[Nonviolenza] Telegrammi. 3866



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3866 del 18 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Geremia Cattristi: Trittico del referendum (quasi un comizio di prima mattina il 17 settembre 2020 in via degli Etruschi a Viterbo)
2. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
3. Gian Marco Martignoni: Perche' NO
4. Bartolomeo Sorge: E' un dovere votare NO
5. L'appello del Comitato donne per il NO al referendum: "E invece NO"
6. Associazione nazionale partigiani d'Italia: Perche' votiamo NO al referendum del 20-21 settembre
7. "Area democratica per la giustizia": Il taglio dei parlamentari e' un vulnus per la democrazia
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. L'ORA. GEREMIA CATTRISTI: TRITTICO DEL REFERENDUM (QUASI UN COMIZIO DI PRIMA MATTINA IL 17 SETTEMBRE 2020 IN VIA DEGLI ETRUSCHI A VITERBO)

I. Quelli che votano Si' (prevertiana una litania)

Quelli che le dittature funzionano meglio delle democrazie
quelli che il parlamento e' una scatoletta di tonno slurp slurp
quelli che il parlamento prima o poi bisognera' abolirlo visto che ci abbiamo gia' lo smartphone
quelli che in parlamento si parla troppo invece di obbedire al governo
quelli che sto in parlamento dal 2013 avessi mai capito a che cavolo serve

quelli che la politica fa schifo per fortuna che io faccio il ministro
quelli che la politica e' una cosa sporca invece io mi fo gli affari miei (apposta sto al governo)
quelli che la politica neppure col binocolo io sono per l'antipolitica

quelli che ma quale democrazia a noi ci piace internet il mojito e il vaffaday
quelli che la democrazia e' lenta e noi invece siamo svelti come la polvere
quelli che la democrazia e' costosa il fascismo invece e' un affarone

quelli che la separazione e il controllo dei poteri danno fastidio al Grande Fratello
quelli che ne' di destra ne' di sinistra noi siamo gli Uebermenschen noi siamo l'Herrenrasse
quelli che la casta sono gli altri noi siamo il governo dei migliori (e di pura razza ariana, mica ceci)
quelli che Uno vale uno e tutti gli altri sono zeri

quelli che il duce ha fatto pure un sacco di cose buone
quelli che o Francia o Spagna pur che se magna
quelli che la Resistenza e' un'invenzione dei comunisti che mangiano i ragazzini
quelli che l'antifascismo e' roba del tempo del cucco noi invece siamo i giovani l'esercito del selfie
quelli che la Costituzione e' un ferrovecchio oggi ci sono le app
quelli che i sindacati hanno rovinato l'Italia i padroni invece si' che vogliono bene al popolo
quelli che bisognerebbe smettere di votare per cinquant'anni e lasciar fare al governo che lo sa lui
quelli che con tutte 'ste scartoffie non ci si capisce niente invece quando c'era Lui tutto era chiaro
quelli che facciamola finita con tutto questo buonismo
quelli che una bella sforbiciata al posto giusto uomo avvisato mezzo salvato
quelli che quando ci vuole ci vuole (la filosofia col manganello)

quelli che ieri eravamo secessionisti oggi nazionalisti domani imperialisti e sempre francamente razzisti
quelli che non si sono mai opposti a nessun crimine e si dicono gli onesti
quelli che disprezzano e calpestano il popolo e si dicono populisti
quelli che sputano sulla sovranita' popolare e si dicono sovranisti
quelli che quando sento parlare di cultura prendo il telefonino e sparo
quelli che adesso che c'e' wikipedia i libri a che servono piu'?

quelli che e' tutto un complotto comunista
quelli che e' tutto un complotto dei savi anziani di Sionne
quelli che e' tutto un complotto dei rettiliani
quelli che l'ho visto su Youtube a me non mi frega nessuno
quelli che ognuno deve stare al posto suo (e ve lo dice uno che sta a Palazzo Chigi)

quelli che chi protesta e' un nemico del popolo
quelli che chi protesta e' un sovversivo
quelli che chi protesta facesse il fagotto e via in Siberia avanti marsch
quelli che mo' basta di dire sempre no che ci avete proprio stuccato
quelli che questa e' la minestra e quella la finestra

quelli che hanno votato i decreti sicurezza della razza
quelli che hanno finanziato i lager in Libia
quelli che preferiscono lasciar morire i naufraghi
quelli che deportano i sopravvissuti
quelli che perseguitano chi non e' nativo del borgo
quelli che l'apartheid e' cosa buona e giusta
quelli che la schiavitu' e' un'antica e nobile istituzione

quelli che ci gusta mutilare il parlamento
quelli che ci gusta ghigliottinare la democrazia
quelli che ci gusta strozzare la Costituzione
quelli che ci gusta levarci dalle scatole chi non e' d'accordo

quelli che ci piace dire sempre si'. Oh yeah.

*

II. Quelli che votano No (brechtiana una cantata)

Sanno di avere ragione
ma quasi si vergognano a dirlo
per non offendere quegli altri
non disvelare loro la loro abissale miseria
(e invece quegli altri se ne strainfischiano e pensano solo
ai sondaggi e a seguire il foglio d'ordini
dello staff della comunicazione dell'azienda del tronfio istrione del padrone
della segreteria del comitato del consiglio d'amministrazione
dell'apparato di dominazione cui devono tutto
e che non perdona chi non gli e' servo in casa o nei campi)

Gli dispiace dover dire sempre no
ma sanno che sempre no occorre dire
al potere vampiro e assassino

Sanno di dover lottare sempre
e che anche se si vince una lotta
un'altra lotta e' ancora da condurre

Si ricordano delle compagne e dei compagni morti
nelle lotte di liberazione
si ricordano delle vittime di tutte le guerre
si ricordano delle vittime dei lager
non riescono mai a dimenticare nulla

Di tutte le lotte condotte sanno
i limiti e le contraddizioni gli errori e gli orrori la fatica e le perdite
ma sanno anche
che chi non fece niente
anch'egli faceva qualcosa
e quel qualcosa era essere complice
dei nazisti
dei violentatori
della mafia
del regime dei giugulatori
questo non possono scordarlo mai

Votare no ai soprusi dei potenti
gli viene naturale
come respirare o condividere il pane

Tutto quello che i potenti bramano
loro lo detestano

tutto quello cui gli sfruttatori ambiscono
loro lo trovano grottesco e scellerato

tutto il campionario della societa' dello spettacolo
gli pare ridicolo e indecente

Ancora pensano alla rivoluzione
con Duccio Galimberti
con Sandro Pertini
con la Rosa Rossa
con la Rosa Bianca

Ancora pensano alla giustizia e alla liberta' per tutte e tutti
con Sauro Sorbini
con Achille Poleggi
con Alfio Pannega
con Clara Bolognani
con Giovanna Strich

Ancora pensano a un mondo vivibile
con Virginia Woolf
con Simone Weil
con Hannah Arendt
con Marianella Garcia
con Berta Caceres

Ancora hanno fede nel vero nel giusto nel bene
ancora amano l'intera umanita'

Votano no senza illusioni
votano no perche' e' la cosa giusta

*

III. Una chiosa o una chiusa hegeliana

Che prevalga nel referendum il NO
non bastera' a far fiorire il deserto
ma almeno fermera' i fascisti

Che prevalga nel referendum il NO
non ci esonerera' da alcuno dei compiti
ardui e gravosi che ci attendono ancora
ma almeno terra' in vita la repubblica

Che prevalga nel referendum il NO
come nel 2006
come nel 2016
sara' un argine contro la barbarie
come tutti gli argini non definitivo

Che prevalga nel referendum il NO
per impedire la mutilazione del parlamento
per fermare la deriva verso l'oligarchia la dittatura la barbarie

Che prevalga nel referendum il NO
per difendere la separazione e il controllo dei poteri
per difendere la Costituzione e lo stato di diritto
per difendere la sovranita' popolare e l'uguaglianza di diritti

Compagne e compagni
chi dice no alla violenza del potere
tiene accesa una luce nella notte

chi dice no alla violenza del potere
non ha perso la propria dignita'

chi dice no alla violenza del potere
ancora ha a cuore le sorelle e i fratelli
il bene comune dell'umanita' e del mondo
i diritti di tutte e di tutti

Poi tutto e' ancora da fare
e poi da rovesciare
e preservare insieme

Poi tutto e' ancora vero
poi tutto e' ancora vivo

E adesso basta con gli sproloqui
che ci sono i doveri da compiere
e il primo dovere e' di opporsi
ai razzisti ancor oggi al governo
al fascismo che galoppando torna

Il primo dovere e' di opporsi
all'orda del'odio e della menzogna
ai carnefici vestiti da damerini

il primo dovere e' salvare le vite
difendere la costituzione repubblicana
difendere la democrazia
difendere l'umanita' che e' una

A questo serve votare NO
questo 20 e 21 settembre
e poi continuare la lotta

*

IV. Coda o congedo

Spegnere la televisione
mettere l'acqua a bollire
lavare medicare le piaghe dei feriti
non abbandonare nessuno alla morte

Avere cuore di non arrendersi mai
non dire mai la parola disonesta
sapere la brevita' del giorno
accettare di sparire nel nulla
ma prima di sparire fare tutto
quello che devi fare
e lasciare un buon ricordo
un buon esempio
che a coloro che verranno renda
la vita meno dura
che a coloro che soffrono oggi
rechi qualche sollievo
rechi qualche conforto

Ci chiamiamo compagne e compagni
che vuol dire chi condivide il pane
significhera' qualche cosa
sara' figura di una verita'

Oppresse e oppressi di tutti i paesi
unitevi

2. REPETITA IUVANT. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE

Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.

3. RIFLESSIONE. GIAN MARCO MARTIGNONI: PERCHE' NO
[Riceviamo e diffondiamo]

Dovevano aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, ma pur avendo conquistato la maggioranza dei parlamentari sia al senato che alla camera nelle elezioni del 2018, i 5Stelle hanno mirato testardamente a tagliare del 37% la rappresentanza parlamentare, al fine di cavalcare paradossalmente dal governo, in nome dell'annosa campagna contro la casta, il sentimento dell'antipolitica.
In questo modo non solo avremo un parlamento meno rappresentativo del corpo elettorale, con tutti gli squilibri che si determineranno per la formazione delle circoscrizioni alla Camera dei deputati e per i seggi su base regionale del Senato, ma verra' sferrato l'ennesimo attacco al pluralismo politico.
D'altronde, se un personaggio tutt'altro che esaltante come Davide Casaleggio e' arrivato a sostenere che il parlamento in prospettiva e' un'istituzione superabile, abbiamo la cifra di qual e' il pensiero di chi crede che la democrazia possa fondarsi e addirittura essere organizzata a colpi di clic sui computer.
Fortunatamente, pero', non e' detto che la sicumera dei 5Stelle prevalga, poiche' nelle ultime settimane si sono moltiplicati i pronunciamenti autorevoli per il NO al referendum sul taglio dei parlamentari.
Per quanto mi concerne non ho dubbi sulla scelta, in quanto da convinto proporzionalista in ogni ambito della democrazia, senza alcuna soglia di sbarramento volta ad impedire il sano dispiegarsi del pluralismo politico, ho ben presente il degrado consumatosi nel paese grazie all'introduzione del "salvifico" sistema maggioritario. Quel sistema elettorale che doveva garantire la governabilita' a scapito della rappresentanza, ed invece ha accentuato i repentini cambi di casacca ed i noti guasti del trasformismo italico, promuovendo l'ascesa di una nuova classe politica, su cui e' meglio stendere un velo pietoso.

4. RIFLESSIONE. BARTOLOMEO SORGE: E' UN DOVERE VOTARE MO
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it]

Referendum. Agli incerti che mi chiedono un parere, ripeto: dato il reale pericolo di rimanere con una Costituzione mutilata senza i necessari correttivi, e' un dovere votare NO.

5. REPETITA IUVANT. L'APPELLO DEL COMITATO DONNE PER IL NO AL REFERENDUM: "E INVECE NO"

Il referendum sul taglio dei parlamentari prevede una riduzione dei seggi in entrambe le Camere, andando a modificare gli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione.
Si passerebbe cosi' da 630 a 400 seggi alla Camera e da 315 a 200 seggi al Senato, con un taglio complessivo di 345 parlamentari, pari al 36,5%. Tra questi, verrebbero ridotti i parlamentari eletti all'estero (18 a 12).
Con il taglio dei seggi, aumenta il numero di abitanti per parlamentare. Per ciascun deputat* si passa da 96.006 a 151.210 abitanti* e per ciascun senator* da 188.424 a 302.420 abitanti*. Di conseguenza, nel caso di approvazione, sara' necessario ridefinire i collegi elettorali tramite una nuova legge che richiedera' ulteriore tempo per l'approvazione.
Dunque la riforma costituzionale, in assenza di una contestuale riforma elettorale e dei partiti, e' un salto nel buio che compromette la rappresentanza parlamentare e il ruolo stesso del Parlamento.
I vari comitati del No e il documento dei 183 costituzionalisti e costituzionaliste hanno evidenziato in via generale i rischi della riforma che qui sintetizziamo:
- La riforma svilisce il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentativita', senza offrire vantaggi apprezzabili ne' sul piano dell'efficienza delle istituzioni democratiche ne' su quello del risparmio della spesa pubblica sia perche' si tratta di risparmi irrisori sia perche' la democrazia ha un valore che non puo' essere sacrificato per esigenze di risparmio.
- La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza dei territori con il rischio che alcune Regioni finirebbero con l'essere sottorappresentate rispetto ad altre. Un Senato composto da 200 membri non puo' rappresentare tutte le identita' politiche, sociali, culturali ed economiche se ogni eletto dovra' rappresentare circa 300mila abitanti.
- La riforma non eliminerebbe ma, al contrario, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto perche' non introduce alcuna differenziazione tra le due Camere ma si limita semplicemente a ridurne i componenti, il cui numero costituisce una caratteristica del Parlamento e non del bicameralismo perfetto.
- La riforma confonde la qualita' dei rappresentanti con il ruolo stesso dell'istituzione rappresentativa. Non c'e' nessuna evidenza che diminuendo il numero dei parlamentari se ne innalzi il livello qualitativo. L'unico effetto che sicuramente produce e' una penalizzazione delle minoranze e un abbassamento del pluralismo politico.
- La riforma non prevede che sia garantito un corretto ed essenziale lavoro delle Commissioni al Senato anche per dare l'opportunita' alle minoranze di rappresentare le proprie ragioni. L'eventualita' di accorpare fra loro le Commissioni esistenti non garantisce che le minoranze possano influire proficuamente sui processi decisionali del Parlamento.
- Con il taglio dei parlamentari la selezione delle candidature da parte delle dirigenze dei partiti o degli stessi leader (gia' oggi fortemente guidata non sempre da criteri di competenza ma piuttosto da quelli di fedelta') sarebbe ancor piu' determinata da considerazioni non valoriali.
- Infine se non si avesse anche una modifica della disciplina elettorale, si verrebbe a creare uno squilibrio circa la  rappresentativita' delle Camere tale da non permettere un'agevole formazione di una maggioranza stabile di governo.
A questi argomenti si aggiungono le perplessita' sugli effetti negativi che si avrebbero sulla rappresentanza politica delle donne.
- Mancanza di riforma elettorale e di una legge sulla democrazia interna dei partiti: in assenza di questi interventi – necessariamente correlati – si accentua il potere dei capipartito e l'importanza dei finanziamenti delle lobbies. Le donne sono ancora marginalizzate nei luoghi decisionali politici ed economici, quindi avranno minori chances di essere elette.
- Muta il rapporto con l'elettorato, e dunque con i territori: l'eliminazione di 230 deputati e 115 senatori muta il rapporto di rappresentanza e affievolisce il legame con i territori, penalizzando ad esempio le esperienze delle donne come amministratrici locali. I dati sulle competizioni elettorali mostrano minore visibilita' delle donne nei media e nelle tribune politiche. Risultera' ancora piu' esigua la possibilita' di accesso ai media (che e' decisa dai capipartito) e quindi di essere elette.
- Leadership maschile nei partiti e nei movimenti: l'entrata in Parlamento e' nominalmente aperta a tutti, ma di fatto risulta rigidamente controllata dai partiti. Questo dato mostra di avere un effetto relativamente negativo sulle chances di carriera politica delle donne. La misura prevista nella legge elettorale volta all'incremento della rappresentanza femminile non ha consentito il raggiungimento del 40% di donne elette.
- Ruoli centrali negli organi parlamentari: i dati tendono a confinare la rappresentanza femminile in aree settoriali e a ricostruire situazioni di marginalita' all'interno del Parlamento: e' significativo il fatto che le donne siano assenti in dicasteri importanti quali quelli economici e che siano prevalentemente presenti nelle commissioni parlamentari che trattano questioni tradizionalmente considerate come di pertinenza delle donne.
- Distorsioni sulla rappresentanza territoriale: minore rappresentanza delle regioni piu' piccole e dei partiti minori – se non vi e' un mutamento profondo nei partiti - concentrera' la scelta sui soli candidati uomini, come dimostrano i principali report nazionali e internazionali.
- Mancanza di una campagna informativa e uso di un linguaggio demagogico dell'antipolitica che offende la democrazia parlamentare. E' molto grave che la riforma costituzionale sia priva di un adeguato dibattito pubblico, anche all'interno dei partiti, e comunque si fondi su un linguaggio proprio dell'antipolitica. L'assunto di fondo della riforma si basa sul discredito del ruolo dei parlamentari e dell'Istituzione, ma non si preoccupa affatto di migliorare il processo di formazione delle leggi. La gran parte dei movimenti femministi che hanno promosso norme di garanzia sono mosse dalla convinzione che la democrazia parlamentare e la democrazia paritaria siano strettamente connesse.
Per queste ragioni di fatto la riforma penalizzera' l'elezione delle donne perche' meno rappresentanti significa competizione piu' dura e piu' cooptazione e piu' difficolta' per le donne di essere elette.
Anche per questo come donne e come cittadine voteremo NO al referendum del 20 e 21 settembre!
Prime firmatarie
Antonella Anselmo, Fulvia Astolfi, Paola Manfroni, Laura Onofri, Mia Caielli, Marina Calamo Specchia, Paola Bocci, Michela Marzano, Daniela Colombo, Marcella Corsi, Giovanna Badalassi, Francesca Romana Guarnieri, Carla Marina Lendaro, Stefania Cavagnoli, Giorgia Serughetti, Giovanna Martelli, Lella Palladino, Maura Cossutta, Norma De Piccoli, Anna Maria Buzzetti, Anna Lisa Maccari, Paola d'Orsi , Paola Mereu, Marina Gennari, Orsa Pellion di Persano, Francesca Ricardi, Annalisa Ricardi, Marina Cosi, Michela Quagliano, Cinzia Ballesio, Manuela Ghinaglia, Nadia Mazzardis, Concetta Contini, Simonetta Luciani, Paola Alessandri, Ilaria Boiano, Silvana Appiano, Mirella Ferlazzo, Anna Ruocco, Fernanda Penasso, Beatrice Pizzini, Giusi Fasano, Paola Guazzo, Daniela Aragno, Stefania Graziani, Eleonora Data, Rosanna Paradiso, Maria Luisa Dall'Armi, Micaela Cappellini, Manuela Manera, Marina Ponzetto, Roberta Giangrande, Anna Santarello, Maria Luisa Dodero, Claudia Apostolo, Donatella Caione, Paola Berzano, Sonia Martino, Enrica Guglielmotti, Sofia Massia, Stefanella Campana, Enrica Baricco, Maria Elvira Renzetti, Mariangela Marengo, Vilma Nicolini, Luisella Zanin, Carmen Belloni, Giuliana Brega, Patrizia de Michelis, Maria Letizia Spasari, Patrizia Soldini, Gabriella Anselmi, Susanna Panzieri, Anna Sburlati, Sandra Basaglia, Paola Ferrero...
Per aderire scrivere a: einveceNO.alreferendum at gmail.com

6. REPETITA IUVANT. ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA: PERCHE' VOTIAMO NO AL REFERENDUM DEL 20-21 SETTEMBRE
[Dal sito dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (www.anpi.it) riprendiamo il seguente vademecum per il referendum del 20-21 settembre 2020]

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia: Perche' votiamo NO
Vademecum per il referendum del 20-21 settembre 2020
*
Il 20 e 21 settembre si vota per il referendum confermativo della riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari; contemporaneamente si vota in sette Regioni, in piu' di mille Comuni per la tornata elettorale delle amministrative, per le elezioni suppletive nei collegi Sardegna 03 e Veneto 09 del Senato.
Con la riforma costituzionale il Parlamento passera' dagli attuali 630 deputati a 400 e dagli attuali 315 senatori a 200. E' un taglio di piu' del 36%.
La scelta di accorpare il referendum e il voto in una unica data per di piu' cosi' ravvicinata, immediatamente dopo il periodo festivo, rendera' impossibile fornire ai cittadini in campagna elettorale una adeguata informazione sul tema referendario, che e' molto importante perche' comporta una rilevante modifica della Costituzione.
Inevitabilmente tanti elettori, portati alle urne dalle contemporanee elezioni amministrative e regionali, saranno costretti a votare in modo frettoloso e superficiale, non avendo su fficienti elementi di conoscenza per giudicare se il taglio dei parlamentari proposto sia una scelta giusta, opportuna e ponderata, o meno.
*
Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
*
Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Fra i Paesi dell'Unione Europea l'Italia, rispetto al numero di abitanti, ha un numero di deputati molto basso, poco piu' di Francia, Olanda, Spagna e Germania, e meno, spesso molto meno di tutti gli altri Paesi.
[Per insormontabili difficolta' grafiche abbiamo qui omesso la riproduzione della tabella che puo' essere consultata nel sito www.anpi.it - ndr] Dal Dossier degli uffi ci studi di Camera e Senato. Con la riforma in Italia si avrebbe un deputato ogni 151.210 abitanti; diventerebbe il Paese Ue col minor numero di deputati per abitante (0.7 per 100.000). In altre parole diminuisce la rappresentanza.
In parole povere, con la riforma un deputato non rappresenterebbe piu' come prima in media 96.006 elettori, ma ben 151.210. Percio' per il deputato sara' molto piu' diffi cile rappresentare concretamente un numero cosi' elevato di cittadini. Questo e' il limite piu' grande della riforma, perche' colpisce la funzione piu' importante che dovrebbe avere il parlamento: la rappresentanza. Sara' poi piu' diffi cile, ed in alcuni casi impossibile, rappresentare adeguatamente le minoranze linguistiche e i partiti piu' piccoli. Inoltre tagliando cosi' i parlamentari potra' essere che in questa o quella regione siano eletti solo i candidati della maggioranza. Per questo la riforma e' l'ennesimo colpo ad un parlamento gia' duramente sminuito.
Nel corso degli ultimi decenni ci hanno raccontano che andava migliorata la governabilita' e per questo hanno umiliato la rappresentanza. Che vuol dire rappresentanza? Vuol dire agire su un mandato consapevole di altri, in loro nome. In questo caso, su mandato degli elettori. Che vuol dire governabilita'? Vuol dire garantire che il governo possa fare il suo lavoro a lungo e senza intoppi. In realta' per una presunta governabilita', hanno trascurato la rappresentanza. Infatti tanta gente non si sente rappresentata e non va piu' a votare. Con l'attuale legge elettorale di fatto l'elettore non decide chi eleggere, ma lo decide il capopartito o il capocorrente. E non e' vero che e' migliorata la governabilita'. Basti pensare alla crisi dell'ultimo governo ad agosto dell'anno scorso, quando il ministro dell'Interno ha deciso di far cadere il suo stesso governo. Che c'entra il parlamento?
*
Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
I tecnici aff ermano che la cifra esatta e' circa la meta', per l'esattezza 285 milioni di euro per legislatura, pari a 57 milioni all'anno. Si tratta dello 0,007 per cento della spesa pubblica. Una cifra insignificante.
Peraltro la riduzione dei costi come conseguenza della riduzione del numero di parlamentari e' un fatto del tutto marginale, perche' i costi di Camera e Senato sono determinati da moltissime voci e variano enormemente a parita' di numero dei parlamentari. Per esempio la Camera del Regno Unito costa molto meno di quella italiana a parita' di numero, mentre quella degli Stati Uniti costa di piu', nonostante il numero di rappresentanti (parlamentari) sia di 435, cioe' molto inferiore al numero attuale di deputati nel parlamento italiano.
Risparmiare e' giustissimo, e il primo a dare l'esempio dev'essere lo Stato. Ma un conto e' risparmiare, un altro conto e' tagliare a casaccio, senza criterio, solo per mettersi il fiore all'occhiello e dire "Abbiamo tagliato la casta!". Tutti i Paesi hanno dei costi per far funzionare le istituzioni. Ma i costi per far funzionare la democrazia sono degli investimenti perche' siano garantiti diritti e liberta'.
*
Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Dove sta scritto che avere meno parlamentari aumenti l'e fficienza? Ma in primo luogo che vuol dire e fficienza del Parlamento? Vuol dire maggiore capacita' di realizzare i suoi compiti. I compiti stabiliti con chiarezza dalla Costituzione sono tre: rappresentare i cittadini ("Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione"), legiferare ("La funzione legislativa e' esercitata collettivamente dalle due Camere"), controllare l'operato del governo in base a un rapporto fiduciario ("Il governo deve avere la fiducia delle due Camere"). Abbiamo gia' visto che la funzione di rappresentanza sara' fortemente svuotata. La funzione legislativa e' del tutto indipendente dal numero di parlamentari. Il controllo sull'operato del governo sara' presumibilmente meno e fficace, perche' un gruppo di parlamentari molto piu' ridotto sara' meno pluralista e piu' facilmente prono alle indicazioni del capogruppo.
Per di piu' diminuendo drasticamente il loro numero, in Aula e nelle Commissioni vi saranno meno parlamentari con competenze specifiche. Bisognera' comunque riscrivere i regolamenti delle Commissioni e dei gruppi parlamentari.
In sostanza a ffermare che con meno parlamentari aumentera' l'effi cienza e' un'aff ermazione non dimostrata in alcun modo, e percio' puramente propagandistica.
*
Legge elettorale e elezione del Presidente della Repubblica: Scilla e Cariddi.
La riduzione del numero di parlamentari comporta necessariamente la modifica della legge elettorale.
Per salvaguardare in qualche modo la rappresentanza, ci vorrebbe una legge elettorale proporzionale che tuteli i piccoli partiti. Non c'e' ancora nulla.
Non solo: bisognera' cambiare ancora la Costituzione per l'elezione del Presidente della Repubblica. Infatti la Costituzione aff erma che "Il Presidente della Repubblica e' eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze". Ma se diminuisce di piu' di un terzo il numero dei parlamentari e si mantiene lo stesso numero di delegati regionali, si da' a questi ultimi un soverchiante potere di elezione a discapito di quello dei parlamentari. D'altra parte diminuendo il numero dei rappresentanti regionali, come necessario, c'e' il rischio di non assicurare la rappresentanza delle minoranze.
Un vero pasticcio che richiede una riformulazione dell'articolo della Costituzione per salvaguardare il potere del Parlamento senza punire le minoranze regionali.
*
Chi non paga le tasse, chi ha sede fiscale all'estero: la vera casta.
La polemica contro i rappresentanti delle istituzioni come "la casta" e' inquietante. Ci sono i ricchissimi, che spesso le tasse non le pagano, o che hanno la sede fiscale all'estero. Ci sono grandi patrimoni che sembrano intoccabili. La vera casta. Ma su di loro, un muro di silenzio.
Diciamoci la verita': oggi, proprio quando i ricchi sono sempre piu' ricchi e i poveri sono sempre piu' poveri – basti pensare al dramma del virus – si difende un sistema che mantiene e aumenta le diseguaglianze, si difende una casta, quella vera. E si off ende e si umilia il parlamento, cioe' il cuore della rappresentanza politica, invece di restituirgli la sua funzione costituzionale.
*
Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
Questa riduzione del numero di parlamentari e' scritta male, senza alcuna seria motivazione e senza alcuna considerazione sulle conseguenze istituzionali. Non sembra progettata per migliorare il lavoro del Parlamento, ma per ridurne ancora le funzioni trasformandolo in uno strumento marginale della democrazia. Tanto minore e' il potere del Parlamento, tanto maggiore e' il potere del governo, cioe' dell'esecutivo. Ma oggi all'Italia serve proprio il contrario: una democrazia forte e' una democrazia che rappresenta fortemente i cittadini attraverso organismi autorevoli e riconosciuti a cui i cittadini rivolgono la loro fiducia. E' invece sulla sfiducia e sul qualunquismo che punta questa riforma: i continui attacchi al Parlamento – la "casta", le "poltrone" – rivelano un'avversione verso la democrazia rappresentativa molto pericolosa perche' puo' portare al successo dell'idea dell'uomo forte, idea che ha gia' portato una volta il Paese nel baratro.
Addio diritti!
Addio democrazia!
Non sprechiamo le conquiste di liberta' e democrazia donateci dalla Resistenza!
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Tagliare cosi' il numero dei parlamentari vuol dire tagliare il diritto di scegliere i nostri rappresentanti.
Noi votiamo NO.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
www.anpi.it - www.patriaindipendente.it

7. REPETITA IUVANT. "AREA DEMOCRATICA PER LA GIUSTIZIA": IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI E' UN VULNUS PER LA DEMOCRAZIA
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it riprendiamo il seguente intervento del primo settembre 2020 dal titolo "Taglio dei parlamentari: un vulnus per la democrazia" e il sommario "Si rischia un Parlamento meno rappresentativo, meno efficiente, meno pluralista, perche' privo dei contributi di tanti territori e delle minoranze", apparso originariamente nel sito www.areadg.it]

A breve i cittadini italiani saranno chiamati a pronunciarsi con referendum confermativo sulla legge di revisione costituzionale dal titolo: "Modifiche agli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari". La legge n. 249/2019 prevede un drastico taglio, pari a 36,5%, dei componenti di Camera e Senato (che passano rispettivamente da 630 a 400 e da 315 a 200), fissa a cinque il numero dei senatori a vita, riduce da sei a quattro il numero dei senatori eleggibili nella Circoscrizione Estero, abbassa a tre il numero minimo di senatori assegnato ad ogni regione, con l'eccezione del Molise e della Valle d'Aosta per le quali il numero minimo di senatori e' fissato rispettivamente a due e ad uno, mentre le province autonome di Trento e Bolzano sono equiparate alle regioni e per esse il numero minimo e' fissato a tre per ciascuna provincia.
Si tratta di un referendum confermativo per il quale non e' previsto un quorum: a prescindere dalla partecipazione al voto, se dovessero prevalere i "si'", con le prossime elezioni le rappresentanze parlamentari saranno ridotte di oltre un terzo e cio' in assenza della riforma della legge elettorale.
Secondo i sostenitori della legge, questa dovrebbe portare tre risultati: allineare il numero dei nostri rappresentati in Parlamento alle medie degli altri Parlamenti, in particolare di quelli europei, sull'assunto che quello italiano sia eccessivo; ridurre i costi della politica; assicurare maggiore efficienza al nostro Parlamento. Ma molti autorevoli costituzionalisti hanno assunto posizioni fortemente critiche, osservando che si tratta di una riforma che non realizza gli obiettivi prefissati e rischia, invece, di produrre effetti distorsivi sulla qualita' della nostra democrazia. La riforma, comportando un taglio lineare di oltre un terzo dei parlamentari, non assicura un recupero di efficienza del Parlamento, specie in assenza di riforma dei Regolamenti parlamentari e delle procedure di approvazione delle leggi; determinera', invece, un sensibile rallentamento, se non la paralisi, del lavoro parlamentare e delle Commissioni, aggravandone l'inefficienza.
Quanto ai costi, affrontando il tema senza inseguire le spinte populiste dell'antipolitica, si deve riconoscere che la democrazia ha costi che occorre sostenere per assicurare il funzionamento delle istituzioni repubblicane da cui dipende la garanzia delle liberta' fondamentali, il cui valore non e' comparabile con il declamato risparmio. Sul quale, peraltro, nessuno e' stato in grado, finora, di fornire dati affidabili: i sostenitori della legge parlano di un risparmio di 500 milioni a legislatura; i detrattori lo stimano in 50 milioni o poco piu'. Nessuno e' in grado di fornire dati certi e verificabili. Quale che sia l'entita' del risparmio, esso non incidera' realmente sui costi del Parlamento. Il taglio ridurra' solo le indennita' di mandato, ma non le spese, certo piu' cospicue, di funzionamento delle camere; soprattutto non incidera' sui costi realmente inutili della politica, sugli enti superflui, sulle spese fuori controllo, sugli sprechi e sui privilegi, sulle pratiche degenerative ed illegali.
Quanto all'allineamento del numero dei nostri parlamentari alle medie di quelli europei, le comparazioni hanno dimostrato che l'argomento e' suggestivo e demagogico; certo e' che, invece, se la riforma andra' a regime, l'Italia sara' tra i paesi europei con il minor numero di rappresentanti eletti in Parlamento.
Occorre allora, molto seriamente, domandarsi se un risparmio di spesa incerto, e scarsamente incidente sui costi della politica, costituisca un vantaggio tanto significativo da giustificare gli effetti distorsivi che la riforma rischia di determinare sulla democrazia, sulla rappresentanza politica e sul pluralismo. Effetti che rischiano di aggravarsi in assenza della riforma della legge elettorale, aumentando la distanza tra la politica e i cittadini elettori; perche' in presenza della legge elettorale attuale, nelle quale la composizione delle liste e' decisa dalle segreterie dei partiti, la riduzione del numero degli eleggibili accresce il ruolo di queste ultime, che finiranno con l'occupare ogni spazio di rappresentanza, e determina una marcata marginalizzazione delle minoranze, se non la loro espulsione dal Parlamento. Ne' potranno trovare adeguata rappresentanza tutte le differenti realtà territoriali del nostro Paese, perche' la riforma penalizza i territori piu' fragili che non potranno piu' portare in Parlamento le loro istanze e bisogni, ma anche la ricchezza di idee e visioni che le periferie del nostro Paese spesso sono capaci di esprimere.
Cio' si inserirebbe in un quadro istituzionale che gia' registra un progressivo e preoccupante svilimento del ruolo del Parlamento rispetto al Governo, attuato attraverso l'irrigidimento della disciplina di partito, fino alla sostanziale imposizione del vincolo di mandato, il costante ricorso alla decretazione d'urgenza, alla legge delega e al voto di fiducia, il sistematico accantonamento delle proposte di legge di iniziativa parlamentare per dare corso piu' rapido a quelle governative.
Il risultato sara' un Parlamento meno rappresentativo, meno efficiente, meno pluralista, perche' privo dei contributi di tanti territori e delle minoranze, ed omologato alle direttive del Governo. Un vulnus per la democrazia rappresentativa voluta dalla Costituzione che rischia di aggravare la crisi di credibilita' nella quale da tempo versano le istituzioni del nostro Parlamento, sempre piu' distanti dai cittadini.

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Marcello Baraghini, Manuale per diventare editore all'incontrario, Stampa alternativa, s.i.t., pp. 16.
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Riletture
- François Fonvieille-Alquier, Rabelais, Mondadori, Milano 1973, pp. 136.
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Riedizioni
- Roberto Olla, Dux, Rcs, Milano 2012, 2020, pp. 400, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Maestre
- bell hooks, Elogio del margine. Razza, sesso e mercato culturale, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 160.
- bell hooks, Tutto sull'amore. Nuove visioni, Feltrinelli, Milano 2000, 2003, pp. 176.
- Juliet Mitchell, Psicoanalisi e femminismo, Einaudi, Torino 1976, pp. XVIII + 524.
- Juliet Mitchell, La condizione della donna, Einaudi, Torino 1972, 1978, pp. 208.
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Strumenti
- Susanna Granello, Agenda della scuola. Primo trimestre anno scolastico 2020/2021, Tecnodid, Napoli 2020, pp. 224, euro 40.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3866 del 18 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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