[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 269



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 269 del 26 settembre 2023

In questo numero:
1. "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente". Un appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio in occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier
2. NDN Collective: President Biden, Free Leonard Peltier now!
3. Lucia Capuzzi intervista Nasim Esqui: "La rivoluzione ha gia' vinto. E il regime lo sa"
4. Francesca Paci intervista Azar Nafisi: "E' una rivolta esistenziale. Il regime non fa piu' paura"
5. Cinzia Sciuto: Vergogna Europa
6. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
7. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
8. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
9. Alcuni riferimenti utili
10. Tre tesi
11. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
12. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
13. Ripetiamo ancora una volta...
14. Fascicolo monografico di "Azione nonviolenta"  per il centenario di don Milani
15. Mao Valpiana: Il prete obbedientissimo che difese i disobbedienti. Il nostro contributo al Centenario di don Milani

1. L'ORA. "PRESIDENTE BIDEN, LIBERI LEONARD PELTIER DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE". UN APPELLO DIFFUSO A ROMA ED IN ALTRE CITTA' DEL LAZIO IN OCCASIONE DEL SETTANTANOVESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI LEONARD PELTIER

In occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente, si sono svolte in molte citta' italiane iniziative per la sua liberazione.
A Roma ed in altre citta' del Lazio e' stato diffuso un appello al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' all'eroe perseguitato universalmente noto come "il Nelson Mandela americano".
Di seguito trascriviamo il testo dell'appello diffuso.
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Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
Lei sa che il 12 settembre 2023 Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, ha compiuto 79 anni, dei quali gli ultimi 47 trascorsi in carcere, condannato per un delitto che non ha commesso.
Lei sa che Leonard Peltier e' innocente.
Lei sa che le cosiddette "testimonianze" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che anche le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che lo stesso Procuratore capo dell'accusa che ottenne la condanna di Leonard Peltier ha poi riconosciuto e dichiarato che fu un errore giudiziario e Le ha scritto per chiederLe di concedere la grazia e liberare Leonard Peltier.
Lei sa che lo scorso anno una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU ha riesaminato l'intero processo ed ha concluso che Leonard Peltier deve essere liberato.
Lei sa che milioni di persone di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: persone come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, persone come papa Francesco e il Dalai Lama.
Lei sa che innumerevoli associazioni democratiche della societa' civile di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: associazioni prestigiose come Amnesty International.
Lei sa che un gran numero di istituzioni e di rappresentanze istituzionali di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: istituzioni rilevanti come il Parlamento Europeo e rappresentanti istituzionali qualificati come i Sindaci di molte grandi citta'.
Lei sa che Leonard Peltier e' anziano e gravemente malato, e che anche dal carcere, in condizioni di estrema oppressione e sofferenza, ha costantemente continuato ad impegnarsi in difesa dei popoli oppressi, in difesa dei diritti umani, in difesa della Madre Terra, con la sua parola autorevole di martire perseguitato e di uomo di profonda spiritualita', con la poesia, con la pittura, con le attivita' educative e benefiche che con l'aiuto dei suoi sostenitori ha promosso a vantaggio dei piu' bisognosi di aiuto.
Lei ha il potere di liberare Leonard Peltier attraverso lo strumento della grazia presidenziale; Lei ha il potere di restituire la liberta' a un uomo innocente che ha subito una semisecolare crudelissima persecuzione, una lunghissima ingiustissima prigionia; Lei ha il potere di metter fine a un enorme scandalo, un'enorme assurdita', un'enorme iniquita'; Lei ha il potere di far finalmente prevalere la verita', la giustizia, l'umanita' liberando Leonard Peltier. Usi la prerogativa della grazia presidenziale e liberi finalmente Leonard Peltier: l'umanita' intera attende questo momento.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
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Questo il testo dell'appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffonderlo ulteriormente.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/

2. DOCUMENTAZIONE. NDN COLLECTIVE: PRESIDENT BIDEN,FREE LEONARD PELTIER NOW!
[Dal sito lakotatimes.com riprendiamo e diffondiamo]

Greetings Relatives,
We send our deepest gratitude to everyone who showed up for elder and Indigenous activist Leonard Peltier, both digitally and on the ground in Piscataway territory (aka so-called Washington, D.C.).
In partnership with Amnesty International, on Tuesday, September 12th, hundreds of Indigenous activists and allies took action in front of the White House urging President Biden to grant Leonard Peltier, the longest-held political prisoner, executive clemency. Leonard Peltier wrote a statement to his supporters that was read during the Action by Holly Cook Macarro, Government Affairs, NDN Collective. Leonard Peltier's daughter, Kathy Peltier, was in attendance stating, "I just want to free my dad".
Thirty-four freedom fighters were arrested and have since been released. Thanks to your advocacy the action received global media coverage. The Free Leonard Peltier: 79th Birthday Action brought together intergenerational voices from all walks of life. We gathered as one and were guided by prayer honoring Leonard Peltier on his 79th Birthday.
Ahead of the action, and with the help of community members, NDN Collective created and distributed handheld signs reading "Rise Up for Peltier" and "Free Peltier Now" and banners of all sizes, including a 125 ft. banner that read, “President Biden: Free Leonard Peltier Now!"
To learn more about how Creative Resistance plays a role within the Landback Movement check out the Landback For The People Podcast Episode 5: Creative Resistance.
Our work isn't done yet! We still need to apply pressure until Leonard is free. Here is how you can help:
Call the White House at (202) 456-1111 (Click here for Talking Points)
Email at whitehouse.gov/contact
Write to your representative to ask them to urge President Joe Biden to Free Leonard Peltier NOW!
Sign and Share The Native Organizers Alliance Petition
To receive the latest campaign updates, join the Free Leonard Peltier Campaign Network.
Join the Campaign Network
The younger generation is ready to continue the fight to FreeLeonardPeltier and we will not stop until he is finally free.
In Solidarity,
NDN Collective

3. IRAN. LUCIA CAPUZZI INTERVISTA NASIM ESQUI: "LA RIVOLUZIONE HA GIA' VINTO. E IL REGIME LO SA"
[Dal quotidiano "Avvenire" del 16 settembre 2023 riprendiamo e diffondiamo la seguente intervista dal titolo "Nasim Esqui: "La rivoluzione ha gia' vinto. E il regime lo sa"" e il sommario "La scalatrice era in Europa quando esplosero le proteste anno fa. E non e' piu' tornata a casa. Il Paese ribolle nell'anniversario della morte di Mahsa: fermato e rilasciato il padre della giovane. Nasim Eshqi e' una delle pioniere del free climbing"]

"La Rivoluzione ha gia' vinto e il regime lo sa. Perche' vive nelle menti e nei cuori degli iraniani. Mentre gli ayatollah restano al potere solo grazie alle armi". Nasim Eshqi ama volare alto. Con le parole e con il corpo. Del resto, il suo nome vuol dire "vento leggero". Questa quarantenne dai lunghi capelli neri, rigorosamente in vista, e' una scalatrice che ha aperto oltre cento strade ad alta quota nel mondo. Inclusa una in Italia, sulle Dolomiti del Brenta, al Tonale. Sport che non solo pratica ma di cui e' anche allenatrice. "Il free-climbing e' un'attivita' considerata maschile ovunque. Ancor piu' in Iran". Nasim e', pero', abituata a lottare per cio' che ama e quello in cui crede. La montagna, dunque. E la liberta' delle iraniane. "Per questo ho deciso di restare in Europa. Ero impegnata in una scalata delle Alpi francesi quando sono esplose le proteste per la morte di Mahsa Animi. Immediatamente, il regime ha risposto con una sfilza di arresti. Se fossi rientrata, sarei finita in cella anch'io". La sua storia era diventata famosa nel 2020 grazie al documentario Climbing Iran dell'italiana Francesca Borghetti, in cui appare con i capelli al vento. Fino ad allora, pero', con un po' di discrezione, era riuscita ad andare avanti a Teheran. Ora, la sua notorieta' la rendeva un bersaglio fin troppo facile. "Sono piu' utile alla causa da libera".
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- In che modo da qui contribuisce alla rivolta?
- Raccontando la verita' sul mio Paese. Smentendo, cioe', le bugie degli ayatollah. Il movimento che ha portato alla Rivoluzione del 1979 era plurale. La gran parte combatteva per la liberta', non per la creazione di un regime islamista. Khomeini e' riuscito a prendere il potere con la forza. Per oltre quarant'anni, la gente ha subito per paura, non per una reale adesione. Pian piano, l'esasperazione e' cresciuta fino a diventare dirompente nelle generazioni piu' giovani, quelle con maggiore istruzione e conoscenza del mondo, grazie a Internet. Il fuoco era gia' acceso quando Mahsa Amini e' stata arrestata per avere indossato male il velo. La sua morte e' stata il vento che l'ha fatto divampare.
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- Come e' riuscita a convincere la sua famiglia a lasciarla diventare un'alpinista?
- Non arrendendomi di fronte ai no. Ho scoperto lo sport da bambina, durante un campo estivo organizzato dalla scuola. Ho convinto i miei a farmi continuare garantendo che non avrei trascurato lo studio, a cui tenevano molto essendo insegnanti. A lungo ho fatto kickboxing poi, a ventitre' anni, sono passata al free-climbing, diventando una delle pioniere. Quando ho cominciato a gareggiare a livello agonistico e sono diventata un'istruttrice, ho iniziato ad essere pagata. A quel punto ho avuto l'indipendenza economica per continuare.
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- Che cosa ama della montagna?
- La liberta'. Man mano che sali, ti lasci la polizia e i controlli alle spalle. Cosi' potevo togliere il velo: ecco perche' nelle foto diffuse sui social sono sempre senza. Prima delle proteste per Mahsa, spesso, i guardiani della rivoluzione facevano finta di non vedere anche perche' ho sempre cercato di non dare troppo nell'occhio. In vetta mi sentivo - e mi sento, ogni volta - libera. La montagna, inoltre, non discrimina. Non conta il genere, la posizione sociale, le convinzioni: tutti possono cadere.

4. IRAN. FRANCESCA PACI INTERVISTA AZAR NAFISI: "E' UNA RIVOLTA ESISTENZIALE. IL REGIME NON FA PIU' PAURA"
[Dal quotidiano "La stampa" del 16 settembre 2023 riprendiamo e diffondiamo]

La scrittrice iraniana Azar Nafisi e' stata tra le prime sostenitrici della raccolta di firme promossa lo scorso novembre da "La Stampa" per chiedere alle autorita' di Teheran la liberta' di tutte le detenute e i detenuti politici. Parla al telefono con voce commossa, pochi avrebbero scommesso che oltre 500 morti e quasi 30 mila arresti le sue connazionali sarebbero rimaste in strada a battersi, senza velo, per riscattare le proprie madri e liberare le proprie figlie. Lei no, ci ha creduto sin dal principio, Ci crede.
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- E' passato un anno dall'inizio della rivoluzione delle donne, cosa e' successo all'Iran?
- L'aspetto piu' importante e minaccioso per la Repubblica islamica e' il fatto che questa rivolta non sia ideologica ma esistenziale. "Donna, vita, liberta'" significa il rifiuto dell'intero sistema che il regime ha imposto al Paese. E' cambiato tutto. Le iraniane e gli iraniani non credono piu' nelle riforme e non hanno piu' paura. Il governo invece, condannato al proprio assolutismo, non ha altri strumenti che uccidere. Se questo movimento fosse stato politico sarebbe bastato arrestare i suoi leader per decapitarlo, ma non e' cosi' e non si possono arrestare milioni di persone.
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- Oggi e' il giorno di Mahsa Amini e del riscatto che rappresenta. Cosa si aspetta?
- Vedremo ancora una volta manifestarsi la solidarieta' tra forze diverse all'interno dell'Iran e la diaspora, perche' il movimento e' variegato e trasversale. E poi vedremo quanto internazionale sia questa protesta, ci saranno iniziative in tanti Paesi.
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- Gia' da ieri gli attivisti sono in strada a Zahedan, nel Sistan-Baluchistan, la provincia che sin dall'inizio ha preso l'iniziativa. Come mai stavolta le aree piu' periferiche sembrano quasi piu' protagoniste rispetto alle grandi citta'?
- Assistiamo a una rivolta decentralizzata, ed e' una novita'. I regimi totalitari, com'e' la Repubblica Islamica, basano la loro identita' sulla duplice negazione degli oppositori e delle minoranze. La repressione delle minoranze baluche e kurde va avanti da mezzo secolo, ma stavolta la loro frustrazione si e' sommata a quella delle donne ed e' uscita allo scoperto.
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- La repressione si e' accanita sulle universita', sono state chiuse le librerie indipendenti, il presidente Ebrahim Raisi ha invitato tutti gli editori a concentrarsi sugli scrittori locali e sui testi islamici dimenticando quelli europei e americani. Siamo tornati ai tempi bui in cui scriveva "Leggere Lolita a Teheran" e poi decideva di lasciare il Paese?
- Sin dall'inizio, nel 1979, gli atenei e tutti i luoghi della conoscenza sono stati il principale obiettivo del regime. La Repubblica islamica non teme nulla tanto quanto i libri. Mi ha sempre colpito la virulenza delle minacce contro Salman Rushdie, armato solo delle sue parole. Ma la censura ha prodotto il risultato opposto, oggi in Iran Vaclav Havel e Hannah Arendt vengono divorati come bestseller.
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- Sebbene in modo discontinuo, i media internazionali continuano a raccontare il coraggio delle iraniane. Eppure, molti analisti osservano che, dopo lo sbandamento iniziale di un anno fa, gli ayatollah hanno ricostruito la loro rete diplomatica e che tra Russia, Cina e Turchia non sono poi cosi' tanto isolati. Qual e' la sua impressione?
- E' vero che esattamente come fanno tra loro le democrazie, la Repubblica islamica ha rafforzato i rapporti con gli altri regimi totalitari, a partire dalla Russia impegnata nell'invasione dell'Ucraina. Ma e' una prova di debolezza e non di forza. Al momento su qualsiasi tavolo negoziale internazionale il governo iraniano ha perso piu' di quanto abbia guadagnato, e' di fatto uno Stato di apartheid che come tale va trattato. "La Stampa" e gli altri media con le campagne che danno voce alla nostra gente fanno un lavoro prezioso. Porto sempre con me le parole che mi disse mia madre quando lasciai Teheran: "Dillo, al mondo in cui vivrai, come ci trattano". Se parlate di noi ci salvate.
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- Quando finira' l'apartheid delle donne iraniane?
- Non possiamo saperlo, ma le cose sono cambiate in meglio. Anche dentro al regime cominciano ad esserci critiche e defezioni.
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- Perche' il regime iraniano odia le donne al punto che, mentre gli attivisti vengono impiccati, le attiviste vengono stuprate, umiliate sessualmente, sfigurate?
- L'odio deriva dalla paura, basta vedere come le donne tengono testa in queste ore al regime. Per questo la Repubblica Islamica le demonizza, le definisce "tentazione sociale". Ho sempre pensato che se un uomo e' in condizioni tali da non potersi trattenere alla vista dei miei capelli sciolti andrebbe rinchiuso lui, in un ospedale mentale.
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- Gli attivisti vengono torturati in queste ore con l'accusa di essere agenti dell'Occidente. Come si sta comportando l'Occidente nei confronti della rivoluzione delle donne?
- Sono delusa dai politici occidentali che, di fatto, alimentano il pregiudizio secondo cui l'emarginazione delle donne iraniane sarebbe parte della nostra cultura. Si sono bevuti la propaganda del regime. L'Occidente dovrebbe capire invece che difendere la democrazia in Iran, in Afghanistan, in Ucraina non e' idealistico ma pragmatico, che la democrazia nei nostri Paesi aiuterebbe quella italiana, quella francese, quella americana. L'Occidente dovrebbe allearsi con i popoli e non con i regimi. Questo non significa occuparci militarmente, ma utilizzare gli strumenti della diplomazia per criticare la violenza.
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- Ieri il presidente Joe Biden si e' espresso ufficialmente in sostegno delle coraggiose donne iraniane. Eppure, in questi giorni, Washington, nel pieno delle trattative per il rilascio dei prigionieri americani, ha sbloccano 6 miliardi di fondi iraniani da mettere a disposizione del regime per l'aiuto umanitario. Qual e' la strategia Usa?
- Vedo purtroppo il doppio standard americano. Per questo dubito dell'Occidente. Quanto ha fatto Washington ha consentito al regime di sostenere con gli iraniani che il mondo guarda altrove. L'accordo e' di usare i soldi per gli aiuti umanitari, ma non sara' cosi'.
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- C'e' l'impressione che anche in Europa, accanto a una mobilitazione di base a corrente alternata, manchi un vero sostegno politico e intellettuale agli iraniani. Perche'?
- E' vero, non c'e' un sostegno diffuso a tutti i livelli. Eppure oggi le donne sono sotto attacco in America come in Europa. Vorrei dire loro di non essere pigre, di guardare alla battaglia delle iraniane come fosse la loro, di non considerare i diritti come qualcosa di acquisito. La liberta' e' molto piu' difficile da gestire del suo contrario, perche' presuppone responsabilita', non le abbandonate, non ci abbandonate. Riguarda le donne ma riguarda anche le minoranze, se ci fosse maggiore coesione a livello globale la discriminazione non avrebbe campo libero.
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- Scrivera' della rivoluzione delle donne?
- Sto studiando, vorrei capire come il movimento "Donna, vita, liberta'" possa contribuire a smantellare i pregiudizi nei confronti della nostra cultura che non e' affatto tradizionalmente paternalista e nemica delle donne.

5. RIFLESSIONE. CINZIA SCIUTO: VERGOGNA EUROPA
[Dal sito di "MicroMega" riprendiamo e diffondiamo]

In queste ore drammatiche per le migliaia di persone sbarcate a Lampedusa l'Europa sta dando il peggio di se', mostrando non solo meschinita' umana ma anche profonda incapacita' politica. Da Meloni a von der Leyen passando per Macron e' tutto un rincorrersi per scaricare il fardello di alcune migliaia di persone che il dittatore tunisino Sayed ha deciso di usare come strumento di pressione politica, esattamente come a suo tempo fece Erdogan con le migliaia di siriani bloccati alla frontiera con l'Austria.
Dalla presidente della Commissione europea in visita a Lampedusa ci saremmo aspettati uno scatto di umanita' e orgoglio, un "wir schaffen das" europeo che porgesse la mano a quella disperata umanita' che si affolla sui barconi perche' quella stessa Europa non consente loro di arrivare in sicurezza, fornendo ai dittatori dei Paesi di transito ottime armi di ricatto. E invece abbiamo solo avuto piccolo cabotaggio politico, un meschino "do ut des" in vista delle europee e del rinnovo della Commissione. Un calcolo politico di bassissima lega che sarebbe ridicolo se non si giocasse sulla pelle di persone in carne e ossa. Pelle evidentemente del colore sbagliato. Perche' e' innegabile che e' li', sulle sponde del Mediterraneo, su quella che Du Bois chiama "la linea del colore", che oggi si gioca la partita fra la vita e la morte. E non veniteci a parlare di realismo, non veniteci a dire che "non possiamo accoglierli tutti". In queste ore i politici europei si stanno comportando come gli occupanti di una nave da crociera che ributtano a mare dei naufraghi perche' non c'e' abbastanza posto sui loro divanetti di pelle.
Non siamo disposti a sacrificare il nostro senso di appartenenza a un unico destino umano sull'altare di un presunto realismo politico, che di realistico peraltro non ha nulla, mentre ha tutto di cinico. Realistico, e umano, sarebbe aprire corridoi umanitari per i Paesi da cui provengono la maggior parte dei migranti; realistico, e umano, sarebbe modificare e liberalizzare la politica dei visti; realistico, e umano, sarebbe garantire a chiunque arrivi percorsi di integrazione che consentano loro di inserirsi velocemente nella societa' e tornare ad avere una vita degna di questo nome; realistico, e umano, sarebbe ripristinare il sistema di accoglienza diffuso e modificare il regolamento di Dublino; (diversi anni fa, sul numero 7/2011 di MicroMega, pubblicammo un dettagliato "programma sull'immigrazione" proprio per mostrare che un approccio accogliente e solidale non e' affatto irrealistico). Non c'e' sedicente realismo politico che possa convincerci che l'Europa non sia in grado di accogliere con rispetto e umanita' i nostri simili, da cui ci separa solo una sottile linea del colore.

6. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

7. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

8. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

9. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

10. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

11. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

12. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

13. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

14. STRUMENTI. FASCICOLO MONOGRAFICO DI "AZIONE NONVIOLENTA" PER IL CENTENARIO DI DON MILANI
[Dal sito azionenonviolenta.it riprendiamo e diffondiamo]

È uscito il numero 4 del 2023 (luglio-agosto) di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, bimestrale di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Azione nonviolenta, 4 / 2023 (Anno 60, n. 658), numero su "Don Milani oltre il mito"
In questo numero:
Le lettere ai Cappellani e ai Giudici sulla responsabilita' personale, di Marco Labbate; L'incontro/scontro tra Capitini e don Milani, di Elena Buccoliero; I Cappellani militari reagirono ad una nostra manifestazione, di Elena Buccoliero; Quando don Lorenzo rifiuto' il sostegno dei pacifisti, di Mario Lancisi; Da Barbiana il richiamo verso una rete di piccole repubbliche, di Giannozzo Pucci; Il sacerdote cattolico Milani e il libero religioso Capitini, di Alberto Stella; La scuola - non scuola di un insegnante genitoriale, di Piergiorgio Todeschini; Un modello educativo basato sul metodo cooperativo, di Mauro Presini; Il filo che unisce Barbiana e Corea, di Stefano Romboli; Convincere i genitori a far studiare le bambine, di Jessica Cugini; I Milani durante la guerra e l'esempio del padre Albano, a cura della Redazione; Un'esperienza pastorale per una politica responsabile, di Damiano Tommasi; Se i poveri studiano le lingue possono capirsi e organizzarsi, di Vanessa Roghi; Il precedente che sprono' il priore di Barbiana, di don Bruno Borghi; Severita' e nonviolenza di Don Milani, di Aldo Capitini; Davanti alla tomba di un prete di montagna, di Papa Francesco; Eda, la donna che ha condiviso la vita domestica, di Barbiana di Barbara Brogioni.
In copertina: don Milani oltre il mito, disegno di Robin Esto
In seconda di copertina: Sommario
In terza di copertina: 2023
In quarta di copertina: Enrico de Angelis, testimone della Campagna di obiezione alla guerra.
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Direzione e amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.azionenonviolenta.it
Per abbonarsi ad Azione nonviolenta inviare 32 euro sul ccp n. 18745455 intestato al Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona (Iban: IT 35 U 07601 11700 000018745455).
Direttamente dal sito azionenonviolenta.it tramite il bottone E-shop
Abbonamento solo in formato elettronico, 20 euro.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una email all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

15. MEMORIA. MAO VALPIANA: IL PRETE OBBEDIENTISSIMO CHE DIFESE I DISOBBEDIENTI. IL NOSTRO CONTRIBUTO AL CENTENARIO DI DON MILANI
[Dal sito www.azionenonviolenta.it riprendiamo e diffondiamo l'editoriale del fascicolo di "Azione Nonviolenta" dedicato al centenario di don Milani]

Le lettere di don Lorenzo Milani, il Priore di Barbiana, mantengono intatta la loro freschezza, efficacia, profondita'. Colpiscono nei testi la semplicita' di un linguaggio essenziale, la novita' delle argomentazioni, il gusto della provocazione e la chiara scelta di stare dalla parte "dei poveri".
Don Milani ed i ragazzi di Barbiana scrivono la risposta ai cappellani militari (elaborata con il metodo della scrittura collettiva) nel 1965. La storia insegnata allora nelle scuole si fermava spesso alla prima guerra mondiale, infarcita di retorica sulla "Vittoria" del 4 novembre 1918. Il ventennio fascista e la seconda guerra mondiale venivano confinati in poche reticenti e frettolose righe.
Scoprire un diverso punto di vista e capire che era quello piu' reale, senza i trionfalismi propagandistici che ci venivano proposti in ogni patriottica ricorrenza, e' stata una delle molle per mettere in discussione le logiche della societa' di allora. Una societa' di sudditi, un'economia classista e di sfruttamento neocoloniale, una giustizia ancora legata alle leggi fasciste, le forze armate intrise della logica dell'obbedire e combattere e una scuola cattiva maestra e subalterna al potere, venivano messe a nudo e diventavano motivo di discussione e contestazione.
A don Milani e' stato riservato uno strano destino: diventare noto per aver sostenuto che l'obbedienza non è ormai piu' una virtu', ma la piu' subdola delle tentazioni. Una frase detta da un prete come lui, un prete "obbedientissimo" alla sua gerarchia, diventava per questo ancor piu' dirompente. Un prete "inopportuno" gia' conosciuto per "Esperienze pastorali", una spietata analisi con un taglio sociologico sulla vita nelle parrocchie e degli oratori.
Nella lettera ai giudici (questa seconda scritta personalmente da don Lorenzo) e' stato scandalosamente provocatorio rivendicare il primato della coscienza contro le prevaricazioni "legali" del potere politico ed economico. Decisivo e' il richiamo alla Costituzione (non se ne parlava in quegli anni nelle scuole). L'articolo 11: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" e l'articolo 52: "La difesa della patria e' sacro dovere del cittadino..." diventano le leve per scardinare cent'anni di bugiarda retorica militarista e patriottarda.
Tutto il nostro risorgimento, le guerre d'indipendenza, le avventure coloniali, la tragedia della prima guerra mondiale, e ancor di piu' la dittatura fascista e le aggressioni della seconda guerra mondiale, vengono "ripudiate" come realta' non piu' proponibili e da superare.
La ricostruzione storica dei cento anni di guerre d'aggressione prende certamente spunto dal lavoro capitiniano, cosi' come lo studio dell'autobiografia di Gandhi non a caso era un fondamento della scuola di Barbiana.
La scuola e' un modo di rivendicare il diritto all'educazione alla "disobbedienza". La scuola non puo' accontentarsi solo dell'esistente. E' soprattutto per quest'idea della necessita' di mutamento, di una speranza per un nuovo futuro amico che ci sono cari gli scritti di don Milani. Per noi e' stato uno stimolo per il cambiamento nel solco della ricerca nonviolenta. Eppure don Milani non e' ascrivibile nella categoria del "pacifismo", che lui stesso avrebbe rifiutato. Lui e' un prete cattolico dedito a far scuola, condizione preliminare per avviarsi alla fede (la scuola e' l'ottavo sacramento). In questo contesto la vicenda dell'obiezione di coscienza e' quasi casuale nella scuola di Barbiana, ma diventa l'occasione per andare fino in fondo sul senso della responsabilita' personale.
Gli incontri tra don Milani e Capitini, e poi con Pinna, ruotano attorno ai concetti di educazione e di nonviolenza, pur nelle diverse concezioni che in questo numero della rivista cerchiamo di approfondire.
In appendice pubblichiamo alcuni documenti originali (la lettera di don Borghi, un articolo di Capitini, il discorso del Papa) utili per capire la portata dell'insegnamento del Maestro Lorenzo.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 269 del 26 settembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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