[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 438



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 438 del 21 aprile 2020

In questo numero:
1. Lettera al sindaco di Viterbo affinche' nel decennale della scomparsa di Alfio Pannega la citta' in cui visse lo ricordi degnamente
2. Alcune parole dette a Viterbo il pomeriggio del 25 aprile 2019
3. Prima che sia troppo tardi. Un appello
4. Una lettera da inviare al governo
5. Una lettera da inviare ai Comuni
6. Siano finalmente processati i ministri del governo razzista per i crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019
7. Abrogare gli scellerati ed incostituzionali "decreti sicurezza della razza"
8. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
9. Sosteniamo il Movimento Nonviolento
10. Giuseppe Mendicino: Mario Rigoni Stern (2016)

1. MEMORIA. LETTERA AL SINDACO DI VITERBO AFFINCHE' NEL DECENNALE DELLA SCOMPARSA DI ALFIO PANNEGA LA CITTA' IN CUi VISSE LO RICORDI DEGNAMENTE

Egregio sindaco,
il prossimo 30 aprile saranno trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Alfio Pannega, che di Viterbo e' stato un simbolo e un cantore.
Un decennale e' un anniversario diverso dagli altri. Dieci anni sembrano un soffio ed invece sono molti: dieci anni fa ogni viterbese avrebbe potuto dire di averlo conosciuto, molti di avere almeno una volta parlato con lui, e non pochi di essergli stati in vario modo amici; per chi oggi ha vent'anni gia' non e' piu' cosi'.
E quindi mi permetto di scriverle per proporle di voler promuovere in questa occasione come Comune di Viterbo una qualche adeguata iniziativa in ricordo di Alfio. Ovviamente con i limiti imposti dalle misure in vigore di contrasto dell'epidemia in corso.
Sapra' lei, in rappresentanza della citta', e con lei l'amministrazione comunale tutta e l'intero consiglio comunale, trovare un modo di degnamente ricordare quel concittadino, poeta per vocazione e generoso militante del movimento dei lavoratori, che chi meglio lo ha conosciuto sa essere stato un uomo virtuoso, magnanimo, luminoso; un uomo che sempre volle impegnarsi per il bene comune, che sempre lotto' contro le ingiustizie, che sempre condivise i suoi pochi averi con chiunque bussasse alla sua porta e gli chiedesse accoglienza e aiuto. Un uomo che ancora nelle ultime due decadi della sua vita ha educato - col suo esempio e con la sua vicinanza, con la parola e con i gesti - tanti giovani della citta' al rigore morale e all'impegno civile, all'amore per la poesia e la cultura, al rispetto e alla difesa delle persone, degli animali e dell'intero mondo vivente, alla lotta contro la menzogna e contro la violenza, alla solidarieta' che tutti gli esseri umani riconosce e raggiunge ed a tutti gli abusi ed a tutte le oppressioni si oppone, ad essere cuori pensanti ed agire per amore del mondo, all'antifascismo vivente, alla riflessione e all'azione nonviolenta.
Il Comune di Viterbo riconobbe questa sua testimonianza, questo suo magistero, rendendogli onore - lui ancora vivente - con una cerimonia nella sala regia di palazzo dei priori di cui sicuramente serbano commossa memoria anche molti consiglieri comunali di allora e di oggi.
Manca piu' di una settimana al 30 aprile, vi e' quindi il tempo e il modo di promuovere una commemorazione adeguata, che possa anche essere avvio per ulteriori iniziative intese a una piena comprensione e valorizzazione della sua figura e del suo lascito morale e civile. Vorrei vivamente pregarla di farsene parte diligente.
Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione ed augurandole ogni bene, allego in calce una minima notizia sull'indimenticabile amico e compagno di tante lotte nonviolente per il bene comune, per la giustizia sociale, per il rispetto e l'accudimento della natura, per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 21 aprile 2020
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Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione. Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437.

2. REPETITA IUVANT. ALCUNE PAROLE DETTE A VITERBO IL POMERIGGIO DEL 25 APRILE 2019

I. Di cosa stiamo parlando

Di cosa stiamo parlando quando parliamo del fascismo?
Il fascismo sono i lager.
Chi dice che e' passato tanto tempo e che e' ora di non pensarci piu'
ci dice di accettare i lager.
Chi dice che il fascismo ha fatto anche cose buone
ci dice di accettare i lager.
Chi ripropone le ideologie nazionaliste colonialiste e razziste
ci dice di accettare i lager.
Chi banalizza il male
ci dice di accettare i lager
di essere complici delle SS
di cooperare ancora allo sterminio.

Chi oggi governa ed omette di soccorrere i naufraghi
chi oggi governa e nega salvezza ai fuggiaschi dai lager libici
chi oggi governa ed impone persecuzioni razziste
chi oggi governa istigando all'odio razzista
ci dice di accettare i lager le stragi il genocidio
ci chiede di essere complici della barbarie assassina
ci chiede di essere complici dell'annientamento dell'umanita'.

II. Celebrare la liberazione

Celebrare la liberazione dell'Italia dal fascismo significa
celebrare la fine della dittatura fascista
celebrare la fine dell'occupazione nazista
celebrare la fine della guerra.

E quindi celebrare l'inizio della pace
l'inizio dello stato di diritto che riconosce e difende
la dignita' umana di tutti gli esseri umani
l'inizio della democrazia
che salva le vite.

Ed insieme significa
ricordare con strazio le vittime del fascismo e della guerra
ricordare con gratitudine chi si batte' contro il fascismo e i lager
chi si batte' in difesa dell'umanita' intera
chi con la sua lotta ci ha donato la nostra condivisa liberta'.

E quindi significa anche
l'impegno a difendere la liberta' sancita
nella Costituzione della repubblica italiana
democratica ed antifascista
l'impegno ad adempiere il programma
che la Costituzione contiene
di solidarieta' e di liberazione dell'umanita' intera.

Pertanto significa adesso
difendere la vita la dignita' i diritti
di tutti gli esseri umani
soccorrere accogliere assistere
ogni essere umano bisognoso di aiuto
opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni
opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni
opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni
opporsi alla schiavitu' alla rapina alle stragi
alla barbarie alla disumanizzazione all'annientamento.

Significa salvare le vite
salvare tutte le vite
salvare sempre tutte le vite
che e' il primo dovere.

III. I compiti dell'ora

Insorgere occorre
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza
per far cessare l'omissione di soccorso
che miete vittime nel Mediterraneo.

Insorgere occorre
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza
per far cessare in Italia le persecuzioni razziste
per far cessare in Italia la riduzione in schiavitu'
per far cessare in Italia l'apartheid.

Insorgere occorre
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza
in difesa dei diritti umani
in difesa della legalita' che salva le vite
in difesa della Costituzione antifascista.

Insorgere occorre
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza
per l'immediata revoca di tutte
le scellerate e infami misure razziste
imposte dal governo della disumanita'.

Insorgere occorre
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza
per le immediate dimissioni
del governo razzista e golpista
del governo della disumanita'.

Insorgere occorre
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza
affinche' i ministri responsabili
di mostruosi crimini razzisti
ne rispondano nelle aule di giustizia.

Insorgere occorre
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza
affinche' ogni essere umano
possa giungere nel nostro paese
in modo legale e sicuro.

Insorgere occorre
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza
affinche' ogni essere umano
possa vivere in sicurezza
e pienezza di diritti.

Restare umani occorre
e per restare umani
insorgere occorre
con la forza della verita'
con la scelta della nonviolenza
contro tutte le violenze e le uccisioni
contro il razzismo e il fascismo che torna.

IV. A chi ti dice

A chi ti dice che ripeti sempre
le stesse noiose parole
a chi ti dice di lasciarlo in pace
oggi che e' giorno di festa
a chi ti dice che lui se ne frega
e che ogni vittima se l'e' cercata
a chi ti dice che da quando il mondo
e' mondo il pesce grosso mangia il piccolo
a chi ti dice che si fa gli affari suoi
ne' gli interessa quel che fa il governo
e tu rispondigli che il suo silenzio
la sua pigrizia la sua indifferenza
e' gia' colpevole complicita'
con i delitti che il governo compie
con il razzismo che divora vite
con il fascismo che tristo ritorna
e nuovamente tenta massacrare
l'umanita' che soffre e lotta e spera
di avere un giorno la sua liberta'.

V. Il volto di Abele

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. REPETITA IUVANT. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI. UN APPELLO

Prima che sia troppo tardi il governo faccia uscire dalle carceri sovraffollate le persone li' ristrette e le trasferisca o nelle rispettive abitazioni o in altri alloggi adeguati in cui per quanto possibile siano anch'esse al riparo dal rischio di contagio che in tutti i luoghi sovraffollati e' enorme.
Gia' troppe persone sono morte.
Di seguito una bozza di lettera che proponiamo di inviare al Ministero della Giustizia, ed alcuni indirizzi utilizzabili a tal fine.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.
*
La bozza di lettera
"Signor ministro della Giustizia,
come sa, con la fine del fascismo in Italia e' stata abolita la pena di morte, e la Costituzione repubblicana stabilisce che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita'".
Per contrastare l'epidemia di coronavirus e cercar di salvare vite umane sono state adottate - sia pure con grave ritardo - misure di distanziamento tra le persone, unico modo efficace di contenere il contagio.
Ma queste misure non possono essere adottate efficacemente in luoghi sovraffollati come le carceri italiane.
Cosicche' chi si trova nelle carceri italiane, come ristretto o come custode, e' esposto al piu' grave pericolo.
E' esposto al pericolo di essere contagiato e di rischiare la vita. E vive in una condizione di torturante paura senza potervi sfuggire.
E' palese che la permanenza in carcere, sic stantibus rebus, e' incompatibile con le indispensabili misure di profilassi per contenere il contagio; e' incompatibile con le norme sul cosiddetto "distanziamento sociale" (pessima formulazione con cui in queste settimane viene indicato il tenersi di ogni persona ad adeguata distanza dalle altre, volgarizzato col motto "restate a casa"); e' incompatibile con il fondamentale diritto di ogni essere umano alla tutela della propria vita.
Ne consegue che finche' l'epidemia non sia debellata occorre vuotare le carceri e - per dirla in breve - mandare tutti i detenuti nelle proprie case con l'ovvio vincolo di non uscirne.
Naturalmente vi saranno casi in cui cio' non sia possibile (i colpevoli di violenza domestica, ad esempio), ma anche questi casi particolari potranno essere agevolmente risolti con la collocazione in alberghi o altre idonee strutture in cui il necessario "distanziamento sociale" sia garantito.
Non si obietti che tale proposta e' iniqua: piu' iniquo, illecito e malvagio sarebbe continuare ad esporre insensatamente alla morte degli esseri umani.
E non si obietti che cosi' si rischia di non poter controllare l'effettiva costante permanenza in casa degli attuali detenuti: oggidi' non mancano affatto le risorse tecnologiche per garantire un efficace controllo a distanza che le persone attualmente ristrette destinatarie di tale provvedimento restino effettivamente nelle loro case (ovvero nelle abitazioni loro assegnate).
Ne' si obietti che cosi' si garantisce il diritto alla casa ai criminali mentre persone che non hanno commesso delitti ne sono prive: e' infatti primario dovere di chi governa il paese garantire un alloggio a tutte le persone che si trovano in Italia; nessuno deve essere abbandonato all'addiaccio o in una baracca, a tutte le persone deve essere garantita una casa: si cessi pertanto piuttosto di sperperare risorse pubbliche a vantaggio dei ricchi e si provveda a rispettare concretamente i diritti fondamentali di ogni persona, adempiendo ai doveri sanciti dagli articoli 2 e 3 della Costituzione della Repubblica italiana.
Signor ministro della Giustizia,
prima che sia troppo tardi si adottino i provvedimenti necessari per vuotare le carceri e mettere in sicurezza per quanto possibile la vita dei detenuti e del personale di custodia.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Voglia gradire distinti saluti,
Firma, luogo, data
Indirizzo del mittente"
*
Alcuni indirizzi utilizzabili
protocollo.gabinetto at giustizia.it,
fulvio.baldi at giustizia.it,
leonardo.pucci at giustizia.it,
gianluca.massaro at giustizia.it,
chiara.giacomantonio at giustizia.it,
roberto.natali at giustizia.it,
giuseppina.esposito at giustizia.it,
marcello.spirandelli at giustizia.it,
clelia.tanda at giustizia.it,
sabrina.noce at giustizia.it,
vittorio.ferraresi at giustizia.it,
andrea.giorgis at giustizia.it,
ufficio.stampa at giustizia.it,
andrea.cottone at giustizia.it,
gioele.brandi at giustizia.it,
mauro.vitiello at giustizia.it,
concetta.locurto at giustizia.it,
giampaolo.parodi at giustizia.it,
roberta.battisti at giustizia.it,
marina.altavilla at giustizia.it,
rita.andrenacci at giustizia.it,
dgmagistrati.dog at giustizia.it,
giuditta.rossi at giustizia.it,
antonia.bucci at giustizia.it,
paolo.attardo at giustizia.it,
tommaso.salvadori at giustizia.it,
daniele.longo at giustizia.it,
redazione at giustizia.it,
callcenter at giustizia.it,
*
Preghiamo chi ci legge di diffondere questa proposta anche ai mezzi d'informazione e ad altre persone di volonta' buona, associazioni ed istituzioni.

4. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AL GOVERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

5. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AI COMUNI

Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i Comuni d'Italia sono reperibili nei siti internet degli stessi.
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

6. REPETITA IUVANT. SIANO FINALMENTE PROCESSATI I MINISTRI DEL GOVERNO RAZZISTA PER I CRIMINI CONTRO L'UMANITA' COMMESSI NEL 2018-2019

Che siano finalmente processati i ministri del governo razzista per i crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019.
Che siano finalmente processati i ministri del governo razzista per le flagranti violazioni del diritto internazionale e della legalita' costituzionale commesse nel 2018-2019.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
La strage degli innocenti nel Mediterraneo e' un crimine contro l'umanita'.
La schiavitu', le persecuzioni e l'apartheid in Italia sono un crimine contro l'umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. ABROGARE GLI SCELLERATI ED INCOSTITUZIONALI "DECRETI SICUREZZA DELLA RAZZA"

Nonostante che il governo razzista sia caduto ormai dalla scorsa estate, restano assurdamente, scandalosamente, obbrobriosamente ancora in vigore alcune delle sue scellerate ed incostituzionali misure razziste che violano fondamentali diritti umani, il diritto internazionale e la stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Come ad esempio le misure razziste contenute negli infami "decreti sicurezza della razza".
Cosi' come e' giusto, necessario e urgente che finalmente tutti i ministri di allora siano tratti in tribunale a rispondere dei reati razzisti commessi, ugualmente e' giusto, necessario e urgente che quelle misure razziste ed incostituzionali siano abrogate.
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E' evidente che essendo restato al governo uno dei due partiti che diedero vita al criminale governo razzista nel 2018-2019, e che anzi lo stesso presidente del consiglio dei ministri attuale e' ancora quello che presiedette quel gabinetto razzista, ancora non e' stata pienamente ripristinata la democrazia e la legalita' costituzionale.
Ma e' altrettanto evidente che la democrazia e la legalita' costituzionale devono essere infine ripristinate; che deve cessare la violenza razzista; che quelle misure disumane devono essere abolite, e quei disumani ministri ed i complici loro devono essere allontanati dalle istituzioni democratiche.
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Contrastare il razzismo e il fascismo, ripristinare la vigenza dei diritti umani e della legalita' democratica, non sono compiti da subordinare a calcoli tattici e a giochi di palazzo, sono invece obbligo morale e civile, dovere fondativo dell'ordinamento democratico e della civile convivenza, sono indispensabile inveramento della Costituzione, sono la politica prima che si oppone alla folle barbarie, che si oppone alle stragi degli innocenti.
Cosicche' non si perda piu' tempo: siano immediatamente abrogati gli scellerati ed incostituzionali "decreti sicurezza della razza".
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Sia soccorsa, accolta e assistita ogni persona bisognosa di aiuto.
Siano rispettati tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

9. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Occorre certo sostenere finanziariamente con donazioni tutti i servizi pubblici che stanno concretamente fronteggiando l'epidemia. Dovrebbe farlo lo stato, ma e' tuttora governato da coloro che obbedienti agli ordini di Mammona (di cui "Celochiedonoimercati" e' uno degli pseudonimi) hanno smantellato anno dopo anno la sanita' e l'assistenza pubblica facendo strame del diritto alla salute.
Ed occorre aiutare anche economicamente innanzitutto le persone in condizioni di estrema poverta', estremo sfruttamento, estrema emarginazione, estrema solitudine, estrema fragilita'. Dovrebbe farlo lo stato, ma chi governa sembra piu' interessato a garantire innanzitutto i privilegi dei piu' privilegiati.
Cosi' come occorre aiutare la resistenza alla barbarie: e quindi contrastare la guerra e tutte le uccisioni, il razzismo e tutte le persecuzioni, il maschilismo e tutte le oppressioni. Ovvero aiutare l'autocoscienza e l'autorganizzazione delle oppresse e degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera. Ovvero promuovere l'universale democrazia e la legalita' che salva le vite, solidarieta', la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e conforta e sostiene, la condivisione del bene e dei beni.
In questa situazione occorre quindi anche e innanzitutto sostenere le pratiche nonviolente e le organizzazioni e le istituzioni che la nonviolenza promuovono ed inverano, poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
E tra le organizzazioni che la nonviolenza promuovono ed inverano in Italia il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e' per molte ragioni una esperienza fondamentale.
Chi puo', nella misura in cui puo', sostenga quindi il Movimento Nonviolento, anche con una donazione.
*
Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

10. MAESTRI. GIUSEPPE MENDICINO: MARIO RIGONI STERN (2016)
[Dal sito www.treccani.it riprendiamo la seguente voce apparsa nel Dizionario biografico degli italiani]

Mario Rigoni Stern terzogenito di sette figli – sei maschi e una femmina –, nacque il primo novembre 1921, al numero 5 di via Ortigara, ad Asiago, da Giobattista, commerciante, e da Anna Vescovi, discendente di una prestigiosa famiglia di avvocati e notai.
La Grande Guerra era finita appena tre anni prima, Asiago e l'altipiano portavano i segni di battaglie e distruzioni. La strada stessa aveva preso il nome da una cima dove era stata combattuta una delle battaglie piu' cruente.
Predilesse fin da bambino i giochi all'aperto, sia nella bella stagione sia nei lunghi inverni nevosi. Imparo' presto a sciare, e si formo' anche grazie ai libri d'avventura che gli piaceva sfogliare davanti al focolare.
Cresciuto, come tanti giovani di allora, nel mito della Grande Guerra e anche dell'alpinismo eroico, nell'autunno del 1938 sottoscrisse la domanda per un corso di aspirante alpino-rocciatore, anche per alleviare le difficolta' economiche della famiglia. Una volta ammesso, dopo un breve addestramento ad Aosta, compi' un lungo raid sci-alpinistico attraverso Val Formazza, Valle di Champorcher e Valle di Cogne, alla fine del quale solo lui e altri tre ragazzi superarono la selezione.
Dopo il 10 giugno 1940 e la dichiarazione di guerra alla Francia, Rigoni Stern, con i gradi di caporal maggiore, combatte' sul fronte delle Alpi: una guerra breve, di soli quindici giorni, con un bilancio di ben 631 morti, piu' di duemila feriti e molti congelati.
Rigoni Stern comincio' a registrare giorno per giorno gli avvenimenti in un taccuino: un'abitudine che conservo' sempre in guerra (salvo durante la ritirata di Russia) e che gli torno' utile nel rievocare quegli avvenimenti.
A meta' novembre del 1940 Rigoni Stern raggiunse con la divisione Tridentina l'Albania, dove era da poco iniziata l'aggressione dell'Italia alla Grecia, presto trasformatasi in una disastrosa ritirata, e il primo dicembre venne nominato sergente. La guerra si concluse nell'aprile dell'anno successivo, dopo l'intervento tedesco che costrinse la Grecia alla resa.
Il 13 gennaio 1942 – partito per la Russia con il battaglione Cervino, uno dei piu' efficienti del nostro esercito – partecipo' ad alcune rapide incursioni contro le linee avversarie. Fatto ritorno in Italia in aprile, a maggio si fidanzo' con Anna Maria Rigoni Haus, una ragazza di Asiago, abile cacciatrice, che divenne la compagna della sua vita.
Di nuovo in Russia con la divisione Tridentina in luglio, il primo settembre partecipo' alla battaglia di Kotowskij, uno scontro durissimo nel corso del quale il suo battaglione Vestone perse piu' uomini che durante l'intero conflitto. Per il suo comportamento in battaglia fu insignito con la medaglia d'argento al valore.
Nel dicembre del 1942 la grande controffensiva russa costrinse i tedeschi e i loro alleati a una lunga ritirata. Il sergente maggiore Rigoni Stern lascio' il suo caposaldo sul Don il 17 gennaio 1943: una tragica marcia nella neve di due settimane, nel disperato tentativo di sottrarsi all'accerchiamento, tra continui combattimenti e immani sofferenze nel gelo della steppa, fino a rompere l'ultimo ostacolo per uscire dalla sacca, Nikolajevka. Li', nella battaglia piu' sanguinosa, perse alcuni tra i suoi migliori amici e commilitoni.
Dopo l'8 settembre 1943 Rigoni Stern, preso prigioniero come tanti soldati italiani, rifiuto' di aderire alla Repubblica sociale italiana (RSI) e venne inviato nei campi di concentramento tedeschi, dove trascorse venti mesi di dura prigionia.
Rientrato ad Asiago il 9 maggio 1945, a piedi e dopo molte peripezie, debole, malato e con l'animo esacerbato, gli occorsero molti mesi per riprendersi.
Successivamente, trovato un impiego al Catasto di Asiago, si uni' in matrimonio con Anna e comincio' a scrivere le sue memorie di Russia.
Un amico scultore, Giovanni Paganin, lo mise in contatto con Elio Vittorini e, dopo un lungo lavoro di rifinitura, la casa editrice Einaudi pubblico' Il sergente nella neve (Torino 1953): al successo immediato e inatteso segui', nel settembre di quell'anno, anche il premio Viareggio per la migliore opera prima.
Il secondo libro, Il bosco degli urogalli, usci', sempre per Einaudi, otto anni dopo. Nel frattempo Rigoni Stern aveva scritto racconti, visto crescere tre figli (Alberico, Gianni e Ignazio) e aveva dato alla sua vita un ritmo regolare, tra il lavoro e le escursioni in montagna, a volte per andare a caccia. Nel 1962, decise di costruirsi una piccola casa sul limitare del bosco, in una delle contrade a nord di Asiago, dove visse fino alla fine dei suoi giorni.
Nel 1967, per le edizioni Ferro di Milano, curo' una raccolta di scritti sulle due guerre mondiali, La guerra della naja alpina, inserendo testi di autori molto noti, come Fritz Weber, Paolo Monelli, Carlo Emilio Gadda, Curzio Malaparte, ma anche alcuni inediti di particolare qualita' letteraria e interesse storico. La raccolta comprende anche Tra fango e tormente, la prima versione di Quota Albania.
Una grave crisi cardiaca e l'entrata in vigore di una legge sul computo degli anni di servizio agli ex combattenti furono all'origine del suo pensionamento anticipato, nel 1970.
Da questo momento Rigoni Stern pote' dedicarsi a tempo pieno al "mestiere di scrivere", ma anche a coltivare l'orto, allevare api, incontrare i lettori, leggere. Ebbe anche maggiori occasioni per confrontarsi con amici scrittori per i quali avvertiva una particolare sintonia etica, su tutti Primo Levi e Nuto Revelli, con i quali condivideva le sofferenze subite e superate durante la guerra, un narrare nitido e comunicativo, la fede nella giustizia, nella liberta' e nell'umana solidarieta'.
Nel 1971 usci' a Torino, ancora per Einaudi, come le successive opere, Quota Albania, in cui raccontava la guerra sul fronte italo-francese e su quello greco-albanese: Rigoni Stern rimase particolarmente legato a questo libro che giudicava tra i suoi migliori, pur senza avere ottenuto un successo significativo. Nell'ottobre di quell'anno torno' per la prima volta in Russia, e fu uno dei primi italiani a poterlo fare. I ricordi e le immagini dei luoghi percorsi trent'anni prima, lo emozionarono profondamente: da quell'esperienza genero', due anni dopo, la raccolta di racconti Ritorno sul Don (Torino 1973), con le impressioni di quel viaggio, ma anche storie di guerra come Nella steppa di Kotowskij e Bepi, un richiamato del '13, e di resistenza alla dittatura come Un ragazzo delle nostre contrade e La segheria abbandonata.
Dopo numerosi articoli giornalistici scritti per Il Giorno fra gli anni Sessanta e Settanta, nel 1977 inizio' una lunga collaborazione con La Stampa; molti racconti apparsi sul quotidiano torinese entrarono nei suoi libri: Il ciliegio sul tetto, apparso sulla Stampa, nel 1978 divenne, per esempio, il primo capitolo di Storia di Tonle (Torino 1978), che si aggiudico' il premio Campiello.
Si tratta dell'opera apparentemente meno autobiografica dello scrittore, anche perche' la vicenda narrata inizia a meta' Ottocento e termina durante la Grande Guerra; in realta' il protagonista, un contrabbandiere, pastore e venditore di stampe, che ama la liberta' e rifugge dai confini, riflette lo stesso autore.
Dopo un'altra raccolta di racconti, Uomini, boschi e api (Torino 1980), comparsi in precedenza sulla Stampa e su Tuttolibri, Rigoni Stern torno' a pubblicare una storia lunga, L'anno della vittoria (Torino 1985), che rievoca il ritorno dei profughi in altipiano, dopo le distruzioni e gli sconvolgimenti della prima guerra mondiale e la rinascita di quei paesi. Seguirono Amore di confine (Torino 1986), una delle sue migliori antologie di racconti, e Il magico kolobok e altri scritti (Torino 1989; poi anche in versione illustrata da Tino Aime, artista legato ad alcuni temi cari allo scrittore), per le Edizioni della Stampa che riuni', come gia' con Primo Levi, Massimo Mila e altri autori, una serie di articoli apparsi nel quotidiano. In Arboreto salvatico (Torino 1991) raccolse brevi testi che prendono spunto ciascuno da un albero del suo giardino, seguendo poi la via dei ricordi e delle riflessioni. Le stagioni di Giacomo (Torino 1995), in cui prende vita Asiago negli anni Trenta, in limine alla seconda guerra mondiale, chiuse la trilogia dell’altipiano, dopo Storia di Tonle, che aveva seguito il passaggio dall'Ottocento al Novecento del protagonista, e L'anno della vittoria, che aveva raccontato il ritorno dei profughi nel dicembre del 1918.
L'11 maggio 1998, in occasione della laurea honoris causa in scienze forestali e ambientali conferitagli dall'Universita' di Padova, tenne una lectio magistralis sulla ricostruzione dei boschi dell'altipiano dopo la Grande Guerra.
Sentieri sotto la neve (Torino 1998), confermo' Rigoni Stern come grande autore di racconti e senza riferimenti o analogie nel panorama letterario italiano.
Grazie allo stimolo dell'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in occasione degli ottant'anni dalla fine della Grande Guerra, Rigoni Stern inizio' a raccogliere testi e immagini per un'ampia antologia di autori e testimoni di quel conflitto. L'opera, 1915-1918. La guerra sugli Altipiani, usci' poi per Neri Pozza (Vicenza 2001).
Se Inverni lontani (Torino 1999) fu tra i suoi racconti di maggiore ispirazione poetica e resa letteraria, Tra due guerre (Torino 2000) ne compendio' diversi tra cui quelli usciti nel Magico kolobok pubblicati sulla Stampa. L'ultima partita a carte (Torino 2001) rievoca gli anni trascorsi da soldato prima e durante la guerra: gli iniziali sogni di avventure tra le vette, di affermazione sociale e sentimentale, poi, durante la guerra e la prigionia, le tante dolorose disillusioni.
Il Meridiano Mondadori (Storie dall’Altipiano, a cura di E. Affinati, Milano 2003) raccolse la quasi totalita' delle sue opere e costitui' una grande soddisfazione per Rigoni Stern.
Proposto per il premio Nobel e per senatore a vita, la figura di Mario Rigoni Stern si ando' via via consolidando quale riferimento morale di un'Italia sobria e dignitosa, civile e democratica.
Nel 2004 venne pubblicata Aspettando l'alba (Torino), una raccolta di importanti testi inediti e di altri rielaborati. Spiccano il racconto omonimo Quasi una tregua, sui giorni della prigionia, e soprattutto Un Natale del 1945, forse la piu' apprezzata tra le sue storie brevi. Sempre in quell'anno Marco Paolini realizzo' l'opera teatrale Il sergente, ispirata al libro di Rigoni Stern, che in quattro anni di rappresentazioni riscosse un grande successo di pubblico e di critica.
Infine, sempre per Einaudi, uscirono la raccolta I racconti di guerra (a cura di F. Portinari, Torino 2006) e la sua ultima opera, Stagioni (Torino 2006); fu Roberto Cerati, allora presidente e ultimo fra gli storici dirigenti della casa editrice, cui il libro e' dedicato, che lo convinse a scriverla: il testo segue le quattro stagioni componendo per ciascuna di esse storie diverse, tenute insieme sul filo della memoria.
Il 13 marzo 2007 Rigoni Stern ricevette all'Universita' di Genova la laurea honoris causa in scienze politiche e tenne la sua lezione magistrale sull'emigrazione dal suo altipiano verso la Germania, alla fine dell'Ottocento. Proprio intorno a questo tema stava scrivendo da alcuni anni una storia purtroppo rimasta incompiuta.
Nel settembre di quell'anno apparve Dentro la memoria (a cura di G. Mendicino, Rozzano 2007), antologia di racconti mai editi da Einaudi. Sul finire del 2007, alcuni malesseri rivelarono i sintomi di un tumore cerebrale. Rigoni Stern decise di aspettare la fine con serenita', nella sua casa e tra i suoi cari.
Mori' ad Asiago il 16 giugno 2008.
L'impegno a difesa della natura, contro ogni forma di avidita' e di degrado, caratterizzo' sia le sue opere sia il suo stile di vita. Una scrittura, chiara e comprensibile pur nella ricchezza di vocaboli, e' stata in grado di ordinare ricordi e riflessioni con sensibilita' poetica e tensione morale. Nei suoi libri trovano spazio memoria storica e narrazione biografica. Tra guerre e prigionia, boschi e montagne, si dipana un codice etico da conservare e difendere sempre e comunque, anche nei momenti piu' tragici.
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Fonti e bibliografia: Necrologi in Corriere della sera (C. Magris - E. Paccagnini) e la Repubblica (P. Rumiz), 18 giugno 2008; Le Monde, 20 juin 2008 (R. de Ceccaty); G. Kezich La patria ripromessa. Addio a M. R. S., in L'Alpe, 2008, n. 18. Si vedano, oltre all'introduzione al Meridiano di E. Affinati (cit., pp. I-LXXXII): A. Zanzotto, Da quella neve lontana il fuoco di R. S., in Nuova Rivista europea, IV (1980), 18, pp. 89-93; P. Levi, Tonle l'invernatore, in La ricerca delle radici. Antologia personale, Torino 1981, pp. 215-220; A. Motta, M. R. S., Firenze 1983; M. Buzzi, Invito alla lettura di R. S., Milano 1985; M. Angelini, L'esemplificazione del concetto cassoliano di "sub-limine" e la denuncia antibellica nella narrativa di M. R. S., Avellino 1995; C. Ambroise, Civitas, in Montagnes imaginees, montagnes representees, Grenoble 2000, pp. 303-318; F. Portinari, M. R. S.: i fili della memoria, in Confini. Quaderni del premio Chiara, sett. 2004; E. Gherib, Espace intime, espace commun: M. R. S. ecrivain entre guerre et paix, Paris 2010; M. R. S. Il coraggio di dire no. Conversazioni e interviste 1963-2007, a cura di G. Mendicino, Torino 2013; S. Frigo, I luoghi di M. R. S., Venezia 2015; S. Di Benedetto, Guerra vs comunita': la "Trilogia dell'Altipiano" di M. R. S., in Annali della facolta' di studi umanistici dell'Universita' degli studi di Milano, 2016; G. Mendicino, M. R. S. Vita, guerre, libri, Ivrea 2016.

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 438 del 21 aprile 2020
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