[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 227



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 227 del 15 agosto 2023

In questo numero:
1. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
2. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
3. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
4. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
5. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
6. Ancora un appello per la liberazione di Leonard Peltier
7. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Adriana Chemello: Maria Occhipinti. Una donna contro la guerra

1. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

2. MEMENTO. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

3. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

4. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

5. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

6. REPETITA IUVANT. ANCORA UN APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni e' in prigione, condannato a vita per un crimine che non ha commesso.
Che non abbia commesso il crimine per cui e' stato condannato e' da molti anni cosa notoria.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" contro di lui erano del tutto false.
E' stato incontrovertibilmente dimostrato che le cosiddette "prove" contro di lui erano del tutto false.
Lo stesso pubblico ministero che lo fece condannare ha successivamente chiesto la sua liberazione.
E la sua liberazione hanno chiesto milioni di persone, tra cui personalita' come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, associazioni umanitarie come Amnesty International, istituzioni come il Parlamento Europeo, la commissione giuridica ad hoc dell'Onu.
Ma Leonard Peltier e' ancora detenuto in un carcere di massima sicurezza, anche se il mondo intero sa che e' un innocente perseguitato, sa che e' un eroe dell'umanita'.
Dal carcere Leonard Peltier ha continuato a lottare per il suo popolo, per l'umanita' intera, per la Madre Terra: con la testimonianza, con la poesia, con la pittura, con opere di bene.
Ora e' vecchio e gravemente malato. Il 12 settembre compira' 79 anni.
E' assurdo che sia ancora in carcere.
E' orribile che sia ancora in carcere.
E' uno scandalo e una vergogna per l'intera umanita' che sia ancora in carcere.
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Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni esperienza d'impegno per il bene comune, ad ogni umano istituto che voglia essere fedele al compito di difendere la vita, la dignita' e i diritti degli esseri umani, di far sentire la propria voce, di chiedere ancora una volta che Leonard Peltier sia liberato.
Chiediamo ad ogni persona senziente e pensante, ad ogni esperienza della societa' civile, ad ogni istituzione democratica, di esprimere pubblicamente la richiesta che sia liberato Leonard Peltier.
Chiediamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere che conceda finalmente la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Messaggi a tal fine possono essere inviati attraverso la pagina ad hoc del sito della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo ancora una volta due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una sintetica esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".

7. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. RITRATTI. ADRIANA CHEMELLO: MARIA OCCHIPINTI. UNA DONNA CONTRO LA GUERRA
[Dal sito di "Articolo 21" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 28 febbraio 2022]

Nota introduttiva di Mariangela Gritta Grainer
Quando abbiamo pensato di dedicare l'ultimo lunedi' del mese di febbraio a Maria Occhipinti per "Dalla parte di Lei" non avevamo immaginato che ci saremmo trovate davanti a una brutale aggressione, a un atto di guerra della Russia di Putin contro l'Ucraina: una violazione del diritto internazionale. Al popolo ucraino un pensiero dolente e di solidarieta'. Diventa, questo profilo raccontato da Adriana Chemello, un contributo alla riflessione sulla guerra e sulla pace, sulla necessita' di scardinare un nesso politica-guerra per costruirne un altro politica-pace. E' l'incipit del racconto che ci propone alcuni passi di Pensieri di pace durante un'incursione aerea di Virginia Woolf.
"Tacciano le armi. Chi fa la guerra dimentica l'umanita'" ha detto in questi giorni Papa Francesco.
Chi fa la guerra la pensa senza corpi, per questo le donne sono "estranee" alla guerra, sono piu' corpo degli altri, non l'hanno pensata ne' organizzata la guerra. Virginia Woolf lo spiega ne Le tre ghinee, rispondendo a un appello di intellettuali che le chiedevano cosa fare per prevenire la guerra (che scoppiera' il primo settembre del 1939). Intreccera' una riflessione di grande attualita' tra la condizione delle donne e la costruzione della loro liberta' (istruzione, lavoro, accesso alle professioni) con la necessita' della pace che pero' va pensata e costruita giorno per giorno, "Io in quanto donna non ho Patria, in quanto donna la mia patria e' il mondo intero". Nel 1938, appena uscito il libro, scrivera' nel suo diario: "... l'intero mondo trema: il mio libro sara' forse come una farfalla sopra un falo' consumata in meno di un secondo".
E invece continuera' la sua riflessione, come ci racconta Adriana, indicandoci il percorso per costruire davvero un mondo di pace.
Costruire un "pensiero", una cultura di pace diffusa e rivolta a tutti. Compiere gesti concreti come quello di Maria (e anche delle donne della Ragnatela partite da Cardiff passando per Greenham Common fino a Comiso e poi da Londra a Roma da Berlino a Bruxelles) che Adriana racconta con intensita', azioni che vadano oltre la protesta importante ma non sufficiente. Un esempio: sostenere e far camminare l'appello di 50 premi Nobel (tra i quali: Giorgio Parisi, Carlo Rovelli e Carlo Rubbia) rivolto ai governi di tutti gli Stati delle Nazioni Unite per una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno, per cinque anni. Con quelle risorse "prendersi cura" del pianeta e delle disuguaglianze insopportabili.
La spesa militare, a livello globale, e' raddoppiata dal 2000 ad oggi, arrivando a sfiorare i duemila miliardi di dollari statunitensi all'anno.
La corsa agli armamenti conduce a un'unica conseguenza: lo scoppio di guerre sanguinose e devastanti. Come questi giorni ci confermano, cosi' come le tante guerre cosiddette locali.
E' un problema molto serio questo della produzione di armi che va affrontato: verso la non proliferazione, scelta necessaria se vogliamo costruire la pace, rispettare e attuare l'articolo 11 della nostra Costituzione: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della liberta' dei popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali: consente, in condizione di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni".
MGG
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In questi giorni in cui soffiano paurosamente venti di guerra sulle nostre teste, ho riletto le lucide riflessioni che Virginia Woolf, nell'agosto del 1940, affidava ad un saggio breve dal titolo: Pensieri di pace durante un'incursione aerea. Sono pensieri che nascono in presa diretta, mentre gli aerei della Luftwaffe della Wehermacht tedesca scorrazzavano sopra il cielo di Londra, scaricando il loro micidiale paniere di bombe.
Virginia Woolf si interroga in che modo sia possibile "lottare senza armi per la liberta'" e trova subito la risposta: "Possiamo lottare con la mente; fabbricare delle idee". E aggiunge: "Lottare mentalmente significa pensare contro la corrente e non a favore di essa". Procedendo nella sua riflessione viene catturata dalla parola "disarmo" che sente ripetere come condizione imprescindibile per la pace ("Non ci saranno piu' armi, ne' esercito, ne' marina, ne' forza aerea nell'avvenire. I giovani non saranno piu' addestrati a combattere con le armi"). Ma Virginia e' consapevole che il "disarmo" non puo' avvenire per mero automatismo: deve essere preparato con gradualita', esige una trasformazione sociale, economica e delle coscienze, in parole semplici e' necessario far mettere radici ad una forma mentis alternativa a quella dominante: "Dobbiamo aiutare i giovani [...] a togliere dai loro cuori l'amore delle medaglie e delle decorazioni. Dobbiamo creare attivita' piu' onorevoli per coloro i quali cercano di dominare in se stessi l'istinto combattivo, l'inconscio hitleriano. Dobbiamo compensare l'uomo per la perdita delle sue armi [...] aprire l'accesso ai sentimenti creativi. Dobbiamo fabbricare felicita'. Dobbiamo liberarlo dalla macchina. Dobbiamo tirarlo fuori dalla sua prigione".
Nel frattempo e' necessario far inceppare la macchina bellica, mettere quel granello di sabbia in grado di bloccare - magari temporaneamente - tutto l'ingranaggio. A volte basta un piccolo gesto imprevisto e imprevedibile, un semplice atto di disobbedienza come quello compiuto da Maria Occhipinti, protagonista nel gennaio 1945 di una forma di resistenza popolare passata alla storia come la "rivolta dei non si parte".
Ecco come la racconta la protagonista nella prima parte della sua autobiografia, intitolata Una donna di Ragusa: "La mattina del 4 gennaio verso le 10, mentre stavo lavando, mi sentii chiamare dalle donnette del mio quartiere che gridavano: "Venite, venite sullo stradone, comare, voi che sapete parlare, voi che vi fate sentire e avete coraggio, venite a vedere che gran camion che c'e' e si sta portando i nostri figli". [...] All'incrocio dello stradone (corso Vittorio Emanuele) con via iv Novembre, mi trovai dinanzi al camion, seguita dalle altre donne. Ci avvicinammo agli sbirri, che erano armati, cercando di persuaderli: "Lasciate i nostri figli, per carita', lasciateli". [...] Allora urlai: "Lasciateli!" e mi stesi supina davanti alle ruote del camion. "Mi ucciderete, ma voi non passate". Un soldato fece: "Passiamoci sopra, non possiamo infrangere gli ordini". Le donne gridarono: "E' incinta da cinque mesi, non le fate male, per carita'!". I poliziotti mi rialzarono da terra e cercarono di convincermi a tornare a casa, che i giovani li portavano al distretto e poi li rilasciavano subito" (Una donna di Ragusa, pp. 88-89).
Donna del popolo, appena alfabetizzata, con una formazione da autodidatta e un innato senso della giustizia, Maria Occhipinti in quel lontano 4 gennaio 1945, a Ragusa, quando i camion militari stavano compiendo un rastrellamento a tappeto di tutti gli uomini abili alle armi, pur essendo incinta di cinque mesi, non indietreggio' ma si stese supina davanti alle ruote di un camion, costringendolo a fermarsi e dando cosi' il via alla renitenza generalizzata dei giovani della sua citta'. E' stato il suo NO alla guerra.
Fin da giovanissima, pur priva di strumenti culturali, aveva percepito la necessita' di capire come funziona il mondo e il desiderio forte di stare nel mondo con consapevolezza. Dal suo limitato e decentrato osservatorio paesano aveva notato le ingiustizie sociali, le prevaricazioni dei ricchi sui poveri, i privilegi di cui godevano i notabili del paese.
Idealista ingenua, formatasi sulla lettura dei Miserabili, libro ricevuto in prestito dal medico del paese, era stata catturata da un umanesimo di impronta socialista e francescana insieme: nella giovinezza aveva scritto a Mussolini per informarlo dei soprusi che spesso la gente del popolo era costretta a subire dai notabili locali. Nella sua ingenuita' era convinta che Mussolini avrebbe punito i prevaricatori e riportato la giustizia sociale; ma poi venne la guerra, poi lo sbarco degli Americani in Sicilia, e l'armistizio dell'8 settembre che, nel suo orizzonte di senso avrebbe dovuto rappresentare la fine della guerra. Invece i giovani, ritornati fortunosamente alle loro famiglie dopo l'8 settembre, venivano richiamati alle armi con una nuova cartolina precetto che, ai suoi occhi, rappresentava un inaudito sopruso.
Cosi', quando le vicine di casa, spaventate per i camion militari con i soldati armati che andavano a scovare i giovani renitenti, si rivolsero a lei chiedendole aiuto, agi' d'impulso e s'interpose con il suo corpo per bloccare un ordine ingiusto, perche' le donne non volevano piu' la guerra, non volevano mandare i loro figli e mariti a morire.
Quel gesto di disobbedienza civile le cambio' la vita, le costo' il carcere, il confino a Ustica dove l'8 marzo nacque la figlia Marilena, numerosi processi, il ripudio della famiglia d'origine, l'abbandono da parte del marito, e la costrinse per il resto della vita ad un'esistenza nomade, da migrante, come si dice oggi, con spostamenti continui e spesso improvvisi, dall'Italia alla Svizzera, da Parigi a Londra e poi oltre oceano, dal Canada agli Stati Uniti, sempre alla faticosa e precaria ricerca di un "pane amaro" per se' e la figlia.
Quella di Maria Occhipinti e' una figura non catalogabile, che sfugge ad ogni possibile e scontata definizione: una "ribelle" e una "pasionaria", che rivendica il diritto di parola e pretende ascolto, capace di trasformare il suo sentire in azione, di creare disordine pur di svegliare le coscienze assopite di fronte a quella grande catastrofe per l'umanita' che e' la guerra.
Donna fiera, dignitosa ma coraggiosa e intraprendente e' stata definita da Carlo Levi una "donna siciliana, singolare nei fatti e nelle passioni e nel carattere... cosi' naturalmente intelligente", la cui "rivolta individuale diventa spirito di giustizia, [...] coraggio, intrepidezza, senso di grandezza".
Nata e cresciuta in un mondo legato alle tradizioni arcaiche di una rigida societa' patriarcale, che non le ha perdonato la sua trasgressione e l'infrazione allora impensabile delle sue regole (pensiamo, qualche anno piu' tardi, allo scompiglio generato dal rifiuto di Franca Viola di sposare il suo sequestratore), ha sempre pagato di persona e a caro prezzo le sue scelte, senza mai accettare compromessi o patteggiamenti.
Si e' definita "una libera pensatrice, fuori da ogni setta politica" e ha saputo conservare per tutta la vita la voce dolce e profonda della profetessa, mentre il suo volto mistico e dignitoso sapeva comunicare una "saggezza" ed "autorevolezza" che ne hanno fatto il riferimento sicuro per altre donne. Maria, come in anni piu' recenti la giovane Rita Atria che ha infranto il codice omertoso della mafia, ha segnato con la sua vita un punto di non ritorno, producendo scompiglio con le sue idee intrise di anarchismo, socialismo libertario e carita' evangelica, ma da "pioniera" ha indicato la via della ricerca di una autentica liberta' alle altre donne, partendo dalla sua opposizione alla guerra.
La figura di Maria Occhipinti mi e' venuta incontro leggendo le pagine di Una donna di Ragusa (nell'edizione Feltrinelli del 1976). Un amico me l'aveva segnalato, anzi mi aveva messo tra le mani il libro. Si trattava della "storia di vita" di una donna del Sud, una testimonianza di opposizione alla guerra e alle sue logiche di morte. Rimasi affascinata dalla carica umana e dalla forza morale di quella donna, pur non conoscendo nulla di lei, al di la' delle informazioni ricavate dalla lettura del libro. Ne scrissi subito una recensione. Qualche anno dopo, nel Natale del '79, un quotidiano nazionale riportava in un trafiletto la notizia del suo sit-in ad oltranza davanti al Quirinale, per protestare contro gli espropri di terre ai contadini ragusani. Ricordo ancora il titolo di quell'articolo: Pane e olive al Quirinale.
Poco tempo dopo, un lungo servizio su "Noi Donne" parlava di lei, della sua azione di resistenza del gennaio 1945 e delle sue lotte a fianco degli umili e degli sfruttati. Decisi che dovevo conoscerla. Cosi', attraverso la redazione di "Noi Donne", entrai in contatto con lei. Rispose con entusiasmo alla mia richiesta di un incontro che avvenne a Roma, nell'appartamento di Monte Mario che allora divideva con la figlia Marilena. Tra noi ci fu subito una forte corrente di empatia, di condivisione di idee e di valori. Diventammo amiche e mantenemmo stretti rapporti, con una fitta corrispondenza in cui ci scambiavamo progetti ed esperienze.
Ricordo il suo coinvolgimento con il gruppo di donne del Movimento Nonviolento che aveva lanciato una campagna contro il servizio militare femminile proposto dall'allora ministro della difesa (Falco Accame). Venne stampato un manifesto dove erano illustrate le ragioni del rifiuto, e venne organizzata, in diverse citta' d'Italia, una raccolta firme a sostegno di questa campagna. Fu lei, assieme a Hedy Vaccaro, una pacifista storica italiana del Movimento internazionale della Riconciliazione, a consegnare in Parlamento, nelle mani della Presidente della Camera Nilde Jotti, le numerose firme raccolte, affinche' si facesse interprete del dissenso e della contrarieta' di tante donne nei confronti di quel disegno di legge, allora in discussione in Aula. Era un modo per smontare le narrazioni canoniche del militarismo che fagocitava anche le donne nella sua spirale di violenza e sopraffazione, ammantandola di una presunta parita'. In quella circostanza fu determinante il lavoro di mediazione svolto da Giancarla Codrignani (allora parlamentare del gruppo della Sinistra indipendente eletti nel PCI), da sempre attenta alle istanze degli obiettori di coscienza, dell'antimilitarismo e dell'opposizione alla guerra.
Pur avendo una formazione da autodidatta, avendo accumulato letture rapsodiche e occasionali, Maria aveva una forte tensione a conoscere, una curiosita' onnivora che la spingeva a cercare di capire il mondo e i meccanismi di potere che lo sorreggono. E seppur in modo un po' ingenuo ma passionale e coinvolgente aveva capito dove posizionarsi nel mondo e soprattutto era capace di elaborare un pensiero autonomo, obbedendo solo alla sua coscienza (come diceva Gandhi "l'unico tiranno al mondo che posso accettare e' la mia coscienza").
Negli anni '70, rientrata in Italia dopo le sue peregrinazioni oltreoceano, sempre alla ricerca di un luogo che placasse le sue inquietudini esistenziali e le garantisse un minimo di sicurezza economica, aveva incontrato il femminismo napoletano e romano: lo attesta la copertina di "Effe", la prima rivista del movimento femminista italiano, dove ritroviamo il suo volto tra la schiera di donne in cammino, riprese nella copertina.
Negli anni '80, ritorna nella sua terra di origine e la ritroviamo a Comiso, nel suo spendersi appassionato per costruire la pace, a sostenere il movimento contro l'installazione dei missili Cruise, assieme ad Anna Luisa L'Abate e alla sua famiglia, accompagnando, almeno sul piano simbolico, quella bellissima comunita' femminista pacifista che e' stata La Ragnatela (di cui bisognerebbe raccontare la storia prima che se ne disperda la memoria). Il suo ultimo discorso pubblico l'ha tenuto a Comiso nell'agosto 1987, davanti alla base militare che doveva ospitare i missili, con a fianco la sorella, a significare l'avvenuta riconciliazione con la famiglia d'origine e nel ricordo di quel lontano evento del gennaio 1945.
L'autobiografia Una donna di Ragusa ha avuto a tutt'oggi quattro edizioni, rispettivamente nel 1957 (Landi editore), nel 1976 (Feltrinelli), nel 1993 (Sellerio) e l'ultima nel 2021 (Sicilia Punto L). E' interessante osservare le prime due edizioni, sfogliandole a distanza di tempo, per avvertire le diverse letture che ne sono state fatte. La prima edizione del 1957 e' accompagnata da una Nota di Carlo Levi che sottolinea il valore forte del "documento", della "vicenda individuale", nonche' della "verita' implicita" nel racconto dei fatti veri raccontati dai protagonisti. Gli anni '50 sono gli anni delle 'storie di vita' dei contadini raccolte da Rocco Scotellaro, delle esperienze nonviolente di Danilo Dolci nella Sicilia Occidentale. Voci perdute da far riemergere dall'oblio della storia. Carlo Levi e' consapevole della novita' e della singolarita' del libro di Maria che "guarda alle donne della sua terra, che non si sono ribellate come lei". La Prefazione di Enzo Forcella, che accompagna l'edizione del 1976, si preoccupa invece di storicizzare, ricontestualizzandolo, il fenomeno dei "non si parte", restituendolo alla verita' storica di rivolta popolare contro la guerra.
Ma le due edizioni hanno anche un'altra vistosa differenza, simbolicamente rilevante: la prima edizione e' dedicata al padre; la seconda e' dedicata alla figlia ("A mia figlia / che ha dovuto subire con me, / e piu' di me, tante ingiustizie").
Dopo l'autobiografia, a trent'anni di distanza, Maria e' tornata alla scrittura, con una manciata di racconti che ne sono in parte la prosecuzione, Il carrubo e altri racconti (Palermo, Sellerio, 1993), dove riporta piccoli episodi di vita minuta che rinviano direttamente al vissuto esperienziale di chi scrive.
Maria non ha mai smesso per tutta la vita di esercitare la sua liberta', per questo la continuazione della sua autobiografia, uscita postuma nel 2004, s'intitola Una donna libera (a cura di G. Grassi. Con una Nota di Marilena Licitra Occhipinti, Palermo, Sellerio, 2004). E' un libro che va letto come ulteriore testimonianza di un percorso esistenziale lineare e coerente, nei suoi continui sconfinamenti di migrante alla ricerca di un lavoro ma soprattutto di relazioni d'amore e di cura. Perche' Maria, come in quel lontano 4 gennaio 1945, ha saputo veramente "prendersi cura" di chi le stava intorno, a cui comunicava amore e pace, e dell'umanita' intera con la sua appassionata opposizione alla guerra.
Negli ultimi anni per lei molto dolorosi, provata nel corpo da una malattia invalidante, mi aveva affidato, in vista di una eventuale pubblicazione, un centinaio di fogli dattiloscritti dove aveva condensato l'essenza del suo pensiero. Nonostante iterati tentativi non ero riuscita a trovarne una adeguata collocazione editoriale, ma conservo gelosamente quei fogli che ora l'amorevole tenacia della figlia Marilena ha finalmente trasformato in libro (M. Occhipinti, Anni di incessante logorio. Pensieri poetici, Prefazione di A. Chemello, Ragusa, Sicilia Punto L, 2016).

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 227 del 15 agosto 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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