita sulla Terra, e la
seconda un mezzo ed un fine  per migliorare il mondo nel quale viviamo.
Allora noi, associazioni  pacifiste e nonviolente padovane,  chiediamo quale
ulteriore contributo, oltre a quello che già fa il Centro  sui Diritti della
persona e dei Popoli, potrà dare la nostra Università  su questi temi.
In particolare  chiediamo:
- se e come si sta sviluppando una ricerca  per la pace e la prevenzione dei
conflitti, la cooperazione internazionale e lo sviluppo sostenibile
- come sarà possibile rendere l'educazione alla pace  e allo sviluppo
patrimonio di tutte le facoltà e di tutti i corsi di laurea e non solo di
quelli di tipo umanistico, come richiesto dalle già ricordate Dichiarazione
e Programma d'azione dell'Assemblea Generale dell' ONU e affermato dallo
Statuto dell'Università di Padova,
- come adeguare la preparazione degli insegnanti, che viene svolta  nelle
scuole di specializzazione, all'educazione alla pace e alla risoluzione
nonviolenta dei conflitti.
Nel processo di riordino degli studi universitari è stata creata una classe
di lauree che si chiama: lauree nelle scienze sociali per la cooperazione,
lo sviluppo e la pace ed è la n. XXXV.
L'Università di Firenze, per esempio, ha già istituito uno specifico corso
di laurea sulla pace  e la prevenzione dei conflitti che coinvolge due
dipartimenti quello di Scienza della politica e quello dell'educazione.
E la nostra Università come si sta preparando? Quale organizzazione pensa di
darsi? Ci sarà un istituto specifico o si arriverà ad un  vero e proprio
dipartimento?
Nel corso della legislatura che si è appena conclusa è stata depositata nei
due rami del Parlamento una proposta  di legge per la creazione anche in
Italia di un Istituto di ricerca per la pace sul modello di quelli stranieri
come il Sipri o il Prio. L'Università di Padova ha qualcosa da dire in
proposito?

Al termine di questo intervento ha preso la parola don Albino Bizzotto che
ha affermato la necessità del collegamento tra iniziative di diplomazia
popolare  e riflessione in ambito universitario.
Ha poi risposto per l'università il Prorettore prof. Rossi che ha detto:
- che nelle lauree triennali trovava difficile l'inserimento di un percorso
di educazione alla pace in tutti i tipi di lauree
- propendeva per introdurre questo tema attraverso dei seminari e dei master
postlaurea aperti però a vari tipi di lauree
- ha affermato che nelle scuole di specializzazione per i futuri insegnanti
già si sta facendo educazione alla pace (!)
ha preannunciato che il Centro diritti della persona e dei popoli guidato
dal prof. Papisca diventerà un centro interdipartimentale

Sempre a nome dell'università è intervenuto poi il prof. Faggi che ha la
delega per la cooperazione allo sviluppo.
-Ha ribadito la difficoltà di introdurre in tutte le lauree triennali un
percorso sulll'educazione alla pace;
- ha preannunciato la creazione di una laurea triennale interfacoltà in
cooperazione allo sviluppo
- ha affermato la necessità della concretezza, dell'apertura all'esterno,
cioè contatti anche col mondo delle ONG, e la necessità di sfruttare le
risorse presenti in università
- ha appoggiato l'idea dei master sulla pace
- ha dato notizia di una laurea nella facoltà di lettere in mediazione
interculturale

Ha poi preso la parola il prof. Papisca che
- ha dato notizia dela creazione di una laurea triennale sui diritti
dell'uomo
- sta progettando una specializzazione biennale sui sistemi e politiche dei
diritti umani nella quale ci sarebbe posto per  un insegnamento sulla
nonviolenza

Sono poi intervenuti alcuni studenti e poi la prof.ssa Chiaramonte che ha
dato notizia dell'attivazione di un percorso sulla storia delle culture
civilta come modo per conoscere l'altro e che esiste già un master
sull'interculturalità.
E' intervenuto anche il prof. Pace parlando delle possibili prospettive di
un dottorato di ricerca su questi temi.
E' intervenuto infine il prof Paccagnella affermando che salute e pace
devono viaggiare insieme.

Al dibattito erano presenti fra studenti e docenti circa 40 persone. Era
presente anche una giornalista del Gazzettino.

Sergio Bergami