[Nonviolenza] Archivi. 348



==================================
ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
==================================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 348 del 5 novembre 2019

In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di settembre 2019 (parte terza)
2. Una lettera aperta alla Ministra dell'Interno
3. Omero Dellistorti: E mo' basta
4. Si e' svolta oggi la presentazione pubblica della "Lettera aperta alla Ministra dell'Interno"
5. Omero Dellistorti: Bottoni
6. Tutte le vite
7. Teresa Marchetti
8. Omero Dellistorti: Il dono
9. Omero Dellistorti: Quando si vuole bene a tutti
10. Verso il ritorno alla civilta': i doveri piu' urgenti. Una lettera aperta a chi siede al Governo e in Parlamento

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI SETTEMBRE 2019 (PARTE TERZA)

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di settembre 2019.

2. UNA LETTERA APERTA ALLA MINISTRA DELL'INTERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
mi consenta innanzitutto di congratularmi per la sua nomina a tale incarico. Lei ha sicuramente le competenze giuridiche ed amministrative, e le risorse culturali e morali, per svolgere la sua funzione con la cura e lo scrupolo richiesti.
*
Lei sa che il suo predecessore, invece, assuefatto ad una propaganda d'odio cui era gia' dedito da molti anni, ha ricoperto questa medesima carica dimentico di quella pietas che sempre dovrebbe illuminare chi sia investito di pubblici uffici in pro del bene comune; e che da quella delirante propaganda reso ebbro e cieco ha imposto al nostro paese decisioni empie, indegne di un paese civile, di uno stato di diritto, di un ordinamento democratico.
In particolare ha imposto, con la vile complicita' dell'intero governo di cui era magna pars, anzi: vero e proprio dominus, in guisa di ministro plenipotenziario, misure confliggenti non solo con la Costituzione della Repubblica italiana, non solo con il diritto internazionale, ma finanche con le leggi non scritte ma incise nel cuore di ogni essere umano.
Con insensata hybris ha imposto e commesso crimini abominevoli.
Come l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte.
Come la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo per impedire loro di continuare a salvare vite innocenti.
Come la persecuzione delle persone piu' fragili, piu' esposte al pericolo di violenze inaudite e piu' bisognose della protezione della legge tra quante si trovano nel nostro paese.
Come una costante, crescente, mostruosa istigazione all'odio razzista.
Ora quel ministro non e' piu' tale, il governo da lui subornato non e' piu' in carica; dopo un anno di follia, di violenza, di eversione dall'alto, l'Italia puo' ora tornare alla democrazia, alla legalita' costituzionale, alla civilta'.
*
Con specifico riferimento ad alcune misure contenute in due particolari atti legislativi, i due cosiddetti "decreti sicurezza", lo stesso Presidente della Repubblica con due sue lettere aveva segnalato l'abissale gravita' di esse.
Ebbene, quelle misure persecutorie, inammissibili e disumane, devono essere al piu' presto abrogate.
E quell'antipolitica razzista di proclamato odio e di praticata empieta' deve cessare.
Unisco quindi la mia voce a quella delle tante persone che sicuramente gia' l'avranno pregata di restaurare il diritto nel nostro paese, di ripristinare la vigenza della Costituzione, di fare la politica giusta e necessaria: la politica che salva le vite, che soccorre il bisognoso, che promuove il bene comune.
Faccia cessare l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte.
Faccia cessare la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo.
Faccia cessare la persecuzione dei piu' bisognosi della protezione della legge tra quanti si trovano nel nostro paese.
Faccia cessare l'istigazione all'odio razzista.
Ed innanzitutto apra i porti a chi e' in fuga da guerre e fame, torture e schiavitu'; si adoperi affinche' siano soccorsi, accolti ed assistiti tutti gli esseri umani in pericolo; restituisca umanita' alla politica italiana e restituisca il nostro paese all'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 11 settembre 2019

3. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: E MO' BASTA

Siamo cresciuti insieme. Cristoforo detto Foffo e Vivenzio detto Nenne. Non siamo parenti, ma le case delle nostre famiglie erano vicine, abbiamo la stessa eta', siamo andati a scuola insieme, giocavamo a pallone insieme, e insomma siamo cresciuti insieme e abbiamo fatto sempre tutto insieme, anche per risparmiare un po', che le nostre famiglie se la passavano male. E poi il paese e' piccolo.
Sempre insieme. A lavorare insieme, prima in campagna, poi in officina, poi di notte e finalmente non era piu' la miseria nera.
Sempre insieme. Alla partita, a fare a botte, a caccia, a ballare; pure a donne: e sempre la stessa micragna.
Sempre insieme, pure nel partito.
Intanto pero' lavorando di notte avevamo fatto i soldi. Parecchi, e maledetti.
Alla fine successe quello che doveva succedere: che non ci sopportavamo piu'. Non per altro, perche' la gente ci confondeva. Se uno si chiama Nenne e pero' lo chiamano Foffo, comincia a vomitare fuoco. Se uno si chiama Foffo e attaccano a chiamarlo Nenne, volano coltellate. Non lo so perche'.
Non abbiamo mai litigato, ci dava solo fastidio che ci confondevano. Che oltretutto non ci assomigliavamo per niente, lui era tracagnotto e biondiccio, io moro e alto. Pero' non passava giorno che qualcuno non sbagliava nome. Non lo so se lo facevano apposta per far succedere quello che poi e' successo.
Poi e' successo. L'ho ammazzato, non ne potevo piu'. La cosa buffa e' che adesso non mi ricordo piu' se io sono Foffo o Nenne. E' buffo, no?

4. SI E' SVOLTA OGGI LA PRESENTAZIONE PUBBLICA DELLA "LETTERA APERTA ALLA MINISTRA DELL'INTERNO"

Giovedi' 12 settembre 2019 si e' svolto a Viterbo un incontro di presentazione pubblica della "Lettera aperta alla Ministra dell'Interno" inviata ieri dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" alla nuova responsabile del Viminale.
*
1. Cosa chiediamo alla nuova ministra
Nella lettera (il cui testo integrale si allega in calce) si chiede alla Ministra "di ripristinare la vigenza della Costituzione, di fare la politica giusta e necessaria: la politica che salva le vite, che soccorre il bisognoso, che promuove il bene comune". Questa richiesta dettagliando nei seguenti inviti:
- far cessare l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte;
- far cessare la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo;
- far cessare la persecuzione dei piu' bisognosi della protezione della legge tra quanti si trovano nel nostro paese;
- far cessare l'istigazione all'odio razzista;
- abrogare le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza";
- aprire i porti a chi e' in fuga da guerre e fame, torture e schiavitu'.
*
2. I doveri piu' urgenti di un governo che voglia far tornare l'Italia alla democrazia ed alla legalita' costituzionale dopo l'annus horribilis del razzismo al potere
La struttura nonviolenta viterbese da giorni insiste nel chiedere al nuovo governo di far cessare definitivamente la mostruosa stagione dell'odio e della violenza razzista che ha caratterizzato l'esecutivo caduto lo scorso mese dopo un anno di crimini contro l'umanita' e di attentato contro la Costituzione.
E per far cessare definitivamente l'orrore e l'eversione dall'alto di un governo golpista che per oltre un anno ha seminato barbarie e dolore, e contribuito atrocemente alla strage degli innocenti in corso nel Mediterraneo, occorrono adesso alcuni provvedimenti necessari ed urgenti, che torniamo ad elencare ancora una volta:
- occorre abrogare immediatamente tutte le infami e scellerate misure razziste imposte dal governo della disumanita';
- occorre soccorrere tutte le persone in pericolo, salvare tutte le vite;
- occorre far cessare immediatamente tutte le persecuzioni, lo schiavismo e l'apartheid in Italia;
- occorre tornare alla Costituzione repubblicana antifascista;
- occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro;
- occorre riconoscere il diritto di voto, e tutti i diritti sociali, civili e politici, a tutte le persone che vivono nel nostro paese;
- occorre sempre ricordare che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- occorre sempre ricordare che salvare le vite e' il primo dovere.
*
3. Cessi l'indifferenza dell'Unione Europea mentre gli stati membri violano i diritti umani e commettono crimini razzisti
L'Unione Europea per oltre un anno ha sostanzialmente finto di non vedere che il governo italiano cercava di imporre un regime di apartheid, favoreggiava lo schiavismo, perseguitava innocenti, ometteva di soccorrere esseri umani in pericolo di morte, commetteva crimini razzisti contro l'umanita', istigava all'odio razzista, violava proditoriamente il diritto internazionale oltre che la stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Con la sua sostanziale indifferenza l'Unione Europea e' stata quindi effettuale complice di quei crimini piu' volte denunciati. Che questa complicita' ora cessi. Che l'Unione Europea si adoperi in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, e quindi contrasti le violenze razziste e i crimini contro l'umanita' ogni volta che i governi di singoli stati violenze razziste e crimini contro l'umanita' commettono.
*
4. Intervengano finalmente le competenti magistrature
Almeno ora che il governo razzista e golpista e' caduto, intervengano le competenti magistrature in relazione ai crimini contro l'umanita' ed all'attentato contro la Costituzione che lungo un anno di delittuosa antipolitica il governo della disumanita' ha commesso.
Ed almeno ora, finalmente, i ministri di quel governo razzista responsabili di gravissimi reati, primi fra tutti l'omissione di soccorso, la persecuzione di innocenti, la violazione di fondamentali diritti e doveri sanciti dalla carta costituzionale, siano chiamati a risponderne nelle aule di giustizia.
*
5. Riconoscersi umani, riconoscersi una sola umanita' in un unico mondo vivente
Come tutti i grandi testimoni dell'umanita' dopo Auschwitz ed Hiroshima hanno definitivamente chiarito, tutti i problemi politici e sociali decisivi dell'epoca presente sono ormai su scala planetaria; e quindi la politica necessaria ed urgente quella medesima dimensione planetaria deve avere.
La questione dei mutamenti climatici rende ormai avvertita l'umanita' intera della necessita' e dell'urgenza di una profonda conversione ecologica dell'economia, della politica, delle forme della convivenza.
Da un modello di sviluppo centrato sulla rapina delle risorse e la depredazione del mondo vivente, sull'appropriazione privata e sul consumismo sfrenato, occorre passare a un modello di effettiva giustizia sociale, di solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene, di responsabilita' per il mondo e di condivisione del bene e dei beni, di attiva protezione e concreto risanamento della biosfera.
E quindi ancor piu' necessario, ancor piu' ineludibile si fa l'impegno per la democrazia che l'intera umanita' includa; per il riconoscimento, la promozione e la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani comprese le generazioni venture; l'impegno contro la guerra e tutte le uccisioni, l'impegno contro le armi che sempre servono a uccidere; l'impegno contro il razzismo e tutte le persecuzioni, riconoscendo finalmente che siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera; l'impegno contro il maschilismo e tutte le oppressioni, riconoscendo nella violenza di genere e nell'oppressione maschilista e patriarcale la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze, di tutte le oppressioni; l'impegno in difesa della natura, bene comune e fonte della nostra stessa vita, di cui noi stessi siamo parte.
Democrazia e solidarieta', riconoscimento e difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, rispetto e protezione del mondo vivente, sono una sola cosa, un unico impegno.
L'antifascismo, valore fondativo della Repubblica italiana, implica ormai la scelta non piu' rinviabile della nonviolenza, che a tutte le violenze si oppone.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
6. Una lettera, una speranza, un impegno
Con la lettera alla nuova Ministra dell'Interno la struttura nonviolenta viterbese auspica un impegno condiviso da ogni persona di volonta' buona, da ogni movimento per la giustizia e la solidarieta', e da ogni istituzione democratica, per salvare tutte le vite, per difendere tutti i diritti.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Nessuno sia abbandonato tra gli artigli della violenza, della paura, del dolore, della morte.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
* * *
Allegato: Lettera aperta alla Ministra dell'Interno
(...)

5. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: BOTTONI

Ricordando quei coniglietti di Cortazar

Fino a qualche giorno fa mi succedeva una volta ogni tanto, ma adesso.
Ma procediamo con ordine: la prima volta, o almeno la prima volta che ci ho fatto caso, e' stato qualche mese fa. Ho sentito il rumore di un piccolo oggetto che rimbalzava sul pavimento, e poi l'ho visto: era un bottone. Di quelli piccoli, color avorio, da colletto delle camicie. Naturalmente ho controllato subito: ma non avevo un colletto con i bottoncini. Ho guardato lo sparato, i polsini, c'erano tutti. Altri indumenti con bottoni di quelle dimensioni non avevo indosso. Non diedi importanza alla cosa, forse mi era caduto da una tasca dei pantaloni, come quando tiri fuori il fazzoletto e ti cade una moneta che neppure ti ricordavi di averla.
E' chiaro che me ne sarei dimenticato, se non fosse stato che qualche giorno dopo accadde di nuovo. Stavolta erano due bottoni, neri, grossi, come quelli delle giacche. Ed io infatti avevo indosso una giacca, come sempre del resto, perche' mi piace essere in ordine e anche quando sono in casa sto in giacca e cravatta: per ogni evenienza, non si sa mai. Pero' la mia giacca li aveva tutti i bottoni, anche quelli piu' piccoli sulle maniche che mi sono sempre chiesto a che diamine servano. Anche il taschino interno aveva il suo accessorio ben fissato dal filo. Pero' puo' darsi che fossero due bottoni di riserva, di quelli che stanno in una di quelle minuscole tasche interne che per anni neppure ti accorgi che ci sono, finche' un giorno senti una durezza e scopri quell'incavo e nell'incavo un bottone o due, e ti dici: era meglio se erano soldi.
Mi ricordai del bottone di qualche giorno prima e mi dissi: devo ricordarmi di metterli tutti nello stesso cassetto, cosi' sara' piu' facile ritrovarli il giorno che dovessero servirmi (anche se e' piuttosto difficile che un bottone si rompa, a me non e' capitato mai per quanto io riesca a ricordare, e se un bottone cade perche' il filo si rompe, di solito te ne accorgi prima, perche' il filo si allenta e quel bottone penzoloni non puoi non notarlo ed allora decidi di staccarlo da te, e poi ago e filo e tutto torna al pristino stato per cosi' dire: un uomo che non sia dappoco due cose deve saper fare: accendere un fuoco, prendersi cura dei suoi abiti; si chiama autonomia, ed e' il fondamento della liberta').
*
Da qualche settimana mi succede anche in pubblico.
La prima volta, la prima volta che me ne sono accorto, intendo; fu in casa di amici. Ero in salotto e guardavo i libri sugli scaffali, gli altri stavano seduti su un divano e alcune poltrone a qualche metro da me e conversavano amabilmente; solo io ero in piedi, isolato: il tintinnio fu chiaro e distinto sul parquet. Tutti si voltarono verso di me, io guardai ai miei piedi, e c'era un bottone che ancora faceva le sue evoluzioni prima di appiattirsi sul pavimento. "Ti e' caduto un bottone", disse Attilio. "Si'", dissi io; mi chinai e lo raccolsi: era un bottone dorato, bombato, che ovviamente non apparteneva ai miei vestiti. Magari era sull'orlo dello scaffale ed un minimo spostamento d'aria lo aveva fatto cadere. Di sicuro non era mio, ma non avevo voglia di attirare l'attenzione piu' di quanto avessi gia' fatto avvampando di rossore quando sentii quel tintinnio proprio tra i miei piedi. Cosi' lo raccolsi e lo misi in tasca. Pensando che se fosse stato un elemento significativo di arredo della casa in prosieguo di tempo Attilio o Giulia (piu' Giulia che Attilio, Attilio era cosi' distratto) avrebbero notato la sua scomparsa, si sarebbero ricordati di averlo visto cadere, me lo avrebbero chiesto. Inutile dire che non me lo chiesero mai.
Fino ad allora questo - come chiamarlo? -, questo bizzarro, reiterato ed incomprensibile evento era successo sempre mentre ero in casa, da solo. Perche' in effetti era successo anche altre volte dopo le prime due che vi ho gia' raccontato. Era successo almeno altre tre volte, o forse quattro o cinque, e una volta era stata una piccola cascata di semisfere simili a perle con dietro un occhiello in ottone, ben sedici piccoli pezzi; e naturalmente io non aveva nessun abito con una tale profluvie di adornamenti. Ne' indosso gioielli di sorta, va da se'; sono una persona seria, quindi sobria nel vestire (oltretutto, anche volendo - e non voglio - i gioielli non me li posso permettere, e la bigiotteria la trovo di cattivo gusto, come effettivamente e'; e naturalmente certe frivole esibizioni non si confanno a un distinto professore, cosa che i miei vicini e i miei amici ritengono io sia). Ma adesso la questione si andava facendo imbarazzante.
Il giorno dopo accadde al bar, mentre facevo colazione: io lo sentii distintamente il ripetuto picchiattare del bottone che rimbalzava sul pavimento, e il frullo prima che si fermasse. Ma era perche' ci prestavo particolare attenzione, et pour cause; nella confusione e nel rumore consueti del bar, a quell'ora mattutina poi, nessuno ci fece caso. O perlomeno mi sembro' che a parte me nessuno ci facesse caso, e infatti neppure mi chinai a raccoglierlo, feci finta di niente, finii la colazione, pagai ed uscii, sorridente come sempre, ma intimamente contrariato, anzi: piu' che contrariato, direi quasi afflitto.
Ma il giorno dopo all'edicola dei giornali accadde di nuovo, e il tizio dietro di me che aspettava il suo turno di rifornirsi della preghiera del borghese, o di vari sgargianti ebdomadari, mi disse: "Signore, le e' caduto un bottone". Dissi: "Ah si', grazie" e lo raccolsi. Con passo lento sgattaiolai verso la stazione, entrai nella toilette ed estrassi di tasca l'oggetto: era pesante, coi quattro buchi in mezzo era evidentemente un bottone, ma un bottone cosi' pesante che mi chiesi dove potesse essere ragionevolmente collocato. Inutile dire che non era mio, o meglio: che non apparteneva a nessun mio abito, ne' lo avevo mai visto prima. Sul fatto che fosse mio credo che dovrei sospendere il giudizio, poiche' come gli altri che lo avevano preceduto nell'improvvida comparsa, con tutta evidenza non vi era altri che lo reclamasse come sua proprieta' o possesso, e quindi forse se non altro per usucapione occorreva pur riconoscere questi oggetti come miei, come si riconosce un figlio scaturito da un capriccio che chissa' poi se sara' vero.
C'e' bisogno di dirlo? La cascata bottonesca continuava anche in casa, e ormai tutti i giorni e piu' volte al giorno. E le forme erano sempre piu' strane e le dimensioni sempre piu' variate. Per fortuna le quantita' restavano modeste: una unita', due, tre, solo raramente una decina o giu' di li'.
*
Forse e' giunto il momento di dirlo: con il lavoro che faccio e' d'uopo non attirare mai l'attenzione. E' la prima regola: mai e poi mai attirare l'attenzione. E' per questo che mi adopero con ogni cura affinche' il mio aspetto sia il piu' anonimo possibile, che metto il massimo impegno nello scomparire nella folla. Si guadagna bene, non dico di no, ma l'invisibilita' e' l'unica garanzia di farla franca. Anche la prudenza, la precisione, la durezza se occorre, certo. Ma il passare inosservati e' la chiave del successo.
Per questo cambio spesso citta'. Tratto bene i vicini ma li tengo a distanza, mi faccio qualche amico perche' non averne nessuno sarebbe sospetto, ma li frequento poco e mi tengo sul vago quando la conversazione si fa personale e preferisco parlare di argomenti culturali, anche perche' mi piace tenermi aggiornato sui film, la musica (la musica colta e quella jazz, naturalmente, non il chiasso pop), le novita' editoriali, e naturalmente i classici che sono sempre il miglior biglietto da visita. Ma passato un anno al massimo, e' tempo di levare le tende. Saper svanire e' tutto.
Orbene, anche l'ultimo dei torpidi capisce che con quell'imbarazzante contrattempo addio riservatezza, e conseguentemente un'arca, una piramide di rischi; ed io i rischi col lavoro che faccio non posso permettermeli, a fronte di un rischio preferisco eliminare il soggetto potenziamente portatore. Non e' malvagita', sono le regole del gioco, e si deve sempre giocare secondo le regole, altrimenti il mondo va in frantumi.
Cercai di trovare una soluzione. Mi chiesi se potesse dipendere dall'alimentazione (che c'entra? direte voi; niente, lo so, ma a un certo punto si pensano tutte); ma naturalmente non dipendeva dall'alimentazione. Ne' dall'abbigliamento. Ne' da altro di cui feci prova, ne' da niente cui potessi pensare. Accadeva, e basta.
Accadeva a tavola, in bagno, in camera da letto; sul pianerottolo, per le scale, alla fermata dell'autobus; al bar, al supermercato, al ristorante; in palestra e in libreria; quando frequentavo quelle signore e quando acquistavo un dvd; ed anche sul lavoro, e sul lavoro era particolarmente stressante dover tenere sotto controllo anche questo oltre a tutto il resto che gia' era abbastanza impegnativo.
Mi venne addirittura in mente - pensate un po' - che potesse essere un fenomeno allucinatorio, anche se ormai avevo un cassetto colmo di bottoni; ma nel dubbio versai il contenuto del cassetto in una borsa di plastica di quelle della spesa e portai il tutto a un'associazione benefica (o pretesamente tale) che raccoglieva questo e quello, anche i bottoni, e per veri bottoni li riconobbero, e gradirono.
Mi sentivo sempre piu' oppresso. E la pioggia continuava. Pensai che forse era un segno, il segno che dovevo mettermi in pensione, comprarmi una bella casa spaziosa in una di quelle isole dove scappano i pensionati, fare gli acquisti tramite internet, e decidermi finalmente a rileggere tutta la Recherche di Proust che saranno vent'anni ormai che me lo riprometto. Forse i soldini che avevo messo da parte bastavano per dare esecuzione al piano, e forse no. Mi decisi per un ultimo lavoro.
*
Lo preparai con cura, come faccio sempre, mi procurai tutta l'attrezzatura necessaria, feci le simulazioni, predisposi il piano b e il piano c (bisogna sempre avere un piano b e un piano c, le cose non vanno mai precisamente come uno se le era immaginate), tutto era pronto, nell'insieme e nei dettagli. Ma proprio allora la cosa cambio'. Invece del solito tintinnio sentii un fruscio: guardai in basso ed era una fotografia. Una mia fotografia. Poi un'altra, e un'altra. Non erano piu' bottoni, ma fotografie, fotografie con un unico soggetto: me. Dovevo proprio andare in pensione. E cosi' feci.
*
Adesso vivo su un'isola dove la vita costa veramente poco, scrivo romanzi gialli piu' per passare il tempo che per i due baiocchi che ci tiro fuori, e qualche volta racconti fantastici. E studio teologia, da ateo appassionato naturalmente. E dedico molto tempo ai miei album fotografici, che pero' non faccio vedere a nessuno, non vorrei proprio essere riconosciuto dai miei vecchi clienti. Ho anche una guagliona che una volta alla settimana viene a fare le pulizie e un po' mi tiene anche compagnia e ride tutte le volte che trova qualche fotografia sul pavimento o tra le lenzuola. Ho settant'anni portati bene, chissa' cosa mi riserva il futuro.

6. TUTTE LE VITE

Tutte le vite meritano
di essere vissute

Tutte le vite meritano
di essere salvate

Nessun diritto mai potrebbe esistere
se tu se proprio tu non lo sentissi questo primo dovere

salvare le vite
soccorrere accogliere assistere chi ha bisogno di aiuto

una sola umanita'
un solo mondo vivente
lo stesso respiro
la stessa luce

l'aiuto di cui tu stesso hai bisogno
sappi donarlo ad ogni altro ugualmente
non ci si puo' salvare da se'

non puo' esistere un io senza un tu
non puo' esistere nulla senza un noi
e tutto cio' che senti e vedi altro
di cui tu stesso senti di esser altro
anch'esso e' io sei tu sei siamo noi
lo stesso fremito la stessa verita'

tu non uccidere
tu non restare inerte
tu salva le vite

chiamiamo nonviolenza
la politica necessaria
dell'umanita' giunta a questo bivio
estremo sull'orlo dell'abisso
a questa scelta estrema e ineludibile
del comune disastro
o della salvezza comune

chiamiamo nonviolenza
questo varco e questa scelta
salvare le vite
e' il primo dovere

7. TERESA MARCHETTI

E' deceduta Teresa Marchetti, medica, persona generosa, impegnata nella solidarieta', partecipe dell'esperienza delle "Donne in nero".
Con gratitudine la ricordiamo.

8. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: IL DONO

Non chiedetemi di spiegarvelo, perche' comunque non ve lo saprei spiegare. E' un dono; perche' mai l'abbia proprio io proprio non lo so, ma ce l'ho ed e' tutto qui.
A descriverlo e' semplicissimo: cammino per strada e a un tratto guardo per terra e trovo dei soldi. Non lo so se guardo involontariamente, ma i soldi sono li'. Possono essere anche cinque centesimi, o un bigliettone da cinquanta euro tutto bel piegatino fino ad avere le dimensioni di un francobollo; non c'e' una regola.
Naturalmente le prime volte ero cosi' fesso che chiedevo ad alta voce: "C'e' qualcuno che ha perso questi dieci euro?". C'era sempre, e di solito piu' d'uno. Cosi' ho capito, ho capito che dovevo raccogliere quel ben di dio e starmene zitto. Il che non impedisce che talvolta qualcuno mi s'avventi contro bofonchiando: "Molla l'osso". Ma io l'osso non lo mollo, lo so che sono soldi miei, o almeno destinati a me, e so farmi valere.
Tutto qui, e' una cosa strana, no? Magari capita a chissa' quante persone, solo che se ne stanno tutte zitte zitte: quando hai un dono come questo non e' che lo sbandieri ai quattro venti, puo' portare male, di sicuro che porta male. Con tutta la delinquenza che c'e' in giro.
*
No, no, non mi offendo mica. E' una domanda che mi sono fatto anch'io tante volte. E' che una risposta ancora non l'ho trovata. E quando a una domanda la risposta non si trova, vuol dire che era una domanda sbagliata, no? Come diceva quel tizio? Di cio' di cui non si puo' parlare, si deve tacere. Diceva cosi', no? E secondo me aveva parlato gia' pure troppo.
No, no, dite pure, non c'e' problema. Figurarsi se non me lo sono chiesto pure io. Quando hai un dono simile te le fai tutte le domande. E quanto a questo io sono arrivato a questa conclusione: che e' uno dei tanti adiafora. E' una parola greca antica, si', eh, che vi devo dire, da giovane sono stato in seminario, ma prete non mi sono mai fatto, no, non avevo la vocazione. Pero' mi piaceva studiare, a casa eravamo povera gente, un prete avrebbe fatto comodo e cosi' una cosa tira l'altra e mi sono trovato in seminario e visto che non c'era molto altro da fare studiavo. Latino e greco soprattutto, il resto mi piaceva di meno. Davano i premi a chi studiava tanto. Adesso pero' mi sono scordato tutto, ogni tanto riemerge qualche cosa, come adesso. Si', certo, vuole dire che ci sono cose, fatti, azioni, moralmente indifferenti. Che non c'e' niente da giudicare. Secondo me non faccio niente di male a raccogliere quei soldi trovati per strada. Non faccio neanche niente di bene. Non faccio niente, li raccolgo e basta. Poi certo che li uso. Io dico che li uso bene, ma questa e' un'altra questione, no? E' chiaro, si', e' chiaro: qualcuno li deve aver persi. Ma se li ha persi evidentemente non dava troppa importanza alla cosa, altrimenti tornava indietro a cercarli. Di solito sono importi modesti, spiccioli, qualche centesimo o qualche euro, certe volte meglio, anche parecchio meglio. Si', sono d'accordo anch'io, farebbero meglio a tornare indietro a cercarli. Ma magari non gli interessa, oppure non possono. Chi lo sa. Io comunque li raccolgo sempre. Anche perche' sono doni che non lo sai se durano per tutta la vita, che ne sai? Di punto in bianco la pacchia e' finita. Cosi', finche' li trovo li raccolgo.
A dire il vero non metto granche' da parte. Se fossero di piu', magari anche. Ma di solito e' quanto basta per tirare avanti, con qualche sfizio, non dico di no. E poi io sono un discepolo di Orazio. No, non e' uno di qui, era un poeta latino - ho studiato latino in seminario, ve l'ho detto? - che diceva "carpe diem", che piu' o meno significa goditi tutto adesso che mica ce lo sai se domani sei ancora vivo. E' cultura, questa: latino. Carpe diem. No che non mi dispiace se lo dite pure voi se vi capita, la cultura e' quel bene che se lo dividi con qualcuno ti resta intero sia a te che a quell'altro, non e' come il sacco del bottino che la spartizione finisce sempre a coltellate. Mi piace la cultura. Pure i soldi, che c'entra. Pero' la cultura di piu', perche' i soldi servono per comprare qualche altra cosa e in se stessi solo solo lo sterco del demonio (ah, il seminario...), mentre la cultura non ci si compra niente, e' essa stessa un bene, e chi non ce l'ha non lo sa che si perde. A me la cultura mi e' sempre piaciuta, sono stato in seminario, ho studiato, pero' non mi sono fatto prete.
*
Guardi, lei ha proprio ragione, e' esattamente cosi': non c'e' rosa senza spina. E' vero, questa e' saggezza popolare, ma tutta la saggezza e' popolare. Infatti chi e' che produce la cultura? Il popolo, no? D'accordo, si', quelli che hanno studiato, ma da dove vengono, dalla luna? No, vengono dal popolo. Certo, certo, il dottore e' figlio del dottore e cosi' l'avvocato e' figlio dell'avvocato, ma se si risalisse indietro lungo le generazioni, c'e' sempre un punto di partenza in cui l'avvocato o il dottore o l'ingegnere non erano figli dell'ingegnere, del dottore o dell'avvocato, no, erano figli di un disgraziato che poi ha fatto i soldi, e come li ha fatti lasciamo perdere, che i soldi si fanno in un modo solo, e non e' una bella cosa. A meno che non ci hai il dono, certo, certo, se ci hai il dono e' un'altra cosa. Dicevo solo che tutti ma proprio tutti siamo nati da poveracci e come poveracci: nudi veniamo al mondo e nudi ce ne andremo. Si', col cappotto di legno, col vestito della festa, ma dentro? Dentro siamo sempre nudi come vermi. E se qualcuno non avesse di meglio da fare che profanare cimiteri ed aprire le casse da morto dopo aver fatto capitombolare giu' i quindici uomini che ci trincano sopra il loro gotto di rum, che ci troverebbe? Meglio che non ve lo dico che ci troverebbe, siamo qui per bere, no? E allora beviamo senza pensarci alle cose brutte e a quelle schifose. Beviamo alla salute nostra e di chi ci vuole male. Un altro giro, oste della malora.
La spina? Ah si', la spina della rosa che non c'e' rosa senza spina. Ma non so se siamo gia' ubriachi abbastanza per parlarne. Un altro giro, un altro giro ancora per i miei amici.
*
Ah, adesso si', adesso si'. E' bello tardi e la notte e' alta e profonda: e' bello che la notte sia insieme alta e profonda, no? Si realizza quella coincidentia oppositorum che fa fremere di gioia i dialettici, la coincidentia oppositorum. Certo che e' latino, vuole dire che le cose contrarie si rivelano identiche, non e' una forza? Tutto diventa la stessa pappa, e via, al di la' del bene e del male. Dove ti pareva che ci fosse l'essere, con le sue pecore e le sue chiacchiere, invece il nulla. Niente, niente, divago. Con tutto quello che ci siamo scolati, potro' divagare un po'? Ma adesso al lavoro. Siamo restati solo noi e mio cugino ha gia' tirato giu' la saracinesca che per uscire resta solo la porticina sul vicolo, ve l'avevo detto che il bar e' di mio cugino? Mio cugino, si'. No, lui non ha studiato in seminario, faceva il dentista, pensate un po'. Io, io si' che ho studiato in seminario. Pero' non mi sono fatto prete, e adesso e' troppo tardi per raccontarvi perche'. E poi, ubriachi come siete, sarebbe fatica sprecata, no?
Pero' una cosa adesso voglio dirvela, la spina, si'. Complimenti, signore, lei se la ricordava ancora la spina della rosa che non c'e' rosa senza spina, forse non ha bevuto ancora abbastanza e forse questo e' un peccato, un vero peccato, perche' certe volte, in certi momenti, e' meglio essere un po' ottenebrati, anzi: un bel po' ottenebrati. Si soffre di meno, no? Voi che ne dite, amici? Non ho ragione? Certo che ho ragione. E qui ci vuole un altro giro ancora, per chi e' ancora sveglio perche' li vedo bene quelli che gia' ronfano con la testa sul tavolino, beati loro che sono nel mondo dei sogni, mentre noi siamo nel mondo della veglia, dove si deve fare quello che si deve fare, che e' sempre un dispiacere, non ho ragione? Certo che ho ragione.
Allora, la spina della rosa. Coraggio, cercate di restare svegli mezzo minuto ancora. Poi vi riposerete quanto vi pare, ecome se vi riposerete quanto vi pare, ma adesso non vi private del piacere della conoscenza. La spina della rosa, l'altra faccia del dono, e' questa, che quei soldi, che siano monete o siano banconote, nove volte su dieci sono, come posso dire, sono sporche, ecco. Macchiate, macchiate di sangue. Il vostro.

9. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: QUANDO SI VUOLE BENE A TUTTI

Io voglio bene a tutti, e quando si vuole bene a tutti si vuole bene a tutti. Anche a quelli che hanno detto quelle brutte cose contro di me. Che avrebbero fatto meglio a pensarci prima di dire quelle infamita' che poi la coscienza rimorde,e  quando la coscienza rimorde si sa che succedono gli incidenti, e' fisiologico, lo sanno tutti, lo spiegano pure i professori in televisione.
Io, per carita', sono un poveraccio che non ha studiato, ma che bisogna volere bene a tutti lo so pure io che me lo ha insegnato da piccolino la mia povera mamma, che una madonna era, una madonna. Io penso che le mamme sono tutte madonne, tutte, che bisognerebbe fagli il monumento uno per ognuna, una mamma un monumento, io dico cosi', ho torto? Se ho torto, ditemelo che tanto io non mi offendo, io voglio bene a tutti.
Sulla testa dei miei figli lo giuro, sulla testa dei miei figli angeli innocenti. Che se adesso voi qui date retta a tutte queste infamita' allora voi questi angeli innocenti li lasciate pure senza il loro babbo che li ama piu' della luce dei suoi occhi, angeli innocenti, che gia' hanno perso la mamma loro, che pero' sta in cielo, sissignore, sta in cielo e prepara il posto pure per me che sono stato e resto suo marito che il matrimonio e' indissolubile che ce lo so pure io che sono un ingnorante, 'sti poveri angeli innocenti che adesso ci hanno solo il babbo loro che la mamma sta in cielo, sicuro sputato che sta in cielo, me lo dice il cuore, il sacro cuore di Gesu' me lo dice, che io voglio bene a tutti e allora Gesu' mi parla nel cuore.
Sicuro che l'ho sotterrata io, per adempiere a un dovere cristiano, che non e' una cosa bella che una povera morta resti senza sepoltura. Ma io l'ho sotterrata perche' ormai era una povera morta la moglie mia. E da quando in qua e' un delitto di sotterrare un morto? E' un'opera pia, me l'ha detto pure il prete che glielo avevo chiesto apposta; "Don Andre', gli avevo detto, ma i morti vanno sotterrati o no?". "Figlio mio, certo che vanno sotterrati, che domande sono?". "Cosi', un dubbio, lo sa, io sono un ignorante, pero' voglio bene a tutti, a tutti gli voglio bene, pure ai morti, don Andre'". "E fai bene, fai bene, figlio mio, a tutti si deve volere bene, ai vivi e ai morti". Se lo chiamate ve lo conferma. Io lo volevo chiamare testimone, ma l'avvocato non ha voluto, e chi sono io per ribattere a un avvocato? Io sono uno che non ha studiato, l'avvocato invece si', pero', pero', si ricordasse pure l'avvocato che certe volte nostro signore certe cose le ha rivelate ai piccoli e non ai grandi, agli ignoranti e non ai sapienti. Io non dico niente, dico solo che chi fa una mala azione, chi fa un'infamita', poi la coscienza gli rimorde ed ecco che arrivano le malattie, le malattie cattive e due giorni e amen. Non si devono fare le male azioni, lo dicevo sempre pure a quella sgualdrinaccia, sempre glielo dicevo, angelo santo che adesso sta in paradiso e prega per me orapronobbisse.
Dev'essere stato un incidente, dev'essere stato, io quando sono arrivato lei era per terra colla testa aperta come un cocomero, che doveva essere cascata sull'accetta, anima santa, anima salva. Che cento volte gliel'avro' detto che l'accetta va tenuta da conto, che e' pericolosa, ma lei, mai una volta che dava retta, mai, faceva sempre di testa sua, e strillava, strillava sempre, che dava fastidio pure alla gente, no? E infatti poi eccoli qui tutti quanti a dirlo pure in questa aula di tribunale a dirlo che strillava. Io glielo dicevo sempre, parla piano che dai fastidio al vicinato e lei invece niente, sempre a strillare, che poi succede che i vicini si credono che era perche' io alzavo le mani; io? su quell'angelo che era la luce dei miei occhi, sulla madre dei miei figli angeli benedetti; io? Ma io piuttosto mi taglio le mani, ma io piuttosto mi piglio a schiaffi da solo, ecco, guardate, no, no, lasciatemi fare, che se uno sente certe infamita', certe infamita', a me che non ho voluto mai male a nessuno, che ho sempre fatto gentilezze a destra e a sinistra, che aiuto tutti, perche' io voglio bene a tutti e tutti lo possono testimoniare, meno quest'infami che sono venuti qui a dire infamita', che lo sanno, lo sanno che poi la coscienza, la coscienza. Che io voglio bene pure a loro e gli auguro tanta fortuna, ma tanto ce lo sanno come va a finire, che quando poi la coscienza gli rimorde allora si ricorderanno di oggi e diranno, l'aveva detto, l'aveva detto quel pover'uomo, quel sant'uomo, e adesso ecco che la devo pagare l'infamita' che ho fatto contro un sant'uomo che voleva bene a tutti. Ah, guardate, io gia' prego per loro perche' con tutte quelle sofferenze che dovranno patire, che almeno abbiano questo conforto, di sapere che c'e' una vittima innnocente della cattiveria loro che prega per loro, cornutacci assassini che non sono altro.
Ne ho viste tante, io, ne ho patite tante, eh, che neanche alla televisione. Gliel'ho detto all'avvocato. Ma che ho fatto? Niente. E allora perche' mi accusano? Come Gesu' Cristo, che non aveva fatto niente. Che poi, con rispetto parlando, nostro signore qualche cosa l'aveva fatta, insomma, quando uno va in giro con tutti quei vagabondi e quelle vagabondacce, eh, qualche cosa dovranno pure aver fatto per mettere insieme il pranzo con la cena, no? Io sono sicuro che se dopo che era passata tutta la banda di quei zingaracci si andava a contare quante galline e quanti conigli erano restati nei pollai e nelle conigliere, e quante piante d'insalata negli orti, e quante cerase, e pere, e castagne, e boccioni d'olio in cantina, eccetera eccetera eccetera, insomma, io non dico niente perche' i santi sono santi ma bastava fare due conti, e poi va a finire come va a finire. Ma io non dico niente, perche' io voglio bene a tutti e poi si sa che tutti ci hanno i loro bisogni, i loro pruriti, le loro voglioe e le loro furie, e a tutti gli prendono i cinque minuti, pure a nostro signore qualche volta gli saranno presi, no? Come quella volta che fece tutto quel casino in chiesa, che tirava cinghiate qua e la', buttava giu' banchetti e ogni ben di dio e magari qualche soldarello sara' pure finito dalla saccoccia piena a quella vuota, no? E' che a tutti gli pigliano i cinque minuti, siamo tutti esseri umani, e se pure nostro signore s'era arrabbiato, e poi di che? di niente, che mica era come se la mogliaccia sua l'avesse fatto becco come e' capitato a certi poveri innocenti che vogliono bene a tutti; se pure a nostro signore gli pigliano i cinque minuti, e allora noialtri poveri peccatori, eh? Pure lei, signor giudice, chissa' quante volte le sara' capitato, eh? Certo, lei ha studiato, non e' che acchiappa l'accetta e taja dov'e' rosso, no, lei chiama le guardie e dice sfondate la zucca a questo e quello, e lo fanno loro al posto suo, eh? lei ha studiato e ci ha sempre ragione, eh? Che io certe cose le capisco, che io voglio bene pure a lei, signor giudice, io voglio bene a tutti tutti.
Una paroletta pero' la devo dire, a quella signorina la' che ha chiesto l'ergastolo, che veramente s'e' rovesciato il mondo se una signorina si mette a dettar legge; e che siamo, al circo? E che non l'ha trovato un marito che gl'insegna la decenza? eppure mi sembra ben messa; non si dovrebbe mettere quel sinalone nero, lo so io che si dovrebbe mettere e levare, signora signorina lingualunga. L'ergastolo. L'ergastolo a chi? A un innocente come me. E non le si secca la lingua a dire certe eresie? Che c'era lei quando e' successo? No che non c'era. Che ne sa lei? Niente ne sa. E alora perche' non se ne sta a casa sua a pulire per terra, a lavare i panni, a cucinare e tutto il resto? Non ce l'ha un marito? Non la sa mettere al posto suo? Giurabacco, se non mi trovavo qui gliela insegnavo io l'educazione. Che lo dico solo per il bene suo, perche' io voglio bene a tutti, pure a lei, signorina bella, che non sa niente e vuole mettere bocca. Dice: l'ha ammazzata, l'ha ammazzata e poi l'ha sotterrata. Ma chi? Ma quando? Ma dove? C'era lei? No che non c'era. Volevo vedere se c'era, volevo vedere se adesso era qui a raccontarla. Ma mi faccia il piacere. Dice: la povera vittima che veniva picchiata continuamente e gridava di dolore e chiedeva aiuto. Ma di che? C'era lei? No che non c'era. Mia moglie strillava sempre perche' era sorda, strillava sempre, ce lo sapevano tutti, tranne 'st'infami che sanno dire solo infamita' e lei se le beve tutte, strega senza cervello, solo perche' ci ha 'sto sinalone nero come la morte. La gelosia? Ma quale gelosia? Mia moglie, cara signora, era una santa. Io geloso, e di che? Le sembro un uomo che una donna lo possa tradire? Ma io la strozzo con le mie mani la strozzo, e poi le ficco un braccio nella gola, le strappo il cuore  e me lo cucino in salmi'. Non offenda la mia signora sa, che e' pure morta, povera stella. E speri che la giuria non le dia retta, speratelo tutti, perche' altrimenti vedra' se la coscienza non le rimordera', e mozzico dopo mozzico vedra' come finisce. Ditemi voi se bisognava vedere pure questa, una donna che apre becco in tribunale.
Va bene, va bene, tanto mi pare di aver detto tutto quello che volevo dire. Ah, si', l'avvocato m'ha detto che devo dire due parole di pentimento che fa sempre buon effetto. Ma pentimento di che? Quando uno vuole bene a tutti, che altro c'e' da dire? E' meglio del pentimento, no?

10. VERSO IL RITORNO ALLA CIVILTA': I DOVERI PIU' URGENTI. UNA LETTERA APERTA A CHI SIEDE AL GOVERNO E IN PARLAMENTO

Gentili signore e gentili signori,
se, come la decisione odierna relativa all'approdo a Lampedusa della nave "Ocean Viking" lascia supporre, il nuovo governo fara' cessare la scellerata barbarie dell'omissione di soccorso nei confronti dei naufraghi, finalmente l'Italia sembra avviarsi verso la fine della criminale barbarie razzista e fascista, della barbarie persecutrice e assassina cui e' stato dedito per un intero anno il precedente governo.
*
Ma per cessare di essere scellerata corresponsabile della strage degli innocenti nel Mediterraneo, l'Italia deve fare un passo ancora, quello decisivo.
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in Italia e in Europa con mezzi di trasporto legali e sicuri, cosi' annientando il mercato illegale gestito dalle mafie schiaviste dei trafficanti, cosi' salvando innumerevoli vite umane.
Questo occorre fare, subito.
*
Ed insieme a  questo, un passo ancora deve fare l'Italia per tornare un paese civile, uno stato di diritto, un ordinamento democratico: abolire tutte le abominevoli misure razziste che inabissano il nostro paese al rango di infame regime di apartheid.
Abolire le misure razziste dei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza", ed abolire anche le misure razziste imposte e mantenute dai precedenti governi: la disumana criminalizzazione dei cosiddetti "clandestini" (nessun essere umano e' un clandestino in quest'unico mondo vivente patria comune dell'umanita'); i mostruosi campi di concentramento; il favoreggiamento della schiavitu' conseguente alla negazione da parte dei pubblici poteri di fondamentali diritti umani a milioni di esseri umani innocenti.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, a cominciare dal diritto di voto: "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia.
Non e' una democrazia un paese in cui a milioni di abitanti il diritto di voto e' assurdamente, scelleratamente negato.
Non e' una democrazia un paese in cui esistono i campi di concentramento.
Non e' una democrazia un paese in cui esseri umani innocenti ed inermi vengono denegati, emarginati, perseguitati e abbandonati tra gli artigli dei poteri criminali.
Non e' una democrazia un paese in cui sussiste la schiavitu'.
*
Ogni persona ragionevole sa che l'umanita' e' ormai unificata da un unico destino di vita o di morte. I disastri ambientali e la crisi climatica sono qui a ricordarcelo ogni giorno.
Ogni persona ragionevole sa che l'agire umano deve essere ormai adeguato alla scala planetaria ed intergenerazionale; il principio di precauzione che deve presiedere ad ogni decisione ormai non puo' piu' conoscere frontiere: ogni rilevante decisione pubblica impatta sull'umanita' intera e quindi deve essere sussunta al bene comune dell'umanita' intera.
Mai come adesso la regola aurea non solo della morale personale e sociale, ma della politica e del diritto, si conferma quella che recita: "agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te".
Mai come ora ogni azione politica deve avere come scopo primario il bene comune dell'umanita', nessuna persona esclusa, vivente o ventura che sia.
*
Soccorrere, accogliere, assistere le persone in fuga dalle guerre e dalla fame, dai disastri ambientali e dalle dittature, non e' un di piu': e' il fondamento stesso della civile convivenza, e' l'incarnazione cogente del principio responsabilita'. Cosi' come abolire le guerre e le armi. Cosi' come cessare di avvelenare, devastare e distruggere la biosfera.
Siamo una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, dalla cui difesa e reintegrazione dipende la nostra stessa esistenza.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 14 settembre 2019

==================================
ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
==================================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 348 del 5 novembre 2019
*
Nuova informativa sulla privacy
E' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy a questo indirizzo: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com