[Nonviolenza] Telegrammi. 3670



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3670 del 6 marzo 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Martin Luther King: "Io ho un sogno". Il discorso del 28 agosto 1963 a Washington
2. Siano finalmente processati i ministri del governo razzista per i crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019
3. Abrogare gli scellerati ed incostituzionali "decreti sicurezza della razza"
4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
5. Verso l'otto marzo
6. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
7. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
8. Dizionario di filosofia Treccani: Filosofie del femminismo
9. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: "IO HO UN SOGNO". IL DISCORSO DEL 28 AGOSTO 1963 A WASHINGTON
[Riproponiamo ancora una volta il seguente discorso estratto dall'antologia di scritti e discorsi di Martin Luther King curata da Fulvio Cesare Manara, Memoria di un volto: Martin Luther King, Dipartimento per l'educazione alla nonviolenza delle Acli di Bergamo, Bergamo 2002, che reca traduzioni di discorsi e scritti del grande maestro della nonviolenza. Il testo seguente e' quello dell'indimenticabile discorso tenuto alla marcia a Washington per l'occupazione e la liberta', Washington, 28 agosto 1963; la traduzione (di Tania Gargiulo) e' ripresa da Martin Luther King, "I have a dream", Mondadori, Milano 2000, 2001, pp. 226-230. Cosi' Martin Luther King descrisse la circostanza: "Cominciai a parlare leggendo il mio discorso, e fino a un certo punto continuai a leggere. Quel giorno sentivo nell'uditorio una rispondenza straordinaria, e tutt'a un tratto mi venne in mente questa cosa. Nel giugno precedente, dopo essermi unito a un tranquillo raduno di migliaia di persone nelle strade del centro di Detroit, nel Michigan, avevo tenuto un discorso nella Cobo Hall, in cui mi ero servito dell'espressione 'io ho un sogno'. L'avevo gia' usata piu' volte nel passato, e semplicemente mi venne fatto di usarla anche a Washington. Non so perche': prima di pronunciare il discorso non ci avevo pensato affatto. Dissi la frase, e da quel momento in poi lasciai del tutto da parte il manoscritto e non lo ripresi piu'".
Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (e' il primo dicembre quando Rosa Parks da' inizio alla lotta contro la segregazione sui mezzi di trasporto) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; Il sogno della nonviolenza. Pensieri, Feltrinelli, Milano 2006; cfr. anche: Marcia verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono usciti sinora sei volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve (January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 - November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4. Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New Decade (January 1959 - December 1960); 6. Advocate of the Social Gospel (September 1948 - March 1963); ulteriori informazioni nel sito: www.stanford.edu/group/King/ Tra le opere su Martin Luther King: Lerone Bennett, Martin Luter King. L'uomo di Atlanta, Claudiana, Torino 1969, 1998, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2008; Gabriella Lavina, Serpente e colomba. La ricerca religiosa di Martin Luther King, Edizioni Citta' del Sole, Napoli 1994; Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004; Paolo Naso (a cura di), Il sogno e la storia. Il pensiero e l'attualita' di Martin Luther King (1929-1968), Claudiana, Torino 2008; cfr. anche Paolo Naso, Come una citta' sulla collina. La tradizione puritana e il movimento per i diritti civili negli Usa, Claudiana, Torino 2008. Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di non particolare interesse. Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una bibliografia essenziale]

Oggi sono felice di essere con voi in quella che nella storia sara' ricordata come la piu' grande manifestazione per la liberta' nella storia del nostro paese.
Un secolo fa, un grande americano, che oggi getta su di noi la sua ombra simbolica, firmo' il Proclama dell'emancipazione. Si trattava di una legge epocale, che accese un grande faro di speranza per milioni di schiavi neri, marchiati dal fuoco di una bruciante ingiustizia. Il proclama giunse come un'aurora di gioia, che metteva fine alla lunga notte della loro cattivita'.
Ma oggi, e sono passati cento anni, i neri non sono ancora liberi. Sono passati cento anni, e la vita dei neri e' ancora paralizzata dalle pastoie della segregazione e dalle catene della discriminazione. Sono passati cento anni, e i neri vivono in un'isola solitaria di poverta', in mezzo a un immenso oceano di benessere materiale. Sono passati cento anni, e i neri ancora languiscono negli angoli della societa' americana, si ritrovano esuli nella propria terra.
Quindi oggi siamo venuti qui per tratteggiare a tinte forti una situazione vergognosa. In un certo senso, siamo venuti nella capitale del nostro paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della nostra repubblica hanno scritto le magnifiche parole della Costituzione e della Dichiarazione d'indipendenza, hanno firmato un "paghero'" di cui ciascun americano era destinato a ereditare la titolarita'. Il "paghero'" conteneva la promessa che a tutti gli uomini, si', ai neri come ai bianchi, sarebbero stati garantiti questi diritti inalienabili: "vita, liberta' e ricerca della felicita'".
Oggi appare evidente che per quanto riguarda i cittadini americani di colore, l'America ha mancato di onorare il suo impegno debitorio. Invece di adempiere a questo sacro dovere, l'America ha dato al popolo nero un assegno a vuoto, un assegno che e' tornato indietro, con la scritta "copertura insufficiente". Ma noi ci rifiutiamo di credere che la banca della giustizia sia in fallimento. Ci rifiutiamo di credere che nei grandi caveau di opportunita' di questo paese non vi siano fondi sufficienti. E quindi siamo venuti a incassarlo, questo assegno, l'assegno che offre, a chi le richiede, la ricchezza della liberta' e la garanzia della giustizia.
Siamo venuti in questo luogo consacrato anche per ricordare all'America l'infuocata urgenza dell'oggi. Quest'ora non e' fatta per abbandonarsi al lusso di prendersela calma o di assumere la droga tranquillante del gradualismo. Adesso ' il momento di tradurre in realta' le promesse della democrazia. Adesso e' il momento di risollevarci dalla valle buia e desolata della segregazione fino al sentiero soleggiato della giustizia razziale. Adesso e' il momento di sollevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell'ingiustizia razziale per collocarla sulla roccia compatta della fraternita'. Adesso e' il momento di tradurre la giustizia in una realta' per tutti i figli di Dio.
Se la nazione non cogliesse l'urgenza del presente, le conseguenze sarebbero funeste. L'afosa estate della legittima insoddisfazione dei negri non finira' finche' non saremo entrati nel frizzante autunno della liberta' e dell'uguaglianza. Il 1963 non e' una fine, e' un principio. Se la nazione tornera' all'ordinaria amministrazione come se niente fosse accaduto, chi sperava che i neri avessero solo bisogno di sfogarsi un po' e poi se ne sarebbero rimasti tranquilli rischia di avere una brutta sorpresa.
In America non ci sara' ne' riposo ne' pace finche' i neri non vedranno garantiti i loro diritti di cittadinanza. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione finche' non spuntera' il giorno luminoso della giustizia.
*
Ma c'e' qualcosa che devo dire al mio popolo, fermo su una soglia rischiosa, alle porte del palazzo della giustizia: durante il processo che ci portera' a ottenere il posto che ci spetta di diritto, non dobbiamo commettere torti. Non cerchiamo di placare la sete di liberta' bevendo alla coppa del rancore e dell'odio. Dobbiamo sempre condurre la nostra lotta su un piano elevato di dignita' e disciplina. Non dobbiamo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Sempre, e ancora e ancora, dobbiamo innalzarci fino alle vette maestose in cui la forza fisica s'incontra con la forza dell'anima.
Il nuovo e meraviglioso clima di combattivita' di cui oggi e' impregnata l'intera comunita' nera non deve indurci a diffidare di tutti i bianchi, perche' molti nostri fratelli bianchi, come attesta oggi la loro presenza qui, hanno capito che il loro destino e' legato al nostro. Hanno capito che la loro liberta' si lega con un nodo inestricabile alla nostra. Non possiamo camminare da soli. E mentre camminiamo, dobbiamo impegnarci con un giuramento: di proseguire sempre avanti. Non possiamo voltarci indietro.
C'e' chi domanda ai seguaci dei diritti civili: "Quando sarete soddisfatti?". Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i neri continueranno a subire gli indescrivibili orrori della brutalita' poliziesca. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' non riusciremo a trovare alloggio nei motel delle autostrade e negli alberghi delle citta', per dare riposo al nostro corpo affaticato dal viaggio. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' tutta la facolta' di movimento dei neri restera' limitata alla possibilita' di trasferirsi da un piccolo ghetto a uno piu' grande. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i nostri figli continueranno a essere spogliati dell'identita' e derubati della dignita' dai cartelli su cui sta scritto "Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i neri del Mississippi non potranno votare e i neri di New York crederanno di non avere niente per cui votare. No, no, non siamo soddisfatti e non saremo mai soddisfatti, finche' la giustizia non scorrera' come l'acqua, e la rettitudine come un fiume in piena.
Io non dimentico che alcuni fra voi sono venuti qui dopo grandi prove e tribolazioni. Alcuni di voi hanno lasciato da poco anguste celle di prigione. Alcuni di voi sono venuti da zone dove ricercando la liberta' sono stati colpiti dalle tempeste della persecuzione e travolti dai venti della brutalita' poliziesca. Siete i reduci della sofferenza creativa. Continuate il vostro lavoro, nella fede che la sofferenza immeritata ha per frutto la redenzione.
Tornate nel Mississippi, tornate nell'Alabama, tornate nella Carolina del Sud, tornate in Georgia, tornate in Louisiana, tornate alle baraccopoli e ai ghetti delle nostre citta' del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione puo' cambiare e cambiera'.
*
Non indugiamo nella valle della disperazione. Oggi, amici miei, vi dico: anche se dobbiamo affrontare le difficolta' di oggi e di domani, io continuo ad avere un sogno. E un sogno che ha radici profonde nel sogno americano.
Ho un sogno, che un giorno questa nazione sorgera' e vivra' il significato vero del suo credo: noi riteniamo queste verita' evidenti di per se', che tutti gli uomini sono creati uguali.
Ho un sogno, che un giorno sulle rosse montagne della Georgia i figli degli ex schiavi e i figli degli ex padroni di schiavi potranno sedersi insieme alla tavola della fraternita'.
Ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, dove si patisce il caldo afoso dell'ingiustizia, il caldo afoso dell'oppressione, si trasformera' in un'oasi di liberta' e di giustizia.
Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l'essenza della loro personalita'.
Oggi ho un sogno.
Ho un sogno, che un giorno, laggiu' nell'Alabama, dove i razzisti sono piu' che mai accaniti, dove il governatore non parla d'altro che di potere di compromesso interlocutorio e di nullification delle leggi federali, un giorno, proprio la' nell'Alabama, i bambini neri e le bambine nere potranno prendere per mano bambini bianchi e bambine bianche, come fratelli e sorelle.
Oggi ho un sogno.
Ho un sogno, che un giorno ogni valle sara' innalzata, ogni monte e ogni collina saranno abbassati, i luoghi scoscesi diventeranno piani, e i luoghi tortuosi diventeranno diritti, e la gloria del Signore sara' rivelata, e tutte le creature la vedranno insieme.
Questa e' la nostra speranza. Questa e' la fede che portero' con me tornando nel Sud. Con questa fede potremo cavare dalla montagna della disperazione una pietra di speranza.
Con questa fede potremo trasformare le stridenti discordanze della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fraternita'.
Con questa fede potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in prigione insieme, schierarci insieme per la liberta', sapendo che un giorno saremo liberi.
Quel giorno verra', quel giorno verra' quando tutti i figli di Dio potranno cantare con un significato nuovo: "Patria mia, e' di te, dolce terra di liberta', e' di te che io canto. Terra dove sono morti i miei padri, terra dell'orgoglio dei Pellegrini, da ogni vetta riecheggi liberta'". E se l'America vuol essere una grande nazione, bisogna che questo diventi vero.
E dunque, che la liberta' riecheggi dalle straordinarie colline del New Hampshire.
Che la liberta' riecheggi dalle possenti montagne di New York.
Che la liberta' riecheggi dagli elevati Allegheny della Pennsylvania.
Che la liberta' riecheggi dalle innevate Montagne Rocciose del Colorado.
Che la liberta' riecheggi dai pendii sinuosi della California.
Ma non soltanto.
Che la liberta' riecheggi dalla Stone Mountain della Georgia.
Che la liberta' riecheggi dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Che la liberta' riecheggi da ogni collina e da ogni formicaio del Mississippi, da ogni vetta, che riecheggi la liberta'.
E quando questo avverra', quando faremo riecheggiare la liberta', quando la lasceremo riecheggiare da ogni villaggio e da ogni paese, da ogni stato e da ogni citta', saremo riusciti ad avvicinare quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, protestanti e cattolici, potranno prendersi per mano e cantare le parole dell'antico inno: "Liberi finalmente, liberi finalmente. Grazie a Dio onnipotente, siamo liberi finalmente".

2. REPETITA IUVANT. SIANO FINALMENTE PROCESSATI I MINISTRI DEL GOVERNO RAZZISTA PER I CRIMINI CONTRO L'UMANITA' COMMESSI NEL 2018-2019

Che siano finalmente processati i ministri del governo razzista per i crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019.
Che siano finalmente processati i ministri del governo razzista per le flagranti violazioni del diritto internazionale e della legalita' costituzionale commesse nel 2018-2019.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
La strage degli innocenti nel Mediterraneo e' un crimine contro l'umanita'.
La schiavitu', le persecuzioni e l'apartheid in Italia sono un crimine contro l'umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. REPETITA IUVANT. ABROGARE GLI SCELLERATI ED INCOSTITUZIONALI "DECRETI SICUREZZA DELLA RAZZA"

Nonostante che il governo razzista sia caduto ormai dalla scorsa estate, restano assurdamente, scandalosamente, obbrobriosamente ancora in vigore alcune delle sue scellerate ed incostituzionali misure razziste che violano fondamentali diritti umani, il diritto internazionale e la stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Come ad esempio le misure razziste contenute negli infami "decreti sicurezza della razza".
Cosi' come e' giusto, necessario e urgente che finalmente tutti i ministri di allora siano tratti in tribunale a rispondere dei reati razzisti commessi, ugualmente e' giusto, necessario e urgente che quelle misure razziste ed incostituzionali siano abrogate.
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E' evidente che essendo restato al governo uno dei due partiti che diedero vita al criminale governo razzista nel 2018-2019, e che anzi lo stesso presidente del consiglio dei ministri attuale e' ancora quello che presiedette quel gabinetto razzista, ancora non e' stata pienamente ripristinata la democrazia e la legalita' costituzionale.
Ma e' altrettanto evidente che la democrazia e la legalita' costituzionale devono essere infine ripristinate; che deve cessare la violenza razzista; che quelle misure disumane devono essere abolite, e quei disumani ministri ed i complici loro devono essere allontanati dalle istituzioni democratiche.
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Contrastare il razzismo e il fascismo, ripristinare la vigenza dei diritti umani e della legalita' democratica, non sono compiti da subordinare a calcoli tattici e a giochi di palazzo, sono invece obbligo morale e civile, dovere fondativo dell'ordinamento democratico e della civile convivenza, sono indispensabile inveramento della Costituzione, sono la politica prima che si oppone alla folle barbarie, che si oppone alle stragi degli innocenti.
Cosicche' non si perda piu' tempo: siano immediatamente abrogati gli scellerati ed incostituzionali "decreti sicurezza della razza".
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Sia soccorsa, accolta e assistita ogni persona bisognosa di aiuto.
Siano rispettati tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

5. INIZIATIVE. VERSO L'OTTO MARZO

Per l'otto marzo, Giornata internazionale di lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' dalla violenza maschilista, ovunque possibile si promuovano iniziative di riflessione e di azione.

6. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

7. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

8. REPETITA IUVANT. DIZIONARIO DI FILOSOFIA TRECCANI: FILOSOFIE DEL FEMMINISMO
[Ripresa dal sito www.treccani.it riproponiamo la voce "Femminismo" apparsa nel Dizionario di filosofia del 2009]

Per filosofie del femminismo si intende la pluralita' di teorizzazioni e pratiche che vanno dalle prime formulazioni del prefemminismo, agli studi sulla costruzione del genere, al pensiero della differenza sessuale, sino alle elaborazioni piu' recenti, quali l'Anglo-American feminist criticism, le teorie femministe francese e italiana, e da ultimo la Feminist film theory.
*
Le origini
Il f. e' stato uno dei movimenti del Novecento di piu' vasta influenza nella vita sociale, politica e culturale a livello mondiale, caratterizzato da dinamicita' e pluralita' di posizioni e obiettivi. Come movimento teorico, pratico e d'autocoscienza si e' affermato nei paesi piu' sviluppati del mondo occidentale, in centri spontanei d'aggregazione politica e culturale che hanno dato vita a manifestazioni, associazioni, iniziative anche di massa, pure in appoggio ai movimenti antischiavisti, e in tali ambiti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e' entrato in uso il termine alla meta' dell'Ottocento (Dichiarazione di Seneca Falls, USA, 1848). Soprattutto nelle aree anglo-americana ed europea, in cui affonda le sue radici, il f. e' studiato e dibattuto a livello accademico in un'area disciplinare ampia e diversificata, e si e' consolidato in filoni di ricerca specifici a carattere interdisciplinare e comparativo. F. e movimento femminista si usano come sinonimi sia per la postulata inscindibilita' di teoria e prassi sia per la costitutiva dinamicita' del femminismo. Si puo' dire che al centro del f. ci sia l'idea che le donne, in quanto conformate al 'genere' femminile, sono trattate in modo iniquo nella societa', organizzata su una bipartizione di generi che avvantaggia gli uomini, impoverendo il mondo delle potenzialita' espressive non di un gruppo sociale ma di piu' della maggioranza dell'umanita'. L'accesso delle donne all'uguaglianza in una cultura a dominanza maschile non e' comunque mai stato un obiettivo universale del f., anche perche' e' controverso cosa significhi l'uguaglianza per le donne, come e riguardo a cosa essa vada acquisita, e quali siano gli effettivi ostacoli da superare. Nel 1792 Mary Wollstonecraft scrisse che nascere donne comporta inferiorita', oppressione e svantaggio e che occorre una rivoluzione perche' le donne, quale parte della specie umana, operino, riformando se' stesse, per riformare il mondo (Rivendicazione dei diritti della donna). Dell'anno prima e' la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina di Olympe de Gouges, ghigliottinata nel 1793. In questione era il riconoscimento di piena umanita', cioe' che la donna fosse un'individualita' autonoma, razionale e morale. Per cambiare un ordine di cose che non e' per natura ma costruito ad arte e trasmesso dall'educazione, occorreva l'impegno delle donne in un processo d'autoformazione e il concorso degli uomini progressisti per l'adeguazione dei diritti. Fin dall'inizio il f. unifica conquiste teoriche e pratiche, pensiero e vita, e manifesta il suo ruolo d'avanguardia riguardo ai rapporti di genere e alla vita umana nel mondo. Un'avanguardia che attinge non all'aristocrazia e al popolo ma al ceto medio, il che costituira' un problema in tutte le fasi dell'evoluzione del movimento. Lo scenario in cui prese avvio il f. era quello dei cambiamenti epocali connessi agli sviluppi impressi alla modernita' dalle rivoluzioni industriali, con i loro effetti sul sistema patriarcale, sui processi d'unificazione nazionale e sugli apparati istituzionali e statali. In tale contesto le donne acquisirono consapevolezza che il paradigma patriarcale imponeva loro d'essere cio' che gli uomini non sono (o non intendono apparire) e che per questo, con il supporto delle istituzioni poste a tutela dei privilegi maschili, le relegava nel privato interdicendole dal mondo pubblico e dalla cultura a valore simbolico. L'uguaglianza che si rivendica attiene comunque a ordini e sfere d'attivita', non significa mai omologazione all'uomo. Nelle sue varie fasi l'ordine patriarcale mantiene una struttura logofallocentrica che elide la donna senza nominarla, imponendo il discorso dell'universale neutro modellato sul maschile; discorso che e' di fatto regolato dalla 'logica del medesimo' in quanto la donna vi compare rappresentata dall'uomo. Quando si giungera' con la seconda ondata a questa formulazione il f. avra' maturato una piu' chiara convinzione che i diritti umani attengono a ogni essere umano in quanto individualita' autonoma (Martha Nussbaum, Luisella Battaglia, Marisa Forcina), ma il rapporto tra f. e diritti e' tuttora problematico (gruppo Diotima, Diana Sartori). Premesso che le donne hanno espresso visioni che oggi possono dirsi femministe assai prima dello sviluppo del discorso femminista della liberazione, la storia del f. non e' lineare visti la varieta' e l'intreccio di posizioni, avvicinamenti, distanziamenti e separazioni.
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Spazi e tempi del femminismo
Dell'attuale scansione del f. in ondate non e' condivisa la loro demarcazione, tanto piu' se cronologica, dato un approccio alla temporalita' incline non a visioni lineari e cicliche ma a forme di ricorsivita' innovativa, che si riflettono nel rifiuto di una schematizzazione. L'immagine dell'ondata e' efficace quando se ne focalizza la vitalita' e il dinamismo, per cui l'energia e' mantenuta attraverso un rinnovato slancio 'a partire da se'', che e' quanto ha inteso fare il f. contemporaneo disegnando una storia 'giocata' sulla mobilita' di scansioni e confini, quindi sui nessi tra istanze, teorizzazioni e azioni diverse e diacroniche. Come nel caso del 'problema' della prima ondata, cioe' dell'affermazione dell'individualita' moderna, che avrebbe trovato sbocco nel suffragismo avviatosi all'inizio del XIX sec., affondando le sue radici nel pensiero illuminista e nella rivoluzione francese. A connessioni e innesti le filosofe femministe della seconda ondata preferiscono la 'fluidita'', tematizzata soprattutto nel contesto francese (Luce Irigaray) e italiano (gruppo Diotima) trovando antecedenti in scrittrici e poetesse della prima ondata o in femministe ante litteram. Sono approcci diversi che coesistono con i contemporanei topoi del discorso femminista: mescolanza, ibridazione, creolizzazione e meticciato. Oltre alla pluralita' e alla delocalizzazione/dislocazione, questi topoi evocano la fluidita' del corpo e della sessualita' femminile in cui non c'e' cesura tra esterno e interno, e su questa peculiare continuita'/discontinuita' carnale le femministe, anche attingendo creativamente ai miti, si sono espresse in gesti, parole, scritture. La storia del f. trae sostegno dagli studi di storia delle donne, uno dei frutti piu' felici degli Women studies, e con la correlata storiografia ha dato luogo a controversie, anche perche' le due discipline, d'antico dominio maschile, hanno molto concorso all'elisione delle donne dagli ordini simbolici. La scansione in ondate, come la loro articolazione interna, deve tener conto dei diversi orientamenti teorici del f. legati a campi storico-culturali e linguistici diversi. La cartografia, quasi fino all'ultimo passaggio di secolo, mostra in primo piano il f. angloamericano e quello europeo continentale, con la presenza attiva di filosofe francesi e italiane. L'area del f. tedesco (oggi tanto internazionalizzato da non distinguersi come gruppo), riflettendo la tradizione del socialismo e del marxismo, ha una struttura molto ideologizzata e politicizzata in linea con la nuova sinistra, in piena consonanza con il dettato 'il personale e' politico'. Nei paesi di lingua spagnola, dato il prolungato isolamento politico dovuto alla dittatura franchista, si stagliano alcune figure di pensatrici e scrittrici (Maria Zambrano, Victoria Ocampo) che saranno riconosciute femministe piu' tardi. Nei paesi del Nord Europa, per le anticipate peculiari acquisizioni di diritti delle donne, il f. ha uno sviluppo celere ma poco originale e si consolida soprattutto nelle sedi accademiche a livello di ricerca e didattica. Al passaggio di secolo lo scenario appare mutato, allargandosi dall'Africa ai paesi dell'America latina e a quelli orientali, in specie l'India. Oltre a coinvolgere le questioni del f. postcoloniale (come le questioni delle donne nere, africane e non, di quelle africane bianche, di prima e seconda generazione, delle emigranti asiatiche, ecc.), questo neo-f. rivisita criticamente i paradigmi del f. storico (Seyla Benhabib), anche scalzandoli, come da ultimo il paradigma della lingua madre che il 'soggetto nomade' del f. postmoderno non conosce (Rosi Braidotti). Si tratta di linee di sviluppo piu' che di fuga, e i soggetti pure nomadi e 'mascherati' (Judith Butler) sono donne intenzionate a non farsi condizionare e a decidere liberamente delle loro scelte sessuali. Del f. piu' recente e' in discussione se sia una terza ondata o una coda della seconda e se debba definirsi o meno post-f., certo vi si colgono i segni del nuovo e la ripresa di temi antichi.
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Le ondate del femminismo
La prima ondata dell'emancipazionismo suffragista ottocentesco, su cui gli studi di storia delle donne stanno dando contributi innovativi, si e' avviata con una coppia, Harriet Taylor (L'emancipazione delle donne, 1851) e John Stuart Mill (La soggezione delle donne, 1869), non assestata sulla binarieta' maschile e femminile costruita in modo che il femminile slitti in seconda posizione. Entrambi sono polarizzati sul paradosso di un'uguaglianza dei diritti 'monca' perche' non applicabile alle donne. Le loro tesi, liberali in senso radicale e ugualitarie, sfoceranno nella conquista dei piu' rilevanti diritti richiesti, che il f. di orientamento socialista considera solo formali, in linea con il materialismo dialettico di Engels che lega la subordinazione della maggioranza delle donne alle condizioni economico-sociali (ponendo in questione la portata rappresentativa del suffragismo e il carattere borghese del femminismo). Saranno pero' i temi engelsiani della messa in discussione della famiglia monogamica e dei rapporti tra uomini e donne nella sfera della sessualita' non solo riproduttiva, collegata al desiderio e alla libera scelta amorosa (L'origine della famiglia, della proprieta' privata e dello Stato, 1884), a essere ripresi dal f. della seconda ondata. Nel cinquantennio, o fase d'eclisse, che la precede, il f. rielabora l'uguaglianza dei diritti e delle condizioni materiali mettendo a fuoco il tema della differenza. Virginia Woolf e Simone de Beauvoir ridanno linfa alla teoria femminista, mostrando come l'eclisse sia una modalita' dinamica d'assenza/presenza. Entrambe parlano dell'alterita' della donna, di quella impostale dall'uomo e a lui speculare e di quella interna a se' che ha bisogno d'esprimere. Woolf sembra investire tutto nel privato, ma il privato cui lei guarda e' un mondo, non una sfera accanto a quella pubblica, di fatto ridotta a zona di guerra per uomini bisognosi di possesso e controllo: e' un modo d'essere umano che muovendo dall'individualita' incarnata si apre all'universalita' umana. La cura di se' come forma di relazionalita' 'altra', con lo spazio e il tempo per viverla quale pratica di vita estranea alle pratiche maschili di morte, e' liberante ed e' politica, e le donne hanno in tale campo dei saperi da coltivare e da trasmettere. Simone de Beauvoir assume la differenza a categoria esistenziale, e la donna, in quanto costretta nel prototipo dell'alterita' con la maiuscola, l'Altro dall'uomo, ne mostra l'imprescindibilita'. Per recuperare la sua differenza, l'alterita' con la minuscola, la donna deve attingere a se' stessa, al proprio desiderio, riattivando la propria progettualita' esistenziale tramite la narrazione, riscrivendo la sua storia a un tempo individuale e comune. La pratica della narrazione - in forma di parola e scrittura biografica, autobiografica e fantastica - e' un tema costitutivo del f. perche' nel richiamare la donna a se' stessa la dispone alla scoperta di se' come altra, non fissando o chiudendo il discorso ma avviando un cammino di autoformazione. Il secondo sesso (1949) si chiude con un'affermazione decisa contro l'omologazione al maschile e a favore della liberazione, ma cio' significa scompaginare l'ordine dei sessi a partire da se', attingendo a una differenza ancora da scoprire, che impegnera' il f. della seconda ondata. Insorta negli anni Sessanta del Novecento, nel solco dei movimenti antiautoritari e di liberazione, sin da quello studentesco, la seconda ondata e' dirompente, ma vive anche fasi di riflusso ricche di nuove elaborazioni. La storia del f. degli anni Settanta/Novanta, nel suo prolungarsi al passaggio di secolo e al presente, appare percorsa da cambiamenti cosi' forti da prospettare una cesura che sarebbe segnata dall'apparizione del postfemminismo. Questo accentua il carattere di per se' controverso del termine f., laddove sembra piu' sensato parlare di divergenze del f. postmoderno da alcuni dei sempre mobili parametri femministi. Poco convincente appare anche l'idea di una terza ondata, viste la contiguita' temporale e la non univocita' della categoria di postmodernita'. Il f. filosofico ha peraltro condotto una disanima dei concetti postmoderni, quali differenza e identita', per analizzare la costruzione del soggetto donna e affermare la poliedricita' di ogni essere umano comunque sessuato. Infatti, sia l'opera di decostruzione del discorso dell'universale neutro quale soggetto logofallocentrico, sia l'azione di sabotaggio perpetrata sulla tradizione filosofica occidentale per strapparle alcune figure femminili esemplari (Adriana Cavarero), hanno mirato non alla costruzione della casa femminista definitiva fatta a regola, ma all'individuazione di uno spazio relazionale che dia modo al se' di manifestarsi e narrarsi.
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La situazione contemporanea
Il f., uso a lavorare sempre sul provvisorio e sul frammentario, soprattutto oggi vive trasformandosi, cosa che evoca la messa in gioco sia di controversie sia di possibilita' impreviste. Cosi' e' accaduto nella seconda ondata con La mistica della femminilita' di Betty Friedan (1963), che nell'avviare un movimento di emancipazione/liberazione delle donne di forte risonanza, ha innescato nuove iniziative pratiche e teoriche, innanzitutto sulla questione del potere. Infatti, mentre per Friedan le donne devono rivendicarlo, altri gruppi (per es., il gruppo Feminist, fondato da Ti-Grace Atkinson) lo contestano mettendo in discussione l'asse sessualita', patriarcato, capitalismo, come avviene anche nei gruppi europei di studio e autocoscienza, che scelgono il separatismo per elaborare modalita' proprie di pensiero e discorso (Rivolta femminile, Libreria delle donne di Milano, Centro Virginia Woolf, gruppo Diotima). Parlando di f. anglo-americano e f. europeo va tenuto conto delle difformita' dei rispettivi contesti socioculturali e delle matrici filosofiche, come nel caso dell'Anglo-American feminist criticism, delle teorie femministe francese e italiana (ciascuna con le sue articolazioni interne). Nell'attuale ampliarsi del raggio d'incidenza del f. si osserva pero', con l'usuale rimescolamento delle carte, una maggiore convergenza problematica, in specie sulle questioni etico-politiche, dove la cura, intesa come forma di razionalita' pratica, assume il ruolo di categoria fondativa di una nuova etica pubblica, che attraverso il lavoro 'attento' sui confini morali dati punta a scalzare i rapporti di disuguaglianza (Iris Marion Young, Joan Tronto, Laura Boella). La seconda ondata e' caratterizzata in Francia e in Italia da uno scavo sulla sessualita' femminile attraverso la rilettura critica delle teorie di Freud, Foucault, Lacan che porta a elaborare una teoria della differenza sessuale che fara' testo per gli sviluppi delle filosofie femministe. Luce Irigaray, rileggendo i testi della tradizione filosofica occidentale, e in specie quelli platonici a fronte di quelli freudiani, mostra la cancellazione dall'intera produzione speculativa della donna e della sessualita' femminile: il corpo incarnato e' assente dall'ordine simbolico, cioe' dal discorso che fa testo. Sul fronte semiotico e della teoria psicoanalitica, Julia Kristeva valorizza le potenzialita' segniche della lingua materna quale fonte di espressivita' poetica, gioiosa, libera e liberante, che emerge dalle maglie del linguaggio maschile sotto forma di trasgressione del significato e del senso normativo. La figura materna assurge a perno di un'elaborazione teoretica ampia e complessa soprattutto con il gruppo Diotima dell'universita' di Verona, il cui "pensiero della differenza sessuale" (accusato di essenzialismo, non solo dal f. di taglio piu' sociologico e costruttivista) ha avuto larga disseminazione. Rifacendosi all'analisi di Irigaray, esso ha individuato nella madre quale corpo generante il primo referente di un ordine simbolico capace di promuovere saperi incarnati, e da qui una genealogia femminile che prevede forme di separatismo dagli uomini e di affiliazione tra donne (Luisa Muraro). Il f. ha coinvolto con la sua critica e rilettura dei saperi anche l'epistemologia e la storia della scienza (Evelyn Fox Keller), cosi' come rapido sviluppo ha avuto anche l'ecofemminismo. Ma un settore molto vitale a livello internazionale e' quello filosofico-religioso, che vede accomunate femministe di varie religioni (Rosemary Radford Reuther, Christine Battersby, Francesca Brezzi, ecc.) impegnate, oltre che nella critica alle istituzioni religiose, in una rilettura dei testi biblici che parla anche di 'dio-donna'. Nel suo versante piu' dichiaratamente postmoderno il f., utilizzando le strategie decostruzioniste di Derrida e Deleuze, destabilizza il modello binario inscritto nel maschile e nel femminile performati dal discorso egemone, puntando a valorizzare, con la poliedricita' del femminile, la polivalenza della sessualita' e il carattere eversivo del desiderio (gia' impliciti nell'anarchia del corpo fluido femminile delineato da Irigaray), l'uno e l'altro normati sull'eterosessualita' (Teresa de Lauretiis, Adrienne Rich). Da qui la scelta di entrare nel gioco dei generi, 'mascherandosi' da donne per scalzare i consolidati ruoli di genere e determinarsi come soggetti femministi liberi di scegliere il proprio orientamento sessuale (Judith Butler, e prima Carla Lonzi). Il confronto con i media e le nuove tecnologie caratterizza il f. postmoderno e lesbico, che, mettendo in luce gli aspetti pervasivi e delocalizzanti, ne sfrutta la frammentazione e le discrepanze al fine di sperimentare le possibili trasformazioni della soggettivita' corporea (come la figura cyborg di Donna Haraway), in vista della liberazione del desiderio, sminuendo il peso delle differenze di genere (Kate Millett, Shulamith Firestone). Cio' incide pure sulla scrittura femminile intesa in senso femminista, cioe' come fatto creativo eccedente ogni sua codificazione e in quanto tale non esclusiva della donna (Helene Cixous). Si parla però anche di una tradizione letteraria femminile che presenta una continuita' di immagini e temi mutuati da generazione a generazione, associabile a un costante tessuto relazionale tra le scrittici e i loro contesti sociali di vita (Elaine Showalter). Tutto cio' rimanda a una proliferazione di donne capaci di pensiero, volonta' e azione, che attingendo a Hannah Arendt - una delle madri simboliche del f. contemporaneo - si possono raffigurare come il nostro "futuro alle spalle".
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Feminist film theory
Merita un cenno la anglosassone Feminist film theory, nata alla meta' degli anni Settanta del Novecento, riflessione sul linguaggio, oltre che metodo di lavoro, di codifica e di decodifica, che si interroga sostanzialmente sul rapporto tra rappresentazione e differenza sessuale: il cinema si fonda sul piacere di guardare e lo perpetua; il cinema e' messa in scena di voyerismo e feticismo, dove il maschile e' il soggetto della rappresentazione e il femminile il suo oggetto. Differenza sessuale, quindi, intesa non come dato biologico bensi' come costrutto culturale, prodotto di una tecnologia di rappresentazione e autorappresentazione. Ispirata alla psicoanalisi e passando per l'analisi testuale, tale ricerca e' approdata alla funzione spettatoriale espressa dai concetti di gaze e desire, ossia di interazione tra sguardo e desiderio. Il contributo di maggior peso e' dato dall'inglese Laura Mulvey nel suo testo Visual pleasure and narrative cinema (1975).

9. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- AA. VV., Il potere del mito, volume monografico di "Limes. Rivista italiana di geopolitica", n. 2, febbraio 2020, Gedi, Roma 2020, pp. 312 (+ 21 pp. di apparato iconografico), euro 15.
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Riedizioni
- Giorgio Rochat, L'esercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini 1919-1925, Laterza, Roma-Bari, 1967, 2006, Rcs, Milano 2020, pp. 512, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Gialli
- Hakan Nesser, Morte di uno scrittore, Guanda, Milano 2018, Gedi, Roma 2020, pp. 190, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e a varie altre testate).

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3670 del 6 marzo 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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