[Nonviolenza] Telegrammi. 3630



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3630 del 26 gennaio 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Votare contro il razzismo
2. Risposta alla domanda: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
3. Di questo consiste la guerra
4. Il quattro novembre dinanzi alla stele
5. Del non uccidere argomento primo
6. Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno
7. Il 30 gennaio ricordiamo Gandhi nell'anniversario della morte
8. One Billion Rising 2020: Partecipa con noi all'evento mondiale di febbraio
9. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
10. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
11. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
12. Daniele Lugli: I corpi degli altri
13. Enrico Peyretti: Resistenza nonviolenta
14. Segnalazioni librarie
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

1. L'ORA. VOTARE CONTRO IL RAZZISMO

Votare contro il razzismo.
Votare contro il fascismo.
Difendere la democrazia.
Difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

2. REPETITA IUVANT. RISPOSTA ALLA DOMANDA: SE UNA PERSONA DEL TUTTO IGNARA LE CHIEDESSE "COSA E' LA NONVIOLENZA, E COME ACCOSTARSI AD ESSA?", COSA RISPONDEREBBE?

La  nonviolenza e' insieme arte e scienza:
arte che cura e scienza di nutrice
ma soprattutto e' suscitatrice
di quella lotta che dalla coscienza

ferita scaturisce e per decenza
si oppone a ogni struttura predatrice
si oppone a ogni potenza distruttrice
si oppone ancora e ancora a ogni violenza.

La nonviolenza e' lotta necessaria
e' dignita' che si traduce in atto
e' buona come il pane, l'acqua, l'aria,

contrasta ogni menzogna e ogni misfatto,
di ogni vilta' la piu' dura avversaria:
e' la parola vera e il gesto esatto.

3. REPETITA IUVANT. DI QUESTO CONSISTE LA GUERRA

Di questo consiste la guerra:
dell'uccisione di esseri umani.
Ed all'uccisione di esseri umani
ogni essere umano ha da opporsi.

Di questo consiste la guerra:
immani devastazioni.
Ed e' compito di ogni essere umano
difendere la casa di tutti.

Di questo consiste la guerra:
sperpero immenso di risorse sottratte
al bene comune. Ed e' ufficio
di ogni essere umano che la rapina cessi.

Di questo consiste la guerra:
semina e bufera di sangue e di odio.
Ed e' dovere di ogni essere umano
resistere al male, recare soccorso, salvare le vite.

Di questo consiste la guerra:
morti e feriti, lutto e distruzioni, barbarie.
Ed e' compito dell'umanita' intera
che tutto questo orrore cessi.

Di questo consiste la guerra
nemica dell'umanita'.
Deve dunque l'umanita' abolire
la guerra sua prima nemica.

Abolire la guerra
abolire gli eserciti
abolire le armi
ogni vittima ha il volto di Abele.

Vi e' una sola umanita'
resti umano ogni essere umano.
Ogni essere umano ripudi
la guerra, gli eserciti, le armi.

4. REPETITA IUVANT. IL QUATTRO NOVEMBRE DINANZI ALLA STELE

Tutti gli uccisi hanno il volto di Abele
opporsi alla guerra si deve e si puo'.

Il quattro novembre dinanzi alla stele
dei poveri morti che guerra ammazzo'
al giuro solenne tu resta fedele:
ad ogni uccisione io mi opporro'.

Il quattro novembre nel pianto e nel fiele
a chi dalla guerra mai piu' ritorno'
prometti che al gioco vigliacco e crudele
tu saprai dire sempre di no.

Il quattro novembre con fiori e candele
ricorda di vite l'osceno falo'
e lotta a che cessino tali sequele:
gia' troppo la guerra alle genti costo'.

Tutti gli uccisi hanno il volto di Abele
salvare le vite si deve e si puo'.

5. REPETITA IUVANT. DEL NON UCCIDERE ARGOMENTO PRIMO

Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.

In questo laborioso labirinto
che non ha uscita
non esser tu del novero di quelli
che ad altri strappano la breve vita.

Mantieni l'unica vera sapienza:
come vorresti esser trattato tu
le altre persone tratta.
Da te l'umanita' non sia disfatta.

Sull'orlo dell'abisso scegli sempre
di non uccidere, di opporti a ogni uccisione,
ad ogni guerra, ogni arma, ogni divisa:
ogni plotone e' di esecuzione.

Non c'e' netto un confine
tra bene e male
e l'occhio non distingue
zucchero e sale.

Si assomigliano come due fratelli
Abele e Caino, nessuno dei due
sa chi sara' la vittima, chi l'assassino.

6. INIZIATIVE. IL 27 GENNAIO, "GIORNO DELLA MEMORIA", SI REALIZZINO OVUNQUE INIZIATIVE DI STUDIO, DI RIFLESSIONE, DI TESTIMONIANZA E D'IMPEGNO

Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno.
*
Testo della Legge 20 luglio 2000, n. 211: "Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
*
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. INIZIATIVE. IL 30 GENNAIO RICORDIAMO GANDHI NELL'ANNIVERSARIO DELLA MORTE

Ricorre il 30 gennaio l'anniversario della scomparsa di Mohandas Gandhi.
Realizziamo ovunque iniziative di ricordo della grande figura della nonviolenza che siano occasione di meditazione, di testimonianza e di impegno per la pace, contro tutte le violenza, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
*
Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006, 2019.

8. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING 2020. PARTECIPA CON NOI ALL'EVENTO MONDIALE DI FEBBRAIO
[Da "One Billion Rising" (per contatti: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Buongiorno,
vi scriviamo perche' anche quest'anno One Billion Rising vuole far sentire la propria voce contro la violenza. A febbraio, in particolare nella settimana di San Valentino, saremo insieme nelle strade, nelle piazze, nei teatri, nelle scuole d'Italia e di tutto il mondo per manifestare contro ogni violenza e discriminazione, con ogni espressione artistica: danza, musica, teatro, lettura, proiezioni, ecc.
Un evento mondiale che si svolge ogni anno in 200 paesi del pianeta, mobilitando un miliardo di persone unite nell'affermare una cultura della liberta', del rispetto e della solidarieta', linfa vitale per una rivoluzione pacifica e arma contro ogni violenza.
In particolare quest'anno in Italia vogliamo sensibilizzare le persone e le istituzioni sull'importanza dei centri antiviolenza nell'accogliere e restituire una vita alle donne vittime di abusi e sulla necessità di sostenere e garantire continuità ai centri che operano con professionalita'. A questo tema importantissimo vogliamo aggiungere anche l'importanza di credere, tutti noi e le istituzioni, alle donne vittime di violenza, per dare loro la possibilita' di ricominciare. Per focalizzarci su questi due temi, proponiamo di associare alle manifestazioni artistiche, alcune letture (in calce trovate alcuni suggerimenti). In particolare abbiamo pensato anche alla lettura in pubblico di storie di donne (ne stiamo raccogliendo alcune e ve le manderemo via mail mantenendo l'anonimato o potete scegliere di raccontarne altre). E' importante dar voce alle loro testimonianze per ricordare alle persone che l'abuso e le violenze sulle donne sono una tragica realta' che riguarda tutti noi. Ci sono delle donne, ci sono famiglie dietro i dati statistici e ci sono tante persone e strutture che lavorano per costruire un percorso di "rinascita" che vanno sostenuti.
Per questo vi chiediamo di partecipare a One Billion Rising 2020 con un evento, un momento di incontro da organizzare nella vostra citta', nelle piazze, nelle scuole, nei teatri diffondendo la notizia e coinvolgendo più persone possibili. Poiche' il 14 febbraio 2020 sara' venerdi', gli eventi potranno essere organizzati anche nei giorni precedenti e successivi.
Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni da seguire.
- Iscrizione al sito per segnalare il tuo evento: clicca su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_interna zionale_OBR e invita altre associazioni, gruppi, persone a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
I nostri riferimenti: vi chiediamo di seguirci sui social, condividere i contenuti e invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Inviateci foto, video dell'organizzazione e dell'evento.
Sito ufficiale  https://www.onebillionrising.org
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Email obritalia at gmail.com
Hashtag ufficiali: #1billionrising  #RiseInSolidarity  #RiseResistUnite
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Dal nostro sito puoi scaricare:
- Loghi ufficiali, asset social, materiali utili
*
Nel corso della campagna saranno creati asset social che condivideremo con voi
*
Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento del 14 febbraio o nei giorni vicini, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una  nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Per quanto riguarda le autorizzazioni, bisogna affiggere un avviso pubblico di ripresa video nei luoghi in cui viene organizzata la manifestazione e, se si vogliono riprendere e/o intervistare le persone presenti, suggeriamo di chiedere loro di firmare una liberatoria cosi' da poter usare i video sui siti web, social e per eventuali montaggi.
Dal nostro sito puoi scaricare:
Autorizzazione riprese, liberatorie per l'utilizzo delle riprese di persone
- Avviso Pubblico riprese
- Autorizzazione Copyright (al momento del 2019, in arrivo autorizzazione 2020)
*
Per quanto riguarda le letture, oltre a I Monologhi della Vagina di seguito troverete, come suggerimento, alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler:
- "L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/uffici o_della_schiavitu_sessuale
- "L'insurrezione" http://bit.ly/insurrezione
- "La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_ mia_rivoluzione
- "Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
- "Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
- "E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi _saltavamo
- la traduzione di M.G. Di Rienzo del brano musicale "Break the chain" credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee: https://www.onebillionrising.org
Per dichiarare l'adesione e ricevere maggiori informazioni o inoltrare richieste potete scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Il team di One Billion Rising Italia

9. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

10. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

12. RIFLESSIONE. DANIELE LUGLI: I CORPI DEGLI ALTRI 
[Dal sito di "Azione nonviolenta" riprendiamo questo intervento.
"Daniele Lugli (Suzzara, 1941), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sara' presidente nazionale dal 1996 al 2010, e con Pietro Pinna e' nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull'obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell'Educazione all'Universita', sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali e' intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all'incarico piu' recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. E' attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una societa' civile degna dell'aggettivo ed e' un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell'ambiente. Nel 2017 pubblica con Csa Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948". Figura storica della nonviolenza, gia' presidente nazionale del Movimento Nonviolento, Daniele Lugli unisce a una lunga e limpida esperienza di impegno sociale e politico anche una profonda e sottile competenza in ambito giuridico ed amministrativo, ed e' persona di squisita gentilezza e saggezza grande. Si veda anche l'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 278]

Un recente incontro, "I corpi degli altri", mi ha visto in ascolto di donne giovani e sapienti.
Monica Massari ha aperto parlando di "Corpi infranti: memorie migranti e processi di rappresentazione nel dibattito pubblico", incontrati come sociologa nella sua ricerca degli ultimi 15 anni. Ha portato all'attenzione il corpo acquistato, altro, assediato, commerciato, denigrato, denudato, distante, esotico, ferito, inciso, inconciliabile, oltraggiato, relegato, respinto, silente, sofferente, sottomesso, subalterno, tacitato, temuto, venduto, vilipeso, violentato, di richiedenti asilo. Solo al corpo nella sua materialita' e valenza simbolica sono ridotte persone dai diritti negati. A me ha richiamato l'attenzione ai corpi offesi e diminuiti di Capitini, che ha operato per la realizzazione di una comunita' aperta e sommamente accogliente: nessuno escluso, anche chi appare "insufficiente (relativo e assoluto: morto)", duramente e diversamente colpito nel corpo. Ne avevo accennato in una breve introduzione. Nel suo "La compresenza dei morti e dei viventi" trovo sessantacinque appellativi diversi, se non mi e' sfuggito qualcosa, da "ammalati" a "zoppi". E' un aspetto che ritrovo nel bel libro "Migranti con disabilita' e vulnerabilita'" curato da Maria Giulia Bernardini, che ha aperto brevemente l'incontro. Mi ha fatto piacere che il finanziamento della pubblicazione sia stato a cura del Difensore civico regionale, con una sensibilita' che trovo confermata rispetto a quanto ho cercato di fare in quel ruolo in passato.
Orsetta Giolo, in "Diritto al viaggio? Habeas corpus e migrazioni", ci dice della negazione di un diritto scritto fin dal 1948 tra i diritti umani - art. 13, comma 2 "Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese" e art. 14, comma 1 "Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni" - nelle convenzioni internazionali e nella "legge del mare" - obbligo del piu' sollecito soccorso e sbarco in luogo sicuro di chi in mare sia in pericolo -, come nell'art. 10 comma 3 della nostra Costituzione, "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge". E' una patente violazione che colpisce addirittura l'Habeas corpus, principio alla base dei diritti fondamentali. Ci riguarda tutti quanti: vittime, carnefici, complici. Neppure padroni dei loro corpi sono i richiedenti asilo. Possono infatti essere spostati, trasferiti, tenuti in ostaggio, offerti (ma nessuno li vuole), collocati come si crede.
Con Rosa Maria Gaudio, "I segni sul corpo: valutazione medico legale e tutela dei diritti delle persone migranti", conosciamo il ruolo cruciale della certificazione specialistica per la protezione del richiedente. L'accertamento delle torture, che si dichiarano subite, presenta notevoli complessita' per il suo avvenire a distanza di tempo e per le diverse situazioni affrontate. Risulta la sottoposizione generalizzata a torture di ogni tipo durante il percorso migratorio e la sosta in Libia: otto o nove casi su dieci. La lesione puo' dunque essere ritenuta non compatibile con la narrazione, sia pure in pochi casi. Potrebbe essere, secondo una scala di progressiva sicurezza, compatibile, altamente compatibile, tipica, specifica (diagnostica). Se ho ben capito su 20 casi abbiamo - al lavoro della nostra esperta guardata con molta attenzione in ambito internazionale - 1 non compatibile, 7 compatibili, 8 altamente compatibili, 3 tipiche, 1 specifica. Sono stati elementi decisivi per il riconoscimento nella maggioranza dei casi di protezione umanitaria.
E' stata abolita - mantenuta solo per piu' ristretti casi specifici - la protezione umanitaria, troppo generosa per i migranti e onerosa per italiani ed europei che non potrebbero concedersi il lusso di restare umani. Eppure solo con i migranti, con la loro esperienza, con la loro resistenza sara' possibile costruire una convivenza accettabile nel nostro paese, in Europa, nel mondo. Nel nostro continente abbiamo invece celebrato l'anniversario dell'abbattimento del muro di Berlino costruendone altri, violando ogni norma dell'Unione Europea. Ha ragione Guido Viale quando scrive di "Rifondare l'Europa insieme a profughi e migranti". Sono sempre attuali le parole di Alex Langer nel suo "Tentativo di decalogo per una convivenza interetnica". Cittadini, degni di questo nome, sanno che la quotidiana costruzione di relazioni tra pari e di democrazia vissuta e' il modo giusto per essere sicuri e padroni in casa propria, in una casa "che e' mezzo ad ospitare", come dice Capitini. Non e' cosa facile dopo anni di chiusura mentale, sociale, politica, esaltata in nome di una miserabile identita' data dalla nascita in un luogo piuttosto che in un altro.
Anche di questo Aldo Capitini ci aveva avvertiti. Su "Azione nonviolenta" del settembre 1968, muore nell'ottobre, scrive infatti: "il metodo nonviolento... rende presenti moltitudini di donne, giovinetti, folle del Terzo Mondo, che entrano nel meglio della civilta', che e' l'apertura amorevole alla liberazione di tutti. E allora perche' essere cosi' esclusivi (razzisti) verso altre genti? Ormai non e' meglio insegnare, si', l'affetto per la propria terra dove si nasce, ma anche tener pronti strutture e mezzi per accogliere fraternamente altri, se si presenta questo fatto?".

13. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: RESISTENZA NONVIOLENTA
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino, col titolo originale "Giampaolo Pansa e la Resistenza condannata".
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di seguito riprodotta, che e' stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]

La morte appiana le polemiche, ma non si manca di riguardo verso chi muore se si fa tesoro delle differenze. Le quali spesso si aiutano l'una l'altra.
Giampaolo Pansa ha cercato, nella storia della Resistenza, i fatti di violenza non giustificabile, per toglierle l'aura di eroismo, e per sottrarla al monopolio delle sinistre. Non si possono negare casi di violenza. Io stesso, all'eta' di nove anni (come ho scritto una quantita' di volte), a fine aprile 1945, a Bagnone, in Lunigiana, a guerra appena finita, ho visto partigiani uccidere senza alcuna necessita' tre soldati tedeschi sbandati nella ritirata, rimasti per sempre senza nome. Li ho visti vivi, e subito dopo morti, gettati su un carretto tirato da un asino. Erano dalla parte sbagliata, ma sono stati i miei primi maestri di pace, della necessita' di abolire la guerra omicida, mentre cominciavo a osservare il mondo. Ho visitato, anni dopo, le loro tombe senza nome a Costermano.
Poco tempo prima, nel paesino dove eravamo sfollati, ho conosciuto il prete, don Lorenzelli, poi preso e ucciso dai partigiani, perche' fascista entusiasta della bonifica pontina a beneficio di contadini poveri, e ammiratore pubblico di Mussolini. A noi bambini non insegnava male, in chiesa. Lo presero e lo uccisero. Forse uccidere pulisce le ammirazioni sbagliate? Uccisero anche un certo Lorenzino, nostro lontano parente, fascista esaltato, ma in realta' un po' scemo. Avevo forse sette anni quando gli dissi, in casa sua, sulla moneta da 50 centesimi: "Ora l'aquila porta il tuo fascio sul mare e lo fa affondare". Mi fece vedere due o tre fucili, in una stanza buia: "Se lo dici di nuovo, ti sparo". Si fucila uno scemo fascista?
C'e' chi, come Pansa, abusa di questi casi per condannare tutta la Resistenza. Ma c'e' chi invece sottolinea che la piu' vasta componente della Resistenza, quella civile e non armata, indica soprattutto il profondo esteso risveglio di coscienza umana, dopo gli anni dell'ideologia esaltante la violenza, carattere essenziale del fascismo, che aveva infestato gli animi. I partigiani armati non erano terroristi. Insieme a chi lottava senza le armi, volevano uscire dal tempo della violenza bellica, come proclamera' la Costituzione del 1948 con l'articolo 11. Noi li esaltiamo non perche' hanno vinto, ma per cio' che volevano, e perche' erano dalla parte giusta.
C'e' tutta una storiografia sulla Resistenza (italiana ed europea), seguita alla prima immagine, tutta militare, ma Pansa, e tanti altri storici, non ne hanno tenuto conto. Oggi non si puo' ignorare questa ricca documentazione. Anna Bravo, scomparsa recentemente, e' una delle protagoniste di questa ricerca. Una ampia bibliografia, non solo italiana, Difesa senza guerra, e' anche in internet e nel mio blog. Un volume che orienta molto bene e' Resistenza nonviolenta 1943-1945, di Ercole Ongaro (Bologna 2013), che abbiamo brevemente segnalato in "il foglio" n. 412, maggio 2014. Si veda anche Conversazione sulla Resistenza, n. 424, settembre 2015, un confronto con lo storico De Luna.
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La Resistenza civile non era attendismo
Richiamo qualche dato dal libro di Ongaro. Si stima che abbiano partecipato piu' persone alla Resistenza civile, non armata, che a quella armata (p. 14). L'appoggio non armato alla lotta armata non e' da confondere con l'autonoma mobilitazione popolare in difesa dei diritti umani e civili ne' con la disobbedienza agli ordini nazi-fascisti (p. 15). Claudio Pavone, nel numero della rivista "Il Ponte" dedicato al 50mo, nel 1995, riconobbe che la resistenza civile, documentata da storiche come Anna Bravo e altre, era tutt'altro che zona grigia o attendismo. Lutz Klinkhammer, il maggiore storico dell'occupazione tedesca dell'Italia, valuta che la resistenza civile in forme collettive puo' avere piu' forza di un gesto armato (p. 19). Piu' volte Lidia Menapace ha mostrato che la Resistenza fu un movimento essenzialmente politico, dove l'aspetto militare era del tutto strumentale, non fondativo, come invece in un esercito (p. 23). Cosi' la Resistenza non e' affatto una guerra: puo' essere violenta o nonviolenta una resistenza, ma una guerra e' sempre violenta (p. 23-24). A Lodi partecipo' alla Resistenza lo scultore Ettore Archinti, che era stato obiettore di coscienza nella prima guerra mondiale (p. 52).
Tra coloro che aiutarono gli ebrei perseguitati si trovano molti preti, soprattutto del basso clero, ma anche alcuni vescovi, come il cardinale di Torino, Fossati (p. 67). Vi si puo' vedere un riscatto dall'appoggio cattolico dato al fascismo negli anni del regime. Si puo' aggiungere la testimonianza del milanese don Giovanni Barbareschi : http://anpcnazionale.com/2014/01/13/don-giovanni-barbareschi-un-prete-ribelle-per-amore/. Per salvare gli ebrei, si falsificavano abilmente le loro carte d'identita' (p. 70): a questa operazione partecipo' anche Gino Bartali, riconosciuto "giusto tra le nazioni" (p. 82, 238). Nel momento del rastrellamento e deportazione degli ebrei di Roma, il 16 ottobre 1943, Pio XII resto' in un ben discutibile silenzio, probabilmente temendo ritorsioni sui cattolici (p. 84-85). Ma, mentre 2091 furono gli ebrei romani deportati, 4.447 furono nascosti e salvati in istituti religiosi cattolici (p. 86). Gli ebrei in Italia erano 45.000: 8.566 furono deportati, 37.000 furono aiutati. Le lotte nelle fabbriche, nelle campagne e nelle scuole (p. 90 e ss., p. 118-19, 124) furono un vero prodromo della Resistenza attiva. A Genova due operai furono fucilati (p. 98-99) ma un gruppo di carabinieri con il loro tenente rifiutarono di fucilare otto prigionieri politici, condannati per rappresaglia dell'uccisione di un ufficiale tedesco. Anche le donne contadine si distinguono nella lotta (p. 113). Il rifiuto, a costo di gravi sofferenze fisiche e morali, dell'80-85% degli internati militari in Germania di venire rimpatriati a condizione di aderire all'esercito della Repubblica sociale collaborazionista dei tedeschi, fu solo tardivamente riconosciuto come vera eroica resistenza. Questo e' un capitolo toccante. Io ho l'eta' sufficiente per ricordare bene la semplicita' con cui, a guerra finita, questi militari tornarono a casa senza nessun vanto. Il mio giovane professore di lettere, Orlando Lecchini, in prima media, ottobre 1945, era appena rientrato e noi lo sapemmo dopo diversi anni.
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Morire per salvare altri
Durante un viaggio in Grecia, nel giugno 2008, la guida Anita ci racconta che a Cefalonia, dopo l'8 settembre 1943, i tedeschi dicevano di voler salvare gli alto-atesini dal massacro dei soldati italiani presi prigionieri. Per dare possibilita' ad un numero piu' alto di soldati di farsi credere tali, molti meridionali si segnalarono subito come non alto-atesini, sacrificandosi. I tedeschi fecero partire degli italiani verso Atene dove avrebbero trovato altri connazionali, ma minarono le navi che esplosero in mare. I cadaveri arrivavano a riva. Li bruciavano in pire sulla spiaggia. Dall'isola di Itaca, che e' di fronte, gli abitanti vedevano i fuochi, si segnavano e pregavano. Gli anziani lo ricordano ancora oggi e quando vedono un fuoco si fanno il segno di croce e pregano per gli italiani, come allora.
La storia dei deportati politici e razziali e' piu' nota. Anche tra loro ci furono reali frammenti di Resistenza, soprattutto per "restare umani" in un sistema studiato per distruggere la dignita' umana (pp. 153-156). Tra i deportati politici, i piu' resistenti erano quelli sostenuti specialmente da una fede religiosa o politica ideale (p. 161-170). Ongaro, nel suo libro, indica sempre con accurata precisione i numeri dei deportati e delle vittime (come le donne a Ravensbrueck, p. 175).
Nei vari lager d'Europa, e non solo in quelli di transito, si formarono comitati di resistenza che agivano, in condizioni inimmaginabili, con determinatezza e precisione (p. 176-184). Cio' dimostra "che un sistema aberrante e disumano puo' assassinare i suoi "nemici", ma non puo' annientare i sentimenti umani e la dignita' di chi sopravvive" (p. 184). I renitenti alla leva imposta dalla repubblica fascista erano causa di angoscia nelle famiglie, di arresto dei loro genitori (p. 185-188). Ci furono azioni nonviolente di donne a Crema, a Torino (p. 188-189). C'erano sanzioni fino alla pena di morte, e ciononostante avvennero fughe e diserzioni, aiuto della popolazione ai renitenti, manifestazioni di donne, ma anche fucilazioni. Giovani reclutati esprimevano dissenso sovversivo fin dentro le caserme. Alcuni, anche carabinieri, passavano ai ribelli (p. 192-197). Io stesso, bambino di otto anni, presente con i miei fratelli piu' piccoli, ho visto un bersagliere repubblichino, di nome Vismara, venire in casa, mettersi in borghese, e passare ai partigiani. Qualcuno insinuo' poi che andasse come spia. Comunque, dopo guerra, lo ritrovammo al mare, vivo.
"Nella storia dell'Italia unita non era mai stata scritta una pagina di cosi' intensa mobilitazione popolare e di diffusa disobbedienza civile per dire no ad un esercito che combatteva a fianco dell'occupante nazista" (p. 199). Anche al sud, in Sicilia, al momento di un nuovo reclutamento nel contingente italiano che combatteva con gli Alleati sulla Linea Gotica, una donna, Maria Occhipinti, si ribella quando e' richiamato il marito, e solleva una rivolta popolare, con numerose vittime, contro la continuazione della guerra (p. 199). Mussolini non era piu' lo spavaldo dittatore della nazione. Nel gennaio 1945, passo' in Lunigiana, fingendo una visita al fronte non lontano. Madre e figlia Berardi, nostre conoscenti, che furono obbligate a ospitarlo nell'unica casa signorile di Mocrone, ci raccontavano che era anche fisicamente irriconoscibile.
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Resistenza delle donne
Tutto il capitolo 9 di Ongaro e' dedicato alla resistenza delle donne, nella forma armata e in quella non armata. Le donne sono state nonviolente non per natura, ma per scelta morale e pratica (p. 204). Una toccante testimonianza mostra la relazione misteriosa tra madri che non si conoscevano: proteggendo qui un soldato in pericolo speravano che un'altra madre proteggesse il loro figlio lontano, in guerra (p. 207-208). A Roma, nel marzo 1944, manifestazioni di donne ottengono l'abolizione del traffico militare tedesco attraverso la "citta' aperta". Due donne vengono uccise, altre dieci sono fucilate il 7 aprile (p. 210-211).
Notevole il moto di migliaia di donne di Carrara, il 10-11 luglio 1944, che si ribellavano all'ordine di sgombero della citta' imposto dai tedeschi, fino a costringerli a revocarlo (p. 212-13). Io frequentai il ginnasio e liceo a Carrara dal 1948 al '53, solo quattro anni dopo, e mi sorprende il fatto che non seppi mai nulla di questa eroica azione. Si veda in internet la storia di Francesca Rolla. Il mio professore di filosofia si chiamava Rolla. Che fosse parente? Forse per modestia, pur essendo fortemente antifascista, non ci parlo' mai di quella forte resistenza di donne? Ma ci racconto' un divertente aneddoto del padre e del bambino, durante il fascismo, una specie di teatro di strada: "O pa', aio' fama!". "Grida alala', e la fama t' pasara'". Quell'uomo fece dei giorni di prigione, per questa scena di opposizione. Nell'aprile 1944, a Parma, una manifestazione tumultuosa di donne ottiene la revoca o sospensione di alcune condanne a morte di partigiani (p. 214-15).
Altro si dovrebbe segnalare, se lo spazio bastasse, sui capitoli dedicati alla stampa clandestina, vera arma nonviolenta di movimento delle coscienze, e ai Comitati di Liberazione Nazionale.
Pansa ha voluto vedere solo una guerra civile, ugualmente violenta dalle due parti. Ongaro si chiede nell'ultimo capitolo (pp. 285-299): "Quale senso per la Resistenza armata?". Riconoscendo e rilevando il valore innovatore della Resistenza non armata, civile, nonviolenta, noi non condanniamo i partigiani che lottarono con le armi. Il libro di Ongaro mostra bene in quali condizioni molti decisero questa forma di lotta. Le forme nonviolente furono quasi solo spontanee, senza tecniche conosciute e organizzate. Molti partigiani usarono il meno possibile le armi, parecchi parteciparono senza mai usarle. Ci disse Norberto Bobbio in un incontro tra pochi, nel 1994: "A volte mi sono pentito di non avere ucciso un tedesco, ma so che se l'avessi fatto me ne pentirei".

14. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Walter Laqueur (a cura di), Dizionario dell'Olocausto, Einaudi, Torino 2004, 2007, pp. XXXIV + 934.

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3630 del 26 gennaio 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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