[Nonviolenza] Telegrammi. 3821



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3821 del 4 agosto 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Ancora una volta chiediamo
2. Dieci poesie di Emily Dickinson
3. Alcune poesie di Adrienne Rich
4. Otto poesie di Lalla Romano
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA VOLTA CHIEDIAMO

Ancora una volta chiediamo che  si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. MAESTRE. DIECI POESIE DI EMILY DICKINSON
[Riproponiamo i seguenti testi estratti da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, pp. 3-21. Le traduzioni dei dieci componimenti qui presentati sono di Silvia Raffo, Margherita Guidacci, Massimo Bacigalupo.
Emily Dickinson - poetessa imprescindibile - visse ad Amherst, Massachusetts, tra il 1830 e il 1886; molte le edizioni delle sue poesie disponibili in italiano con testo originale a fronte (tra cui quella integrale, a cura di Marisa Bulgheroni: Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005; ma vorremmo segnalare anche almeno la fondamentale antologia curata da Guido Errante: Emily Dickinson, Poesie, Mondadori, Milano 1956, poi Guanda, Parma 1975, e Bompiani, Milano 1978; e la vasta silloge dei versi e dell'epistolario curata da Margherita Guidacci: Emily Dickinson, Poesie e lettere, Sansoni, Firenze 1961, Bompiani, Milano 1993, 2000); per un accostamento alla sua figura e alla sua opera: Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson. L'alfabeto dell'estasi, Feltrinelli, Milano 1998, 2000; Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano 2002. Ebbe a scrivere della sua opera Luciano Bonfrate: "Mi capita di usare dei suoi versi / come fosser sentenze di sibilla / della mia vita specchio, e vi scintilla / cio' che trovai, che non trovai, che persi"]

1

Settimana di San Valentino 1850

Nove Muse, destatevi, e in un canto divino
svolgete il sacro nastro per il mio Valentino!

Per fanciulli e damigelle follemente innamorati
questa terra fu creata, per dolcezze e per sospiri,
per quell'uno che risulta da due cuori accompagnati.
Tutti trovano un compagno sulla terra, in mare, in cielo,
solo te Dio fece singolo in un mondo cosi' bello!
La sposa con lo sposo, i due, e poi l'uno,
Adamo insieme ad Eva, la luna insieme al sole,
la vita questo impone, chi lo fa e' beato;
chi si ribella al re, sia all'albero impiccato.
Cerca il superbo l'umile, il grande vuole il piccolo,
chi cerca sempre trova, nella terrestre sfera;
l'ape corteggia il fiore, il fiore s'apre all'ape,
liete le loro nozze, cento foglie le invitate;
il vento prega i rami, e questi gli si danno.
Il padre premuroso cerca una sposa al figlio.
La furia delle onde si duole sulla riva,
il mare occhi pensosi volge alla bianca luna,
si fondono gli spiriti, e fan solenni voti,
l'onda non geme piu', ne' pallida e' la luna.
Cerca il verme i mortali, morte una sposa viva,
la notte sposa il giorno, ama l'aurora il vespro;
il cielo e' un cavaliere sincero, e la terra
un'allegra civetta, la corte a lungo dura.
Ed ora, riassumendo, diro' la mia sentenza
perche' tu ti ravveda e mondi la tua anima:
tu sei un assolo umano, sei triste e appartato,
senza compagna raccogli quello che hai seminato.
Hai mai ore silenti, minuti senza fine,
pensieri troppo cupi, e pianti anziche' canti?
Ci sono Sarah, Eliza, ed Emeline la bella,
c'e' Harriet, c'e' Susan, e quella ricciutella!
Ciechi sono i tuoi occhi, eppure puoi vedere
sedute sopra l'albero le sei, graziose e fide;
accostati pian piano e arrampicati ardito,
scorda lo spazio e il tempo, cogli la preferita!
Poi portala nel bosco, preparale un rifugio,
e dalle cio' che brama, gioielli, uccelli o fiori -
porta la tromba e il piffero, rullare fa' il tamburo -
da' il buongiorno al mondo, e in gloria va' al sicuro!

*

2

C'e' un altro cielo,
sempre limpido e bello,
e c'e' un altro rilucere di sole,
anche se e' fitta, li', l'oscurita':
basta foreste disseccate, Austin,
basta campi silenziosi -
qui sta la piccola foresta
dalla foglia sempreverde;
ed il giardino piu' luminoso
che mai gelo conobbe:
tra i suoi fiori perenni
odo l'ape ronzare, allegra:
ti prego, fratellino,
vieni nel mio giardino!

*

3

"Sic transit gloria mundi",
"Come s'industria l'ape",
"Dum vivimus vivamus",
Resisto al mio nemico!

Oh, "veni, vidi, vici!"
Caput da capo a pie'!
e oh "memento mori"
quando andro' via da te!

Urra' per Peter Parley!
Urra' per Daniel Boone!
Tre urra' per chi, signore,
primo osservo' la luna!

Peter, solleva il sole;
Pat, sistema le stelle;
di' a Luna che il te' e' pronto,
chiama fratello Marte!

Posa la mela, Adamo,
e vieni via con me,
una delizia avrai
del melo di papa'!

Dal "Colle della Scienza"
"le terre giu' contemplo":
trascendentale scena
mai vista prima d'ora!

Alla Legislatura
mi manda il mio paese;
per me scarpe di gomma,
qualunque vento tiri!

Nel corso degli studi
mi fu svelato che
da un melo per isbaglio
cadde la gravita'!

La terra sul suo asse
dicevan volteggiare,
al modo di un ginnasta,
il sole ad onorare!

E fu Colombo il prode,
navigando sull'onde,
che disse alle nazioni
dove avrei abitato!

Mortalita' e' fatale -
fine e' l'educazione,
ed eroica la frode,
sublime l'evasione!

I nostri padri caddero
stremati a Bunker Hill,
son molti di' da allora,
pure, dormono ancora, -

li destera' la tromba,
sorger li vedo in sogno,
con il moschetto fiero
in marcia verso il cielo!

Un vile fermo stara'
finche' dura la lotta;
ma un immortale eroe
col berretto scappera'!

Addio, signore, io parto;
la terra mia mi chiama,
ch'io possa, nel lasciarvi,
le lacrime asciugare.

In segno d'amicizia
accetta il "grato dono",
passata oltre la luna
la mano che lo colse,

memoria dei miei resti
sara' consolazione;
ora addio, Tuscarora,
e addio, signore, a te!

San Valentino '52

*

4

Sopra un mare mirabile
navigando in silenzio,
conosci tu la riva,
o pilota,
dove non urlano i marosi,
dove non e' piu' tempesta?

Nel tacito ponente
molte vele in riposo
in un saldo ancoraggio.
E laggiu' ti piloto.
Terra! L'eternita'!
Eccoci infine in porto!

*

5

In primavera mi fa compagnia
un uccello che canta per me sola -
la primavera ammalia - quando poi
l'estate s'avvicina
e appaiono le rose,
ecco che il pettirosso e' andato via.

Ma non me ne rattristo
sapendo che il mio amico
certo di la' dal mare
impara nuove melodie per me
e deve ritornare.

In piu' tenere mani assicurati,
in piu' sincera terra custoditi
sono i miei -
ed anche se fuggiti
dico al mio cuore in ansia
che li raccogli tu.

In luce piu' serena,
in piu' dorato splendore
vedo ogni dubbio sciogliersi e svanire,
ogni timore e pena di quaggiu'.

Non saro' mai piu' triste,
sapendo che il mio amico,
pur se volato via,
da un albero lontano
a me rimandera'
l'azzurra melodia.

*

6

Spesso i boschi son rosa -
spesso sono bruni.
Spesso le colline si spogliano
alle spalle del mio paese.
Sovente si corona una testa
come altre volte ho visto -
sovente un angolino
dove e' sempre stato -
E la terra - mi dicono -
ha compiuto un altro giro sull'asse!
Stupenda questa rotazione
e che bastino dodici a farla!

*

7

I piedi che camminan verso casa
vanno con lievi sandali,
il croco, fino al tempo di fiorire,
vassallo e' della neve -
labbra dell'alleluia
lunghi anni d'esercizio sostennero
finche' prima o poi i barcaioli
camminarono cantando sulla riva.

Le perle sono l'esile salario
che al mare strappa il tuffatore ardito,
le ali, il carro dei Serafini,
un tempo pedoni come noi -
La notte e' l'ordito del giorno,
il furto - eredita' -
la morte e' la nostra attenzione rapita
all'immortalita'.

I miei calcoli non mi sanno dire
quanto distante quel villaggio sia
che gli angeli coltivano, i cui borghi
punteggiano di luci tutto il cielo -
i miei dotti si velano la faccia -
e la mia fede venera la tenebra
che irrora dalle sue abbazie sontuose
tale resurrezione.

*

8

Esiste una parola
che impugna una spada
potrebbe trapassare un uomo armato -
lancia le sue acuminate sillabe
ed e' di nuovo muta -
ma dove va a cadere
dira' chi si salva
il giorno sacro alla patria
che qualche valoroso suo fratello
dono' l'ultimo respiro.

Dovunque corra l'affannato sole -
dovunque vaghi il giorno -
e' il suo assalto silente -
la sua certa vittoria!
Ecco il piu' scaltrito tiratore!
La mira piu' perfetta!
Il piu' sublime bersaglio del tempo
e' un'anima "dimenticata"!

*

9

Tra sentieri e tra rovi si stendeva -
tra boschi e radure - banditi
spesso ci passarono
sulla strada deserta.

Ed il lupo veniva ad occhieggiare -
perplessa ci guardava la civetta -
la sagoma di seta della serpe
sgusciava via furtiva -

Tempeste ci sfiorarono le vesti -
i pugnali del lampo dardeggiavano -
feroce dagli spalti della roccia
l'avvoltoio famelico grido' -

E le dita del satiro accennavano -
"Venite" la vallata mormoro' -
Questi erano i compagni -
questa era la via
che corsero quei bimbi verso casa.

*

10

La mia ruota e' nel buio!
Non vedo neppur uno dei suoi raggi,
eppure so che il suo passo stillante
si volge sempre in giro.

Il mio piede e' sull'onda!
Strada non frequentata -
pure tutte le strade
portano a una radura.

Alcuni hanno lasciato ormai la spola;
nella tomba operosa
altri fanno un lavoro inconsueto;

altri con nuova, solenne andatura,
regalmente oltrepassano il cancello
respingendo il problema
a voi e a me!

3. MAESTRE. ALCUNE POESIE DI ADRIENNE RICH
[Riproponiamo ancora una volta questa scelta di versi di Adrienne Rich, dal volume Esplorando il relitto, Savelli, Milano 1979 (edizione originale: Diving into the Wreck, W. W. Norton, New York 1973, premiato con il National Book Award nel 1974), nella traduzione di Liana Borghi (che di Adrienne Rich e' traduttrice e studiosa acutissima).
Adrienne Rich (Baltimora, 16 maggio 1929 - Santa Cruz, 27 marzo 2012) e' stata una grandissima poetessa e saggista femminista americana di straordinaria intensita' e profondita', di forte impegno civile, militante per la pace e la dignita' umana. Presentando alcuni suoi versi anni fa scrivevamo che "Adrienne Rich e' l'autrice di Nato di donna, un libro la cui lettura e' ineludibile. Ma e' anche una poetessa che ha scritto versi che ti tolgono il respiro, ovvero te lo restituiscono. Ed una militante per la pace e i diritti umani di grande rigore e nitore". Dal sito www.crocettieditore.com riprendiamo la seguente scheda di alcuni anni fa: "Adrienne Rich e' nata il 16 maggio 1929 a Baltimora. Poetessa, saggista e militante femminista, a ventun anni ha vinto il Premio Yale per giovani poeti con A change of world (1951, Un mutamento di mondo). Ha, inoltre, pubblicato le raccolte poetiche Gli intagliatori di diamanti (1955, The diamond cutters), Necessita' del vivere (1966, Necessities of life), Esplorando il relitto (1973, Diving into the wreck), Il sogno di una lingua comune (1978, The dream of a common language), Atlante del mondo difficile (1991, Atlas of the difficult world); e i saggi Nato di donna (1976, Born of woman), Segreti silenzi bugie (1966-78, On lies, secrets and silence), Sangue, pane e poesia (1986, Blood, bread and poetry); e la raccolta Oscuri campi della repubblica (1991-95, Dark fields of the republic), che comprende anche numerose sequenze narrative". Tra le opere di Adrienne Rich: Nato di donna, Garzanti, Milano 1977, 2000; Esplorando il relitto, Savelli, Milano 1979; Segreti silenzi bugie, La Tartaruga, Milano 1982; Lo spacco alla radice, Estro, Firenze 1985; Come la tela del ragno, La Goliardica, Roma 1985; Cartografie del silenzio, Crocetti, Milano 2000]

Cercando di parlare con un uomo

In questo deserto collaudiamo bombe,

ecco perche' siamo venuti qui.

Talvolta sento un fiume sotterraneo
premere tra due scogliere deformi
un angolo acuto di comprensione
spostarsi come un loco del sole
in questo paesaggio condannato.

A cosa abbiamo rinunciato per arrivare fin qui -
intere collezioni di Lp, film recitati da noi
ormai in terza visione, vetrine di fornai
piene di biscotti ebraici secchi, alla cioccolata
il linguaggio delle lettere d'amore, dei suicidi,
pomeriggi sul greto del fiume
fingendo di essere bambini

Venendo in questo deserto
di cui volevamo cambiare il volto
guidando tra cactacee verde spento
camminando a mezzogiorno nelle citta' morte
circondati da un silenzio
che sembra il silenzio di questo luogo
solo che e' venuto con noi
ed e' familiare
e tutte le cose finora dette
erano uno sforzo per cancellarlo -
Venendo qui siamo al confronto

Qui mi sento piu' indifesa
con te che senza te
Tu accenni al pericolo
elenchi l'equipaggiamento
parliamo di persone che si aiutano
in casi di emergenza - lacerazione, sete -
ma tu guardi me come un caso d'emergenza

Il tuo calore secco e' potere
i tuoi occhi sono stelle di una grandezza diversa
riflettono luci che dicono: uscita
quando ti alzi e misuri coi passi il pavimento

parlando del pericolo
come se non fossimo noi
come se collaudassimo qualcos'altro.

1971

*

Quando noi morti ci destiamo

Per E. Y.

1. Cercando di dirti come
l'anatomia del parco
attraverso i vetri macchiati, il modo
in cui i guerriglieri avanzano
sui campi minati, l'immondizia
che brucia senza fine nel cumulo
per tornarsene in cielo come macchia -
ogni cosa fuori della nostra pelle e' un'immagine
di questa afflizione:
pietre sulla mia tavola, portate a mano
da scene di cui mi fidavo
ricordi di quel che un tempo descrissi
come felicita'
ogni cosa fuori della mia pelle
parla del difetto che mi fa zoppicare
persino le cicatrici delle mie decisioni
persino lo sprazzo di sole nella vena di mica
persino tu, compagna creatura, sorella,
che mi siedi di fronte, scura d'amore,
lavorando come me a disfare
lavorando come me a rifare
questo strascico di maglia, questo panno di oscurita',
questo indumento di donna, cercando di salvar la matassa.

2. Il fatto di essere una persona separata
entra nella tua esistenza come un mobile
- un cassone di legno del Seicento
di qualche parte del Nord.
Ha una serratura enorme modellata a testa di donna
ma la chiave non s'e' trovata.
Negli scompartimenti ci sono altre chiavi
di porte smarrite, un occhio di vetro.
Piano cominci ad aggiungere
cose tue.
Vai e vieni riflessa nei pannelli.
Smetti di ricordare gli anniversari,
cominci a scrivere nei tuoi diari
piu' onestamente che mai.

3. L'incantevole paesaggio del Sud Ohio
tradito dalle miniere a cielo aperto, la
grossa fede d'oro al dito dell'adultero
i programmi indistinti della radio pirata vicino alla costa
sono motivi di esitazione.
Qui nella matrice del bisogno e della rabbia, la
confutazione di quanto ritenemmo possibile
fallimento di cure
dubbi sull'esistenza dell'altro
- dillo e ripetilo, le parole
si addensano di non senso -
eppure mai siamo stati piu' vicini alla verita'
delle menzogne che vivevamo, ascoltami:
la fedelta' che so immaginare sarebbe un'erbaccia
che fiorisce nel catrame, un'energia blu che buca
gli atomi ammassati di una roccia d'incredulita'.

1971

*

Svegliandosi nel buio

1. La cosa che mi arresta e'

come siamo composti di molecole

(mi mostro' il disegno del selciato)

disposte senza nostro consenso e consapevolezza

come la telefoto composta
di milioni di puntini

nella quale l'uomo del Bangladesh
cammina affamato

sulla prima pagina
senza saperne niente

e questa e' la sua presenza per il mondo.

2. Stavamo in fila fuori di qualcosa
due a due, o da soli a coppia, o solamente soli,
guardando vetrine piene di forbici,
vetrine piene di scarpe. La strada chiudeva,
la citta' chiudeva, avremmo avuto noi la fortuna
di farcela? Esponevano
in una teca, l'Uomo senza patria.
Gli alzammo i passaporti in faccia, piangemmo per lui.

Scaricano sangue animale nel mare
per attirare i pescecani. Talvolta ogni
aperura del mio corpo
perde sangue. Non so se
far finta che sia naturale.
C'e' una legge per questo, una legge di natura?
Tu adori il sangue
lo chiami perdita isterica
lo vuoi bere come latte
vi immergi il dito e scrivi
svieni all'odore
sogni di scaricarmi in mare.

3. La tragedia del sesso
e' intorno a noi, un lotto di bosco
per cui si affilano le asce.
I vecchi ripari e capanni
fissano dalla radura con una certa risolutezza
- la capanna dell'eremita', il rifugio dei cacciatori -
scene di masturbazione
e barzellette sporche.
Un mondo di uomini. Ma finito.
Loro stessi l'hanno venduto alle macchine.
Cammino nella foresta ignara
una donna nella vecchia uniforme da corve'
che si e' ristretta per starle, sono persa
a momenti, mi sento stordita
dal sole che muove le zampe tra gli alberi,
ho freddo nell'umido lichene del folto.
Niente si salvera'. Sono sola,
a calciare gli ultimi tronchi marci
con il loro strano odore di vita, non di morte,
a chiedermi cosa mai avrebbe potuto diventare tutto questo.

4. Chiarezza,
spruzzo

che acceca e purga

strali di sole che battono l'acqua

i corpi filano nell'aria

come alianti

i corpi al rallentatore

cadono
nella piscina
alle Olimpiadi di Berlino

controllo; perdita di controllo

i corpi risalgono
ritornano arcuati alla torre
il tempo si riavvolge su se stesso

chiarezza di aria aperta
dinanzi alle camere oscure
con le teste di doccia

i corpi ricadono ancora
a piombo
piu' veloci della luce
l'acqua si apre
come aria
come percezione

Una donna ha fatto questo film
contro
la legge
di gravita'.

5. Tutta la notte ho sognato un corpo
sul quale lo spazio pesa diversamente che sul mio
Facciamo l'amore per strada
il traffico rifluisce da noi
si rovescia come un lenzuolo
l'asfalto freme di tenerezza
non c'e' sgomento
ci muoviamo insieme come piante sott'acqua

Ancora e ancora, sul punto di svegliarmi
mi rituffo a scoprirti
che ancora bisbigli, toccami, continuiamo
a fluire per la lenta
foresta-oceano di luci di citta'
che ci smuove i peli del corpo

Ma questo e' il sogno che parla
svegliandomi
vorrei ci fosse un dove
reale su cui stare
e passarci il cannocchiale
e guardare la terra, il bosco selvaggio
dove lo spacco si apri'

1971

*

Incipienza

1. Vivere, giacere svegli
sotto l'intonaco scrostato
mentre si forma il ghiaccio sulla terra
a un'ora in cui niente si puo' fare
per affrettare le decisioni

sapere che il filo si compone
nel corpo del ragno
primi atomi della tela
visibile domani

sentire il futuro infuocato
di ogni fiammifero in cucina

Niente si puo' fare
se non a gradi. Scrivo la mia vita
ora per ora, parola per parola
guardando la rabbia delle vecchie sull'autobus
numerando le striature
d'aria nel cubetto di ghiaccio
immaginando l'esistenza
di qualcosa non ancora creato
questa poesia
le nostre vite

2. Un uomo dorme nella stanza accanto
Noi siamo i suoi sogni
Abbiamo testa e seni di donne
corpi di uccelli da preda
Talvolta ci tramutiamo in serpenti d'argento
Mentre vegliamo fumando e parlando di come vivere
lui si gira nel letto e mormora

Un uomo dorme nella stanza accanto
Un neurochirurgo entra nel suo sogno
e comincia a sezionargli il cervello
Lei non sembra un'infermiera
e' assorta nel suo lavoro
ha un volto severo, delicato come Marie Curie
Non e' / potrebbe essere una di noi due

Un uomo dorme nella stanza accanto
Ha passato tutto un giorno
in piedi, a tirare sassi nello stagno nero
che si mantiene nero
fuori del suo sogno noi saliamo incerte su per la collina
mano nella mano, saliamo incerte su per la collina
sopra la roccia vulcanica sfregiata.

1971

*

Dopo vent'anni

Per A. P. C.

Due donne siedono a un tavolo vicino a una finestra, ognuna colpita
diversamente dalla stessa luce.
Parlando sprizzano scintille
che i passanti per strada osservano
come un riflesso sul vetro di quella finestra.
Due donne nel fiore della vita.
I loro figli sono tanto grandi da avere figli.
La solitudine e' parte della loro storia da vent'anni,
il bordo scuro della pronta lingua,
il risvolto cupo dell'immaginazione.
C'e' neve e tuono nella strada.
Mentre parlano il lampo balena viola.
E' strano essere cosi' tante donne,
che mangiano e bevono alla stessa tavola,
che hanno lavato i bambini nello stesso lavabo
che hanno nascosto segreti l'una all'altra
hanno camiminato sul pavimento della loro vita in camere separate
e confluiscono ora nella storia come la donna del loro tempo
che vive nel fiore della vita
come in una citta' dove niente e' proibito
e niente permane.

1971

*

Lo specchio in cui due si vedono come una

1. E' lei che chiami sorella.
Il suo atto piu' semplice affascina,
come quando squama un pesce il coltello
la balena fra le lunghe dita
senza spreco di movimento o quando
rapida parlando d'amore
forbisce con la paglietta
il bollitore ammaccato

I pomi d'oro ti torcono il fianco
con improvviso vuoto
i cereali ti gonfiano, ogni grano
di spiga matura raccolto a  mano
Amore: il frigorifero
spalancato
le bistecce frollate si dissanguano
nella pellicola di plastica
il burro montato, le albicocche
gli avanzi acidi

Una cesta aspetta nel frutteto
che tu la riempia
le tue mani si scorticano contro
la ruvida corteccia,
le spine di questa pianta succulenta
Cogli, cogli, cogli
questo raccolto e' un fallimento
il succo ti scorre sugli zigomi
come sudore o lacrime

2. E' lei che chiami sorella
tu sfolgori come lampo per la stanza
le guizzi attorno come fiamma
ti abbagli nei suoi grandi occhi
enumerando le necessita' che non sente
spingendo i principi della tua vita
fra le sue mani

Lei si muove in un mondo di stoffa indiana
il corpo morbido
di ombre, il casimiro gonfio sui fianchi
mentre cammina per la strada con la camicetta di cotone
a comprare fichi freschi perche' tu li adori
a fotografare il ghetto perche' ce l'hai portata tu

Perche' piangi asciugati le lacrime
siamo sorelle
ti mancano le parole al suo sguardo affamato
le porgi un altro libro
segnato dalla tua matita
le porgi un disco
di due flauti che in India recitano

3. Tardi nella notte d'estate gli insetti
sfrigolano nel globo ingiallito
la tua pelle brucia dorata alla luce
In questo specchio, chi sei? Sogni del convento
con la sua disciplina, della stanza dei bambini
con la bambinaia, dell'ospedale
dove tutti i potenti sono mascherati
del cimitero dove siedi sulle tombe
di donne che morirono di parto
di donne che morirono nascendo
Sogni della nascita di tua sorella
tua madre che muore e muore e muore di parto
senza sapere come fermarsi
partorendoti ancora e ancora

tua madre morta e tu non ancora nata
le tue due mani ti afferrano la testa
tirandola giu' contro la lama della vita
i tuoi nervi i nervi di una levatrice
che impara il mestiere

1971

*

Canzone

Ti domandi se mi sento sola:
Ok allora, si', mi sento sola
come un aereo vola solo e orizzontale
sulla sua onda radio, puntando
oltre le Montagne Rocciose
verso le piste recinte di blu
di un aeroporto sull'oceano

Mi vuoi chiedere, mi sento sola?
Bene, certo, sola
come una donna che attraversa il paese guidando
giorno dopo giorno, lasciandosi dietro
miglio dopo miglio
piccole citta' dove avrebbe potuto fermarsi
a vivere e morire, da sola

Se mi sento sola
dev'essere la solitudine
di svegliarsi per prima, di respirare
il primo respiro freddo dell'alba sulla citta'
di essere l'unica che e' sveglia
in una casa avvolta nel sonno

Se mi sento sola
e' come la barca chiusa nel ghiaccio della riva
nell'ultima luce rossa dell'anno
che sa che cos'e', che sa che non e'
ghiaccio ne' fango ne' luce d'inverno
ma legno, con quel dono di poter bruciare

1971

*

A tuffo nel relitto

Avendo prima letto il libro dei miti
e caricato la macchina fotografica,
e tastato la lama del coltello,
mi misi
l'armatura di gomma nera
le pinne assurde
la maschera seria e ingombrante.
Mi tocca far questo
non come Cousteau con la sua
equipe assidua
a bordo della goletta inondata di sole
ma qui da sola.

C'e' una scala.
La scala c'e' sempre
pende innocente
al fianco della goletta.
Sappiamo a che serve,
noi che l'abbiamo usata.
Altrimenti
e' un pezzo di filamento marino
un attrezzo qualsiasi.

Scendo.
Piolo dopo piolo e ancora
l'ossigeno mi immerge
la luce azzurra
gli atomi chiari
della nostra aria umana.
Scendo.
Le pinne mi paralizzano,
striscio come un insetto giu' per la scala
e non c'e' nessuno
a dirmi quando l'oceano
comincia.

Prima l'aria e' azzurra e poi
e' piu' azzurra e poi verde e poi
nera vedo tutto nero eppure
la maschera e' buona
pompa forza al mio sangue
il mare e' un'altra storia
il mare non e' questione di forza
devo imparare da sola
a muovere il corpo senza sforzo
nel profondo dell'elemento.

E ora: e' facile dimenticare
perche' sono venuta
in mezzo a chi e' sempre
vissuto qui
agitando ventagli smerlati
fra le scogliere
E inoltre
si respira in modo diverso quaggiu'.

Sono venuta a esplorare il relitto.
Le parole sono propositi.
Le parole sono mappe.
Sono venuta a vedere il danno che e' stato fatto
e i tesori che sono rimasti.
Carezzo il raggio della mia lampada
lentamente lungo il fianco
di qualcosa piu' duraturo
dei pesci o le alghe

La cosa per cui venni:
il relitto e non la storia del relitto
la cosa stessa e non il mito
il volto annegato che sempre guarda
verso il sole
la prova del danno
erosa dal sale e dai flutti a questa bellezza consunta
le costole del disastro
che curvano la loro asserzione
fra i cauti fantasmi.

Questo e' il posto.
E sono qui, la sirena i cui capelli scuri
fluttuano neri, il tritone dal corpo corazzato
Giriamo in silenzio
attorno al relitto
ci tuffiamo nella stiva.
Io sono lei: io sono lui

il cui volto annegato dorme a occhi aperti
I cui seni ancora portano il peso
Il cui carico d'argento, rame, vermeil giace
oscuro nei barili
semi-incastrati e lasciati a marcire
noi siamo gli strumenti semi-distrutti
che un tempo tennero la rotta
il solcometro corroso dall'acqua
la bussola impazzita

Siamo, sono sei
per vilta' o per coraggio
quell'uno che torna sempre
a questa scena
portando un coltello, una macchina fotografica
un libro di miti
nel quale
i nostri nomi non compaiono.

1972

*

Struggendosi di fuoco

In una libreria dell'East Side
ho letto la testimonianza di un veterano:

hanno investito senza ragione
una vecchia nel Sud Vietnam
con un camion dell'Esercito Usa

L'ondata di caldo e' finita
inerte, assolata, l'East Side
riposa sotto le pensiline

Un'altra estate
le fiamme continuano a nutrirsi

e un caldo afoso permea il terreno
della mente, la bruciatura ha fatto presa
come se non avese piu' dubbi

sul suo diritto a divorare
il resto di una vita
il resto della storia

Stralci di notizie, come questa
soffiano sul mucchio

lo nutrono, che si voglia o no,
un'altra estate, e un'altra ancora
di sofferenza quieta

nelle librerie, nei parchi
per questo noi gridiamo, noi
soffriamo in silenzio

1972

*

Distruggendosi di fuoco

Per E. K.

Guardiamo nella stufa stasera
come in uno specchio, si',

il ciocco corrugato, il nucleo
gassoso giallo-blu

la cenere grigia screziata di rosso, si',
li conosco dentro le palpebre
e sotto la pelle

Il tempo ci afferra come una corrente
che sale, succhiando i calori
del ventre, del cervello

Mi dicesti di aver posto la mano
sull'orma di un indiano morto da molto tempo
e per un attimo conobbi quella mano,

quell'orma, quella roccia,
quel sole che produce vividi sogni
Una parola puo' far questo

o, come stasera, lo specchio del fuoco
della mia mente, che brucia come se potesse continuare
a bruciare se stesso, bruciando appena

divorando tutto
finche' non c'e' niente nella vita
che non ha nutrito quel fuoco

1972

*

Per una sorella

Per Natalya Gorbanevskaya, incarcerata per due anni in un manicomio
sovietico per attivismo politico; e altri

Non mi fido di nessuno di loro. Solo della mia esistenza
gettata nel mondo come una catena da traino
sbattuta e contorta da molti collegamenti casuali
tirata di qua, tirando di la'.

Devo rubare la sensazione di polvere sul pavimento,
di latte inacidito nella dispensa
dopo che vennero a prenderti.
Sono costretta a immaginare lo sguardo che hai lanciato dietro di te.

Pochi paragrafi sui giornali,
tenendo conto degli errori di stampa, le omissioni volute,
la violenza specializzata dei medici.
Non mi fido di loro, ma sto imparando a usarli.

Poco a poco dalle congetture sfocate
emerge il tuo viso, un marmo sommerso
issato lentamente dal profondo.
Sento le corde irrigidirsi sotto il peso della disperazione.

Ti hanno perquisito per contrabbando, hanno preso delle annotazioni.
Uno sguardo d'intelligenza potrebbe costarti vent'anni.
Meglio tracciare cerchi inesistenti con il dito,
cercare di imitare il sorriso di chi e' per sempre ottuso.

Immagini mie. Questa metafora per cio' che succede.
Un geranio in fiamme su una tovaglia verde
diventa tuo. Tu, tornando a casa dopo
per accendere la stufa, prendi la macchina da scrivere e ricominci. La tua
storia.

1972

*

Per chi e' morto

Ho sognato che ti chiamavo al telefono
per dire: Sii piu' dolce con te stesso
ma tu stavi male e non hai risposto

Lo spreco del mio amore continua cosi'
cercando di salvarti da te stesso

Mi ha sempre dato da pensare l'energia
residua, acqua che scorre giu' per la collina
molto dopo che le piogge sono cessate

o il fuoco che devi abbandonare per andare a letto
ma che non puoi lasciare, quasi ma non del tutto spento
i carboni rossi piu' vivi, piu' curiosi
nelle vampate di fiamma e nel morire
di quanto vorresti tu
seduta la' assai dopo la mezzanotte

1972

*

Da un sopravvissuto

Il patto che facemmo era il solito patto
di uomini e donne di allora

Non so chi credevamo di essere
che la nostra personalita'
potesse resistere al fallimento generale

Per fortuna o sfortuna, non sapevamo
che la razza umana fosse in fallimento
e che vi saremmo stati coinvolti

Come chiunque altro, pensavamo di essere speciali

Il tuo corpo per me e' vivido
come lo e' sempre stato; anche di piu'

perche' e' piu' chiaro cio' che sento
so cosa poteva e cosa non poteva fare

non e' piu'
il corpo di un dio
o qualcosa che ha potere sulla mia vita

L'anno prossimo sarebbero stati venti anni
e tu sei morto con spreco
tu che avresti potuto fare quel salto
che parlammo, troppo tardi, di fare

che io vivo ancora
non come un salto
ma un susseguirsi di brevi movimenti sorprendenti
ognuno dei quali rende possibile il seguente

1972

4. MAESTRE. OTTO POESIE DI LALLA ROMANO
[Estratte da Lalla Romano, Poesie, Einaudi, Torino 2001, riproponiamo ancora una volta alcuni versi di Lalla Romano che gia' presentammo in "Voci e volti dela nonviolenza" n. 33 del primo agosto 2006. Scrivevamo allora: "Vi e' in queste poesie un canto fermo e una parola esatta, come solo nei lirici greci".
Lalla Romano (1906-2001), pittrice, poetessa, scrittrice di grande valore e finezza, e' stata una delle voci piu' vive della cultura italiana del Novecento. Varie sue opere sono state recentemente ristampate nella collana dei Tascabili Einaudi; una edizione complessiva delle opere letterarie (a cura di Cesare Segre) e' Opere, due volumi, Mondadori, Milano 1991 e 1992. Su Lalla Romano cfr. Fiora Vincenti, Lalla Romano, La Nuova Italia, Firenze 1974; Annamaria Catalucci, Invito alla lettura di Lalla Romano, Mursia, Milano 1980; Antonio Ria (a cura di), Intorno a Lalla Romano. Saggi critici e testimonianze, Mondadori, Milano 1996. Cfr. anche i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 528 del 17 aprile 2011]

1. Rigano l'aria le rondini

Rigano l'aria le rondini
e non s'incrinano i cieli
specchia il lago le nuvole
e non s'intorbida l'acqua

Noi fugacemente turbiamo
col nostro passaggio il tempo
e tosto si ricompone la spera
limpida e ritorna uguale

*

2. Simile a un fiore il cielo

Simile a un fiore il cielo
dagli orli vermigli posa
lieve sulla terra oscura

Come il fiore caduto
lentamente appassisce
il suo sereno colore
a poco a poco imbruna

Pende nel cielo profondo
stame d'oro la luna

*

3. Inverno, lenta stagione

Inverno, lenta
stagione

La sola vera:
l'altre, fiorite, un sogno

*

4. L'abbraccio

Andiamo nella campagna deserta,
scricchiola sotto i piedi la neve.
Gia' sorta e' la luna, e risplende
la pianura sino ai monti lontani.

Io cerco il tuo corpo caldo e oscuro,
tu cerchi con affanno il mio corpo,
ed il nostro cuore si spezza
tremando nel vano abbraccio.

*

5. Il pianto

Dimmi perche' nel mio sogno piangevi.
Soli eravamo al sommo d'una scala

immensa e buia: e subito le mani
tu mi afferrasti, senza una parola.

Tra le mie mani nascondesti il viso
e ti asciugasti con le palme il pianto.

Cosi' ti vidi dopo tanto tempo,
e nulla so di te, se non quel pianto.

*

6. Stagione

Voi ripetete i vostri canti, uccelli;
ma soltanto una volta nella vita
a noi e' dato d'ascoltar parole
cosi' soavi: a noi non si rinnova
il dolce tempo, come a voi stagione.

*

7. Silenzio

Perdonami se spesso al tuo silenzio
non so risponder che col mio silenzio.
Vedo trascorrer come un triste fiume
il tuo dolore, e simile mi faccio
a te, muta corrente, e ti accompagno
lungo il tuo stanco, affaticato andare.

*

8. Il vento

Il vento fuggendo rapisce ai comignoli il fumo,
e come una chioma leggera l'arriccia e disperde.

Volubile e tenue s'effonde nel tempo la vita,
cosi' come labile fumo dilegua nel vento.

5. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Sylvia Plath, Diari, Adelphi, Milano 1998, 2004, pp. 438.
- Sylvia Plath, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2013, pp. LXIV + 886.
- Christa Wolf, Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, pp. 160.
- Christa Wolf, Premesse a Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, pp. 176.
*
Riedizioni
- Enzo Golino, Parola di Duce. Come si manipola una nazione. Il linguaggio totalitario del fascismo e del nazismo, Rcs, Milano 1994, 2010, 2020, pp. 192, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Edoardo Scala, Storia delle fanterie italiane. Volume XII. I volontari di guerra - 1, Il giornale, Milano 2020, pp. XVI + 464, euro 12.
- Edoardo Scala, Storia delle fanterie italiane. Volume XIII. I volontari di guerra - 2, Il giornale, Milano 2020, pp. IV + 431-890, euro 12.

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3821 del 4 agosto 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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