[Nonviolenza] Telegrammi. 4022



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4022 del 21 febbraio 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Alcuni testi di Benito D'Ippolito apparsi su questo foglio nel 2008
2. Lettera consolatoria all'amico e maestro Ottaviano, in lutto per la morte della sorella Iride
3. Cinque distici senza perifrasi
4. Illustrissimo
5. Di questo
6. La voce delle vittime
7. Sinfonietta dei diritti umani
8. Verra' un tempo
9. E poi
10. Di Anna Bravo ascoltando le parole
11. Leggendo un appello
12. Il sangue degli afgani
13. Un'epigrafe
14. In un mondo fatto cenere
15. Di un nuovo galateo
16. Frattanto
17. Resurrectio mortuorum
18. Gemelli
19. Piccola ode in memoria di Saban Bajramovic
20. Una canzoncina da incarto di caramella
21. La socievolezza di Sbrindellone
22. A Civitavecchia il 24 giugno
23. Il silenzio e il suo silenzio
24. Alla deriva e sotto il riflettore
25. Riti pagani alla Torre di settentrione della Citta' vecchia
26. Nei cpt
27. Da Tricastin
28. Eis eauton
29. L'umanita' dopo Hiroshima
30. Dopo Hiroshima l'umanita'
31. Si puo', non si puo'
32. Se dell'orrore
33. Declinando un invito
34. Consigli di saggezza
35. Pane e vino
36. Nulla si dica della guerra afgana
37. Esercizi di ipocrisia
38. Non ti chiede il potere assassino
39. Breve un invito alla resistenza nonviolenta
40. Dieci sonetti a Vicenza
41. Luce Fabbri come educatrice
42. Per Marco Bemporad
43. Un'altra epigrafe
44. Un'epigrafe ancora
45. Da Capitini, a quarant'anni dalla scomparsa
46. La domandina del facinoroso
47. Per il 4 novembre giorno di lutto
48. Poiche' le armi
49. Per la giornata del dialogo
50. Breve una lettera...
51. Lacrime per Miriam Makeba
52. I pacifisti parastatali
53. Le vittime al rogo
54. In cammino
55. Istruzioni per sopprimere le zingarelle
56. Istruzioni per sopprimere le donne usate e in esubero
57. Istruzioni per sopprimere le Costituzioni
58. Del futuro, se vi sara'
59. La lavatrice
60. Il presidente latra sui cadaveri
61. Omero Dellistorti: Famasbrigasse
62. Omero Dellistorti: Cupio serviendi
63. Omero Dellistorti: La moltiplicazione dei partiti fascisti
64. Segnalazioni librarie
65. La "Carta" del Movimento Nonviolento
66. Per saperne di piu'
 
1. MEMORIA. ALCUNI TESTI DI BENITO D'IPPOLITO APPARSI SU QUESTO FOGLIO NEL 2008
 
Riproponiamo di seguito alcuni testi del nostro collaboratore Benito D'Ippolito apparsi su questo notiziario nel 2008.
 
2. LETTERA CONSOLATORIA ALL'AMICO E MAESTRO OTTAVIANO, IN LUTTO PER LA MORTE DELLA SORELLA IRIDE
 
Tutti i colori dell'arcobaleno non bastano
a restituire la luce di quella sola Iride
che ti era sorella.
 
Ma se una voce amica puo' lenire
l'immenso dolore che spacca le pietre
possa questa voce essere quella.
 
3. CINQUE DISTICI SENZA PERIFRASI
 
A forza di pensarsi subalterni
si resta complici tutta la vita.
*
Chi alla guerra si e' prostituito
chiama estremista chi seppe resistere.
*
Chi vota gli assassini agli assassini
di assassinare ancora da' il potere.
*
La nonviolenza e' lotta, chi si e' arreso
alle uccisioni e al male, l'ha lasciata.
*
Fare le liste della nonviolenza
a questo serve: contrastare il male.
 
4. ILLUSTRISSIMO
 
Illustrissimo signor Presidente,
Quando una guerra si puo' chiamare guerra?
Quando muoiono dieci persone, cento, mille, un milione, un miliardo, un miliardo di miliardi?
*
Quando un omicidio si puo' chiamare omicidio?
Dipende dal colore della pelle?
Dipende dalla lingua che uno parla?
*
Quando i campi di concentramento si possono chiamare campi di concentramento?
Quando governa il centrodestra?
*
Quando la riduzione in schiavitu' sui bordi delle strade si puo' chiamare riduzione in schiavitu'?
Dopo il coito?
Dopo il voto?
*
Quando il femminicidio si puo' chiamare femminicidio?
Quando e' commesso con un'accetta, con una motosega, con un B-52?
A tot metri di distanza dal tetto coniugale?
*
Quando il razzismo si puo' chiamare razzismo?
Se le ruspe hanno il bollo scaduto?
Dopo che il sindaco e' stato eletto in parlamento?
*
Quando il golpe si puo' chiamare golpe?
Solo se parliamo correntemente castigliano?
*
Mi chiedo perche' ve lo chiedo.
Mi chiedo se e' giorno o se e' notte.
In tanto buio che mi assordisce.
In tanto buio che mi toglie il fiato.
 
5. DI QUESTO
 
L'oggi che oggi e' oggi
domani sara' ieri.
 
Per te restera' oggi
ucciso dai bombardieri.
 
6. LA VOCE DELLE VITTIME
 
Se tu avessi l'udito piu' acuto
certo la sentiresti la voce delle vittime
 
e non esiteresti allora a chiamare
assassini gli assassini che le uccidono.
 
7. SINFONIETTA DEI DIRITTI UMANI
 
"Oh poverini
che duro lavoro e' il loro
di assassini"
(Nefasio di Panopoli)
 
I diritti umani
si sa, per tutti valgono
ma non per quei pezzenti degli afgani.
 
La democrazia
a chi somministrarla, e quanto, e come
lo sa la Cia.
 
La dignita' umana
ha bianca la pelle
maschio il sesso ed e' solo cristiana.
 
La civilta'
gliela insegnamo noi a staffilate
a quelli la'.
 
A suon di bombe
i barbari finiscan nelle tombe.
 
Ah che fatica, e che soddisfazione
essere i grandi del mondo insetticidi
e chi non e' d'accordo: nel bidone.
 
Per tutti vigono, si sa, i diritti umani
ma non per quei pezzenti degli afgani.
 
8. VERRA' UN TEMPO
 
Verra' un tempo penoso, odioso
di piu' cupe, piu' dure menzogne
verra' il tempo degli scalini liquefatti
dello sgretolarsi dei pensieri
delle carni disfatte in sabbia e fumo.
 
Verra' un tempo furioso, oltraggioso
di piu' nere, piu' atroci oppressioni
nessuna maschera avra' piu' nessun volto
e nessun volto avra' piu' vera carne
nessuna carne avra' piu' soffio vivo.
 
Verra' un tempo, il tempo del sangue
a rovesci di pioggia, a pallottole
che perforano i sacchi ed i grembi
se le srotoli e gli occhi vi figgi
tu vi leggi bestemmie indicibili.
 
Verra' il tempo, quel tempo e' venuto
queste bombe queste mine queste raffiche
ne fan semina in questa terra afgana
europei, americani. Figliuolo
tu ricorda e prepara giustizia
tu ricorda e prepara la pace.
 
9. E POI
 
E poi c'e' la guerra dei ricchi contro i poveri
che non finisce mai.
 
Ed ogni giorno uccide.
 
10. DI ANNA BRAVO ASCOLTANDO LE PAROLE
 
E improvviso un raggio di luce
rompe talora queste grevi tenebre.
 
Come la voce di Anna Bravo, un'oasi
senza di cui non altro che deserto.
 
Come la voce di Anna Bravo, specchio
che splendida riflette intera integra
l'umanita'.
 
11. LEGGENDO UN APPELLO
 
Leggo un appello di Pietro Ingrao
e di tanti altri illustri signori
che chiedono di votare
per gli assassini della guerra afgana.
 
Miei vecchi amici, miei maestri antichi
cosa siete diventati
sotto questa pioggia di sangue e di fuoco
sotto questa pioggia di menzogna e vilta'.
 
12. IL SANGUE DEGLI AFGANI
 
Il sangue degli afgani e' troppo scolorito
perche' si muova un dito
a che le stragi cessino.
 
Le grida degli afgani, e troppo son lontane
perche' le ascolti un cane
e ne provi pieta'.
 
Le vite degli afgani non sono nell'agenda
di chi per la prebenda
la madre venderebbe.
 
Ma il voto agli assassini
lo diano gli assassini.
Noi poveri meschini
piangiamo i nostri morti.
 
13. UN'EPIGRAFE
 
"Johnny Platone: Cosi' finisci per restare senza un amico. Ma chi te lo fa fare?
Philip Marlowe: L'orrore e il disgusto che provo per ogni omicidio"
(Cinque minuti a mezzanotte, atto terzo, scena terza)
 
14. IN UN MONDO FATTO CENERE
 
E crudelmente il sangue degli afgani
spargeste a piene mani, e speravate
di farvi cosi' accetti cortigiani
dell'ultimo vassallo delle armate
 
onnivore imperiali, che di brani
di carne umana nutre scatenate
le torme dei suoi lupi e dei suoi cani
e il mondo fa deserto, e le stellate
 
notti colme dei fuochi delle bombe
e fracassando va le carni tenere
e dove erano case ora son tombe
 
e tutto ha Marte, e nulla piu' e' di Venere.
Ed ecco del giudizio gia' le trombe
risuonano in un mondo fatto cenere.
 
15. DI UN NUOVO GALATEO
 
Chi dice che la guerra e' criminale
e' proprio inelegante
e crepi pur l'afgano, che e' povero e ignorante.
 
Chi dice assassino all'assassino
e' certo un gran cafone
e crepi pur l'afgano, la barba da caprone.
 
Chi dice del razzista che e' razzista
e' certo un impudente
e crepi pur l'afgano, che tanto non val niente.
 
Chi dice che e' golpista chi e' golpista
impenitente e' un veteromarxista
e crepi ognor l'afgano, e quello che l'avvista.
 
Chi dice la parola veritiera
e' certo un gran villano
e crepi ancor l'afgano, mane e sera.
 
16. FRATTANTO
 
Mentre le stragi, le stragi sono in corso
delle stragi i mandanti e i complici delle stragi
si irritano alquanto
con chi dichiara assassini gli assassini
e contro la guerra chiama ancora alla lotta.
 
17. RESURRECTIO MORTUORUM
 
Poi viene livida la luce ed e' domani.
 
E quando li ripesca il pescatore
ormai irrigiditi ormai gonfiati
dall'acqua, immobili, non fanno piu' paura.
 
Sono tornati ad essere
esseri umani.
Che triste sorte
esser persone solo dopo morte.
 
18. GEMELLI
 
La guerra e il razzismo
fratelli gemelli.
 
19. PICCOLA ODE IN MEMORIA DI SABAN BAJRAMOVIC
 
Aveva imparato la musica in galera
Saban Bajramovic
 
Sapeva che gli eserciti e l'amore
insieme non possono andare
 
Sapeva cantare, inventare, ridire le voci
che fanno crescere le foglie sugli alberi
convincono il sole e la luna a risorgere
salvano la vita dell'umanita'.
 
20. UNA CANZONCINA DA INCARTO DI CARAMELLA
 
In un mondo interconnesso
vi e' una sola umanita'
 
l'altro e' specchio dello stesso
che riceve quel che da'
 
o pieta' prevale adesso
o ciascuno morira'
 
in un mondo interconnesso
vi e' una sola umanita'.
 
21. LA SOCIEVOLEZZA DI SBRINDELLONE
 
Ah quanto costa ammazzare la gente.
Facciamo di grazia finta di niente.
 
22. A CIVITAVECCHIA IL 24 GIUGNO
 
Fredde, precise, le agenzie di stampa
danno notizia che a Civitavecchia
nel cupo assolato cantiere di Torre Nord
un dipendente della ditta Pichler,
Ivan Ciffary, di 24 anni,
di nazionalita' slovacca, addetto
al montaggio del nastro trasporto carbone,
e' precipitato da un'altezza stimabile
in 15-20 metri
ed e' deceduto sul colpo. Lo rende
noto dell'Enel un comunicato.
 
E l'amministratore delegato
ha chiesto subito di effettuare
i necessari accertamenti all'Organismo
di Vigilanza per la Sicurezza.
Sono sensibili gli amministratori delegati
e che il sangue sporchi gli impianti
trovano disdicevole per il pubblico decoro
e l'efficienza dell'azienda.
 
Strizzate, gelide, pronte all'ossequio
di stampa le agenzie.
Ebbre di lettere maiuscole. il Migliore
del Mondi Possibili e' certo
questo. E sempre ha ragione Chi Comanda.
E la notizia di un misero Effetto
Collaterale dello Sviluppo
gia' la cancella la notizia prossima,
una pausa di pubblicita', il pettegolezzo
sul divo alla moda, la dichiarazione
tonitruante del fedele cortigiano.
 
Non dicono pero' che gia' era morto
in quel cantiere Michele Cozzolino
colpito da un tubo innocenti
non molti mesi fa. Non dice l'Enel
che questo cantiere di furia procede
e che tante persone di tutto l'Alto Lazio
non vogliono quella centrale a carbone
che se realizzata uccidera' lentamente
tante persone, come di furia
in questi mesi gia' ne ha uccise due.
Non dicono
quanto feroce sia lo sfruttamento.
Quanto razzista, quanto totalitario
sia l'odio dei ricchi per i poveri
il disprezzo dei ricchi per i poveri
la guerra di classe dei ricchi contro i poveri
la guerra di classe dei rapinatori
contro l'umanita' sfruttata e rapinata
povera perche' da sempre impoverita.
 
Lo dico allora io. E dico anche:
unitevi, lavoratori
di tutti i paesi.
Sorelle e fratelli, unitevi.
Solo chi e' oppresso puo' salvare il mondo.
 
Chi trae profitto dallo sfruttamento
non salva le vite, le uccide.
Chi salva una persona salva il mondo:
chi salva il mondo salva tutte le persone.
 
Una e la stessa e' la lotta
per la dignita' umana di ogni essere umano
per la vita degli esseri umani e del pianeta.
Se non lo dicono le agenzie di stampa,
e dillo allora tu.
 
23. IL SILENZIO E IL SUO SILENZIO
 
Quei pacifisti che per ben due anni
hanno applaudito all'empia guerra afgana
e agli assassini reso omaggio e ricevuto
dagli assassini l'obolo previsto
per chi degli assassini si fa complice,
certo che tacciono ora
certo che ora anche se gridassero
sarebbe come se tacessero, la loro
parola ormai per sempre e' solo nulla.
 
24. ALLA DERIVA E SOTTO IL RIFLETTORE
 
Morivano tra i flutti e sotto l'occhio
gelido ed empio delle telecamere.
Morivano tra i flutti e sotto l'occhio
vacuo e lubrico delle telecamere.
 
Chi a sopravvivere s'era azzardato
veniva posto in gabbia per la colpa
di essere ancor vivo, di aver volto
e voce e cuore e fiele e carne umana.
 
Chi poi riusciva tra i piu' crudi stenti
ad arrivare a terra ed a sfuggire
ai mastigofori delle galere
ridotto a fame e a preda, alla paura
ed alla schiavitu' veniva. Questo
in quel paese detto del tramonto
in quegli anni accadeva.
 
In quel paese in cui l'umanita'
vaniva in cieco carcere, in oscura
selva d'orrore, coro di fantasime.
 
25. RITI PAGANI ALLA TORRE DI SETTENTRIONE DELLA CITTA' VECCHIA
 
La lama di ossidiana ostesa al sole
e al popolo in ginocchio, l'officiante
ministro proclamava che gradito
il sacrificio era agli alti dei
degli operai gia' morti nel cantiere
e il sacrificio ancora che verra'
della plebaglia etrusca che il veleno
inalera' negli anni che saranno.
 
26. NEI CPT
 
Nei cpt le morti silenziose
nei cpt della paura il morso
nei cpt le voci dolorose
nei cpt ove il sangue e' gia' scorso.
 
Sono dieci anni che queste obbrobriose
istituzioni hanno nuovo corso
e del fascismo le gesta piu' odiose
rinnovano in un macabro ricorso.
 
Che sono campi di concentramento
e campi son d'iniqua prigionia
e sono campi di vile tormento
 
per chi gia' abbandono' la sua natia
terra e subi' persecuzione e stento:
e qui ha accoglienza si' malvagia e ria.
 
27. DA TRICASTIN
 
Da Tricastin nessuna voce giunge?
Su Tricastin nessuno vuol parlare?
gli araldi del ritorno al nucleare
insisteranno e alcuna spina punge
 
i cori loro? E da presso e da lunge
a quali dei si elevan turpi are
e quante vittime sacrificare
ancora occorre? E quale mano unge
 
questo ingranaggio onnidevastatore
e quale braccio sega questo ramo
su cui ristiamo e sotto vi e' l'abisso?
 
E tutto e' disquatrato e tutto e' scisso
e tutto putrido e' reso, e gramo.
E tu contrastalo il potere distruttore.
 
28. EIS EAUTON
 
La guerra e chi la guerra ha consentito
la guerra e chi la guerra ha sostenuto
la guerra e chi la vita altrui ha venduto
la guerra e chi la vita altrui ha rapito.
 
La guerra in cui si uccide con un dito
la guerra in cui si uccide stando muto
la guerra e come disfa ogni tessuto
la guerra ed il deserto suo infinito.
 
E cosa hai fatto tu per contrastarla?
E cosa hai fatto tu per salvar vite?
Eri distratto dalla vacua ciarla?
 
Eri sedotto dal vile sorite?
Eri ingannato da chi sempre parla?
Degli assassini ormai complice mite.
 
29. L'UMANITA' DOPO HIROSHIMA
 
Ora sappiamo che ci basta il cuore
di fare cenere del mondo intero.
 
Ora sappiamo che l'intelligenza
sa esser piu' feroce di ogni bruto.
 
Ora sappiamo di avere lo strumento
che eradica ogni seme e tutti i sogni
che dell'intera umanita' sa fare
un unico falo', un silenzio immenso,
l'ultima notte senza piu' respiro:
 
ed e' questo strumento l'obbedienza.
 
30. DOPO HIROSHIMA L'UMANITA'
 
Elenco adesso i compiti dell'ora:
sii vigile, abbiamo un solo mondo.
 
Sii vigile, da quell'azione astieniti
che toglie altrui la luce e la parola.
 
Sii vigile, alla guerra sempre opponiti
opponiti agli eserciti e alle armi.
 
Sii vigile, la dignita' difendi
di ogni essere umano, una e' la carne.
 
Sii vigile. E misericordioso.
 
Dopo Hiroshima ogni persona deve
sapersi responsabile di tutto.
 
31. SI PUO', NON SI PUO'
 
Si puo' andare in Afghanistan a commettere stragi.
Non si puo' venire in Italia per cercar di salvarsi dalle stragi.
*
Si puo' avvelenare e devastare l'Italia intera.
Non si puo' leggere un libro sdraiati in un parco.
*
Si puo' saccheggiare il pubblico erario.
Non si puo' chiedere la carita' per la via.
*
Si puo' essere ricchi e assassini.
Essere poveri e onesti e' vietato.
 
32. SE DELL'ORRORE
 
Se dell'orrore si provasse orrore
e del dolor dolore si sentisse
ogni tuo sforzo e tutte le tue ore
daresti a far cessar queste empie risse.
 
Ma nulla piu' ti scuote dal torpore
ne' la morale legge ne' le fisse
stelle sai piu', che divorato il core
t'hanno gli inganni dei potenti, e scisse
 
ormai sono del nosse, il posse, il velle
le facolta', e l'anima e' gia' stanca
gia' al sol sentir si' rie novelle e felle:
 
cupa un'eclisse tutto involve e abbranca.
Ma tu resister devi alle procelle
e reca aita e di' con voce franca.
 
33. DECLINANDO UN INVITO
 
Che me ne frega della guerra afgana?
Io sto scrivendo un denso e acuto saggio
su nonviolenza ed etica cristiana:
fermar le stragi e' fuori del mio raggio.
 
L'Italia e' in guerra? Si', pero' e' lontana,
a un popolo barbarico e selvaggio,
e finira' anche questa di buriana,
la civilta' esige il suo pedaggio.
 
E poi adesso ho in corso un importante
progetto di ricerca finanziato
dal ministero sulle opere sante
 
di chi alla salvaguardia del creato
alla giustizia, ed alla pace tante
dedico' cure. Son troppo impegnato.
 
34. CONSIGLI DI SAGGEZZA
 
Contro la guerra afgana protestare?
Ma dura da una vita, e' fuori moda,
certo dispiace che ogni giorno esploda
qualche povero fesso, e bombardare
 
convengo che non sia degno di loda.
Ma se siam li' bisogna pur ballare
e ci son cose dolci e cose amare
e giocoforza e' che chi fa s'imbroda.
 
Adesso protestar contro la guerra
mi pare - posso dirlo? - da cafone,
e che figura fai in televisione?
 
il solito strillone zappaterra...
Suvvia, perche' vuoi farti dar la baia?
Stattene zitto e buono in piccionaia.
 
35. PANE E VINO
 
Vorrebber l'ex ministro e il caudatario
che discutessimo di pace e guerra
come si fa tra gente del bel mondo
pacati, eleganti e fra i sorrisi.
 
No. Noi non sediamo
alla mensa degli assassini,
noi non siam complici degli assassini,
noi non chiudiamo gli occhi sulle vittime.
 
Siam gente vecchia, dalla testa dura,
chiamiamo massacro un massacro
chiamiamo assassino l'assassino, noi
non ci siamo mai prostituiti al carnefice.
 
Sono una cosa il pane e il vino
un'altra il sangue e la carne.
 
36. NULLA SI DICA DELLA GUERRA AFGANA
 
Nulla si dica della guerra afgana.
Quei morti non son morti, quei massacri
non sono stati, quegli orrori mai
si sono dati. E chi se ne preoccupa
certo e' un fellone, e mente per la gola.
 
Nulla si dica della guerra afgana.
Non ci disturbino nei nostri riti
certe notizie sordide e penose,
dobbiamo concentrarci sui problemi
veri: la forfora, il deodorante.
 
Nulla si dica della guerra afgana.
Non si faccia l'elenco dei partiti
che hanno votato per le stragi, il ghigno
contratto di chi gode del potere
di togliere la vita, di ammazzare.
 
Nulla si dica della guerra afgana.
Ne' si faccia l'elenco dei solerti
pretesi pacifisti e nonviolenti
d'un subito arruolatisi giulivi
a fare propaganda allo sterminio.
 
Nulla si dica della guerra afgana.
Non si disturbino gli assassini
che qui in Italia quegli orrori hanno
voluto, e votato, e sostenuto.
Perche' mai rovinarci le vacanze?
 
37. ESERCIZI DI IPOCRISIA
 
Cianciare a vuoto dei massimi sistemi
ed infischiarsene delle stragi in corso.
 
Pretendersi pacifisti e nonviolenti
ed esser complici della guerra afgana,
aver votato per la guerra afgana,
avere fatto propaganda per la guerra,
e sui cadaveri degli assassinati
sputato sentenze peggiori del catarro.
 
Non capire che proprio il cedimento
alla guerra assassina ha aperto il varco
alla vittoria anche nel nostro paese
del razzismo piu' cupo e feroce,
del potere fascista e mafioso.
 
Cianciare a vuoto dei massimi sistemi
ed infischiarsene delle stragi in corso.
 
38. NON TI CHIEDE IL POTERE ASSASSINO
 
Non ti chiede il potere assassino
di afferrare libro e moschetto.
Il potere assassino ti chiede
di adagiarti davanti allo schermo
di lasciargli eseguire il lavoro
di non disturbare
il manovratore.
 
Il potere assassino riduce
a suoi servi a suoi complici a succubi
tanti un tempo - un tempo - avversari
non chiedendo che indossino nera
la camicia marciando sudati
ma imponendo la ciarla infinita
ed a tutti i massacri la resa.
 
Il potere assassino e' ben lieto
che invochiate la pace e l'amore
e si associa alle vostre preghiere
basta solo che non disturbiate
le manovre del manovratore
il lavoro che esegue sapiente.
 
Il potere assassino non vuole
il tuo plauso, soltanto la tua
comprensione, la tua rilassata
indulgenza alle stragi che compie.
 
La sa lunga il potere assassino
lo sa fare il lavoro che estingue.
 
39. BREVE UN INVITO ALLA RESISTENZA NONVIOLENTA
 
Normali cittadini con la spranga
le gesta emulan del freddo drone:
in questa apocalisse nessun pianga,
si esegue qui la legge del padrone.
 
La legge che prescrive che alla stanga
si stia lo schiavo, ed a disposizione
di tutti i maschi ogni donna, e s'infranga
pure ogni corpo ed anima; il bastone
 
reca il diritto e la filosofia,
e' del bastone l'ultima parola,
chi non lo adora se ne vada via
 
da questa terra, da quest'alma scuola
che di fascismo ha nome. A tal follia
sappi resister: hai una vita sola.
 
40. DIECI SONETTI A VICENZA
 
I.
 
Si puo', si deve vincere a Vicenza
e con la forza della verita'
fermare li' la guerra e la violenza
li' disarmare chi ammazzando va.
 
Si puo', si deve con la nonviolenza
far vincere l'umana dignita'
negando agli assassini l'acquiescenza
togliendo ai barbari complicita'.
 
Si puo', si deve col forte strumento
del voto di coscienza popolare
combattere la guerra e il suo tormento.
 
Si puo', si deve la guerra fermare
le armi ripudiare, e dal lamento
passare all'atto di vite salvare.
 
II.
 
Si', a Vicenza il cinque ottobre il voto
dei cittadini puo' dir si' alla pace
si' alla civile convivenza, al moto
di umanita' piu' semplice e verace.
 
Si', a Vicenza il giusto, il vero, il noto
prevalga sull'iniquo e sul rapace,
prevalga sul fallace e sull'ignoto;
e vinca il bene che salva e che piace.
 
Si', a Vicenza vinca la difesa
della natura e della civilta',
e sia respinta l'oltraggiosa offesa
 
delle armi e della loro crudelta',
dell'empia guerra che non lascia illesa
la nostra gia' dolente umanita'.
 
III.
 
Vicenza oggi e' per tutti una speranza
di opporre pace e bene a guerre e stragi.
Se il 5 ottobre fermera' la danza
macabra del riarmo, e dei malvagi
 
seminator di morte la baldanza,
sara' quel voto il miglior dei presagi
di una civile convivenza, usanza
dono piu' grande di quei dei re magi.
 
Vicenza che resistere ha saputo
a chi voleva farne un arsenale
e la spelonca da cui esce il bruto
 
a far scempio del mondo e sparger male,
Vicenza al male opponga il suo rifiuto
e salvi col suo voto cio' che vale.
 
IV.
 
Se a Vicenza vinceranno i si'
i si' alla pace, i si' alla giustizia
il 5 ottobre iniziera' da li'
piu' forte lotta ad ogni ria nequizia.
 
Se a Vicenza prevarra' cosi'
la fedelta' all'amore e all'amicizia
il 5 ottobre sara' dunque un di'
per l'umanita' intera di letizia.
 
Si' ardua prova in cosi' picciol spazio
si' grave compito in cosi' breve ora:
opporsi agli arsenali dello strazio,
 
difendere la civilta' che onora,
respingere di guerra il giammai sazio
mostro. E dal buio far sorger l'aurora.
 
V.
 
Il cinque ottobre il voto vicentino
non tratta solo di un lembo di terra
riguarda invece se di pace o guerra
vogliamo sia il comun nostro destino.
 
Alla crudele man dell'assassino,
al riarmo stritolante cio' che afferra,
al riarmo che tutto atterrisce e atterra,
si opponga del diritto il buon cammino.
 
Si opponga al male la volonta' buona
si opponga alla barbarie il civil lume
si opponga alla violenza la saggezza
 
prevalga sulle tenebre chiarezza
ceda il pessimo all'ottimo costume:
tutti i diritti umani a ogni persona.
 
VI.
 
Che da Vicenza giunga una parola
che opponga alla violenza la ragione,
che possa essere la buona scuola
che insegni a contrastare ogni uccisione,
 
che dica quella verita' che sola
smaschera ogni empia mistificazione:
e' assassina ogni arma, ogni pistola
puntata e' contro tutte le persone.
 
E quindi ogni base militare
ogni arsenale, ogni fabbrica d'armi
son luoghi di nequizia e malaffare.
 
L'umanita' chiede che si disarmi,
per sempre la guerra e' da ripudiare:
troppi giaccion nel fango o sotto i marmi.
 
VII.
 
Come a Vicenza il senno dei votanti
il 5 ottobre dara' buoni frutti
quel si' alla pace sara' un passo avanti
non solo per Vicenza ma per tutti.
 
Un si' al diritto ad impedir che tanti
ancora dalla guerra sian distrutti,
un si' ad evitare nuovi pianti
e strazi, e orrori, ed infiniti lutti.
 
Un si' alla civile convivenza
un si' al disarmo che salva le vite
un si' alla ragione e alla coscienza
 
che vieti eccidi e sani le ferite
considerando la comun semenza
dell'umanita' intera, una e mite.
 
VIII.
 
"E altro e' da veder che tu non vedi"
(Dante, Inf., XXIX, 12)
 
Chi teme che la gente di Vicenza
faccia valere verita' ed amore,
chi teme che virtu' d'intelligenza
esprima la pieta' che nutre il cuore,
 
chi teme che vinca la nonviolenza
e fermi il seme di nuovo dolore,
vorrebbe or cancellare la presenza
di una viva citta', strappare il fiore
 
del vivere civile e solidale,
negando liberta' e democrazia
vorrebbe che ci si arrendesse al male.
 
Ma non sara' cosi', lunga e' la via
ma vincera' la scelta naturale
di chi vuol pace e bene. E cosi' sia.
 
IX.
 
Vicenza dunque il 5 ottobre vota
e se i potenti dicon che non vale
Vicenza ancora il 5 ottobre vota
che la democrazia non fa mai male
 
e il 5 ottobre si' Vicenza vota
poiche' questa e' la regola legale
e il 5 ottobre ecco Vicenza vota
perche' e' logico, e' giusto, ed e' normale.
 
Per dire si' alla pace e si' al diritto
il 5 ottobre si vota a Vicenza
per impedire un sordido delitto
 
il 5 ottobre il popolo a Vicenza
dira' la sua, e non restera' zitto
il 5 ottobre ogni cuore a Vicenza.
 
X.
 
In un giorno di festa i vicentini
potranno dire una parola vera.
Oggi e' quel giorno e prima che sia sera
quella parola oltre quei confini
 
giunta sara' ed orientera' i cammini
di quante e quanti alla signora nera
non vogliono di vite un'altra schiera
siano immolate e appese poi agli uncini
 
dei macellai in divisa e dei signori
che dalla guerra traggono profitti.
Si opponga il voto ai lutti ed ai dolori
 
sia il voto voce di tutti gli afflitti
che anelano la pace e i suoi splendori.
Sia il voto si' alla vita e si' ai diritti.
 
41. LUCE FABBRI COME EDUCATRICE
 
Illuminava tutto quella luce
e quella luce era Luce Fabbri
dell'anarchia memoria, storia, volto
e della nonviolenza.
 
Contrasto' sempre il male e sempre volle
giustizia e liberta'. Insegno' sempre
la scienza e la coscienza, e degli oppressi
sempre fu voce, e braccio, e intelligenza.
 
Illuminava tutto quella luce
e quella luce era Luce Fabbri.
 
42. PER MARCO BEMPORAD
 
Un messaggero giunge al contrafforte:
Compagni, reco adesso due notizie.
E' triste l'una, e' quella della morte
di Marco Bemporad che alle ingiustizie
 
sempre si oppose, e tra i forti il piu' forte
combatter volle tutte le nequizie
e tutte raddrizzar le cose storte
e contrastare tutte le malizie.
 
L'altra notizia che vi reco ancora
e' lieta questa, e fatevi coraggio:
che Marco fino all'ultima sua ora
 
e' stato un uomo buono, e il suo viaggio
servi' l'umanita', e ognor l'onora.
Gli renda ogni persona buona omaggio.
 
43. UN'ALTRA EPIGRAFE
 
"Non possono piu' chiedere pieta' gli assassinati
e muto e' d'essi il coro.
Furenti la pretendono invece gli assassini
mentre continuano ghignanti l'opra loro.
Chi gli assassini serve le lor vittime ancide
e nulla giova poi tardivo ploro"
(Persio Malestri)
 
44. UN'EPIGRAFE ANCORA
 
"- Geronte: Solo restasti?
- Tetragono: Con il vero solo.
E con le vittime di tanta strage.
- Geronte: Non solo dunque..."
(Eufemio Cecidi, Torneamento di vanitati)
 
45. DA CAPITINI, A QUARANT'ANNI DALLA SCOMPARSA
 
Da Capitini ho imparato questo:
che adesso e' l'ora che devi resistere,
non aspettare che comincino altri
sii tu a dare inizio a cio' che e' giusto.
 
Da Capitini ho imparato questo:
che vince chi non cessa di persistere
nel vero, il giusto, il buono e non dimentica
che la misericordia salva il mondo.
 
Da Capitini ho imparato questo:
che tutto e' da salvare e che mai nulla
di cio' che e' buono e' inutile o va perso
il bene resta bene eternamente.
 
Da Capitini ho imparato questo:
che quel che conta e' mettersi in cammino
e la buona battaglia ovunque attende
te, proprio te; non perdere altro tempo.
 
Da Capitini ho imparato questo:
le molte vie, le molte lingue, i molti
diversi volti ad una stessa cosa
convocan tutti: al dono della pace.
 
46. LA DOMANDINA DEL FACINOROSO
 
Gentile, egregio, illustre signor il Presidente,
a presentar domanda vengo con la presente
a un posto anche part-time come facinoroso.
 
Del santo manganello, del tosto sfollagente
so l'uso, e meno pugni come se fosse niente:
mi assuma, gesummio, che sono bisognoso.
 
Se penso a certa gente che lei ministri ha fatto
(e c'e' chi si e' creduto che fosse uscito matto)
mi dico: che mi manca? anch'io sono un razzista
 
mi dia quest'occasione che sara' soddisfatto
chissa' che poi un domani se bene m'arrabatto
mi trova un portierato, o mi fa giornalista.
 
47. PER IL 4 NOVEMBRE GIORNO DI LUTTO
 
Fini' quell'inutile strage
giurarono i superstiti: mai piu'.
 
Altre ne vennero poi
ed oggi ancora.
 
Non vi sara' salvezza per l'umanita'
se non si aboliscono le armi
se non si aboliscono gli eserciti
se non si ripudia per sempre la guerra.
 
48. POICHE' LE ARMI
 
Poiche' le armi servono a uccidere
tu a tutte le armi opponiti sempre.
 
Poiche' gli eserciti servono a uccidere
tu a tutti gli eserciti opponiti sempre.
 
A tutte le guerre, a tutte le stragi
tu opponiti sempre. Opponiti sempre.
 
49. PER LA GIORNATA DEL DIALOGO
 
Da questo si potrebbe cominciare:
cessar le guerre, smettere di uccidere.
 
50. BREVE UNA LETTERA...
 
... sostiene
che quando la guerra la fanno gli amici suoi
sia il male minore (e quindi quasi un bene).
Lo racconti agli afgani assassinati.
 
... evidentemente ritiene
che quando la Costituzione la violano gli amici suoi
non sia piu' reato, ma trascurabile quisquilia.
Lo stesso pensano tutti i golpisti.
 
... si stupisce infine
e come lui quanti prostituitisi
alla guerra e all'illegalita'
che le elezioni poi le vinca Berlusconi.
 
... una volta mi sembrava
un ingenuo nei suoi stessi errori amabile
ora non piu': che fa la differenza
il sangue sparso, il sostegno agli uccisori.
 
Quanto vorrei che presto rinsavisse
quanto vorrei che infine si pentisse
quanto vorrei che potessero tornare
in vita della guerra le vittime.
 
51. LACRIME PER MIRIAM MAKEBA
 
Stava sul palco come su una barricata
la nostra sorella Miriam Makeba
con la sua voce combatteva il fascismo.
 
Contro il fascismo aveva combattuto
in Sud Africa, aveva combattuto
in America, aveva combattuto
ovunque nel mondo il fascismo assassino.
La nostra compagna Miriam Makeba
con la sua voce che resuscitava i morti.
 
Venne infine qui tra noi dove il fascismo
col nome di camorra col nome di governo
perseguita e assassina.
La nostra sorella Miriam Makeba
la nostra compagna Miriam Makeba.
 
Contro i poteri criminali tutti
lottava Miriam Makeba
per l'umanita' che e' una soltanto
lottava Miriam Makeba.
 
Stava sul palco come su una barricata
la nostra sorella Miriam Makeba
con la sua voce combatteva il fascismo.
 
E la sua lotta tu portala avanti.
 
52. I PACIFISTI PARASTATALI
 
I pacifisti parastatali
quando lo stato ha in corso una guerra
stanno buonini, garbati, curiali
ne' fan pipi' ne' sputan per terra.
 
I pacifisti parastatali
mentre lo stato massacra la gente
son servizievoli e fin serviziali
non si scompongono manco per niente.
 
I pacifisti parastatali
basta a tenerli tranquilli ed inerti
qualche soldino e due cerimoniali
modico e' il prezzo con cui li perverti.
 
I pacifisti parastatali
sono una gioia, sono un giulebbe:
ciechi alle gesta ferine e ferali
quale governo non li apprezzerebbe?
 
53. LE VITTIME AL ROGO
 
Dei morti del rogo non dire parole
che oltraggio suonino o beffa.
Vittime sono dell'oppressione di classe.
 
Mai cosi' forte, mai cosi' violenta
mai cosi' totalitaria, mai
cosi' introiettata da tutti coloro
che non sono tra i reietti
e tra i reietti anche.
 
La lotta di classe dei ricchi contro i poveri,
dei rapinatori contro i rapinati,
degli sfruttatori contro gli sfruttati,
degli avidi contro gli affamati,
non si e' mai interrotta.
 
Che riprenda
anche la lotta delle oppresse e degli oppressi.
 
54. IN CAMMINO
 
In cammino e' la nonviolenza.
Speriamo che arrivi in tempo.
 
55. ISTRUZIONI PER SOPPRIMERE LE ZINGARELLE
 
Si prenda uno specchio, uno specchio lucente.
Dal sacchetto di sabbia che avete alla finestra
versate in un cucchiaio pochi grani.
Dieci bottiglie d'acqua minerale
basilico, cipolla e un ombrellone.
Aggiungete una folla di bagnanti, un giorno
di festa, afa quanto basta. Dite a tutti
di guardare per un po' da un'altra parte, il tempo
di prendere le impronte digitali, di scrivere
sul telefonino gli auguri alla morosa, di stringere
bene
il cappio
al collo.
Di diventare ministri. Di varare
le leggi speciali in difesa della razza.
Di riaffermare, giurabacco, la virilita' ariana.
E' cosi' facile, e' cosi' igienico.
 
56. ISTRUZIONI PER SOPPRIMERE LE DONNE USATE E IN ESUBERO
 
Avete una donna in esubero? Una schiava
che si ribella, una soffocante
parlatrice? Una squinzia, una di quelle,
una povera e goffa femmina, e non sapete
come sbarazzarvene, il servizio a richiesta
dei rifiuti ingombranti non risponde al telefono?
 
Fate da soli quello che lo stato
e' troppo torpido per fare presto e bene.
Comprate una mazza da baseball, un ferro
da golf, un completo da tennis.
Oppure trovate nel cassetto in cucina
la lama affilata, il fucile da caccia,
la dentiera da lupo. O nel garage
il crick con le tacche sul calcio
il trapano con la fiocina, l'accetta
a uranio impoverito.
Ma per fare prima bastano i pugni.
 
Il segreto e' colpire con decisione
e' la decisione che uccide, il resto segue.
 
Possibilmente disponete prima
un telo di plastica sul pavimento:
quanto tempo si risparmia e quanto invece
e' noioso dover ripulire dal sangue
il parquet immacolato o i mattoni
gia' rotti e porosi.
 
Abbiate l'avvertenza di scegliere
un cassonetto che non sia stracolmo.
Poi fatevi una birra con gli amici
e candidatevi pure al parlamento.
 
57. ISTRUZIONI PER SOPPRIMERE LE COSTITUZIONI
 
Basta cosi' poco
che quasi ci si vergogna a spiegarlo.
 
In questo antico regno di Nusmundia
con il sostegno di poteri innominabili
e incappucciati presto diventate
imprenditore edile, poi create
una rete di televisioni. Fondate
un partito. Vincete
piu' e piu' volte le elezioni, dichiarate
che unica legge e' quella del piu' forte.
 
Aprite la stagione
di caccia al marocchino, rivendicate
il diritto di saccheggio ai vincitori,
chiudete
nel fondo della caverna platonica tutti
i volontari alla leva degli schiavi.
 
Mettetevi d'accordo con tutti
coloro che sono disposti a sedere alla mensa
dove dolce si mesce il sangue umano.
Per gli altri i campi e le forche,
le ronde, la lama e il manganello
e i bombardieri se proprio ci vuole.
 
Ricordatevi il motto immortale
delle signore che incontro' Macbeth.
 
58. DEL FUTURO, SE VI SARA'
 
Altre ed altri verranno, migliori di noi,
dei nostri sordidi segreti rideranno.
Non ruberanno il pane all'affamato
non calcheranno il piede sopra i volti.
Sapranno dire le parole vere
sapranno dire le parole buone.
Ci guarderanno come statue di sale
forse di noi avranno compassione.
 
59. LA LAVATRICE
 
Eravamo cosi' poveri che guardavamo
la televisione nelle lavatrici
dietro la vetrina della lavanderia.
Le matte risate ricordo
ricordo lo sguardo sgomento
dei passanti che ci condannavano:
Sono poveri, si sa, sono stupidi.
 
Poi al bar dello sport una sera guardando
la televisione mi accorsi che anch'essa
altro non era che una lavatrice
in cui i panni degli assassinati
del sangue venivano lavati
e quelli che li avevano indossati
dimenticati erano per sempre.
 
60. IL PRESIDENTE LATRA SUI CADAVERI
 
Proclama il presidente che il paese
e' unito nel sostegno ai militari
che nella guerra afgana a tante imprese
d'arme e di gloria s'appalesan pari.
 
Ahilui che le sonanti, alate, accese
parole di discorsi si' preclari
e della propaganda il lustro arnese
non bastano a nascondere gli amari
 
frutti del crimine: le genti uccise,
le stragi infami, il mare di dolore
l'umanita' straziata e resa niente
 
e sul deserto altro deserto e intrise
di sangue spoglie ovunque, e ovunque orrore.
E sulle spoglie latra il presidente.
 
61. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: FAMASBRIGASSE
 
Non ci vuole di essere professori per capire perche' lo chiamavano cosi'. Era uno frettoloso. Non si fermava mai. E non stava mai a sentire nessuno. Tu non facevi in tempo a cominciare un discorso serio che lui gia' s'era stufato. Era sempre stucco. E cafone. Cafone che non dico la gentilezza, ma neanche il rispetto sapeva dov'era di casa.
E quando c'era da fare un lavoro difficile, figurarsi. Se appena appena ci voleva un po' di attenzione, di cautela, di precisione, lui prescioloso com'era mandava tutto - lo sapete dove, lo sapete.
Adesso, non e' che si puo' sempre fare tutto a sbrigasse. Eh, ci sono cose che ci vuole il tempo suo. Ma lui - lasciamo perdere perche' ogni volta che ci penso mi vengono le madonne. Si dice da voi che vengono le madonne? Comunque avete capito lo stesso, no? Chissa' poi perche' si dice che ti vengono le madonne. Io ogni tanto ci penso a certe cose che si dicono ma che se uno ci pensa mica lo sa perche' le dice. Perche' certe parole ti pare di capirlo quello che dicono ma mica e' vero. Sono strane le parole, sembrano tutte normali quando stanno li' che a uno gli pare che ci sono sempre state e ognuna ci ha il suo significato, no? E invece. Io per esempio dico sempre: e invece. Ma certe volte non e' che voglio dire proprio invece, voglio dire un'altra cosa, ma invece di dirla dico e invece. Le parole sono strane dico io, e pure la gente. Che poi chi e' che dice le parole? Le dice la gente. No le bestie, no le piante, no i sassi, la gente e basta.
E adesso vi racconto il fatto vero e proprio perche' voi e' questo che volete sentire, no? Il fatto vero e proprio. E io mo' ve lo dico. Che poi uno dice il fatto vero e proprio, ma che ne sai? Dovresti dire il fatto vero e proprio come t'e' parso a te, che magari a un altro gli pareva un altro fatto vero e proprio, no? Certe volte mi pare proprio che il mondo sia tutta una gran confusione. E' per questo che abbiamo inventato i giochi con le carte, no? I giochi con le carte, si', per esempio tressette, traversone, terziglio, quartiglio, quintiglio, i giochi con le carte insomma, che tu ce lo sai quali sono le regole e quando la partita fnisce si sa chi ha vinto e chi paga. Perche' le partite sono corte, non come le guerre che durano anni e alla fine chi lo sa piu' chi ha vinto e chi ha perso? Bisognerebbe contare tutti i morti, ma come fai a contare tutti i morti? Sono troppi. Il mondo e' fatto cosi', non ci si capisce un colpo.
Allora il fatto, il fatto, si', e certo che adesso lo racconto. Si stava al lavoro e tutto filava liscio. Procedevamo stanza per stanza, sistematici. A me mi piace sul lavoro essere sistematici, senno' rischi che tanta fatica e perdi il piu' bello, lavori, lavori, ti applichi con la dovuta diligenza che ti meriteresti il primo premio con l'applauso tutti in piedi, no? E invece. Allora, eravamo li', stanza dopo stanza, cassetto per cassetto, quando troviamo l'armadietto giusto, e la prova ch'era l'armadietto giusto era che era chiuso a chiave e la chiave non c'era. E' chiaro: se ci lasci la chiave che lo chiudi a chiave a fa'? "Ce semo", dico io sottovoce. "Ce semo si'", dice Famasbriga'. "Adesso de fino", dico io, e tiro fuori lo strumento. "Basta che se movemo", fa lui. Che se c'e' una cosa che mi da' fastidio e' proprio che quando c'e' da fare il lavoro di fino c'e' uno che mette prescia. E che cavolo, se e' di fino non si puo' fare di prescia, no? E invece. Comunque fo finta di niente e comincio il lavoro di precisione. E lui li' vicino che sbuffa e sbuffa e sbuffa. "Vene?", e poi "Allora, vene?", e poi "Insomma, vene o no?". "E che par de ciuffoli, aspetta 'n attimo no? Nu' lo vedi che sto a lavora'?". Ma lui: "Ce stamo a mette troppo", e poi "Guarda che ce stamo a mette troppo", e poi "Famme fa' a me". E io: "Perche', tu sei piu' bravo?". Non e' che l'ho detto per offendere, e' che lo sa pure lui che il lavoro di fino lo so fare solo io perche' lui proprio non e' portato, e' troppo materiale, e pure precipitoso, lo sa pure lui lo sa. Ma lui: "Daje, lasseme fa' a me che famo prima". E io: "Te voi sta' zitto? Cia' da senti' tutta la piazza?". E lui: "Mica ho parlato forte, ho detto solo de lassamme fa' a me, 'na botta secca e s'apre". "La fai finita o no?", dico io. E lui: "Tu lasseme fa' e la fo finita, no? 'Na botta secca e via". "Guarda che cosi' me distrai e me stai a fa' perde tempo". "Io? Se' tu che nun te decidi a apri' 'sta cassadamorto. Se me ce fai prova' a me co' 'na botta secca e via, e' fatta". "Mo' te la do' su la capoccia 'na botta secca" ho detto. Ma non l'ho detto per offendere, l'ho detto solo per fargli capire che doveva stare zitto che mi distraeva e quando fai il lavoro di fino devi restare concentrato e con le orecchie attente a sentire se fai scattare qualche cosa. Ma lui peggio che andare di notte (che poi era notte, che noi lavoriamo di notte; e allora perche' si dice peggio che andare di notte? Col lavoro che fo io sarebbe da dire peggio che andare di giorno, ma l'avete mai sentito dire? No. Nemmeno io. E invece). E cosi' la pianta con la botta secca e comincia un'altra lagna. "Su la capoccia? Me voi mena' su la capoccia?". "No, vojo solo che t'azzitti mezzo minuto". "Pero' hai detto che me voi mena' su la capoccia". "Nun ho detto gnente". "Pero' io t'ho sentito, allora l'hai detto". "E allora l'ho detto". "Cosi' me vorresti mena' su la capoccia". "No, nun te vorrei mena' su la capoccia, te la vorrei fa' scoppia' come 'n cocommero. E mo' azzittete e lasseme lavora'". Ditemi voi se non ci avevo ragione. E lui che fa? Lo sapete che ha fatto, senno' stavamo qui adesso? E invece.
 
62. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: CUPIO SERVIENDI
 
Solo questo desideriamo: servire l'onnipotente.
E siccome voi tutti siete creature dell'onnipotente - lo siete, lo siete, non dite di no che altrimenti l'onnipotente si arrabbia e manda la grandine e gli sbirri -, dicevo, poiche' tutti voi dal primo all'ultimo siete creature dell'onnipotente, io sono anche il servo vostro, si', si' esattamente, proprio come si dice nelle vecchie commedie: servo vostro. Contenti, eh?
E solo questo io desidero: essere servo dell'onipotente e vostro. Ho avuto la chiamata. Ma quali documenti, la chiamata non e' una roba burocratica, per quello ci sono le curie e il bargello. Io ho ricevuto la chiamata dell'onnipotente direttamente nel mio cuore.
Chi e' l'imbecille che ha chiesto se ci ho un telefono nella gabbia toracica? Chi e' l'imbecille che lo ha detto? Glielo faccio vedere io se dopo quattro soli tratti di corda e' ancora cosi' spiritoso. Bifolchi che non siete altro, che a volervi bene si fatica piu' che le tappe sulle dolomiti. Villani zappaterra, per fortuna che sono venuto io a portarvi il verbo, senno' che ci avevate, eh? Che ci avevate? Bravo, solo il padrone che vi bastona e vi ruba la roba e il re che vi ruba i figli e le figlie e vi fa fucilare ci avevate. E invece adesso ci avete, lo sapete che? lo sapete? Ci avete la fratellanza universale. Sissignore, la fratellanza universale, e cosi' potete sopportare le bastonate del padrone e le schioppettate del re che tanto pure loro sono vostri fratelli e tutto resta in famiglia. Ci pensate? Fratelli e sorelle del re, eh? Poi ditemi se non e' una gran cosa la fratellanza universale.
Bene. E adesso tutti quanti svelti svelti a costruire la casa dell'onnipotente di cui in quanto suo rappresentante io, che sono il di lui e vostro servo, dovro' risiedere. E certo che mi dovrete anche mantenere. E col tenore di vita confacente. Non sono il rappresentante dell'onipotente? E non li dovete fare i sacrifici? Che poi e' l'unica cosa che sapete fare oltre che a zappare e fornicare, massa di dannazioni che non siete altro.
Al lavoro, forza, con la buona volonta', senza bisogno di farvi assaggiare lo scudiscio, eh.
E' tutto chiaro? Ci sono domande? Dite, dite pure, mica vi mangio, io sono il servo dell'onnipotente e vostro, se non vi tratto bene io. Dite, dite. E che vi lasciate spaventare dalle alabarde?
 
63. CRONACHE DI NUSMUNDIA. OMERO DELLISTORTI: LA MOLTIPLICAZIONE DEI PARTITI FASCISTI
 
Quando ero giovane nel parlamento di questo antico e nobile reame di Nusmundia vi era un partito neofascista. Nel simbolo ci aveva la bara del duce da cui scaturiva una fiamma come quella del gas della cucina.
Anni passarono, e divennero due, che a piu' riprese governarono insieme al partito della mafia.
Altri anni ancora passarono, e divennero tre, poiche' al peggio non c'e' mai fine.
Addirittura tempo addietro due di essi si misero insieme e governarono il paese da soli per un anno. Clientelismo e razzismo, persecuzioni e strage degli innocenti, un diluvio d'infamie e di orrori.
Adesso uno di essi si scinde in due, e cosi' presto saranno quattro.
Un parlamento con quattro partiti fascisti, ditemi voi se non e' un record mondiale.
 
64. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Letture
- Vittorino Andreoli, Seduzione e narcisismo, Rcs, Milano 2021, pp. 140, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riedizioni
- Giorgio Bocca, Noi terroristi, Gedi, Roma 2020, pp. 336, euro 9,90 (in supplemento ai quotidiani "La Repubblica" e "La Stampa").
*
Maestre
- Nadine Gordimer, Un mondo di stranieri, Feltrinelli, Milano 1961, 1990, pp. 336.
- Nadine Gordimer, Occasione d'amore, Feltrinelli, Milano 1984, 1999, pp. 288.
- Nadine Gordimer, Il mondo tardoborghese, Feltrinelli, Milano 1989, pp. 120.
- Nadine Gordimer, Un ospite d'onore, Feltrinelli, Milano 1985, 2001, pp. 494.
- Nadine Gordimer, Il conservatore, Feltrinelli, Milano 2009, pp. 272.
- Nadine Gordimer, Luglio, Feltrinelli, Milano 1984, 1991, pp. 184.
- Nadine Gordimer, Storia di mio figlio, Feltrinelli, Milano 1991, 1996, pp. 248.
- Nadine Gordimer, Nessuno al mio fianco, Feltrinelli, Milano 1994, 1999, pp. 264.
- Nadine Gordimer, L'aggancio, Feltrinelli, Milano 2002, 2003, pp. 272.
- Nadine Gordimer, Ora o mai piu', Feltrinelli, Milano 2016, Gedi, Roma 2018, pp. 432.
- Nadine Gordimer, Il bacio di un soldato, La Tartaruga, Milano 1983, pp. 168.
- Nadine Gordimer, Beethoven era per un sedicesimo nero, Feltrinelli, Milano 2008, 2010, pp. 190.
- Nadine Gordimer, Vivere nell'interregno, Feltrinelli, Milano 1990, pp. 240.
 
65. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
66. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4022 del 21 febbraio 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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