[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 419



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 419 del 28 marzo 2020

In questo numero:
1. Una lettera alle persone amiche: premere nonviolentemente sulle amministrazioni comunali affinche' approntino aiuti straordinari per le persone in condizioni di indigenza
2. Giuseppe Barbaglio
3. Hans Blumenberg
4. Ernest Fraenkel
5. Miguel Hernandez
6. Giovanni Miccoli
7. Enzo Misefari
8. Antonio Negro
9. Virginia Woolf
10. "Da vicino e da lontano". Un appello alle persone di volonta' buona
11. Novella Bellucci: Walter Binni (2015)

1. L'ORA. UNA LETTERA ALLE PERSONE AMICHE: PREMERE NONVIOLENTEMENTE SULLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI AFFINCHE' APPRONTINO AIUTI STRAORDINARI PER LE PERSONE IN CONDIZIONI DI INDIGENZA

Sta crescendo vertiginosamente il numero delle persone che precipitano in condizioni di di poverta' estrema, di vera e propria indigenza.
Sembra che i ricchi e i potenti al governo dello Stato e delle Regioni non se ne accorgano neppure.
Il papa invece si', quasi unica tra le persone che hanno voce pubblica, e con lui ogni persona di volonta' buona, ed ogni persona appartenente alle classi sfruttate ed oppresse, rapinate ed emarginate.
L'epidemia non solo riduce gli svaghi dei ricchi e i profitti dei piu' ricchi, ma impoverisce drasticamente chi vive del proprio lavoro, e scaraventa nella miseria chi era gia' povero.
Alla paura del contagio, della malattia, della morte si aggiungono il terrore e la disperazione della fame, l'umiliazione dell'abbandono nella solitudine, e la percezione straziante e abissale della strutturale e deflagrante violenza di una societa' organizzata per promuovere la massimizzazione del profitto anziche' per garantire i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Occorre premere nonviolentemente sul Governo affinche' cessino immediatamente gli sperperi e gli abusi e si destinino le risorse per salvare le vite di chi e' piu' in pericolo, in pericolo per la malattia, in pericolo per la fame, in pericolo per la disperazione e l'inedia. Apra gli occhi chi governa lo Stato, si smetta di effettualmente perseguitare con azioni ed omissioni chi piu' soffre.
Ed ugualmente occorre premere nonviolentemente sulle Regioni affinche' cessino immediatamente gli sperperi e gli abusi e si destinino le risorse per salvare le vite di chi e' piu' in pericolo, in pericolo per la malattia, in pericolo per la fame, in pericolo per la disperazione e l'inedia. Apra gli occhi chi governa le Regioni, si smetta di effettualmente perseguitare con azioni ed omissioni chi piu' soffre.
Ma occorre anche premere nonviolentemente sui Comuni.
Immediatamente, affinche' immediatamente e  adeguatamente i Comuni soccorrano le persone piu' in difficolta', affinche' approntino con la massima tempestivita' aiuti straordinari per le persone in condizioni di indigenza o che nell'indigenza stanno rapidamente precipitando.
E' nell'azione tempestiva dei Comuni la chiave di volta per fronteggiare immediatamente, garantendo il cibo e gli altri generi di prima necessita', le piu' urgenti esigenze vitali della parte piu' bisognosa di sostegno sociale, oltre e piu' e prima ancora che sanitario, della popolazione.
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Proponiamo quindi a tutte le persone di volonta' buona, alle esperienze associative democratiche, ai movimenti della societa' civile, di aggiungere alle altre iniziative che stanno gia' attuando - a cominciare dalla condivisione dei beni essenziali con chi e' loro vicino ed ha piu' bisogno di aiuto - un impegno in piu', necessario ed urgente.
Scrivere ai sindaci dei Comuni affinche' le amministrazioni comunali organizzino tramite i propri servizi sociali la messa a disposizione di generi di prima necessita' a tutte le persone che vivono nel loro territorio e che ne facciano richiesta.
Il volontariato, le organizzazioni caritative, stanno facendo molto, ma occorre l'intervento pubblico. E' l'intervento pubblico che e' decisivo. E il primo intervento pubblico qui e adesso deve consistere nel fornire ad ogni famiglia in difficolta', ad ogni persona che ne abbia urgente bisogno, l'indispensabile per continuare a vivere.
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Vi proponiamo pertanto di inviare al sindaco del vostro Comune - utilizzando i canali telematici - una lettera del seguente tenore:
"Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente"
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Chi salva una vita salva il mondo.

2. MEMORIA. GIUSEPPE BARBAGLIO

Teologo e biblista
amico della nonviolenza
persona generosa

In questo tredicesimo anniversario della scomparsa
con gratitudine lo ricordiamo

3. MEMORIA. HANS BLUMENBERG

Filosofo e autore di libri ineludibili
con gratitudine lo ricordiamo

4. MEMORIA. ERNST FRAENKEL

Militante del movimento operaio
antifascista resistente esule
autore del Doppio stato un libro
che tutti abbiamo studiato
che molto ci ha insegnato

Con gratitudine che non si estingue
lo ricordiamo

5. MEMORIA. MIGUEL HERNANDEZ

Fu poeta e antifascista
due qualita' che significano la stessa cosa

6. MEMORIA. GIOVANNI MICCOLI

Storico illustre
di forte impegno morale e civile
nel terzo anniversario della morte
lo ricordiamo con gratitudine

7. MEMORIA. ENZO MISEFARI

Militante del movimento operaio
antifascista
storico e testimone
delle lotte delle oppresse e degli oppressi
per la liberazione dell'umanita'

8. MEMORIA. ANTONIO NEGRO

Militante del movimento operaio
antifascista partigiano costituente senatore
mori' povero come era vissuto
tutto se stesso avendo dedicato
alla lotta per la liberta' di tutti

In questo anniversario della sua scomparsa
lo ricordiamo ancora maestro e compagno

9. MEMORIA. VIRGINIA WOOLF

Quello che fu nel secolo decimottavo
l'enciclopedia di  Diderot
e fu nel secolo decimonono
il manifesto di Marx ed Engels
nel ventesimo secolo e' stato
le tre ghinee di Virginia Woolf

denuncia ed appello e programma
riconoscimento di umanita'
chiamata alla lotta necessaria
insurrezione nonviolenta
per la verita' che salva le vite
per la condivisione del bene e dei beni

oppresse e oppresse di tutti i paesi
unitevi nella lotta
per la comune liberazione

10. REPETITA IUVANT. "DA VICINO E DA LONTANO". UN APPELLO ALLE PERSONE DI VOLONTA' BUONA

"Allora i passi saranno contati
da vicino e da lontano;
allora questa vita sara' raccontata
come il sogno di sempre"
(Hannah Arendt)

Scriviamo questa lettera alle persone di volonta' buona, ai movimenti della societa' civile ed alle istituzioni democratiche nel mezzo della "settimana d'azione contro il razzismo" ufficialmente promossa da un organo dello stesso governo italiano (l'Unar, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, che e' articolazione di un ministero).
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Scriviamo questa lettera per chiedervi di scrivere una lettera alla Ministra dell'Interno - e tramite essa all'intero governo - affinche' il governo prenda tre decisioni necessarie ed urgenti.
La prima: includere - e con assoluta priorita' - tra i destinatari degli aiuti che le istituzioni stanno approntando in questa acuta emergenza le persone che di aiuto hanno piu' necessita', per le quali riconoscimento, rispetto, assistenza sociale e materiali provvidenze in questa drammatica situazione possono fare la differenza tra la vita e la morte: le persone piu' povere, piu' sfruttate, piu' oppresse, piu' emarginate, piu' rapinate da un'organizzazione sociale iniqua; le persone che non hanno un lavoro, che non hanno una casa, che non hanno in concreto una protezione sociale reale; le persone che subiscono condizioni di concreto abuso, di effettuale schiavitu', di privazione dei diritti fondamentali, di vero e proprio apartheid; le persone piu' fragili e piu' bisognose di aiuto; le persone piu' sole e piu' spaventate; le vittime contro cui da anni politicanti irresponsabili e razzisti, imprenditori schiavisti e poteri mafiosi hanno scatenato la piu' brutale, scellerata violenza.
La seconda: abrogare immediatamente le mostruose misure razziste contenute nei due abominevoli "decreti sicurezza della razza" imposti dal folle feroce governo che nel 2018-2019 ha fatto strame della Costituzione della Repubblica italiana, del diritto internazionale e dello stesso senso di umanita', giungendo all'abominio di cercar di impedire che i naufraghi in pericolo di morte in mare venissero soccorsi e recati in salvo nel nostro paese.
La terza: decidere finalmente di far cessare il regime di vero e proprio apartheid che nega ad oltre cinque milioni di persone che in Italia vivono ed arricchiscono materialmente, culturalmente e valorialmente il nostro paese con il loro lavoro e la loro presenza, pienezza di diritti sociali, civili, politici: il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto": e' tempo che questo principio valga anche per tutte le persone che vivono in Italia.
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Come tutte le catastrofi la tragedia dell'epidemia di Coronavirus disvela ineludibili verita': che siamo un'unica umana famiglia in un unico mondo vivente di cui siamo insieme parte e custodi; che norma dell'umanita' e' il prestarsi reciproco aiuto; che siamo esseri fragili e perituri, come fragile e perituro e' il mondo vivente, la biosfera; che umanita' significa non solo l'insieme degli esseri umani, ma il loro agire umanamente gli uni verso gli altri, applicando la "regola aurea" attestata da tutte le grandi tradizioni culturali: "agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te"; che occorre - come scrisse memorabilmente don Milani - che ogni persona si senta responsabile di tutto.
L'epidemia in corso ci convoca alla responsabilita', alla solidarieta', alla misericordia, alla condivisione del bene e dei beni: ci convoca a una condotta morale e civile coerente con i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica italiana, una condotta morale e civile che inveri i valori supremi e il nitido dettato del fondamento del nostro ordinamento giuridico democratico.
Dovessero essere per alcuni di noi gli ultimi giorni della propria esistenza, ebbene, che le ultime nostre parole ed azioni siano veritiere, giuste, intese al recare soccorso a chi di soccorso ha bisogno, intese al bene comune dell'umanita'.
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Pertanto vi proponiamo di voler scrivere alla Ministra dell'Interno, e tramite essa all'intero Consiglio dei Ministri, una lettera del seguente tenore:
Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
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Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.
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Grazie a tutte e a tutti di quanto vorrete fare. Chi salva una vita salva il mondo.
il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 19 marzo 2020, nel cuore esatto della "Settimana d'azione contro il razzismo"

11. MAESTRI. NOVELLA BELLUCCI: WALTER BINNI (2015)
[Dal sito www.treccani.it riproponiamo ancora una volta la seguente voce apparsa nel Dizionario Biografico degli Italiani (2015)]

Walter Binni nacque a Perugia  il 4  maggio 1913, unico figlio di una famiglia di origini in parte aristocratiche, in parte borghesi-terriere. Il padre Renato, come il nonno, era farmacista ed esercitava la professione nella propria farmacia, situata nella piazza del Duomo. La madre, Celestina Agabiti, sorella dello scrittore Augusto Agabiti,  fu figura centrale nella vita del figlio, che le rimase sempre profondamente legato.
Fino a diciotto anni Walter visse e studio' a Perugia, ispiratrice di molte pagine autobiografiche che posero la citta' al centro delle proprie piu' significative esperienze. Ricevette fin da bambino un'educazione mirata all'inserimento presso la classe dirigente locale frequentando una scuola elementare privata con pochissimi e scelti scolari. Attraverso' i primi anni del fascismo respirando in casa un'atmosfera di consenso nei confronti del regime, soprattutto da parte del padre che lo iscrisse ai balilla.
Gia' negli inquieti anni dell'adolescenza, turbati da dissapori familiari, si manifesto' la sua netta propensione per gli studi. Trascorreva molto tempo nelle sale di lettura della Biblioteca Augusta a consultare volumi di antiche cronache perugine e leggere classici del pensiero storico, romanzi e poeti italiani e stranieri, in particolare Carlo Michelstaedter e i vociani, esercitandosi anche in scritture personali, poetiche e narrative.
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Binni normalista
Il 1931 va considerato, per sua stessa ammissione, l'anno 'decisivo' per il futuro critico militante: nel momento conclusivo dei suoi studi liceali, l'italianista Guido Mazzoni, presidente della commissione d'esame, lo esorto' a partecipare al concorso nazionale per l'ammissione alla Scuola Normale di Pisa. Il giovane accetto' il suggerimento in contrasto con il padre che lo avrebbe voluto farmacista al proprio fianco. Risulto' primo al concorso e la comunicazione gli arrivo' in forma di telegramma firmato dal segretario della Scuola, il perugino Aldo Capitini, destinato ad assumere una funzione centrale nello sviluppo del concittadino diciottenne.
Ebbe inizio, cosi', per il giovane Binni un'esperienza di vita autonoma, arricchita da conoscenze sia di natura privata (e' a Pisa che, nel 1932, conobbe la compagna di studi Elena Benvenuti, lucchese, alla quale fu legato da un sentimento destinato a durare tutta la vita) e intellettuale (dai maestri, gli italianisti Attilio Momigliano e Luigi Russo, lo storico dell'arte Matteo Marangoni, il linguista Giorgio Pasquali, ai compagni di studi e amici Vittore Branca, Giuseppe Dessi', Delio Cantimori, Carlo Ludovico Ragghianti, Claudio Varese).
L'ambiente pisano si rivelo' ricco di occasioni e di stimoli: la Scuola Normale, diretta da Giovanni Gentile, costituiva un crogiuolo di intelligenze e di idee. Capitini ne era uno degli elementi piu' attivi e, intorno a lui, si ritrovavano molti giovani insofferenti della retorica fascista. Nei primi mesi del 1933, uno di essi, brillante studioso di filosofia, Claudio Baglietto, compi' un atto di disobbedienza al regime che costo' il posto di segretario della Scuola a Capitini, costretto a far ritorno nella dimora della famiglia paterna, ubicata presso la torre campanaria del palazzo dei Priori: luogo che divenne meta di innumerevoli pellegrinaggi da parte del giovane Binni, sempre piu' legato al pensiero e alla personalita' di Capitini. Come testimonia la loro corrispondenza e soprattutto la loro vita, il rapporto tra i due si consolido' negli anni nonostante le diversita' di alcuni aspetti (l'uno, Aldo, piu' vecchio di quindici anni, credente, se pur di una religione libera; Walter ateo fino alla fine dei suoi giorni), ma ugualmente impegnati nella ricerca di una dimensione morale dell'esistenza ("maestro adatto al mio spasimo per la virtu' e per il coraggio delle idee", scrisse di Capitini il piu' giovane amico) e interessati alle manifestazioni della poesia e dell'arte con passioni comuni, come quella che li univa a Michelstaedter e soprattutto a Leopardi.
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Dall''afascismo' all'antifascismo. I primi saggi critici
L'allontanamento di Capitini dalla Normale provoco' un cambiamento negli atteggiamenti di numerosi studenti nei confronti del regime, sempre piu' mal tollerato. Binni a posteriori defini' questo come un periodo di sostanziale 'afascismo', in cui rapidamente avvenne per lui il distacco dalla cultura dominante. Furono mesi importanti per la sua formazione di studioso: nel 1932 si dedico' alla lettura integrale di Leopardi; l'anno successivo si impegno' nella lettura di classici francesi e tedeschi, dedicandosi anche allo studio delle due lingue.
A ventun anni, nel 1934, scrisse come tesina di letteratura italiana un testo che venne pubblicato con il titolo Linea e momenti della poesia leopardiana (in Sviluppi delle celebrazioni marchigiane: uomini insigni del Maceratese, Macerata 1935, pp. 77-97), primo della lunga serie di interventi critici che nel corso della vita Binni dedico' all'interpretazione di Leopardi. Se molte delle idee critiche che animano questa lettura del ventunenne allievo normalista oggi risultano superate e furono poi accantonate dallo stesso critico nei suoi successivi interventi; se il saggio appare schematico nel presentare una vicenda intellettuale e creativa ricca e multiforme come quella leopardiana, stretta nella rigida opposizione fra fase idillica e fase eroica, manifestava pero' un'originale interpretazione, che spostava l'attenzione critica verso gli ultimi canti (la zona fino ad allora meno accettata della produzione leopardiana), insistendo sulla forza di quella poesia rispetto alla precedente: elementi, questi, che divennero categorie critiche generatrici dell'innovativo libro del 1947, La nuova poetica leopardiana.
Nel 1936, Binni, che veniva definendo il suo profilo di  intellettuale anche tramite la collaborazione al periodico del Gruppo universitario fascista (GUF) pisano, il Campano, con articoli di carattere politico e letterario, pubblico' presso Sansoni la tesi con cui si era laureato nel giugno del 1935, La poetica del decadentismo italiano (Firenze 1936). Il libro venne accolto con interesse negli ambienti antifascisti, per la sua prospettiva europea e per l'attenzione alla stagione letteraria recente, guardata con atteggiamento polemico dalla cultura di regime. Binni leggeva la produzione italiana ed europea riconducibile alla categoria del decadentismo entro l'ottica metodologica della 'poetica', che, mutuata in parte dal maestro Luigi Russo (anche come strumento critico antagonistico all'idealismo crociano) e approfondita teoricamente e affinata negli anni a venire, costitui' lo strumento piu' originale del suo fare critico.
In questi anni decisivi ando' definendosi il suo radicale antifascismo, sostenuto dalla collaborazione sempre piu' intensa con Capitini, grazie al quale Perugia divenne un centro importante della cospirazione contro il regime: a ogni suo ritorno nella citta' natale, Binni era vicino a Capitini con il quale non interruppe mai i rapporti. Nel 1936 era ormai inserito pienamente nelle attivita' clandestine non solo a Perugia, ma nelle reti nazionali.
La sua vita procedette, dunque, sul doppio binario della militanza antifascista e dell'affermazione del percorso professionale: nel 1936 ottenne un posto di perfezionamento alla Normale, supplendo Luigi Russo con corsi di letteratura e critica; concluse brillantemente l'iter normalistico, sostenendo l'esame finale con Gentile e con Gaetano Chiavacci; vinse il concorso per l'insegnamento di italiano e storia presso gli istituti tecnici superiori e ottempero' all'obbligo del servizio militare. Dopo il successo della Poetica del decadentismo, alcune tra le piu' importanti riviste letterarie, quali La Nuova Italia, Leonardo, Letteratura, accettarono la sua collaborazione. Nel 1938 insegno' all'istituto tecnico A. Bordoni di Pavia. Nel frattempo veniva ampliandosi la mappa delle sue relazioni grazie alla conoscenza di alcune tra le figure di maggior spicco della politica e della cultura di quegli anni. Nei suoi spostamenti tra Firenze, Torino, Milano, Bologna, Padova, Roma conobbe, tra gli altri, Eugenio Montale, Elio Vittorini, Tristano Codignola, Cesare Luporini, Franco Fortini, Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Ferruccio Parri, Giuseppe Raimondi, Concetto Marchesi, Manara Valgimigli, Guido Calogero, Pietro Ingrao, Ugo La Malfa.
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Gli anni perugini tra l'Universita' per stranieri e la politica
Dal 1939 fu chiamato presso l'Universita' per stranieri di Perugia (dove insegno' fino al 1945). Il ritorno nella citta' natale coincise con alcuni eventi personali: il matrimonio con Elena (dalla quale ebbe due figli: Francesco e Lanfranco, che si sarebbe in seguito dedicato alla valorizzazione dell'opera paterna) e la morte precoce della madre. Binni aveva ventisei anni e aveva gia' definito le linee essenziali della sua vita, destinate a rimanere coerenti in una dialettica continua fra aspetti personali, professionali, tensioni civili. Fu lo stesso Capitini a riconoscere che dal suo piu' giovane amico Walter gli era venuto l'invito a formare un vero e proprio movimento politico che, con la partecipazione di Guido Calogero, si tradusse nel liberalsocialismo, il cui primo manifesto programmatico venne pubblicato nel 1940, anno in cui Binni fu richiamato alle armi e inviato sul fronte francese e jugoslavo. Dopo il congedo, ritorno' a insegnare a Perugia presso l'Universita' per stranieri e nel 1942 consegui' la libera docenza.
In questo periodo riusci' a lavorare a un saggio alfieriano (Vita interiore dell'Alfieri, Bologna 1942), in cui applicava il suo metodo storico-critico, ispirato alla poetica, manifestando con decisione la propria propensione a lavorare su autori a lui particolarmente congeniali: di Alfieri (cui avrebbe dedicato altri studi negli anni a venire) affermava di condividere la passione politica, antitirannica, anticlericale, anticattolica.
Tra il 1942 e il 1945, senza mai abbandonare gli studi e gli interventi di critica letteraria, rivolse il suo impegno soprattutto all'azione politica vissuta con il rigore e l'entusiasmo dettato dalle speranze di quegli anni 'indimenticabili'. Definito, in un'informativa del prefetto, soggetto "del tutto scalmanato", sovversivo e violento, partecipo' alla Resistenza aderendo al Partito socialista italiano di unita' proletaria (PSIUP), il partito socialista ricostituito nel 1942. Come rappresentante di tale partito fu nella prima giunta comunale nominata dal Comitato di liberazione nazionale (CLN) di Perugia, alla vigilia della liberazione della citta' da parte delle truppe alleate; e dette il proprio contributo intellettuale, in veste di redattore, al Corriere di Perugia, settimanale di informazione politica del CNL del quale Capitini era direttore. Nel giornale, ampio spazio era occupato dall'esperienza politica e sociale attuata da Capitini a Perugia dopo la liberazione, i Centri di orientamento sociale (COS); si trattava di un movimento, o piu' propriamente di un laboratorio politico, ispirato a una forma di democrazia diretta, aperta ai partiti ma soprattutto al ceto popolare. A questa esperienza, che lo mise in contatto con gente appartenente a uno strato sociale cosi' diverso da quello aristocratico-borghese delle sue origini, Binni riconobbe poi un grande valore formativo, affermando con fermezza la propria posizione di "pertinace e volontario alleato della classe proletaria". Fino al 1946 fu quasi interamente occupato nell'impegno militante nelle complicate vicende della sinistra: il suo lavoro politico all'interno del PSIUP andava nella direzione, condivisa con la corrente romana di 'Iniziativa socialista', di autonomia rispetto ai comunisti, in una prospettiva volta a costruire un socialismo radicale, coerente con la formazione liberalsocialista. Per queste sue posizioni, che si opponevano, tra l'altro, alla commistione fra vecchio gruppo socialista e massoneria, Binni fu duramente attaccato e fu addirittura privato dell'incarico di insegnamento presso l'Universita' per Stranieri (poi riattivato grazie all'intervento del sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Carlo Ludovico Ragghianti). Gli ostacoli non attenuarono la passione civile di Binni che in ogni occasione, sia scrivendo (in particolare su Il Socialista e poi su Europa socialista, la rivista diretta da Ignazio Silone) sia intervenendo nelle sezioni di partito con grande efficacia oratoria, difendeva la sua idea di socialismo integrale.
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Il 1947: L'Assemblea Costituente e La nuova poetica leopardiana
Eletto deputato per la circoscrizione Perugia-Terni-Rieti, visse la grande stagione dell'Assemblea Costituente. Il suo impegno fu rivolto in primo luogo alla difesa della scuola pubblica. Nel ricordare il discorso tenuto nella seduta del 17 aprile 1947, e' opportuno sottolineare la qualita' letteraria della gran parte degli interventi politici di Binni, autore non solo di saggi critici ma anche di prose di ispirazione etico-civile, che, insieme con quelle di altri intellettuali della sua generazione, possono essere considerate parte di un vero e proprio genere letterario novecentesco. Come pagina di vibrante forza letteraria puo' leggersi il breve intervento con cui, nell'ultima seduta della Costituente, Binni commemoro' la morte di Gandhi, "grande anima", in cui era manifesta, ancora una volta, la condivisione ideale con Capitini.
In un periodo cosi' impegnativo nella vita pubblica e politica (nel febbraio del '47, a seguito del duro scontro all'interno del PSIUP e alla conseguente scissione, decise di rimanere fuori dai due Partiti socialisti, entrando da indipendente nel Gruppo parlamentare del nuovo partito di Saragat), e tanto faticoso per gli spostamenti settimanali da Roma a Perugia, Binni riusci' comunque a produrre numerosi saggi letterari in riviste e ben tre libri di critica letteraria, pubblicati tutti nel 1947: Preromanticismo italiano (Napoli), La nuova poetica leopardiana (Firenze), Metodo e poesia di Ludovico Ariosto (Messina-Firenze).
I tre libri sono apparentati da un orientamento metodologico antipositivistico e anticrociano e dall'applicazione del concetto di poetica, messo alla prova sia nella ricostruzione di grandi scenari culturali (e' il caso della rilettura delle manifestazioni letterarie del secondo Settecento tramite la categoria storiografica del preromanticismo), sia nella definizione della personalita' di un grande autore interrogato criticamente nella globalita' della sua produzione (e' il caso del volume ariostesco), sia nella lettura di una stagione poetica essenziale di Giacomo Leopardi. Ne La nuova poetica leopardiana, Binni riprese l'idea critica del suo primo saggio del 1935, in forma piu' distesa, piu' organica e piu' elaborata. All'interno del panorama critico il volume fu un intervento dirompente, di cui non si comprende la portata se non lo si connette al clima storico entro il quale prese forma, segnato dall'esperienza tragica del fascismo, della guerra, degli stermini e, al tempo stesso, dalla potente speranza di una rinascita civile. Il 1947, nella storia complessa e tormentata della ricezione di Leopardi, segno', grazie a questo libro (in sintonia con altre letture coeve, la piu' significativa delle quali rimane quella di Cesare Luporini) una vera e propria svolta.
Con il 1947 si concluse anche l'esperienza parlamentare di Binni che scelse di non ripresentare la propria candidatura alle elezioni politiche del 1948, sottolineando l'inconciliabilita' fra l'impegno politico e il lavoro universitario. Tale rinuncia non significo', peraltro, l'abbandono delle posizioni ideali del socialismo cui Binni dichiarava che non sarebbe mai venuta a mancare la propria adesione attiva e disinteressata.
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Gli anni genovesi
Nel 1948, vinto il concorso di professore ordinario, ebbe inizio la vera e propria vita universitaria dello studioso perugino: la prima tappa fu Genova dove venne chiamato a insegnare letteratura italiana presso la facolta' di lettere e filosofia, e dove rimase fino al 1956, anno del trasferimento presso il magistero di Firenze. Furono anni in cui si dispiego' la sua energia intellettuale, con i corsi su figure e temi sette-ottocenteschi e numerose pubblicazioni (tra le quali deve essere ricordata la cura della monografia desanctisiana dedicata a Leopardi, che andava a inserirsi nel dibattito, apertosi nelle fila della sinistra, sul 'ritorno a De Sanctis') e i progetti editoriali (tra cui la collana I classici italiani nella storia della critica per i tipi della Nuova Italia).
Si andava contemporaneamente delineando il suo metodo didattico, aperto a favorire le potenzialita' degli allievi piu' meritevoli, chiamati subito a feconde collaborazioni, tra le quali va ricordata l'organizzazione, dal 1953, di una rivista letteraria, diretta dallo stesso Binni, la Rassegna della letteratura italiana (ancora oggi tra le piu' autorevoli riviste di italianistica): obiettivo della rivista era quello di fornire un'informazione rigorosa (tramite le sezioni bibliografiche) e al tempo stesso promuovere un confronto aperto sulle questioni di metodo. Grazie a queste sue attivita' si formo' a Genova una scuola, destinata ad ampliarsi con i trasferimenti successivi nelle universita' di Firenze e di Roma: tra i primi allievi, Franco Croce, Riccardo Scrivano, Giovanni Ponte.
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Gli anni fiorentini
L'anno della chiamata a Firenze segno' per Binni anche la ripresa dell'attivita' politica. Se a Genova la tensione civile si era tradotta in una vivace partecipazione alla vita culturale e politica della citta', il periodo fiorentino, apertosi con avvenimenti di grande impatto nella compagine variegata della Sinistra in seguito ai fatti di Ungheria, lo riporto' a proposte e azioni dirette che si tradussero nella formazione di un movimento di 'socialisti senza tessera', destinato a suscitare un vivo interesse presso molti intellettuali (nel 1959, Binni aderi' al Partito socialista italiano - PSI).
Firenze era del resto un centro culturale di grande vitalita' e gli anni che Binni vi trascorse furono arricchiti da rapporti con gruppi legati a riviste (Letteratura e soprattutto il Ponte) e istituzioni (il Gabinetto Vieusseux) e, soprattutto, dall'incontro con figure quali Eugenio Garin, Piero Calamandrei, Delio Cantimori, Cesare Luporini, Giacomo Devoto, Giorgio Spini e numerosi altri. Con molti di loro Binni condivise, di la' dalle inevitabili divergenze di posizioni, la passione intellettuale che coniugava politica, cultura, etica, riversandosi nell'attività didattica. Anche gli anni fiorentini furono estremamente produttivi sul piano scientifico; nel 1963 uscirono tre volumi i cui argomenti erano stati approfonditi durante lo svolgimento dei corsi universitari: Poetica, critica e storia letteraria (Bari), Classicismo e neoclassicismo nella letteratura del Settecento (Firenze), L'Arcadia e il Metastasio (Firenze); e venne avviata (per l'editore Principato, in collaborazione con Riccardo Scrivano), un'originale Antologia della critica letteraria. Il saggio metodologico, Poetica, critica e storia letteraria, fondato sulla nozione di poetica e ispirato al superamento del tecnicismo e dei residui di crocianesimo, esprimeva compiutamente la convinta e appassionata rivendicazione del compito fondamentale del critico volto a ricostruire il profondo legame che ogni grande poeta ha con la realta', alla quale non manca di 'collaborare'. Questo libro suscito', fin dal suo primo apparire, un grande interesse e un fecondo dibattito all'interno del quale si inseri' anche un episodio di intolleranza accademica che ebbe come centro la rivista Paragone-Letteratura, diretta da Anna Banti, moglie di Roberto Longhi, che ne fu protagonista (la polemica si trasferi' poi sulle pagine del quotidiano Paese sera). Binni, tenace e combattivo, era del resto persona tutt'altro che accomodante: a Firenze, aveva preso posizione, con azioni e con scritti, nei conflitti universitari contro il rettore a difesa delle lotte studentesche che erano scoppiate nel 1961; e in questo stesso anno appoggiò la marcia per la pace Perugia-Assisi, organizzata da Capitini.
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Gli anni romani. Il "professore" tra militanza politica e impegno didattico
Nel gennaio del 1964, Binni venne chiamato a insegnare alla facolta' di lettere e filosofia dell'Universita' di Roma, dove rimase fino alla conclusione del suo itinerario universitario e della sua stessa vita. Anche i primi anni romani furono fervidi e fecondi. I corsi universitari leopardiani (raccolti piu' tardi nel volume Lezioni leopardiane) suscitarono entusiasmo nei giovani, affascinati dalle lezioni del nuovo professore dotato di rara capacita' comunicativa. I seminari per studenti e laureandi costituirono nuovi modelli di studio che avrebbero portarono alla formazione di un folto gruppo di allievi (fra cui Giulio Ferroni, Amedeo Quondam, Guido Baldassarri, Pino Fasano, Biancamaria Frabotta, per citare solo i piu' noti). Ma i primi anni romani di Binni furono segnati anche dalle vicende che agitarono l'Ateneo culminanti il 27 aprile del 1966 con la morte dello studente socialista Paolo Rossi, precipitato dalla scalinata della facolta' di lettere in seguito a un tafferuglio provocato da un manipolo di studenti di destra.
Fu Binni a tenere, sulla scalinata del Rettorato, l'orazione funebre, durissimo atto di accusa contro il rettore Ugo Papi il quale fu costretto a dimettersi. Nell'esplosione della protesta studentesca che occupo' i mesi successivi culminando nel 1968, Binni, pur fatto segno di attacchi dalle Destre, fu tra i docenti maggiormente impegnati, scrivendo e firmando documenti di forte coerenza politica e soprattutto moltiplicando il lavoro didattico con seminari aperti alle richieste studentesche. L'impegno politico, fuori e dentro l'Universita', non pregiudico' il lavoro scientifico; in questi anni la sua produzione venne arricchendosi di altri testi: con l'allievo fiorentino che lo aveva seguito a Roma, Enrico Ghidetti, dette vita ai due volumi dell'edizione di Tutte le opere leopardiane (Firenze 1969), la cui introduzione, da lui firmata (Leopardi poeta delle generose illusioni e dell'eroica persuasione: ibid., pp. XI-CXX), costituisce un ulteriore sviluppo della sua interpretazione del poeta recanatese (poi confluita nel volume del 1973, La protesta di Leopardi); nel 1968 i suoi  studi settecenteschi furono organizzati in Il Settecento letterario, sesto volume della garzantiana Storia della letteratura italiana, diretta da Emilio Cecchi e Natalino Sapegno (con il quale realizzo' anche a una Storia letteraria delle Regioni d'Italia). Pubblico', inoltre, il volume di Saggi alfieriani (Firenze 1969), nel quale Binni ripresento' il primo suo libro sul tragico astigiano, arricchendolo di nuovi saggi. Nell'Introduzione, il critico tornava a sottolineare la propria affinita' con alcune caratteristiche dell'Alfieri, in particolare con la sua disorganicita' rispetto al potere e alla societa'. Intanto, nel corso del 1968, si era maturato l'allontanamento definitivo di Binni dal PSI. Non aderi' piu' ad alcuna formazione partitica fino al 1994, quando prese la tessera di Rifondazione comunista.
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La stagione dell'amarezza
Gli anni Settanta lo videro, schierato su posizioni di adesione, pur critica, ai movimenti della Sinistra, sempre partecipe alle vicende politiche internazionali e italiane, tragicamente segnate dalla strategia della tensione e dal brigatismo. Binni prosegui' la sua opera di docente e studioso senza mai separarsi dalla realta' del Paese che si faceva minacciosa soprattutto agli occhi di coloro che avevano lottato per la difesa dei valori democratici e per una societa' piu' equa. Nel 1977 divenne socio dell'Accademia nazionale dei Lincei, che prese a frequentare con assiduita'. L'anno successivo fu nominato presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni foscoliane (nomina seguita pochi anni dopo dal volume Ugo Foscolo. Storia e poesia, Torino 1982).
Mentre si dedicava alla risistemazione degli studi che avevano ispirato corsi universitari (Monti poeta del consenso, Firenze 1981; Incontri con Dante, Ravenna 1983) e continuava la sua attivita' di recensore per la Rassegna della letteratura italiana, giungeva a conclusione il ciclo attivo del suo lavoro di docente universitario (nel 1983 venne collocato fuori ruolo e nel 1989, terminata definitivamente l'intensa stagione accademica, venne nominato professore emerito).
Nel 1984 usci' il volume La tramontana a Porta Sole. Scritti perugini e umbri (Perugia), nel quale Binni raccoglieva scritti perlopiu' autobiografici, ispirati alla sua citta' e alle esperienze umane, politiche, sociali in essa vissute. Perugia rimase sempre al centro della vena autobiografica che condusse Binni a ricostruire le proprie radici familiari e a tracciare un bilancio della sua esistenza: al 1982 risale lo scritto autobiografico Perugia nella mia vita. Quasi un racconto, ripreso e concluso, molti anni più tardi, a poche settimane dalla morte.
Al vecchio professore l'Italia sembrava avere subito mutamenti sociali e politici che l'avevano allontanata dagli ideali della Resistenza: anni degradati e ignobili gli apparivano gli anni Ottanta (e i successivi) nel loro scorrere segnato da scandali, poteri occulti e da un mutato senso del vivere civile. In questo orizzonte che gli sembrava tetro, la parola leopardiana divenne per Binni sempre piu' vitale, un vero messaggio etico, altamente umano. A Leopardi continuo' a dedicare studi e lezioni pubbliche: nel 1993, in occasione dei suoi ottanta anni, tenne alla Sapienza, nella facolta' dove aveva insegnato tanto a lungo, l'ultima lezione sulla Ginestra.
Al 'suo' poeta dedico' le ultime parole: eletto presidente del Consiglio scientifico per le celebrazioni leopardiane organizzate a Roma nel secondo centenario della nascita (1998), peggiorate nel novembre del 1997 le sue condizioni di salute e comprendendo che non avrebbe potuto partecipare all'apertura dell'anno leopardiano in Campidoglio, detto' a sua moglie Elena, pochi giorni prima di morire, un testo che venne letto a suo nome il 19 gennaio 1998, nella sala della Protomoteca.
Mori' il 27 novembre 1997. Le sue spoglie sono sepolte nella tomba di famiglia del cimitero di Perugia.
Alla citta' Binni aveva donato, quale segno tangibile del profondo rapporto che ad essa lo aveva legato, la propria biblioteca e le proprie carte, oggi conservate  presso la Biblioteca Augusta.
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Opere
Fra le opere non citate nel testo: Amore del concreto e situazione nella prima critica desanctisiana, in La Nuova Italia, XIII (1942), 3-4, pp. 49-55; V. Alfieri, Giornali e lettere scelte, introd. e cura di W. Binni, Torino 1949; Tre liriche del Leopardi, Lucca 1950; Storia della critica ariostesca, Lucca 1951; Critici e poeti dal Cinquecento al Novecento, Firenze 1951; F. De Sanctis, Giacomo Leopardi, ed. critica e commento a cura di W. Binni, Bari 1953; I classici italiani nella storia della critica, opera diretta da W. Binni, I, Firenze 1954 (II, ibid. 1955 ; III, ibid. 1977); Foscolo e la critica. Storia e antologia della critica, Firenze 1957; Carducci e altri saggi, Torino 1960; La poesia eroica di Giacomo Leopardi, in Il Ponte, XVI (1960), 12, pp. 729-751; Michelangelo scrittore, Roma 1965; Ludovico Ariosto, Torino 1968; Storia letteraria delle Regioni d'Italia, in collab. con N. Sapegno, Firenze 1968; Il Settecento letterario, in Storia della letteratura italiana (Garzanti), diretta da E. Cecchi - N. Sapegno, VI, Il Settecento, Milano 1968, pp. 309-1024; La protesta di Leopardi, Firenze 1973; Due studi critici: Ariosto e Foscolo, Roma 1978; Settecento maggiore. Analisi della poetica e della poesia di Goldoni, Parini e Alfieri, Milano 1978; Lettura delle Operette Morali, Genova 1987; Pensiero e poesia dell'ultimo Leopardi, Napoli 1988; Lezioni leopardiane, a cura di N. Bellucci - M. Dondero, Firenze 1994; Studi alfieriani, a cura di M. Dondero, Modena 1995; Metodo e poesia di Ludovico Ariosto e altri studi ariosteschi, a cura di R. Alhaique Pettinelli, Firenze 1996; Perugia nella mia vita. Quasi un racconto, Pisa-Roma 1998; Poetica e poesia. Lezioni novecentesche, a cura di F. Binni - L. Binni, introd. di G. Ferroni, Milano 1999; La disperata tensione. Scritti politici (1934-1997), a cura di L. Binni, Firenze 2011.
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Fonti e bibliografia
La bibliografia completa delle opere di e su Binni fino al 2011, curata da Chiara Biagioli, e' consultabile in W. Binni, Bibliografia generale (1930-2011), in Il Ponte, LXVII (2011), Supplemento al n. 7-8.
Su Binni si vedano almeno: M. Costanzo, Estetica senza soggetto e altri studi sul metodo storico-critico, Roma 1979, pp. 71-88; Poetica e metodo storico-critico nell'opera di W. B., a cura di M. Costanzo et al., Roma 1985; A. L. De Castris, La critica dal dopoguerra ad oggi, Bari 1991, pp. 24-26; Walter Binni 1913-1997, a cura di L. Binni, in Il Ponte, LXVII (2011), 7-8; L. Binni, La protesta di W. B. Una biografia, Firenze 2013; B. Alfonzetti, Il "Settecento letterario" di W. B. tra Alfieri e Foscolo, in I maestri e la memoria, a cura di B. Alfonzetti - N.  Bellucci, Roma 2014, pp. 15-30; N. Bellucci, "Il poeta della mia vita". Il Leopardi di W. B., ibid., pp. 31-42. Va segnalato infine il sito www.fondowalterbinni.it, a cura di Francesco e Lanfranco Binni, con la collab. di Chiara Biagioli.

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 419 del 28 marzo 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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