Materiale sulla manifestazione in Turchia



Il coraggio della disobbedienza
In mille con gli obiettori di coscienza per cambiare la Turchia.

Il 14 maggio ad Istanbul si è svolta una manifestazione in occasione della
giornata mondiale per il riconoscimento del diritto all'obiezione di
coscienza. Questa iniziativa è stata organizzata dal gruppo antimilitarista
di obiettori di coscienza di Istanbul (IAMI), in collaborazione con il
Partito della Solidarietà e della Democrazia (ODP), fondato nel 1996 da un
gruppo di intellettuali turchi. Questa forza politica si oppone al processo
di militarizzazione della società turca ed alla guerra condotta
dall'esercito in Kurdistan, pur non avendo mai appoggiato la scelta della
lotta armata operata in passato dal PKK. La manifestazione è stata
organizzata nel quartiere Besiktas di Istanbul, la sede e gli orari di
svolgimento sono stati imposti dalla polizia che ha pure "partecipato"
controllando tutti i presenti e perquisendo ciascuna persona. Dietro
imposizione delle autorità, l'incontro si è svolto in una sala. La polizia
ha a sua volta rinunciato a filmare i partecipanti. Agli organizzatori è
stato imposto di omettere il termine "obiezione di coscienza" nelle
locandine che annunciavano l'incontro, al quale hanno partecipato oltre
mille persone, in maggior parte giovani che prendevano contatto per la
prima volta con le tematiche del rifiuto cosciente della violenza e della
logica militare. A partire dalle 12.30 si sono avvicendati sul palco
diversi oratori: Saruhan Uluc, vice presidente dell'ODP, Sanar Yurdatapan,
intellettuale molto noto vicino all'ODP, Ahmet Insel, giornalista, Oguz
Sonmez dello IAMI. Da tutti gli interventi è emerso con chiarezza ed
efficacia come la Turchia sia attualmente uno stato militarista,
all'interno del quale è estremamente difficile creare spazi per il
dibattito democratico e promuovere una riforma che tuteli il diritto
all'obiezione di coscienza e alla libertà di opinione. I vertici militari
hanno partita vinta nei confronti delle istituzioni, del mondo religioso e
delle istanze della società civile. Inoltre una quantità enorme di risorse
viene impiegata per condurre le operazioni di guerra in Kurdistan e
mantenere un apparato militare-industriale tra i più estesi e pervasivi di
tutto il Mediterraneo orientale. Una macchina da guerra, con ambizioni di
divenire un polo per la produzione bellica destinata al Medio Oriente ed
all'Asia ex sovietica, che assorbe - come ha denunciato uno degli oratori -
il 24% del Prodotto Interno Lordo del paese, nonostante la crisi economica
abbia raggiunto dimensioni devastanti.
Tutti gli oratori hanno sostenuto che il cammino per il riconoscimento del
diritto all'obiezione di coscienza sarà lungo e difficile e dovrà svolgersi
in sintonia con le lotte per la democratizzazione della società turca nel
suo complesso. E' seguito un dibattito nel corso del quale molti giovani
hanno sovente manifestato il loro interesse per la possibilità di scegliere
il rifiuto del servizio militare, un'opzione che mai prima d'ora avevano
conosciuto, in quanto la cappa propagandistica del regime schiaccia
qualsiasi visione alternativa a quella ufficiale. Successivamente si è
giunti al momento culminante della manifestazione. Tre ragazzi chiamati
alle armi, Ugur Yorulmaz, Timucin Kizilay, Hasan Gimen, in piedi davanti al
microfono, attorniati da giornalisti e fotografi e circondati da un
assoluto silenzio della platea, hanno letto la loro dichiarazione di
obiezione di coscienza e di disobbedienza al governo turco, affermando di
non aver nessuna intenzione di aderire alla logica della violenza e tanto
meno di volerla esercitare ai danni di altri esseri umani. Le autodenunce,
lette con viva emozione mista a timore, sono state sottolineate da tre
lunghissimi applausi e da tantissimi abbracci. L'incontro si è chiuso con
un concerto nel corso del quale si sono esibiti artisti turchi, curdi ed
armeni - Nilufer Akbal, Nejat Yavasogullan, Koma Amed, Grup Yangin, Siya
Siyabend e Zugasi Berebe - tutti impegnati nell'opposizione non violenta al
regime ed alla guerra. Le loro musiche hanno sottolineato un altro
carattere saliente dell'iniziativa volta a diffondere lo spirito di
fratellanza che accomuna tutti i popoli e le minoranze oppresse che vivono
in Turchia. La tensione è salita quando i tre obiettori di coscienza hanno
lasciato la sala, momento nel quale avrebbero potuto essere immediatamente
fermati ed arrestati dalla polizia. Per fortuna non è accaduto nulla, forse
grazie alla presenza dei molti intervenuti, ma Ugur Timucin e Hasan sono
ben consapevoli di ciò che li aspetta; in qualunque istante possono essere
arrestati ed imprigionati per un periodo la cui durata è stabilita
arbitrariamente dalle autorità. Questo regime di ricatto, con gravi
ripercussioni dal punto di vista sociale e personale, può durare per tutta
la vita. La manifestazione, nel corso della quale si è registrato un
diffuso interesse e molto entusiasmo per le tematiche e le proposte
avanzate dagli oratori, ha segnato l'inizio della prima campagna non
violenta di massa nella storia della Turchia che ha come obbiettivo il
riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza e la promozione della
disobbedienza civile. Le iniziative della campagna verranno organizzate
dallo IAMI e dall'ISKD - associazione di obiettori di coscienza di Izmir -
con l'appoggio del Servizio Obiezione di Coscienza, Pace, Caschi Bianchi
dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Nei prossimi giorni si
svolgeranno manifestazioni analoghe ad Ankara dove è attivo un gruppo di
obiettori di coscienza; inoltre il 17 giugno, a Barcellona, si terrà un
incontro promosso dall'European Buro Coscience Objectors (EBCO) per
promuovere, a livello internazionale, azioni di sostegno alle iniziative
degli obiettori turchi. A dimostrazione dell'asprezza di questa lotta va
rilevato come pochi giorni dopo la manifestazione del 14 maggio le autorità
hanno chiuso l'Internet Cafè di Istanbul, sede dello IAMI, ed unica forma
di autofinanziamento delle sue attività.
Lorena Ferraro e Daniele Tramonti, Associazione Papa Giovanni XXIII