[Nonviolenza] Telegrammi. della nonviolenza in cammino. 4087



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4087 del 27 aprile 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Nadia De Munari
2. Christa Ludwig
3. Ricordando Juan Gerardi
4. Ilda Bartoloni
5. Mirella Bartolotti
6. Eavan Boland
7. Alarico Carrassi
8. Umberto Cerroni
9. Gastone Manacorda
10. Remigio Raimondi
11. Barbara Rosiek
12. Mstislav Rostropovic
13. Laura Minguzzi: La politica della sedia sottratta
14. Luisa Muraro: Con la lingua esistente
15. Alessandra Pigliaru: Teresa Noce, comunista ostinata e libera
16. Serena Tarabini intervista Valeria Fieramonte su Laura Conti, la scienziata che anticipo' l'ecologia
17. Luciana Tavernini: Parole che rivelano e trasformano. Una nuova lettura di Emily Dickinson
18. Alcuni riferimenti utili
19. Segnalazioni librarie
20. La "Carta" del Movimento Nonviolento
21. Per saperne di piu'

1. LUTTI. NADIA DE MUNARI

E' deceduta, barbaramente uccisa, Nadia De Munari, amica dell'umanita'.
Con gratitudine la ricordiamo.

2. LUTTI. CHRISTA LUDWIG

E' deceduta Christa Ludwig, cantante lirica.
Con gratitudine la ricordiamo.

3. MAESTRI. RICORDANDO JUAN GERARDI

Il 26 aprile 1998 veniva assassinato in Guatemala Juan Gerardi, vescovo, difensore dei diritti umani, promotore del recupero della memoria storica del genocidio degli indios commesso dalla dittatura militare.
Tutti gli anni in questa data lo ricordiamo come un maestro di nonviolenza e un compagno di lotta per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
*
Ancora una volta un anno fa scrivevamo, e ripetiamo oggi: "Il 26 aprile 1998 a Citta' del Guatemala veniva assassinato Juan Gerardi, vescovo, difensore dei diritti umani. Due giorni prima di essere ucciso aveva presentato il rapporto "Nunca mas" di recupero della memoria storica delle violazioni dei diritti umani commesse in Guatemala, rapporto che documentava puntualmente decine e decine di migliaia di uccisioni, di sequestri, di torture in quel paese tra il 1960 e il 1996, restituendo un volto, una voce e una storia alle vittime e aprendo la via a un'opera di verita', di giustizia, e quindi di riconciliazione.
Nel corso della lunga mattanza si giunse a massacri di indios riconosciuti come veri e propri atti di genocidio. Juan Gerardi fu tra coloro che si batterono strenuamente per denunciare i crimini e per salvare vite umane; e per questa sua azione di solidarieta' e di pace, di difesa nitida e intransigente delle vittime innocenti della barbarie stragista, subi' minacce e attentati e fu infine anch'egli assassinato.
In questo anniversario della sua morte noi lo ricordiamo ancora, e con lui ricordiamo tutte le vittime degli atti di genocidio degli indios in Guatemala, tutte le vittime della lunga stagione di violenza fascista, razzista e stragista.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza si oppone alla violenza.
Solo facendo il bene si contrasta il male.
Pace, disarmo, solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere il bene ed i beni.
Siamo un'unica umana famiglia in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, un unico mondo vivente di cui siamo insieme parte e custodi.
Nel ricordo di Juan Gerardi, nel ricordo di tutte le vittime, la nonviolenza e' in cammino.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe".
*
Ancora una volta ricordando la sua testimonianza ne sentiamo l'appello ad opporci a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le barbarie, a tutte le violenze. In Guatemala come in Italia, nel Mediterraneo come in Libia, come ovunque: siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente: nessuna persona sia abbandonata al dolore e alla morte, nessuna vita sia distrutta da mano umana.
E quindi anche nel ricordo di Juan Gerardi, di tutte le vittime del genocidio degli indios, di tutte le vittime di tutte le guerre e le dittature, di tutte le vittime del perdurante razzismo, e schiavismo, e nazismo che ancora attosca l'umanita', ripetiamo alcune poche cose che innanzitutto occorrerebbe fare qui ed oggi, nel nostro stesso paese, in questa tragica ora dell'umanita':
1. Occorre opporsi al maschilismo.
La prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera. Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'. Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
2. Occorre opporsi al razzismo.
- occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro;
- occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
- occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
- occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
3. Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre.
- occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera;
- occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere;
- occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
4. Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi.
Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
*
Nel ricordo e alla scuola di Juan Gerardi e di tutte le donne e tutti gli uomini di volonta' buona che sono insorte e insorti contro la violenza con la forza della verita', con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza, riaffermiamo ancora una volta che salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta nonviolenta per la comune salvezza e liberazione, per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, per il bene comune dell'umanita', per la salvaguardia dell'intero mondo vivente, per la condivisione responsabile, accudente e generosa di tutto il bene e di tutti i beni.
La nonviolenza e' in cammino.

4. MEMORIA. ILDA BARTOLONI

Il 27 aprile 2009 moriva Ilda Bartoloni, giornalista.
Con gratitudine la ricordiamo.

5. MEMORIA. MIRELLA BARTOLOTTI

Il 27 aprile 2015 moriva Mirella Bartolotti, storica e pubblica amministratrice.
Con gratitudine la ricordiamo.

6. MEMORIA. EAVAN BOLAND

Il 27 aprile 2020 moriva Eavan Boland, poetessa.
Con gratitudine la ricordiamo.

7. MEMORIA. ALARICO CARRASSI

Il 27 aprile 2006 moriva Alarico Carrassi, antifascista e militante del movimento operaio.
Con gratitudine lo ricordiamo.

8. MEMORIA. UMBERTO CERRONI

Il 27 aprile 2007 moriva Umberto Cerroni, filosofo.
Con gratitudine lo ricordiamo.

9. MEMORIA. GASTONE MANACORDA

Il 27 aprile 2001 moriva Gastone Manacorda, storico e militante del movimento operaio.
Con gratitudine lo ricordiamo.

10. MEMORIA. REMIGIO RAIMONDI

Il 27 aprile 2012 moriva Remigio Raimondi, psichiatra.
Con gratitudine lo ricordiamo.

11. MEMORIA. BARBARA ROSIEK

Il 27 aprile 2020 moriva Barbara Rosiek, scrittrice e psicologa.
Con gratitudine la ricordiamo.

12. MEMORIA. MSTISLAV ROSTROPOVIC

Il 27 aprile 2007 moriva Mstislav Rostropovic, illustre musicista e difensore dei diritti umani.
Con gratitudine lo ricordiamo.

13. RIFLESSIONE. LAURA MINGUZZI: LA POLITICA DELLA SEDIA SOTTRATTA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente intervento del 13 aprile 2021]

Ricordo in sintesi i fatti: all'incontro di Ankara del 7 aprile scorso, una signora in giacca fucsia, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, rimane in piedi, senza sedia, e nessuno gliela porge. L'inatteso della differenza sessuale ha colto Charles Michel di sorpresa e ha messo in evidenza l'inadeguatezza di una politica maschile.
"Il 20 marzo la Turchia, con decreto presidenziale, e' uscita dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. [...]  Che altro puo' accadere? Il cerimoniale dell'incontro di Ankara e' stato definito con un delegato del gabinetto del Presidente del Consiglio europeo. Per questo e' giusto chiamare in parlamento Michel per un chiarimento, come ha fatto la capogruppo dei Socialisti e Democratici Iratxe Garcia. "Non accettiamo che le nostre istituzioni debbano prostrarsi di fronte a un regime ostile allo stato di diritto". [...] Una bruttissima pagina per l'Europa che pero' svela una fragilita' ancora piu' grave, quella di un continente vittima degli egoismi nazionali".
Ecco alcuni stralci di un articolo di Massimiliano Smeriglio dal "Manifesto" di sabato 10, che offrono al nostro sguardo un quadro e una lettura, comuni alla gran parte della stampa occidentale, dell'umiliazione subita da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea.
Proviamo a spostarci su un altro scenario, sbilanciamoci dalla parte di un'Europa e non solo, dove le donne sono ovunque e disegnano contesti, politiche e orizzonti non delimitati da confini nazionalistici o patriottici e il nostro sguardo vedra' tutt'altro quadro. Nasce da questa consapevolezza, che esiste altro, il grande scompiglio e la grande indignazione che il mancato riconoscimento dell'autorita' di Ursula von der Leyen ha provocato in me e in mezzo mondo.
Se usciamo dalla gabbia dei diritti e dalle griglie dei protocolli, possiamo vedere come sia stata volutamente obliterata la svolta che alcune donne, in varie posizioni di potere, con determinazione hanno prodotto nella visione dell'Europa. Per esempio, Ursula von der Leyen e' stata la promotrice nel suo ruolo di presidente della Commissione dell'Unione della Cura: una priorita' che assume un significato simbolico oltre che economico. Un programma europeo che pone in primo piano non i diritti astratti ma cio' che Simone Weil chiamava gli obblighi dell'anima. La fisica soprannaturale che mette al centro la fisicita' dei corpi e delle relazioni che fanno societa'. Non a caso anche Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, in una recente intervista citava le sue telefonate con la cancelliera Angela Merkel e con la stessa Ursula von der Leyen come una differenza qualitativa della loro modalita' di agire e governare. Abbiamo a che fare dunque con i fondamenti del vivere e non si tratta di uno sgarbo personale che si puo' rimediare con una telefonata di scuse o altre argomentazioni di carattere sostanziale. Nel "Sole 24 ore" di sabato scorso, Michel ha sottolineato quanto abbiano pesato sul suo comportamento poco civile le preoccupazioni sulla posta in gioco geopolitica dell'incontro con Erdogan, a lungo preparato a Bruxelles, per cercare di modificare i Trattati e la politica aggressiva e ricattatoria del governo turco riguardo a varie crisi in atto (migratoria, energetica, pandemica ecc.). L'atto mancato di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, Freud insegna, e' stato la rivelazione di una complicita' simbolica fra due uomini di potere che, benche' appartenenti a due sistemi politici e a due religioni differenti, sono entrambi affetti dalla stessa cecita': non vedono e se vedono, non comprendono o non accettano cio' che la realta' offre al loro sguardo: il mondo e' cambiato e la pandemia ha tolto gli ultimi veli di nebbia. Le donne esistono, agiscono e hanno parola sulla scena pubblica a tutti i livelli, a dispetto della parita' non raggiunta, e bisogna farci i conti, volenti o nolenti. Il fatto che nelle istituzioni europee sia presente questa diarchia irrisolta, che non tiene conto di due soggetti asimmetrici, fra Commissione europea e Presidenza del consiglio europeo non potra' che produrre altre tensioni e "incidenti" oltre che allontanare la soluzione dei problemi e il miglioramento della vita dei suoi abitanti. Nell'intervista al "Sole", Michel parla di pari legittimita' di entrambe le istituzioni e del fatto che ci saranno sempre tensioni e l'Europa deve trovare il modo di camminare su queste due gambe. D'accordo, ma resta il fatto che a capo della Commissione oggi siede una donna ed e' evidente che proprio questo fatto elementare ed epocale crea la complessita' che non si vuole vedere e considerare.

14. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: CON LA LINGUA ESISTENTE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente intervento del 19 aprile 2021]

Desidero far risuonare anche nel sito della Libreria un importante consiglio della linguista Cecilia Robustelli, profondo, semplice e impegnativo, che mi e' capitato di ascoltare. Dice: occorre nominare le donne e usare il femminile, prendendo le distanze dall'utilizzo di simboli neutri. I sessi sono due, le donne vanno valorizzate e nominate con la lingua esistente.

15. LIBRI. ALESSANDRA PIGLIARU: TERESA NOCE, COMUNISTA OSTINATA E LIBERA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso su "il manifesto" del 20 aprile 2021]

Un ritratto a partire dal libro della storica Anna Tonelli, "Nome di battaglia Estella" pubblicato da Le Monnier (2020). Nata nel 1900 nella Torino proletaria e operaia, la lotta di classe e il senso di giustizia contro sfruttamento e oppressione saranno con lei fino alla fine. Staffetta, emissaria, giornalista, deportata, dirigente di partito e madre costituente, ha raccontato il Novecento attraverso documenti, libri e romanzi. "Rivoluzionaria professionale", la sua autobiografia edita nel 1974, percorre una vita straordinaria.
*
Camilla Cederna l'ha definita "una specie di straordinaria moderna Odissea". E chiunque abbia avuto occasione di leggere Rivoluzionaria professionale, l'autobiografia di Teresa Noce – edita per la prima volta nel 1974 e di cui l'ultima riedizione e' del 2016 per Red Star Press –, potra' facilmente convenire sulla intensita' di una esistenza che ha attraversato il Novecento e che ne ha saputo raccontare le nervature, politiche, storiche ma anche sentimentali e di intrecci. Della intransigenza indocile di una protagonista di tale rilievo, si e' scritto molto e la stessa Teresa Noce ci ha consegnato testi, discorsi, romanzi e documenti che testimoniano e descrivono la temperie di un secolo nel suo portato di liberta' femminile e convinta militanza, senza reticenze sulle contraddizioni.
L'esperienza del comunismo, quando ventunenne prende la tessera – in seguito alla scissione livornese – del Partito comunista d'Italia, vive in lei nel senso primigenio alla lotta di classe i cui bagliori si intravvedono gia' nei suoi lavori, come sarta apprendista, poi in una fabbrica di biscotti, dunque al tornio della Fiat Brevetti. Eppure la possiamo avvertire ancor prima, nella bambina precocemente ostinata e curiosa di conoscenza che cammina per le strade di Torino diretta a comprare i giornali per la propria madre, mentre si siede in una panchina e comincia a leggere i primi nomi del mondo intuendo di non essere sola. Proletario, operaio e sindacale, e' un mondo che domanda, in quei primi anni del secolo scorso, giustizia e liberta'. Camere del lavoro, leghe, i primi scioperi e moti del pane con il fascismo alle porte, lotte che contrassegnano la sua vita fin da ragazzina ancora lontana dalla guerra civile spagnola cui prendera' parte o dalla scuola leninista moscovita e ancora il massimo oltraggio della deportazione; la partigiana, madre costituente, deputata, dirigente di partito sempre al fianco delle lavoratrici, delle operaie, in particolare le tessili, e' in quella giovanissima eta' una pretesa di riconoscimento inemendabile, per tutti e tutte.
Ancora non immagina cosa significhino strategie politiche complesse nella lunga strada della clandestinita' o dentro la dirigenza di un partito ma in fabbrica protesta gia' per difendere le proprie compagne – molestate dai padroni. Lei che poi rientra a casa e l'acqua le si ghiaccia dentro il secchio, orfana di madre a 17 anni, un fratello aviatore che muore in guerra un anno dopo e un padre che non c'e' mai stato. Legge silenziosa e studia avidamente nel pianerottolo dove la luce resiste piu' che nelle varie soffitte in cui e' vissuta e da cui l'hanno sfrattata, ripetute volte. Emerge la rivolta rabbiosa di chi ha conosciuto l'esatto orlo della miseria e ha inteso sopravvivere con tutte le energie a disposizione, non si e' mai rifugiata in altri mondi perche' ha sempre saputo che e' in questo unico e reale che bisogna giocarsi la scommessa vera.
A meno di dieci anni la scabbia e' un ricordo lontano, non puo' piu' andare a scuola e comincia a consegnare il pane per contribuire al sostentamento della propria famiglia, si nutre delle croste che avanzano e intanto contratta con un bancarelliere l'affitto di due libri a settimana invece di uno solo. Ha una tale fame di amore e giustizia, quella bambina, da rimanerle attaccata anche da adulta, eppure possiede un profilo talmente complesso di imprese che ha fatto bene la storica Anna Tonelli a indicarne la complementarieta' in un interessante e piccolo libro che la presenta, nella ricostruzione bibliografica e delle fonti. Nome di battaglia Estella. Teresa Noce, una donna comunista nel Novecento (Le Monnier, 2020, pp. 155, euro 13) e' infatti diviso in due parti; Tonelli – docente di Storia contemporanea e dei partiti e dei movimenti politici all'universita' di Urbino – compone un testo che percorre i due rilievi di pubblico e privato, stimolando anche il desiderio di procurarsi ogni cosa scritta da Noce, diffonderne la parabola, poterne discutere ancora la voce e le parole per comprendere quanto sia di gran lunga piu' generativo il comunismo quando risiede nelle mani di una donna.
Nella prima parte si descrivono dunque le fasi principali della sua vita pubblica, mentre avanza l'offensiva fascista e comincia per Teresa Noce e per altri la lunga strada della clandestinita'. Staffetta, giornalista, emissaria, organizzatrice, consigliera, agitatrice, dirigente, Tonelli ne sintetizza ruoli e luoghi, dalla prima esperienza con Luigi Longo nella redazione di Avanguardia (poi La voce) a quella carceraria a San Vittore, la prima di altre detenzioni. Sono anni tumultuosi, dalla clandestinita' necessaria alla "traduzione di un ideale politico, economico ed esistenziale" che per lei e' stata la scuola leninista moscovita. Eppure mai abbandona l'osservazione e l'interlocuzione delle operaie, come accade infatti con le tessili di Ramenskoye.
Francia, Italia poi Spagna accanto alle Brigate internazionali, gli anni Trenta sono andirivieni di impegno vivido per il partito e per la resistenza. Del resto, gia' quando sostiene lo sciopero delle mondine (del 1931 nel vercellese e novarese), Teresa e' Estella, l'anonimato per proseguire spostamenti e il suo antifascismo, e anche "Madonna tempesta", per segnalare il suo carattere poco avvezzo ai compromessi. E' un punto, questo della sua inclinazione al "dire di no", da sempre, che Tonelli tiene a precisare come costante puntellando le scelte autonome e il prezzo pagato anche interno al partito, fino alla vicenda personale con Luigi Longo, suo marito – almeno legalmente visto che il matrimonio si era sfaldato anni prima – fino al 1953, quando quest'ultimo ottiene l'annullamento a San Marino senza consultarla; Noce lo apprende mentre e' alla Camera del Lavoro di Milano – impegnata nella stesura della legge sulla parita' salariale tra uomo e donna – da un trafiletto del Corriere della Sera. Tonelli insiste sul punto perche' la Teresa "pubblica" e quella "privata" sono molto piu' porose di quanto si immagini. E chi ha letto la sua autobiografia lo sa, quanto le contraddizioni sortiscano un disincanto radicale talvolta insanabile, oltre che ammalante.
A Noce, queste contraddizioni, hanno procurato anche l'estromissione dal Pci, indicativo l'aneddoto di lei che si rompe il menisco andando alla conferenza del Comitato centrale cui con tutta evidenza non voleva presenziare. E infatti torna indietro. Su quel ripudio da parte di Longo c'era intorno l'ostilita' di molti dirigenti che fino a poco prima l'avevano non solo sostenuta ma lodata; basterebbe leggere cio' che le scrive Togliatti, dandole del voi e richiamandola all'ordine.
Quando scrive a proposito di questa frattura, ne parla come di un dolore piu' grave della sua deportazione. La prima detenzione in un campo di internamento come prigioniera politica e' a Rieucros. Nel 1943 viene arrestata nuovamente a Parigi dalla polizia francese, e trasferita al carcere femminile Petite Roquette, con disposizione della Gestapo viene deportata al forte di Romainville, arriva a Ravensbrueck, viene in seguito internata anche a Holleischen.
Ne da' conto nel romanzo del 1952, Ma domani fara' giorno (riedito per Harpo nel 2019 a cura di Graziella Falconi) in cui tramite l'alter-ego di Giovanna Pinelli – amava la letteratura e la sua capacita' di costruzione del se' e presa di parola – racconta la disumanizzazione subita, insieme ad altre, nei campi di morte fino alla liberazione. Dice pero' anche altro, cioe' una vicinanza e un lavoro comune, per sabotare le armi dei nazisti, si', e anche per non restare oppresse sia pure nello sprofondo della Storia, bisogna restarsi accanto.
Anna Tonelli ne riconsegna la vicenda fino alla fine, ovvero il 22 gennaio 1980, splendono le parole attraverso i suoi incontri nelle scuole, dalle lettere ricevute da lettori compagni e compagne che non l'hanno mai abbandonata. Rivoluzionaria, e' in quanto donna consapevole di se stessa e per le donne che ha lottato con piu' passione. Comunista e libera, che mai si e' pensata sola o separata dagli ultimi della terra.

16. LIBRI. SERENA TARABINI INTERVISTA VALERIA FIERAMONTE SU LAURA CONTI, LA SCIENZIATA CHE ANTICIPO' L'ECOLOGIA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente intervista originariamente apparsa su "il manifesto" il primo aprile 2021]

A cento anni dalla nascita, un libro racconta la vita di Laura Conti, partigiana e ambientalista. Senza di lei non avremmo compreso la gravita' dell'incidente di Seveso. Intervista con l'autrice Valeria Fieramonte (La via di Laura Conti. Ecologia, politica e cultura a servizio della democrazia, Enciclopedia delle Donne 2021, p. 336, euro 19).
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"La maggior parte dei problemi ambientali nasce dal saper fare che cammina piu' in fretta del sapere". Con queste parole, in un articolo apparso su l'Unita' nel 1985 dal titolo "Fermate lo sviluppo, voglio scendere", Laura Conti esprimeva una delle sue preoccupazioni centrali, quella per i rischi legati all'incapacita' di un'umanita' in corsa di concepire il finito. Pensiero acuto e premonitore, quello della "scienziata che non si riteneva tale", la cui visione critica e azione concreta hanno avuto un ruolo fondamentale nella nascita di una sensibilita' ecologica in Italia. Senza il lavoro di documentazione, analisi e denuncia senza precedenti di Laura Conti, il disastro di Seveso non ci sarebbe apparso nella sua gravita' sanitaria, ecologica e sociale; ma fermarsi a quello che e' stato il suo contributo piu' famoso significa perdersi, come e' stato in parte fatto, l'inestimabile patrimonio rappresentato dalla sua capacita' di osservare i fenomeni nella loro globalita' e complessita' e dalla volonta' di comunicare a un pubblico piu' vasto possibile. A cento anni dalla sua nascita un libro, La via di Laura Conti, scritto dalla giornalista scientifica Valeria Fieramonte, raccontandoci le tappe di una vita straordinaria durante la quale fu partigiana, medico, studiosa, scrittrice, militante politica, ambientalista, divulgatrice, parlamentare, ci restituisce le idee all'avanguardia, l'impegno appassionato e la profonda umanita' di uno dei personaggi piu' importanti del Novecento.
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- Serena Tarabini: Quanto e' stato impegnativo scrivere un libro su un personaggio cosi' intenso?
- Valeria Fieramonte: E' stata una lunga ricerca che mi ha tenuto una grande compagnia per anni al punto che mi e' dispiaciuto quando per forza di cose ho dovuto smettere. Sono convinta che Laura Conti sia ancora una bussola per orientarsi, anche se e' drammatico vedere quanto non sia stato fatto, quanto non si sia dato seguito alle discussioni che lei aveva animato e guidato. Ho scritto questo libro anche come una forma di ribellione alla sottovalutazione della portata del suo pensiero, affinche' la sua eredita' non venga persa o travisata bensi' possa essere trasmessa integra.
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- Serena Tarabini: Laura Conti, come tutti gli eretici, e' stata anche un personaggio scomodo: in cosa dava fastidio il suo pensiero?
- Valeria Fieramonte: Laura non si conformava al pensiero politico dominante. Quello dell'epoca correva in parallelo alla fiducia nel progresso e nello sviluppo industriale, di cui gia' aveva individuato i pericoli grazie anche alla sua esperienza concreta: come medico dell'Inail furono l'analisi delle condizioni di lavoro nelle fabbriche che fecero nascere il suo impegno ambientalista, in quanto riscontrava sull'uomo i danni provocati all'ambiente. Il suo messaggio ecologico non era compreso perche' era troppo avanzato. Per fare un esempio, per lei erano evidenti anche altri rischi, quelli legati alle "possibilita' praticamente illimitate di osservazione e registrazione consentite dall'elettronica" in grado di consegnare al potere una capacita' di controllo sempre piu' capillare.
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- Serena Tarabini: In che cosa e' stata particolarmente anticipatrice?
- Valeria Fieramonte: Fu fra le prime, con la sua visione globale, ad avvertire dell'importanza e dell'urgenza di tutelare la biodiversita', in tutte le sue forme. Il suo approccio e' stato di fatto quello di un'ecologa. A differenza delle scienze dure, l'ecologia, che studia le relazioni fra gli esseri viventi e fra gli esseri viventi e l'ambiente, e' una scienza di sistema e di esperienza. L'ecologia osserva e correla i fenomeni e questo e' infinitamente piu' complesso dello studio di uno specifico ambito, che se avulso da una visione integrale, rischia di non rilevare i danni che una determinata attivita' puo' provocare. Laura si preoccupava dell'inquinamento industriale come dell'agricoltura e dell'allevamento intensivi, della deforestazione come dell'impoverimento dei suoli, dello smaltimento dei rifiuti come del dissesto idrogeologico, della produzione di anidride carbonica come dei consumi energetici. Il tutto, essendo un medico, partendo dal corpo umano ma senza mai assegnare all'umanita' un ruolo centrale. Era fra i pochi, a qui tempi, a considerare la specie umana come un aspetto del sistema vivente, non suo padrone. Per questo era in grado di vedere i pericoli che la scienza non aveva saputo ancora identificare. E il suo metodo, di fronte ai problemi ambientali, era quello del coinvolgimento della popolazione nella ricerca di una soluzione che fosse non solo scientificamente efficace, ma anche socialmente accettata.
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- Serena Tarabini: Intensa fu la collaborazione con un altro grande del pensiero scientifico legato all'ecologia, il fisico di fama internazionale Enzo Tiezzi. Che rapporto avevano?
- Valeria Fieramonte: Enzo Tiezzi, piu' giovane di vent'anni, stimava enormemente Laura, di sicuro e' stato la persona che piu' ne ha riconosciuto e compreso la genialita'. Condividevano la stessa visione e le stesse preoccupazioni per il sovrastare dell'evoluzione tecnologica su quella naturale, il proliferare di risposte semplici a problemi complessi. Avevano in comune anche il desiderio di divulgazione dei temi ecologici, idearono una collana di libri che per la prima vota riusci' a trasmettere tra i giovani e il pubblico l'interesse per le scienze naturali. Erano pari anche nell'impegno a diffondere la consapevolezza dei grandi problemi ambientali e di affermare l'urgenza di un'azione politica per risolverli. Anche per questo nel 1980, con pochi altri, fondarono la Lega per l'Ambiente diventata poi Legambiente.
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- Serena Tarabini: Eletta nelle liste del Pci, con cui non manco' di polemizzare, la sua lungimiranza e capacita' di comprensione si sono viste anche in parlamento...
- Valeria Fieramonte: Oltre ad aver sostenuto ed accompagnato l'uscita dal nucleare, fu ispiratrice e promotrice di molte leggi importantissime: per l'eliminazione di alcune sostanze chimiche, per la conservazione della natura, l'istituzione di aree protette e la tutela della vita selvatica, per l'uso razionale del suolo e delle acque, per l'implementazione dei depuratori. Era molto impegnata anche sul fronte delle donne, battendosi per le pari opportunita' fra uomo e donna, per la salute delle donne nei luoghi di lavoro, per l'indennita' di maternita' anche per le lavoratrici a tempo determinato. Purtroppo non tutti i progetti di legge presentati furono approvati: come da lei stessa ammesso, la quantita' di lavoro e fatica era stata molto superiore ai risultati ottenuti.
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- Serena Tarabini: Lei ha avuto modo di conoscere Laura Conti: cosa emergeva della sua persona?
- Valeria Fieramonte: Era una persona estremamente affascinante, ti avvolgeva in una scia magica. Quando l'ho sentita parlare la prima volta avevo solo 16 anni e mi si e' aperto un mondo. Nonostante appartenesse a un'altra generazione era diventata per me un riferimento, cercavo di andare a sentirla ogni volta che potevo, era molto coinvolgente nei suoi discorsi. Era una persona molto diretta, schietta, ostinata, anche le persone che nel tempo si sono magari scontrate con lei quando e' scomparsa hanno sentito il bisogno di trovarsi tutti insieme per celebrarla. Era anche una persona molto umana, con il carisma del leader naturale, anche se non aveva nessuna propensione al comando.
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- Serena Tarabini: Perche' abbiamo ancora bisogno di Laura Conti?
- Valeria Fieramonte: Ne abbiamo bisogno piu' che mai perché la sua era una visione chiara, umana e politica, di tutti i problemi fondamentali; per rallentare questa corsa verso il disastro dovremmo ancora seguire le sue indicazioni.

17. LIBRI. LUCIANA TAVERNINI: PAROLE CHE RIVELANO E TRASFORMANO. UNA NUOVA LETTURA DI EMILY DICKINSON
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente testo, apparso originariamente in "Per amore del mondo", n. 17 del 2020]

Recensione del libro di Maria-Milagros Rivera Garretas; a cura di Loredana Magazzeni e Luciana Tavernini, Emily Dickinson. Vita d'Amore e Poesia, VandAePublishing 2021.
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Come svelare il non ancora detto che la vera poesia ci puo' far scoprire? Come comprendere le rivelazioni che le parole nell'uso corrente non riescono a dire?
Due traduttrici in relazione tra loro, Ana Maneru Mendez e Maria-Milagros Rivera Garretas, hanno messo a punto una modalita' in cui, restando fedeli alla lettera del testo e dandosi tempo per far emergere situazioni concrete, hanno illuminato di senso quello che a una prima lettura appariva indecifrabile.
Invece di utilizzare la cosi' detta "ideologia della traduzione", che rende invisibile chi traduce e fluido, normalizzato il testo, con equivalenze linguistiche agevoli, per una decina d'anni, tra il 2005 e il 2015, hanno tradotto dall'inglese allo spagnolo le 1786 poesie di Emily Dickinson (1).
Questa poeta, per poter rendere dicibile cio' che era necessario fosse detto, ha spiazzato le norme linguistiche, superando i limiti di punteggiatura, ortografia, sintassi e composizione del suo tempo, ha utilizzato e contribuito a mantenere viva la lingua materna. Una lingua materna che ha obbligato le due traduttrici a riappropriarsi della propria lingua e della loro esperienza di donne; ha permesso loro di esprimere esperienze femminili che non avevano ancora trovato parole per dirsi. Per poterci riuscire, come scrive Rivera Garretas nel suo approfondito saggio su questo lavoro di traduzione (2), hanno cercato di sentire fisicamente l'effetto che ciascuna poesia produceva, dopo averla letta e riletta, finche' non sentivano un vuoto tra le due lingue da cui nasceva quella tensione per tentare "di fare in modo che tutto quello che lei diceva nella sua poesia fosse traducibile, pur sapendo che non tutto lo e'. [...] Niente e' rimasto volontariamente non tradotto, niente e' stato cambiato con la pretesa di migliorarlo, di pacificarlo, di ordinarlo meglio, di farlo suonare piu' bello o di renderlo piu' comodo o digeribile per la lettrice o il lettore, niente e' stato ritenuto antiquato o da scartare". E Rivera Garretas continua: "Cosi', senza volerlo, ci siamo propiziate il momento in cui, nel vuoto di cui parlavo prima, nella tensione tipica del vuoto, una vede, in quella poesia, un'altra poesia: la assale letteralmente lo strato di significato piu' profondo e velato che lei in quel momento e' capace di vedere". Perche' avvenga un salto simbolico e' dunque necessaria la massima fedelta' alla lingua materna in particolare al genere grammaticale: tradurre al femminile quando si parla di esperienze femminili, di se' o di altre donne e anche nelle personificazioni, senza usare il preteso neutro universale maschile.
Da questa esperienza empatica, non di immedesimazione, ma di fedelta' alla lingua e di relazione tra le due traduttrici e con Emily Dickinson, sono venuti alla luce aspetti della vita della poeta che erano stati volutamente cancellati.
Proprio per l'intensita' di queste scoperte Maria-Milagros Rivera Garretas e' stata spinta a scrivere una breve e profonda biografia, dedicata soprattutto alle giovani, con una scelta di poesie a cui il testo fa riferimento.
In essa, dopo aver descritto la formazione di una bambina nella Nuova Inghilterra del secolo XIX, l'autrice mostra il momento della presa di coscienza delle atrocita' della guerra da parte di Emily, nonostante la vittoria dei Nordisti, l'esercito che prima con fervore patriottico sosteneva.
Quindi presenta il dolore dell'incesto, subito da Emily nell'infanzia e nell'eta' adulta da parte del padre Edward Dickinson e del fratello Austin Dickinson, un delitto e i suoi "Confini di dolore", rivelati attraverso diverse poesie che li mostrano per il senso di terrore e disagio che fanno sentire, prima ancora di poterli comprendere.
Per permettere di condividere l'importanza di cio' che hanno compreso, oltre a parlarne nella biografia, Ana Maneru Mendez e Maria-Milagros Rivera Garretas hanno scelto ventitre' poesie e le hanno raccolte in Ese Dia sobrecogedor. Poemas del incesto, un'edizione bilingue che in Spagna ha avviato una riflessione politica sull'incesto, dove al centro non vi e' piu' il violatore, ma la bambina e poi la donna che l'ha patito. Cio' ha permesso di ridefinire il tabu' dell'incesto come il tabu' a parlarne da parte delle donne, non solo da parte di quelle che l'hanno subito (3).
La biografia parla di come Emily, attraverso la poesia, sia riuscita a salvarsi dall'indifferenza, dalla pietrificazione di fronte alla propria e altrui sofferenza e a trasformare il dolore in creativita', continuando ad avere fiducia nella possibilita' delle parole di esprimere la propria esperienza. Un'esperienza che comprese l'innamoramento in corpo e anima per la sua compagna di studi, Susan H. Gilbert, poi divenuta sua cognata Susan H. Dickinson. Questa relazione fece percepire a Emily l'infinito e le permise un confronto costante sulle sue poesie, tra cui molte dedicate a Susan, la sua principale critica e corrispondente – anche dopo il matrimonio con Austin, che avrebbe dovuto permettere alle amiche di vivere vicine e che invece produsse separazione e dolore.
Nella biografia viene sviluppato anche il tema dell'ispirazione e dell'esperienza di esserne visitate, di come nasce il pensiero dell'esperienza che riesce a rivelare cose che interessano chi le dice, o scrive, e chi le ascolta, o legge. Emily creo' questa modalita' di fare poesia, e rivoluziono' le regole linguistiche e compositive, per poter dire cio' che veniva scoprendo ed era necessario che lei portasse nel mondo.
Nella parte finale del libro troviamo tutte quelle poesie, in inglese e tradotte, che Rivera Garretas ha citato e inserito nella biografia, permettendo a chi legge di far risuonare, in tutta la loro potenza, le parole di Emily e di interagire nel percorso creato dalla narrazione biografica.
Mentre le poesie dell'incesto sono ancora in attesa di una traduzione (4) che ne riveli tutta la dirompenza e che dia la forza per squarciare il silenzio su questo delitto soprattutto contro bambine e donne che gli uomini patriarcali continuano, spesso impunemente, a perpetrare, la biografia permette alle giovani e ai giovani di avvicinarsi a una delle maggiori voci della poesia universale e a trarne energia creativa e capacita' di dirsi.
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Maria-Milagros Rivera Garretas, Emily Dickinson, Sabina editorial, Madrid 2016; trad. italiana dallo spagnolo (biografia) di Luciana Tavernini e dall'inglese (poesie) di Loredana Magazzeni, VandAePublishing, Milano 2021.
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Note
1. Emily Dickinson, Poemas 1–600. Fue – culpa – del Paraíso, prefazione, traduzione e lettura delle poesie in spagnolo di Ana Maneru Mendez e Maria-Milagros Rivera Garretas, Madrid, Sabina editorial, 2012, 940 pagine. + CD formato mp3.
Emily Dickinson, Poemas 601-1200. Soldar un Abismo con Aire , prefazione, traduzione e lettura delle poesie in spagnolo di Ana Maneru Mendez e Maria-Milagros Rivera Garretas, Madrid, Sabina editorial, 2013, 778 pagine. + CD formato mp3.
Emily Dickinson, Poemas 1201-1786. Nuestro Puerto un secreto, traduzione e lettura delle poesie in spagnolo di Ana Maneru Mendez e Maria-Milagros Rivera Garretas, con la postfazione di Maria-Milagros Rivera Garretas, Madrid, Sabina editorial, 2015, 640 pagine + CD formato mp3.
2. Maria-Milagros Rivera Garretas, Ne' inglese ne' spagnolo: tradurre la poesia di Emily Dickinson. 1 Farsi mediazione vivente tra due lingue, Per amore del mondo 15 (2017) http://www.diotimafilosofe.it
3. Vedi Candela Valle Blanco, Dire l'indicibile. Ascoltare il vero, relazione presentata al XXX Seminario internacional de Duoda. El cuerpo se confiesa: el incesto, Universitat de Barcelona, 11 maggio 2019.  Il video dell'incontro si trova in https://youtu.be/_Gm_7Mk3LdM
4. Emily Dickinson, Ese Día sobrecogedor. Poemas del incesto, Prologo de Maria-Milagros Rivera Garretas y Ana Maneru Mendez, Sabina editorial, Madrid 2017.
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Per amore del mondo, 17/2020. Il testo in spagnolo e' pubblicato in Duoda. Estudis de la Diferencia Sexual-Estudios de la Diferencia Sexual, Universitat de Barcelona, N.57/2019, pp. 64-81).

18. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

19. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Simone Filippetti, Un pianeta piccolo piccolo. La fine della globalizzazione, Il sole 24 ore, Milano 2021, pp. XII + 292, euro 12,90.
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Riletture
- Zygmunt Bauman, Modernita' e Olocausto, Il Mulino, Bologna 1992, 1999, pp. 284.
- Zygmunt Bauman, Modernita' e ambivalenza, Bollati Boringhieri, Torino 2010, 2020, pp. 368.
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Riedizioni
- Vittorino Andreoli, Follia e santita', Rcs, Milano 2010, 2021, pp. 432, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Maestre
- Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, pp. LXII + 1858.

20. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

21. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4087 del 27 aprile 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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