[Nonviolenza] Telegrammi. 3905



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3905 del 27 ottobre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Un ricordo di Eugenio Melandri, di cui ricorre il primo anniversario della scomparsa
2. Nella terza giornata della "Settimana internazionale per il disarmo" promossa dall'Onu riproponiamo l'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele" per un 4 novembre nonviolento
3. "Il diritto alla salute, all'assistenza, alla dignita', alla solidarieta'". Un incontro di riflessione con Vito Ferrante a Viterbo
4. Omero Dellistorti: Batracomiomeni della paralipomania
5. Omero Dellistorti: Carlomazzo
6. Omero Dellistorti: L'accesso
7. Omero Dellistorti: Magari
8. Omero Dellistorti: Tranquilli in casa propria
9. Omero Dellistorti: Tutto si tiene
10. Omero Dellistorti: Una decisione
11. Omero Dellistorti: Un contributo statistico - e non solo - alla conoscenza scientifica della nonviolenza (con annesso concorso a premi)
12. Tre minime descrizioni della nonviolenza
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. MEMORIA. UN RICORDO DI EUGENIO MELANDRI, DI CUI RICORRE IL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA

Ricorre il 27 ottobre il primo anniversario della scomparsa di Eugenio Melandri, un maestro, un amico e un compagno di lotte indimenticabile.
Missionario saveriano, promotore di innumerevoli iniziative di pace e di solidarieta', parlamentare europeo, e' stata una delle figure piu' luminose della nonviolenza nel nostro paese.
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Una minima notizia su Eugenio Melandri
Eugenio Melandri (Brisighella, 21 settembre 1948 - Ravenna, 27 ottobre 2019), religioso saveriano, giornalista e direttore della rivista "Missione oggi", parlamentare europeo tra il 1989 e il 1994, e' stato costantemente impegnato nei movimenti di pace, di solidarieta', antirazzisti, per la nonviolenza; fondamentale promotore di numerose iniziative contro la guerra, contro le armi, contro il razzismo e l'oppressione sociale, e' stato anche tra i principali animatori della campagna di solidarieta' "Chiama l'Africa".
Tra le opere di Eugenio Melandri: segnaliamo almeno I protagonisti, Emi, Bologna 1984; (a cura di), Storie di armi e di mine, Missione Oggi, Parma 1987; (con Stefano Semenzato), Bella Italia, armate sponde, Irene Edizioni, Roma 1989; (con Guido Barbera), La cooperazione dai bisogni ai diritti, Emi, Bologna 2007; L'alba della democrazia: viaggio nel Congo che cambia, Emi, Bologna 2007.
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Anche nel ricordo e alla scuola di Eugenio Melandri continuiamo nella lotta contro la guerra e tutte le uccisioni.
Anche nel ricordo e alla scuola di Eugenio Melandri continuiamo nella lotta contro il razzismo e tutte le persecuzioni.
Anche nel ricordo e alla scuola di Eugenio Melandri continuiamo nella lotta contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Anche nel ricordo e alla scuola di Eugenio Melandri continuiamo nella lotta contro tutte le violenze.
Anche nel ricordo e alla scuola di Eugenio Melandri continuiamo nell'impegno nonviolento in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa dell'intero mondo vivente.
Anche nel ricordo e alla scuola di Eugenio Melandri continuiamo nell'impegno nonviolento per la realizzazione di una societa' mondiale di persone libere ed eguali in diritti, responsabili e solidali, in cui da ciascuna persona sia dato secondo le sue capacita' ed a ciascuna persona sia dato secondo i suoi bisogni.
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Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Condividere il bene ed i beni.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e per la salvezza dell'intera umanita' e dell'intero mondo vivente.
Solo la nonviolenza contrasta la violenza.
Solo facendo il bene si puo' sconfiggere il male.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

2. APPELLI. NELLA TERZA GIORNATA DELLA "SETTIMANA INTERNAZIONALE PER IL DISARMO" PROMOSSA DALL'ONU RIPROPONIAMO L'APPELLO "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE" PER UN 4 NOVEMBRE NONVIOLENTO

Si avvicina il 4 novembre e come ogni anno da vent'anni a questa parte si rinnova l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele" di ricordo delle vittime di tutte le guerre.
E' evidente che quest'anno l'iniziativa dovra' tenere conto delle misure di sicurezza contro la pandemia e attenersi rigorosamente alla legislazione in vigore per prevenire i contagi.
Cosicche' tutte le iniziative dovranno necessariamente essere scrupolosissimamente rispettose di tutte le misure e le modalita' previste e disposte dall'ultimo Dpcm in vigore.
Riproponiamo di seguito l'appello di base che da vent'anni promuove l'iniziativa, che ovviamente quest'anno sara' adeguata e quindi del tutto conforme a quanto disposto dalla normativa anti-covid che di qui al 4 novembre sara' in vigore.
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Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

3. INCONTRI. "IL DIRITTO ALLA SALUTE, ALL'ASSISTENZA, ALLA DIGNITA', ALLA SOLIDARIETA'". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE CON VITO FERRANTE A VITERBO

Si e' svolto lunedi' 26 ottobre 2020 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" un incontro di riflessione sul tema: "Il diritto alla salute, all'assistenza, alla dignita', alla solidarieta'".
L'incontro si e' svolto nel piu' assoluto rispetto delle misure di protezione anti-covid stabilite dall'ultimo Dpcm in vigore.
All'incontro ha preso parte Vito Ferrante, presidente dell'"Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia" (Afesopsit) e presidente della Consulta dipartimentale per la salute mentale della Asl di Viterbo.
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Una breve notizia su Vito Ferrante
Vito Ferrante, persona di straordinario rigore morale e di sconfinata generosita', e' il presidente e l'anima dell'"Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia" (Afesopsit), una fondamentale esperienza di solidarieta', di partecipazione, di democrazia, di difesa nitida e intransigente dei diritti umani. Gia' consigliere comunale di Viterbo, apprezzatissimo scultore, presidente della Consulta dipartimentale per la salute mentale della Asl di Viterbo, Vito Ferrante e' una delle personalita' piu' stimate nell'ambito del volontariato e dell'impegno sociale e civile, promotore di innumerevoli iniziative di solidarieta' concreta, diuturnamente impegnato nel recare aiuto a chi piu' ne ha bisogno; e' a Viterbo un luminoso punto di riferimento per la societa' civile, per le esperienze di solidarieta' e di liberazione, per i movimenti democratici, per i servizi pubblici impegnati nell'assistenza rispettosa e promotrice della dignita' e dei diritti umani.

4. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: BATRACOMIOMENI DELLA PARALIPOMANIA

- Ci ho questa rara patologia, la paralipomania.
- Sarebbe a dire?
- Che ci ho la mania che lascio le cose in giro.
- Ah.
- Eh, e' una malattia brutta.
- Sarebbe come se uno fosse distratto, ma parecchio?
- No, non e' distrazione.
- NOn dico che e' distrazione, chiedevo se e' come una specie di grossa distrazione.
- No, non e' che sono distratto, lo so quello che fo, e so che non dovrei farlo, pero' lo fo lo stesso.
- Ah, ecco.
- Eh, si'.
- Cioe' lascia le cose in giro.
- Si', cosi'.
- E come si chiama?
- Paralipomania.
- E si cura?
- Penso di si'.
- Quindi lei si sta curando.
- Veramente no.
- Mi scusi, ma credo di non capire.
- Gliel'ho detto, e' una mania.
- Un vizio che lei non riesce a farne a meno.
- Si', direi di si'.
- Se pero' c'e' la possibilita' di curarsi, allora dovrebbe curarsi, la salute viene prima di tutto.
- Il fatto e' che c'e' un problema.
- Immagino.
- No, non credo che immagina.
- E allora me lo dica lei.
- E' che se smetto non mi pagano piu'.
- Ah.
- Eh.
- Cioe', mi scusi, lei mi sta dicendo che la pagano per non curarsi?
- No, no. Mi pagano per fare quello che fo, la paralipomania. Se smetto non mi pagano, e allora continuo, che devo fare? Il lavoro e' il lavoro.
- In effetti. Pero' pure la salute.
- Certo, pero' se non mi pagano la salute peggiora di piu', no? Che ci metto sotto i denti, l'aria fritta?
- E' vero, pero' non e' giusto.
- Lo dico pure io che non e' giusto, ma che ci si puo' fare?
- Magari cercare un altro lavoro, che certo non e' facile trovarlo.
- Non e' facile no. Oltretutto a fare il lavoro che faccio mi pagano bene, bisogna dirlo.
- Pero' le fa male alla salute.
- Esatto.
- Pero' mi faccia capire meglio: la pagano, la pagano bene, per lasciare le cose in giro?
- Si'.
- Sarebbe come se si occupasse di distribuzione.
- Si potrebbe dire anche cosi'.
- Ma allora non e' una malattia.
- Non lo so se e' una malattia.
- Come non lo sa, ma se me l'ha detto lei che ci ha 'sta rara patologia, proprio cosi' ha detto: che ci ha 'sta rara patologia.
- Si', ma mica e' una malattia, e' una mania.
- Cioe' una malattia mentale.
- No, non direi.
- Un vizio si', pero'.
- Un vizo, si'. Credo che si possa dire cosi', che e' un vizio.
- ma perche' sarebbe un vizio?
- Come perche'?
- Eh, perche'?
- Perche' e' un male, no? Un malanno.
- E allora e' una malattia, come dicevo io.
- No, non e' una malattia, e' un male e basta.
- Che le provoca sofferenza.
- Certo che mi provoca sofferenza.
- E allora si deve curare.
- Ma non e' quel tipo di sofferenza che pensa lei. Io non ho bisogno di curarmi, di smettere magari si', pero' come si fa? I soldi mi servono, servono a tutti.
- Ma allora, mi scusi, io non capisco: lei soffre e non vuole curarsi?
- Non e' la sofferenza che pensa lei, e' una sofferenza, come posso dire, morale. Ecco, e' una sofferenza morale la mia.
- Insomma non e' una cosa tanto grave.
- Insomma, no. No. Grave e' grave.
- Non sembrerebbe tanto grave.
- Non e' grave per l'effetto fisico su di me personalmente, ma grave e' grave. E' un brutto male, brutto, lasci che glielo dica che so di cosa parlo.
- Ma perche' sarebbe un male se non e' una malattia?
- Per le conseguenze.
- Quali conseguenze?
- Quando le bombe scoppiano, no?

5. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: CARLOMAZZO

E' vero. Di cognome faccio proprio cosi'. Carlomazzo.
Lo vedete? Vi viene da ridere pure a voi, che siete i tutori dell'ordine.
E mio padre ci ha messo il carico da undici facendomi battezzare Carlo, che magari con un altro nome si notava di meno, no? Invece se dici Carlo Carlomazzo. Visto? Pure voi. Che dicevo?
Ci avete presente la bibbia? La bibbia, la bibbia. Quella. Nella bibbia c'e' dove dice che la misura e' colma. Adesso che ne so chi lo dice, pero' qualcuno lo dice. Nella bibbia.
Sicuro. Ce lo so pure io che nella bibbia se ne dicono tante, pero' quello che conta e' che lo dice. Come occhio per occhio. E' la bibbia che dice occhio per occhio. E pure chi semina vento raccoglie tempesta. Che insomma questa e' proprio una scemenza perche' come si semina il vento? Pero' nella bibbia c'e'. Magari allora voleva dire un'altra cosa. Magari nei tempi antichi lo seminavano veramente il vento, che ne possiamo sapere noi? Mica c'eravamo noi nei tempi antichi.
E' come gli antichi romani. Non e' che se adesso abiti a Roma sei un antico romano. Al piu' puoi essere un vecchio romano, se ci hai piu' di sessant'anni. Per dire. Ma un antico romano no, perche' gli antichi romani non ci sono piu'. Dai tempi antichi. Si sono estinti, come i dinosauri.
Tutte le persone antiche si sono estinte, magari proprio perche' facevano le cose strane come quello che seminava il vento e poi si doveva pappare la tempesta invece della polenta o dei maccheroni.
Com'e' come non e' mi sono trovato appioppato 'sto nome e 'sto cognome. Non vorrei essere frainteso: sul nome non ci avrei niente da dire, se non fosse perche' ci avevo gia' quel cognome. Carlo da solo e' un nome perbene. Non e' come quei nomi strani. Lo sapete quali, quelli strani. E' che non mi va di dirli, magari poi si scopre che qualcuno di voi si chiama cosi'. Io non sono un attaccabrighe, non vado in giro a cercar rogne. Certo, se poi le rogne cercano a me, proprio a me, non e' che io mi tiro indietro. Ci ho un orgoglio pure io.
Voleve solo dire che Carlo va bene, come Mario, Antonio, Marco, Giggi, Peppe, Giulio, che sono tutti nomi che vanno bene. E' che sono gli accoppiamenti col cognome sbagliato che non vanno bene. Perche' e' sbagliato il cognome, e' chiaro. Pero' pure il nome diventa sbagliato se lo metti insieme con un cognome sbagliato. Metti per fare un esempio che uno di cognome fa Scannacristiani. E' un esempio, non sto dicendo che conosco uno che ci ha questo cognome, e' un esempio inventato. Allora, a uno che fa di cognome Scannacristiani tu gli metti di nome Cristiano? Pure Cristiano che in se' sarebbe un nome cristiano, se lo metti a uno con quel cognome diventa quello che diventa. Pure un selcio lo capisce. Pure un selcio. Conoscevo uno che di cognome faceva Vitellozzi, e che ti combina il padre? Gli mette nome Vitellozzo. Vi sembra che sono cose da fare a un figlio? Con un nome cosi' per riuscire a camparci minimo minimo ci devi diventare cardinale. E pure se il cognome era Vitelli, che insomma non e' come Vitellozzi, e neppure come Vitelloni, se a uno che di cognome fa Vitelli e tu gli metti nome Vitellozzo, e' gia' come una condanna a morte per strangolamento dico io.
Per non dire che non si dovrebbero mai dare i nomi che sembra che tartagli. Che tartagli. Perche' pare che li ripeti due volte. Come se non fossi sicuro manco tu di come ti chiami e allora lo ridici. Alla gente non gli piace sentirsi dire le cose due volte. Pare uno scherzo parlare, una cosa che sono buoni tutti, invece e' un casino. Apposta si dice che ne uccide piu' la lingua che la spada. E' la bibbia pure questa. Si', sta nella bibbia pure questa. E che dicevo io? Ci stanno tutte nella bibbia. Pure certe che se ve le raccontassi. Lasciamo stare che e' meglio. No, no, neanche per sogno. Lo dite voi che ho bestemmiato, io non ho detto niente. Ci mancherebbe solo questa. Ho detto solo che nella bibbia c'e' tutto. Se dite di no mettetelo per iscritto e poi vediamo. Ah, non ce lo mettete per iscritto, eh? E che c'entra che il verbale lo fate voi? Stateci attenti perche' io sono caro e buono ma le prepotenze no, eh?
Adesso m'avete pure fatto perdere il filo. Ah si', il nome e il cognome. Carlo Carlomazzo. Di Temistocle e Filomena. Sono nomi di una volta. Una volta le gente era strana, apposta si e' estinta.
*
Dov'ero il cinque maggio? E che ne so, chi se lo ricorda piu'. Se ero Napoleone me lo ricordavo. Cioe', no, perche' se uno stira le cianche la memoria svanisce come il fiato, no?
Come sarebbe come la so la data della morte di Napoleone? La sanno tutti. A voi non ve le facevano imparare a memoria le poesie da ciuchi? Ma quale offesa, ciuco vuole dire regazzino. E come fate a capire quello che dice la gente se non sapete le parole? Senza offesa, eh.
Ve l'ho gia' detto che non me lo ricordo dov'ero il cinque maggio. E sara' pure l'altroieri ma non e' che uno si puo' ricordare tutto. Saro' stato a casa, o a giocare a bocce, o cogli amici al bar, che ne so.
Certo che lo conoscevo Lazzarone, ce lo sanno pure i sassi che lo conoscevo, mo' non e' che se conosci uno allora significa che l'hai ammazzato tu. Che oltretutto a me mi stava pure simpatico. Si', Lazzaro Costaronelli detto Lazzarone. Lo conoscevano tutti al paese, faceva lo strozzino. Lo strozzino e' piu' famoso del prete, del dottore e del farmacista messi insieme. Il paese e' piccolo e la gente e' sempre piena di buffi. Pur'io, pur'io, se dico la gente dico tutti, e tutti e' tutti, non e' che io sono nessuno, tutti.
Il movente? Ma allora che, parlo al muro? Se ci avevo il movente io, allora ce lo aveva tutto il paese il movente. Perche' i soldi li prestava a tutti li prestava. Faceva lo strozzino, mica il cavallaro o il sacrestano. E' una battuta. La ritiro, se e' fuori luogo la ritiro. Calma, eh? Che dovrei essere io quello che dovrebbe sentirsi offeso che con tutte le cose che ci avevo da fare saranno gia' tre ore che mi fate perdere tempo qui. Scrivete, scrivete quello che vi pare, tanto io non firmo. E voglio pure l'avvocato. O arriva l'avvocato o la facciamo finita e me ne vado. L'avvocato, l'avvocato. Aspetto. Voi lo chiamate e io aspetto. Tanto, figuriamoci.
Ah, non mi spetta perche' sono qui solo come persona informata dei fatti? E quali fatti che non so niente? E allora dovete decidervi: se non sono accusato di niente mo' me ne vo, se sono accusato di qualche cosa voglio l'avvocato, e anzi, adesso che ci penso voglio pure fare una denuncia. Una denuncia, si', come contro chi? Contro di voi. Per calunnia, ingiuria e diffamazione. E per molestie, pure per molestie. Magari pure oltraggio. E mica che la conoscete solo voi la legge, la so pur'io, che vi credete? La guardo pur'io la televisione. Sono finiti i tempi del cucco e del bacucco. Che poi oramai saranno tre ore che mi tenete qui, quasi quasi vi denuncio pure per sequestro di persona. Io sono caro e buono, ma se uno esagera e' meglio che ci pensa prima, perche' se esagera io sono caro e buono ma le prepotenze no, eh, le preponenze con me e' meglio che non le fate che mica ci sto a fare quello che fa sempre pippa, io non sono di quelli gnegne'. Mo' v'ho avvisato. Minacce? Io? Ma semmai sarete voi che da tre ore mi state a fare le minacce a me, no io a voi. E poi chi e' che ci ha la rivoltella? E allora sarete voi, no io. Quando mai s'e' visto che uno fa le minacce e la rivoltella ce l'hanno quegli altri. E andiamo, vediamo di essere seri. Io v'ho solo avvisato; come si dice: uomo avvisato mezzo salvato.
Pure a quel cornutaccio di Lazzarone cento volte gliel'avro' detto di farla finita. Ma lui no, lui intignava che rivoleva i soldi. Che imbecille, stai per abbandonare questa valle di lacrime e ancora pensi ai quattrinacci tuoi.

6. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: L'ACCESSO

Pare niente, invece.
Mi telefona Svicolone, Svicolone, si', come quello dei cartoni animati di quando eravamo figliarelli. E mi dice: "Pancra'" - Pancrazio sarei io -, "Pancra', su iutubbe c'e' la Nina senza vestiti". "La Nina senza vestiti?". " La Nina senza vestiti, si'". "E come si fa a vederla?". "E' facile, tu scrivi su guggo Le ricette di Fanfatale e te la vedi come mamma l'ha fatta". "Mo' lo fo subito, grazie, eh".
Allora vo subito su guggo, scrivo Le ricette di Fanfatale e clicco. Ma invece di uscire fuori la Ninetta esce fuori una scritta americana che io l'americano non lo parlo.
Allora richiamo Svicolo e gli dico che m'esce 'sta scritta americana. E lui mi dice che dev'essere perche' non ho scaricato lappe. "E che sarebbe 'sto lappe?". "E' che senza lappe non ci hai l'accesso". "E come si scarica 'sto lappe?". E lui mi spiega "cosi' e cosi'". "Grazie, eh", dico io. E scarico 'sto lappe.
Riprovo a scrivere 'ste ricette di Fanfatale su guggo, clicco e m'esce un'altra scritta americana, non quella di prima, un'altra.
Mo' m'ero proprio ... - non lo so se si puo' scrivere, che certe parole si dicono ma mi sa che non si possono scrivere. Allora richiamo Svicolaccio e gli dico che non funzia. "Perche' non funzia?", dice lui. "E che ne so perche' non funzia, ma di sicuro non funzia", dico io. E lui, "si vede che ci hai il sistema operativo vecchio che non regge lappe". E io, "E che vorrebbe di'?". E lui, "Ch'e' ora che ti fai il conpiute novo".
Ma io i baiocchi per il conpiute novo non ce l'ho, porca di quella porca della miseriaccia nera.
*
Un'altra volta.
Dice Quartiero che lui le partite se le vede tutte senza pagare niente che mica le guarda in televisione, se le guarda i strimmi sul conpiute. "Come come?", dico io. "I strimmi, e a gratis". "Ho capito, ma come?". "Come, come? Tu ce l'hai il conpiute?". "E ce l'ho si'". "E allora? Te le puoi vedere pure tu le partite i strimmi".
La sera a casa corro davanti al conpiute che c'e' il turno di Scenpiollik, scrivo Scenpiollik gratis e niente, scrivo partite a gratis e niente, scrivo coppacampioni i strimmi e niente. Allora telefono a Quartieraccio: "Ma come si fa a vedere 'ste partite i strimmi?". E lui: "E' facile, fai cosi' e cosi'". Io fo cosi' e cosi' e non succede niente. Allora telefono a Svicolone che le sa tutte. Ma lui mi dice che col conpiute mio le partite a gratis i strimmi non le posso vedere che gia' me l'ha detto che ci ho il conpiute vecchio che sarebbe ora che lo butto e me ne compro uno novo.
E niente partite, porca di quella zozza di quella zozzona della miseriaccia cagna e porca.
*
Ieri mattina mi chiama il capoccia nell'ufficio suo e mi dice "Bichello', qui andiamo male, eh". "E perche' andiamo male", dico io, che Bichello' sarebbe come mi chiamano a me con tutto che il nome mio ce lo sanno che e' Pancrazio. "E andiamo male si' che andiamo male, c'e' da fa' il lavoro agile e tu prima ti sei fatto segnare come lavoratore fragile per fare il lavoro agile, poi hai detto alla signorina che nel conpiute di casa non ci hai neppure la videocamera, e allora che lavoro agile vogliamo fare?". Adesso ditemi voi se uno come me con piu' di quarant'anni di servizio deve subire certe mortificazioni.
Io certe volte, porco di quel porco cane, farei uno sproposito.
Cosi' quando sono arrivato a casa ho preso la roncola che ci ho in garage, poi sono entrato in cucina che c'era mia moglie che cucinava le solite schifezze che cucina lei e con una botta sola le ho aperto la zucca come un cocomero, come un cocomero si'. Poi sono andato nel salotto dove c'era quel bojaccia del figlio grande che stava a guardare la televisione invece di studiare e con tre colpi di marraccio - giuro, tre colpi soli - gli ho staccato la testa dal collo. Poi sono entrato nella cameretta di Giulietta mia, anima innocente, che ormai era l'unico affetto e l'unica gioia che mi rimaneva dell'intero nucleo familiare e gli ho dato giu' senza neppure guardare, che alla fine avevo fatto la macelleria messicana come dicono quelli in televisione.
Poi ho telefonato a Svicolone per dirgli di andare a prendersela in saccoccia lui e tutti i conpiute del mondo che c'e'.
Poi mi sono messo comodo in salotto.
E poi ho aspettato.
Ho aspettato, ho aspettato, e adesso siete arrivati voi.

7. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: MAGARI

All'ottantesimo piano del grattacielo in fiamme.
- Io non ci credo, pero' se c'e' qualcuno che ci crede, magari sarebbe il momento di chiederglielo un aiutino a Domineddio, no?

8. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: TRANQUILLI IN CASA PROPRIA

Senti qua che mi capita proprio ieri. Saranno state che ne so le due del pomeriggio e bussano alla porta. Io non apro mai. Ma quello continua a bussare. Quando fanno cosi' allora non apro piu' di sicuro. Dopo un po' invece di smettere di scocciare i galantuomini al busso si aggiunge la voce, e ti pareva. "Aprite, polizia", dice. E lo ripete almeno almeno un milione di volte. E continua a bussare. A bussare e a strillare "Aprite, polizia".
Adesso, in primo luogo che ne sai se e' veramente la polizia? Magari e' un malintenzionato. E allora fai bene a non aprire.
Ma se invece e' proprio la polizia, allora io dico che allora si' che non devi aprire, perche' la polizia porta solo guai, chi non ce lo sa? Solo guai porta.
Cosi' non apro. Pero' quello continua a bussare e a strillare. Cosi' mi decido a prendere la pistola per sicurezza. Per difendere la mia privacy. E la mia proprieta'. L'appartamento e' in affitto ma dentro ci sono le cose di mia proprieta'. E aspetto. Vediamo chi si stanca prima, dico io.
Poi quelli che ti combinano? Invece di andarsene dicono che se non apro buttano giu' la porta. E vediamo se e' vero, dico io.
Insomma, era tutto sotto controllo, una cosa tranquilla, quando fuori dalla finestra vedo quel tizio che era salito con la scaletta dei pompieri o che ne so io, comunque era su una scaletta ed era proprio davanti alla finestra e stava cercando di spingere per aprirla con tutto che era chiusa, si vedeva benissimo che era chiusa, ma quello insisteva.
Adesso, siamo onesti, che avreste fatto voi? Io ho sparato.

9. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: TUTTO SI TIENE

Col reddito di cittadinanza garantiamo una rendita ai nostri.
Intanto con gli schiavi negri la produzione alimentare continua.
Tutto si tiene.

10. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: UNA DECISIONE

- Io in quel cavallo di legno non ci entro di sicuro. Che se se ne accorgono ci danno fuoco e noi facciamo la fine del sorcio arrosto.
- Ma insomma, dopo dieci anni che stiamo qui a fare la muffa, la vogliamo finire o no 'sta cavolo di guerra?
- E c'e' bisogno di questa scemenza?
- Intanto non e' una scemenza visto che l'ha pensata uno che lo chiamano mastro d'astuzie e tutte le sere e' in televisione. E poi per far finire 'sta zunna qualche cosa bisognera' pure inventarci, che mica si puo' andare avanti cosi'.
- E una bombetta atomica?
- Ad avercela, ma sul libero mercato le trovi solo a certi prezzi che gia' ti stendono quelli.
- Magari un bel bombardamento a tappeto di un par di settimane a iprite e fosgene, eh?
- E dove le trovi piu' le bombe d'iprite e di fosgene che le hanno consumate tutte gli italiani in Etiopia?
- E allora non sarebbe piu' facile dire signore e signori si torna a casa e chi s'e' visto s'e' visto?
- E il bottino?
- Con tutto quello che ci e' costata 'sta guerra fino a qui, neppure con l'assalto a Fort Knox ci ripianiamo le spese.
- Pero' ci siamo pure divertiti, no?
- Magari pure si', per questo sarebbe ora di tornare a casa. E tu piu' di me, che ci hai pure una moglie che ti aspetta.
- E chi lo sa se si ricorda ancora di me, che c'era quell'Egisto che le ronzava sempre intorno...

11. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: UN CONTRIBUTO STATISTICO - E NON SOLO - ALLA CONOSCENZA SCIENTIFICA DELLA NONVIOLENZA (CON ANNESSO CONCORSO A PREMI)

1. Prologo in medias res
Tra le persone amiche della nonviolenza vi e' la stessa percentuale di sadici e di masochisti, di imbecilli e di fascisti, di belve represse e scatenate che vi e' in ogni altro gruppo umano.
Le persone amiche della nonviolenza non sono ne' migliori ne' peggiori di tutte le altre.
Ma sanno una cosa: che il male e' male; e che anche se vi sono mille motivi per giustificare il male che si vuole commettere, decidono - con estrema fatica, e solo qualche volta con esito positivo - di non commetterlo. Pensa tu che fessi.
Sbagli, ne commettono quanti e piu' degli altri.
Previsioni, ne azzeccano poche, come chiunque.
Pensano che ogni essere umano abbia diritto a vivere una vita dignitosa.
E pensano che tutte le vite abbiano un valore.
E che il mondo e' confuso e complicato, e che tutte le cose si intrecciano tra loro. Cosicche', anche se tu non puoi saperlo, magari quella minima particola di bene che ti puo' capitare di fare oggi puo' produrre un giorno in qualche luogo fisico o morale dei buoni frutti che tu non vedrai, ed e' comunque sempre valsa la pena di farla.
Io le persone amiche della nonviolenza proprio non le sopporto. Se avessero una sana vita sociale e sessuale, con le schiave e i baccanali, la coca e le catene, le fustigazioni e tutto, io dico che allora sarebbero normali pure loro e la pianterebbero con tutte quelle fisime della pace, della solidarieta' e del comunismo.
*
2. Guinness ed altre birre
Le piu' stupide tra le persone stupide amiche della nonviolenza sono i sapientoni, i professori e i professionisti di tutte le dottrine e di tutti i mestieri. Non si accorgono piu' della violenza intrinseca ai rapporti di potere che essi stessi esercitano in proprio e a vantaggio degli oppressori. Sono cosi' abituati a mangiare carne umana che non ci pensano neppure piu'.
Se accade che giungano al potere, nove volte su dieci si trasformano in Hitler. Tutti quelli che giungono al potere nove volte su dieci si trasformano in Hitler.
L'umanita' e' semplice e prevedibile. Le persone si assomigliano tutte.
*
3. Wu wei
Qualunque cosa fai sbagli.
Se taci, perche' taci.
Se parli, perche' parli.
Se agisci, perche' agisci.
Se ti astieni, perche' ti astieni.
Questo ho imparato viaggiando per il mondo rapinando e sgozzando i viandanti piu' deboli di me.
*
4. Il concorso a premi
Se non mi hai ancora incontrato, allora fin qui hai sempre vinto. E dunque piantala di lamentarti, babbeo.

12. REPETITA IUVANT. TRE MINIME DESCRIZIONI DELLA NONVIOLENZA

1. La nonviolenza non indossa il frac

La nonviolenza non la trovi al ristorante.
Non la incontri al circolo dei nobili.
Non frequenta la scuola di buone maniere.
E' sempre fuori dall'inquadratura delle telecamere delle televisioni.
La nonviolenza non fa spettacolo.
La nonviolenza non vende consolazioni.
La nonviolenza non guarda la partita.

E' nel conflitto che la nonviolenza agisce.
Dove vi e' chi soffre, li' interviene la nonviolenza.
Dove vi e' ingiustizia, li' interviene la nonviolenza.
Non la trovi nei salotti e nelle aule.
Non la trovi tra chi veste buoni panni.
Non la trovi dove e' lustra l'epidermide e non brontola giammai lo stomaco.
La nonviolenza e' dove c'e' la lotta per far cessare tutte le violenze.
La nonviolenza e' l'umanita' in cammino per abolire ogni sopraffazione.

Non siede nel consiglio di amministrazione.
Non si abbuffa coi signori eccellentissimi.
Non ha l'automobile, non ha gli occhiali da sole, non ha il costume da bagno.
Condivide la sorte delle oppresse e degli oppressi.
Quando vince rinuncia a ogni potere.
Non esiste nella solitudine.
Sempre pensa alla liberta' del prossimo, sempre pensa al riscatto del vinto,
sempre pensa ad abbattere i regimi e di poi a riconciliare gli animi.
Sa che il male e' nella ricchezza, sa che il bene e' la condivisione;
sa che si puo' e si deve liberare ogni persona e quindi questo vuole:
la liberta' di tutte, la giustizia, la misericordia.

La nonviolenza e' l'antibarbarie.
La nonviolenza e' il riconoscimento della dignita' di ogni essere vivente.
La nonviolenza e' questa compassione: sentire insieme, voler essere insieme,
dialogo infinito, colloquio corale, miracolo dell'incontro e della nascita;
l'intera umanita' unita contro il male e la morte;
si', se possiamo dirlo in un soffio e in un sorriso: tutti per uno, uno per tutti.
La nonviolenza e' la lotta che salva.

Ha volto e voce di donna, sa mettere al mondo il mondo,
il suo tocco risana le ferite, i suoi gesti sono limpida acqua, i suoi atti recano luce;
sempre lotta per la verita' ed il bene, usa solo mezzi coerenti
con il fine della verita' e del bene.
Sa che il mondo e' gremito di persone, cosi' fragili, smarrite e sofferenti.
Sa che la sua lotta deve esser la piu' ferma; e deve essere la piu' delicata.

Quando la plebe all'opra china si rialza: li' e' la nonviolenza.
Quando lo schiavo dice adesso basta, li' e' la nonviolenza.
Quando le oppresse e gli oppressi cominciano a lottare
per un'umanita' di persone tutte libere ed eguali in diritti,
li', li' e' la nonviolenza.
Quando ti svegli ed entri nella lotta, la nonviolenza gia' ti viene incontro.

La nonviolenza e' una buona cosa.
E' questa buona cosa che fai tu quando fai la cosa giusta e necessaria.

*

2. Breve litania della nonviolenza

La nonviolenza non e' la luna nel pozzo.
La nonviolenza non e' la pappa nel piatto.
La nonviolenza non e' il galateo del pappagallo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la ciancia dei rassegnati.
La nonviolenza non e' il bignami degli ignoranti.
La nonviolenza non e' il giocattolo degli intellettuali.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il cappotto di Gogol.
La nonviolenza non e' il cavallo a dondolo dei generali falliti.
La nonviolenza non e' la Danimarca senza il marcio.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' l'ascensore senza bottoni.
La nonviolenza non e' il colpo di carambola.
La nonviolenza non e' l'applauso alla fine dell'atto terzo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il museo dell'esotismo.
La nonviolenza non e' il salotto dei perdigiorno.
La nonviolenza non e' il barbiere di Siviglia.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la spiritosaggine degli impotenti.
La nonviolenza non e' la sala dei professori.
La nonviolenza non e' il capello senza diavoli.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il ricettario di Mamma Oca.
La nonviolenza non e' l'albero senza serpente.
La nonviolenza non e' il piagnisteo di chi si e' arreso.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' la quiete dopo la tempesta.
La nonviolenza non e' il bicchiere della staffa.
La nonviolenza non e' il vestito di gala.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il sapone con gli gnocchi.
La nonviolenza non e' il film al rallentatore.
La nonviolenza non e' il semaforo sempre verde.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' il jolly pescato nel mazzo.
La nonviolenza non e' il buco senza la rete.
La nonviolenza non e' il fiume dove ti bagni due volte.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' l'abracadabra degli stenterelli.
La nonviolenza non e' il cilindro estratto dal coniglio.
La nonviolenza non e' il coro delle mummie del gabinetto.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.

La nonviolenza non e' niente che si veda in televisione.
La nonviolenza non e' niente che si insegni dalle cattedre.
La nonviolenza non e' niente che si serva al bar.
La nonviolenza e' solo la lotta contro la violenza.

*

3. Della nonviolenza dispiegata al sole ad asciugare

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza la politica necessaria.
Chiamiamo nonviolenza l'occhio che vede e piange.
Chiamiamo nonviolenza la lotta per l'abolizione di tutte le guerre.
Chiamiamo nonviolenza la lotta che abroga ogni servitu'.
Chiamiamo nonviolenza questo accampamento notturno nel deserto.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'amicizia che non tradisce.
Chiamiamo nonviolenza il ponte di corda teso sull'abisso.
Chiamiamo nonviolenza la fine della paura della morte.
Chiamiamo nonviolenza la fine della minaccia della morte.
Chiamiamo nonviolenza aver visto e alba e tramonto con limpido cuore.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il tappeto volante.
Chiamiamo nonviolenza il voto unanime per la salvezza degli assenti.
Chiamiamo nonviolenza il cielo stellato.
Chiamiamo nonviolenza il rispetto della vita altrui.
Chiamiamo nonviolenza il sonno dei giusti e dei giusti la veglia.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il silenzio che non spaventa.
Chiamiamo nonviolenza la telefonata che ferma l'esecuzione.
Chiamiamo nonviolenza il libro che ti fa ridere e piangere.
Chiamiamo nonviolenza il viaggio senza bagagli.
Chiamiamo nonviolenza il suono dell'arcobaleno.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il pasto in comune.
Chiamiamo nonviolenza il miracolo della nascita.
Chiamiamo nonviolenza la voce che risponde.
Chiamiamo nonviolenza la porta che si apre allo straniero.
Chiamiamo nonviolenza la lotta contro la violenza.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il dono e la rinuncia.
Chiamiamo nonviolenza la leggerezza sui corpi.
Chiamiamo nonviolenza la parola che suscita le praterie.
Chiamiamo nonviolenza il soffio che estingue gli incendi.
Chiamiamo nonviolenza l'infinito respiro del mare.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'umanita' come dovrebbe essere.
Chiamiamo nonviolenza la coscienza del limite.
Chiamiamo nonviolenza il ritrovamento dell'anello di Salomone.
Chiamiamo nonviolenza gl'immortali principi dell'Ottantanove.
Chiamiamo nonviolenza l'ironia e la pazienza.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il riconoscimento della pluralita' delle persone e dei mondi.
Chiamiamo nonviolenza la distruzione di tutte le armi assassine.
Chiamiamo nonviolenza non nascondere la nostra ignoranza.
Chiamiamo nonviolenza rifiutarsi di mentire.
Chiamiamo nonviolenza la scelta di fare la cosa che salva le vite.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza una giornata di sole sulla strada.
Chiamiamo nonviolenza la scuola di Spartaco e della Rosa Rossa.
Chiamiamo nonviolenza la certezza morale del figlio della levatrice.
Chiamiamo nonviolenza la legge nuova del figlio del falegname.
Chiamiamo nonviolenza le tre ghinee di Virginia.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza questo atto di riconoscimento e di riconoscenza.
Chiamiamo nonviolenza il giro della borraccia.
Chiamiamo nonviolenza questo colloquio corale.
Chiamiamo nonviolenza la Resistenza antifascista.
Chiamiamo nonviolenza l'uscita dallo stato di minorita'.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza parlare e ascoltare.
Chiamiamo nonviolenza la stazione sempre aperta.
Chiamiamo nonviolenza lo specchio e la sorgente.
Chiamiamo nonviolenza sentire il dolore degli altri.
Chiamiamo nonviolenza prendersi cura del mondo.

Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Donatella Di Cesare, Il tempo della rivolta, Bollati Boringhieri, Torino 2020, pp. 128, euro 12.
*
Riletture
- Evelyn Fox Keller, Vita, scienza & cyberscienza, Garzanti, Milano 1996, pp. 136.
- Anita Nair, La ferocia del cuore, Guanda, Milano 2012, Gedi, Roma 2018, pp. 432.
- Sylvia Plath, La campana di vetro, Mondadori, Milano 1968, 2002, pp. 238.
- Christa Wolf, Medea. Voci, Edizioni e/o, Roma 1996, 2003, pp. 240.
*
Riedizioni
- Gianfranco Ravasi, Giubileo. Il grande sabato, Mondadori, Milano 2020, pp. 74, euro 5,90.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3905 del 27 ottobre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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