[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 430



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 430 del 13 aprile 2020

In questo numero:
1. Ancora una strage nel Mediterraneo
2. Prima che sia troppo tardi. Un appello
3. Una lettera da inviare al governo
4. Una lettera da inviare ai Comuni
5. Giobbe Santabarbara: Quattro considerazioni sull'ora presente e sui nostri doveri
6. Siano finalmente processati i ministri del governo razzista per i crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019
7. Abrogare gli scellerati ed incostituzionali "decreti sicurezza della razza"
8. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
9. Kurt Aland
10. Funmilayo Anikulapo-Kuti
11. Giorgio Bassani
12. Marie Louise Berneri
13. Ernst Cassirer
14. Emma Castelnuovo
15. Elio De Cupis
16. Josep Ester i Borras
17. Milos Forman
18. Eduardo Galeano
19. Stefano Garroni
20. Ambrogio Gianotti
21. Vincenzo Giovanni Giusto
22. Guenter Grass
23. Giuseppe Grigoletto
24. Aasta Hansteen
25. Robert Hertz
26. Hans Koning
27. Ernesto Laclau
28. Giacinto Domenico Lazzarini
29. Savino Albino Pasqualato
30. Abel Paz
31. Mario Piana
32. Pietro Pinna
33. Marco Albeltaro: Teresa Noce (2013)

1. L'ORA. ANCORA UNA STRAGE NEL MEDITERRANEO

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare tutte le vite.
Far cessare la strage nel Mediterraneo.
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

2. REPETITA IUVANT. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI. UN APPELLO

Prima che sia troppo tardi il governo faccia uscire dalle carceri sovraffollate le persone li' ristrette e le trasferisca o nelle rispettive abitazioni o in altri alloggi adeguati in cui per quanto possibile siano anch'esse al riparo dal rischio di contagio che in tutti i luoghi sovraffollati e' enorme.
Gia' troppe persone sono morte.
Di seguito una bozza di lettera che proponiamo di inviare al Ministero della Giustizia, ed alcuni indirizzi utilizzabili a tal fine.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.
*
La bozza di lettera
"Signor ministro della Giustizia,
come sa, con la fine del fascismo in Italia e' stata abolita la pena di morte, e la Costituzione repubblicana stabilisce che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita'".
Per contrastare l'epidemia di coronavirus e cercar di salvare vite umane sono state adottate - sia pure con grave ritardo - misure di distanziamento tra le persone, unico modo efficace di contenere il contagio.
Ma queste misure non possono essere adottate efficacemente in luoghi sovraffollati come le carceri italiane.
Cosicche' chi si trova nelle carceri italiane, come ristretto o come custode, e' esposto al piu' grave pericolo.
E' esposto al pericolo di essere contagiato e di rischiare la vita. E vive in una condizione di torturante paura senza potervi sfuggire.
E' palese che la permanenza in carcere, sic stantibus rebus, e' incompatibile con le indispensabili misure di profilassi per contenere il contagio; e' incompatibile con le norme sul cosiddetto "distanziamento sociale" (pessima formulazione con cui in queste settimane viene indicato il tenersi di ogni persona ad adeguata distanza dalle altre, volgarizzato col motto "restate a casa"); e' incompatibile con il fondamentale diritto di ogni essere umano alla tutela della propria vita.
Ne consegue che finche' l'epidemia non sia debellata occorre vuotare le carceri e - per dirla in breve - mandare tutti i detenuti nelle proprie case con l'ovvio vincolo di non uscirne.
Naturalmente vi saranno casi in cui cio' non sia possibile (i colpevoli di violenza domestica, ad esempio), ma anche questi casi particolari potranno essere agevolmente risolti con la collocazione in alberghi o altre idonee strutture in cui il necessario "distanziamento sociale" sia garantito.
Non si obietti che tale proposta e' iniqua: piu' iniquo, illecito e malvagio sarebbe continuare ad esporre insensatamente alla morte degli esseri umani.
E non si obietti che cosi' si rischia di non poter controllare l'effettiva costante permanenza in casa degli attuali detenuti: oggidi' non mancano affatto le risorse tecnologiche per garantire un efficace controllo a distanza che le persone attualmente ristrette destinatarie di tale provvedimento restino effettivamente nelle loro case (ovvero nelle abitazioni loro assegnate).
Ne' si obietti che cosi' si garantisce il diritto alla casa ai criminali mentre persone che non hanno commesso delitti ne sono prive: e' infatti primario dovere di chi governa il paese garantire un alloggio a tutte le persone che si trovano in Italia; nessuno deve essere abbandonato all'addiaccio o in una baracca, a tutte le persone deve essere garantita una casa: si cessi pertanto piuttosto di sperperare risorse pubbliche a vantaggio dei ricchi e si provveda a rispettare concretamente i diritti fondamentali di ogni persona, adempiendo ai doveri sanciti dagli articoli 2 e 3 della Costituzione della Repubblica italiana.
Signor ministro della Giustizia,
prima che sia troppo tardi si adottino i provvedimenti necessari per vuotare le carceri e mettere in sicurezza per quanto possibile la vita dei detenuti e del personale di custodia.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Voglia gradire distinti saluti,
Firma, luogo, data
Indirizzo del mittente"
*
Alcuni indirizzi utilizzabili
protocollo.gabinetto at giustizia.it,
fulvio.baldi at giustizia.it,
leonardo.pucci at giustizia.it,
gianluca.massaro at giustizia.it,
chiara.giacomantonio at giustizia.it,
roberto.natali at giustizia.it,
giuseppina.esposito at giustizia.it,
marcello.spirandelli at giustizia.it,
clelia.tanda at giustizia.it,
sabrina.noce at giustizia.it,
vittorio.ferraresi at giustizia.it,
andrea.giorgis at giustizia.it,
ufficio.stampa at giustizia.it,
andrea.cottone at giustizia.it,
gioele.brandi at giustizia.it,
mauro.vitiello at giustizia.it,
concetta.locurto at giustizia.it,
giampaolo.parodi at giustizia.it,
roberta.battisti at giustizia.it,
marina.altavilla at giustizia.it,
rita.andrenacci at giustizia.it,
dgmagistrati.dog at giustizia.it,
giuditta.rossi at giustizia.it,
antonia.bucci at giustizia.it,
paolo.attardo at giustizia.it,
tommaso.salvadori at giustizia.it,
daniele.longo at giustizia.it,
redazione at giustizia.it,
callcenter at giustizia.it,
*
Preghiamo chi ci legge di diffondere questa proposta anche ai mezzi d'informazione e ad altre persone di volonta' buona, associazioni ed istituzioni.

3. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AL GOVERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

4. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AI COMUNI

Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i Comuni d'Italia sono reperibili nei siti internet degli stessi.
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

5. REPETITA IUVANT. GIOBBE SANTABARBARA: QUATTRO CONSIDERAZIONI SULL'ORA PRESENTE E SUI NOSTRI DOVERI

"Tutto cio' che abbiamo fatto detto scritto
negli ultimi cinquant'anni della nostra vita
l'abbiamo fatto detto scritto nella speranza
che potesse giovare alla lotta delle oppresse e degli oppressi
per la liberazione dell'umanita'

Tutto cio' che abbiamo cercato di fare
e' stato salvare le vite
far prevalere la giustizia e la misericordia
contrastare la menzogna e l'oppressione
condividere il bene condividere i beni

Senza illusioni senza lamenti
chiamando a insorgere contro la violenza
testimoniando quello che apprendemmo
alla scuola di Primo Levi
alla scuola di tutti i resistenti"

(Benito D'Ippolito: Elogio di Giulio Vittorangeli)

1. Aprire gli occhi, dire la verita'
Vediamo i fatti.
In paesi enormi come la Cina (quasi un miliardo e quattrocento milioni di abitanti) l'epidemia di Covid-19 ha provocato meno di quattromila vittime. Nella minuscola Italia (sessanta milioni di abitanti) ad oggi quasi ventimila.
In tutto il mondo (sette miliardi e quattrocento milioni di abitanti) le vittime sono poco piu' di centomila, quasi un quinto di esse solo in Italia.
Come e' potuto accadere?
E' potuto accadere perche' il governo nazionale ed i governi regionali di importanti regioni sono stati catastroficamente inadeguati.
Per la loro insipienza, imprevidenza, irresponsabilita' e tracotanza non sono stati assunti tempestivamente i provvedimenti indispensabili per prevenire, contenere e contrastare il contagio.
Per la loro interessata subalternita' all'ideologia della massimizzazione del profitto e' stato consentito che il contagio si diffondesse.
Per la loro glaciale indifferenza nei confronti dei fragili, degli oppressi, dei rapinati, dei poveri e degli impoveriti tante persone sono state lasciate precipitare nel baratro.
E per la loro sorda violenza classista e razzista tante persone bisognose di protezione ed aiuto sono state abbandonate in condizioni che mettono in estremo pericolo le loro stesse vite.
E per la loro ignobile cialtroneria ancora oggi le protezioni sanitarie indispensabili sono di difficile reperimento.
Cosi' come ancora oggi non sono stati predisposti ed effettuati esami diagnostici diffusi capillarmente, necessari a individuare e circoscrivere i focolai del contagio.
A questa folle e criminale irresponsabilita' il governo nazionale ed i governi regionali di importanti regioni hanno aggiunto l'uso sistematico della menzogna in funzione autoassolutoria; un'abominevole propaganda fraudolenta condita di ripugnante retorica bellicista, sciovinista, razzista; un diluvio di proclami narcisisti e autoincensanti, narcotici ed allucinati, deliranti e truffaldini.
*
2. Alla mia porta
Alla mia porta bussano persone amiche ridotte alla miseria piu' nera che trovano un aiuto solo in enti caritativi e - quando ne hanno - in parenti, amici e compagni. E per venire a casa mia per chiedere due lire per poter comprare da mangiare devono esporsi al rischio ulteriore di essere fermati, multati e trattati da criminali, mentre cercano solo di sopravvivere, mentre i criminali banchettano nei palazzi.
Altre persone amiche, che lavorano come pubblici operatori sanitari ed assistenziali, mi raccontano di come non vengano loro fornite le protezioni indispensabili per svolgere il loro servizio e debbano arrangiarsi da soli e rischiare ogni giorno la vita.
Ed altre persone amiche mi raccontano cose ancora piu' turpi, ancora piu' atroci: il discendere e diffondersi dell'irresponsabilita' dai governanti fino alla burocrazia piu' minuta, ai valvassini che preferiscono pilatescamente lasciare che persone innocenti finiscano nelle fauci dell'orco piuttosto che prendersi la responsabilita' di fare cio' che e' giusto, cio' che e' necessario, cio' che e' bene.
Mi raccontano di imprenditori che pretendono di imporre ai dipendenti di lavorare senza protezioni adeguate.
Mi raccontano di datori di lavoro che negano ai dipendenti costretti a casa il salario cui hanno diritto.
Ed anche chi avendo un regolare contratto ha diritto alla cassa integrazione ancora non l'ha ricevuta.
E i tanto sbandierati 600 euro della disperazione ancora non sono arrivati a nessuno, dopo tanti proclami e tanta propaganda da parte dei ricchi potenti e prepotenti per i quali la sorte degli umiliati e offesi conta meno di un grumo di guano.
E la misera, miserabile elemosina dei fondi straordinari provenenti dal pubblico erario ed erogati dai governanti col contagocce, da distribuire attraverso i Comuni a chi sta soccombendo nella fame e negli stenti, ancora non sono arrivati ai destinatari inabissati nella disperazione.
E ancora a questo assurdo si e' giunti: che vi sono persone che vorrebbero aiutarne altre ma che sono impedite a farlo poiche' non appartengono alle caste cui soltanto e' concesso di far quello che vogliono e sfarfallare per ogni dove (politicanti e gazzettieri in testa: poi ci si chiede da dove abbiano avuto l'ignobile esempio coloro che stoltamente e sciaguratamente violano per il frivolo loro piacere di ottenebrati le logiche e necessarie regole morali prima ancora che giuridiche a protezione di se' ed altrui).
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3. Cinque cose da fare subito
Ogni persona aiuti chi e come puo', ma si adoperi anche affinche' i pubblici poteri rispettino finalmente il mandato della Costituzione, agiscano per il bene comune, inverino la legalita'che salva le vite, facciano le cose che e' necessario fare, prendano le decisioni che occorre prendere.
E cinque cose almeno occorre fare subito.
La prima: garantire un alloggio, il cibo, tutti i beni di prima necessita' e protezioni sanitarie adeguate per tutte le persone.
La seconda: far cessare subito tutte le persecuzioni razziste e riconoscere i diritti umani di tutti gli esseri umani, come stabilisce la Costituzione.
La terza: rimandare nelle loro case o in altri alloggi adeguati le persone attualmente ristrette nelle carceri sovraffollate: anche le loro vite devono essere protette.
La quarta: chiudere ovvero mantenere la chiusura di tutte le attivita' non necessarie; il diritto alla vita degli esseri umani deve prevalere su ogni interesse particolare.
La quinta: reperire risorse necessarie a fronteggiare le piu' urgenti necessita' anche con l'introduzione di una tassa patrimoniale che faccia si' che finalmente anche i detentori di grandi ricchezze private contribuiscano al bene comune.
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4. Alcuni elementi per avviare una riconversione nonviolenta
La tragedia dell'epidemia sia anche occasione di una presa di coscienza: del dovere del mutuo soccorso; della dimensione planetaria delle questioni decisive che l'umanita' si trova ad affrontare; dell'insostenibilita' di un modello di sviluppo, di un modo di produzione, di un insieme di rapporti di propreta', di stili di vita e di consumo profondamente iniqui, di forme di dominazione e sopraffazione, di sfruttamento e distruzione, tutti palesemente immorali ed in definitiva catastrofici per l'intera famiglia umana.
Occorre una ricostruzione civile fondata su una conversione nonviolenta. Occorre adesso, ed occorrera' dopo, quando l'emergenza dell'epidemia sara' finita e memori di quanto questa esperienza ha evidenziato occorrera' fare scelte necessarie.
E per indicarne alcuni elementi in breve e di scorcio (e non ignorando come ogni catalogo del genere suoni ad un tempo ingenuo e rozzo):
- blocco di tutte le attivita' altamente inquinanti e riconversione ecologica dell'economia;
- riduzione generalizzata dell'orario di lavoro al fine di garantire ad ogni persona un'occupazione decente e un sufficiente reddito; e restituzione di tempo di vita, di studio e di socialita' a tutte le persone;
- riconoscimento di tutti i diritti sociali, civili e politici a tutte le persone;
- disincentivare l'automobilismo privato e ridurre drasticamente il trasporto aereo; promuovere l'uso di biciclette e dei mezzi di trasporto pubblici;
- incentivare massicciamente l'installazione di pannelli solari e ridurre progressivamente il ricorso alle fonti energetiche fossili;
- in ambito edilizio privilegiare il recupero abitativo e ridurre drasticamente il consumo di suolo;
- realizzare diffusi orti comuni; promuovere l'autonomia alimentare di ogni insediamento abitativo;
- attuare un vasto piano di riforestazione;
- promuovere la piu' ampia e tempestiva azione di disinquinamento, di tutela degli habitat e di preservazione della biodiversita';
- ricostruzione della struttura sanitaria ed assistenziale per garantire il diritto universale alla salute e all'assistenza cosi' come previsto dalla Costituzione;
- abolire la produzione e il commercio delle armi; riconvertire l'industria armiera a produzioni civili di pubblica utilita';
- disarmare e trasformare radicalmente le attuali strutture militari in forze nonviolente di pace, promuovere la protezione civile, realizzare la difesa popolare nonviolenta;
- attuare una politica internazionale di pace e di solidarieta', di aiuto umanitario universale, di contrasto alla violenza su ogni scala;
- uscire dalla logica dello sfruttamento ed entrare nella logica dell'accudimento; uscire dalla logica della dissipazione ed entrare nella logica della sobrieta'; uscire dalla logica dell'avidita' ed entrare nella logica del dono; uscire dalla logica dell'esclusione ed entrare nella logica della responsabilita';
- procedere verso la piu'ampia socializzazione e cooperazione, responsabilita' e condivisione;
- fare della scelta nonviolenta dell'universale solidarieta', del rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano, della difesa della biosfera, il fondamento dell'azione politica ed amministrativa, della produzione normativa e dei negozi giuridici, delle relazioni internazionali, della ricerca scientifica, della  pratica educativa, della civile convivenza.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Queste cose vanno pur dette.
Queste cose vanno gridate dai tetti.

6. REPETITA IUVANT. SIANO FINALMENTE PROCESSATI I MINISTRI DEL GOVERNO RAZZISTA PER I CRIMINI CONTRO L'UMANITA' COMMESSI NEL 2018-2019

Che siano finalmente processati i ministri del governo razzista per i crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019.
Che siano finalmente processati i ministri del governo razzista per le flagranti violazioni del diritto internazionale e della legalita' costituzionale commesse nel 2018-2019.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
La strage degli innocenti nel Mediterraneo e' un crimine contro l'umanita'.
La schiavitu', le persecuzioni e l'apartheid in Italia sono un crimine contro l'umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. ABROGARE GLI SCELLERATI ED INCOSTITUZIONALI "DECRETI SICUREZZA DELLA RAZZA"

Nonostante che il governo razzista sia caduto ormai dalla scorsa estate, restano assurdamente, scandalosamente, obbrobriosamente ancora in vigore alcune delle sue scellerate ed incostituzionali misure razziste che violano fondamentali diritti umani, il diritto internazionale e la stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Come ad esempio le misure razziste contenute negli infami "decreti sicurezza della razza".
Cosi' come e' giusto, necessario e urgente che finalmente tutti i ministri di allora siano tratti in tribunale a rispondere dei reati razzisti commessi, ugualmente e' giusto, necessario e urgente che quelle misure razziste ed incostituzionali siano abrogate.
*
E' evidente che essendo restato al governo uno dei due partiti che diedero vita al criminale governo razzista nel 2018-2019, e che anzi lo stesso presidente del consiglio dei ministri attuale e' ancora quello che presiedette quel gabinetto razzista, ancora non e' stata pienamente ripristinata la democrazia e la legalita' costituzionale.
Ma e' altrettanto evidente che la democrazia e la legalita' costituzionale devono essere infine ripristinate; che deve cessare la violenza razzista; che quelle misure disumane devono essere abolite, e quei disumani ministri ed i complici loro devono essere allontanati dalle istituzioni democratiche.
*
Contrastare il razzismo e il fascismo, ripristinare la vigenza dei diritti umani e della legalita' democratica, non sono compiti da subordinare a calcoli tattici e a giochi di palazzo, sono invece obbligo morale e civile, dovere fondativo dell'ordinamento democratico e della civile convivenza, sono indispensabile inveramento della Costituzione, sono la politica prima che si oppone alla folle barbarie, che si oppone alle stragi degli innocenti.
Cosicche' non si perda piu' tempo: siano immediatamente abrogati gli scellerati ed incostituzionali "decreti sicurezza della razza".
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Sia soccorsa, accolta e assistita ogni persona bisognosa di aiuto.
Siano rispettati tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

9. MEMORIA. KURT ALAND

Il 13 aprile 1994 moriva Kurt Aland
illustre studioso il cui nome e' legato
all'edizione critica del Nuovo Testamento
con gratitudine lo ricordiamo

10. MEMORIA. FUNMILAYO ANIKULAPO-KUTI

Il 13 aprile 1978 moriva Funmilayo Anikulapo-Kuti
attivista per i diritti delle donne
con gratitudine la ricordiamo

11. MEMORIA. GIORGIO BASSANI

Il 13 aprile 2000 moriva Giorgio Bassani
scrittore e testimone
difensore della natura e della cultura
dela civile convivenza e della dignita' umana
con gratitudine lo ricordiamo

12. MEMORIA. MARIE LOUISE BERNERI

Il 13 aprile 1949 moriva Marie Louise Berneri
militante anarchica e saggista
con gratitudine la ricordiamo

13. MEMORIA. ERNST CASSIRER

Il 13 aprile 1945 moriva Ernst Cassirer
filosofo illustre
con gratitudine lo ricordiamo

14. MEMORIA. EMMA CASTELNUOVO

Il 13 aprile 2014 moriva Emma Castelnuovo
matematica e docente
autrice di manuali che tutti abbiamo apprezzato
con gratitudine la ricordiamo

15. MEMORIA. ELIO DE CUPIS

Il 13 aprile 1944 moriva Elio De Cupis
martire della Resistenza
con gratitudine lo ricordiamo

16. MEMORIA. JOSEP ESTER I BORRAS

Il 13 aprile 1980 moriva Josep Ester i Borras
militante anarchico
combattente antifascista
con gratitudine lo ricordiamo

17. MEMORIA. MILOS FORMAN

Il 13 aprile 2018 moriva Milos Forman
figlio di vittime dei campi di sterminio
regista d'impegno civile
con gratitudine lo ricordiamo

18. MEMORIA. EDUARDO GALEANO

Il 13 aprile 2015 moriva Eduardo Galeano
scrittore e militante
ha scritto "Memoria del fuoco"
un libro che tutti dovrebbero leggere
con gratitudine lo ricordiamo

19. MEMORIA. STEFANO GARRONI

Il 13 aprile 2014 moriva Stefano Garroni
studioso e militante del movimento operaio
con gratitudine lo ricordiamo

20. MEMORIA. AMBROGIO GIANOTTI

Il 13 aprile 1969 moriva Ambrogio Gianotti
prete e partigiano
con gratitudine lo ricordiamo

21. MEMORIA. VINCENZO GIOVANNI GIUSTO

Il 13 aprile 1945 moriva Vincenzo Giovanni Giusto
magistrato e partigiano
martire della Resistenza
con gratitudine lo ricordiamo

22. MEMORIA. GUENTER GRASS

Il 13 aprile 2015 moriva Guenter Grass
scrittore e militante
con gratitudine lo ricordiamo

23. MEMORIA. GIUSEPPE GRIGOLETTO

Il 13 aprile 1945 moriva Giuseppe Grigoletto
martire della Resistenza
con gratitudine lo ricordiamo

24. MEMORIA. AASTA HANSTEEN

Il 13 aprile 1908 moriva Aasta Hansteen
pittrice e militante per i diritti delle donne
con gratitudine la ricordiamo

25. MEMORIA. ROBERT HERTZ

Il 13 aprile 1915 moriva Robert Hertz
antropologo autore di acuti saggi
vittima della guerra
con gratitudine lo ricordiamo

26. MEMORIA. HANS KONING

Il 13 aprile 2007 moriva Hans Koning
combattente antifascista
militante pacifista
giornalista e scrittore
con gratitudine lo ricordiamo

27. MEMORIA. ERNESTO LACLAU

Il 13 aprile 2014 moriva Ernesto Laclau
pensatore politico
autore di opere che occorre aver letto
con gratitudine lo ricordiamo

28. MEMORIA. GIACINTO DOMENICO LAZZARINI

Il 13 aprile 1990 moriva Giacinto Domenico Lazarini
partigiano e Giusto tra le nazioni
con gratitudine lo ricordiamo

29. MEMORIA. SAVINO ALBINO PASQUALATO

Il 13 aprile 1945 moriva Savino Albino Pasqualato
martire della Resistenza
con gratitudine lo ricordiamo

30. MEMORIA. ABEL PAZ

Il 13 aprile 2009 moriva Abel Paz
militante anarchico resistente antifascista memorialista e storico
con gratitudine lo ricordiamo

31. MEMORIA. MARIO PIANA

Il 13 aprile 1945 moriva Mario Piana
martire della Resistenza
con gratitudine lo ricordiamo

32. MEMORIA. PIETRO PINNA

Il 13 aprile 2016 moriva Pietro Pinna
obiettore di coscienza
collaboratore di Aldo Capitini
anima del Movimento Nonviolento
con gratitudine lo ricordiamo

33. MAESTRE. MARCO ALBELTARO: TERESA NOCE (2013)
[Dal sito www.treccani.it riprendiamo la seguente voce apparsa nel Dizionario biografico degli italiani]

Teresa Noce nacque il 29 luglio 1900 in uno dei quartieri piu' poveri di Torino, seconda dei due figli di Pietro e di Rosa Biletta.
Il padre lascio' la famiglia quando era ancora bambina, mentre la madre sbarcava il lunario con lavori saltuari. I suoi primi anni di vita furono segnati dalla poverta' e dal continuo peregrinare per la citta' alla ricerca di una casa: gli sfratti per insolvenza erano infatti all'ordine del giorno.
Curiosa e desiderosa di apprendere, dopo aver frequentato le scuole elementari ed essersi appassionata alla lettura – dapprima il quotidiano che talvolta la madre acquistava, poi i libri presi in prestito in qualche bancarella – fu costretta ad abbandonare gli studi per contribuire al bilancio familiare. Fin dalla prima elementare aveva lavorato, durante le vacanze estive, come fattorina di un fornaio, approfittando, tra l'altro, della carta di giornale con la quale si imballavano i pacchi per dare sfogo alla sua onnivora curiosita' di lettrice.
Impiegatasi come stiratrice e come sarta, cambio' spesso posto di lavoro perche' insofferente ai soprusi di cui spesso, con le sue colleghe, era vittima ("Proprio chi non ha altro deve conservare almeno la fierezza", afferma nelle sue memorie, Rivoluzionaria professionale, Milano 1974, p. 14). Nel 1911 partecipo' al suo primo sciopero assieme alle sarte che domandavano miglioramenti salariali e di orario. Segui' di li' a breve le orme del fratello operaio, andando a lavorare come tornitrice alla FIAT Brevetti. Fu il fratello ad avvicinare Teresa alle idee socialiste, oltre che all'ambiente della fabbrica.
Per ragioni generazionali attraverso' tutte le esperienze piu' significative del movimento operaio torinese nell'arco cronologico che si apri' con gli scioperi contro l'intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale e si chiuse con l'occupazione delle fabbriche nel biennio rosso. La Rivoluzione d'ottobre esercito' su di lei un grande fascino, divenendo un punto di riferimento e una fonte di speranza: "Con mio fratello decidemmo che, appena finita la guerra, saremmo andati in Russia per conoscere Lenin" (ibid., p. 31).
Dopo la morte della madre nel 1914 e quella del fratello, avvenuta in guerra nel 1918, si trovo' sola a dover pensare al proprio mantenimento. Cio' non le impedi' di impegnarsi nel Partito socialista italiano (PSI), fondando nel 1919, con altri compagni, il circolo giovanile socialista torinese. "Sola, affamata e ribelle" (ibid., p. 24), cosi' fotografa la propria condizione in quei frangenti.
La scissione di Livorno (1921) la vide aderire, con gli altri membri del circolo giovanile di cui sarebbe presto divenuta segretaria, al Partito comunista d'Italia (PCd'I). Nel 1921 conobbe, durante una riunione di partito, Luigi Longo, all'epoca studente di ingegneria di origini piccolo borghesi, che sarebbe divenuto il suo compagno per molti anni. L'ingresso sulla scena torinese dello squadrismo fascista la vide impegnata nella difesa delle organizzazioni comuniste e contribui' a mutare progressivamente i connotati della sua militanza da una lotta alla luce del sole alla clandestinita'. Si impegno' molto nell'attivita' della Federazione giovanile comunista (FGCI) curando, fra l'altro, la pubblicazione della rivista Voce della gioventu', un foglio semilegale che, presentandosi come rivista genericamente giovanile, pote' continuare a uscire mentre gli altri giornali comunisti erano stati sospesi dalle autorita'.
Segui' Longo prima a Roma e poi a Milano. Rimasta incinta del primo figlio – Luigi Libero – non pote' sposare il suo compagno poiche' questi non aveva avuto il permesso della famiglia: ""Con il nostro consenso non sposerai mai quella ragazza", aveva detto il padre. "Perche'?", aveva chiesto lui. "Perche' e' brutta, povera e comunista!" aveva replicato sua madre" (ibid., p. 62). Poco dopo Longo fu arrestato e Noce si trovo' sola a Milano dove continuo' a occuparsi della rivista della FGCI fino a quando il partito non la mise "a riposo" per il suo stato di salute. Alla fine del 1923 fu arrestata per la prima volta "e Luigi Libero rischio' di nascere a San Vittore" (ibid., p. 69). Fu presto rilasciata per insufficienza di prove e, pochi giorni dopo la scarcerazione, partori'. Rientrata a Torino, si ricongiunse con Longo, scarcerato dopo che il "processo di Roma" si era risolto "in una bolla di sapone" (ibid., p. 80).
La nuova dimensione di madre e donna di casa, richiusa tra le mura domestiche e impegnata soltanto nella cura della casa e del figlio, le stava stretta, quindi cerco' di ricavarsi di nuovo uno spazio politico. L'occasione furono le elezioni del giugno 1924 che la videro molto impegnata a seguire la campagna elettorale. Nel 1925 ebbe un altro bambino – Pier Giuseppe – che mori' dopo pochi mesi per un attacco di meningite. Dopo una lunga malattia che l'aveva molto debilitata, decise di sposare Longo che, ormai venticinquenne, non aveva piu' bisogno del consenso dei genitori.
Organizzatrice del congresso della FGCI del 1926, nello stesso anno espatrio' illegalmente con Longo, poco prima dell'entrata in vigore delle leggi eccezionali, per andare in Unione Sovietica, dove fra il 1927 e il 1928 frequento' i corsi della Scuola internazionale Lenin di Mosca e condusse, con altre compagne italiane, un'inchiesta sulla salute pubblica. Da Mosca Noce e Longo si spostarono a Parigi, dove il PCd'I aveva stabilito il proprio Centro estero. Quando questo fu trasferito a Lugano, anche Noce ando' in Svizzera, dove partecipo' alla Conferenza d'organizzazione di Basilea (1928). Di nuovo a Mosca, segui' i lavori del VI Congresso dell'Internazionale. Nel febbraio 1929 lascio' Mosca alla volta di Parigi, dove nacque il suo terzogenito Giuseppe.
In seguito alla nuova linea sancita dal Congresso di Colonia (1931) in sintonia con la "svolta" dell'Internazionale, Noce, che aveva ormai assunto il nome di battaglia di Estella, chiese di essere inviata in Italia per riprendere piu' direttamente la lotta antifascista. Dopo il primo viaggio in patria nel 1931, ne compi' un altro l'anno successivo, durante il quale contribui' alla ricostruzione del partito clandestino in Emilia e all'organizzazione di scioperi fra i tessili biellesi e le mondine dell'area vercellese e novarese.
Membro del Comitato centrale del PCd'I dal 1932, l'anno successivo fu inviata a Mosca per rappresentare la Confederazione generale del lavoro (CGdL) nel Profintern, l'Internazionale sindacale; trasferitasi poi a Parigi si impegno' con Giuseppe Di Vittorio nella direzione della CGdL. Fondatrice, sempre in Francia, con Xenia Sereni, della rivista Noi donne, diresse l'organo d'informazione degli emigrati italiani in Francia, Il Grido del popolo, e La Voce delle donne, mensile uscito a Parigi nel 1935 come organo del Comitato italiano femminile di lotta contro il fascismo e contro la guerra. Delegata nel 1935 al VII Congresso del Comintern, dal 1936 al 1938 ando' in Spagna con Longo e partecipo' alla guerra civile, redigendo, fra l'altro, il periodico Il volontario della liberta'. Curo' il volume Garibaldini in Ispagna (1937), dedicato ai volontari italiani nella guerra di Spagna.
Dopo la vittoria del franchismo riparo' in Francia. Si apri' cosi' uno dei periodi piu' travagliati della sua vita sia sul piano personale, con i primi segni della crisi del matrimonio con Longo, sia su quello politico, con il sempre piu' prossimo pericolo di guerra e il contemporaneo sfaldarsi dell'unita' creata con i Fronti popolari. Con l'annuncio del patto Molotov-Ribbentrop, molti dirgenti comunisti rifugiati in Francia furono arrestati, e con essi Longo, mentre Noce venne internata nel campo di Rieucros soltanto dopo l'invasione nazista della Francia e la dichiarazione di guerra da parte di Mussolini. Trasferita a Marsiglia, riusci' a fuggire e a meta' del 1941 si uni' ai francs-tireurs, avviando un periodo di lotta partigiana in Francia che duro' fino al 1943. Catturata dalla polizia francese, fu consegnata alla Gestapo nel 1944 e internata nel campo di concentramento di Ravensbrueck e poi in quello di Holleischen dal quale venne liberata dai partigiani polacchi soltanto alla fine della guerra.
Rientrata in Italia a Liberazione avvenuta, dopo essere stata ancora arrestata in Francia a causa di un equivoco per sospetto collaborazionismo coi tedeschi, riprese immediatamente i contatti col partito e si butto' a capofitto nell'attivita' politica. Membro della Consulta nazionale, fece parte della Commissione lavoro; rieletta nel Comitato centrale del PCI e poi della Direzione dal V Congresso (1945-46) fino al 1954, diresse dal 1947 al 1955 la Federazione nazionale degli impiegati e operai tessili della CGIL. Deputata all'Assemblea costituente, fu membro del Comitato dei Settantacinque che scrisse la Costituzione. Fu eletta alla Camera nelle prime due legislature repubblicane. Di questo periodo vanno segnalati l'impegno per la parita' salariale e la promozione della legge 26 agosto 1950, n. 860 per la tutela delle lavoratrici madri. Abbandonato poi il Parlamento, si dedico' a tempo pieno al sindacato divenendo anche, dal 1949 al 1958, presidente dell'Unione internazionale dei lavoratori dell'abbigliamento. Dal 1959 fece parte per alcuni anni del Consiglio nazionale economia e lavoro (CNEL) in rappresentanza della CGIL. Successivamente si ritiro' progressivamente dalla scena pubblica.
La separazione da Longo (1953) la segno' sia sul piano personale sia su quello politico. Sul piano personale venne a sapere dalle pagine del Corriere della sera che Longo aveva ottenuto l'annullamento del matrimonio a San Marino, falsificando la sua firma. Sul piano politico fu esclusa dalla direzione del partito a causa degli attriti che si erano venuti a creare fra lei e alcuni dirigenti che non avevano apprezzato la sua scelta di rivolgersi alla Commissione centrale di controllo del PCI per denunciare il metodo usato da Longo. Questa vicenda fu per Noce un trauma: nelle sue memorie lo descrisse come "grave e doloroso piu' del carcere, piu' della deportazione" (ibid., p. 411).
Mori' a Bologna il 22 gennaio 1980.
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Opere: Oltre a quelle citate si segnalano: Gioventu' senza sole (Parigi 1937; Roma 1975; Milano 2003), romanzo ispirato al periodo di prigionia nei lager tedeschi; ... ma domani fara' giorno (con presentazione di P. Nenni, Milano 1952) e Le avventure di Laika, cagnetta spaziale (ibid. 1960). Si vedano anche le interviste-testimonianza: T. N., in Donna, privato e politico: storie personali di 21 donne del PCI, a cura di E. Scroppo, Milano 1979, pp. 38-56, e G. Gerosa, Le compagne, Milano 1979, pp. 15-33. Altri scritti politici sono firmati con il nome di battaglia Estella.
Fonti e Bibliografia: Le carte di Teresa Noce sono conservate nell’archivio personale del figlio Giuseppe Longo a Bologna e presso la Fondazione dell'Istituto Gramsci di Roma; v. anche: Roma, Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale, f. personale; per gli scritti e i documenti, si consulti http://www.regione.emilia-romagna.it/web_gest/costituente/archivi_costituenti/TeresaNoce.pdf.; R. Martinelli, N. T., in F. Andreucci - T. Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, III, Roma 1977, pp. 687-689; L. Melograni, Una donna, una combattente la chiamavamo Estella, in l'Unita', 23 gennaio 1980; N. T., in Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, a cura di E. Nizza, IV, Milano 1984, pp. 140 s.; T. N., in I deputati piemontesi all’'Assemblea Costituente, a cura di C. Simiand, Milano 1999, pp. 365-371; R. Sandri, N. T., in Dizionario della Resistenza. Luoghi, formazioni, protagonisti, a cura di E. Collotti - R. Sandri - F. Sessi, II, Torino 2001, p. 602; M.L. Righi, L'azione delle donne nella CGIL: 1944-1962, in E' brava, ma... Donne nella CGIL: 1944-1962, a cura di S. Lunadei - L. Motti - M.L. Righi, Roma 1999, ad indicem.

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 430 del 13 aprile 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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