[Nonviolenza] Telegrammi. 3688



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3688 del 24 marzo 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Alberto Arbasino
2. In ricordo di Oscar Romero nel quarantesimo anniversario della morte
3. Maria G. Di Rienzo (a cura di): Manuale per l'azione diretta nonviolenta (parte terza)
4. Luigi Ferrajoli: La sanita'? Mondiale
5. Omero Dellistorti: Disperello
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. LUTTI. ALBERTO ARBASINO

E' deceduto Alberto Arbasino, scrittore e giornalista, che conosceva tutto, era stato ovunque ed era l'archetipo del cosmopolita, dell'uomo di gusto, della persona civile che tutti ameremmo frequentare. Anche nel dissenso le sue opinioni erano sempre illuminanti.
Con gratitudine lo ricordiamo.

2. MAESTRI E COMPAGNI. IN RICORDO DI OSCAR ROMERO NEL QUARANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE

Ricorre domani, il 24 marzo, il quarantesimo anniversario della morte di monsignor Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, testimone dell'umanita', uomo di pace, strenuo difensore degli oppressi, indimenticabile maestro di nonviolenza, assassinato il 24 marzo 1980.
Lo ricordiamo a tutte le persone di volonta' buona: la memoria dei giusti ispira i migliori pensieri, esorta e convoca alle opere buone.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Opporsi al male facendo il bene.
Lottare contro la violenza con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, attuando il rispetto per la vita.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
*
Una minima notizia su Oscar Romero
Oscar Arnulfo Romero, nato nel 1917, arcivescovo di San Salvador, voce del popolo salvadoregno vittima dell'oligarchia, della dittatura, degli squadroni della morte, muore assassinato mentre celebra la messa il 24 marzo 1980.
Tra le opere di Oscar Romero: Diario, La Meridiana, Molfetta 1991; Dio ha la sua ora, Borla, Roma 1994. Cfr. anche il sito www.arzobispadosansalvador.org
Tra le opere su Oscar Romero: AA. VV., Il vescovo Romero, martire della sua fede, per il suo popolo, Emi-Asal, Bologna 1980; AA. VV., Romero... y lo mataron, Ave, Roma 1980; James R. Brockman, Oscar Romero: fedele alla parola, Cittadella, Assisi 1984; Placido Erdozain, Monsignor Romero, martire della Chiesa, Emi, Bologna 1981; Abramo Levi, Un vescovo fatto popolo, Morcelliana, Brescia 1981; Jose' Maria Lopez Vigil, Oscar Romero. Un mosaico di luci, Emi, Bologna 1997; Ettore Masina, Oscar Romero, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole 1993 (poi riedito, rivisto e ampliato, col titolo L'arcivescovo deve morire, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995); Roberto Morozzo della Rocca, Oscar Romero. La biografia, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2015; Anselmo Palini, Oscar Romero. "Ho udito il grido del mio popolo", Ave, Roma 2010; Jon Sobrino, Monsenor Romero, Uca, San Salvador 1989.
Riproponiamo anche, una volta ancora, il seguente breve testo commemorativo.

Per Oscar Romero

Prima di essere Romero Romero
non era ancora Romero. Tutti
dobbiamo divenire cio' che siamo
e che non siamo finche' non ci troviamo
a quell'antico bivio della scelta.

Era Romero uomo di fede
ma la sua fede non era ancora
la fede di Romero, prima occorse
che quella fede nella fede lo trovasse
gliela recasse un popolo piagato.

Cosi' dall'astratto al concreto
dicono certi antichi dottori
muovesi il mondo, il mondo vecchio e stanco
cosi' si mosse anche Oscar Romero
muovendo incontro a verita' e martirio.

Dicono: cosa si puo' fare? Nulla.
E dicono anche: cosa
si puo' fare? Tutto.
E non e' vero. Ma quel che e' da fare
tu fallo, e cosi' sia.

Sotto lo sguardo degli assassinati
Oscar Romero incontro' se stesso
sotto lo sguardo degli assassini
incontro' se stesso Oscar Romero.

Viene sempre quell'ora inesorabile
in cui devi levare la tua voce.
Tu non vorresti, vorresti restare
nel silenzio che sa molte lusinghe
molti segreti, e molti pregi reca.
Ma viene sempre l'ora della voce.

Venne quell'ora per Oscar Romero
a rivelargli il volto e il nome suo
venne quell'ora recata dal silenzio
degli assassinati e recata dal silenzio
degli assassini, e giungi al paragone.

Prese ad un tempo la parola e la croce
e messosi alla scuola degli scalzi
ne fu piu' che avvocato, compagno.
Sapeva anche lui dove quella portava
strada, sapeva anche lui quale suono
avrebbe spento un giorno la sua voce.

Come chiodi che secco un martello
nel legno batte e conficca, il colpo
della pallottola irruppe nel suo corpo
fatto legno, fatto vino, fatto croce
fatto pane, fatto luce, per sempre
raggiunse Romero Romero, ormai voce
per sempre dell'intera umanita'.

3. STRUMENTI. MARIA G. DI RIENZO (A CURA DI): MANUALE PER L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA (PARTE TERZA)
[Riproponiamo questo manuale curato da Maria G. Di Rienzo che ha avuto ampia circolazione nello scorso decennio nei movimenti ecologisti, femministi, nonviolenti.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005; (a cura di), Voci dalla rete. Come le donne stanno cambiando il mondo, Forum, Udine 2011. Cfr. il suo blog lunanuvola.wordpress.com Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]

Inizi: come organizzare l'evento
Avete deciso di pianificare un'iniziativa riguardante un'istanza qualsiasi. Un buon inizio e' riflettere sul tipo di coinvolgimento che potete raccogliere attorno ad essa, ovvero sull'ammontare di tempo ed energie che avete da dedicarvi.
Tempo
Organizzare un evento efficace necessita veramente tempo ed energia. Riflettete onestamente su cos'altro, in questo momento, sta prendendo il vostro tempo, e su quanto potete essere coinvolte/i nel progetto. Commisuratelo a seconda dei risultati: se al progetto lavora una sola persona che puo' dedicare ad esso 10 ore in un mese, o venti persone che possono dedicarvi ognuna 20 ore la settimana, cio' determinera' comunque che tipo di progetto riuscirete a realizzare.
Risorse disponibili
Quando avete riflettuto sul tempo a disposizione, pensate a che risorse avete o a che risorse potete facilmente ottenere per il vostro progetto. Per esempio, conoscete gia' persone disposte ad aiutarvi? Avete gia' contatti nei media locali? Ci sono i soldi necessari per portare avanti il progetto? Siete in grado di raccogliere quelli eventualmente mancanti facilmente? Avete un luogo in cui riunirvi e l'equipaggiamento necessario (computer, tavoli, telefoni)? Di seguito vi forniro' qualche idea su come raccogliere denaro e trovare volontari. Per il momento, riflettete anche su come gli eventuali gruppi a cui gia' appartenete e le persone che conoscete potrebbero aiutarvi.
Analizzate le possibilita'
Il resto del lavoro consiste nel correlare le risorse disponibili all'ottenimento di un progetto efficace:
- se fate parte di un organizzazione, potete proporle il progetto;
- se il gruppo e' gia' coinvolto nel progetto, ma il vostro intento e' collegarvi con altri per rafforzarlo, potete formare una "coalizione";
- chiedete un appoggio (e datelo in cambio) ad altre organizzazioni che stanno pianificando eventi relativi alla vostra stessa istanza (ambiente, immigrazione, ecc.);
- formate un gruppo specifico che ruoti esclusivamente attorno al progetto.
Proporre un progetto
Ciascuna/o di noi e' coinvolto in gruppi di un qualche tipo. Provate a pensare creativamente ai gruppi a cui appartenete, ai modi in cui potrebbero essere coinvolti nel progetto. Forse siete membri di un gruppo religioso, scolastico, di volontariato; forse lavorate con colleghe/i sensibili alle tematiche di cui intendete occuparvi. Un buon modo per dare energia al progetto e' parlare con questi gruppi e chiedere loro se sono disponibili a dare una mano (spesso il sostegno offerto e l'entusiasmo vi sorprenderanno!). Proponete loro due o tre spunti specifici riguardo all'iniziativa che intendete organizzare e chiedete suggerimenti ed impressioni. Preparatevi a rispondere a domande inerenti le risorse necessarie per portare avanti il progetto e siate pronte/i ad accettare modifiche al progetto originario. Siate flessibili. Se non c'e' molto interesse per la vostra proposta, non "spingetela": e' molto piu' facile organizzare un nuovo gruppo attorno ad essa, piuttosto che tentare di forzare le persone a far cose che non vogliono fare.
Dar vita ad un'organizzazione
Se non riuscite a trovare un gruppo gia' esistente che sostenga il vostro progetto, potreste considerare l'ipotesi di formarne uno nuovo. Di seguito gli ingredienti perche' la ricetta abbia successo:
Scopo ("mission") e messaggio - Perche' il nuovo gruppo funzioni e' importante essere molto chiari su cosa si sta facendo e perche'. Il gruppo dovrebbe concentrarsi su due/tre concetti base relativi agli scopi che tentera' di ottenere tramite l'organizzazione. Per esempio: se il concetto base che sta a fondamento della nascita del gruppo e' il ritenere che la comunita' abbia informazioni accurate sull'ambiente, cio' che organizzerete saranno eventi "educativi" a questo scopo.
Qualunque sia l'azione che decidete di intraprendere, accertatevi che l'opinione pubblica possa capire la vostra posizione. Ciascun membro del gruppo dev'essere in grado di dire con precisione che cosa il gruppo sta facendo e perche'. Questo aiuta a far giungere il vostro messaggio all'esterno senza distorsioni.
Conoscere la materia che avete scelto - Una volta che vi siate dedicate/i ad un concetto, istruitevi sulle istanze che lo riguardano: libri, articoli, riviste, internet, sono tutte ottime risorse per ottenere informazioni. Cercate fatti interessanti, spiegazioni semplici e indagate i retroscena delle notizie. Assicuratevi che l'intero gruppo condivida almeno un senso di "base" rispetto al problema su cui avete deciso di lavorare, da dove esso proviene, e cosa e' necessario per risolverlo. Ogni volta che trovate buone informazioni, sentitevi libere/i di diffonderle in ogni materiale che producete per trasmetterle ad altre/i (assicuratevi di citare le fonti che usate).
Sviluppare una strategia - Identificate i vostri scopi ed obiettivi come gruppo. Cio' significa raffigurare con chiarezza cio' che volete ottenere. Quando le vostre intenzioni sono chiare, siete pronte/i a considerare i progetti che possono aiutarvi ad ottenere i vostri scopi.
Trovare/essere volontari
Ci possono essere altri gruppi, nella vostra comunita', che stanno pianificando progetti sulle vostre stesse istanze. Approfondite le vostre ricerche in questo senso, prima di fondare un nuovo gruppo.
Quando avete sufficienti informazioni, riflettete su cosa per voi ha piu' senso: se decidete di unirvi ad un gruppo esistente, assicuratevi di avere abbastanza entusiasmo per lavorarci e di sentirvi in sintonia con i messaggi e scopi che il gruppo propaga.
Trovare fondi per le vostre iniziative
Partite dal presupposto (fondato o meno che sia) che ci sia gente che apprezza il vostro lavoro e vorrebbe aiutarvi finanziariamente: il vostro compito e' trovare modi per cui questa gente possa farlo e tradurre il loro aiuto in opportunita' creative, messa in luce della vostra organizzazione, ecc. Suggerite ai potenziali donatori di lavorare insieme, chiedendo loro di partecipare alla pianificazione dell'evento che magari sponsorizzeranno o sosterranno a livello finanziario.
In primo luogo, fate una stima esatta di quello che vi serve: poi iniziate a lavorare per rendere reale la vostra visione. Identificate cio' di cui avete bisogno e chiedetelo, senza mai scoraggiarvi. Man mano che altra gente si unira' a voi per rendere reale quella specifica visione le risorse necessarie appariranno (e spesso proprio nell'esatto momento in cui vi servono). La cosa piu' importante e' che restiate concentrate/i su cio' che state facendo per costruire l'iniziativa. C'e' una bella differenza nel dire ad un potenziale donatore che voi state facendo qualcosa piuttosto che dire che vorreste fare qualcosa. E' importante anche che stiliate un budget realistico, basandovi sui costi effettivi che sostenete: puo' sembrarvi una fatica in piu', ma ne vale la pena perche' vi aiuta ad analizzare esattamente quello che vi serve. Per molte cose il denaro non vi servira', molte risorse le avrete in dono, molte in prestito. Di seguito trovate un'ipotetica lista per aiutarvi a sistematizzare le cose in questo modo.
Lista operativa
- Sistema di amplificazione (microfoni, ecc.): in affitto? Qualcuno puo' prestarvelo?
- Acquisizione e montaggio palco: chi lo fa? Chi tiene il mixer?
- Tende (gazebi) per proteggere le persone in caso di tempo inclemente;
- Tavoli e sedie (chi mette in mostra o vende libri ecc. ne ha bisogno);
- Mostre (sostegni per i pannelli, coperture in plastica);
- Adesivi, segni distintivi in stoffa o carta, ecc. per i partecipanti (ricordare l'evento) e per i volontari (distintivi speciali, berretti, magliette che permettano di identificarli subito);
- Sicurezza: l'evento potrebbe essere disturbato? Avete provveduto ad un sistema di auto-tutela o "filtro" per i possibili disturbatori? Se il Comune o altri Enti pubblici hanno patrocinato la vostra iniziativa potrebbe esserci la polizia a controllare, ma non e' detto;
- Assicurazioni, tasse, permessi;
- Sacchetti per la spazzatura;
- Pubblicita': programmi, volantini, manifesti murali (francobolli per quello che mandate per posta);
- Comunicati stampa, "media kit";
- Fotografie: documentare la vostra iniziativa puo' servire in futuro per proporre un servizio ai giornali sulla vostra attivita' (il che puo' poi piu' facilmente tradursi in raccolta fondi);
- Spese amministrative: fax, telefono, ecc.
Provate a chiedere a stampatori ed altri fornitori d'opera di donare parte del lavoro che faranno per voi, o di praticarvi un prezzo minore: specificate che sara' un vantaggio per loro, che verranno nominati come donatori nelle centinaia di volantini che distribuirete ecc. Naturalmente non chiederete ad una compagnia di inquinatori di sponsorizzare l'evento ecologico che avete in programma, questo lo chiederete ad un negozio di cibi biologici ecc.
Invitate i governi locali, ove sia possibile, a patrocinare la vostra manifestazione. Spiegate loro chiaramente i vostri intenti: voi volete che loro vi diano il patrocinio, perche' includerli in questo modo nelle vostre attivita' mostra che l'istanza di cui vi state occupando e' largamente condivisa, e' un'istanza della comunita' in cui vivete. La presenza dei membri del governo locale all'iniziativa significhera' maggiore opportunita' che i media "coprano" l'evento.
Fondazioni private: alcune potrebbero esservi d'aiuto. Hanno criteri specifici per offrire il loro supporto finanziario, di cui voi dovete essere a conoscenza prima di far loro delle proposte in questo senso. Quando ne avete identificata una che ha fra i propri scopi l'istanza di cui vi occupate, scrivetele per proporle di partecipare all'iniziativa.
A chiunque vi rivolgiate per ottenere fondi, potete differenziare i tipi di supporto richiesti e il ritorno che il donatore ne avra': qualcuno potrebbe sponsorizzare il palco, qualcun altro avere il proprio nome nel programma, essere incluso nei comunicati stampa, ecc. Se qualcuno si dice disposto a sostenervi ma non con denaro, chiedete un "favore" (fotocopie gratuite, pubblicita', ecc.).
Raccolta fondi tramite progetti di visibilita'
Oggetti da vendere, come le magliette con il vostro simbolo, possono essere una grande risorsa. I concorsi (scrittura, poesia, pittura, torte, ecc.) sono un'altra grande idea, perche' oltre a portarvi introiti generano interesse ed attesa attorno all'iniziativa. Potete anche provare a contattare un gruppo musicale e chiedere loro di fare un concerto di beneficenza per la vostra attivita'. Vendere cibo e bevande, ricordate, funziona sempre...
*
Idee per il vostro evento
Coalizioni
Se per realizzare l'iniziativa formate una "coalizione" con altri gruppi e con singoli/e volontari/e, organizzate incontri pubblici per parlarne. Cominciate ogni incontro dando il benvenuto a chi partecipa e mettendo tutti/e al corrente di come le cose stanno procedendo. Fornite sempre una rapida presentazione del vostro gruppo (chi viene per la prima volta potrebbe semplicemente avervi sentito nominare e non sapere chi siete). Chiedete a chi viene per la prima volta di presentarsi brevemente (chi sei, cosa fai nella vita, svolgi gia' attivita' di volontariato, fai parte di qualche organizzazione). Assicuratevi di venire a sapere come queste persone hanno saputo del meeting (annunci via media, passaparola, ecc.: vi servira' per identificare i metodi piu' efficaci per trovare volontari). La parte successiva dell'incontro dipende dal punto in cui vi trovate nella pianificazione: se state formulando ipotesi potete incoraggiare il "brainstorming", ovvero il flusso di idee e intuizioni. Assicuratevi di avere il consenso dell'intero gruppo sulle idee che vengono scelte.
Durante l'incontro, chiedete spesso ai partecipanti se hanno domande e aspettate (5-10 secondi) per dar loro il tempo di formulare mentalmente tali domande ed alzare la mano.
Ricordatevi di chiedere a ciascun presente, se non l'ha gia' fatto, di riempire un modulo che predisporrete allo scopo e in cui verranno contenute informazioni quali: nome, recapiti, eventuale gruppo di riferimento, abilita' e/o risorse specifiche che - importante! - esse/i abbiano voglia di mettere a disposizione (Tizia e' una giornalista? Quali contatti puo' fornirvi? Caio e' falegname per hobby? Potrebbe costruire i pannelli che vi servono?). Potete anche appendere al muro un foglio con segnate le abilita'/risorse necessarie e lasciando spazio perche' chi vuole apponga il proprio nome accanto a quelle che preferisce. Ricordate che uno dei modi migliori per perdere i/le volontari/e e' suscitare il loro entusiasmo attorno ad un progetto e poi non avere alcun compito specifico da assegnare loro (puo' essere semplicemente dare una mano alla pianificazione, ma dev'essere chiaro!). Chi si offre di partecipare al vostro progetto vuole sapere di fare la differenza, di essere coinvolto/a in qualcosa di piu' grande di se stesso/a: il modo migliore di mantenere i/le volontari/e e' il riconoscimento. Riconoscete il loro contributo, la loro generosita' nell'offrire tempo ed energie al progetto. Condividete con loro la visione originaria, lasciate che vi apportino le loro idee (nessuno vuol giocare in una squadra di calcio in cui deve stare tutto il tempo in panchina). Trovate modi per incorporarle nel progetto. Assicuratevi comunque che siano in grado di svolgere i compiti che si sono scelti e che abbiano il desiderio di svolgerli: se qualcuno si carica (o viene caricato) di troppi compiti o se ne assume alcuni sotto pressione il lavoro non avra' buoni risultati. Permettete quindi che durante l'assegnazione dei compiti ci sia la possibilita' per ciascuno/a di dare o non dare disponibilita' sul tema specifico: il senso di colpa non e' un grande motivatore di entusiasmo... Formare sottogruppi per ciascuna istanza e' il modo piu' produttivo e divertente di lavorare; prevedete per ognuno di essi almeno una persona che sia responsabile di seguire lo svolgimento del progetto e di riferirlo agli altri sottogruppi (attenzione: questo non significa che tale persona deve fare anche il lavoro degli altri, ma solo che si incarica di verificare che il lavoro venga svolto). Siate responsabili di quello che fate, e pretendete che ogni volontario/a lo sia; la linea di pensiero per cui i volontari non devono rispondere di come fanno cio' fanno, perche' non vengono pagati, e' la ricetta sicura per il disastro. Assicuratevi che ciascuno sappia con chiarezza cosa deve fare, come e in che tempi.
Fiere e feste
Le feste sono uno degli eventi pubblici che portano maggior successo: perche' si tengono all'aperto e perche' avete la possibilita' di invitare gli espositori che vi interessano e che sono correlati all'istanza (nel caso ambientale: potete invitare i locali gruppi di Legambiente, Greenpeace, Wwf ecc.), di tenere spettacoli a basso costo, ecc. Il grosso problema di eventi di questo tipo e' il tempo atmosferico: avete la possibilita', in caso di brutto tempo, di tenere la manifestazione al coperto?
Dichiarazioni
Predisponete grandi pannelli in cui la gente possa scrivere il proprio proposito concernente l'istanza di cui vi state occupando. Serve a far capire che cambiare i propri comportamenti personali e' il primo e necessario passo per cambiare quelli collettivi. Esempi: "Comincero' a riciclare piu' oggetti", "Indirizzero' i miei consumi in maniera ecologica", "Trattero' i bambini con maggior rispetto", "Mi impegnero' contro le discriminazioni e le violenze", ecc.
Sottoscrizioni di documenti
Un sistema abbastanza efficace per ottenere attenzione e' la richiesta che personaggi "ufficiali" (governatori locali, artisti, ecc.) firmino un vostro documento. Mandateglielo per tempo, e leggete poi queste firme durante l'evento pubblico. Chiedete loro di partecipare in prima persona alla manifestazione.
Petizioni/lettere
Qualsiasi sia l'evento pubblico che avete in programma, disponete sempre un tavolino su cui vi siano l'eventuale petizione da firmare, fac-simili o originali di lettere/cartoline da inviare ai politici, ecc. Potete anche predisporre la petizione su grandi fogli, con qualche disegno ben visibile che illustri la situazione, come per le dichiarazioni che abbiamo visto prima.
Borsette per la spesa
Acquistate un buon numero di borse di carta riciclata, stampatevi sopra una breve frase correlata all'evento ("Giorno della Terra 2002", "8 marzo 2002") e chiedete agli studenti delle scuole elementari e medie di dipingerle con un soggetto a loro scelta che riguardi l'istanza di cui vi occupate (bene se vogliono scriverci sopra il loro nome proprio, non il cognome, e il nome della loro scuola). Dopo di che passate per i negozi ad offrirle almeno quattro/cinque giorni prima dell'evento. Potete eventualmente chiedere un contributo.
Festival del cibo
Un festival del cibo organico, biologico, ecc. puo' servire da esca per portare luce sulle istanze correlate al cibo stesso (gli effetti individuali e globali delle abitudini alimentari) e vi da' la possibilita' di coinvolgere erboristerie, gruppi che si occupano di nutrizione, botteghe del commercio equo.
Concorsi
Stimolate la creativita' della comunita' a cui vi rivolgete indicendo un concorso (poesia, saggio, slogan, dipinto, fotografia, ecc.) sul tema di cui vi state occupando. Avrete bisogno di un recapito per le opere e di fare una buona pubblicita'. Ricordate di mandare il vostro bando di concorso alle scuole e ai gruppi giovanili. Il vostro annuncio deve contenere chiaramente il tema del concorso, l'ammontare della "tassa" per parteciparvi, i termini di scadenza, i "premi" che offrirete ai vincitori. Tenete la premiazione al culmine dell'iniziativa che state preparando.
Labirinto
Se la vostra iniziativa si tiene all'aperto, in uno spazio ampio, costruire una mostra-labirinto puo' essere un'idea. Ponete dei cartelli con delle scelte alle intersezioni: la scelta sbagliata condurra' in uno dei vicoli ciechi del labirinto, ove un altro cartello spieghera' le ragioni dell'errore.
Conferite "diplomi" di benemerenza
Una pergamena, e magari una pianta in dono, basteranno. Dichiarate "Eroe/Eroina" del rispetto dell'ambiente, della cultura delle differenze, della pace, ecc. qualcuno/a che si sia distinto nella vostra citta' (o altrove) per la propria azione in questi campi. Sollecitate "nominations" da parte dei vostri concittadini. Questo serve a mostrare che l'impegno personale fa una grossa differenza quando si agisce in maniera positiva senza attendere che sia qualcun altro a farlo per noi.
Chiamate ad un "consiglio"
Forma di teatro di strada. Per l'ambiente, per esempio, chiederete ai partecipanti di impersonare un animale o una pianta e di parlare a loro nome. Questo si chiamera' "Consiglio di tutti i viventi". Darete loro maschere di carta che rappresentino cio' che hanno scelto. Una volta formato il cerchio, ognuna/o si alzera' e parlera' in difesa e celebrazione del "personaggio". Potete tenere un "Consiglio di tutte le donne del mondo", un "Consiglio dei pacifisti/delle pacifiste", ecc. Potete fornire ai partecipanti delle brevi note preparate da voi, ma se la cosa e' spiegata bene potete anche lasciare alla loro creativita' cosa dire. Spiegate a chi parla di includere nel proprio intervento il contributo del personaggio (alla vita sulla Terra, al mantenimento della pace, ecc.). Se fate parte del "Consiglio di tutti i viventi", e avete scelto di impersonare un verme, ergetevi e parlate di come contribuite alla vita del pianeta decomponendo la materia ed arricchendo il terreno di modo che nuova vita possa crescere; di come vi offenda che essere un verme sia considerato un insulto; di come pensate che al vostro lavoro non sia dato il rispetto che merita...
(parte terza - segue)

4. RIFLESSIONE. LUIGI FERRAJOLI: LA SANITA'? MONDIALE
[Riceviamo da "Una Terra, un popolo, una Costituzione, una scuola" il seguente testo pubblicato come newsletter n. 8 del 20 marzo 2020]

Il coronavirus non conosce confini. Si e' ormai diffuso in quasi tutto il mondo e certamente in tutta Europa. E' un'emergenza globale che richiederebbe una risposta globale. Possiamo quindi trarne due insegnamenti, che ci costringono a riflettere sul nostro futuro.
Il primo insegnamento riguarda la nostra fragilita' e, insieme, la nostra totale interdipendenza. Nonostante le conquiste tecnologiche, la crescita delle ricchezze e l'invenzione di armi sempre piu' micidiali, continuiamo – tutti, semplicemente in quanto esseri umani – ad essere esposti alle catastrofi, talune provocate da noi stessi con i nostri inquinamenti irresponsabili, altre, come l'attuale epidemia, consistenti in calamita' naturali. Con una differenza, rispetto a tutte le tragedie del passato: il carattere globale delle catastrofi odierne, le quali colpiscono tutto il mondo, l'umanita' intera, senza differenze di nazionalita', di cultura, di lingua, di religione e perfino di condizioni economiche e politiche. Ne consegue purtroppo una drammatica conferma della necessita' e dell'urgenza di realizzare un costituzionalismo planetario: quello che abbiamo promosso mediante la scuola "Costituente Terra".
Il secondo insegnamento riguarda la necessita' che di fronte a emergenze di questa natura vengano adottate misure efficaci e soprattutto omogenee, onde evitare che la varieta' dei provvedimenti adottati, in molti casi del tutto inadeguati, finisca per favorire il contagio e moltiplicare i danni per tutti. E invece ciascun Paese adotta misure diverse, talora del tutto insufficienti come quelle prese negli Stati Uniti e in Inghilterra, i cui governi hanno sottovalutato il pericolo per non danneggiare le loro economie. Perfino in Europa i 27 Paesi membri si muovono in ordine sparso, adottando ciascuno strategie diverse. Eppure, almeno per quanto riguarda l'Europa, una gestione comune dell'epidemia sarebbe addirittura imposta dai Trattati. L'articolo 168 del Trattato sul funzionamento dell'Unione, dedicato alla sanita' pubblica, dopo aver affermato che "l'Unione e' garante di un livello elevato di protezione della salute umana", stabilisce che “gli Stati membri coordinano tra loro, in collegamento con la Commissione, le rispettive politiche" e che "il Parlamento europeo e il Consiglio possono anche adottare misure per proteggere la salute umana, in particolare per lottare contro i grandi flagelli che si propagano oltre frontiera". Inoltre l'art. 222, intitolato "clausole di solidarieta'", stabilisce che "l'Unione e gli Stati membri agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarieta' qualora uno Stato membro sia vittima di una calamita' naturale". E' mai possibile che l'Unione Europea sia capace di imporre agli Stati membri soltanto sacrifici e politiche di austerita' a beneficio dei pareggi di bilancio, e non anche misure sanitarie a beneficio della salute e della vita dei suoi cittadini? La Commissione europea ha tra i suoi componenti un commissario per la salute, un altro per i diritti sociali, un altro ancora per la coesione e le riforme e perfino un commissario per la gestione delle crisi. Cosa aspettano costoro a prendere in mano questa emergenza e quanto meno a promuovere, con direttive vincolanti, misure omogenee ed efficaci dirette a fronteggiarla?
Ma soprattutto il carattere globale di questa epidemia conferma la necessita' – gia' evidente in materia di aggressioni all'ambiente, ma resa ancor piu' visibile e urgente dal terribile bilancio quotidiano dei morti e dei contagiati – di una Costituzione della Terra che preveda garanzie e istituzioni all'altezza delle sfide globali e a tutela della vita di tutti. Esiste gia' un'Organizzazione Mondiale della Sanita'. Ma essa non ha i mezzi e gli apparati neppure per portare nei Paesi poveri i 460 farmaci salvavita che 40 anni fa stabili' che dovessero essere accessibili a tutti e la cui mancanza provoca ogni anno otto milioni di morti. Oggi l'epidemia globale colpisce tutti, senza distinzione tra ricchi e poveri. Dovrebbe percio' fornire un'occasione per fare dell'Oms una vera istituzione di garanzia globale, dotata dei poteri e dei mezzi economici necessari ad affrontare la crisi con misure razionali e adeguate, non condizionate da interessi politici o economici contingenti ma finalizzate alla garanzia della vita di tutti gli esseri umani solo perche' tali.
Di questo salto di civilta' – la realizzazione di un costituzionalismo globale e di una sfera pubblica planetaria – esistono oggi tutti i presupposti: non soltanto quelli istituzionali, ma anche quelli sociali e quelli culturali. Tra gli effetti di questa epidemia ci sono infatti una rivalutazione della sfera pubblica, una riaffermazione del primato dello Stato rispetto alle Regioni in tema di sanita' e, soprattutto, lo sviluppo – dopo anni di odio, di razzismi e di settarismi – di un senso straordinario e inaspettato di solidarieta' tra le persone e tra i popoli, che si sta manifestando negli aiuti provenienti dalla Cina, nei canti comuni e nelle manifestazioni di affetto e di gratitudine, sui balconi, nei confronti dei medici e degli infermieri, nella percezione, in breve, che siamo un unico popolo della Terra, accomunato dalla condizione comune in cui tutti viviamo. Forse da questa tragedia puo' nascere finalmente una consapevolezza generale in ordine al nostro comune destino, che richiede percio' un comune sistema di garanzie dei nostri diritti e della nostra pacifica e solidale convivenza.
Nel sito www.costituenteterra.it pubblichiamo uno scritto di Gianni Tamino sugli insegnamenti del coronavirus e come evitare una futura pandemia, un articolo della psicoterapeuta Anna Sabatini Scalmati sui "danni collaterali" di natura psichica minacciati dalla pandemia e sul compito di un nuovo pensiero e una buona notizia fornita da Antonio Gaspari, secondo la quale, a diminuire le emissioni  da carburanti, come in questi giorni forzatamente succede, l'inquinamento effettivamente diminuisce.
Con i piu' cordiali saluti
Luigi Ferrajoli

5. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: DISPERELLO

Lo chiamavano Disperello fin da quando era ragazzino, perche' era figlio di Disparone, che lo chiamavano cosi' perche' c'era stata quella storiaccia.
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La storiaccia di Disparone
Disparone, all'anagrafe Pietro Manconi, alle scuole elementari - le uniche scuole che frequento' - era compagno di banco di Paolo Stropponi. Le due famiglie si odiavano ma loro erano amici.
Diventati giovinotti, Pietro s'innamoro' della sorella di Paolo, Beatrice Fiammetta Laura detta Lalla, ma le famiglie non volevano, e se erano disposte a chiudere un occhio sulla frequentazione di Pietro e Paolo, quanto a Pietro e Lalla neanche a parlarne. Il che naturalmente fece intestardire Pietro ancora di piu'.
E Lalla? Che ne pensava Lalla nessuno l'ha mai saputo, anche perche' spari' presto. Pero' non spari' a lungo, perche' la ritrovarono qualche giorno dopo in una forra, e non era un bello spettacolo.
Non c'era bisogno di fare indagini, tutto il paese aveva gia' deciso che era stato Pietro, che prima ci si era divertito e poi ci si era divertito troppo e l'aveva lasciata li', poveretta.
Nessuno chiese niente a Pietro, che piangeva come un vitello e non diceva una parola.
Ezzelino, che era il fratello piu' grande di Paolo e di Lalla (e di altri cinque tra fratelli e sorelle i cui nomi di battesimo chi se li ricorda piu') fece quello che doveva fare e che tutto il paese si aspettava che facesse. Che? Lo stesso servizio alla vergine Camilla, che di Pietro era l'adorata sorellina.
"Cosi' siamo pari", disse a Pietro la sera in piazza. E Pietro rispose: "No, siamo dispari".
La mattina dopo Pietro spari' dal paese. Ma non dal mondo.
Il giorno dopo Ezzelino ebbe un incidente di caccia, che pero' non pareva un incidente di caccia perche' oltre ad avere la faccia strappata via da una schioppettata, gli avevano anche tagliato cio' che fa diverso l'un genere dall'altro.
La notte dopo prese fuoco il casale della famiglia di Paolo e man mano che i componenti della famiglia uscivano in gran fretta ancora in camicia da notte, un quintone li faceva fuori uno dopo l'altro tutti tranne Paolo.
E chi vuoi che sia stato, diceva la gente?
Paolo spari' a sua volta dal paese, ma neppure lui dal mondo. Ed infatti la notte dopo brucio' la casa del padre e della madre di Pietro (che era figlio unico), e dentro la casa bruciarono anche quelli che ci abitavano, perche' prima di dare fuoco alla casa qualcuno aveva separato le teste dello zio Peppe e della zia Maria dal resto e mentre la casa bruciava le teste erano state deposte proprio sullo scalino del portone ed erano bruciate per ultime che nessuno del pubblico le volle toccare perche' portava male.
Dopo un po' di tempo - cinque o dieci anni - in paese ricomparve Pietro, che chissa' dove era stato. Ma nel posto dove era stato aveva fatto un figlio con qualcuna che nessuno seppe mai chi fosse. Ma il figlio se lo porto' dietro, chi lo sa perche', la gente e' sempre strana.
Qualche anno dopo ritorno' pure Paolo. Dovevano regolare i conti. E Paolo ammazzo' Pietro e poi spari' di nuovo.
E Disperello resto' solo.
E adesso, detto l'antefatto, passiamo alla storia di Disperello.
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Un malthusiano
Da ragazzino Disperello pensava che quando sarebbe cresciuto sarebbe diventato pure lui Disperone, o almeno Dispero (con l'accento sulla i), invece resto' Disperello.
E' possibile che un nome faccia rabbia a chi lo porta? E' possibile, e' possibile. Per esempio a Disperello gli faceva rabbia.
Cosi' si mise ad ammazzare tutte le persone che lo chiamavano cosi', ma proprio tutte. Il problema era che nessuno sapeva che nome avesse e lui non lo disse mai a nessuno. Ve lo dicevo che la gente e' strana, valla un po' a capire.
Giocavano a pallone e un compagno gli diceva: "Dispere', passa 'sta palla che so' libero". Lui la palla gliela passava, ma la sera quello aveva smesso di respirare.
Stava seduto a bere un caffe' al bar e uno gli diceva: "Ah Dispere', hai mica visto Cecio?". Lui rispondeva educatamente che non l'aveva visto. Ma la mattina dopo chi glielo aveva chiesto aveva abbandonato questa valle di lacrime.
Parenti suoi non ne aveva, ma un bel giorno prese moglie. Quanto duro'? Poco, ma poco poco. E al funerale della moglie la gente veniva e gli diceva "Condoglianze, Dispere'". "Grazie, grazie" diceva lui. Ma prima del'alba del giorno dopo era gia' cominciata l'ecatombe. Che a quei tempi al funerale ci andava tutto il paese. Erano altri tempi, erano.
Gli amici? e come facevano a diventare amici se la prima volta che lo chiamavano che ne so per giocare a quartiglio poi la notte non c'erano piu'?
Di lavoro ci aveva un banco al mercato. Finche' il mercato duro'. Avete capito, si' che avete capito.
Al bar del muto a un certo punto c'era restato solo il muto e gli avventori occasionali che passavano per il paese in macchina si fermavano un minuto per andare al gabinetto e quindi si bevevano un caffe' perche' per andare al gabinetto del bar una consumazione la dovevi pagare e poi via senza aver detto una parola che non fosse "Un caffe' corretto, grazie. E il cesso 'ndo' sta? E' pulito?". E quelli si salvavano.
La gente non se lo spiegava che stava succedendo, tutti avevano paura, ma a nessuno gli veniva in mente che era lui: che poi sarebbe stato pure facile, ma succede sempre cosi', che le cose che ci hai sotto il naso nessuno le vede. Succede sempre cosi'.
Forse il maresciallo dei carabinieri ci era arrivato, perche' un giorno lo incontro' per strada e gli disse che voleva vederlo. Fu l'ultima cosa che fece. Oppure magari no, non ci era arrivato, gli aveva solo chiesto l'ora perche' gli si era fermato l'orologio. L'orologio. Pure a quelli con la divisa qualche volta l'orologio gli si ferma.
Il paese e' piccolo e isolato, la gente di fuori ci passa di fretta se ci passa.
Quelli del paese che lavoravano fuori erano pochi, e siccome partivano la mattina presto e tornavano la sera tardi, non e' che ci facessero gran caso. La domenica poi dormivano tutto il giorno.
Se poi qualcuno di quelli che lavoravano a giornata una bella notte spariva i padroni erano contenti che era sparito senza riscuotere la mesata, e stavano zitti.
A quel tempo non c'erano i telefonini, la gente si faceva i fatti propri, si stava bene a quel tempo.
E ormai c'erano un sacco di casa libere. Un sacco, un sacco proprio. Se una persona sa guardare bene, in ogni cosa che capita c'e' sempre qualche cosa di buono. Se sai guardare bene, e' logico.
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Ogni ritorno e' un ritorno a Itaca
Quanto tempo sara' passato? Parecchio. E un bel giorno chi ti ritorna al paese? Paolo. E chi se no?
Si accorse subito che il paese era cambiato. Era cambiato pure lui. Non si faceva mica chiamare Paolo Stropponi, ma Gianni Valligiani. E ci aveva una barba che pareva un orso.
Non credo che pensasse di fermarsi, non ci aveva neanche una valigia. Magari era tornato per finire il lavoro. Magari aveva saputo qualche cosa. E chi lo sa?
Appena sceso dalla corriera s'era diretto al bar, al bar del muto che c'e' solo quello. S'era fatto dare una bottiglia di cognac e si era accomodato a un tavolo all'aperto che c'era un bel sole. E piano piano se l'era fatta fuori tutta. La bottiglia. Poi ne aveva presa un'altra. Intanto guardava e pensava.
A una cert'ora arriva Disperello.
- Giovino', dite, per favore.
- Che?
- Sono arrivato adesso, mi servirebbe una cortesia, un'informazione.
- Prego, se posso.
- Grazie, eh, si vede che siete un ragazzo beneducato.
- Per cosi' poco. Ma che informazione vi servirebbe?
- Vorrei sapere se mi potreste dire la tabellina del tre, che adesso qui per qui mi pare di non ricordarmela piu'.
- E che ci vuole? Tre per uno tre, tre per due sei, tre per tre nove.
- Ecco, ecco, basta, basta cosi', era tre per tre nove che non mi ricordavo. Grazie, eh.
- Prego, prego. Per cosi' poco.
- No, no, non e' poco per niente, siete proprio un bravo giovine e si vede che siete beneducato.
- Ma no, che dite, e' normale.
- E' normale tra persone civili, ma sapeste quante persone incivili s'incontrano a girare il mondo.
- Eh, lo immagino.
- E allora sentite, sapete che faccio? La prossima volta che chiedo una cortesia a qualcuno e quello fa il cafone gli dico che per fortuna non sono tutti cafoni come lui, che c'e' anche gente che ancora conosce le buone maniere. E come esempio gli dico di voi.
- Ma no, figurarsi, per cosi' poco.
- Altroche', altroche' se lo faccio. E adesso se poteste dirmi come vi chiamate...
Fu cosi' che la strage fini'. Era facile, no?

6. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Costanza Buttafava e Grazia Honegger Fresco, Le grandi domande. Il bambino filosofo, Rcs, Milano 2020, pp. 128, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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- Tzvetan Todorov, Di fronte all'estremo, Garzanti, Milano 1992, 2011, pp. 312.
- Tzvetan Todorov, La conquista dell'America. Il problema dell'"altro", Einaudi, Torino 1992, pp. XIV + 322.
- Tzvetan Todorov, Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001, pp. 406.
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Riedizioni
- Frederic Lenoir, La forza della gioia, La nave di Teseo, Milano 2016, Gedi, Roma 2020, pp. 144, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3688 del 24 marzo 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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