[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 473



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 473 dell'11 giugno 2020

In questo numero:
1. Il nostro naufragio quotidiano
2. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
3. Approssimandosi il quinto anniversario della scomparsa di Mario Onofri
4. Contro mafia ed apartheid
5. Siano finalmente processati i ministri del governo razzista per i crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019
6. Abrogare gli scellerati ed incostituzionali "decreti sicurezza della razza"
7. Sollevare un ginocchio di qualche centimetro

1. L'ORA. IL NOSTRO NAUFRAGIO QUOTIDIANO

Ancora un naufragio dinanzi alle coste tunisine
ancora il rituale mesto del recupero dei cadaveri
ancora seguiranno le parole di circostanza
e i latrati dei governanti europei
della strage degli innocenti nel Mediterraneo
responsabili

Nelle campagne italiane la schiavitu'
sui cigli delle strade la schiavitu'
prosegue nel nostro paese
la violenza schiavista
la persecuzione razzista
prosegue l'apartheid
non e' ancora arrivato in Italia Abramo Lincoln
non e' ancora arrivato Martin Luther King
non e' ancora arrivato Nelson Mandela

Non riesco a respirare non riesco
a respirare non riesco a respirare
non riesco
a respirare

2. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

3. MEMORIA. APPROSSIMANDOSI IL QUINTO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA DI MARIO ONOFRI

Il 13 giugno ricorre il quinto anniversario della scomparsa di Mario Onofri, artista e militante per i diritti umani di tutti gli esseri umani, esploratore del cuore delle persone e del mondo; un amico generoso, e coraggioso un compagno di lotte. Chi lo ha conosciuto non ne ha dimenticato la gentilezza e la bonta', il tratto garbato e la fine ironia, la tenace opposizione a tutte le ingiustizie, la pazienza non rassegnata e il disincanto mai sconfortato, la mitezza e la levita', la tensione morale e civile, l'impegno nella solidarieta' e nella condivisione del bene e dei beni.
Era un uomo innamorato Mario: della vita e delle persone cui voleva un bene dell'anima; dell'India in cui aveva a lungo soggiornato e di quella che sognava e raccontava con fervore e abbandono; dell'arte della fotografia in cui eccelleva; della convivialita' in cui si donava senza riserve.
La contemplazione mai inerte della bellezza si accompagnava in lui all'indignazione per ogni nequizia; la disposizione all'ascolto e all'autocritica, l'attitudine meditativa, l'atteggiamento schivo e modesto, si accompagnava all'urgenza di contrastare le menzogne e le violenze, di fare il bene. Era un persuaso della nonviolenza.
Sapeva essere insieme entusiasta e parco, aveva scelto la semplicita' volontaria, aveva vissuto una vita ad un tempo sobria e avventurosa, la sua conversazione e la sua compagnia era preziosa e iridescente; sapeva ascoltare e prendersi cura.
Non si vantava mai delle cose buone fatte, inverava nel suo agire la massima secondo cui quando fai una buona azione non devi esibirla.
Aveva conosciuto mondi diversi: i fiammeggianti e decadenti ambienti artistici romani, l'India urbana frenetica e lacerata e quella rurale remota e gandhiana, la provincia italiana sonnolenta e gorgogliante; si nutriva di buone letture, di un'informazione internazionale aggiornata e approfondita dedotta da riviste prestigiose, di conversazioni attente e fluviali.
E vorrei ricordare particolarmente la sua viva partecipazione all'esperienza del Centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" e la comune amicizia con Alfio Pannega (che molte volte fotografo'; ed e' sempre di Mario una meravigliosa fotografia della madre di Alfio - scomparsa nel '74 - scattata sul finire degli anni Sessanta).
Nel suo carattere vi era anche un tratto giocoso, festevole, ma velato di malinconia e di quella nostalgia di cui scrisse Ernst Bloch.
Nella ricorrenza del quinto anniversario della sua scomparsa le persone che lo conobbero lo ricordano ancora vividamente, con gratitudine che non si estingue.
Sarebbe bene che il Comune di Viterbo (eventualmente d'intesa con altri soggetti istituzionali - l'Universita' in primis - compresi della necessita' di conservare, tramandare e rendere accessibili i beni culturali come autentici beni comuni) promuovesse la preservazione e la valorizzazione del suo lascito artistico e documentario, della vasta sua opera fotografica, un tesoro di immagini in gran parte inedito, e disperso, che ancora attende adeguato ordinamento, curatela e pubblicazione.
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Allego in calce una breve notizia su Mario e una lettera con cui nel 2016 si proponeva al Comune di Viterbo di adoperarsi per valorizzare il suo lascito artistico e documentario.
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 11 giugno 2020
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Allegato primo: una breve notizia su Mario Onofri
Mario Onofri e' deceduto a Viterbo, la sua citta', il 13 giugno 2015, aveva 64 anni. Era un uomo dolce e mite, sapiente e generoso. Fotografo, artista, viandante e ricercatore, studioso e testimone, militante per i diritti umani, amico della nonviolenza, sollecito sempre nel recare aiuto alle persone sofferenti, alle persone oppresse. E' stato uno dei migliori compagni di lotte di quanti a Viterbo si sono battuti e ogni giorno si battono contro i poteri criminali e contro il regime della corruzione, contro la devastazione della natura e della cultura, contro la guerra e contro la violenza, contro il razzismo e contro il maschilismo, contro lo sfruttamento e l'oppressione; per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; per la liberazione dell'umanita' intera; in difesa di quest'unico mondo vivente. Anche grazie all'azione di Mario Onofri la nonviolenza e' in cammino. All'indomani della sua scomparsa scrissero di lui alcuni degli amici e compagni di lotte che piu' gli furono vicini: "Grande artista, fotografo e visionario, dagli anni '60-'70 Mario ci ha donato luminose visioni di persone e luoghi con i suoi scatti - di grande perizia tecnica - intrisi di bellezza e malinconia, dolcezza e saggezza, espressione di un cuore e di un occhio sapientemente sensibili e sempre alla ricerca di quei caratteri e paesaggi autentici ed evocativi che sapeva cogliere esprimendo la profonda essenza della vita, dell'umanita', della storia e della natura. Grande viaggiatore, profondo conoscitore dell'India, Mario Onofri lascia un grande patrimonio artistico e documentario, storico ed umano, che - dal bianco e nero al colore - ci permettera' di rivedere, senza mai banalita', la metamorfosi socio-culturale e paesaggistica di Viterbo impressa in cinquant'anni di fotografie. Oltre all'altra sua grande passione, quella dell'India, di questo meraviglioso paese di cui era innamorato e del quale ha magistralmente colto e restituito la poesia, i colori e la magia". Ricordandolo nel primo anniversario della scomparsa di lui e' stato scritto: "artista e ricercatore, militante nonviolento per la pace, i diritti umani, la difesa dell'ambiente e della civilta'. Era un uomo buono, mite, gentile, di garbo levissimo e finissima ironia, di profondi elevati pensieri, di immensa generosita'. Intellettuale dai molti interessi e di molte esperienze, infaticabile viaggiatore e natura contemplativa, acutamente consapevole della fragilita' di ogni persona e della volatilita' di ogni esistenza - e per questo vieppiu' soccorrevole e accudente -, attivista costantemente impegnato per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano, per la liberazione delle oppresse e degli oppressi, per l'amoroso rispetto del mondo vivente tutto. Ne ricordiamo le qualita' di artista visivo, di antropologo del presente, di testimone del tempo e dei luoghi, delle relazioni e dei mutamenti, dei movimenti collettivi e delle esperienze culturali che con intensa partecipazione visse e documento'; lo ricordiamo fedele alle amicizie fino all'abnegazione, tenero e luminoso confortatore nelle distrette, saggio gioioso e meditabondo nel convivio; lo ricordiamo compagno di lotte e di ragionamenti necessari, strenuo ricercatore della verita', la verita' che libera, la verita' che ama, la verita' che e' prendersi cura delle altre persone e del mondo vivente, compassione operosa e universale fraternita'. A chi ha avuto il privilegio grande di essergli stato amico lascia un tesoro di ricordi iridescenti, e un'esortazione a perseverare nell'impegno per la liberazione di ogni essere umano, affinche' tutti possano godere di una condivisa felicita', in una solidarieta' che ripudia e contrasta e sconfigge ogni violenza, e l'intero mondo vivente abbraccia in un rivolgimento amoroso che e' insieme comprensione di se' e del tutto. Lascia anche un'opera vasta e preziosa, in massima misura tuttora dispersa e inedita, un regesto di immagini salvate dalla fuga del tempo il cui pregio artistico e documentario - ed ermeneutico, e morale quindi - e' cospicuo, e che occorre dunque finalmente raccogliere, pubblicare e valorizzare a beneficio dei presenti e dei venturi, dono estremo di un uomo giusto all'umanita'". Trascrivo anche queste righe con cui lo ricordammo nel quarto anniversario nel 2019: "Quattro anni fa ci lasciava Mario Onofri, persona generosa, amico della nonviolenza, compagno di lotte per la dignita' e la liberazione dell'umanita' intera e per la difesa di quest'unico mondo vivente. Sapeva coniugare vita contemplativa e vita attiva, con pazienza e ironia, gentilezza e franchezza, umilta' e accudimento, ed era l'amico che chiunque vorrebbe avere per amico nell'ora in cui di un amico hai piu' bisogno. Per me, e credo anche per molte altre persone che lo hanno conosciuto, e' stato piu' che un amico, un fratello. So che se fosse ancora vivo oggi sarebbe sulle barricate - o sulle navi dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo - a combattere contro il razzismo e lo schiavismo, a lottare per salvare tutte le vite, a difendere la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani, a contrastare il governo razzista e golpista che sta commettendo mostruosi crimini contro l'umanita', a resistere contro il fascismo che torna. Ricordarlo e' proseguire la lotta comune".
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Allegato secondo: una lettera al Sindaco del Comune di Viterbo dell'8 maggio 2016
Al Sindaco del Comune di Viterbo
e per opportuna conoscenza: ai consiglieri comunali di Viterbo, ai mezzi d'informazione
Oggetto: Approssimandosi il primo anniversario della scomparsa, il Comune di Viterbo realizzi una mostra delle opere di Mario Onofri
Egregio Sindaco,
fra un mese circa, il 13 giugno, ricorre il primo anniversario della scomparsa di Mario Onofri, che e' stato un grande fotografo viterbese e una persona mite e generosa di forte impegno culturale, morale, civile.
L'opera fotografica di Mario Onofri costituisce un lascito artistico e documentario di enorme valore, e sarebbe bene che il Comune di Viterbo si adoperasse affinche' fosse messa a disposizione di tutti i viterbesi - oltre che della comunita' degli studiosi - la conoscenza almeno della sezione relativa alla citta', ai suoi paesaggi, alla sua popolazione, ai mutamenti antropologici ed ecologici che Mario Onofri ha registrato con i suoi scatti fin dagli anni Sessanta del secolo scorso.
Credo che i familiari e gli amici dell'artista sarebbero lieti di contribuire - mettendo a disposizione le sue opere - all'allestimento di una mostra retrospettiva dell'opera di Mario Onofri qualora il Comune di Viterbo volesse impegnarsi a realizzarla, ed a tal fine mi permetto di formulare questa proposta.
Un cordiale saluto,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, 8 maggio 2016

4. REPETITA IUVANT. CONTRO MAFIA ED APARTHEID

Nessuno e' libero finche' qualcuno e' schiavo
Nelle campagne italiane da anni si sta riproducendo un regime di schiavitu' e di segregazione, di effettuale apartheid, governato dittatorialmente dai poteri mafiosi, dall'economia illegale, dal caporalato, con la complicita' di pubblici amministratori e pubblici funzionari razzisti e conniventi, con la complicita' di chi governa il paese e delle disumane antileggi hitleriane imposte e mantenute da governi ipso facto violatori della dignita' umana.
E' una tragedia ormai pluridecennale: l'aveva gia' fatta emergere drammaticamente nel 1989 l'atroce omicidio di Jerry Essan Masslo, fuggito dal Sudafrica dell'apartheid per poi morire assassinato in Italia, a Villa Literno.
E troppe altre morti si sono susseguite da allora nel nostro paese, una strage infinita causata da schiavitu' e razzismo, nelle campagne e non solo.
Quando finira' questo scandalo, quando finira' questa vergogna?
Cosa diranno di noi gli storici futuri quando dovranno constatare che a settantacinque anni dalla sconfitta del nazifascismo in Italia continuavano schiavitu' e razzismo?
La lotta contro schiavitu' e razzismo, cosi' come la lotta contro il potere mafioso, ci riguarda tutte e tutti.
La liberta' e' una e indivisibile, nessuno e' libero finche' qualcuno e' schiavo.
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Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'
Occorre quindi regolarizzare immediatamente lo status giuridico e la condizione amministrativa di tutte le persone che si trovano in Italia, a tutte riconoscendo immediatamente tutti i diritti sociali, civili, politici, tutti i diritti umani inerenti a tutti gli esseri umani.
Occorre abrogare immediatamente tutte le folli e scellerate misure razziste ed incostituzionali imposte da governi ebbri e criminali, a cominciare dai due cosiddetti "decreti sicurezza".
Occorre che l'Italia torni alla civilta', al rispetto della legalita' che salva le vite, al rispetto del diritto internazionale, al rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Se non si riconoscono tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani presenti nel nostro paese, cio' significa che chi governa l'Italia continua a violare la stessa Costituzione della Repubblica italiana, che e' la legge a fondamento di tutte le altre leggi italiane, la legge che e' il cuore pulsante del nostro ordinamento giuridico, del nostro sistema istituzionale, della nostra civile convivenza.
Se non si riconoscono tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani presenti nel nostro paese, cio' significa che chi governa l'Italia continua ad imporre un regime razzista e schiavista incompatibile con lo stato di diritto, incompatibile con la democrazia, incompatibile con la civilta' giuridica e con la dignita' umana.
Se non si riconoscono tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani presenti nel nostro paese, cio' significa che chi governa l'Italia e' un criminale e un complice di criminali.
Si torni quindi al rispetto rigoroso e intransigente della Costituzione repubblicana che riconosce e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani, che fa obbligo alle istituzioni di recare aiuto a chi di aiuto ha bisogno, che riconosce il diritto d'asilo a tutte le persone che nel loro paese d'origine non hanno i diritti che la Costituzione garantisce ai cittadini italiani.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
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"Una persona, un voto"
E ci si decida finalmente a riconoscere che chi vive in un luogo e' in quel luogo che deve poter esercitare tutti i suoi umani diritti, e' in quel luogo che deve poter vivere una vita degna, nel rispetto e nell'aiuto reciproco: e che quindi ogni persona deve avere anche il diritto di partecipare democraticamente alle decisioni pubbliche che la sua stessa vita riguardano: "una persona, un voto" e' da sempre il motto e la bandiera della democrazia.
In Italia ancor oggi a milioni e milioni di persone che vivono stabilmente qui e perlopiu' da molti anni, che danno un contributo fondamentale all'economia e alla vita civile, i cui figli hanno studiato e studiano nelle scuole italiane e sono gia' parte dell'Italia di domani come i loro genitori sono gia' parte dell'Italia di oggi, ebbene, a questi milioni e milioni di persone oneste e generose sono ancora assurdamente, scelleratamente negati quei diritti e quella dignita' per il cui universale riconoscimento i martiri della Resistenza diedero la vita; quei diritti e quella dignita' che sono l'umanita' dell'umanita'; quei diritti e quella dignita' che sono il concreto fondamento, la sostanza stessa della repubblica democratica ed antifascista.
E' un dolore immenso e indicibile dover riconoscere che in Italia l'orrore e l'infamia del razzismo, e l'orrore e l'infamia del potere mafioso, ancora non siano stati sconfitti.
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Le braccianti e i braccianti che ci hanno salvato la vita
Questi mesi di epidemia hanno messo a nudo una volta di piu' la fragilita' intrinseca e il bisogno di mutuo soccorso che caratterizzano ogni umana esistenza, ogni umana comunita', l'intera umana famiglia.
In questi mesi di epidemia se la catastrofe e'stata contenuta e' stato anche e soprattutto grazie alle braccianti e ai braccianti che hanno garantito l'approvvigionamento delle nostre mense, che ci hanno sfamato con il loro lavoro, sovente rischiando la loro vita, sovente subendo abusi indicibili.
Al contrario delle ripugnanti menzogne della retorica razzista, la verita' e' che le braccianti e i braccianti ci hanno salvato la vita.
Il minimo che si possa fare e' riconoscere questa verita', e far cessare quegli abusi.
Il minimo che si possa fare e' riconoscere loro tutti i diritti inerenti ad ogni essere umano.
Il minimo che si possa fare e' far cessare la schiavitu', il caporalato, la dittatura mafiosa nelle campagne e non solo.
Il minimo che si possa fare e' riconoscere a questi nostri fratelli e a queste nostre sorelle la liberta', l'eguaglianza, la solidarieta' che ad ogni essere umano e' dovuta.
Il minimo che si possa fare e' compiere questo atto di riconoscimento, e di riconoscenza.
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L'ora della verita'
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Il nostro primo dovere di esseri umani e' salvare le vite: soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ogni essere umano e' un essere umano, e in quanto tale ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Siano immediatamente abrogate tutte le obbrobriose misure razziste ed incostituzionali imposte da governanti perversi e disumani.
Sia immediatamente finalmente legiferato il pieno riconoscimento di tutti i diritti sociali, civili e politici a tutte le persone che si trovano in Italia.
S'inveri la volonta' della Resistenza, la verita' della repubblica costituzionale, la sostanza dello stato di diritto, il cuore della democrazia, il valore umano e l'umana giustizia cui e' ordinata ogni legittima umana istituzione.
Si contrasti la mafia e l'apartheid.

5. REPETITA IUVANT. SIANO FINALMENTE PROCESSATI I MINISTRI DEL GOVERNO RAZZISTA PER I CRIMINI CONTRO L'UMANITA' COMMESSI NEL 2018-2019

Che siano finalmente processati i ministri del governo razzista per i crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019.
Che siano finalmente processati i ministri del governo razzista per le flagranti violazioni del diritto internazionale e della legalita' costituzionale commesse nel 2018-2019.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
La strage degli innocenti nel Mediterraneo e' un crimine contro l'umanita'.
La schiavitu', le persecuzioni e l'apartheid in Italia sono un crimine contro l'umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. ABROGARE GLI SCELLERATI ED INCOSTITUZIONALI "DECRETI SICUREZZA DELLA RAZZA"

Nonostante che il governo razzista sia caduto ormai dalla scorsa estate, restano assurdamente, scandalosamente, obbrobriosamente ancora in vigore alcune delle sue scellerate ed incostituzionali misure razziste che violano fondamentali diritti umani, il diritto internazionale e la stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Come ad esempio le misure razziste contenute negli infami "decreti sicurezza della razza".
Cosi' come e' giusto, necessario e urgente che finalmente tutti i ministri di allora siano tratti in tribunale a rispondere dei reati razzisti commessi, ugualmente e' giusto, necessario e urgente che quelle misure razziste ed incostituzionali siano abrogate.
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E' evidente che essendo restato al governo uno dei due partiti che diedero vita al criminale governo razzista nel 2018-2019, e che anzi lo stesso presidente del consiglio dei ministri attuale e' ancora quello che presiedette quel gabinetto razzista, ancora non e' stata pienamente ripristinata la democrazia e la legalita' costituzionale.
Ma e' altrettanto evidente che la democrazia e la legalita' costituzionale devono essere infine ripristinate; che deve cessare la violenza razzista; che quelle misure disumane devono essere abolite, e quei disumani ministri ed i complici loro devono essere allontanati dalle istituzioni democratiche.
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Contrastare il razzismo e il fascismo, ripristinare la vigenza dei diritti umani e della legalita' democratica, non sono compiti da subordinare a calcoli tattici e a giochi di palazzo, sono invece obbligo morale e civile, dovere fondativo dell'ordinamento democratico e della civile convivenza, sono indispensabile inveramento della Costituzione, sono la politica prima che si oppone alla folle barbarie, che si oppone alle stragi degli innocenti.
Cosicche' non si perda piu' tempo: siano immediatamente abrogati gli scellerati ed incostituzionali "decreti sicurezza della razza".
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Sia soccorsa, accolta e assistita ogni persona bisognosa di aiuto.
Siano rispettati tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. SOLLEVARE UN GINOCCHIO DI QUALCHE CENTIMETRO

"Allora Giacobbe chiamo' quel luogo Peniel"
(Gn, 32, 31)

Due episodi che con la forza del simbolo mi sembra riassumano questo momento tragico dell'umanita' e ci convochino a un impegno ineludibile.
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Il primo: un uomo giace a terra ammanettato, un agente delle forze dell'ordine gli preme un ginocchio sul collo, lo comprime col peso di tutto il suo corpo; l'uomo a terra dice che sta soffocando, l'altro non cessa di premere, la vittima perde i sensi, muore. Un altro agente tiene a distanza i passanti, qualcuno riprende la scena con un telefonino.
Bastava sollevare un ginocchio di qualche centimetro a salvare quella vita umana che si stava spegnendo. Queste immagini fanno il giro del mondo. Le guardo e mi sento sporco e colpevole: non si dovrebbe mai vedere la morte, non si dovrebbe mai permettere la morte.
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Il secondo: la Giunta per le immunita' del Senato si esprime affinche' un ex-ministro di un governo razzista non sia processato per un reato che ha evidentemente commesso; tra coloro che non hanno voluto votare affinche' l'ex-ministro fosse processato, che non hanno voluto che la legge fosse uguale per tutti, vi e' chi ha enunciato la seguente ragione: che la responsabilita' di quel reato non era solo di quell'ex-ministro.
Come se il fatto che a commettere un crimine si sia in piu' persone faccia si' che quel crimine cessi di essere perseguibile. Con questo criterio non c'e' piu' motivo di processare nessun appartenente a un'organizzazione criminale, poiche' i delitti che commette non li commette da solo. Con questo criterio neanche il genocidio e' piu' un delitto da contrastare e punire, poiche' per commetterne uno occorre la partecipazione di piu' persone.
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Cosa ci sta accadendo?
Che e' vero che per i poteri dominanti le vite dei neri non valgono niente, non valgono niente le vite delle donne, non valgono niente le vite dei braccianti, non valgono niente le vite dei naufraghi, non valgono niente le vite degli esseri umani che la fame e le guerre costringono a una fuga infinita.
Che e' vero quello che scrisse memorabilmente Primo Levi: "che il dolore e' la sola forza che si crei dal nulla, senza spesa e senza fatica. Basta non vedere, non ascoltare, non fare".
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Cosa dobbiamo fare?
Dobbiamo contrastare questa mole di male che tutte e tutti ci opprime, questo diluvio di dolore che tutte e tutti ci minaccia e travolge, questa violenza pervasiva e abominevole che si nutre e si accresce annichilendo ogni bene, divorando la sostanza stessa del nostro consistere, la nostra umanita'.
Che a nessuno - a nessuna persona, a nessuna organizzazione, a nessuna istituzione - sia piu' consentito violentare ed uccidere degli esseri umani.
Che prevalga finalmente la legge il cui primo principio e' salvare le vite; il cui unico fine e' soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Cessi l'Italia di produrre le armi che menano strage di esseri umani in Yemen come in tante altre parti del mondo.
Cessi in Italia la schiavitu' e l'apartheid, e siano finalmente riconosciuti tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani che vivono nel nostro paese, come stabilisce la Costituzione della Repubblica.
Cessi la complicita' italiana cogli aguzzini dei lager libici.
Cessi la strage degli innocenti nel Mediterraneo.
Siano abrogate le misure hitleriane dei due scellerati "decreti sicurezza della razza" e tutte le altre sciagurate misure razziste ed incostituzionali, a cominciare da quelle imposte dall'abominevole antilegge Bossi-Fini in poi.
Siano processati i membri del governo razzista che nel 2018-2019 ha commesso flagranti crimini contro l'umanita'.
L'Italia torni al rispetto della Costituzione repubblicana scritta col sangue dei martiri della Resistenza.
L'Italia adotti finalmente due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia: riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; riconosca il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
L'Italia torni alla legalita' che salva le vite, e si adoperi finalmente nel consesso internazionale per la pace, il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti; si adoperi finalmente per il dialogo, la cooperazione, il diritto e la liberazione dei popoli; si adoperi finalmente per la difesa nitida e intransigente dei diritti umani di tutti gli esseri umani; si adoperi finalmente affinche' cessi l'antipolitica della violenza e inizi la politica della nonviolenza, la politica del bene comune dell'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 473 dell'11 giugno 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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