Comunicato ed appello



Comitato per la libertà di Sergio Spina - Bologna


Vi inviamo un articolo che ci è giunto e che verrà stampato prossimamente
in "Proposta", scritto da Nedda Petroni, del Comitato Politico Nazionale di
Rifondazione Comunista e relativo al convegno tenutosi a Bologna, il Primo
Aprile 2000 sul tema.: "Leggi speciali e cultura dell'emergenza: verso
l'abolizione della legislazione speciale contro il terrorismo politico".
Riteniamo sia un resoconto puntuale ed esauriente, oltre ad essere un
importante contributo all'iniziativa che vogliamo promuovere.


COMUNICATO ED APPELLO
Il Primo Aprile scorso, organizzato dal Comitato per la libertà di Sergio
Spina, si è svolta Bologna un'iniziativa pubblica sul tema: "leggi speciali
e cultura dell'emergenza: verso l'abolizione della legislazione speciale
contro il terrorismo politico".
Con Michele Colangelo, rappresentante del Comitato promotore, hanno preso
parte al convegno i parlamentari Giovanni Russo Spena e Ugo Boghetta di
Rifondazione Comunista, l'avv. Emanuele Battain del Foro di Venezia,
Giorgio Bertazzini, presidente dell'associazione "Antigone" sezione di
Milano, lo scrittore Stefano Tassinari.
I fatti sono noti e già attraverso questa rivista se ne è avuta notizia,
mediante un appello firmato da molti intellettuali e Associazioni a favore
dei compagni che per essi sono stati incriminati. Si tratta di due
attentati compiuti rispettivamente nella notte tra il 4 e il 5 settembre
1999 e in quella tra il 5 e il 6 novembre successivo, contro ditte di
Pordenone impegnate nella realizzazione del progetto "Aviano 2000", da
parte di cinque compagni, tra cui il bolognese Sergio Spina, che dalla
polizia viene indicato come il più importante, cioè la mente del gruppo: il
primo a colpi di martello contro un'apparecchiatura elettronica, il secondo
con quattro bottiglie incendiarie - che non scoppiarono - poste sotto
alcune cataste di legname destinate alla costruzione di alloggi per il
personale della base Usa. Gli autori rivendicarono successivamente l'azione
con un volantino a firma "Gruppo partigiani per il Sabotaggio".
Come si vede e come è stato fatto notare nel convegno, si tratta di un
fatto di scarso rilievo, addirittura inconsistente dal punto di vista
militare, che però, senza alcuna prova, ma per la sola necessita di trovare
un colpevole da offrire in pasto all'opinione pubblica, è stato messo in
relazione all'omicidio di D'Antona.
Di conseguenza, giudicato in base alla legislazione speciale ancora
vigente, si è trasformato nell'accusa pesantissima di "associazione
sovversiva".
Il compagno Battain, analizzando l'art. 270/bis del Codice Penale, a cui
l'imputazione rimanda, ha dimostrato come essa sia stata fatta in mala fede
e del tutto arbitrariamente, in quanto, nella vicenda di Sergio Spina e dei
suoi compagni, mancano tutti gli elementi che lo stesso articolo indica
come necessari per l'individuazione del reato. Così è apparso evidente a
tutti i convenuti che la legislazione speciale, emessa in un periodo di
particolare turbolenza politica e del tutta ingiustificata nell'attuale
clima di normalità, viene mantenuta in efficienza, in quanto risulta un
potente strumento di repressione: non solo per il suo carattere speciale,
già di per sé in contraddizione con la legislazione di uno stato
democratico, ma anche perché, prestandosi ad interpretazioni arbitrarie,
distrugge la certezzadel diritto e nullifica quella già minima sfera di
libertà concessa al cittadino in uno stato classista: l'art. 272, che
l'avv. Battain ha letto a dimostrazione di questa affermazione, sembra
preso di sana pianta da una legislazione fascista, dato che considera reato
l'istigazione alla lotta di classe. Sicché, come hanno fatto notare alcuni
intervenuti, noi tutti comunisti siamo passibili di essere dichiarati
fuorilegge ad arbitrio di un qualsiasi giudice; e se non siamo ancora
giunti a questo esplicito maccartismo, probabilmente per ragioni di
prudenza politica, non è detto che in un futuro, magari prossimo, non
possiamo ritrovarci sotto la minaccia di un'incriminazione.
La recente riforma che trasforma i Carabinieri nella quarta forza armata
dello Stato, mette in luce ancora una volta il carattere anomalo della
nostra "democrazia autoritaria" e rileva il processo di regressione
democratica lungo il quale il Paese avanza a grandi passi, ponendosi
l'unico al mondo che trasforma in esercito una forza di polizia.
Quest'anomala identificazione tra esercito e polizia sembra riportarci ad
una situazione ottocentesca, precostituzionale, quando le popolazioni
oppresse sotto regimi autocratici chiedevano come riforma primaria
l'istituzione della Guardia Civica. Essa rappresenta un passo decisivo
verso la creazione dell'esercito di professionisti, in una situazione di
già avanzata militarizzazione del territorio, ove il numero degli uomini in
armi è superiore a quello di qualsiasi altro paese democratico, come
numerosi interventi hanno dimostrato: primato, anche per questo, che non ci
fa onore. Tanto più pericoloso, dato che il clima bellicista creato dalle
guerre della NATO e l'acquisito prestigio delle forze armate, a cui il
Presidente del Consiglio ha attribuito il merito della ritrovata grandeur
della nazione.
Dopo l'abbattimento di un principio fondamentale della Costituzione, che
già è stato fatto, con il condurre una guerra non dichiarata né approvata
dal Parlamento una nazione che solennemente aveva affermato di ripudiare
questo tipo di soluzione politica, altri principi ed altri articoli
verranno abbattuti con questa progrediente riforma delle Forze Armate: la
Costituzione materiale si allontana sempre più da quella formale.
E' la logica conseguenza della convinta accettazione da parte dei nostri
governanti dell'istanza totalitaria del neoliberismo: mai come oggi è
apparso chiaro che lo Stato è il comitato d'affari della classe dominante.
Si è sempre saputo che la formula "meno stato più mercato", a suo tempo
agitata come una bandiera di libertà dagli ultraconservatori Tacher e
Regan, in realtà vuol dire più stato per le classi dominanti ai fini di
un'ulteriore concentrazione della ricchezza. Esse, infatti, oggi si
ritrovano finalmente libere da quei famosi "lacciuoli", con cui l'welfare
aveva cercato in qualche modo di porre un freno all'indefinita
concentrazione della ricchezza.
Svalorizzato il lavoro, ormai sottomesso completamente alle esigenze del
capitale, rinnegata quella funzione sociale con cui l'welfare assicurava il
soddisfacimento almeno dei bisogni primari, con ciò conferendo ai cittadini
una qualche certezza per la programmazione della propria vita, oggi lo
Stato si presenta con il volto del gendarme, che assicura alle classi
dominanti l'ordine interno necessario al conseguimento del massimo profitto
e contemporaneamente mette a tacere le paure dei piccolo-borghesi con il
controllo del territorio, le punizioni preventive e l'oppressione dei
diritti civili: "quanto più diminuisce la sicurezza sociale, tanto più
cresce quella poliziesca" - ha commentato Russo Spena. Oggi si controlla il
movimento operaio, togliendogli la classica arma dello sciopero, si
frantumano con una riforma classista la scuola e il movimento studentesco,
si criminalizzano i centri sociali; e non è un caso che il rinnovato
ricorso alle leggi speciali sia avvenuto dopo una guerra incostituzionale
ed il conseguente rilancio delle forze armate, che già si sentono in
diritto di farsi promotrici di una riforma dello Stato.
"Lo Stato stesso è eversivo", hanno gridato alcuni giovani presenti al
convegno, con accenti di protesta che, oltre allo sdegno politico,
manifestavano un profondo disagio esistenziale. Il colonnello Pappalardo,
che ha compiuto un grave reato contro lo Stato, rimane impunito, mentre si
punisce oltre il dovuto chi ha manifestato il suo dissenso contro la
violenza di un apparato bellico che, avendo già seminato morte in un Paese,
rinforza le proprie strutture, per essere pronto a colpire ovunque lo
richiedano gli interessi della Capitale.
In questo scenario inquietante, che può avere sviluppi incontrollabili, il
Convegno ha proposto la raccolta di almeno cinquantamila firme, per la
presentazione di una Proposta di Legge, rivolta ad ottenere l'abrogazione
della legislazione speciale. Perciò, invito i compagni di Proposta e
Progetto Comunista a sostenere tale iniziativa, pressso i Circoli e le loro
associazioni e a far pressione presso la Direzione di Rifondazione
Comunista affinché, al di là dele iniziative individuali dei parlamentari
già impegnatisi, tutto il Partito dia forza a questa battaglia, che può
essere un momento importante nella difesa della soppravivenza delle
istituzioni democratiche.
							Nedda Petroni

Barbarano,12 Aprile 2000

Per informazioni: comitato.libero at virgilio.it