[Nonviolenza] Telegrammi. 4048



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4048 del 19 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Severino Vardacampi: Corta litania della nonviolenza e del nulla
2. Carneade Malestri: Mestieri
3. Mario Gliozzi - Gianfranco Orlandelli: Maria Gaetana Agnesi
4. Silvana Simonetti: Maria Teresa Agnesi
5. Filomena Fantarella: Anna Kuliscioff
6. Marco Pistoia: Suso Cecchi d'Amico
7. Alcuni riferimenti utili
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
 
1. L'ORA. SEVERINO VARDACAMPI: CORTA LITANIA DELLA NONVIOLENZA E DEL NULLA
 
"Se non e' la lotta che libera tutte e tutti
la nonviolenza e' nulla"
(Nereo Zuzzanghi, Lunghe storie dette in breve, Ferney, 1778)
 
Se non abbatte tutte le muraglie di tutti i luoghi di pena
tutte le gabbie tutti i recinti di filo spinato
tutte le stanze buie gli angoli della vergogna
i vagoni bestiame le baracche con le orchestrine
 
Se non abolisce tutti i plotoni d'esecuzione
se non chiude tutte le fabbriche d'armi
se non scioglie tutti gli eserciti
 
Se non demolisce tutte le istituzioni totali
se non demolisce tutte le ideologie totalitarie
se non e' lo spazio dell'eguaglianza e della diversita'
se non e' la casa comune che include il mondo intero
dove vige la legge dell'universale solidarieta' e responsabilita'
se non e' colloquio corale e dialogo infinito
passarsi il pane e il vino e la parola
nell'ospitalita' che nulla chiede
 
Se non versa sabbia nei motori
se non dissoda le strade asfaltate
se non ruba tutte le gomme
 
Se non spezza tutte le catene
se non salva tutti i naufraghi
se non soccorre tutti i bisognosi
 
Se non fa crescere l'erba
se non resuscita ogni giorno il sole
se non colma ogni notte il cielo di stelle
se non nutre le anime come i corpi
 
Se non demolisce gli idoli e l'idolo della demolizione degli idoli
se non si oppone a tutte le demolizioni
se non restituisce la parola
se non impara e insegna ad ascoltare
e riscaldare senza dare fuoco
 
se non restituisce la liberta' ad ogni persona oppressa
se non condivide tutto il bene e tutti i beni fra tutte e tutti
se non salva tutte le vite
se non e' la coscienza e l'organizzazione delle oppresse e degli oppressi in lotta
per la liberazione del'umanita' intera e la difesa dell'intero mondo vivente
la nonviolenza e' nulla.
 
2. CRONACHE DI NUSMUNDIA. CARNEADE MALESTRI: MESTIERI
[Da una lettera di alcuni mesi fa]
 
Un mestiere che so e' odiare tutti
e' faticoso ma non rende male
lo si puo' fare in gruppo o anche da solo
da solo e' meglio se sei uno sveglio
il trucco e' di colpire all'improvviso
senza aspettare senza respirare
piantargli tra le costole il coltello
tre cinque ventiquattro volte almeno
tutto d'un fiato come fosse un mitra
e poi strappargli dalla tasca interna
della giacchetta il portafoglio gonfio
e via col vento nella prateria infinita
verso la valle della rossa luna
verso i monti d'argento della morte.
 
Un altro modo e' fare il presidente
della regione o del consiglio dei ministri.
 
3. MAESTRE. MARIO GLIOZZI - GIANFRANCO ORLANDELLI: MARIA GAETANA AGNESI
[Dal Dizionario biografico degli italiani (1960), nel sito www.treccani.it]
 
Maria Gaetana Agnesi nacque il 16 maggio 1718 a Milano da Pietro, professore di matematica all'universita' di Bologna. Posta sotto la guida di ottimi insegnanti, abituali frequentatori della sua casa, quali il padre teatino G. M. Reina, l'abate N. Gemelli, L. Voigt, docente di lingua greca nelle Scuole palatine di Milano, l'abate G. Tagliazucchi, ancora bambina, il 18 ag. 1727, recito' nel salotto paterno una sua traduzione di un discorso dell'abate Gemelli sugli studi delle donne, l'Oratio qua ostenditur artium liberalium studia a femineo sexu neutiquam abhorrere (edita a Milano nel 1727 e a Padova nel 1729).
Sempre nel salotto paterno, nel 1738, sostenne centonovantun tesi di filosofia e di scienze, edite nello stesso anno a Milano col titolo: Propositiones philosophicae quas crebris disputationibus domi habitis coram clariss. viris explicabat extempore et ab obiectis vindicabat M. C. de A. mediolanensis.
Vi si tratta di logica, ontologia, pneumatologia, meccanica dei gravi, dei fluidi, dei corpi elastici, dei corpi celesti, vi si danno notizie su meteore, sulle terre e sui mari, i fossili, i metalli, le piante, gli animali.
Gia' un anno avanti la pubblicazione delle enciclopediche Propositiones, l'A. aveva intrapreso lo studio assiduo delle matematiche, basandosi sul Traite' analitique des sections coniques del marchese de l'Hopital (1661-1704), quando l'incontro col padre olivetano Ramiro Rampinelli, avvenuto nel 1740, spinse l'A. ad ampliare le sue ricerche algebriche. Il Rampinelli, gia' professore di fisica e matematica nelle scuole del suo Ordine a Roma e a Bologna, e trasferito nel '40 a Milano, al convento di S. Vittore, le fece infatti conoscere l'Analyse demontree (2 voll., Paris 1708; Venezia 1739) di Ch. Reyneau, l'opera del padre G. Grandi e gli studi piu' recenti di analisi matematica. Furono sette anni di studio che il carteggio da lei tenuto servi' efficacemente a divulgare, tanto da vedersi offerta nel 1748 l'aggregazione all'Accademia delle Scienze di Bologna, mentre era ancora in bozze il suo lavoro, ch'ella veniva stampando nella propria casa milanese di via Pantano, dove lo stampatore Richini aveva per l'occasione trasferito i suoi torchi. L'opera fu dedicata all'imperatrice Maria Teresa, e usci', sul finire del 1748, col titolo di Instituzioni analitiche ad uso della gioventu' italiana.
Scopo dell'opera, sull'esempio del trattato di Ch. Reyneau, da lei preso a modello, era di dare una trattazione sistematica delle numerosissime scoperte del calcolo infinitesimale, che, ottenute con ispirazioni e metodi diversi, rimanevano, come dice l'A. nella prefazione, "scollegate, senz'ordine e sparse qua e la' nelle opere di molti autori", onde non avrebbe potuto "certamente un Principiante ridurre a metodo le materie, quando anche egli fosse di tutti i libri fornito".
Era questa un'esigenza tanto sentita in quel tempo che, indipendentemente, nello stesso anno, L. Eulero (1707-1783) pubblico' il suo trattato (Introductio in Analysin infinitorum, 2 voll., Lausonii 1748, seguito dalle Institutiones calculi differentialis, Petropoli 1755 e dalle Institutiones calculi integralis, 4 voll., Petropoli 1768-94).
Il primo tomo dell'opera dell'A. si apre con l'esposizione degli elementi di algebra; si passa quindi alla teoria delle equazioni algebriche e alla geometria analitica piana per chiudere con i metodi di ricerca dei massimi e minimi. Il secondo tomo e' dedicato al calcolo differenziale e integrale, agli sviluppi in serie, alle equazioni differenziali del primo e del secondo ordine. L'A. studia molte curve piane, affette anche da singolarita' complicate, argomento che sara' ripreso, con molta maggiore originalita' e organicita', da G. Cramer (1704-52) nell'Introduction a' l'analyse des lignes courbes algebriques (Genève 1750). In particolare, andarono sotto il nome di "curva" o "versiera" di A. curve diverse, sebbene analoghe alla cubica piana razionale di equazione x2y = a2(a - y), gia' nota a P. Fermat (Oeuvres de F., I, Paris 1891, pp. 279-280; III, ibid. 1896, pp. 233-234), studiata e denominata piu' tardi da G. Grandi (Nota al trattato del Galileo sul moto naturalmente accelerato, in G. Galilei, Opere, III, Firenze 1718, p. 393) e che l'A. divulgo' nella sua opera (Instituzioni analitiche, I, pp. 380-381, 391-393).
Nonostante gli analoghi trattati di L. Eulero e di G. Cramer, le Instituzioni ebbero buona accoglienza anche all'estero per la loro chiarezza d'esposizione e la precisione del linguaggio: ne sono prova le recensioni apparse nei periodici scientifici dell'epoca; la traduzione inglese del matematico J. Colson (1680-1760), traduttore e commentatore del Newton, pubblicata postuma per cura di J. Hellins (Analytical Institutions, London 1801); la traduzione francese del secondo tomo, curata da P. Th. Anthelmy e annotata da Ch. Bossut, comparsa col titolo Traites elementaires de calcul differential et de calcul integral traduits de l'italien de Mademoiselle A., avec des additions (Paris 1775).
Alla stesura dell'opera dell'A. concorsero con consigli e aiuti il gia' ricordato Rampinelli, ch'era stato discepolo di G. Manfredi, e I. Riccati. Assai vasto fu il successo del lavoro, e Benedetto XIV, cui l'A. aveva donato una copia dell'opera, volle offrirle la cattedra di matematica all'universita' di Bologna. In omaggio al desiderio del papa, infatti, il senato accademico la nomino' il 16 settembre 1750. Ma l'A. non volle mai salire sulla cattedra.
Della fama dell'A, e della sua fortuna nella letteratura contemporanea restano diverse interessanti testimonianze. Nel 1739 il presidente de Brosses la giudicava un fenomeno vivente e la paragonava, un po' ironicamente, a Pico della Mirandola (l'A., "qui est une polyglotte ambulante, et qui, peu contente de savoir toutes les langues orientales, s'avise encore de soutenir these contre tout venant sur toute science quelconque, a' l'exemple de Pic de la Mirandole": cfr. Lettres familieres ecrites d'Italie en 1739 et 1740 par Ch. de Brosses, a cura di R. Colomb, I, Paris 1904, p. 94). L'A. conobbe anche il Goldoni, cui nel 1753, o poco prima, come appare da una lettera di lui ad ignoto del 25 giugno 1753, dono' una copia delle Instituzioni (cfr. Lettere di Carlo Goldoni, a cura di E. Masi, Bologna 1880, p. 108). Il Goldoni la ricordo' nella scena II dell'atto I de Il Medico olandese, commedia ambientata in Olanda e rappresentata per la prima volta nel 1756 a Milano, mettendo in rilievo come anche in Olanda le Instituzioni dell'A. fossero lette ed ammirate. Anche il Rovani ricordo' con espressioni di vivo elogio l'A. nei suoi Cento anni (G. Rovani, Cento anni, a cura di B. Gutierrez, I, Milano 1934, testo pp. 36, 73 s., commento p. 75 s.).
Oltre che agli studi matematici, l'A. si dedico' intensamente a opere di beneficenza, riuscendo, alla morte del padre (19 marzo 1752), a trasformare in ospizio la sua casa di via Pantano. Costretta a lasciarla dopo contestazioni e cause intentatele dai fratelli, non esito' a vendere lo scrigno incastonato di gemme e l'anello ricevuti in dono da Maria Teresa per l'omaggio delle Instituzioni, per poter creare un nuovo ospizio per minorati psichici. Infine nel 1771, apertosi a Milano il Luogo Pio Trivulzio, ella venne chiamata dall'arcivescovo G. Pozzobonelli a ricoprire l'incarico di visitatrice e direttrice delle donne dell'istituto, ove trascorse gli ultimi anni della sua vita e vi compose un'opera di edificazione religiosa: Il Cielo mistico, cioe' contemplazione delle virtu', dei misteri e delle eccellenze del Nostro Signore Gesu' Cristo, che l'Anzoletti pubblico' in appendice al suo studio sull'Agnesi.
Mori' a Milano il 9 gennaio 1799.
Presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano sono conservati venticinque volumi di inediti dell'A., tra cui un ampio commento alle Sections coniques del marchese de l'Hopital.
*
Bibliografia: Per la figura dell'A, come matematica si veda: P. Frisi, Disquisitio mathematica, Mediolani 1751, pp. 46-71; G. B. Suardi, Nuovi istromenti per la descrizione di diverse curve, Brescia 1752, p. 5; L. A. De Bougainville, Traite' du calcul integral, I, Paris 1754, pp. XIII-X VII; G. Casali, De conicarum sectionum focis e Sermo alter, in De Bononiensi scientiarum et artium Instituto atque Accad. Clem., Bononiae 1757, pp. 299-310 e 338-348; P. Frisi, Elogi di G. Galilei e di B. Cavalieri, Milano 1778, pp. 52-53; Id., Operum tomus primus algebram et geometriam analyticam continens, Mediolani 1792, pp. 8, 11, 78 e passim; Donna Agnesi's Analytical Institutions, in The Edinburgh Review or Critical Journal, II (1804), jan.; S. F. Lacroix, Traite' du calcul differentiel et du calcul integral, I, Paris 1810, pp. 488-489; J. Mister, Proprietes de la courbe d'A., in Mathesis, VII (1887), p. 1; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, I, Modena 1893, col. 8; IV, s. 1, col. 1; s. 2, col. 81; s. 5, col. 2; E. N. Borisien, La courbe d'A., in L'intermediaire des mathematiciens, I (1894), p. 153;II (1895), p. 83; A. Rebiere, Les femmes dans la science, Paris 1897, pp. 3-17; G. Loria, Versiera, visiera e pseudo-visiera, in Bibliotheca mathematica (di G. Enestroem), n.s., II (1897), pp. 7-12, 33-34; J. Boyer, La mathematicienne A., in Revue catholique des Revues françaises et etrangeres, III (1897), pp. 451-458; G. Vacca, Sulla versiera, in Bollett. di bibliogr. e storia delle scienze matem., IV (1901), pp. 33-34; M. Cantor, Vorlesungen ueber Geschichte der Mathematik, III, Leipzig s.d., pp. 822-823; IV, Leipzig-Berlin 1924, pp. 16 e 676; A. Aubry, Essai sur l'hist. de la geometrie des courbes, in Annaes Scientificos da Academia Polytechnica do Porto, IV (1909), pp. 65-112; F. P. Teixera, Traite' des courbes speciales remarquables planes et gauches, in Obras sobre mathematica, IV, Coimbre 1909, pp. 31, 108, 110; F. Cajori, A History of Mathematical Notations, I, Chicago 1928, pp. 287, 292; G. Loria, Curve piane speciali algebriche e trascendenti, Milano 1930, I, pp. 60, 72, 94, 104; II, p. 191; Id., Storia delle matematiche, III, Torino 1933, pp. 76, 99-100.
Per la figura storica si veda: A. F. Frisi, Elogio storico di M.G.A., Milano 1799, che rimane fondamentale, per quanto agiografico; L. Anzoletti, M.G.A., Milano 1900 (comprende anche due pregevoli comunicazioni sull'A., di G. Schiaparelli, 9 dicembre 1899, pp. 303-310; e di G. Loria, ottobre 1899, pp. 310-314; e la bibl. cit. alle pp. 487-489); G. B. Germi, Gli scrittori pedagogici italiani del sec. XVIII, Torino 1901, pp. 85-88;G. Natali, Il Settecento, I, Milano 1929, pp. 169-170 e p. 188 (bibl.); E. Benazzoli, M.G.A., Milano 1939 (con bibl.); A. Masotti, M.G.A., in Rendiconti del seminario matem. fisico di Milano, XIV (1940) (con bibl.); L. Simeoni, Storia della Universita' di Bologna, II, Bologna 1940, pp. 116, 136; Encicl. Ital., I, p. 899.
 
4. MAESTRE. SILVANA SIMONETTI: MARIA TERESA AGNESI
[Dal Dizionario biografico degli italiani (1960), nel sito www.treccani.it]
 
Maria Teresa Agnesi nacque a Milano, il 17 ottobre 1720, da Pietro e fu sorella di Maria Gaetana.
Nelle accademie scientifico-letterarie che si tenevano nella sua casa la giovanissima A. ebbe modo di cimentarsi presto come valente cembalista, compositrice e cantante. Ch. De Brosses, invitato il 16 luglio 1739 ad una di codeste accademie, ne scriveva il giorno seguente all'amico Bouhier, sottolineando appunto quella triplice attivita'. Considerata la migliore clavicembalista del suo tempo e buona cantante, ella fu pero' stimata soprattutto come compositrice. La sua capacita' artistica non soltanto si manifesto' nelle numerose composizioni di musica vocale (Arie, Cantate, ecc., un libro delle quali dedicato all'imperatrice Maria Teresa d'Austria, e molte altre dedicate all'elettrice di Sassonia Maria Giuseppina) e strumentale (Sonate, Fantasie per cembalo, Concerti per pianoforte, ecc.), ma le consenti' anche di affrontare, con esito felice, l'impegno di opere teatrali, le quali delineano una concezione operistica piu' severa del gusto corrente del tempo.
Il conte G. Riccati scriveva da Treviso il 4 settembre 1750 alla sorella Maria Gaetana per ottenere dall'A. qualche composizione da porre come esempio in un suo trattato di contrappunto, e nella lettera di ringraziamento (23 settembre 1750) alla stessa A. per le bellissime arie e cantate inviategli egli esprime su codeste composizioni un giudizio critico abbastanza preciso e che, a detta di L. Anzoletti, e' anche l'unico finora sulla vasta produzione dell'A. rimasta tutta manoscritta e in gran parte perduta.
Il 13 giugno 1752 A. sposo', poco dopo la morte del padre, Pietro Antonio Pinottini, ma, senza figli, continuo' la sua attivita' di clavicembalista e compositrice. A lei fu dedicata una Cantata per musica di Pier Domenico Soresi, stampata nel 1756.
Mori' a Milano il 19 gennaio 1795.
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Opere vocali-strumentali: 12 arie con strumenti (ms. Staatsbibliothek, Dresda); Airs divers pour le chant et la harpe (ms. Nationalbibliothek, Vienna); 2 Fantasie e 1 Allegro per clavicembalo (ms. Staatsbibliothek, Berlino); 1 Sonata per clavicembalo (ms. Staatsbibliothek, Karlsruhe); 1 Concerto in Fa magg. per il cembalo col violino primo, violino secondo et basso (ms. Bibliotheque du Conservatoire, Bruxelles); 1 Concerto per pianoforte con 2 violini e Bassi (ms. Bibliothek der Musikfreunde, Vienna); inoltre l'editore Breitkopf segnala per il 1766 2 Concerti per Clavicem., 2 Violini e Basso, e per il 1767 2 Sonate per Clavicembalo. Opere teatrali: Il ristoro d'Arcadia (cantata pastorale, Milano, Teatro Ducale, 1747); Ciro in Armenia (3 atti, su libretto proprio, Milano, Teatro Ducale, 26 dic. 1753; la partitura ms., con dedica a Federico Augusto I di Sassonia, alla Staatsbibliothek di Dresda); Sofonisba (dramma eroico in 3 atti di G. F. Zanetti, Napoli 1765; partitura ms. nella Bibliothek der Musikfreunde di Vienna); Insubria consolata (2 atti, Milano, Teatro Ducale, 1766, scritta in occasione del fidanzamento della principessa Beatrice d'Este con l'arciduca Ferdinando d'Austria); Nitocri (3 atti di A. Zeno, Venezia 1771; libretto nella Collezione U. Rolandi); Ulisse in Campania (serenata in due parti, a 4 voci con sinfonia; partitura ms. nella Biblioteca del conservatorio di Napoli); Il Re pastore (dramma in 3 atti, partitura ms. alla National Bibliothek di Vienna).
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Bibliografia: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753,pp. 198-199; A. Levati, Diz. delle donne illustri, I, Milano 1821, p. 84; L. Anzoletti, Maria Gaetana Agnesi, Milano 1900, pp. 171, 172, 184, 195 ss.; G. e C. Salvioli, Bibliografia universale del Teatro drammatico italiano, I Venezia 1903, col. 770, e Appendice al I vol., col. 55; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, p. 52; C. Schmidl, Dizion. universale dei Musicisti, I, p.17; Encicl. dello Spettacolo, I, col. 174.
 
5. MAESTRE. FILOMENA FANTARELLA. ANNA KULISCIOFF
[Dal sito www.enciclopediadelle donne.it
Filomena Fantarella e' "dottoranda presso la Brown University (Usa), il suo principale interesse di ricerca e' lo sviluppo e la modernita' delle teorie democratiche in contrasto con le ideologie totalitarie (di destra e di sinistra) in Gaetano Salvemini e la sua attivita' antifascista negli Stati Uniti".
Anna Kuliscioff (1854-1925) e' una delle figure piu' grandi della storia del movimento socialista italiano ed internazionale. Opere di Anna Kuliscioff: oltre agli interventi politici pubblici si vedano anche: Lettere d'amore a Andrea Costa, Feltrinelli, Milano 1976; Filippo Turati, Anna Kuliscioff, Carteggio, in piu' volumi, Einaudi, Torino. Opere su Anna Kuliscioff: Filippo Turati (a cura di), Anna Kuliscioff, in memoria, Lazzari, Milano 1926; Alessandro Schiavi, Anna Kuliscioff, Opere nuove, Roma 1955; Maricla Boggio, Annabella Cerliani, Anna Kuliscioff (Con gli scritti di Anna Kuliscioff sulla condizione della donna), Marsilio, Venezia 1977; Franco Damiani e Fabio Rodriguez (a cura di), Anna Kuliscioff, Immagini scritti testimonianze, Feltrinelli, Milano 1978]
 
Anna Kuliscioff, Moskaja (Russia) 1857 - Milano 1925.
"Mi auguro, per il trionfo della causa del mio sesso, solo un po' piu' di solidarieta' fra le donne. Allora forse si avverera' la profezia del piu' grande scrittore del nostro secolo – Victor Hugo – che presagi' alla donna quello che Gladstone presagi' all'operaio: che cioe' il secolo XX sara' il secolo della donna".
Anna Maria Mozzoni, Alessandrina Ravizza, Ada Negri, Sibilla Aleramo sono solo alcune di quante si prodigarono tra Otto e Novecento per affermare i diritti delle donne. La loro attivita' si espresse soprattutto nel "femminismo lombardo" che aveva tre obiettivi principali: a) centralita' della donna nella costituzione della democrazia; b) ruolo materno come titolo della cittadinanza e c) rivendicazione della libera disposizione di se'. Un tale approccio, pero', fu solo in parte condiviso dalla principale protagonista del socialismo e del femminismo italiano, Anna Kuliscioff (1).
Nata nel 1854 a Moskaja (Cherson), da un'agiata famiglia di mercanti ebrei, Anna (2), dotata di una straordinaria memoria e di una eccezionale predisposizione al ragionamento logico e rigoroso, fu incoraggiata sin dall'infanzia a coltivare gli studi con maestri e governanti privati e si interesso' molto presto di politica. Nel 1871 si trasferi' a Zurigo per proseguire gli studi di filosofia, poiche' in Russia alle donne era proibito l'accesso all'universita'. Testimonianza della sua indole passionale e dell'ansito paritario fu il gesto clamoroso con cui strappo' il libretto universitario quando, nel 1873, fu ordinato agli studenti russi di abbandonare l'universita' di Zurigo, pena la non ammissione agli esami in Russia. Ordine, tra l'altro, sostenuto dalla motivazione secondo cui le giovani russe si recavano all'estero non per assecondare il demone degli studi, ma per abbandonarsi agli impulsi del libero amore. Era una vera provocazione.
Tornata in Russia nel 1874 per dedicarsi alla politica attiva, gia' nel 1877 fu costretta a riparare in Svizzera, in seguito all'ondata di arresti provocati dai vari movimenti di piazza che in quegli anni agitavano non solo la Russia, ma gran parte dell'Europa. Proprio in Svizzera conobbe Andrea Costa, con il quale si trasferi' a Parigi per collaborare all'Internazionale di Kropotkin (3). Ma nel '78 venne arrestata ed espulsa dalla Francia e fu di nuovo in Svizzera. Di idee anarchiche, Costa si avvicino' al socialismo proprio grazie ad Anna. Erano, quelli, anni di repressione durissima, che li videro entrambi vittime di continui arresti e di processi sommari. In particolare il processo a Firenze del 1880 suscito' molto interesse nell'opinione pubblica e dette molta visibilita' alla personalita' della Kuliscioff.
La lontananza forzata e il temperamento geloso di Costa pero' incrinarono per sempre un rapporto gia' conflittuale. Andrea dal carcere scrive ad Anna della propria gelosia, rivolta in modo particolare a Carlo Cafiero con cui Anna, a Lugano, aveva avviato un fitto dialogo politico e umano. Alle accuse del suo compagno, la Kuliscioff replica con fermezza: "Io alla fine vedo una cosa: agli uomini come sempre e' permesso tutto, la donna deve essere di loro proprieta'. La frase e' vecchia, banale, ma ha le sue ragioni d'essere e l'avrà chissa' per quanto tempo ancora".
La sfiducia e i dissapori, inaspriti dalla lontananza, inabisseranno definitivamente nel 1885 il loro amore, dal quale nacque una figlia, Andreina.
In Svizzera la Kuliscioff aveva ripreso gli studi ed era passata dall'ingegneria alla medicina. In seguito alle numerose detenzioni aveva contratto la tubercolosi e le vennero consigliati climi piu' miti. Si trasferi' cosi', con la figlia, a Napoli. Nel 1888 si specializzo' in ginecologia, prima a Torino, poi a Padova. La sua tesi era dedicata alle cause della febbre puerperale, e avendone indicato l'origine batterica, apri' la strada alla scoperta che avrebbe salvato milioni di donne dalla morte dopo il parto. Si trasferi' poi a Milano, dove comincio' ad esercitare l'attivita' medica, recandosi tra l'altro anche nei quartieri piu' poveri della citta'. Dai milanesi venne chiamata la "dottora dei poveri".
A Milano entra in contatto con le principali esponenti del femminismo milanese, Anna Maria Mozzoni, Paolina Schiff e Norma Casati, che nel 1882 avevano formato la Lega per gli interessi femminili. Da qui in avanti l'impegno di Anna Kuliscioff nella questione femminile diviene sempre piu' chiaro e incalzante, sino a culminare nel bellissimo intervento al Circolo filologico di Milano, nell'aprile del 1890: Il Monopolio dell'uomo. Un intervento forte, dall'impostazione originale e moderna, che non solo considera la questione femminile da un'angolazione economica (prospettiva "obbligata" per chi come lei si considerava parte del firmamento marxista), ma che soprattutto scava tra i ritardi, le motivazioni sociali, i pregiudizi culturali che la accompagnano e che trovano le loro radici in una mentalita' chiusa, gretta e in abitudini di secolare sopraffazione. L'aspetto innovativo dell'intervento di Anna Kuliscioff, pero', risiede nel modo di denunciare le angherie riservate all'altro sesso. "Non faro', tuttavia, una requisitoria – cosi' esordisce la Kuliscioff al convegno milanese -. Non e' una condanna ad ogni costo dell'altro sesso che le donne domandano; esse aspirano anzi ad ottenere la cooperazione cosciente ed attiva degli uomini migliori, di quanti, essendosi emancipati, almeno in parte, dai sentimenti basati sulla consuetudine, sui pregiudizi e soprattutto sull'egoismo maschile, sono gia' disposti a riconoscere i giusti motivi che le donne hanno di occupare nella vita un posto degno per averne conquistato il diritto".
Se l'inferiorita' della donna nasce dai privilegi maschili, superarla risulta certo assai difficile perche' il predominio dell'uomo esce come consacrato da schemi sociali giuridici e politici che affondano le loro radici nella notte dei tempi e che da qui, sull'onda lunga della storia, giunge fino ai moderni a rinsaldare la catena della subordinazione femminile.
"L’esperienza di altre e molte donne – argomenta Anna – che si alternarono a deviare dal binario tradizionale la vita femminile in genere, e soprattutto l'esperienza mia propria, m'insegnarono che, se per la soluzione di molteplici e complessi problemi sociali si affacciano molti uomini generosi, pensatori e scienziati, anche delle classi privilegiate, non e' cosi' quanto al problema del privilegio dell'uomo di fronte alla donna". E aggiunge: "Tutti gli uomini, salvo poche eccezioni, e di qualunque classe sociale, per un'infinita' di ragioni poco lusinghiere per un sesso che passa per forte, considerano come un fenomeno naturale il loro privilegio di sesso e lo difendono con una tenacia meravigliosa, chiamando in aiuto Dio, chiesa, scienza, etica e leggi vigenti, che non sono altro che la sanzione legale della prepotenza di una classe e di un sesso dominante".
Sarebbe, dunque, semplicistico attribuire l'inferiorita' della donna all'egoismo e alla prepotenza maschile. E' una condizione, quella femminile, assai piu' complicata e subdola; si', subdola perche' il passare del tempo e l'evoluzione intellettuale e morale dell'uomo ha trasformato l'antica condizione di schiavitu' della donna; ma, appunto, l'ha trasformata non l'ha abolita, e anzi – auspice anche la tradizione cristiana -, quella condizione di mite arrendevolezza e' stata santificata dalle stesse donne.
"I detti di San Paolo – ricorda la Kuliscioff –, di San Giovanni Crisostomo, di Sant'Agostino, di Sant'Ambrogio ed altri, tutti d'accordo a chiamare la donna la porta del demonio, lo provano a sufficienza. E questi concetti, modificati e rifatti poi dalle varie chiese e soprattutto dalla chiesa cattolica, informano ancora dopo tanti secoli la sostanza delle opinioni che hanno gli uomini e, purtroppo, anche le donne stesse, sulle capacita', sulle attitudini e sui rapporti reciproci dei due sessi (...) cosi' per le donne sono rimaste leggi ed istituzioni che hanno origine dalla forza brutale, consacrate e sanzionate dalla chiesa e diventate poi anche base dei codici civili vigenti". Da qui muove Anna per descrivere la parabola della donna, dall'eta' primitiva agli albori della societa' industriale, con "l'altra meta' del cielo" sempre piegata sotto il giogo della sopraffazione e dello sfruttamento. "Si potrebbe dire con Letourneau – sottolinea con forza la Kuliscioff – che il primo animale domestico dell'uomo e' stato la donna, perche' in condizioni dispari di lotta, essa rimaneva la vinta, ma vinta soltanto dalla forza brutale".
La prima denuncia di Anna Kuliscioff e' la mancanza di solidarieta' tra le donne, il loro essere divise da un'opinione dura e refrattaria agli slanci dell'emancipazione. Sebbene l'intervento della Kuliscioff ebbe una risonanza internazionale, in Italia l'eco delle sue parole si spense subito.
Nel 1891 insieme a Filippo Turati, fondo' la rivista "Critica sociale", dalle cui colonne peroro' molte cause, a cominciare dal riscatto delle donne, che ella sostenne in tutti i modi. Tutti, proprio tutti: promuovendone l'emancipazione intellettuale e morale, sostenendone l'indipendenza economica, difendendone i diritti. Dal primo decennio del Novecento fino allo scoppio della Grande Guerra sosterra' con tutti i mezzi possibili la battaglia per il suffragio universale, unitamente ad alcuni fra i piu' angolosi eretici del socialismo italiano, come Gaetano Salvemini.
Dopo la rottura con Andrea Costa nel 1885, Anna Kuliscioff e Filippo Turati si unirono in un sodalizio durato quarant'anni, che corrispose all'espressione piu' alta del movimento socialista in Italia. Un grande amore e un'intesa umana e intellettuale non disgiunta pero' dall'indipendenza di pensiero di Anna e dalla necessita' di vegliare e affermare la propria individualita'.
La misura di questa indipendenza sta in una boutade di Antonio Labriola, secondo il quale il socialismo italiano contava un uomo soltanto, che poi era una donna: Anna Kuliscioff. Il luogo-simbolo, che poi divenne come una specie di santuario fu il loro appartamento a Milano in via Portici Galleria al numero 23, il cui salotto venne adibito a redazione di "Critica sociale", e che fu il punto di ritrovo degli esponenti politici del tempo, ma anche l'asilo di persone comuni, come le "sartine", che trovavano in Anna una confidente leale e generosa. E proprio da Milano la Kuliscioff sostenne concretamente la questione femminile all'interno del movimento socialista, dapprima con la legge Carcano, approvata nel 1903, per la tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli, elaborata dalla stessa Kuliscoff e presentata da Turati, e poi con la battaglia per il suffragio universale.
Agli inizi del Novecento il dibattito sul voto ruotava intorno alla richiesta di estenderne il diritto a tutti i cittadini maschi, anche analfabeti. Dell'eguale prerogativa per le donne, invece, nessuno, o quasi, si dava pensiero. Lo stesso Turati giustificava la posizione del Partito adducendo come motivo "la ancora pigra coscienza politica di classe delle masse proletarie femminili". Immediata la risposta di Anna Kuliscioff su "Critica sociale": "Direte, nella propaganda, che agli analfabeti spettano i diritti politici perché sono anch'essi produttori. Forse le donne non sono operaie, contadine, impiegate, ogni giorno piu' numerose? Non equivale, almeno, al servizio militare, la funzione e il sacrificio materno, che da' i figli all'esercito e all'officina? Le imposte, i dazi di consumo forse son pagati dai soli maschi? Quali degli argomenti, che valgono pel suffragio maschile, non potrebbero invocarsi per il suffragio femminile?".
Sulla questione del suffragio universale, inteso come estensione del voto a tutti, donne e analfabeti inclusi, Anna Kuliscioff trovo' rispondenza di idee con Gaetano Salvemini, lo storico pugliese noto per il suo temperamento impetuoso.
"Ora – si lamentava Turati in una lettera alla Kuliscioff – Salvemini mi scrive che, se il suo progetto di suffragio e' buono, dobbiamo farlo nostro, se cattivo, presentarne uno migliore, far subito, fare grosso, e via via con tutte le solite impertinenze, pum, pum, pum". Ma le querimonie di Turati non trovavano facile accoglienza nella Kuliscioff, che invece trovava in Salvemini una consonanza di idee, dalla condanna della politica giolittiana alla necessita' di estendere il diritto al voto a tutti, analfabeti e non, uomini e donne.
Anna Kuliscioff non solo si era schierata apertamente contro le posizioni ufficiali del Partito Socialista (e quindi anche di Filippo Turati), ma aveva sempre mostrato il suo scetticismo, per non dire il suo disprezzo, nei confronti del femminismo borghese che rivendicava diritti solo per le donne appartenenti a determinate categorie sociali.
Ma nel 1912 il governo Giolitti approva una legge che, sotto il (falso) nome di suffragio universale, concede di fatto il voto a tutti gli uomini alfabeti che abbiano compiuto i ventuno anni di eta', e a tutti i maschi analfabeti che abbiano raggiunto i trenta anni. Solo uomini. Un'amara sconfitta, dinanzi alla quale pero' Anna Kuliscioff non disarma, pessimista ma tenace. Ed ecco infatti che il 7 gennaio del 1912 fonda la rivista bimestrale "La Difesa delle Lavoratrici", che dirigera' per due anni insieme a Carlotta Clerici, Linda Malnati e Angelica Balabanoff. Nel 1914, dopo lo scoppio della guerra, le divergenze politiche con la redazione porteranno Anna Kuliscioff a ritirarsi dall'iniziativa editoriale, sulla quale, pero', continuera' sempre a pesare l'eminenza del suo giudizio. Dopo la fine della guerra e l'avvento del fascismo, la rivista non ebbe vita facile. Chiuse nel 1925, anno della morte di Anna Kuliscioff. Forse non solo una accidentale coincidenza.
Proprio mentre il fascismo si affermava con tutta la sua tracotanza, Anna Kuliscioff si spegneva nel suo appartamento milanese. "E' proprio difficile anche morire".
Quando si senti' venir meno e soffocare, volle baciare tutti i suoi intimi, e si spense, senza un sussulto, senza un brivido.
Immensa la folla di persone che volle rendere omaggio alla "dottora dei poveri", ricordata cosi' da Pietro Nenni: "I funerali erano stati un'apoteosi per lei e per il sopravvissuto suo compagno. Ma, ai fascisti, anche l'omaggio reso a una donna insigne per sapere, preclara per carattere, da tutti stimata per la bonta' senza pari, era riuscito intollerabile. Sui gradini stessi del Monumentale, mentre a mo' di saluto io gridavo "Viva il socialismo!", fummo aggrediti. Attorno alla bara, attorno alle corone e ai nastri, ci fu una zuffa breve e feroce dalla quale parecchi uscimmo sanguinanti e pesti. Ed era triste pensare che cio' avvenne in un cimitero e davanti alla salma di una donna che, con tutta la sua anima, con tutta la sua intelligenza aveva auspicato pace, giustizia e fraternita'".
Il suffragio universale, inteso cosi' come Anna Kuliscioff lo aveva difeso nelle sue battaglie, ossia come voto per tutti, uomini e donne, senza distinzione alcuna di sesso o di classe, sara' introdotto in Italia solo nel 1946, dopo venti anni di dittatura fascista e l'immane tragedia della seconda guerra mondiale.
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Note
1. Di rigidi principi marxisti Anna Kuliscioff guardava con un certo scetticismo alla "filantropia dell'elemosina", tuttavia le sue idee non le impedirono di collaborare con le principali esponenti del femminismo lombardo. Anna Kuliscioff ed Alessandrina Ravizza, anche lei di origini russa, infatti, lavorarono insieme a molte iniziative, pur mantenendo un diverso approccio alla questione femminile. A Milano diressero un ambulatorio medico gratuito che offriva assistenza ginecologica alle donne povere e dove prestarono gratuitamente la loro opera proprio alcune tra le prime donne laureate in medicina, oltre alla Kuliscioff, anche Emma Modena. Nel 1882 Anna fu di nuovo costretta ad abbandonare l'Italia e a rifugiarsi in Svizzera, dove riprese gli studi universitari alla Facolta' di Medicina, completati poi tra mille difficolta' a Pavia nel 1887. Dopo un periodo di ricerca abbandono' i laboratori e mise la sua esperienza al servizio dei disagiati, divenendo cosi' la "dottora" dei poveri.
2. Kuliscioff era il nome di battaglia che Anna, nata Rozenstejin, adotto' durante il soggiorno svizzero, quando scopri' la sua passione politica, ripullulando Zurigo di idee progressiste e facendo da raccordo a molti emigrati russi.
3. Anna Kuliscioff ed Andrea Costa vissero insieme prima a Parigi, poi in Svizzera ed infine ad Imola, dove nel 1881 Anna diede alla luce la loro unica figlia Andreina. Dopo la rottura con Costa nel 1885, Anna torno' in Svizzera per frequentare la facolta' di medicina. Nel 1888 si specializzo' in ginecologia tra le universita' di Torino e Padova. Si trasferi' infine a Milano, dove conobbe Filippo Turati ed inizio' ad esercitare la professione di medico.
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Fonti, risorse bibliografiche, siti
Anna Kuliscioff, Lettere d'amore a Andrea Costa: 1880-1909, Feltrinelli, Milano 1976.
Anna Kuliscioff, Carteggio Turati - Kuliscioff, Einaudi, Torino 1949.
Anna Kuliscioff. Immagini scritti e testimonianze, Feltrinelli, Milano 1978.
P. Pillitteri, Anna Kuliscioff. Una biografia politica, Marsilio Editori, Venezia 1986.
M. Addis Saba, Anna Kuliscioff, Vita Privata e passione politica, Mondadori, Milano 1993.
Anna Kuliscioff, Il Monopolio dell'uomo.
Sulle origini ebraiche di Anna Kuliscioff, si legga la voce che le ha dedicato Naomi Sphered, Anna Kuliscioff 1855-1925, in Jewish Women. A comprehensive Historical Encyclopedia.
Sulla lotta per il suffragio universale si veda anche G. Salvemini, Movimento socialista e questione meridionale, Opere IV, vol. II, Feltrinelli, Milano 1973.
 
6. MAESTRE. MARCO PISTOIA: SUSO CECCHI D'AMICO
[Dall'Enciclopedia del Cinema (2003), nel sito www.treccani.it]
 
Suso Cecchi d'Amico, nome d'arte di Giovanna Cecchi (sposata con il musicologo Fedele d'Amico), sceneggiatrice cinematografica, nata a Roma il 21 luglio 1914. Tra i maggiori sceneggiatori della storia del cinema italiano, di rilievo internazionale, e' stata scrittrice capace di passare dalla stesura di una commedia a quella di un dramma o di far coesistere i due generi nella stessa opera, riuscendo a immettere nella scrittura di un film una vasta cultura letteraria e teatrale, accompagnata da un personale e acuto senso di osservazione della realta'. Ha ricevuto numerosi premi, dal Leone d'oro alla carriera conferitole alla Mostra del cinema di Venezia nel 1994 ai molti Nastri d'argento e David di Donatello, fino al Premio internazionale Nonino "a un maestro del nostro tempo" (2001).
Figlia del critico letterario Emilio Cecchi e della pittrice Leonetta Pieraccini, dopo gli studi classici e i perfezionamenti linguistici, negli anni Trenta ebbe occasione di leggere sceneggiature attraverso il padre, che dal 1932 al 1933 fu direttore artistico alla Cines. A partire dal 1945 inizio' a collaborare con traduzioni ad alcune regie teatrali di Luchino Visconti, e nello stesso anno fu chiamata da Renato Castellani a collaborare, insieme ad Alberto Moravia ed Ennio Flaiano, alla sceneggiatura di Avatar, film mai realizzato, tratto da un racconto di Th. Gautier, quindi a Mio figlio professore (1946), tenero e intenso ritratto di un padre (Aldo Fabrizi) tutto proteso all'affermazione del figlio. Nel 1947 la C. d'A. scrisse, con Piero Tellini, il suo primo soggetto, realizzato da Luigi Zampa nello stesso anno (Vivere in pace). Con il regista la sceneggiatrice collaboro' a piu' riprese, offrendo risultati egregi con L'onorevole Angelina (1947) e Processo alla citta' (1952). In quest'ultimo, in particolare, la C. d'A. seppe mettere pienamente a frutto le notevoli doti di osservazione di caratteri e comportamenti, ben rappresentati anche nel linguaggio. Al declinare degli anni Quaranta, comunque, la sua attivita' aveva gia' prodotto opere di grande rilievo come Roma citta' libera - La notte porta consiglio (1946) di Marcello Pagliero, dove dramma e commedia coesistono, come uno dei segni di stile della sceneggiatrice; Proibito rubare (1948) di Luigi Comencini, dramma a sfondo sociale sui bambini napoletani; Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica, per il quale ideo' la drammatica scena finale del furto della bicicletta. Per quest'ultimo film la C. d'A. lavoro' all'interno di una cospicua compagine di colleghi (tra cui Cesare Zavattini), stabilendo una preferenza per il lavoro d'equipe, poi costantemente confermata. Tuttavia, all'inizio degli anni Cinquanta - dopo la collaborazione a Miracolo a Milano (1951) di De Sica - la C. d'A. inizio' una lunga, importante e singolare collaborazione cinematografica con Visconti, prima tappa di un percorso quasi trentennale. Ne nacque un magistrale ritratto di donna (Bellissima, 1951), scritto su misura per Anna Magnani, che la considero' sempre la sua sceneggiatrice di fiducia. Con l'eccezione di La caduta degli dei (1969) e di Morte a Venezia (1971), tutti i film di Visconti furono da lei scritti, sempre con il coinvolgimento di altri sceneggiatori, ma rivestendone la responsabilita' principale, spesso gia' nell'ideazione del soggetto. Da un soggetto suo e di Visconti nacque nel 1954 Senso, in parte ispirato al racconto di C. Boito, dopo che nel 1952 i due avevano scritto un notevole soggetto-racconto, Marcia nuziale (apparso su "Cinema nuovo" nel 1952, ried. nel 1995), mai realizzato. I contributi della C. d'A. si risolsero, per il cinema di Visconti, nell'alternanza della scrittura di opere di grande respiro storico e drammaturgico (Senso) con altre piu' intimiste (Le notti bianche, 1957). Parallelamente si rinnovo' la collaborazione con Comencini per La finestra sul luna park (1957) e per Mariti in citta' (1957), di cui la C. d'A. firmo' solo il soggetto, mentre l'esordio registico di Vittorio Gassman, Kean genio e sregolatezza (1957, tratto dall'adattamento di J.-P. Sartre della commedia di A. Dumas padre) le offri' l'opportunita' di elaborare un testo su misura per l'attore, impegnato in un'operazione autoriflessiva, tra cinema e teatro. Nello stesso tempo avvio', con Proibito (1954), la collaborazione con Mario Monicelli, con cui avrebbe lavorato ancora in futuro. Mentre elaboro' per Michelangelo Antonioni alcune storie attinte dalla cronaca (I vinti, 1953), un altro bel ritratto di donna (La signora senza camelie, 1953, interpretato da Lucia Bose'), infine un'intensa galleria di figure femminili (Le amiche, 1955), da un racconto di C. Pavese, immettendo la gia' austera drammaturgia del grande regista ferrarese in una costruzione narrativamente piu' articolata. Accompagno' l'esordio di Francesco Rosi con il soggetto e la sceneggiatura di La sfida (1958), e poi scrisse ancora per lui I magliari (1959), e contribui' alla creazione di un capolavoro come Salvatore Giuliano (1962), opera dalla complessa e calibrata struttura a incastri. L'emergente predilezione per un'architettura narrativa ampia e articolata si affermo' sempre piu' nella sua scrittura, gia' dallo splendido esito di Rocco e i suoi fratelli (1960) di Visconti, concepito come un grande romanzo cinematografico e, nello stesso tempo, legato a modelli di letteratura popolare e al melodramma, nonche' ispirato ai racconti di Il ponte della Ghisolfa di G. Testori. La capacita' di lavorare in alternanza o in simultaneita' tra testi piu' o meno complessi e tra dramma storico o sociale e commedia si rileva bene nella lavorazione - coeva ai film per Visconti e Rosi - di I soliti ignoti (1958) di Monicelli e, subito dopo, di un dramma di donne quale Nella citta' l'inferno (1959) di Castellani e di un melodramma duro e passionale come Estate violenta (1959) di Valerio Zurlini. Ma questo segno di personalita' si manterra' anche nel lungo e ricco proseguimento di attivita': negli anni Sessanta spiccano la sceneggiatura di Il Gattopardo (1963), dal romanzo di G. Tomasi di Lampedusa, il soggetto e la sceneggiatura di Vaghe stelle dell'Orsa (1965), l'adattamento e la sceneggiatura di Lo straniero (1967), dal romanzo di A. Camus, tutti diretti da Visconti, la sceneggiatura, che firmo' da sola, per Gli indifferenti (1964) di Francesco Maselli, dal romanzo di A. Moravia, quella per lo shakespeariano La bisbetica domata (1967) di Franco Zeffirelli, infine il ritratto, insieme brillante e melanconico, del giovane Casanova per Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova veneziano (1969) di Comencini. Fu questa, dopo Proibito rubare, una nuova e felice rappresentazione dell'universo infantile, cui fece da ideale pendant l'adattamento da C. Collodi per Le avventure di Pinocchio (1972), anch'esso diretto da Comencini. Oltre a Visconti e a Monicelli e' forse proprio Comencini il regista con cui la C. d'A. ha stabilito la migliore intesa, felicemente rinnovata per Cuore (1985), da E. De Amicis, e per il film televisivo La Storia (1987), dal romanzo di E. Morante. Progettato con Visconti un film da La recherche du temps perdu di M. Proust, mai realizzato, di cui rimane la sceneggiatura (ed. con prefaz. di G. Raboni, 1986) e al cui soggetto avevano lavorato Enzo Siciliano ed Enrico Medioli, per lo stesso regista scrisse ancora un grande dramma storico quale Ludwig (1973), un film intimista, vicino al dramma da camera, quale Gruppo di famiglia in un interno (1974), nato da un soggetto di Medioli, e L'innocente (1976), acuta e personale trasposizione dal romanzo di G. D'Annunzio. Con Monicelli la collaborazione si e' poi intensificata, producendo in particolare una vivace e ben orchestrata commedia 'al femminile', Speriamo che sia femmina (1986), e un buon adattamento quale Il male oscuro (1990), dal romanzo di G. Berto. A un altro regista di rilievo internazionale, Nikita Michalkov, la C. d'A. ha offerto la propria consonanza e familiarita' con gli umori cechoviani per Oci cernye (1987; Oci ciornie) e negli ultimi anni, ha saputo ricreare storie e atmosfere d'epoca con Il cielo cade (2000) diretto da Andrea e Antonio Frazzi, tratto dal romanzo di L. Mazzetti. E se quasi un'autobiografia artistica e' divenuta la collaborazione con il regista Martin Scorsese per il documentario sul cinema italiano Il mio viaggio in Italia (2001), un vero e proprio ritratto e' costituito dal documentario a lei dedicato da Enzo Monteleone, Sono solo un artigiano. Incontro con Suso Cecchi d'Amico (2001), prodotto dalla Scuola nazionale di cinema. Alla nipote M. d'Amico ha dettato le sue memorie per il volume Storie di cinema e d'altro, edito nel 1996.
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Bibliografia
E. Flaiano, Cecchi D'Amico Suso, in Enciclopedia dello Spettacolo, III vol., Roma 1954, ad vocem; Scrivere il cinema: Suso Cecchi d'Amico, a cura di O. Caldiron, M. Hochkofler, Bari 1988.
 
7. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
 
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
 
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riedizioni
- Tommaso Tuppini (a cura di), Nietzsche. Pagine scelte e commentate, Rcs, Milano 2020, pp. 224 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Classici
- Gustave Dore', La Divina commedia di Dante Alighieri, Mondadori, Milano 2013, 2018, pp. 168, euro 16.
 
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
10. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4048 del 19 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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