[Nonviolenza] Telegrammi. 3906



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3906 del 28 ottobre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Ricorre oggi, 27 ottobre, la XIX Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico
2. Erasmo, o dell'umanita'. Un ricordo nell'anniversario della nascita, e nel corso della "Settimana internazionale per il disarmo" promossa dall'Onu
3. "Dalle Provinciali di Pascal al giornalismo d'impegno civile contemporaneo". Un incontro di studio a Viterbo con Paolo Arena
4. Riproponiamo l'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele" per un 4 novembre nonviolento
5. Omero Dellistorti: L'incontro con l'angelo
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. RICORRE OGGI, 27 OTTOBRE, LA XIX GIORNATA ECUMENICA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO

Ricorre oggi, 27 ottobre 2020, la XIX Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, una iniziativa di pace, di fraternita' e sororita' che convoca ogni persona di volonta' buona, di qualunque confessione religiosa e di qualunque visione del mondo anche non religiosa, all'incontro, al colloquio corale ed a costruire insieme una societa' di persone tutte libere ed eguali in dignita' e diritti, tutte responsabili e sollecite nell'impegno di cura, di solidarieta', di condivisione del bene e dei beni.
E questa giornata cade anche nel cuore - nella quarta giornata - della "Settimana internazionale per il disarmo" promossa dall'Onu, cosicche' le due ricorrenze si uniscono in una medesima convocazione dell'umanita' intera a far cessare la guerra e tutte le uccisioni, a far cessare il razzismo e tutte le persecuzioni, a far cessare il maschilismo e tutte le oppressioni, a far cessare ogni schiavitu' ed ogni sopraffazione, ogni rapina ed ogni devastazione.
Questa giornata di dialogo, come questa settimana d'impegno, interpella ogni essere umano e lo invita all'agire comune in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.
Questa giornata di dialogo, come questa settimana d'impegno, chiama ogni persona a contrastare il male facendo il bene, a sconfiggere la violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe: questo e' l'appello che tutte le grandi tradizioni di pensiero e azione dell'umanita' rivolgono ad ogni singola persona come a tutte le aggregazioni sociali.
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Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Il primo dovere e' salvare le vite.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere il bene ed i beni.
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In questi giorni di dolore e paura si persuada ogni essere umano che una e' l'umanita', che ogni persona e' responsabile di tutto, che tu devi agire nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Si inveri finalmente in tutto il mondo il pieno rispetto di tutti i diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.
Si abolisca finalmente in tutto il mondo la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze: l'oppressione maschilista che nega piena eguaglianza di dignita' e diritti a meta' del genere umano.
Si realizzi in tutto il mondo il disarmo affinche' nessun essere umano sia mai piu' ucciso da un altro essere umano, dall'altrui indifferenza, da un potere assassino, da un disumano istituto, da una disumana ideologia.
Si riconosca in tutto il mondo il diritto di tutti i popoli, di tutte le culture, di tutte le persone alla liberta', alla giustizia, alla solidarieta', alla condivisione del bene e dei beni.
Ogni essere umano e' un valore infinito. Ogni essere umano e' parte dell'umanita'. Cosi' come l'intera umanita' e' parte di quest'unico mondo vivente che conosciamo ed abitiamo, e di esso deve essere sollecita e accudente custode.
Solo nell'impegno comune ad abolire l'ingiustizia e la violenza e' la giustizia e la civile convivenza.
Solo l'universale misericordia si oppone all'universale massacro.
Solo nel riconoscimento reciproco, nel rispetto reciproco, nell'aiuto reciproco, nella responsabilita' condivisa, nella fraterna e sororale convivenza, nella convivialita' che nessuna persona esclude e tutte accoglie ed ama e protegge, solo qui e' la salvezza comune.
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Il fascismo, che e' assoluta violenza nemica dell'umanita', puo' essere sconfitto solo dalla nonviolenza, che e' antifascismo integrale, l'umanita' che si riconosce umana, che si autocomprende come un'unica umana famiglia in un unico mondo vivente di cui prendersi cura.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere. Sii tu la nonviolenza in cammino.
Chi salva una vita, salva il mondo.

2. ANNIVERSARI. ERASMO, O DELL'UMANITA'. UN RICORDO NELL'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA, E NEL CORSO DELLA "SETTIMANA INTERNAZIONALE PER IL DISARMO" PROMOSSA DALL'ONU

Il 27 ottobre 1467 nasceva Erasmo da Rotterdam, il principe degli umanisti europei e il fondatore del pacifismo moderno.
Ricordandolo con gratitudine che non si estingue, riproponiamo un estratto da uno scritto a lui dedicato come introduzione a un'edizione italiana di circa vent'anni fa della sua "Querela pacis".
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Una introduzione al "Lamento della pace" di Erasmo da Rotterdam (2002)
Questo sapeva Erasmo: che la guerra e' sempre un male e il piu' grande dei mali: uccisione di esseri umani, che l'attivita' dei soldati e' l'assassinio, che chi giustifica la guerra e' complice degli assassini, e chi la organizza e promuove e' il primo e il principe degli assassini. E che bisogna scegliere tra omicidio e civilta', tra la morte e la vita degli esseri umani.
Cosi' leggere Erasmo e' gettarsi nella lotta, nella lotta contro la violenza e per l'umanita'. Non si puo' leggere questo sorridente umanista senza sentirsi toccati nel profondo: poiche' in tutta l'opera sua incessante ti rivolge un appello a un'impresa comune: l'affermazione della dignita' umana e dell'umana solidarieta', l'opposizione alla violenza e alla menzogna.
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Dopo Auschwitz
Diciamolo subito: c'e' un passo nella Querela Pacis che e' di un razzismo ripugnante: e' un passo minuscolo, ma una caduta rovinosa; che deturpa questo per il resto splendido testo, e ci addolora e ferisce vieppiu' proprio per l'ammirazione che per Erasmo abbiamo e proprio perche' lo troviamo in flagrante contraddizione con quanto di buono e di vero Erasmo ci ha insegnato. Ma c'e', e ci rende avvertiti di quanto questa indimenticabile esortazione alla pace e alla solidarieta' tra gli esseri umani sia tuttavia un testo lontano da noi non solo nel tempo; ci rende avvertiti di come l'orizzonte culturale dell'autore del Lamento della pace e dell'Elogio della follia non sia il nostro, gli interlocutori cui esso direttamente si rivolgeva non siamo noi, e solo andando oltre i limiti storici e culturali di Erasmo si puo' ereditare e inverare il messaggio di Erasmo piu' autentico e fecondo.
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Del buon uso della Querela Pacis
La Querela Pacis puo' essere letta in molti modi diversi.
Si puo' leggere come un repertorio di argomenti contro la guerra (ma non e' mai una buona lettura quella che sbrana l'altrui discorso per rivenderne le spoglie); come un classico (col rischio inerente ad ogni lettura di classici fatta per dovere di studio o di informazione: il rischio della mummificazione che ne annienta il valore dialogico); e si puo' leggere come un appello, che ci riguarda e ci convoca a una discussione franca, ed ai compiti nostri: ed e' questa la nostra lettura.
Ma proprio per questo occorre che leggiamo questo testo con coscienza storica, collocandolo nel suo preciso contesto, l'Europa del primo Cinquecento.
Apparso nel 1517, testo d'occasione, come pressoche' tutta l'opera in proprio di Erasmo, scritto su sollecitazione della cancelleria di quel Carlo che diverra' l'imperatore Carlo V (e per il quale Erasmo aveva gia' scritto l'Institutio principis christiani), la Querela Pacis ha un preciso destinatario immediato: si parla per essere ascoltati dai principi, dai principi cristiani, e dalla loro azione, dal loro potere ci si attende la pace, loro si cerca di convincere. Sappiamo come andra' a finire.
Ma la Querela Pacis e' anche il compendio di una costante riflessione ed azione di Erasmo: il suo irenismo e' premessa ed esito del suo progetto culturale, esistenziale, politico: promuovere l'umana dignita' e fratellanza in un orizzonte di cristianesimo e cristianita' rinnovati dal ritorno all'autentico messaggio di Cristo, quello dei Vangeli; rinnovamento cristiano (rigenerazione, riforma; movimento di rivolgimento al passato in funzione di apertura al futuro) reso possibile dall'uso critico della strumentazione tecnica e morale messa a disposizione dalle "bonae litterae", il recupero filologicamente adeguato della cultura classica e delle fonti evangeliche e patristiche del cristianesimo, ed avvalendosi della stampa, la grande rivoluzione tecnologica che rende possibile una diffusione della cultura senza precedenti per estensione e profondita', che permette di costruire una sempre piu' vasta comunita' di intellettuali, e che consente un condiviso agire ermeneutico che prosegue ed invera il modello di Girolamo e adotta il metodo di Valla.
Sappiamo che nell'impegno per la pace, e non solo, Erasmo fu sconfitto. Ma e' dalla storia dei vinti che traiamo le nostre ragioni, non da quella dei vincitori.
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Dall'irenismo alla nonviolenza
E' facile individuare i limiti del pacifismo erasmiano e piu' in generale del pacifismo umanistico e cristiano del XVI secolo: ed e' facile dire della sua insufficienza per l'oggi, che occorre passare dal pacifismo alla nonviolenza. E' facile dirlo, eppur va detto.
Ma attenzione a non semplificare e banalizzare oltre il lecito.
La sua azione pacifista non e' circoscritta ad alcuni testi ma anima e si invera nella sua stupefacente attivita' filologica ed editoriale, nel suo epistolario che costruisce una comunita' di studiosi che attraverso le bonae litterae combattono il fanatismo ed affratellano i popoli.
Che la pace sia stata una delle preoccupazioni centrali del pensare ed agire di Erasmo e' notissimo, e quasi non c'e' pagina di Erasmo che non sia invocazione alla pace; ha scritto giustamente Eugenio Garin che "per Erasmo la pace, l'ideale della pace come concordia umana, era lo stesso ritorno al Vangelo".
Di cosa stiamo parlando quando parliamo dell'azione e dell'opera di Erasmo?
Cosa ci dice l'attivita' editoriale di Erasmo? Quel restituire la parola ai defunti ed aprire con loro un dialogo nuovo; quel ritorno al semplice e all'autentico; quella lezione di metodo fondata sul non fraintendere, non deformare, non mentire: non e' una prassi di pace e di nonviolenza?
Cosa ci dice l'epistolario di Erasmo? Non e' costruzione di umanita', sostituzione della comprensione e del rispetto reciproco alla sopraffazione e all'inganno? Non e' lotta incessante contro la chiusura  e contro l'esclusione, contro l'ignoranza e contro l'avvilimento? Questa lotta contro il fanatismo e la repressione non e' anch'essa ipso facto prassi di pace e di nonviolenza?
E il suo costante tornare al cristianesimo di Cristo, al cristianesimo il cui monumento teorico e' il discorso della montagna? Non e' forse un invito incessante a passare dall'irenismo predicato alla nonviolenza praticata? Non vi e' gia' qui, in questa persona cosi' sensibile alla vita concreta, alla felicita' terrestre e condivisa, propugnatore di un retto e nobile epicureismo che si connette e non si oppone alla lezione del cristianesimo come umanesimo, non vi e' qui il presagire e il suggerire che occorre un salto, dall'irenismo alla nonviolenza?
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Dire di no
Quest'uomo che fu il principe della cultura europea nei primi decenni del XVI secolo, che fu ascoltato e ammirato da re e papi e imperatori, che le parti in conflitto cercavano di accaparrare alla propria causa, fu e sara' sempre un tipo sospetto per gli autoritari di ogni schieramento.
Un tipo sospetto perche' non si prestava alla propaganda, cui e' consustanziale l'uso del travisamento delle opinioni altrui e della menzogna come primo strumento d'offesa (e quando si comincia con l'accoppare la verita' poi si accoppano le persone); un tipo sospetto perche' detestava i fanatismi e le irragionevolezze e la mancanza di misericordia; un tipo sospetto perche' sapeva dire di no.
Vi e' un luogo comune, alimentato da una propaganda accanita: che Erasmo fosse un tiepido, un pusillanime, che non sapesse prendere posizione, che si ritraesse dinanzi agli sviluppi di quanto aveva pur seminato, e cosi' via.
E si dimentica che invece Erasmo non volle mai essere il servo della violenza (quali che fossero le ragioni di cui essa si ammantava: e nella sartoria presso cui la violenza si abbiglia si trovano sempre abiti di gran classe): e questo e' il nostro Erasmo: che la storia lo abbia sconfitto, ahime', che disastro per la storia, e quante sofferenze per l'umanita'.
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L'opera dimenticata
Fatta eccezione per una ristretta cerchia di studiosi, Erasmo e' oggi uno sconosciuto: della sua opera e della sua figura ci si sbarazza in fretta attraverso la ripetizione di pochi luoghi comuni.
Eppure la sua opera e' immensa. Ma in cosa consiste?
In primo luogo: l'opera di Erasmo e' innanzitutto quella di un grande editore e commentatore di opere fondamentali della cultura cristiana e classica. Erasmo fu il principe degli umanisti innanzitutto con la sua infaticabile attivita' di editore. Dalle sue cure usci' la prima edizione critica del Nuovo Testamento.
In secondo luogo: fu un epistolografo infaticabile: e' attraverso le lettere (e la pubblicazione di raccolte di esse, con cui si allargava straordinariamente l'area degli interlocutori) che Erasmo guida e quasi crea quella vera e propria aggregazione delle persone colte che diviene la base relativamente di massa del movimento per la renovatio cristiana fondata sulla ripresa delle bonae litterae.
In terzo luogo: fu autore di opere in proprio, naturalmente, ma sebbene esse nascano da istanze sovente occasionali (divulgazione, polemiche) tutte si rivelano solidamente collegate a un progetto di intervento culturale che prolunga e precisa l'attivita' editoriale: il progetto erasmiano della promozione della cultura come lotta contro il fanatismo e la violenza, di promovimento dell'umanesimo cristiano come rigorizzazione morale e benevolenza ad un tempo.
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Cosi' lontano, cosi' vicino
Erasmo e' lontano da noi.
Non ingannino alcune analogie tra l'epoca che fu sua e quella che in sorte ci e' toccata. E' lontano da noi.
Ed insieme e' cosi' vicino: nel suo scacco, nella sua illusione. Ma quella illusione, di istituire una societa' civile che ogni essere umano raggiunga, e fondata sul diritto e la pace, e' ancora la nostra.
Ed e' nostro il suo scacco. Ed e' nostro il medesimo compito: che quello scacco diventi coscienza, che quella illusione divenga realta', che la figura di Erasmo si adempia nell'umanita' cosciente e liberata che videro Giacomo Leopardi e Franco Fortini (non solo presagirono, non solo sperarono: videro, poiche' ne furono in strazio e in isforzo prefigurazione).
E dell'opera tutta di Erasmo la Querela Pacis talora ci accade di intendere come il cuore segreto: ancor piu' dell'Elogio della follia, ancor piu' dei Colloquia e degli Adagia, ancor piu' dell'opera grandiosa del filologo e dell'editore. Il cuore segreto e pulsante.
Veramente il programma e l'appello di Erasmo e' il nostro ancora: si potrebbero aggiungere infinite glosse e distinguo infiniti, ma il succo prezioso ci pare sia qui: solo la pace promuove la dignita' umana, solo la dignita' umana costruisce la pace, solo la consapevolezza che l'io nel tu si specchia, e la consapevolezza ad un tempo che il tu resta irriducibilmente altro dall'io e questa diversita' va rispettata e difesa poiche' e' la pupilla del mondo; ed in questo processo di riconoscimento e di rispetto per la vita dell'altro e' il sale della terra e l'identita' tua profonda: "esser uomo tra gli umani / io non so piu' dolce cosa" (Saba).
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Una breve notizia biobibliografica su Erasmo
Nacque Erasmo tra il 1466 e il 1469 da genitori non uniti in matrimonio, fanciullo frequenta a Deventer una scuola dei Fratelli della Vita Comune; nel 1479 la peste uccide la madre, poi il padre; spinto dai tutori Erasmo entra nel convento di Steyn, presso Gouda, e abbraccia la vita religiosa. Negli anni di Steyn studia alacremente e si segnala come latinista. Nel 1492 e' ordinato prete. Nel 1492 lascia Steyn per entrare al servizio di Enrico di Berghes, vescovo di Cambrai. Nel 1495 ottiene di andare a studiar teologia a Parigi, l'anno dopo lascia il collegio Montaigu e si guadagna da vivere facendo il precettore. La sua sara' una vita di andirivieni per l'Europa, con prevalente residenza nell'area tra Lovanio, Basilea e Friburgo, ma con fondamentali protratti soggiorni in Inghilterra, ed un operoso viaggio in Italia. Nel 1499 compie il suo primo soggiorno in Inghilterra, e vi conosce Thomas More e John Colet. Nel 1500 a Parigi pubblica la prima edizione degli Adagia; nel 1501 pubblica il De Officiis di Cicerone ed inizia cosi' la sua fondamentale attivita' di editore di classici; nello stesso anno studia il greco. Nel 1502 muore Enrico di Berghes, Erasmo va a Lovanio. Nel 1503 pubblica l'Enchiridion militis christiani, nel 1504 il Panegyricus ad Philippum Austriae ducem (uno dei primi importanti testi pacifisti di Erasmo); nel 1505 edita le Annotazioni sul Nuovo Testamento di Lorenzo Valla, compie il suo secondo soggiorno in Inghilterra. Dal 1505 al 1509 e' in Italia: a Venezia presso Aldo Manuzio svolge un'attivita' editoriale cospicua. Lasciando l'Italia medita l'Elogio della follia, che pubblichera' nel 1511 dedicandola a Thomas More. Dal 1509 al 1514 e' perlopiu' in Inghilterra. Nel 1513 muore Giulio II, e viene pubblicato il libello Julius exclusus e coelis, violento attacco alla figura del papa-guerriero: un testo attribuito ad Erasmo, sebbene egli sempre abbia negato di esserne autore. Nel 1514 e' a Basilea ed inizia il sodalizio editoriale con lo stampatore ed amico Johann Froben. E presso Froben nel 1515 pubblica tra l'altro un'edizione di Seneca. Nel 1516 pubblica la prima edizione critica del Nuovo Testamento. Inizia anche a pubblicare raccolte del suo epistolario. Nel 1516 gli viene attribuita la carica onoraria di consigliere di Carlo d'Asburgo (il futuro imperatore Carlo V, che gia' nel corso dell'anno diverra' re di Spagna), e pubblica l'Institutio principis christiani. Sempre quest'anno pubblica la sua edizione dell'Opera omnia di Girolamo, e un'edizione della Grammatica institutio di Teodoro di Gaza. Pubblicazione dell'Utopia di Thomas More. Nel 1517 (che e' anche l'anno delle novantacinque Tesi di Lutero) pubblica la Querela Pacis, Carlo si trasferisce in Spagna ma Erasmo non lo segue. Dal 1517 al 1522 sara' prevalentemente a Lovanio. Nel 1518 pubblica tra l'altro l'Encomium matrimonii. Nel 1519 pubblica la seconda edizione del Nuovo Testamento, un'edizione di Cipriano, ed esce un'edizione delle Familiarum colloquiorum formules, che diverranno i Colloquia; Carlo viene eletto imperatore. Muore John Colet. Nel 1520 pubblica gli Antibarbari. E' l'anno della bolla papale Exurge Domine, che Lutero da' pubblicamente alle fiamme. Nel 1521 pubblica il De contemptu mundi. Nel 1522 si trasferisce da Lovanio a Basilea; viene pubblicata da Froben la prima edizione autorizzata dei Colloquia, la terza edizione del Nuovo Testamento, vari altri lavori (tra cui l'edizione di Arnobio). Nel 1523 alle edizioni e commenti di testi neotestamentari e patristici (Ilario) aggiunge anche le Tuscolane di Cicerone (e nel 1525 l'Historia Naturalis di Plinio il Vecchio). Declina l'invito di Francesco I a trasferirsi in Francia. Nel 1524 esce il Libero arbitrio cui Lutero replichera' col Servo arbitrio, al quale Erasmo rispondera' con l'Hyperaspistes nel '26. Sempre nel '26 pubblica l'Institutio matrimonii christiani e l'edizione di Ireneo. Nel 1527 la quarta edizione del Nuovo Testamento e l'edizione delle opere di Ambrogio. E' l'anno del sacco di Roma. Nel 1528 pubblica il Ciceronianus. Nel 1529 pubblica il De pueris statim ac liberaliter instituendis, e l'Opera omnia di Agostino. Dal 1529 al 1533 e' prevalentemente a Friburgo. Nel '30 cura l'edizione di Giovanni Crisostomo e pubblica la sua Consultatio de bello turcis inferendo. Nel '31 edizione di Aristotele, Livio, Gregorio Nazianzeno, e Paraphrasis in Elegantias L. Vallae. Nel '32 edizioni di Demostene e Terenzio. Nel '33 pubblica la De sarcienda Ecclesiae concordia. Nel 1534 la Preparazione alla morte. Nel 1535 a Basilea, quinta edizione del Nuovo Testamento. Decapitazione di Thomas More, imprigionato l'anno prima. Erasmo rifiuta l'offerta del cappello cardinalizio. Nel 1536 cura l'edizione di Origene. Muore a Basilea tra l'11 e il 12 luglio.
Una bibliografia orientativa: I. Le opere di Erasmo. L'opera omnia di Erasmo si legge ancora nell'edizione di Leida (Lugduni Batavorum) del 1703-1706 a cura di Jean Leclerc (Joannes Clericus), ristampata nel 1961 a Hildsheim. Dal 1969 e' in corso ad Amsterdam l'edizione critica, di cui sono gia' usciti vari volumi. Il monumentale e fondamentale epistolario di Erasmo e' stato edito da P. S. Allen e collaboratori e prosecutori ad Oxford tra il 1906 e il 1958. II. Alcune opere di Erasmo disponibili in italiano. Per la Querela Pacis segnaliamo le edizioni curate da Luigi Firpo (Erasmo, Il lamento della pace, Utet, Torino 1967; poi Tea, Milano); da Franco Gaeta (Erasmo, Contro la guerra, Japadre, L'Aquila 1968, che reca anche il Dulce bellum inexpertis); da Eugenio Garin (nella sezione di testi erasmiani inclusa nella sua monografia Erasmo, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole 1988, di cui diremo piu' avanti). Ovviamente quasi non c'e' casa editrice, grande o piccola, che non abbia pubblicato l'Elogio della follia, sovente arricchito da perspicue introduzioni e prefazioni di preclari studiosi. Dall'edizione a cura di Benedetto Croce per Laterza (Elogio della pazzia e Dialoghi, Laterza, Bari 1914), a quella a cura di Tommaso Fiore per Einaudi (Elogio della pazzia, Einaudi, Torino 1943), a quella a cura di Eugenio Garin (Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia, Serra e Riva, Milano 1984, poi Mondadori, Milano 1992) ad innumerevoli altre: tra le recenti segnaliamo quella di Luca D'Ascia con un saggio di Bainton, per Rizzoli. Dei Colloquia dopo la traduzione parziale di Gian Piero Brega (Erasmo, I colloqui, Feltrinelli, Milano 1959, poi in edizione rivista 1967; e adesso Garzanti, Milano 2000) finalmente e' stata pubblicata una traduzione integrale con testo a fronte: Erasmo da Rotterdam, Colloquia, Einaudi, Torino 2002 (progetto editoriale e introduzione di Adriano Prosperi, traduzione, cura e apparati di Cecilia Asso). Degli Adagia segnaliamo la pregevole edizione di un piccolo ma prezioso saggio di essi a cura di Silvana Seidel Menchi: Erasmo, Adagia. Sei saggi politici in forma di proverbi, Einaudi, Torino 1980. Una segnalazione particolare vogliamo fare anche per L'Institutio principis christiani, nella traduzione italiana a cura di Margherita Isnardi Parente: Erasmo da Rotterdam, L'educazione del principe cristiano, Morano, Napoli 1977. Va letto anche almeno il Libero arbitrio nell'utile edizione a cura di Roberto Jouvenal: Erasmo, Il libero arbitrio (testo integrale); Lutero, Il servo arbitrio (passi scelti), Claudiana, Torino 1969, seconda edizione del 1973. Una nuova edizione del solo testo erasmiano (ma con una prefazione di Sergio Quinzio) e' nella traduzione di Italo Pin: Erasmo da Rotterdam, Sul libero arbitrio, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1989. Ovviamente vari altri testi di Erasmo sono disponibili in traduzione italiana. E' opportuno avvertire che sovente gli apparati critici e informativi che accompagnano le traduzioni italiane dei testi erasmiani sono assai approssimativi. III. Alcune opere su Erasmo. Chiunque si accosti alla letteratura critica novecentesca su Erasmo non puo' non notare la presenza tra i suoi studiosi di un elevato numero di persone che hanno dato  buona prova di se' nell'opporsi al fascismo: scorrendo i nomi dei traduttori, dei curatori, degli autori di studi e ricerche erasmiane trovi alcune delle figure piu' nitide ed alte dell'antifascismo e della Resistenza. Pensiamo che non avvenga per caso. Ed anche se in questa nota non citiamo che pochi autori di contributi maggiori, vorremmo qui idealmente ricordarli tutti, con ammirazione ed affetto. Tra le principali monografie disponibili in italiano che ricostruiscono vita, personalita', riflessione ed opera di Erasmo segnaliamo particolarmente le seguenti: Johan Huizinga, Erasmo, Einaudi, Torino 1941 (piu' volte ristampata); Roland H. Bainton, Erasmo della Cristianita', Sansoni, Firenze 1970; Pierre Mesnard, Erasmo, Accademia Sansoni, Milano 1971; Cornelis Augustijn, Erasmo da Rotterdam. La vita e l'opera, Morcelliana, Brescia 1989; Leon E. Halkin, Erasmo, Laterza, Roma-Bari 1989. Fondamentale e' anche Hugh R. Trevor-Roper, Protestantesimo e trasformazione sociale, Laterza, Bari 1969 e piu' volte ristampato; il primo saggio del volume e' specifico su Erasmo, ma - scrive l'autore nella prefazione all'edizione italiana, e dice bene - "la figura e le idee di Erasmo dominano il libro. Se questi saggi, come spero, hanno una loro unita', mi sembra che il filo conduttore sia appunto la sconfitta delle prospettive aperte da Erasmo". Su Erasmo e la pace cfr. Eugenio Garin, Erasmo, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1988 (che reca anche i seguenti testi erasmiani: il Dulce bellum inexpertis, dagli Adagia; la Querela Pacis; e tre testi dai Colloquia: la Confessio militis, Militis et Cartusiani, il Charon). Per una puntuale collocazione di Erasmo nella tradizione (ed alle radici) del pensiero pacifista moderno si veda anche l'eccellente antologia a cura di Ernesto Balducci e Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia, Principato, Milano 1983. Per la bibliografia cfr. (in francese) gli ottimi lavori specifici di Jean-Claude Margolin. Su Erasmo e l'erasmismo fondamentali sono gli studi di Augustin Renaudet, Marcel Bataillon, e per l'Italia Silvana Seidel Menchi, Erasmo in Italia. 1520-1580, Bollati Boringhieri, Torino 1987. Su Erasmo e l'Italia cfr. anche i classici studi (che non ci risulta siano stati tradotti in italiano) di P. De Nolhac, Erasme en Italie. Etude sur un episode de la Renaissance, Paris 1888; ed Augustin Renaudet, Erasme et l'Italie, Geneve 1954, nuova ed. 1998. Vari studiosi italiani nel corso degli ultimi decenni hanno dedicato ad Erasmo studi talvolta perspicui, rinunciamo a darne qui un elenco rinviando alle bibliografie contenute nei volumi sopra segnalati. Degli autori gia' citati vorremmo ricordare altri libri a nostro parere utili a lumeggiare le premesse, il contesto o l'eredita' erasmiana: di Johan Huzinga cfr. anche L'autunno del Medioevo (Sansoni) e La civilta' olandese del Seicento (Einaudi); di Pierre Mesnard si veda anche almeno l'eccellente Il pensiero politico rinascimentale, 2 voll., Laterza, Bari 1963-1964; di Eugenio Garin e di Ernesto Balducci si dovrebbero ricordare qui innumerevoli opere, basti aver reso omaggio ai loro nomi di maestri.
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Una minima nota di aggiornamento bibliografico del 2005
La notizia biobibliografica su Erasmo che precede integrava l'introduzione di Peppe Sini a una traduzione italiana della Querela Pacis pubblicata dalla casa editrice Multimage a Firenze nel 2002. Ovviamente la bibliografia dovrebbe essere aggiornata; tra vari altri utili volumi apparsi negli ultimi anni in Italia ricordiamo almeno: Erasmo da Rotterdam, Pace e guerra, Salerno Editrice, Roma 2004, a cura di Italo Francesco Baldo - quattro classici testi erasmiani: la Oratio de pace, la Querela  Pacis, il De bello Turcis inferendo, la Precatio pro pace Ecclesiae -; Erasmo da Rotterdam, Per una libera educazione, Rizzoli, Milano 2004, a cura di Luca D'Ascia; Erasmo da Rotterdam, Il lamento della pace, Rizzoli, Milano 2005, a cura di Federico Cinti, e con un saggio di Jean-Claude Margolin.

3. INCONTRI. "DALLE PROVINCIALI DI PASCAL AL GIORNALISMO D'IMPEGNO CIVILE CONTEMPORANEO". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO CON PAOLO ARENA

La sera di martedi' 27 ottobre 2020 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" si e' tenuto un incontro di studio sul tema: "Dalle Provinciali di Pascal al giornalismo d'impegno civile contemporaneo".
L'incontro si e' svolto nel piu' assoluto rispetto delle misure di sicurezza previste dall'ultimo Dpcm per prevenire e contrastare la diffusione del coronavirus.
All'incontro ha preso parte Paolo Arena.
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Una minima notizia su Paolo Arena
Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica, di storia linguistica dell'Italia contemporanea. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it

4. REPETITA IUVANT. RIPROPONIAMO L'APPELLO "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE" PER UN 4 NOVEMBRE NONVIOLENTO

Si avvicina il 4 novembre e come ogni anno da vent'anni a questa parte si rinnova l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele" di ricordo delle vittime di tutte le guerre.
E' evidente che quest'anno l'iniziativa dovra' tenere conto delle misure di sicurezza contro la pandemia e attenersi rigorosamente alla legislazione in vigore per prevenire i contagi.
Cosicche' tutte le iniziative dovranno necessariamente essere scrupolosissimamente rispettose di tutte le misure e le modalita' previste e disposte dall'ultimo Dpcm in vigore.
Riproponiamo di seguito l'appello di base che da vent'anni promuove l'iniziativa, che ovviamente quest'anno sara' adeguata e quindi del tutto conforme a quanto disposto dalla normativa anti-covid che di qui al 4 novembre sara' in vigore.
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Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

5. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: L'INCONTRO CON L'ANGELO

In quel periodo me la passavo proprio male; non e' che adesso io stia uno splendore, ma in quel periodo me la vedevo veramente brutta. Ero appena uscito e non sapevo che fare. Oltretutto lo sapevo che il primo periodo che sei fuori ti tengono d'occhio. Di tornare al paese non mi andava, qui in citta' non conoscevo nessuno, dormivo alla stazione e facevo qualche borseggio per tirare avanti, il tocco magico ce lo avevo ancora, e in metropolitana poi era facile che la gente sta tutta appiccicata come sardine e non ci fanno caso che gli metti le mani addosso. Ma era una micragna tale che pensavo che quasi quasi era meglio se tornavo dentro, che almeno il rancio e il tavolaccio erano sicuri. Pero' dentro non ci volevo tornare perche' mi faceva troppo schifo lo schifo che c'era dentro, che poi era lo stesso schifo che c'e' fuori solo che li' e' piu' concentrato, ti s'appiccica addosso e non puoi scappare. Cosi' tenevo duro. Magari prima o poi mi veniva una buona idea. Invece non mi veniva nessuna buona idea. Me ne veniva sempre una sola, cattiva, la piu' stupida e la piu' irresistibile. Tenevo duro, ma continuavo a pensarci. Non sarei certo stato il primo. Ne' l'ultimo.
Io ci ho una regola, che se ci ho in tasca due soldi non faccio il tirchio, cosi' se qualcuno mi chiede di pagargli da bere lo faccio volentieri se proprio non sono a secco (ma se sono a secco non ci entro per niente nel bar, no?). E se c'e' qualcuno per strada che chiede la carita', non ci sto a pensare su, tiro fuori tutti gli spiccioli che ci ho in tasca e glieli lascio volentieri. Chi se ne frega.
Cosi' ieri sera stavo nei paraggi della stazione e trovo uno che stava seduto per terra appoggiato a un muro, mezzo pelato, con la barba lunga e un cappottaccio che puzzava come una capra, e davanti in mezzo alle gambe ci aveva il piattino suo, e dentro c'erano quattro o cinque monete che in tutto saranno stati meno di un paio d'euro. Mentre passo quello alza un attimo la testa, mi guarda e fa come un cenno di saluto, poi la riabbassa subito. Era sera e non ci si vedeva bene, pero' mi era parso proprio cosi'. Magari era uno che mi conosceva. Cosi' mi fermo e dico "Come butta?". E quello "Cosi'". E io "Cosi' come?". E lui "Non lo vede il piattino?". E io "Eh gia'". E lui "Eh gia'". Ci avevo in saccoccia solo due pezzi di carta uno da dieci e uno da cinquanta euro e niente spiccioli. Era il frutto della giornata in metropolitana, e non era andata male. Cosi' dico tra me e me "E chi se ne frega" e gli allungo il biglietto da dieci. Lui non si muove, allora mi abbasso un po' e lo lascio cadere nel piattino. "Buonasera", dico, e ricomincio a camminare; ma quello dice "Perche' chi se ne frega?". E io "Scusi?".
- Le ho chiesto perche' ha detto chi se ne frega.
- Io non ho detto niente, le ho lasciato dieci euro nel piattino.
- Si', l'ho visto che mi dato dieci euro, e la ringrazio. Ma volevo capire perche' ha detto chi se ne frega.
- Guardi che si sbaglia, io non ho detto niente.
- Ma io l'ho sentito.
- Non so che dirle.
- Allora deve averlo pensato.
E in effetti io lo avevo pensato, me lo ricordavo bene, anche perche' ogni volta che faccio qualche cosa lo penso, penso sempre chi se ne frega prima di fare qualunque cosa.
- E perche' lo pensa sempre?
- Come dice?
- Dico: perche' lo pensa sempre chi se ne frega prima di fare qualunque cosa.
- Scusi, ma che sta dicendo?
- Come che sto dicendo? Le ho chiesto perche' lo pensa sempre. Pero' non e' che e' obbligato a rispondere, eh, alla fine sono affari suoi.
- Mi spieghi un attimo: dov'e' il trucco?
- Quale trucco?
- C'e' una telecamera nascosta, eh?
- Non lo so, non credo, pero' puo' pure essere, ormai ci sono telecamere dappertutto.
- State facendo uno scherzo, eh?
- Io non ne so niente.
Mi stavo irritando, ma guarda tu se dovevo essere cosi' fesso da abboccare, abboccare a che non lo sapevo ma che stavo abboccando era sicuro.
- Ma no, guardi, non sta abboccando proprio a niente.
- Come?
- Non si deve preoccupare, non sta abboccando a niente.
- Ma che dice?
- Dico che puo' stare tranquillo.
- Io sono tranquillo, sono tranquillissimo.
- Allora meglio cosi'.
- Pero' vorrei capire.
- Capire che?
- Come, capire che?
- Eh, capire che?
- Capire che sta succedendo qui, chi e' lei, che vuole da me.
- Non sta succedendo niente, io sto qui che chiedo la carita', lei mi ha dato dieci euro, io l'ho ringraziata. Tutto qui.
- No, dopo lei m'ha detto una cosa.
- Mi scusi, ma devo essermi gia' scordato, e comunque di sicuro non volevo offenderla. Dieci euro e' un'elemosina generosa.
Questo mi cogliona, pensai.
- Ma no che non la cogliono, ma che va a pensare?
- Come?
- Come che?
- Come ha detto?
- Perche', che ho detto?
- Insomma, giu' la maschera, che succede qui?
- E che deve succedere?
- Succede che lei mi sta leggendo nel pensiero, ecco che succede.
- Ma via, ma le pare una cosa possibile?
- Non mi pare possibile, ma lei lo fa.
- E le pare che se leggevo nel pensiero me ne stavo accoccolato qui con questo freddo su questo marciapiede lurido e gelato a chiedere l'elemosina? Andiamo.
- Non lo so perche' se ne sta qui a chiedere l'elemosina, pero' il pensiero lo legge.
- E le pare che se leggevo veramente nel pensiero ero cosi' sciocco da farmene accorgere? Non ha senso.
- E' vero che non ha senso, ma se ne fanno tante di cose senza senso.
- Questo e' vero.
- E allora?
- E allora che?
- E' vero o no?
- Che?
- Che legge nel pensiero.
- Che leggo nel pensiero?
- Si'.
- E che vuole che le risponda?
- La verita'.
- La verita', la verita', e che ne so io cos'e' la verita'. Se lei mi chiede un'informazione su come si arriva in via della Morgue o alla Casa dei sette abbaini magari gliela saprei dare, ma se lei mi chiede una cosa cosi' complicata come la verita'...
- Non le ho chiesto la verita' in assoluto, le ho chiesto se e' vero che lei legge nel pensiero.
- E anche se fosse vero, che ne ricaverebbe dal saperlo? Non le cambierebbe niente, no?
- Puo' darsi, pero' vorrei saperlo.
- Sa quante cose vorrei saperle anch'io, sa.
- E allora?
- Allora che?
- Non faccia lo gnorri non faccia, eh, che con me casca male.
- Addirittura. E adesso che fa, minaccia?
- Non minaccio, avverto.
- E avverte di cosa, di grazia?
- Che non mi piace che mi si prenda in giro.
- A nessuno piace.
- Non lo so se alla gente piace o non piace, ma a me no.
- E chi dice di no?
- E allora?
- Ancora?
- Ancora, si'. E allora?
- Cosa vuole che le dica per farla contenta?
- Non voglio che dica qualcosa per farmi contento, voglio che risponda alla mia domanda: lei legge nel pensiero, si' o no?
- E se non volessi rispondere? Non sarebbe nel mio diritto?
- Certo che puo' non rispondere, e chi la obbliga?
- Appunto. Nessuno mi obbliga e quindi non le rispondo.
- Pero' io le ho dato dieci euro.
- Stavolta sono io a doverle dire: e allora?
- E allora niente, cortesia vorrebbe che rispondesse.
- Ma la cortesia non e' un obbligo.
- La gratitudine allora.
- La gratitudine di che, scusi?
- Come di che? Del fatto che le ho dato dieci euro, ecco di che.
- Guardi che se la mette cosi' puo' pure riprenderseli.
- Non me li voglio riprendere, glieli ho dati e va bene cosi'. Pero' penso che ci ho diritto di sapere se uno mi legge nel pensiero, no?
- Non lo so se e' una questione di diritto.
- Ma perche' non la smette di cavillare e mi risponde con un si' o con un no? Cosi' la facciamo finita, che ci ho pure fretta.
Dissi che ci avevo fretta, ma mica era vero, camminavo tanto per camminare per sentire di meno il freddo, piu' tardi avrei pensato a dove rintanarmi per la notte, ci avevo cinquanta euro, sarebbero bastati per non finire pure stanotte tra due cartoni.
"Dipende", disse quello. "Come?", dissi io.
- Dipende se vuole anche cenare oppure no, per una buona cena e un buon letto non bastano.
Lo aveva fatto di nuovo.
Adesso non avevo piu' dubbi, cosi' lo dissi: "D'accordo, non c'e' bisogno che risponda alla mia domanda, fesso che non sono altro, e' chiaro che lei mi legge nel pensiero; che bisogno c'e' che mi dica di si' quando e' evidente che lo fa? Mi scusi se sono stato tanto importuno, eh, e buonasera".
- Buonasera, buonasera, e si riguardi.
- Anche lei.
- Come no, grazie.
- E di che?
- Come di che, dei dieci euro, no?
- Ah si', gia' m'ero scordato.
- E visto che ci stiamo accomiatando mi consenta di darle, come posso dire, un suggerimento, cosi', senza impegno, eh? Solo un suggerimento.
- Se e' solo un suggerimento, sentiamo.
- Fra una settimana, di sera, quando stara' seduto sulla spalletta del ponte, non la faccia quella cosa, lasci perdere. Se ne ricordera'?
- Quale cosa?
- Lasci stare, non lo faccia.
- Ma cosa non devo fare?
- Lo sapra' quando ci si trovera', e si ricordi, eh.
- Ma lei chi e'?
- Uno che chiede la carita' qui all'angolo della stazione, non lo vede?
- Si', questo lo vedo, ma oltre questo, lei chi e'?
- E chi lo sa, caro signore? E' l'eterna questione: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Che fai tu luna in ciel? Mi stia bene, e si ricordi di quello che le ho detto. Oltretutto l'acqua e' fredda e sporca. Non e' per niente una buona idea, dia retta a me. Adesso vada, vada, e mi stia bene, buonasera.
- Buonasera, buonasera.

6. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Alberto Canuzzi e Gianni Carparelli (a cura di), Don Dante Bernini padre e maestro, Nuove Edizioni Biemme - Tipolitografia Quatrini, Viterbo 2020, pp. 112.
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Riletture
- Elisabeth Burgos (a cura di), Mi chiamo Rigoberta Menchu', Giunti, Firenze 1987, pp. XXIV + 304.
- Shulamith Firestone, La dialettica dei sessi, Guaraldi, Firenze-Rimini 1971, 1976, pp. 250.
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Riedizioni
- Dacia Maraini, Veronica, meretrice e scrittora e altre commedie, Rcs, Milano 2000, 2020, pp. 160, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3906 del 28 ottobre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com