Amnesty: I crimini della NATO in Serbia e in Kosovo




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fonte:
mailing list "Yugoslavia" di Peacelink
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CS 67-2000 - NATO

I CRIMINI DELLA NATO IN SERBIA E IN KOSOVO

'La NATO ha in piu' occasioni violato i principi umanitari da applicare in
ogni conflitto armato'.
Questo e', in sostanza, il messaggio contenuto in un rapporto che Amnesty
International ha divulgato oggi, a un anno di distanza dalla fine dei
bombardamenti della NATO sulla Repubblica Federale della Jugoslavia.
'Il non aver rispettato le regole fondamentali sancite nelle convenzioni di
Ginevra del 1949, ha causato la morte di numerosi civili', dichiara Amnesty
International.

Il rapporto, dal titolo "Danni collaterali" o Uccisioni illegittime?
contiene l'analisi dettagliata di eventi in cui le Forze Alleate del Patto
Atlantico hanno agito senza tenere conto del diritto umanitario
internazionale nel selezionare i bersagli e scegliere i modi con cui
condurre gli attacchi.
Tra le norme vi e' la proibizione di qualsiasi attacco diretto contro
persone o strutture civili, degli attacchi condotti in modo da non
distinguere obiettivi civili da obiettivi militari, e di quegli attacchi
che - seppur condotti contro obiettivi militari legittimi - comportano un
impatto sproporzionato sui civili.

'L'attacco alla sede centrale della televisione e radio di stato serba,
avvenuta il 23 aprile '99, e' senza dubbio un crimine di guerra', e'
scritto nel rapporto.
'Uno strumento di propaganda non puo' essere considerato un obiettivo
militare'.
Amnesty International fa inoltre notare che tale attacco e' stato
sproporzionato, avendo causato la morte di sedici civili con l'unico
risultato di interrompere le trasmissioni per poco piu' di tre ore.

Il rapporto e' basato sulla raccolta di testimonianze e sull'analisi
dettagliata dei pronunciamenti ufficiali della NATO nonche' di vario
materiale prodotto da altre associazioni non governative indipendenti.
Particolarmente importante e' stato anche l'incontro di una delegazione di
Amnesty International con vertici della NATO avvenuto il 14 febbraio scorso.

Il numero dei civili morti durante le campagne di bombardamento aereo non
e' noto con esattezza.
Le fonti della repubblica Federale Jugoslava non sono attendibili.
Associazioni per i diritti umani e umanitarie stimano gli eventi in cui
sono stati colpiti dei civili in circa novanta e i morti complessivi in
circa cinquecento.

'Ma il punto non e' confrontare il numero dei civili uccisi dalla NATO con
quelli uccisi dalle altre fazioni, oppure con i civili uccisi in guerre
precedenti', ha dichiarato Daniele Scaglione, presidente della Sezione
Italiana di Amnesty International, 'il punto e' che molte di queste persone
sarebbero oggi ancora vive, se la NATO avesse rispettato le regole
internazionali sui conflitti armati'.

Tra i principi imposti dal diritto umanitario internazionale vi e' quello
secondo cui la sicurezza dei civili dovrebbe sempre essere posta come
prioritaria, rispetto a quella dei militari.
Ancora, le convenzioni di Ginevra sanciscono il dovere di sospendere un
attacco ad un obiettivo militare, se si verifica la possibilita' di colpire
dei civili.
Durante i bombardamenti in Kosovo e Serbia, le forze NATO hanno
sistematicamente violato questi principi.
In particolare, durante le prime azioni, per ridurre la possibilita' di
essere colpiti, gli aerei della NATO volavano ad altezze di circa 4.500
metri, dalle quali, per stessa ammissione dei responsabili NATO, e'
possibile distinguere un obiettivo militare da uno civile, ma non e'
possibile verificare se nei pressi di questo obiettivo vi siano dei civili.

In diversi attacchi, inclusi quelli al ponte di Grdelica del 12 aprile, al
ponte di Lunane il 1 maggio, al ponte di Varvarin il 30 maggio, le forze
NATO non hanno sospeso la propria azione, anche dopo essersi resi conto che
avevano colpito dei civili.
In altri casi, tra cui gli attacchi contro carovane di profughi a Djakovica
il 14 April e Korisa il 13 maggio, le forze NATO hanno agito senza valutare
preventivamente le proprie azioni.

La NATO e gli stati che ne fanno parte non si sono mai adoperati in modo
adeguato per far luce sulle responsabilita' nei vari eventi che hanno
causato la morte di civili, eccezion fatta per il bombardamento
dell'ambasciata cinese in Belgrado.

Il rapporto mette in luce anche alcuni problemi generali che riguardano la
possibilita' della NATO di agire coerentemente in difesa dei diritti umani.
I paesi che fanno parte dell'Alleanza aderiscono in modo differente a
diversi strumenti del diritto internazionale e gli stessi vertici della
NATO non sono in grado di specificare quali siano le leggi di guerra che,
invece, piu' volte han dichiarato di rispettare.
Ancora, il meccanismo decisionale all'interno della NATO e' piuttosto
complesso e impedisce di risalire alle reali responsabilita' per i singoli
casi.

Alla luce di quanto evidenziato nel suo rapporto, Amnesty International,
pur ricordando che e' dovere di ogni stato aderente alla NATO di
investigare seriamente sui crimini compiuti dalle proprie forze armate, ha
accolto con preoccupazione le notizie di qualche giorno fa secondo le quali
il tribunale ad hoc per la ex jugoslavia avrebbe deciso di non proseguire
le indagini sulle violazioni del diritto umanitario che sarebbero state
commesse dalle forze NATO.

FINE DEL COMUNICATO

Roma, 7 giugno 2000
Ufficio Stampa Amnesty International



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Mi scuso con tutti coloro che hanno gia' ricevuto questo testo,
e con tutti per l'arbitrio che mi prendo nel mandarvi questo tipo di documenti.
Chiedo a chi non vuole riceverli di mandarmi un cenno.
I contenuti qui espressi non corrispondono necessariamente col mio punto di
vista.

sdv
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