[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 27



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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo"
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 27 del 21 marzo 2021
 
In questo numero:
1. Emma Scaramuzza: Linda Malnati
2. Aldo Capitini: Il manuale di Charles C. Walker sull'azione diretta nonviolenta
3. Alcune poesie di Wislawa Szymborska
 
1. MAESTRE. EMMA SCARAMUZZA: LINDA MALNATI
[Dal Dizionario biografico degli italiani (2007), nel sito www.treccani.it]
 
Linda Malnati nacque a Milano il 19 agosto 1855 da Giacomo e Carolina Pedrioli. La sua formazione avvenne a contatto con i circoli democratici del capoluogo lombardo, dove apprese a coltivare ideali di giustizia sociale ed emancipazione femminile. Riferimenti importanti furono per lei Laura Solero Mantegazza, patriota assistenzialista, Alessandrina Massini Ravizza, esponente della filantropia politica e Anna Maria Mozzoni, pioniera delle battaglie paritarie.
La M. pubblico' il suo primo articolo (Alle donne e specialmente alle donne italiane) nella rivista repubblicana Liberta' e associazione. Nel 1875 fu assunta dal Comune di Milano come maestra del corso inferiore per poi passare a quello superiore nel 1888. Nubile come molte colleghe milanesi (il 67% nel 1900), l'insegnamento fu per lei una passione e una missione. Secondo la M. istruire ed educare i giovani, soprattutto le ragazze, era un compito sociale prioritario, perche' educazione ed emancipazione, strettamente connesse, erano a fondamento della "rigenerazione" della societa', leva di ogni cambiamento democratico.
Non meno appassionato fu l'impegno per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle maestre, sottoposte a pesanti discriminazioni e per promuovere l'incremento dell'istruzione obbligatoria. Una battaglia condotta con particolare determinazione fu poi quella per la parita' retributiva fra i sessi, che sostenne con una vasta opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, attraverso conferenze, saggi e articoli pubblicati in vari periodici (La Scuola popolare, Il Corriere delle maestre, La Coltura popolare, Vita femminile, L'Italia femminile, L'Alleanza, Avanti!).
Altro potente strumento di consapevolezza e cambiamento sociale era l'associazione. Con l'intento di spronare le lavoratrici a organizzarsi, infatti, la M. promosse tra il 1890 e il 1891, insieme con le socialiste Anna Kuliscioff e Carlotta Clerici, compagna di vita e di lotta, la creazione di una sezione femminile presso la Camera del lavoro di Milano. Tre anni dopo, nel 1893, fu tra le fondatrici della sezione maestri e maestre, un vero successo, considerate le divisioni interne e la scarsa politicizzazione della "classe" magistrale. In quello stesso anno contribui' alla rinascita, su basi nuove, interclassiste e meno intransigenti, della Lega per la tutela degli interessi femminili (fondata nel 1881 dalla Mozzoni) della quale nel 1896 assunse la presidenza; come delegata della Lega entro' a far parte del consiglio d'amministrazione delle Opere pie.
Durante la seconda meta' degli anni Novanta l'attivita' della M. fu instancabile. Nel 1894 entro' nel consiglio direttivo della Societa' umanitaria, mentre dall'interno delle associazioni magistrali e della Lega intensificava la battaglia per una riforma democratica della scuola e dell'insegnamento elementare. Alterno' l'attivita' politica con quella di autrice di testi scolastici, pubblicista e conferenziera, organizzando comizi di propaganda non soltanto a Milano, ma anche nelle campagne lombarde. Furono anni di proselitismo femminista e socialista tra le artigiane e le operaie, delle quali appoggio' le lotte.
Alle battaglie delle lavoratrici, in particolare agli scioperi del 1897, la M. diede risalto anche dalle pagine di Vita femminile, organo della federazione delle Leghe femminili, del quale era in quel periodo direttrice. Scese in piazza accanto alle operaie durante i moti del maggio '98 e fu protagonista nella mobilitazione contro la repressione di F. Bava Beccaris. Deferita al consiglio provinciale con l'accusa di avere svolto opera di propaganda politica tra gli allievi, fu sospesa dall'insegnamento per tre mesi. Reagi' al provvedimento rivendicando il diritto alla liberta' di pensiero e di azione per se' e per ogni cittadino.
Sulle pagine di Vita femminile la M. affronto' ripetutamente anche il delicato tema del rapporto tra socialismo e femminismo, affermando la necessita' per le donne di affiancare alla lotta di classe quella di sesso, per gli specifici interessi delle donne. Era una tesi in evidente contrasto con la linea del partito socialista, che aveva come obiettivo prioritario la vittoria della classe operaia e tuttavia la M. ebbe fiducia che i differenti punti di vista potessero coesistere e interagire, nel tentativo di realizzare una sorta di doppia militanza. Nel partito dei lavoratori, infatti, la M. aveva individuato fin dalle origini l'interlocutore piu' credibile delle masse femminili, l'unico garante dei loro interessi, il solo che promettesse l'emancipazione.
Convinta che non si potesse esigere dalla classe operaia maturita' politica e consapevolezza sociale senza un'opera preliminare di istruzione e di elevazione morale e culturale, la M. appoggio' con entusiasmo il progetto dell'Universita' popolare milanese, che fu aperta nel 1901. Accetto' poi l'invito della Ravizza e di B. Venegoni a prestare la sua opera di maestra presso la scuola-laboratorio per adulti e bambini luetici (Alcune pagine del Diario, in A. Ravizza - B. Venegoni, Relazione della scuola laboratorio annessa al riparto sifiliatrico di via Lanzone [1906], Milano 1907, p. 15).
Nel 1903, insieme con la Clerici, organizzo' a Como il I congresso delle maestre elementari dal quale scaturirono importanti indicazioni di lotta per la categoria. Nello stesso anno, con l'intento di accrescere il peso politico delle socie dell'Associazione magistrale milanese (AMM), che pur costituendo la maggioranza (circa l'80%) avevano una scarsa influenza sulle decisioni, la M. fondo' il Comitato per il risveglio dell'attivita' femminile. L'iniziativa suscito' l'ostilita' di un folto gruppo di maestri che ritenendo minacciata la propria egemonia si staccarono dall'associazione e istituirono la Societa' maschile magistrale. Successivamente, nel 1909, la scissione dell'AMM fu inevitabile, portando alla nascita dell'Associazione magistrale femminile. In quella circostanza la M., pur ritenendo legittime le rivendicazioni delle maestre, si espresse contro la scissione, una posizione che favori' il suo ingresso nel direttivo dell'Unione magistrale nazionale.
La questione del suffragio femminile fu quella che piu' di ogni altra mise alla prova la sua fedelta' al partito socialista e all'unita' delle forze democratiche. Il contrasto tra il punto di vista della maggioranza dei dirigenti socialisti e quello della M. era netto: gli uni negavano la rilevanza politica e l'opportunita' del suffragio femminile, l'altra ne faceva il caposaldo dell'emancipazione e di ogni altra conquista femminile, il banco di prova del progresso civile del Paese. All'indomani della proposta Mirabelli alla Camera (1904) che lasciava sperare nell'estensione del voto alle donne, la M. fu una fra le prime a mobilitarsi per la costituzione di comitati pro suffragio e la formazione di un comitato nazionale di coordinamento. Nonostante la delusione per l'indifferenza del suo partito nei confronti del dibattito sul voto, a differenza di altre compagne, scelse di rimanere al suo posto accettando l'incarico di organizzare, insieme con M. Cabrini e M. Goja, il coordinamento della propaganda socialista tra le donne. Contemporaneamente mantenne aperto il dialogo con le altre componenti del femminismo milanese, sia con le "borghesi", sia con le cattoliche, senza mai rinunciare a sostenere le proprie idee. Non esito', durante il convegno milanese organizzato nell'aprile 1907 da esponenti dell'area cattolica, a perorare la causa del suffragio femminile e l'adesione alla Camera del lavoro, ne' a difendere, durante il I congresso nazionale delle donne italiane (1908), la laicita' dell'istruzione. L'approvazione della sua proposta di sostituire l'insegnamento religioso nella scuola elementare con uno studio comparato delle religioni ebbe esiti dirompenti: le cattoliche abbandonarono il congresso e uscirono in massa dal Comitato nazionale delle donne italiane che lo aveva organizzato, innescando una frattura nel movimento emancipazionista e femminista che non si sarebbe piu' ricomposta.
Negli anni successivi, quando il partito socialista si mostro' piu' attento alla questione femminile e meno avverso al suffragio, la M. sembro' smussare la radicalita' delle sue posizioni, al punto da dichiararsi "socialista non femminista" (Avanti!, 19 ottobre 1911). Fu pero' un accordo di breve durata, che rischio' di fallire nel 1913, quando la M. sottoscrisse insieme con la Clerici un documento della Societa' pro suffragio che dichiarava la conquista del voto il fine e non il mezzo dell'azione politica femminile. Minacciata di espulsione se non avesse rotto il rapporto con l'associazione, accetto' l'ultimatum, seppure a malincuore.
L'ampliarsi durante il 1914 del fronte interventista nel partito fu da lei seguito con viva preoccupazione, tanto piu' che il filobellicismo contagiava anche alcune compagne. Ancora una volta, a differenza di amiche socialiste, quali Emilia Mariani ed E. Zanetta, si rifiuto' di uscire dal partito, nell'ostinata convinzione di poter allargare il consenso alle proprie idee affrontando il dissenso a viso aperto. Dopo aver collaborato nel 1914, insieme con C. Clerici, al Comitato pro umanita', che si proponeva la formazione di una lega italiana per la neutralita', durante la guerra svolse un'intensa opera di assistenza civile in qualita' di vicepresidente dell'Ufficio II, istituito dalla giunta Caldara per soccorrere le famiglie dei richiamati e dei profughi.
Dopo la morte della Ravizza, nel gennaio 1915, collaboro' a mantenere aperta la casa di lavoro della Societa' umanitaria e dal 1914 al 1920 fu amministratrice dell'orfanotrofio femminile Le Stelline, del quale era gia' stata consigliera, coronando una vita di dedizione all'infanzia e all'adolescenza abbandonata e delinquente. Nel 1917 si impegno' con rinnovato vigore nel movimento per la pace, intensificando i rapporti con l'emancipazionismo internazionale.
La M. mori' a Blevio, sulla sponda orientale del lago di Como, il 22 ottobre 1921.
Una delle sue ultime preoccupazioni, a pochi mesi dalla morte, fu quella di ricordare alle donne il valore emancipatorio del socialismo: "noi donne - scrisse - eravamo in ginocchio, il socialismo ci ha rialzate e ci ha assegnato un posto nella vita civile" (La vibrante affermazione di fede delle donne proletarie milanesi, in La Difesa delle lavoratrici, 7 maggio 1921).
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Fra gli scritti della M.: Cento letterine ad uso delle classi elementari, Milano 1886; Commemorazione a Ester Bezzola Boni nella prima seduta annuale dell'Associazione magistrale milanese il 7 febbraio 1889, ibid. 1889; Lezioni e racconti: libro di lettura per la classe terza elementare, ibid. 1889; Le donne gentili del Foscolo, ibid. 1890; Ricordi conforti previsioni, ibid. 1899; La refezione scolastica, ibid. 1901; Per l'Universita' popolare. Agli operai iscritti alla Camera del lavoro, ibid. 1901; Senza la mamma, ibid., 1902. Inaugurazione dell'anno scolastico a Reggio Emilia, Reggio Emilia 1902; Scritti vari, a cura di A. Moro, Milano 1922.
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Fonti e bibliografia: Allo stato attuale delle ricerche risulta che le carte della M. non siano state conservate. Alcuni documenti relativi alla sua attivita' nel Comitato di assistenza per la guerra si conservano presso l'Archivio di Stato di Milano. Alcune lettere, da lei scritte a E. Majno sono conservate nell'Archivio della famiglia Majno, presso l'Unione femminile nazionale di Milano. Altre lettere, da lei indirizzate a Sibilla Aleramo (Rina Faccio), si conservano nel Fondo Aleramo presso la Fondazione Istituto Gramsci in Roma.
Manca una biografia complessiva della M., figura ricca di sfaccettature, esemplare del nuovo modello di militante impegnata nel difficile connubio tra femminismo e socialismo. Su di lei si vedano: E. Zanetta, L. M., in Avanguardia magistrale, 16 settembre 1921; Id., L. M. maestra, in La Difesa delle lavoratrici, X (1922), 10; A. Franchi, Fatti e figure del movimento sociale. L. M., in Nord Sud, 31 luglio 1946, p. 25; Id., Cose di ieri dette alle donne di oggi, Milano 1946, pp. 89, 101, 120, 122 s., 158 s.; F. Pieroni Bortolotti, Alle origini del movimento femminile in Italia 1848-1892, Torino 1963, pp. 96, 109, 212, 268; M. Rosada, Le Universita' popolari in Italia, Milano 1975, pp. 31, 58 n., 60 s., 63, 103-107; E. Santarelli, Schede bio-bibliografiche, in La questione femminile in Italia. Appendice, Milano 1976, pp. 250 s.; A. Buttafuoco, Le Mariuccine. Storia di un'istituzione laica. L'asilo Mariuccia, Milano 1985, pp. 31, 39, 74, 91, 134, 136 s., 149 s., 380; E. Scaramuzza, Una filantropa di professione: A. Ravizza. La collaborazione con la Societa' umanitaria, in Storia in Lombardia, 1986, n. 3, pp. 59, 62; M. Punzo, La giunta Caldara. L'amministrazione comunale di Milano negli anni 1914-1920, Milano 1986, ad ind.; A. Buttafuoco, Cronache femminili. Temi e modelli della stampa emancipazionista in Italia dall'Unita' al fascismo, Siena-Arezzo 1988, pp. 13, 25, 56, 64, 85, 103, 108, 149, 184, 189, 214, 239; L'educazione delle donne. Scuole e modelli di vita femminile nell'Italia dell'Ottocento, a cura di S. Soldani, Milano 1989, pp. 346 s., 350, 355, 367; E. Scaramuzza, La maestra italiana fra Otto e Novecento. Una figura esemplare di educatrice socialista: L. M., in Cultura, istruzione e socialismo nell'eta' giolittiana, a cura di L. Rossi, Milano 1991, pp. 99-119; Donna lombarda (1860-1945), a cura di A. Gigli Marchetti, Milano 1992, pp. 213 s., 221; E. Baio Dossi, Le Stelline. Storia dell'orfanotrofio femminile di Milano, Milano 1994, pp. 46, 78 e n., 79 e n., 86, 99 n., 101 e n., 115 s.; F. Taricone, L'associazionismo femminile in Italia dall'Unita' al fascismo, Milano 1996, pp. 10, 49, 52-54, 65, 101; P. Gaiotti De Biase, Le origini del movimento cattolico femminile, Brescia 2002, pp. 83 s.; 134, 149-152; A. Lettieri, L. M.: la vita di un'educatrice socialista tra emancipazionismo e assistenza all'infanzia, tesi di laurea, Universita' degli studi di Milano, facolta' di lettere e filosofia, a.a. 2003-04; E. Scaramuzza, La santa e la spudorata. A. Ravizza e S. Aleramo. Amicizia, politica e scrittura, Napoli 2004, ad ind.; F. Andreucci - T. Detti, Il movimento operaio italiano. Diz. biografico, 1853-1943, Milano 1977, s.v.; F. Taricone, M. L., in Diz. biogr. delle donne lombarde (568-1968), a cura di R. Farina, Milano 1995, pp. 676 s. E. Scaramuzza.
 
2. TESTI. ALDO CAPITINI: IL MANUALE DI CHARLES C. WALKER SULL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
[Riproponiamo ancora una volta il testo del capitolo dodicesimo, "Il Manuale di Charles C. Walker (1961)", del libro di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Libreria Feltrinelli, 1967 (poi ristampato da Linea d'ombra, Milano 1989; e successivamente ripreso anche in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992). L'opuscolo di Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, arricchito da ulteriori materiali, e' stato successivamente pubblicato dalle Edizioni del Movimento Nonviolento nei "Quaderni di azione nonviolenta", cui puo' essere richiesto; e' un materiale di lavoro utilissimo (per richieste: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it); il solo testo dell'opuscolo di Walker abbiamo anche piu' volte riprodotto sul nostro foglio.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Tra le opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Tra le opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra]
 
Nel 1961 e' uscito il Manuale dell'organizzatore dell'azione diretta nonviolenta, redatto da Charles C. Walker, direttore del Laboratorio della nonviolenza (Cheney, Pa, USA). Jean Fremont lo ha tradotto in francese. L'opuscolo e' edito dalla War Resisters' International, 88 Park Avenue, Enfield, Middlesex, Inghilterra. E' un ampio e organico lavoro, e il confronto con il Piano De Ligt mostra quanto l'esperienza dell'azione nonviolenta si sia accresciuta negli anni, specialmente per le grandi campagne gandhiane e per quelle degli Stati Uniti d'America e di altrove. Del resto, il manuale integra spesso i suoi suggerimenti con indicazioni bibliografiche. Metteremo in luce la struttura del lavoro, e i punti piu' rilevanti e utilizzabili.
Il Manuale e' diviso in quindici sezioni.
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1. Preparazione
Bisogna scegliere e presentare chiaramente gli scopi da raggiungere, dando rilievo ad una situazione ingiusta e cercando di ottenere l'appoggio del pubblico. La volonta' di resistenza viene sviluppata diffondendo continuamente notizie, commentandole e facendo appello all'azione immediata, indicando alle vittime anche una situazione migliore. Inoltre: assicurarsi il nome e l'indirizzo di persone che possono cooperare, e consultare gruppi e associazioni che possono simpatizzare.
Gia' in questa prima sezione si trovano i suggerimenti sempre dati per le azioni nonviolente: cercare le piu' larghe solidarieta', diffondere apertamente notizie sulla situazione e sulle prospettive di mutamento. Se ne deduce: prima di un'azione impiantare un bollettino apposito da diffondere largamente.
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2. Lancio di un programma costruttivo
Il programma deve colpire un male alla radice, venire in aiuto alle vittime, stimolare gli atteggiamenti nonviolenti. Reagire, quindi, attivamente all'apatia, con pieno altruismo e ispirando fiducia. L'azione puo' essere preparata da un lavoro costruttivo come campi di lavoro, cooperative, assistenza alle vittime di ingiustizie, lavoro caritatevole, lavoro in comunita'. Utile anche un lavoro fisico dopo un'estrema tensione nervosa.
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3. Apprendimento del metodo
Anzitutto una ricerca sui fatti, sulle forze sociali, politiche, economiche, implicate nella situazione (come abbiamo gia' visto), sull'atteggiamento dei vari gruppi.
Impostare la possibilita' di negoziati (uno stadio molto importante prima di ogni azione nonviolenta).
Appello vastissimo all'opinione pubblica, con tutti i mezzi possibili.
Giorni di digiuno e (oppure) di preghiera, rinuncia a distinzioni onorifiche date dagli autori dell'ingiustizia; dirsi disposti ad una concessione importante, purche' non leda il principio.
Presentare un "ultimatum" che espone le lagnanze, i tentativi fatti per rimediare, le concessioni proposte, e fissare una data limite. Informare tutti gli implicati nella cosa.
Infine, dopo aver tutto tentato, intraprendere l'azione diretta, senza rompere definitivamente la possibilita' di riprendere i negoziati.
L'azione diretta ha questi aspetti:
- Veglia in un luogo simbolico;
- Picchetti di militanti;
- Digiuno o sciopero della fame;
- Noncooperazione;
- Boicottaggio;
- Arresto del lavoro per un certo periodo;
- Sciopero;
- Sciopero a rovescio (lavorando dove e quando non permesso);
- Intervento p. es. in un luogo proibito;
- Disobbedienza civile;
- Migrazione;
- Manifestazioni: riunioni, sfilate, proteste.
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4. L'addestramento
Studiare la teoria e la messa in pratica della nonviolenza, le campagne nonviolente; organizzare un laboratorio della nonviolenza, proiettare film, fare riunioni e discussioni pubbliche e anche "scene drammatiche" di realizzazione di iniziative nonviolente; meditare, cantare in coro, raccontare fatti eroici, prendere pasti in comune, formare bene gli individui per i compiti che saranno a loro affidati; distinguere tra l'addestramento generale e quello per determinate azioni.
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5. Il piano di campagna dell'azione diretta nonviolenta
L'organizzazione realizzatrice deve avere delle infrastrutture con un comitato d'insieme e un comitato amministrativo, un direttore del progetto e comitati speciali (per la pubblicita', per i mezzi di trasporto, per stampare, per l'alloggio, il cibo ecc.), e deve fare un bilancio preliminare.
Mettere a punto il piano di esecuzione (utilizzando anche un consiglio giuridico).
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6. La preparazione dell'azione
Scegliere un quartiere generale delle operazioni, esponendo materiale pubblicitario, inaugurandolo con una conferenza stampa. Lettere e visite ai funzionari interessati; avvisi ai giornali. Raccogliere fondi. Fare riunioni pubbliche. Tener pronto materiale indispensabile: macchina da scrivere, anche per fare molte copie, letti e sacchi per dormire, materiale per affissioni, automobili ecc. (e vedere quali servizi di trasporto sono nella zona). Stabilire un indirizzo postale. Sviluppare i mezzi di comunicazione: telefono, altoparlanti, bollettini giornalieri. Preparare istruzioni appropriate per i capi di gruppi, fare l'elenco dei partecipanti, preparare manifesti e volantini (da apprestare molto per tempo).
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7. Studio preliminare della situazione dal punto di vista legale
Conoscere le disposizioni legali del luogo e cercar di avere assistenza legale.
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8. Messa a punto di una disciplina collettiva
Il comitato d'azione deve concretare i termini di questa disciplina.
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9. Sviluppo di una campagna di propaganda
Esporre con grande chiarezza. Fare un "memorandum" generale, e brevi biografie dei capi e dei partecipanti importanti, frequenti comunicati alla stampa e alla radio, registrare sul nastro magnetico importanti discorsi, visitare (o scrivere a) persone influenti della stampa, raccogliere ritagli di giornali.
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10. La riunione dei partecipanti all'azione
Farne l'elenco; tenere una riunione degli aderenti, esponendo il piano dell'azione e discutendolo; scegliere un presidente adatto per le riunioni (alcune questioni possono esser trattate non dalle riunioni generali, ma dai comitati).
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11. L'avvio dell'azione
Scegliere il gruppo che comincera' l'azione; e formare anche il secondo gruppo d'urto. Recarsi sul luogo (sfilare o star seduti, sempre a testa alta e tranquillamente). Esser pronti a rispondere ai giornalisti, alle guardie. Seguire le istruzioni dei capi e non lasciare il proprio posto senza averli avvisati. Distribuire i fogli (non disturbare mai il passaggio dei pedoni), e se piove, tenere i fogli in un sacco di materia plastica. Conservare, in quanto possibile, un silenzio assoluto.
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12. Fronteggiare le rappresaglie
L'avversario puo' provocare a condursi in modo agitato, a farsi prendere dal disordine, a lanciare insulti, a fare recriminazioni di un capo verso l'altro, a far sorgere defezioni nelle file dei nonviolenti, a reagire con la violenza. Percio' bisogna restare calmi e affabili, stare al proprio posto disciplinati. Se ci sono urti, il capo fa allontanare i feriti.
In caso di arresto, non opporre resistenza, e accettare i regolamenti della prigione in cio' che non siano contro la propria coscienza.
Le rappresaglie possono essere molto gravi (colpi, tortura, presa di ostaggi, linciaggio, cacciata dal posto, proibizioni di assemblee ecc.), e in tale caso insistere presso i responsabili della societa' perche' agiscano e reprimano la violenza, chiedere un'inchiesta, aiutare le vittime (le sofferenze redentrici possono liberare dal veleno della violenza accumulatosi da tanto tempo).
*
13. Mantenere la vitalita' del movimento
Valersi di nuovi simboli (azioni eroiche, gli eroi di esse, le vittime delle rappresaglie, gl'imprigionati, anniversari, saluti, vesti, insegne, ecc.).
Sforzi costanti di persuasione anche presso gli avversari, tenere al corrente gli aderenti.
Incoraggiare e organizzare azioni di sostegno (dichiarazioni di personalita' eminenti, di gruppi di simpatizzanti ecc.).
Trattare i dissidenti in modo paziente e leale; educare e allenare gli aderenti, formare nuovi capi, incoraggiare il lavoro teorico e pratico; far agire il maggior numero di volontari che sia possibile.
*
14. I capi
Sono dei primi tra eguali, sono dei coordinatori, abituati a lavorare in gruppo.
*
15. Quando la lotta si fa lunga
Secondo Gandhi una campagna nonviolenta provoca cinque reazioni: l'indifferenza, il ridicolo, l'insulto, la repressione, il rispetto. Per arrivare al quinto punto talvolta ci vuole molto tempo.
Non si deve tendere alla "sconfitta" dell'avversario, ma ad una trasformazione dei rapporti tra le parti interessate (una vittoria della giustizia e dell'onesta' umana).
 
3. TESTI. ALCUNE POESIE DI WISLAWA SZYMBORSKA
[Riproponiamo ancora una volta alcune poesie di Wislawa Szymborska estratte da Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi, Milano 2009, a cura di Pietro Marchesani.
Wislawa Szymborska, poetessa, premio Nobel per la letteratura 1996, e' nata a Bnin, in Polonia, il 2 luglio 1923 ed e' deceduta a Cracovia il primo febbraio 2012; ha studiato lettere e sociologia a Cracovia; dal 1953 al 1981 collaboro' alla rivista "Vita letteraria", nel 1980, sotto lo pseudonimo di Stancykowna, alle riviste "Arka" e "Kultura"; oltre al Nobel ha ricevuto per la sua opera poetica altri importanti riconoscimenti: nel 1954 il Premio per la letteratura Citta' di Cracovia, nel 1963 il Premio del ministero della cultura polacco, nel 1991 il Premio Goethe, nel 1995 il Premio Herder e la Laurea ad honorem dell'Universita' di Poznan "Adam Mickiewicz", nel 1996 il Premio "Pen - Book of the Month Club Translation Prize". Tra le opere di Wislawa Szymborska in edizione italiana: La fiera dei miracoli, Scheiwiller, Milano 1994; Gente sul ponte, Scheiwiller, Milano 1996; La fine e l'inizio, Scheiwiller, Milano 1997; Trittico: tre poesie di Wislawa Szymborska, tre collage di Alina Kaczylska, Scheiwiller, Milano 1997; 25 poesie, Mondadori, Milano 1998; Vista con granello di sabbia, Adelphi, Milano 1998; Taccuino d'Amore, Scheiwiller, Milano 2002; Discorso all'Ufficio oggetti smarriti, Adelphi, Milano 2004; La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi, Milano 2009]
 
Vietnam
 
Donna, come ti chiami? - Non lo so.
Quando sei nata, da dove vieni? - Non lo so.
Perche' ti sei scavata una tana sottoterra? - Non lo so.
Da quando ti nascondi qui? - Non lo so.
Perche' mi hai morso la mano? - Non lo so.
Sai che non ti faremo del male? - Non lo so.
Da che parte stai? - Non lo so.
Ora c'e' la guerra, devi scegliere. - Non lo so.
Il tuo villaggio esiste ancora? - Non lo so.
Questi sono i tuoi figli? - Si'.
 
*
 
Discorso all'Ufficio oggetti smarriti
 
Ho perso qualche dea per via dal Sud al Nord,
e anche molti dei per via dall'Est all'Ovest.
Mi si e' spenta per sempre qualche stella, svanita.
Mi e' sprofondata nel mare un'isola, e un'altra.
Non so neanche dove mai ho lasciato gli artigli,
chi gira nella mia pelliccia, chi abita il mio guscio.
Mi morirono i fratelli quando strisciai a riva
e solo un ossicino festeggia in me la ricorrenza.
Non stavo nella pelle, sprecavo vertebre e gambe,
me ne uscivo di senno piu' e piu' volte.
Da tempo ho chiuso su tutto cio' il mio terzo occhio,
ci ho messo una pinna sopra, ho scrollato le fronde.
 
Perduto, smarrito, ai quattro venti se n'e' volato.
Mi stupisco io stessa del poco di me che e' restato:
una persona singola per ora di genere umano,
che ha perso solo ieri l'ombrello sul treno.
 
*
 
Sulla morte senza esagerare
 
Non s'intende di scherzi,
stelle, ponti,
tessiture, miniere, lavoro dei campi,
costruzione di navi e cottura di dolci.
 
Quando conversiamo del domani
intromette la sua ultima parola
a sproposito.
 
Non sa fare neppure cio'
che attiene al suo mestiere:
ne' scavare una fossa,
ne' mettere insieme una bara,
ne' rassettare il disordine che lascia.
 
Occupata a uccidere,
lo fa in modo maldestro,
senza metodo ne' abilita'.
Come se con ognuno di noi stesse imparando.
 
Vada per i trionfi,
ma quante disfatte,
colpi a vuoto
e tentativi ripetuti da capo!
 
A volte le manca la forza
di far cadere una mosca in volo.
Piu' d'un bruco
la batte in velocita'.
 
Tutti quei bulbi, baccelli,
antenne, pinne, trachee,
piumaggi nuziali e pelame invernale
testimoniano i ritardi
del suo ingrato lavoro.
 
La cattiva volonta' non basta
e perfino il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni
e', almeno finora, insufficiente.
 
I cuori battono nelle uova.
Crescono gli scheletri dei neonati.
Dai semi spuntano le prime due foglioline,
e spesso anche grandi alberi all'orizzonte.
 
Chi ne afferma l'onnipotenza,
e' lui stesso la prova vivente
che essa onnipotente non e'.
 
Non c'e' vita
che almeno per un attimo
non sia stata immortale.
 
La morte
e' sempre in ritardo di quell'attimo.
 
Invano scuote la maniglia
d'una porta invisibile.
A nessuno puo' sottrarre
il tempo raggiunto.
 
*
 
La fine e l'inizio
 
Dopo ogni guerra
c'e' chi deve ripulire.
In fondo un po' d'ordine
da solo non si fa.
 
C'e' chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.
 
C'e' chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.
 
C'e' chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c'e' chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.
 
Non e' fotogenico,
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono gia' partite
per un'altra guerra.
 
Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.
 
C'e' chi, con la scopa in mano,
ricorda ancora com'era.
C'e' chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto li' si aggireranno altri
che troveranno il tutto
un po' noioso.
 
C'e' chi talvolta
dissotterrera' da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasportera' sul mucchio dei rifiuti.
 
Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.
 
Sull'erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c'e' chi deve starsene disteso
con una spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.
 
*
 
L'odio
 
Guardate com'e' sempre efficiente,
come si mantiene in forma
nel nostro secolo l'odio.
Con quanta facilita' supera gli ostacoli.
Come gli e' facile avventarsi, agguantare.
 
Non e' come gli altri sentimenti.
Insieme piu' vecchio e piu' giovane di loro.
Da solo genera le cause
che lo fanno nascere.
Se si addormenta, il suo non e' mai un sonno eterno.
L'insonnia non lo indebolisce, ma lo rafforza.
 
Religione o non religione -
purche' ci si inginocchi per il via.
Patria o no -
purche' si scatti alla partenza.
Anche la giustizia va bene all'inizio.
Poi corre tutto solo.
L'odio. L'odio.
Una smorfia di estasi amorosa
gli deforma il viso.
 
Oh, quegli altri sentimenti -
malaticci e fiacchi.
Da quando la fratellanza
puo' contare sulle folle?
La compassione e' mai
giunta prima al traguardo?
Il dubbio quanti volenterosi trascina?
Lui solo trascina, che sa il fatto suo.
 
Capace, sveglio, molto laborioso.
Occorre dire quante canzoni ha composto?
Quante pagine ha scritto nei libri di storia?
Quanti tappeti umani ha disteso
su quante piazze, stadi?
 
Diciamoci la verita':
sa creare bellezza.
Splendidi i suoi bagliori nella notte nera.
Magnifiche le nubi degli scoppi nell'alba rosata.
Innegabile e' il pathos delle rovine
e l'umorismo grasso
della colonna che vigorosa le sovrasta.
 
E' un maestro del contrasto
tra fracasso e silenzio,
tra sangue rosso e neve bianca.
E soprattutto non lo annoia mai
il motivo del lindo carnefice
sopra la vittima insozzata.
 
In ogni istante e' pronto a nuovi compiti.
Se deve aspettare, aspettera'.
Lo dicono cieco. Cieco?
Ha la vista acuta del cecchino
e guarda risoluto al futuro
- lui solo.
 
*
 
La veglia
 
La veglia non svanisce
come svaniscono i sogni.
Nessun brusio, nessun campanello
la scaccia,
nessun grido ne' fracasso
puo' strapparci da essa.
 
Torbide e ambigue
sono le immagini nei sogni,
il che puo' spiegarsi
in molti modi.
La veglia significa la veglia
ed e' un enigma maggiore.
 
Per i sogni ci sono chiavi.
La veglia si apre da sola
e non si lascia sbarrare.
Da essa si spargono
diplomi e stelle,
cadono giu' farfalle
e anime di vecchi ferri da stiro,
berretti senza teste
e cocci di nuvole.
Ne viene fuori un rebus
irrisolvibile.
 
Senza di noi non ci sarebbero sogni.
Quello senza cui non ci sarebbe veglia
e' ancora sconosciuto,
ma il prodotto della sua insonnia
si comunica a chiunque
si risvegli.
 
Non i sogni sono folli,
folle e' la veglia,
non fosse che per l'ostinazione
con cui si aggrappa
al corso degli eventi.
 
Nei sogni vive ancora
chi ci e' morto da poco,
vi gode perfino di buona salute
e ritrovata giovinezza.
La veglia depone davanti a noi
il suo corpo senza vita.
La veglia non arretra d'un passo.
 
La fugacita' dei sogni fa si'
che la memoria se li scrolli di dosso facilmente.
La veglia non deve temere l'oblio.
E' un osso duro.
Ci sta sul groppone,
ci pesa sul cuore,
sbarra il passo.
 
Non le si puo' sfuggire,
perche' ci accompagna in ogni fuga.
E non c'e' stazione
lungo il nostro viaggio
dove non ci aspetti.
 
*
 
Le tre parole piu' strane
 
Quando pronuncio la parola Futuro,
la prima sillaba gia' va nel passato.
 
Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.
 
Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualche cosa che non entra in alcun nulla.
 
*
 
Contributo alla statistica
 
Su cento persone:
 
che ne sanno sempre piu' degli altri
- cinquantadue;
 
insicuri a ogni passo
- quasi tutti gli altri;
 
pronti ad aiutare,
purche' la cosa non duri molto
- ben quarantanove;
 
buoni sempre,
perche' non sanno fare altrimenti
- quattro, be', forse cinque;
 
propensi ad ammirare senza invidia
- diciotto;
 
viventi con la continua paura
di qualcuno o qualcosa
- settantasette;
 
dotati per la felicita'
- al massimo poco piu' di venti;
 
innocui singolarmente,
che imbarbariscono nella folla
- di sicuro piu' della meta';
 
crudeli,
se costretti dalle circostanze
- e' meglio non saperlo
neppure approssimativamente;
 
quelli col senno di poi
- non molti di piu'
di quelli col senno di prima;
 
che dalla vita prendono solo cose
- quaranta,
anche se vorrei sbagliarmi;
 
ripiegati, dolenti
e senza torcia nel buio
- ottantatre'
prima o poi;
 
degni di compassione
- novantanove;
 
mortali
- cento su cento.
Numero al momento invariato.
 
*
 
Fotografia dell'11 settembre
 
Sono saltati giu' dai piani in fiamme -
uno, due, ancora qualcuno
sopra, sotto.
 
La fotografia li ha fissati vivi,
e ora li conserva
sopra la terra verso la terra.
 
Ognuno e' ancora un tutto
con il proprio viso
e il sangue ben nascosto.
 
C'e' abbastanza tempo
perche' si scompiglino i capelli
e dalle tasche cadano
gli spiccioli, le chiavi.
 
Restano ancora nella sfera dell'aria,
nell'ambito di luoghi
che si sono appena aperti.
 
Solo due cose posso fare per loro -
descrivere quel volo
e non aggiungere l'ultima frase.
 
*
 
Tutto
 
Tutto -
una parola sfrontata e gonfia di boria.
Andrebbe scritta fra virgolette.
Finge di non tralasciare nulla,
di concentrare, includere, contenere e avere.
E invece e' soltanto
un brandello di bufera.
 
*
 
Esempio
 
Una bufera
di notte ha strappato tutte le foglie dell'albero
tranne una fogliolina,
lasciata
a dondolarsi in un a solo sul ramo nudo.
 
Con questo esempio
la Violenza dimostra
che certo -
a volte le piace scherzare un po'.
 
*
 
Vermeer
 
Finche' quella donna del Rijksmuseum
nel silenzio dipinto e in raccoglimento
giorno dopo giorno versa
il latte dalla brocca nella scodella,
il Mondo non merita
la fine del mondo.
 
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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
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Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 27 del 21 marzo 2021
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