[Nonviolenza] Telegrammi. 4052



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4052 del 23 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Martin Luther King: "Io ho un sogno". Il discorso del 28 agosto 1963 a Washington
2. Se tu taci
3. Francamente
4. Er Dogano
5. Con oltre centomila cadaveri il governo
6. I grandi condottieri militari
7. Quattro frammenti da una cantata delle vittime che nessuno ricorda
8. Debora Migliucci: Carla Acquistapace
9. Fiorella Imprenti: Carolina Annoni
10. Roberta Cairoli: Maria Azzali
11. Alcuni riferimenti utili
12. Rocco Scotellaro
13. Rocco Scotellaro: Campagna
14. Rocco Scotellaro: La benedizione del padre
15. Rocco Scotellaro: Sempre nuova e' l'alba
16. Rocco Scotellaro: In autunno
17. Rocco Scotellaro: Il morto
18. Rocco Scotellaro: La felicita'
19. Rocco Scotellaro: I viaggi
20. Rocco Scotellaro: Primavera
21. Rocco Scotellaro: Le strade vanno all'infinito
22. Rocco Scotellaro: Autoritratto
23. Una raccolta di racconti di Omero Dellistorti: Il cugino di Mazzini
24. Segnalazioni librarie
25. La "Carta" del Movimento Nonviolento
26. Per saperne di piu'
 
1. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: "IO HO UN SOGNO". IL DISCORSO DEL 28 AGOSTO 1963 A WASHINGTON
[Riproponiamo ancora una volta il seguente discorso estratto dall'antologia di scritti e discorsi di Martin Luther King curata da Fulvio Cesare Manara, Memoria di un volto: Martin Luther King, Dipartimento per l'educazione alla nonviolenza delle Acli di Bergamo, Bergamo 2002, che reca traduzioni di discorsi e scritti del grande maestro della nonviolenza. Il testo seguente e' quello dell'indimenticabile discorso tenuto alla marcia a Washington per l'occupazione e la liberta', Washington, 28 agosto 1963; la traduzione (di Tania Gargiulo) e' ripresa da Martin Luther King, "I have a dream", Mondadori, Milano 2000, 2001, pp. 226-230. Cosi' Martin Luther King descrisse la circostanza: "Cominciai a parlare leggendo il mio discorso, e fino a un certo punto continuai a leggere. Quel giorno sentivo nell'uditorio una rispondenza straordinaria, e tutt'a un tratto mi venne in mente questa cosa. Nel giugno precedente, dopo essermi unito a un tranquillo raduno di migliaia di persone nelle strade del centro di Detroit, nel Michigan, avevo tenuto un discorso nella Cobo Hall, in cui mi ero servito dell'espressione 'io ho un sogno'. L'avevo gia' usata piu' volte nel passato, e semplicemente mi venne fatto di usarla anche a Washington. Non so perche': prima di pronunciare il discorso non ci avevo pensato affatto. Dissi la frase, e da quel momento in poi lasciai del tutto da parte il manoscritto e non lo ripresi piu'".
Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (e' il primo dicembre quando Rosa Parks da' inizio alla lotta contro la segregazione sui mezzi di trasporto) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; Il sogno della nonviolenza. Pensieri, Feltrinelli, Milano 2006; cfr. anche: Marcia verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono usciti sinora sei volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve (January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 - November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4. Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New Decade (January 1959 - December 1960); 6. Advocate of the Social Gospel (September 1948 - March 1963); ulteriori informazioni nel sito: www.stanford.edu/group/King/ Tra le opere su Martin Luther King: Lerone Bennett, Martin Luter King. L'uomo di Atlanta, Claudiana, Torino 1969, 1998, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2008; Gabriella Lavina, Serpente e colomba. La ricerca religiosa di Martin Luther King, Edizioni Citta' del Sole, Napoli 1994; Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004; Paolo Naso (a cura di), Il sogno e la storia. Il pensiero e l'attualita' di Martin Luther King (1929-1968), Claudiana, Torino 2008; Paolo Naso, Martin Luther King. Una storia americana, Laterza, Roma-Bari 2021; cfr. anche Paolo Naso, Come una citta' sulla collina. La tradizione puritana e il movimento per i diritti civili negli Usa, Claudiana, Torino 2008. Esistono vari altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di non particolare interesse. Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una bibliografia essenziale]
 
Oggi sono felice di essere con voi in quella che nella storia sara' ricordata come la piu' grande manifestazione per la liberta' nella storia del nostro paese.
Un secolo fa, un grande americano, che oggi getta su di noi la sua ombra simbolica, firmo' il Proclama dell'emancipazione. Si trattava di una legge epocale, che accese un grande faro di speranza per milioni di schiavi neri, marchiati dal fuoco di una bruciante ingiustizia. Il proclama giunse come un'aurora di gioia, che metteva fine alla lunga notte della loro cattivita'.
Ma oggi, e sono passati cento anni, i neri non sono ancora liberi. Sono passati cento anni, e la vita dei neri e' ancora paralizzata dalle pastoie della segregazione e dalle catene della discriminazione. Sono passati cento anni, e i neri vivono in un'isola solitaria di poverta', in mezzo a un immenso oceano di benessere materiale. Sono passati cento anni, e i neri ancora languiscono negli angoli della societa' americana, si ritrovano esuli nella propria terra.
Quindi oggi siamo venuti qui per tratteggiare a tinte forti una situazione vergognosa. In un certo senso, siamo venuti nella capitale del nostro paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della nostra repubblica hanno scritto le magnifiche parole della Costituzione e della Dichiarazione d'indipendenza, hanno firmato un "paghero'" di cui ciascun americano era destinato a ereditare la titolarita'. Il "paghero'" conteneva la promessa che a tutti gli uomini, si', ai neri come ai bianchi, sarebbero stati garantiti questi diritti inalienabili: "vita, liberta' e ricerca della felicita'".
Oggi appare evidente che per quanto riguarda i cittadini americani di colore, l'America ha mancato di onorare il suo impegno debitorio. Invece di adempiere a questo sacro dovere, l'America ha dato al popolo nero un assegno a vuoto, un assegno che e' tornato indietro, con la scritta "copertura insufficiente". Ma noi ci rifiutiamo di credere che la banca della giustizia sia in fallimento. Ci rifiutiamo di credere che nei grandi caveau di opportunita' di questo paese non vi siano fondi sufficienti. E quindi siamo venuti a incassarlo, questo assegno, l'assegno che offre, a chi le richiede, la ricchezza della liberta' e la garanzia della giustizia.
Siamo venuti in questo luogo consacrato anche per ricordare all'America l'infuocata urgenza dell'oggi. Quest'ora non e' fatta per abbandonarsi al lusso di prendersela calma o di assumere la droga tranquillante del gradualismo. Adesso ' il momento di tradurre in realta' le promesse della democrazia. Adesso e' il momento di risollevarci dalla valle buia e desolata della segregazione fino al sentiero soleggiato della giustizia razziale. Adesso e' il momento di sollevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell'ingiustizia razziale per collocarla sulla roccia compatta della fraternita'. Adesso e' il momento di tradurre la giustizia in una realta' per tutti i figli di Dio.
Se la nazione non cogliesse l'urgenza del presente, le conseguenze sarebbero funeste. L'afosa estate della legittima insoddisfazione dei negri non finira' finche' non saremo entrati nel frizzante autunno della liberta' e dell'uguaglianza. Il 1963 non e' una fine, e' un principio. Se la nazione tornera' all'ordinaria amministrazione come se niente fosse accaduto, chi sperava che i neri avessero solo bisogno di sfogarsi un po' e poi se ne sarebbero rimasti tranquilli rischia di avere una brutta sorpresa.
In America non ci sara' ne' riposo ne' pace finche' i neri non vedranno garantiti i loro diritti di cittadinanza. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione finche' non spuntera' il giorno luminoso della giustizia.
*
Ma c'e' qualcosa che devo dire al mio popolo, fermo su una soglia rischiosa, alle porte del palazzo della giustizia: durante il processo che ci portera' a ottenere il posto che ci spetta di diritto, non dobbiamo commettere torti. Non cerchiamo di placare la sete di liberta' bevendo alla coppa del rancore e dell'odio. Dobbiamo sempre condurre la nostra lotta su un piano elevato di dignita' e disciplina. Non dobbiamo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Sempre, e ancora e ancora, dobbiamo innalzarci fino alle vette maestose in cui la forza fisica s'incontra con la forza dell'anima.
Il nuovo e meraviglioso clima di combattivita' di cui oggi e' impregnata l'intera comunita' nera non deve indurci a diffidare di tutti i bianchi, perche' molti nostri fratelli bianchi, come attesta oggi la loro presenza qui, hanno capito che il loro destino e' legato al nostro. Hanno capito che la loro liberta' si lega con un nodo inestricabile alla nostra. Non possiamo camminare da soli. E mentre camminiamo, dobbiamo impegnarci con un giuramento: di proseguire sempre avanti. Non possiamo voltarci indietro.
C'e' chi domanda ai seguaci dei diritti civili: "Quando sarete soddisfatti?". Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i neri continueranno a subire gli indescrivibili orrori della brutalita' poliziesca. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' non riusciremo a trovare alloggio nei motel delle autostrade e negli alberghi delle citta', per dare riposo al nostro corpo affaticato dal viaggio. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' tutta la facolta' di movimento dei neri restera' limitata alla possibilita' di trasferirsi da un piccolo ghetto a uno piu' grande. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i nostri figli continueranno a essere spogliati dell'identita' e derubati della dignita' dai cartelli su cui sta scritto "Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i neri del Mississippi non potranno votare e i neri di New York crederanno di non avere niente per cui votare. No, no, non siamo soddisfatti e non saremo mai soddisfatti, finche' la giustizia non scorrera' come l'acqua, e la rettitudine come un fiume in piena.
Io non dimentico che alcuni fra voi sono venuti qui dopo grandi prove e tribolazioni. Alcuni di voi hanno lasciato da poco anguste celle di prigione. Alcuni di voi sono venuti da zone dove ricercando la liberta' sono stati colpiti dalle tempeste della persecuzione e travolti dai venti della brutalita' poliziesca. Siete i reduci della sofferenza creativa. Continuate il vostro lavoro, nella fede che la sofferenza immeritata ha per frutto la redenzione.
Tornate nel Mississippi, tornate nell'Alabama, tornate nella Carolina del Sud, tornate in Georgia, tornate in Louisiana, tornate alle baraccopoli e ai ghetti delle nostre citta' del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione puo' cambiare e cambiera'.
*
Non indugiamo nella valle della disperazione. Oggi, amici miei, vi dico: anche se dobbiamo affrontare le difficolta' di oggi e di domani, io continuo ad avere un sogno. E un sogno che ha radici profonde nel sogno americano.
Ho un sogno, che un giorno questa nazione sorgera' e vivra' il significato vero del suo credo: noi riteniamo queste verita' evidenti di per se', che tutti gli uomini sono creati uguali.
Ho un sogno, che un giorno sulle rosse montagne della Georgia i figli degli ex schiavi e i figli degli ex padroni di schiavi potranno sedersi insieme alla tavola della fraternita'.
Ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, dove si patisce il caldo afoso dell'ingiustizia, il caldo afoso dell'oppressione, si trasformera' in un'oasi di liberta' e di giustizia.
Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l'essenza della loro personalita'.
Oggi ho un sogno.
Ho un sogno, che un giorno, laggiu' nell'Alabama, dove i razzisti sono piu' che mai accaniti, dove il governatore non parla d'altro che di potere di compromesso interlocutorio e di nullification delle leggi federali, un giorno, proprio la' nell'Alabama, i bambini neri e le bambine nere potranno prendere per mano bambini bianchi e bambine bianche, come fratelli e sorelle.
Oggi ho un sogno.
Ho un sogno, che un giorno ogni valle sara' innalzata, ogni monte e ogni collina saranno abbassati, i luoghi scoscesi diventeranno piani, e i luoghi tortuosi diventeranno diritti, e la gloria del Signore sara' rivelata, e tutte le creature la vedranno insieme.
Questa e' la nostra speranza. Questa e' la fede che portero' con me tornando nel Sud. Con questa fede potremo cavare dalla montagna della disperazione una pietra di speranza.
Con questa fede potremo trasformare le stridenti discordanze della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fraternita'.
Con questa fede potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in prigione insieme, schierarci insieme per la liberta', sapendo che un giorno saremo liberi.
Quel giorno verra', quel giorno verra' quando tutti i figli di Dio potranno cantare con un significato nuovo: "Patria mia, e' di te, dolce terra di liberta', e' di te che io canto. Terra dove sono morti i miei padri, terra dell'orgoglio dei Pellegrini, da ogni vetta riecheggi liberta'". E se l'America vuol essere una grande nazione, bisogna che questo diventi vero.
E dunque, che la liberta' riecheggi dalle straordinarie colline del New Hampshire.
Che la liberta' riecheggi dalle possenti montagne di New York.
Che la liberta' riecheggi dagli elevati Allegheny della Pennsylvania.
Che la liberta' riecheggi dalle innevate Montagne Rocciose del Colorado.
Che la liberta' riecheggi dai pendii sinuosi della California.
Ma non soltanto.
Che la liberta' riecheggi dalla Stone Mountain della Georgia.
Che la liberta' riecheggi dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Che la liberta' riecheggi da ogni collina e da ogni formicaio del Mississippi, da ogni vetta, che riecheggi la liberta'.
E quando questo avverra', quando faremo riecheggiare la liberta', quando la lasceremo riecheggiare da ogni villaggio e da ogni paese, da ogni stato e da ogni citta', saremo riusciti ad avvicinare quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, protestanti e cattolici, potranno prendersi per mano e cantare le parole dell'antico inno: "Liberi finalmente, liberi finalmente. Grazie a Dio onnipotente, siamo liberi finalmente".
 
2. SCORCIATOIE. SE TU TACI
 
Se tu taci
parlano solo i fascisti.
 
Ma parlano solo i fascisti
e quindi tu taci.
 
3. IL CUGINO DI SALVINO. FRANCAMENTE
 
M'ha detto mio cugino che e' proprio contento di spiegare a quei puzzoni di giudici comunisti che le razze inferiori vanno castigate; e che stiano in campana pure loro, che prima o poi arriva il momento di castigare pure i giudici comunisti, e allora vedi tu che bella festa.
E m'ha detto pure che lui la pensa paro paro come quel grande statista italiano e imperiale dei colli fatali, che e' arrivata l'ora di dichiararsi francamente razzisti. Francamente. Che avverbio, eh?
E dice che se la facessero finita i comunisti di fare tante storie per quattro lager in Libia, per la strage dei baluba nel Mediterraneo, per la schiavitu' in Italia che serve all'agricoltura e al commercio, per le fulgide leggi del '38 da lui rimesse in auge di bel nuovo; che se la facessero finita, che se ci gira sappiamo fare parecchio di piu', parecchio di piu'. Vi dice niente la parolina Endlosung? A buon intenditor...
Certe volte mica lo capisco bene quello che dice mio cugino, oltretutto un giorno dice una cosa e il giorno dopo dice che diceva il contrario. Ma lui dice che si deve fare cosi' per fregare i comunisti, finche' si vincono le elezioni e diventa cancelliere, e poi si' che ce la spassiamo.
 
4. SCORCIATOIE E RACCONTINI. ER DOGANO
 
C'era uno che lo chiamaveno Er Dogano che de mestiere adera re e surtano.
Ciaveva gusto a bombarda' la gente pe' passa' 'r tempo e pe' nun penza' a gnente.
 
E c'era poi 'sta Convinzione de Stambullo che je levava 'r mejo su' trastullo
cosi' decise 'n giorno d'abbolilla ch'adera mejo de 'na camomilla.
 
Certe volte me piaciarebbe pur'a mme da fa' 'r surtano
magnamme tutto a sseda sur divano.
 
Me piaciarebbe avecce la strabbomba
cosi' mme porto 'r monno ne la tomba.
 
5. L'ORA. CON OLTRE CENTOMILA CADAVERI IL GOVERNO
 
Con oltre centomila cadaveri il governo
pensa a fare le variopinte celebrazioni
 
Mentre continua la strage nel Mediterraneo
il governo sequestra le navi dei soccorritori
 
Va il ministrello in Libia a stringere le mani
dei gestori dei lager che grati finanziamo
 
Le casse del pubblico erario vengono svuotate
affinche' i saccheggiatori possano costruirsi la villa
 
6. CRONACHE DI NUSMUNDIA. I GRANDI CONDOTTIERI MILITARI
 
Ti guidano ad uccidere e morire
i grandi condottieri militari
piu' grandi del piu' grande dei sicari
vite divorano e nell'infierire
 
i lor si buscano trenta denari
e stritolando nelle loro spire
chiunque capiti si fan preclari
e saziano di gloria il fier desire.
 
Grati i potenti dei loro servigi
a loro intitolano piazze e vie
e in lode dei letali lor prodigi
 
lapidi e monumenti alle morie
erigono che' dianzi a tali effigi
la gente adori e crimini e follie.
 
7. HIC ET NUNC. QUATTRO FRAMMENTI DA UNA CANTATA DELLE VITTIME CHE NESSUNO RICORDA
 
I.
 
E poi ci sono le vittime che nessuno ricorda
quelle massacrate in fretta e furia
quelle che passavano per caso
quelle che erano troppe per saperne i nomi
quelle che i parenti non vedevano l'ora
quelle che indossavano la pelle o la lingua sbagliata
quelle che l'empatia e' impossibile avete visto quanto erano brutte
quelle che stavano dall'altra parte
quelle che magari se lo meritavano pure
quelle che se ci dobbiamo mettere a perdere tempo pure per gente come loro
quelle che non assomigliano a te
quelle che sembrano me e proprio non si potevano sopportare
 
II.
 
La memoria e' una macchina strana
non ha le ruote non ha il manubrio
funziona a scatti e si rompe ogni minuto
si accende e si spegno quando gli pare
tu vorresti pensare a Dante e ti viene fuori Cicerone
tu vorresti pensare alla Prima Internazionale e invece lo sterminio degli Herero
e mentre vorresti discutere di giustizia e liberta' ti torna in mente un sogno
che hai fatto stanotte e incontravi uno che hai visto morire
e vi guardavate in silenzio
in silenzio vi guardavate
che c'era da dire
che c'era ormai da dire
che c'era mai da dire
 
la memoria e' una finta una trappola
ti ricordi le cose che non c'eri
e quelle che c'eri neanche a pagarti
ti ricordi il dolore ma il dolore non e' mai quello dei morti ma dei vivi
ti ricordi una nuvola strana che passava mentre cantava il mitra o il tenore
ti ricordi una faccia su un milione ti viene il dubbio di essere daltonico
il sapore del tonno si' e invece il rumore dei denti d'oro strappati no
alla radio certe cose non le dicono alla radio certe cose non le sanno
o le sanno le sanno troppo bene le sanno e allora zitti e mosca
 
la memoria buona quella
con queste mie mani l'ho fatto con queste mie mani
chiunque puo' dire che non ci ho visto piu'
e la cosa migliore e' berci poi sopra
Rosmunda
 
III.
 
Dice i gulag i lager
se ne dicono tante se ne dicono troppe
noi usciamo di notte dalle tombe
assetati che non pensiamo ad altro
i capelli d'oro e quelli di cenere
tutto si fa quando viene il momento
il mondo come volonta' e rappresentazione
mi telefona il conte Orlok
mi dice di accendere la televisione di guardare nello specchio
 
IV.
 
La gente che e' morta a Viterbo ammazzata in questi mesi dal Covid
io la conoscevo quasi tutta
persone vecchie ma sono vecchio anch'io
e alcune di loro sono state persone con le quali
un breve o un lungo pezzo di strada insieme avevo fatto
perche' loro siano morte e io no non riesco a capirlo
 
io dico che tutti li ha ammazzati il governo razzista e stragista
io dico che tutti li ha ammazzati il governo dell'ecatombe
io dico che certi crimini non si possono dimenticare
neppure dopo un miliardo di anni
figurarsi se li posso dimenticare io
che la mia vita e' gia' quasi tutta consumata
 
8. MAESTRE. DEBORA MIGLIUCCI: CARLA ACQUISTAPACE
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
 
Carla Acquistapace (1918-2008), impiegata, antifascista, comunista, responsabile femminile Fiom di Milano e Fiom nazionale.
Carla Acquistapace nacque a Lecco l'8 Settembre 1918 da una famiglia operaia e antifascista. Il padre Natale era un modellista meccanico e la madre, Giuseppina Trombetta, era una casalinga di famiglia garibaldina.
Ultima di quattro figli frequento' con profitto l'avviamento commerciale, ma dovette rinunciare agli studi per contribuire alla precaria economia familiare. Nel 1934 fu assunta alle Officine Meccaniche Zerbinati, dove incontro' Maria Azzali che la introdusse alla lotta clandestina.
Nel 1944 si iscrisse al Partito comunista e contemporaneamente si prodigo' nei Gruppi di difesa della donna nella riproduzione del materiale di propaganda antifascista e nella distribuzione della stampa clandestina. All'indomani della Liberazione divenne la segretaria di Luigi Longo e la stenografa del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia. Segui' Longo a Roma alla Direzione nazionale del Pci, per poi tornare a Milano all'inizio del 1949 per accudire la madre vedova e malata.
Sposata con Giulio Sinigallia, responsabile dell'ufficio stampa della Camera del Lavoro di Milano, ebbe una figlia, Cinzia. Entro' a far parte del sindacato come impiegata della Fiom milanese occupandosi dell'ufficio organizzazione. Nel contempo frequento' con dedizione la scuola centrale femminile di partito, che aveva sede in Piazzale Libia, per diventare un quadro comunista. Nel 1950, mentre si faceva pressante la richiesta di parita' salariale tra donne e  uomini e veniva approvata la legge sulla tutela delle lavoratrici madri, fu nominata responsabile femminile della Fiom di Milano e della cellula di partito della Camera del Lavoro di Milano. L'anno successivo entro' nel Comitato  federale della Federazione comunista di Milano. Nel novembre 1952, durante l'XI Congresso della Fiom a Livorno, fu nominata responsabile femminile nazionale e in virtu' di tale incarico entro' a fare parte del Comitato direttivo della Cgil. In quegli stessi anni fu destinata alla zona di Sesto San Giovanni proprio nel periodo in cui il sindacato si mobilitava contro la chiusura della V Sezione della Breda Aeronautica e contro i licenziamenti alla Magneti Marelli. Costretta a interrompere l'attivita' sindacale per problemi di salute, passo' nel 1956 ad occuparsi del patronato Inca di Milano e successivamente di quello di Sesto  San Giovanni, incarico che mantenne fino al 1965. Si trasferi' a Roma con la famiglia nel 1970. Mori' a Monza il 24 luglio 2008.
*
Scritti di Carla Acquistapace
C. Acquistapace, N. Pesce, Il contributo delle donne alla lotta per la conquista della parita' salariale in Fiom Cgil Milano, Un minuto in piu' del padrone. I metalmeccanici milanesi dal dopoguerra agli anni Settanta, Vangelista, 1977.
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Fonti
Acs, Min Dg Ps, Div. AaRr. Ctg Z, b. 3, ad nomen; AdL, Archivio della Camera del Lavoro confederale di Milano (1945-1981); AdL, Fondo Giuseppe Granelli, Progetto 1, ad nomen; Fondazione Isec, Archivio Pci Federazione milanese del Partito Comunista Italiano, Commissione federale di controllo, Biografie dei militanti, b. 36, fasc. 28, Carla Acquistapace; Comune di Lecco, Ufficio di Stato civile.
 
9. MAESTRE. FIORELLA IMPRENTI: CAROLINA ANNONI
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
 
Carolina Annoni (1886-1955), tessitrice, socialista riformista, Federazione italiana operai tessili di Milano (Fiot), Commissione esecutivo Camera del Lavoro di Milano, sciopero delle piscinine, Unione femminile nazionale, Societa' Umanitaria.
Carolina Annoni, nacque a Bollate, si trasferi' giovanissima a Milano con la famiglia in cerca di lavoro e fin da ragazzina si impiego' come operaia tessile. In fabbrica si avvicino' al mondo delle leghe e al movimento operaio, entrando nella Lega cittadina delle tessitrici e nell'Associazione generale delle Operaie.
A cavallo del secolo si affermo' come leader delle tessitrici milanesi, capeggiando gli scioperi negli stabilimenti ed entrando nelle rappresentanze territoriali: nel 1898 venne infatti eletta nella Commissione esecutiva della Camera del Lavoro, circa un mese prima dei moti del maggio.
Contemporaneamente, Carolina Annoni si avvicino' al socialismo e nel 1901 sottoscrisse la petizione presentata alla direzione milanese del Partito, affinche' venisse costituita una federazione femminile, ma la proposta venne ignorata. Nel 1902 prese parte alla campagna in favore della Legge per la tutela del lavoro femminile e minorile, tenendo viva l'attenzione dell'opinione pubblica con una serie di comizi in tutta la Lombardia. Nello stesso anno prese parte al secondo congresso nazionale della Federazione italiana operai tessili (Fiot), affianco', nel loro sciopero cittadino, le piscinine, le apprendiste sarte e modiste, e sostenne le tessitrici milanesi nella difficile lotta che le porto' ad ottenere la giornata lavorativa di 10 ore.
Nel 1903 divenne consigliera delegata della Societa' Umanitaria di Milano, nella lista sostenuta dalla Camera del Lavoro, e all'interno dell'istituzione venne nominata nella commissione di vigilanza per la costruzione del quartiere operaio di via Solari. Vicina a posizioni riformiste, nel 1905 si impegno' nel comitato elettorale femminile per le elezioni amministrative, tenendo numerosi comizi nei quartieri popolari.
Apprezzata per la sua oratoria appassionata, divenne nota come conferenziera. All'interno della Fiot Carolina Annoni e altre operaie si assunsero il compito della propaganda tra le lavoratrici, sviluppando nei primi anni del Novecento un'attivita' intensissima. I viaggi di propaganda avevano infatti ritmi serrati, le conferenziere erano poche e i posti da visitare moltissimi: cittadine, borghi rurali e paesi di montagna, fin nei piu' piccoli centri, per portare "la testimonianza e l'incoraggiamento della Milano operaia e socialista". Carolina Annoni alternava spostamenti brevi a vere e proprie tournee in tutto il centro-nord della penisola.
Nel 1906, Carolina Annoni ripercorse le tappe delle sue conferenze in Piemonte, portandovi questa volta istanze femministe. Venne infatti incaricata dall'Unione femminile di Milano, della quale entro' a far parte attraverso l'Associazione generale delle operaie, di raccogliere firme tra le lavoratrici per una petizione al Parlamento sul diritto di voto alle donne. Come noto, la petizione non venne poi presentata per non sovrapporsi a un'iniziativa del movimento romano, ma l'Unione femminile riconobbe a Carolina Annoni di aver raccolto moltissime adesioni.
Negli anni successivi Carolina Annoni continuo' il suo impegno a favore delle lavoratrici, rallentando i suoi viaggi di propaganda dopo il matrimonio con Pietro Rossi. Quando si spense, nel 1955, Carolina Annoni non ebbe necrologi o commemorazioni ufficiali.
*
Fonti: Fiorella Imprenti, Operaie e socialismo. Milano, le leghe femminili, la Camera del Lavoro (1891-1918), Franco Angeli 2007; Rachele Farina (a cura di), Dizionario biografico delle donne lombarde (568-1968), Baldini&Castoldi 1995.
 
10. MAESTRE. ROBERTA CAIROLI: MARIA AZZALI
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
 
Azzali Maria Teresa in Solari (1902-1978), partigiana, comunista, Commissione femminile della Camera del Lavoro di Milano.
Nacque a San Martino dell'Argine il 12 gennaio 1902. A diciotto anni si trasferi' a Milano. Durante il regime svolse un'intensa attivita' antifascista e, dopo l'8 settembre 1943, fu tra le dirigenti dei Gruppi di difesa della donna, con un ruolo importante nello sviluppo dei gruppi di fabbrica, nei collegamenti e nell'insurrezione dell'ospedale di Niguarda – dove, grazie al suo lavoro e a quello di Giovanna Molteni, venne organizzato il primo Comitato di liberazione nazionale interno – e nella diffusione dei  numeri clandestini di "Noi Donne", l'organo di stampa dei Gruppi di difesa della donna: "Eravamo nel gennaio del 1944 e la guerra durava rabbiosa, ma i nostri gruppi si erano moltiplicati nelle fabbriche, nei caseggiati, negli uffici, in citta' ed in provincia, sviluppando un crescendo di intensita' la lotta contro il nemico nazifascista. Mancava un'arma, un giornale che ci permettesse di aiutare le donne a capire le ragioni della lotta, le informasse degli avvenimenti, servisse per proporre iniziative [...]. Ricordo ancora perfettamente quando, dopo aver stampato il primo numero cominciammo a distribuirlo. Io dovevo portare le copie alla Cesarina, operaia della Pirelli a Niguarda, che a sua volta doveva distribuirle alle attiviste del gruppo. Quando arrivai trovai tutte a quelle del gruppo riunite a casa della Cesarina: mi aspettavano. [...] la Cesarina era riuscita, nonostante le razioni, a preparare una polenta squisita per tutte. Cosi' a Niguarda, festeggiammo la nascita di Noi Donne" (AA.VV., 1965).  Parteciparono all'attivita' resistenziale anche le sorelle Maria Giuseppina, Bice - arrestata e deportata ad Auschwitz - e la cugina Maria Luisa, futuro sindaco socialista di San Martino d'Argine. Nel dopoguerra, l'Azzali continuo' la sua attivita' politica come prima segretaria dell'Udi di Mantova e poi nel sindacato, come esponente della Commissione femminile della Camera del Lavoro di Milano, rivendicando migliori condizioni di lavoro per le donne, asili nido, camere di allattamento, parita' salariale. Sulle colonne di "Battaglie del lavoro" si batteva perche' le donne avessero piu' posti alla direzione dei sindacati in rapporto al numero delle lavoratrici nelle singole categorie. In occasione della riunione straordinaria tenuta presso la Camera del Lavoro di Milano il 22 febbraio 1947, intervenendo sulle modalita' organizzative della giornata internazionale della donna, presentava un ordine del giorno, approvato all'unanimita', in cui esortava tutte le organizzazioni sindacali a promuovere riunioni in tutti i luoghi di lavoro per chiedere l'applicazione integrale degli accordi esistenti che sancivano i diritti delle donne lavoratrici e per rivendicare come obiettivo immediato la parificazione dell'indennita' di contingenza tra uomo e donna. Mori' nel 1978 a Milano.
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Scritti di Maria Azzali
Le donne e il congresso, in "Battaglie del lavoro", 12 febbraio 1947, Archivio del Lavoro; M. 8 marzo. La giornata internazionale della donna, in "Battaglie del lavoro", 26 febbraio 1947, Archivio del Lavoro; Gli esecutivi della Provincia in una riunione allargata, in Battaglie del Lavoro, 26 febbraio 1947, Archivio del Lavoro.
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Fonti
AdL, Archivio della Camera del Lavoro confederale di Milano (1945-1981) Archivio di Stato di Mantova, Fondo Questura, Casellario giudiziario. Categoria A8, b. 7
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Bibliografia
AA. VV, Mille volte no!, Roma, 1965, pp. 116-117; M. Alloisio, G. Beltrami Gadola, Volontarie della liberta', Mazzotta, Milano, 1981; A. Masi, L. Allori, Antifascismo e Resistenza a Niguarda e dintorni, Milano, 1986; R. Farina (a cura di), Dizionario biografico delle donne lombarde 568-1968, Baldini&Castoldi, Milano, 1995.
 
11. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
 
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
 
12. REPETITA IUVANT. ROCCO SCOTELLARO
 
"E' fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi / con i panni e le scarpe e le facce che avevamo".
Quante volte abbiamo ripetuto questi versi nei comizi della nostra gioventu', quando giravamo le piazze e le campagne e alla fine del comizio sempre c'era chi ci invitava a prendere un caffe' o un bicchiere di vino al bar o all'osteria, in cucina o  in cantina, e si continuava a ragionare del costo della vita, degli anziani che non c'erano piu', dell'America Latina e del piano regolatore, delle fogne e del disarmo, di quanto ladro il governo, e dell'internazionale futura umanita'.
La voce e il volto di Rocco Scotellaro sono per noi ben piu' che memoria e cultura, testimonianza acuminata e commovente, esempio di studio e di lavoro, di militanza e di contemplazione, un'eredita' feconda e tormentosa, e un appello alla lotta che continua per un'umanita' di liberi ed eguali.
E' fatto giorno, siamo entrati in gioco anche noi, con i panni e le scarpe e le facce che avevamo.
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Rocco Scotellaro, nato a Tricarico (Matera) nel 1923, mori' a Portici (Napoli) stroncato da un infarto nel 1953. Appassionato militante della sinistra, sindaco di Tricarico, amico di Carlo Levi e Manlio Rossi-Doria, impegnato nell'azione e nella riflessione meridionalista, scrittore e poeta. Opere di Rocco Scotellaro: E' fatto giorno, Mondadori, Milano 1954, 1982; Contadini del Sud, Laterza, Bari 1954; L'uva puttanella, Laterza, Bari 1955; poi le due opere in unico volume L'uva puttanella. Contadini del Sud, Laterza, Bari 1964, 2000; Uno si distrae al bivio, Basilicata, Roma-Matera 1974; Margherite e rosolacci, Mondadori, Milano 1978; Giovani soli, Basilicata, Matera 1984; Tutte le poesie 1940-1953, Mondadori, Milano 2004. Opere su Rocco Scotellaro: Franco Fortini, La poesia di Scotellaro, Basilicata, Roma-Matera 1974; AA. VV., Il sindaco poeta di Tricarico, Basilicata, Roma-Matera 1974; Franco Vitelli, Bibliografia critica su Scotellaro, Basilicata, Matera 1977; Laura Parola Sarti, Invito alla lettura di Rocco Scotellaro, Mursia, Milano 1992.
 
13. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: CAMPAGNA
[Da Rocco Scotellaro, Tutte le poesie 1940-1953, Mondadori, Milano 2004, p.
10]
 
Passeggiano i cieli sulla terra
e le nostre curve ombre
una nube lontano ci trascina.
Allora la morte e' vicina
il vento tuona giu' per le vallate
il pastore sente le annate
precipitare nel tramonto
e il belato rotondo nelle frasche.
 
(1948)
 
14. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: LA BENEDIZIONE DEL PADRE
[Op. cit., p. 34]
 
Oggi fanno sei anni
che tu m'hai lasciato, padre mio.
Attento, dicesti, figlio mio
in questo mondo maledetto.
Mi hanno messo le manette gia' una volta,
sto bussando alle locande per un letto
ed arrivo cosi' lontano
che tu pare non sia mai esistito.
 
(1948)
 
15. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: SEMPRE NUOVA E' L'ALBA
[Op. cit., p. 67]
 
Non gridatemi piu' dentro,
non soffiatemi in cuore
i vostri fiati caldi, contadini.
 
Beviamoci insieme una tazza colma di vino!
che all'ilare tempo della sera
s'acquieti il nostro vento disperato.
 
Spuntano ai pali ancora
le teste dei briganti, e la caverna -
l'oasi verde della triste speranza -
lindo conserva un guanciale di pietra...
 
Ma nei sentieri non si torna indietro.
Altre ali fuggiranno
dalle paglie della cova,
perche' lungo il perire dei tempi
l'alba e' nuova, e' nuova.
 
(1948)
 
16. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: IN AUTUNNO
[Op. cit., p. 79]
 
Trasvolano le rondini
i mari e i deserti,
a una dimora certa
lontana tendono,
all'orizzonte forse,
dove sempre il sole
cade di sera.
 
(1940)
 
17. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: IL MORTO
[Op. cit., p. 114]
 
Non voglia mai far notte, mai far giorno,
e' venuto di piombo il pane al forno.
Cicala canta la canzone spasa,
il tizzone si e' spento nella casa.
S'alzano i gridi ringhiera ringhiera:
Giustizia nera, Giustizia nera.
 
(1951)
 
18. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: LA FELICITA'
[Op. cit., p. 119]
 
Fammi felice ormai degli occhi tuoi.
Nel cielo fondo il mio occhio si perde:
non sono piu' poveri i morti di noi
che ci siamo sdraiati nel verde.
 
(1950)
 
19. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: I VIAGGI
[Op. cit., p. 142]
 
Vedendo una volta campagna e citta'
diciamo che torneremo a passare
per meglio vederle poi.
 
Ma sappiamo che non ritorneremo
perche' quelle vengono a noi
come la prima volta nell'oscurita'.
 
(Portici, 18 dicembre 1952)
 
20. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: PRIMAVERA
[Op. cit., p. 157]
 
Stanotte il cielo e' un mandorlo fiorito
e nella valle il cuculo gia' freme.
 
(1941)
 
21. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: LE STRADE VANNO ALL'INFINITO
[Op. cit., p. 214]
 
Non finisce questo giuoco
di treni che incrociano
gli arrivi e le partenze nella sera.
Le strade vanno all'infinito.
Ma fanno lo stesso stridore
cantano un'identica canzone
ci tengono svegli.
 
(1947)
 
22. POESIA E VERITA'. ROCCO SCOTELLARO: AUTORITRATTO
[Op. cit., p. 303]
 
Io sono uno degli altri.
 
(1949)
 
23. NUGAE. UNA RACCOLTA DI RACCONTI DI OMERO DELLISTORTI: IL CUGINO DI MAZZINI
 
Per farne dono alle persone amiche eventualmente interessate abbiamo messo insieme (in formato solo digitale, non cartaceo) una raccolta di racconti di Omero Dellistorti dal titolo "Il cugino di Mazzini ed altre storie".
Sono alcuni dei "racconti crudeli" gia' apparsi a sua firma negli scorsi anni su questo foglio.
Chi volesse riceverla puo' farne richiesta all'indirizzo di posta elettronica centropacevt at gmail.com indicando l'e-mail a cui inviarla.
 
24. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Letture
- Pasquale Iannamorelli, Semplicemente umani, Edizioni Qualevita, pp. 240, Torre dei Nolfi (Aq) 2020, euro 15.
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Riedizioni
- Gianrico Carofiglio, Le perfezioni provvisorie, Sellerio, Palermo 2010, Rcs, Milano 2020, pp. 350, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
 
25. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
26. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4052 del 23 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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