[Nonviolenza] Telegrammi. 4026



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4026 del 25 febbraio 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Alcuni testi di Benito D'Ippolito apparsi su questo foglio nel 2014-2015
2. La nonviolenza non indossa il frac
3. Io sono quello
4. Tutte le guerre
5. Persone
6. Il lamento del vecchio
7. Corinzio Piegapini: La marcia pure 'st'anno e' 'nnata bbene
8. Giacomo Dervicanto: Me piace fa' la marcia de la pace
9. Orangio Macacchi: Deretro a 'sto lenzolo arcobbaleno
10. Mattinata di sole a Roma
11. Bricchio Birocchi: La marcia da Peruggia fin'a Assisi
12. E il nostro silenzio
13. La festa degli assassini
14. "Non mi abbandonare"
15. Julio Monteiro Martins
16. Hannah Arendt
17. Laura Conti
18. Bianca Guidetti Serra
19. Simone Weil
20. Quattro pensatrici della nonviolenza in cammino
21. Una vecchia fotografia
22. Tra pochi giorni
23. Carogno Mozzarecchi: Filastrocca der blacchebblocche
24. La nostra bandiera (quasi un comizio)
25. La cavatina del sottosegretario
26. Intorno al fuoco
27. In questi giorni, in questi gironi
28. Per le vittime dell'eccidio di Boves
29. La catena delle uccisioni
30. Per qualche giorno le televisioni
31. Mentre sfila il baccanale
32. Reperti da nuovi bestiari
33. Cosa vedi?
34. Litania del troppo tardi
35. Omero Dellistorti: Un amore segreto
36. L'Ordine dei medici di Viterbo contrario all'individuazione nella provincia di Viterbo di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive
37. Lawrence Ferlinghetti
38. Segnalazioni librarie
39. La "Carta" del Movimento Nonviolento
40. Per saperne di piu'
 
1. MEMORIA. ALCUNI TESTI DI BENITO D'IPPOLITO APPARSI SU QUESTO FOGLIO NEL 2014-2015
 
Riproponiamo di seguito alcuni testi del nostro collaboratore Benito D'Ippolito apparsi su questo notiziario nel 2014-2015.
 
2. LA NONVIOLENZA NON INDOSSA IL FRAC
 
La nonviolenza non la trovi al ristorante.
Non la incontri al circolo dei nobili.
Non frequenta la scuola di buone maniere.
E' sempre fuori dall'inquadratura delle telecamere delle televisioni.
La nonviolenza non fa spettacolo.
La nonviolenza non vende consolazioni.
La nonviolenza non guarda la partita.
*
E' nel conflitto che la nonviolenza agisce.
Dove vi e' chi soffre, li' interviene la nonviolenza.
Dove vi e' ingiustizia, li' interviene la nonviolenza.
Non la trovi nei salotti e nelle aule.
Non la trovi tra chi veste buoni panni.
Non la trovi dove e' lustra l'epidermide e non brontola giammai lo stomaco.
La nonviolenza e' dove c'e' la lotta per far cessare tutte le violenze.
La nonviolenza e' l'umanita' in cammino per abolire ogni sopraffazione.
*
Non siede nel consiglio di amministrazione.
Non si abbuffa coi signori eccellentissimi.
Non ha l'automobile, non ha gli occhiali da sole, non ha il costume da bagno.
Condivide la sorte delle oppresse e degli oppressi.
Quando vince rinuncia a ogni potere.
Non esiste nella solitudine.
Sempre pensa alla liberta' del prossimo, sempre pensa al riscatto del vinto, sempre pensa ad abbattere i regimi e di poi a riconciliare gli animi.
Sa che il male e' nella ricchezza, sa che il bene e' la condivisione; sa che si puo' e si deve liberare ogni persona e quindi questo vuole: la liberta' di tutte, la giustizia, la misericordia.
*
La nonviolenza e' l'antibarbarie.
La nonviolenza e' il riconoscimento della dignita' di ogni essere vivente.
La nonviolenza e' questa compassione: sentire insieme, voler essere insieme, dialogo infinito, colloquio corale, miracolo dell'incontro e della nascita; l'intera umanita' unita contro il male e la morte; si', se possiamo dirlo in un soffio e in un sorriso: tutti per uno, uno per tutti.
La nonviolenza e' la lotta che salva.
*
Ha volto e voce di donna, sa mettere al mondo il mondo, il suo tocco risana le ferite, i suoi gesti sono limpida acqua, i suoi atti recano luce; sempre lotta per la verita' ed il bene, usa solo mezzi coerenti con il fine della verita' e del bene. Sa che il mondo e' gremito di persone, cosi' fragili, smarrite e sofferenti. Sa che la sua lotta deve esser la piu' ferma; e deve essere la piu' delicata.
Quando la plebe all'opra china si rialza: li' e' la nonviolenza.
Quando lo schiavo dice adesso basta, li' e' la nonviolenza.
Quando le oppresse e gli oppressi cominciano a lottare per un'umanita' di persone tutte libere ed eguali in diritti, li', li' e' la nonviolenza.
Quando ti svegli ed entri nella lotta, la nonviolenza gia' ti viene incontro.
*
La nonviolenza e' una buona cosa.
E' questa buona cosa che fai tu quando fai la cosa giusta e necessaria.
 
3. IO SONO QUELLO
 
Io sono quello che piange le vittime
tutte le vittime vittime per sempre
io sono quello che sa che tutti i morti
restano morti ed il resto e' silenzio.
 
Io sono quello che sa che il colpo dato
e' dato per sempre, per sempre la ferita
sanguina e sanguina e mai si richiude
vomita un fiume di sangue e di fuoco.
 
Io sono quello che i medicamenti
sa che non possono guarire nessuno
resta nel buio del sepolcro Lazzaro
resta grido e cenere Giordano.
 
Io sono quello che sa che il dolore
inflitto una volta e' inflitto per sempre
la carne inchiodata resta inchiodata
lungo la via tra il Golgota e Roma.
 
Poiche' sono quello che sa quel che so
non sono disposto a sputare a sparare
non sono disposto a plaudire agli artigli
non sono disposto a subire il fascismo.
 
Cessi all'istante di fare l'Italia
la guerra in Afghanistan, cessi all'istante
il riarmo assassino, cessi all'istante
la persecuzione nazista dei migranti.
 
Cessi l'orrore che strazia e che uccide
io sono quello che so solo questo:
che tu devi opporti all'orrore presente
che tu devi opporti al fascismo.
 
4. TUTTE LE GUERRE
 
Ettore trascinato nella polvere.
Gano squartato.
Jean Calas torturato, strangolato e bruciato.
Olympe de Gouges tratta alla ghigliottina.
Auschwitz.
Hiroshima.
Le decapitazioni.
I bombardamenti.
*
Tutte le guerre la stessa guerra.
Tutte le uccisioni la stessa uccisione.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
 
5. PERSONE
 
Noi siamo le persone che le guerre uccidono.
 
6. IL LAMENTO DEL VECCHIO
 
I miei maestri sono tutti morti
divenni vecchio tra le sconfitte
ho sempre saputo che nulla
conta oltre questo: salvare
le vite.
 
Il mondo in cui vissi e' scomparso
nessuna sa piu' la mia lingua
ho sempre saputo che solo
questo conta: salvare le vite.
 
Dei miei fallimenti non so darmi pace
nessuna mai ebbi speranza
sempre volli fare l'unica cosa giusta:
salvare le vite.
 
E' quasi l'alba. Esco di casa
per incamminarmi una volta ancora
sulla strada che da Perugia porta
ad Assisi.
 
Ovunque i padroni mangiano il cuore
dei loro operai, ovunque
le classi proprietarie controllano
le catene dell'umanita' loro schiava
ovunque le truppe imperiali
menano strage ancora.
 
Penso ancora i miei veri pensieri
sono felice di essere vivo
la lotta
continua.
 
7. CORINZIO PIEGAPINI: LA MARCIA PURE 'ST'ANNO E' 'NNATA BBENE
 
La marcia pure 'st'anno e' 'nnata bbene.
La gente era pasciuta e benvestita
strillava "no a la morte e ssi' a la vita",
"volemo tutte ave' le panze piene".
 
Vedessi tu cche sciccherie e cche scene
pareva de trovasse a la partita:
"Evviva Santa Rosa e Ssanta Rita",
"s'ha da fa' ssolo quer che ce convene".
 
E io co' Cencio semo ite 'n giro
a 'mbraccica' la ggente e 'lleggerilla
de' pesi de la vita ar giorno d'oggi.
 
Emo ricorto n' sacco de reloggi,
de portafoji e pure quarche spilla,
tre catenine d'oro e 'n par de bbiro.
 
8. GIACOMO DERVICANTO: ME PIACE FA' LA MARCIA DE LA PACE
 
Me piace fa' la marcia de la pace
me porto la merenna ne la sacca
er fiasco e tutta quanta l'artra cacca
la marcia de la pace a mme mme piace.
 
Cio' 'r pane, l'ova, l'ajo, le spinace
la robba che s'affetta e che se 'nsacca
la ciccia o sia de porco o sia de vacca
lessa bbollita a rosto o a la brace.
 
E ppe' llubbrificasse 'r gargarozzo
mentre che lemme lemme camminamo
je damo ggiu' a scolasse 'n ber barlozzo
 
e 'ntanto "A li mortacci" je strillamo
"de li zzozzoni de 'sto monno zzozzo".
L'umanita' mo' ssi' che la sarvamo.
 
9. ORANGIO MACACCHI: DERETRO A 'STO LENZOLO ARCOBBALENO
 
Deretro a 'sto lenzolo arcobbaleno
diceveno 'sta marcia ade' 'no sballo
'na passeggiata, 'n giocherello, 'n ballo
serv'a sarva' la pace, gnentemeno!
 
Piu' ciaripenzo e ppiu' me ciavveleno.
Primo: faceva propio troppo callo.
Seconno: n'ze potrebbe fa' a ccavallo?
se riva prima e sse fatica meno.
 
Pe' tterzo: 'nvece d'esse 'na spianata
l'urtimo pezzo t'ha' d'arrampica'
e que' ade' propio 'na gran carognata.
 
Te ggiuro, si mme capita a 'ncontra'
a quello che cia' avuto 'sta penzata
je meno, che lo possin' ammazza'.
 
10. MATTINATA DI SOLE A ROMA
 
Noi siamo le oppresse e gli oppressi,
l'umanita' dolente.
Noi che facciamo tutto, noi siamo resi niente.
Da ora in poi mai piu'
subire iniquita':
siam l'internazionale futura umanita'.
 
Noi siamo la classe operaia,
l'umanita' alienata.
E merce tra le merci veniamo incatenata.
Da ora in poi mai piu'
subire crudelta':
siam l'internazionale futura umanita'.
 
Noi siamo le schiave e gli schiavi,
l'umanita' abbrutita.
Nutriti di frustate la nostra non e' vita.
Da ora in poi mai piu'
subire l'empieta':
siam l'internazionale futura umanita'.
 
Ed ecco, noi siamo persone
che si son ribellate.
Spezzando le catene ci siamo sollevate.
Da ora in poi mai piu'
subire la vilta':
siam l'internazionale futura umanita'.
 
11. BRICCHIO BIROCCHI: LA MARCIA DA PERUGGIA FIN'A ASSISI
 
La marcia da Peruggia fin'a Assisi
ade' 'na cosa, fiji mii, gajarda
se parte co' li bbotti de bombarda
se riva che ce vo' 'na flebboclisi.
 
Ar via 'ndo te ggiri so' ssorrisi:
nun ce se crede come che sse barda
la ggente: ce se mette la coccarda
se tignono de 'mpiastri su li visi
 
e vvia de gran galoppo pe' la scesa
che dda Peruggia esce a la campagna.
E ppoi se 'ntosta subbito l'impresa
 
se suda e nun se bbeve e nun se magna
se strilla e sse smadonna a la distesa:
a 'ffa la pace e' 'na fatica cagna.
 
12. E IL NOSTRO SILENZIO
 
Muoiono ancora i migranti nel mare
sappiamo chi sono i loro assassini.
 
Le leggi italiane, gli accordi europei
il potere schiavista, i nostri governi
dei morti annegati sono assassini.
 
E il nostro silenzio.
 
*
 
Li sogno la notte, riaffiorano gonfi
mi sorgon di fronte, mi vengono incontro
mi guardano muti, so i loro pensieri
mi chiedono conto.
Del nostro silenzio.
 
13. LA FESTA DEGLI ASSASSINI
 
La festa degli assassini
anche quest'anno e' andata molto bene.
Il signor presidente ha commosso l'uditorio
estraendo una pulce dall'orecchio
il generale ha mangiato un canarino vivo
il ministro ha guidato l'automobile
il pubblico cantava giovinezza.
 
Dinanzi alla tomba degli assassinati
si e' fatta una buona merenda
si e' giocato a bocce
e a chi sputava piu' lontano.
 
Tutti avevano il telefonino
e si facevano fotografie
e il governo infine ha fatto omaggio
di pane e salame a tutti i presenti.
 
Questo nostro felice paese
queste giornate di sole e di gloria
una terra, un popolo, una guida.
 
E' andata molto bene anche quest'anno
la festa degli assassini.
 
14. "NON MI ABBANDONARE"
 
"Non mi abbandonare"
e ti guarda con occhi di acqua
nel buio, nel fetore della notte
"Sono qui, non la lascio" rispondi
"sono qui". Ed il vento nei tubi
canta una di morte canzone
con sottili plurali di donne
melodiose voci e paurose.
"Non mi abbandonare", "Sono qui"
ed intanto si sente la morte
il suo soffio pestifero, i tubi
le acri luci piu' buie del buio.
 
"Sto morendo" lui dice, tu dici
"Non e' vero, lei restera' vivo",
"Sto soffrendo" lui dice "preferisco
il morire a questo dolore".
E tu dici "Non dica sciocchezze
non lo dica neppure per scherzo
una lunga una degna una buona
vita ancora l'attende, resista".
 
"Non mi abbandonare"
"Sono qui".
Questa notte di segreti e menzogne
questa notte di strazio e d'incanti
questa notte che viene la morte
tu resisti, resisti quest'ora
tu resisti, che l'alba gia' viene.
Questa notte la morte non vince
qui nessuno abbandona nessuno.
 
15. JULIO MONTEIRO MARTINS
 
Mio buon amico, savio ascoltatore
di tutte le voci del mondo senza voce
di tutti i canti del mondo ammutolito
da tutti i canti riconoscendo il luogo
ove l'umanita' muore e risorge.
 
Qui ti saluto, ottimo compagno.
La lotta
per la liberazione dell'umanita'
la lotta
per la dignita' di ogni persona
continua.
 
16. HANNAH ARENDT
 
Un cosi' vivo amore per la verita'
e' la risorsa estrema
per la salvezza dell'umanita'.
 
Leggi Hannah Arendt e l'anima ti trema
invasa dalla luce, dalla felicita'.
 
17. LAURA CONTI
 
Piu' passano gli anni e piu' ci manca
la tua saggia parola
la tua lotta inesausta
il tuo amore per l'umanita', la tua cura
per quest'unico vivente mondo.
 
Piu' passano gli anni e piu' ci fa luce
la tua riflessione, la tua azione, la tua
testimonianza che non si estingue.
 
18. BIANCA GUIDETTI SERRA
 
Il 24 giugno 2014 e' deceduta
Bianca Guidetti Serra partigiana.
Per sempre lottatrice
per l'umanita'.
 
Dinanzi alla bruta violenza che sbrana
nessuno si arrenda, la lotta continua.
 
Dinanzi alla menzogna che nega ogni valore
nessuno si spezzi all'urto del dolore
e trovi invece forza nell'altrice
memoria, nella felice
certezza
che non e' mai vana
la lotta delle persone buone.
 
Non prevarra' il male finche' tu resisti.
 
19. SIMONE WEIL
 
Parole di nudo pensiero
Testimonianza che rompe ogni menzogna
Coraggio che smaschera ogni vilta'
Nonviolenza in cammino
 
L'irrompere del nudo vero
dal cuore dal coro che sogna e che veglia
dal volto dal corpo dolente piagato vicino
La forza della pieta'
 
20. QUATTRO PENSATRICI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
 
Olympe de Gouges
 
Quella testa che pensava i pensieri
che gli estremi oppressori non vogliono si pensi
gli estremi oppressori spiccarono dal collo
ma quei pensieri ancora e ancora vivono
e vive Olympe de Gouges ed il suo nome
e' ancora la nostra bandiera, compagne e compagni.
 
*
 
Mary Wollstonecraft
 
Sempre i diritti sono li', nascosti nello scrigno
sotterrato sotto strati di argilla e pietrisco
e gli scorpioni e le frustate
e il drago guardiano sopra.
 
Ma quando una persona dal profondo del cuore
li scava e li reca alla luce e li mette in parole
li schiude ed allora fioriscono
e nessun drago potra' piu' affogarli.
 
Cosi' Mary Wollstonecraft
armata solo di carta e di penna
per sempre libero' l'umanita'
dalla prima menzogna, dalla prima schiavitu'.
 
Forse molti anni ancora occorreranno
generazioni si avvicenderanno
ma quando diverra' l'umanita' umana
grata sara' a Mary Wollstonecraft.
 
*
 
Flora Tristan
 
La lotta degli oppressi non e' la lotta
per la liberazione di tutti gli oppressi
se non e' anche la lotta delle oppresse
per la liberazione di tutte le oppresse.
 
La lotta delle oppresse liberando
tutte le oppresse libera al contempo
anche gli oppressi, e gli oppressori stessi
estingue trasformandoli in compagni.
 
Solo la lotta delle oppresse libera
l'umanita', l'intera umanita'
l'umanita' di tutte e di ciascuna
l'umanita' di tutti e di ciascuno.
 
*
 
Harriet Hardy
 
Non e' forse una donna un essere umano?
Non nascono forse da donna gli esseri umani tutti?
Non e' diritto di ogni persona il sapere?
Non e' diritto di ogni persona la propria indipendenza?
Non e' diritto di ogni persona pienamente partecipare
alla vita comune che ogni persona riguarda?
 
Chiamiamo civilta', chiamiamo repubblica
la societa' proposta da Harriet Hardy.
Il mondo pensato da Harriet Hardy
e' il mondo in cui vorremmo vivere.
Nostra e' la lotta iniziata da Harriet Hardy.
 
21. UNA VECCHIA FOTOGRAFIA
 
Sembra camminino sul selciato
di una citta' che e' tutte le citta'
la punta di una scarpa che sporge dalle lunghe gonne
Clara con un berretto che pare una frittella
Rosa con una paglietta da guappo
intorno degli uomini che non le vedono
tranne forse uno poco dietro
che guarda verso la macchina fotografica.
 
La bocca di Rosa socchiusa sembra che parli
quella di Clara forse sorride.
L'immagine sgranata, la mia presbiopia
non mi consentono di cogliere lo sguardo.
 
Vedono forse il fotografo, e forse
guardano oltre e in quell'oltre
c'e' anche la nostra lotta di oggi
le donne insorte danzando il 14 febbraio
questo nostro otto marzo del duemilaquindici
l'internazionale futura umanita'.
 
22. TRA POCHI GIORNI
 
Tra pochi giorni
ancora una volta
tutto sara' dimenticato.
 
I morti resteranno morti
i vivi parleranno d'altro.
 
Poi verra' un nuovo massacro
e poi altri ancora.
 
Finche' i governi europei non saranno costretti
dai popoli europei a riconoscere
che ogni essere umano ha diritto alla vita
che ogni essere umano va accolto e assistito.
 
Che occorre cessare di fare le guerre
cessare di rapinare e schiavizzare
cessare la strage dei fragili e degli indifesi
cessare di saccheggiare e desertificare il mondo vivente.
 
Salvare le vite e' il primo dovere.
Unico e' il nostro destino.
Una sola Terra, una sola umanita'.
 
23. CAROGNO MOZZARECCHI: FILASTROCCA DER BLACCHEBBLOCCHE
 
Ppe' ffortuna c'e' 'r blacchebblocche
che dda' ffoco a le Cinquecento
ppe' ffortuna c'e' 'r blacchebblocche
che ppiu' sfascia e ppiu' e' ccontento
ppe' ffortuna c'e' 'r blacchebblocche
ch'ade' ttutta corpa sua.
 
Ppe' ffortuna c'e' 'r blacchebblocche
da fa' vveda 'n televisione
ppe' ffortuna c'e' 'r blacchebblocche
bbrutto, zzozzo e buggiarone
ppe' ffortuna c'e' 'r blacchebblocche
li mortacci mia e tua.
 
Nun ce fosse 'r blacchebblocche
ciavaressimo da ricorda'
de li migranti che famo crepa'.
 
Nun ce fosse 'r blacchebblocche
ciavaressimo da vergogna'
de le guerre che stamo a ffa'.
 
24. LA NOSTRA BANDIERA (QUASI UN COMIZIO)
 
Siamo il partito dei morti di fame
abbiamo giurato con l'ultimo respiro:
mai piu' nessuno muoia di fame.
Compagni che restate, non ci dimenticate
compagni che restate, vendicateci
compagni che restate, abolite la fame.
 
Siamo il partito degli annegati
con l'acqua nei polmoni abbiamo giurato:
mai piu' nessuno muoia annegato.
Compagni che restate, non ci dimenticate
compagni che restate, vendicateci
compagni che restate, salvate le vite.
 
Siamo il partito dei fucilati
dei bombardati, degli sgozzati
abbiamo giurato soffiando sangue e anima:
mai piu' nessuno muoia assassinato.
Compagni che restate, non ci dimenticate
compagni che restate, vendicateci
compagni che restate, abolite la guerra
abolite gli eserciti, abolite le armi.
 
Siamo il partito delle schiave e degli schiavi
strozzati dalle catene abbiamo giurato:
mai piu' nessuno sia messo in catene.
Compagni che restate, non ci dimenticate
compagni che restate, vendicateci
compagni che restate, abolite il fascismo.
 
E siamo il partito delle donne uccise
delle donne violate, pestate, spezzate
delle donne fatte merce, e rotte, e annientate
e con l'ultimo respiro abbiamo giurato:
mai piu' nessuna donna subisca violenza
cessi l'orrore del patriarcato
cessi la strage voluta dai maschi
degli orchi il regime sia estinto per sempre.
Compagne e compagni, non ci dimenticate
compagne e compagni, vendicateci
compagne e compagni, abolite il fascismo.
 
Compagne e compagni, abolite il fascismo.
Compagne e compagni, salvate le vite.
 
25. LA CAVATINA DEL SOTTOSEGRETARIO
 
Se io avessi la parola
che salvar sapesse vite
canterei a squarciagola
per sanare le ferite.
 
Ah, se avessi questa sola
facolta' soave e mite
che risveglia e che consola
fermerei l'eterna lite.
 
Se potessi, per la pace
farei tutto, come no,
che' beneficar mi piace.
 
Ma siccome non si puo'
io che sono perspicace
me ne frego anzicheno'.
 
26. INTORNO AL FUOCO
 
Presto sara' colmo di cadaveri questo mare
e allora verranno a piedi camminando sulle acque
i superstiti delle nostre guerre, delle nostre rapine.
 
Non verranno allora da vittime, ma da giudici.
 
Della nostra ferocia ci chiederanno conto
della nostra cecita', del nostro autismo.
 
Saranno un'umanita' migliore
del dolore patito serberanno memoria
volendo il bene il bene faranno, al male
si opporranno.
 
Intorno ai fuochi la notte racconteranno
di quando gli uomini erano lupi
come leggende di un tempo impossibile
ai bambini non metteranno paura
per assicurarsene l'obbedienza
ma la verita' diranno, che e' un altro nome dell'amore.
Un'umanita' migliore saranno.
 
Della nostra scomparsa non riesco a dolermi:
la fine dell'Europa fascista
non sara' la fine, ma l'inizio del mondo.
 
27. IN QUESTI GIORNI, IN QUESTI GIRONI
 
Il muro del pianto
il gioco del fuoco
la voce di pietra
il vento di foglie
la strada dell'orco.
 
La spada di cristallo
lo sguardo di ferro
il volto del nulla
la fame di sabbia
l'albero della paura.
 
I bambini presi a calci
le donne e gli uomini in gabbia
le gole recise
il bastone sul volto che rompe le ossa
il rogo e nel rogo sfrigola e grida la carne umana.
 
E la conflagrazione universale
la rotta, la rottura
la notte senza occhi tutta orecchie
il deserto che soffia e dilava
l'alto respiro del mare e i suoi draghi.
 
La grotta di Polifemo
le case di filo spinato
gli scarponi ferrati, i vagoni
piombati, il rimbombo
del passo dell'oca.
 
La voragine chiamata Europa
il fosforo bianco sulle lame dei coltelli
il grido muto dell'annegato
il nome senza nome
il cammino senza piedi.
 
Tu scrivi queste righe
e sai che altro e' da fare
da rovesciare da riscattare
questo lago di sangue
questo tempo di dolore.
 
28. PER LE VITTIME DELL'ECCIDIO DI BOVES
 
Il 19 settembre 1943 i nazisti massacrarono
l'inerme popolazione di Boves.
Di quell'orrore non si estingua la memoria.
Di quelle vittime il lutto sia seme
di impegno incessante per la pace e i diritti
di tutti gli esseri umani.
 
29. LA CATENA DELLE UCCISIONI
 
Nessuna morte ne giustifica un'altra.
Ogni uccisione e' un lutto infinito.
Spezzare la catena delle uccisioni.
Opporsi alla morte. Salvare le vite.
Ogni essere umano ha diritto alla vita.
 
30. PER QUALCHE GIORNO LE TELEVISIONI
 
Per qualche giorno le televisioni
piangeranno le vittime afgane
morte nell'ospedale degli occidentali
dagli occidentali bombardato.
 
Poi tutto sara' dimenticato
continuera' il grande gioco
nel silenzio i papaveri crescono meglio
il mercato mondiale ha bisogno di oppio
tutto funziona nel migliore dei modi
nel migliore dei mondi possibili.
 
La morte di gente che non parla inglese
conta meno della morte di un cane
neppure i cani parlano inglese
ma fanno la guardia si contentano dell'osso
gli esseri umani invece
che non si rassegnano alla schiavitu'
angustiano molto i signori padroni.
 
Questa eruzione di sangue dai corpi
che come apriscatole aprono le bombe
i coltelli il merletto dei mitra il raffio
nella tonnara di uomini e donne
la quotazione in borsa degli ettolitri di sangue
le condanne a morte scritte sul libretto degli assegni
il ciclo espansivo del mercato trainato
dall'industria delle armi e degli schiavi
la guerra come modello di sviluppo
e vagoni di cenere dall'immenso crematorio
a fecondare i terreni in cui piantare
nuovi denti di drago parole vuote.
 
Ancora una volta ti chiedi che fare
e che devi fare tu gia' lo sai
abolire la guerra gli eserciti le armi
salvare le vite le misere vite
delle persone che presto svaniscono
salvare le vite e' il primo dovere
abolire la guerra gli eserciti le armi.
 
*
 
Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre
che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.
Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.
Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.
Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.
 
Ed occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti
gli esseri umani in fuga dalla fame
e dalle guerre.
Occorre riconoscere a tutti
gli esseri umani il diritto di giungere
in modo legale e sicuro nel nostro paese.
Occorre andare a soccorrere e prelevare
con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti
i migranti lungo gli itinerari della fuga
sottraendoli agli artigli dei trafficanti.
Occorre un immediato ponte aereo di soccorso
internazionale che prelevi i profughi
direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi
collocati nei paesi limitrofi e li porti
in salvo qui in Europa.
 
In Italia occorre abolire i campi di concentramento le deportazioni
e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste criminali e criminogene
che flagrantemente confliggono con la Costituzione con lo stato di diritto
con la democrazia con la civilta'.
In Italia occorre riconoscere immediatamente
il diritto di voto nelle elezioni amministrative
a tutte le persone residenti.
In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.
L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani
del disarmo e della smilitarizzazione
della legalita' che salva le vite
della democrazia che salva le vite
della civilta' che salva le vite.
 
L'Italia avvii una politica nonviolenta
contro la guerra e tutte le uccisioni
contro il razzismo e tutte le persecuzioni
contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
 
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita alla dignita' alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita'
in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
 
31. MENTRE SFILA IL BACCANALE
 
Tu non dici cio' che pensi
lui non pensa cio' che dice
nella piazza del mercato
nuovi schiavi vanno all'asta
nuovi schiavi provenienti
dalle guerre di conquista
dalle terre devastate
dalle nostre, nostre armi.
 
Gli assassini e i cortigiani
fanno festa al mattatoio
chi sa tace e tace e tace
non ha pace
e sempre brama
chi proclama clama clama
carne umana si manduca
ride il boia e gode il duca.
 
Dell'impero provo orrore
questo orrore mi denuncia
quale suddito infedele
meglio stare zitti zitti
sotto il fischio della frusta
mente sfila il baccanale
tu non pensi cio' che dici
io non dico cio' che so.
 
Si fa tardi, di tornare
scocca l'ora alla latrina
chi sa tace e tace e tace
ha paura e non ha pace
mentre sempre arraffia e brama
chi proclama clama clama
si fa sera e poi mattina
terra cielo fuoco mare.
 
Di chi e' colpa non lo so
so che canta l'assassino
lo strozzato invece no
gia' si gonfia quel meschino
so che strilla come un gallo
l'uomo posto alla tortura
sara' un vizio di natura
sara' un gioco lungo un ballo.
 
Io non dico cio' che penso
tu non pensi cio' che dici
specchi specchi specchi specchi
senza lingua e senza orecchi.
 
32. REPERTI DA NUOVI BESTIARI
 
L'odontosauro
Il sarcomante
Lo scricchiolo delle paludi e della tundra
Il sussurriere
Il vilventoso
La lepre ghigliottina
Le truppe di terra giadiste della Nato
L'orcomanno
Il mammacrucco
Il cavolfante
Il cicatrolo
Il pappamentare di centro sinist dest
Il lacrimevole assassino
Le vittime taciturne in fondo al mare
 
33. COSA VEDI?
 
Cosa vedi?
Vedo degli insetti piccolissimi
che si agitano buffi e insensati
poi premo sul tasto vedo la nuvoletta
e tutto e' finalmente fermo e vuoto.
 
Cosa vedi?
Vedo diavoli travestiti da persone
sembrano proprio persone ma so bene
che i diavoli si sanno camuffare
cosi' bene da sembrare proprio persone
prendo la mira e gia' parte la raffica.
 
Cosa vedi?
Vedo signori elegantissimi
che dicono parole e parole e parole
le dicono e le infilano dentro
certi tubi le dicono e sorridono
da quei tubi lunghissimi quelle
parole infine escono e sono
scudisci asce mascelle
proiettili sottili come aghi
enormi funghi di fiamma e di polvere
bombe intelligentissime
che estinguono stupide vite.
 
Cosa vedi?
Vedo solo specchi
specchi che sanguinano.
 
Cosa vedi?
Ohe', cosa vedi?
Cosa vedi? Rispondi.
 
C'e' nessuno qui?
 
34. LITANIA DEL TROPPO TARDI
 
Poiche' e' sempre troppo tardi
tu non dire mai che e' tardi.
 
Cio' che non hai imparato da giovane
imparalo ora.
Al male fatto in passato
poni rimedio per quanto possibile ora.
 
Non ti paralizzi la visione della catastrofe
non ti paralizzi l'indebolirsi delle tue forze
sappi tacere
e quando parlare e' necessario parla
sappi astenerti
e quando e' necessario agire agisci.
 
Non e' mai troppo tardi per fare il bene.
Per fare il bene non e' mai troppo presto.
 
Contrastalo tu l'orrore del mondo.
 
35. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: UN AMORE SEGRETO
 
Non ci ho avuto mai cuore di raccontarla 'sta storia. Pero', o adesso o mai piu'.
Con gli anni che mi ritrovo, e con la pandemia che basta un alito e stiri le cianche, o la racconto adesso o ciccia.
*
Come m'ero innamorato? Io dico per il nome. Lo so che non sembra una cosa seria. Pero' mille volte ci ho pensato e mile volte mi sono detto che la prima radice, l'origine di tutto, fu il nome che ci aveva.
Che poi era un nome comune. Solo che a lei il padre all'anagrafe le ci aveva fatto mettere un'acca all'inizio e una alla fine. Micoa lo so perche'. So solo che a scuola ce la sfottevano tutti, che aspiravano l'inizio e la fine del nome come se si raschiassero la gola per scatarrare. Invece a me mi piaceva, e quando ero solo e non mi sentiva nessuno lo ripetevo ad alta voce e mi faceva stare bene.
Io l'ho conosciuta alle scuole medie. Era bella come un fiore e gia' fumava come un turco. A quel tempo le ragazze emancipate erano cosi', fumavano come ciminiere. E io passavo i pomeriggi a perlustrare a testa bassa i marciapiedi per trovare i mozziconi, poi quando avevo abbastanza materiale con la carta del quaderno e il vinavil ci facevo certe sigarette che per filtro ci mettevo un pezzetto di cartone e dove c'era il cartone fuori coloravo la carta cosi' bene che pareva quasi una sigaretta vera, se non fosse che quando accendevi la carta prendeva fuoco tutta subito. Ma a lei non gliene fregava niente, perche' ci aveva pure pure una pipa e il tabacco se lo fumava cosi', sfuso. Io pero' continuavo a portarle le sigarette che fabbricavo col tabacco dei mozziconi trovati per strada, che ci perdevo un sacco di tempo a fabbricarle, ma a quel tempo non mi pareva tempo perso, adesso non vi so spiegare bene, ma penso che avete capito lo stesso perche' magari pure voi da ragazzi qualche scemenza cosi' l'avete fatta, no?
Non lo so se lei se ne accorse mai che ero innamorato perso, secondo me no, che le faceva la corte tutta la popolazione bipede e testicolata della scuola, compresi bidelli e professori. Lei pero' non dava confidenza a nessuno. Cosi' tutti insistevano a fare pazzie per lei, come quel professore che fini' che un giorno dovettero internarlo non so nepppure dove che si era messo a fare chicchirichi' e non la smetteva piu'.
Poi lei ando' all'imperialregio ginnasio-liceo e io invece a fare il muratore (adesso non mi ricordo se andai prima a fare il muratore o in galera, penso prima il muratore) e cosi' la persi di vista.
Qualche anno dopo seppi che ci aveva non so che storia con un professore dell'universita', che io ai professori dell'universita' gli darei fuoco alla casa a tutti. Pero' con loro dentro che senno' e' solo mezzo gusto.
Il tempo passava, passava, e io ero diventato amico con certi che pure loro s'erano stufati di fare la fame e ci eravamo tutti messi a lavorare di notte, e quella era l'attivita' ufficiale e dichiarata, ma facevamo pure le cose che e' meglio non dirle anche se sono quelle che danno piu' soddisfazione che hai voglia a dire homo sapines, la verita' e' che siamo tutti animali con l'istinto del predatore e una cosa sola ci piace: il sangue. Pure il suolo, ma di piu' il sangue. Poi con quegli amici del turno di notte tutti insieme facemmo un partito, che a quel tempo in tutto saremo stati un par di dozzine e l'attivita' principale del partito oltre ai lavoretti di notte, alle rapine, ai ricattucci e agli ammazzamenti su commissione (che c'era sempre qualche gran signore che gli serviva un favoretto e noi sempre pronti e via, pure per il gusto di spanzare i comunisti, eh, ma pure per il becchime), l'attivita' principale, diciamo cosi', erano le risse nelle birrerie; ma non e' che facevamo solo le risse, eh, trincavamo pure, e di brutto, e quando gia' si cominciava a vomitare c'era uno di noi che si metteva in piedi su una sedia e ne sparava certe che noi per sfotterlo l'applaudivamo sempre che lui si credeva di essere proprio ganzo e noi per sfotterlo gli facemmo fare il capo del partito, poi un giorno una rissa fini' che qualcuno si fece male male e siccome ci eraamo pure fatti riconoscere perche' troppo scemi eravamo, insomma, finimmo tutti in galera e li' quel fesso che ti fa? Ti scrive un libro. Che quando l'ho saputo ho detto che non ci credevo neanche se lo vedevo che scriveva un libro, che l'avevo solo sentito dire scemenze in birreria e fare qualche disegno zozzo sui tovaglioli di carta e i sottoboccali. Invece. Che roba, eh? Che se mo' vi dico chi era voi manco ci credete. Tanto non ve lo dico, sono segreti di stato. Acqua in bocca. Muti come una tomba.
Che poi, dopo che eravamo usciti che certi benefattori avevano bisogno di noi e cosi' ci fecero uscire alla svelta, poi non lo so come e' successo, perche' e' successo tutto cosi' di corsa che io manco me ne accorsi che oltretutto ero ubriaco sempre e l'unica cosa che mi ricordo era che adesso non facevamo piu' le risse in birreria, adesso andavamo a dare fuoco alle botteghe (dopo averle saccheggiate, eh, che mica siamo scemi scemi) e a correre dietro ai fessi che scappavano, che solo perche' scappavano e allora noi li inseguivamo, gli aprivamo la trippa e li attaccavamo ai lampioni, e com'e' come non e' mi sono ritrovato a fare il ministro. Dico: il ministro. Io, io. Che forza, eh?
*
Adesso si' che era vita, si rubava a mani basse in pieno giorno, si beveva a tutto spiano dall'alba al tramonto e poi dal tramonto all'alba, si facevano le zozzerie a tutte le ore, e chi diceva pio al muro. Mo' non s'ammazzava piu' uno ogni tanto, adesso era all'ingrosso, era una cosa industriale, con l'organizzazione e tutto. Che forza. E io facevo il ministro, e tante carte firmavo e tanta gente al focarone. Pareva il paese della cuccagna, il circo equestre e l'apocalisse messi insieme. E si trincava e si pippava di brutto, e si fornicava con ogni cosa che si muoveva, e si spaccava e si dava alle fiamme questo e quello, e ogni tanto si strozzava pure qualcuno a mmani nude per non perdere l'abitudine e non rischiare d'imborghesirsi che fa male alla salute.
Fini' che un giorno mi ritrovai a Parigi che l'avevamo conquistata. Conquistata, si', che se dovessi dire come avevamo fatto proprio non ne ho idea, con tutto quello che trincavo e che pippavo io mi ricordo solo che dove arrivavamo arraffavamo quel che si poteva e poi davamo fuoco alle case con la gente dentro (che era piu' facile che doverli inseguire per strada e poi attaccarli ai lampioni, che non e' che ci stanno lampioni dappertutto, e poi quanta gente puo' reggere un lampione senza spezzarsi? Che poi cosi' si danneggia l'arredo urbano).
Allora, ero li' a Parigi che ci strafogavamo e ci rubavamo pure le mattonelle dei gabinetti quando un giorno mentre stavamo per dare fuoco a una libreria, vedo che sulla copertina di un libro c'e' la faccia sua, di quella coll'acca all'inizio e alla fine del nome, che adesso era diventata una famosa, pero' la faccia era restata quasi la stessa, e ci aveva pure una sigaretta che si vedeva subito che era proprio lei.
Allora fermo uno e gli dico di leggermi che c'e' scritto sotto la fotografia e quello mi dice e' la signora tale, che fa la cervellona di mestiere e che vive pensate un po' dove? a Parigi. Sissignore, proprio quella Parigi li' che adesso c'ero pur'io che mica stavo li' solo a bruciare le librerie, stavo li' a fare il padrone del mondo (non dico che ero il capo, che senno' il capo si offende, ma insomma ero uno dei mejo fichi del biconzo, quello si').
Cazzarola, dico tra me e me. Strappo la copertina e me la porto dietro e vo svelto svelto in prefettura, che era il posto dove c'erano i francesi che facevano quello che gli dicevano noi.
Arrivo li', fo un fischio al prefetto e gli dico: "Dovete da trovarmi subito subito questa qui che ci ha il nome con l'acca all'inizio e l'acca alla fine. E' pure una famosa. Vedemo de dasse 'na mossa, eh?".
Invece quel baccala' dopo mezz'ora mi dice che se n'era ita. E indove, dico io, a Casablanca? In America, dice quello. Non ci ho visto piu', cosi' ho dato fuoco pure alla prefettura, che ci e' voluto di far venire tre autobotti di benzina, e a tutti quei burocrati filistei e passatisti che lavoravano li' li ho fatti mettere in fila e poi ho fatto quello che ho fatto, che adesso lo trovate sui libri di storia, perche' non pare vero, ma si faceva la storia, con tutto che eravamo sempre ubriachi e l'unica cosa che sapevamo fare era di dare fuoco alla gente e alle case. La storia certe volte e' buffa, eh?
*
Poi le cose andarono a finire come sono andate a finire, lo sapete pure voi, che bisogno c'e' di parlarne ancora. Il mondo e' ingiusto e traditore, e il destino cinico e baro. Ancora un'idea di grandezza andata sprecata e poi diffamata per certe quisquilie nel protettorato orientale. Lasciamo perdere, che ogni volta che ci ripenso mi ci viene il sangue alla testa mi ci viene.
Cosi' dovetti lasciare l'amata patria e andarmene in Sudamerica a sperperare la parte di bottino che avevo fatto in tempo a trasferire in Svizzera prima che scoppiasse il casino.
Adesso non vi racconto degli anni da gaucho, da conquistador, da difensore della santa fede, del mondo libero e della civilta' occidentale, ma sono stati anni pure quelli belli nerboruti, che pure li' facevamo quello che prima facevamo nell'amata patria. Certo, le divise erano diverse. Pero' era proprio la stessa bella vita. E si passava dal mattatoio al bordello alla bettola al palazzo di governo ed era sempre lo stesso posto, si facevano sempre le stesse cose, e s'ammazzava come addannati. Non ve lo immaginate quanti comunisti da castigare c'erano pure li', e noi castigavamo forte. Certo, mancava l'organizzazione industriale che ci avevamo nell'amata patria ma bisogna sapersi accontentare. E poi c'era la consulenza dello zio Sam, e lo zio Sam pagava in dollaroni. L'unica cosa che mi dispiaceva era che avevo dovuto cambiare nome. E che diventavo sempre piu' robusto (non direi proprio ciccione, ma un po' troppo robusto si', che centocinquanta chili non sono uno scherzo co tutto che sono sempre stato un bel fusto), e di essere troppo robusto e' una cosa che non la sopporto perche' io ci tengo alla forma. Pero' ci tengo pure a strafogarmi finche' dura. Dico bene, no? Finche' dura, tu azzanna: e' la legge della vita, del sangue e del suolo, e noi di sangue sul suolo a litri, mica il nostro, eh, quello dei comunisti, che pure li' era pieno di comunisti, che uno certe volte se lo chiede com'e' 'sta storia che piu' li ammazzi e piu' ne scappano fuori dalle viscere della terra. Pero' io me ne frego, anzi, sono pure contento: che a me mi piace cosi', e se finissero non saprei piu' come divertirmi, oltre al fatto che se finissero finirebbero pure i dollaroni che ci passa lo zio Sam per disinfestare, no?
*
Poi un bel giorno mi trasferii a Nuova York, che il nome vero sarebbe Nuova Amsterdam.
E una mattina che stavo li' che mi ci ero trasferito perche' gli amici della Scuola delle Americhe per i servigi ricevuti mi avevano compensato con la cittadinanza gringa, un villone nella grande mela e una vagonata di piccioli che per spenderli tutti mi ci sarebbero serviti duecent'anni, che ti trovo sul giornale che mi ci avevano appena incartato il pesce al mercato? Che ti ci trovo, eh? La faccia sua, di acca-acca, che pero' era invecchiata pure lei, pero' la sigaretta non mancava mai. E, voi non ci crederete, viveva li' a Nuova Amsterdam pure lei, e faceva la professora all'universita'. Figurarsi.
Adesso, se c'e' una cosa bella in America - che il resto e' tutto un schifo, eh - oltre che Las vegas e le biondone e' che ci sono pure le universita' che poi a che gli serviranno tutte 'ste universita' che gli americani sono tutti stupidi come la luna e quello piu' istruito non sa contare fino a tre. Pero' ci hanno la bomba atomica, e allora. Adesso, se non c'erano 'ste universita' come la ritrovavo a lei? Che era una che senza universita' non ci sapeva stare, come senza le sigarette, magari le venivano le bolle e si sentiva male. Invece per fortuna c'erano 'ste universita' pure in America. Non ci si crede, eh? A Nuova Amsterdam l'universita', che uno si pensa che ci sono solo i cocainomani, i tassisti e le discoteche. Invece.
Cosi' non e' che ci stetti a pensare su chissa' quanto, subito subito buttai il pesce e mi tenni quel pezzo di carta che puzzava di pesce e cercai una cabina del telefono per telefonare a 'st'universita' per sapere quando ci si trovava la professoressa acca-acca. Che roba: faceva lezione giovedi' e adesso era lunedi'. Ci avevo tutto il tempo per smaltire la sbornia, fare un po' di sport per rimettermi in forma, passare da Elizabeth Arden o da Helena Rubinstein, comprarmi un completo italiano - vestito, biancheria, guanti, scarpe, frustino e borsalino - e presentarmi la' con un mazzo di magnifiche rose rosse, rose rosse per te ho comprato stasera.
*
No, l'incontro cosi' lungamente agognato non ve lo racconto, e' troppo triste.
Ci credereste? S'era sposata con un comunista. Ci restai cosi' male che non ci ebbi neppure la presenza di spirito di strozzarla li' per li'.
Invece lei, la maledetta, mi denuncio' come criminale di guerra. A me, che avevo passato l'adolescenza a raccogliere cicche per tirarci fuori il tabacco da regalare a lei.
Il mondo e' proprio uno schifo, ve lo dico io. Ci ha ragione Trump ci ha ragione.
 
36. DOCUMENTAZIONE. L'ORDINE DEI MEDICI DI VITERBO CONTRARIO ALL'INDIVIDUAZIONE NELLA PROVINCIA DI VITERBO DI SITI PER Lo STOCCAGGIO DI SCORIE RADIOATTIVE
[Riceviamo e diffondiamo]
 
Il Consiglio dell'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Viterbo, sentita la relazione della dottoressa A. Litta, referente dell'Ordine per le iniziative Ambiente-Salute, ha deliberato unanimemente quanto appresso:
"L'Ordine dei medici di Viterbo esprime ferma contrarieta' all'individuazione nella provincia di Viterbo di siti per lo stoccaggio di depositi di scorie radioattive a bassa, media ed alta intensita'.
L'Ordine dei medici chirurghi ed odontoiatri di Viterbo, anche secondo quanto stabilito dall'articolo 5 "Promozione della salute, ambiente e salute globale" del nuovo codice di deontologia medica (https://www.ordinemediciviterbo.it/ordine/deontologia-e-normativa/il-codice-deontologico.html), fa presente che proprio per tutelare l'ambiente e quindi la salute dei cittadini residenti, il territorio della provincia di Viterbo, non puo' ospitare depositi di scorie radioattive perche' sono gia' presenti in esso gravi problematiche ambientali che inevitabilmente hanno avuto ed hanno conseguenze sul benessere psico-fisico delle persone e sull'assetto economico-sociale.
Queste gravi situazioni ambientali sono da mettere fondamentalmente in relazione:
- alla naturale radioattivita' del suolo per la presenza del gas Radon, elemento cancerogeno certo di classe I, secondo l'Agenzia internazionale di Ricerca sul cancro - Iarc (International Agency for Research on Cancer), la cui esposizione e' correlata al tumore del polmone;
- alla presenza nelle acque ad uso potabile di Arsenico, altro elemento tossico e cancerogeno di classe I, sempre secondo sempre l'Agenzia internazionale di Ricerca sul cancro - Iarc;
- all'utilizzo di pesticidi e delle loro miscele in grande quantitativo - anch'esse sostanze tossiche e cancerogene - utilizzate in aree sempre piu' vaste del territorio viterbese soprattutto nella monocoltura del nocciolo;
- alla qualita' dell'aria compromessa, dal trasporto su gomma, dalla prossimita' della centrale elettrica di Civitavecchia e da quella di Montalto di Castro i cui fumi nocivi arrivano anche nel viterbese, e degli altri impianti di produzione energetica da fonti non veramente rinnovabili che emettono nell'aria gas e sostanze nocive;
Nel Rapporto 2019 "I tumori in Provincia di Viterbo" e' segnalato che nel corso del quinquennio 2010-2014, in provincia di Viterbo sono stati diagnosticati 10.098 nuovi casi di tumore tra i circa 320.000 residenti e il numero di casi medio per anno e' risultato di poco superiore ai 2.000 casi ovvero tra le cinque e le sei persone nella nostra provincia muoiono ogni giorno a causa di un patologia oncologica, e sempre nella nostra provincia 1 uomo ogni 3 ed 1 donna ogni 4 andranno incontro nel corso della loro vita ad una diagnosi di tumore maligno.
L'Associazione Italiana Registri Tumori - AIRTUM (www.registri-tumori.it) indica in 180.000, con un incremento del 3%, le morti per cancro avvenute in Italia nel corso del 2020, oltre il doppio di quelle dovute alla pandemia da Covid19.
Documenti dell'Organizzazione mondiale della Sanita' - Oms, come ormai decenni di studi e ricerche scientifiche, tra cui il noto e rilevante studio italiano Sentieri - Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio di Inquinamento -, mostrano come il rischio di sviluppare il cancro sia legato strettamente all'esposizione a fonti di inquinamento ambientale che contaminano aria, acqua, suoli e cibo.
Inoltre, diversi studi di letteratura suggeriscono ormai come l'inquinamento ambientale sia correlato allo sviluppo anche di altre malattie croniche di notevole rilevanza epidemiologica e clinica, quali malattie cardiovascolari, diabete di tipo II, tireopatie, patologie neurodegenerative, disturbi comportamentali e dello spettro autistico nei bambini, malattie allergiche, autoimmuni ed infiammatorie croniche.
Nei nostri territori quindi la prevenzione del cancro ma anche delle altre malattie croniche sopracitate puo' e deve essere raggiunta anche:
- incentivando, negli edifici pubblici e privati, le misurazioni del gas Radon con successivi interventi per la sua dispersione e la ricerca di radioattivita' nelle acque ad uso potabile, proprio in relazione alle caratteristiche geologiche dei nostri territori;
- garantendo acque potabili e salubri alle popolazione, nella fattispecie acque con valori di arsenico nei limiti di legge e possibilmente prossime al valore zero e prive di altri contaminanti;
- tutelando tutte le risorse idriche;
- riducendo nettamente l'utilizzo dei pesticidi e fertilizzanti naturali ed evitando l'esposizione a queste sostanze delle persone, in particolare dei bambini e delle donne in gravidanza ai pesticidi:
- attraverso interventi di miglioramento della qualita' dell'aria.
Per quanto sopra esposto, in ossequio a quanto previsto dall'articolo 32 della nostra Costituzione, dal Principio di precauzione e dai dettami della medicina in materia di prevenzione, che indicano nella riduzione alle esposizioni nocive e nella tutela dell'ambiente le fondamentali condizioni per garantire la salute delle popolazioni, l'Ordine dei medici di Viterbo esprime ferma contrarietà all'individuazione nel territorio provinciale di siti per lo stoccaggio di depositi di scorie radioattive a bassa, media ed alta intensita'".
Il presidente, Antonio Maria Lanzetti
 
37. LUTTI. LAWRENCE FERLINGHETTI
 
E' deceduto Lawrence Ferlinghetti, poeta, editore, uomo di pace, amico della nonviolenza.
Con gratitudine lo ricordiamo.
 
38. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Carlo Cassola, Una relazione, Einaudi, Torino 1969, 1972, pp. 152.
- Carlo Cassola, Un uomo solo, Rizzoli, Milano 1978, pp. 144.
 
39. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
40. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4026 del 25 febbraio 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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