[Nonviolenza] Telegrammi. 3551



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3551 del 28 ottobre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Don Dante, un mese dopo
2. A Viterbo una commemorazione di Erasmo da Rotterdam
3. Enrico Peyretti: Ripartiamo da Erasmo
4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
5. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
6. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
7. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. MEMORIA. DON DANTE, UN MESE DOPO

Un mese fa, il 27 settembre, ci lasciava don Dante Bernini, il migliore degli amici, il migliore dei maestri, il migliore dei compagni nell'impegno di pace, di solidarieta', di nonviolenza.
Con gratitudine lo ricordiamo.
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Una minima notizia su don Dante Bernini
"Vescovo emerito della diocesi di Albano, gia' presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Italiana e gia' membro della "Comece'" (Commission des Episcopats de la Communaute' Europeenne), una delle figure piu' illustri dell'impegno di pace, solidarieta', nonviolenza, che nell'arco dell'intera sua vita come sacerdote e come docente e' stato costantemente impegnato per la pace e per la giustizia, nella solidarieta' con i sofferenti e gli oppressi, nell'impegno per la salvaguardia del creato, nella promozione della nonviolenza, unendo all'adempimento scrupoloso dei prestigiosi incarichi di grande responsabilita' un costante ascolto di tutti coloro che a lui venivano a rivolgersi per consiglio e per aiuto, a tutti sempre offrendo generosamente il suo conforto e sostegno, la sua parola buona e luminosa e l'abbraccio suo saldo e fraterno". Cosi' nella motivazione del riconoscimento attribuitogli il 2 ottobre 2014, nella Giornata internazionale della nonviolenza, dalla Citta' di Viterbo con una solenne cerimonia nella Sala Regia di Palazzo dei Priori. Successivamente, il 13 aprile 2015, nell'anniversario della promulgazione della "Pacem in Terris", era stata realizzata in suo onore a Viterbo una "Giornata per la Pace".
Era nato a La Quercia, piccola frazione di Viterbo, il 20 aprile 1922, e vi era tornato a vivere nell'operosa sua vecchiaia; li' e' deceduto il 27 settembre 2019. Persona buona, costruttore di pace, luminosa figura della nonviolenza, era un punto di riferimento per ogni persona bisognosa di aiuto come per ogni persona impegnata nella solidarieta' concreta, per il bene comune dell'umanita', per la salvaguardia del mondo vivente.

2. INCONTRI. A VITERBO UNA COMMEMORAZIONE DI ERASMO DA ROTTERDAM

Domenica 27 ottobre 2019, ricorrendo l'anniversario della nascita di Erasmo da Rotterdam, si e' tenuta a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" una commemorazione dell'illustre umanista e costruttore di pace.
Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni brani dalle opere erasmiane.
A tutte le persone partecipanti e' stata messa a disposizione una copia di un classico scritto di Erasmo, "Il lamento della pace" (edito da Multimage, Firenze 2002).
L'iniziativa e' stata occasione di presentazione dell'appello "4 novembre 2019: non festa ma lutto. Ogni vittima ha il volto di Abele".
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Una breve notizia biobibliografica su Erasmo
Nacque Erasmo tra il 1466 e il 1469 da genitori non uniti in matrimonio, fanciullo frequenta a Deventer una scuola dei Fratelli della Vita Comune; nel 1479 la peste uccide la madre, poi il padre; spinto dai tutori Erasmo entra nel convento di Steyn, presso Gouda, e abbraccia la vita religiosa. Negli anni di Steyn studia alacremente e si segnala come latinista. Nel 1492 e' ordinato prete. Nel 1492 lascia Steyn per entrare al servizio di Enrico di Berghes, vescovo di Cambrai. Nel 1495 ottiene di andare a studiar teologia a Parigi, l'anno dopo lascia il collegio Montaigu e si guadagna da vivere facendo il precettore. La sua sara' una vita di andirivieni per l'Europa, con prevalente residenza nell'area tra Lovanio, Basilea e Friburgo, ma con fondamentali protratti soggiorni in Inghilterra, ed un operoso viaggio in Italia. Nel 1499 compie il suo primo soggiorno in Inghilterra, e vi conosce Thomas More e John Colet. Nel 1500 a Parigi pubblica la prima edizione degli Adagia; nel 1501 pubblica il De Officiis di Cicerone ed inizia cosi' la sua fondamentale attivita' di editore di classici; nello stesso anno studia il greco. Nel 1502 muore Enrico di Berghes, Erasmo va a Lovanio. Nel 1503 pubblica l'Enchiridion militis christiani, nel 1504 il Panegyricus ad Philippum Austriae ducem (uno dei primi importanti testi pacifisti di Erasmo); nel 1505 edita le Annotazioni sul Nuovo Testamento di Lorenzo Valla, compie il suo secondo soggiorno in Inghilterra. Dal 1505 al 1509 e' in Italia: a Venezia presso Aldo Manuzio svolge un'attivita' editoriale cospicua. Lasciando l'Italia medita l'Elogio della follia, che pubblichera' nel 1511 dedicandola a Thomas More. Dal 1509 al 1514 e' perlopiu' in Inghilterra. Nel 1513 muore Giulio II, e viene pubblicato il libello Julius exclusus e coelis, violento attacco alla figura del papa-guerriero: un testo attribuito ad Erasmo, sebbene egli sempre abbia negato di esserne autore. Nel 1514 e' a Basilea ed inizia il sodalizio editoriale con lo stampatore ed amico Johann Froben. E presso Froben nel 1515 pubblica tra l'altro un'edizione di Seneca. Nel 1516 pubblica la prima edizione critica del Nuovo Testamento. Inizia anche a pubblicare raccolte del suo epistolario. Nel 1516 gli viene attribuita la carica onoraria di consigliere di Carlo d'Asburgo (il futuro imperatore Carlo V, che gia' nel corso dell'anno diverra' re di Spagna), e pubblica l'Institutio principis christiani. Sempre quest'anno pubblica la sua edizione dell'Opera omnia di Girolamo, e un'edizione della Grammatica institutio di Teodoro di Gaza. Pubblicazione dell'Utopia di Thomas More. Nel 1517 (che e' anche l'anno delle novantacinque Tesi di Lutero) pubblica la Querela Pacis, Carlo si trasferisce in Spagna ma Erasmo non lo segue. Dal 1517 al 1522 sara' prevalentemente a Lovanio. Nel 1518 pubblica tra l'altro l'Encomium matrimonii. Nel 1519 pubblica la seconda edizione del Nuovo Testamento, un'edizione di Cipriano, ed esce un'edizione delle Familiarum colloquiorum formules, che diverranno i Colloquia; Carlo viene eletto imperatore. Muore John Colet. Nel 1520 pubblica gli Antibarbari. E' l'anno della bolla papale Exurge Domine, che Lutero da' pubblicamente alle fiamme. Nel 1521 pubblica il De contemptu mundi. Nel 1522 si trasferisce da Lovanio a Basilea; viene pubblicata da Froben la prima edizione autorizzata dei Colloquia, la terza edizione del Nuovo Testamento, vari altri lavori (tra cui l'edizione di Arnobio). Nel 1523 alle edizioni e commenti di testi neotestamentari e patristici (Ilario) aggiunge anche le Tuscolane di Cicerone (e nel 1525 l'Historia Naturalis di Plinio il Vecchio). Declina l'invito di Francesco I a trasferirsi in Francia. Nel 1524 esce il Libero arbitrio cui Lutero replichera' col Servo arbitrio, al quale Erasmo rispondera' con l'Hyperaspistes nel '26. Sempre nel '26 pubblica l'Institutio matrimonii christiani e l'edizione di Ireneo. Nel 1527 la quarta edizione del Nuovo Testamento e l'edizione delle opere di Ambrogio. E' l'anno del sacco di Roma. Nel 1528 pubblica il Ciceronianus. Nel 1529 pubblica il De pueris statim ac liberaliter instituendis, e l'Opera omnia di Agostino. Dal 1529 al 1533 e' prevalentemente a Friburgo. Nel '30 cura l'edizione di Giovanni Crisostomo e pubblica la sua Consultatio de bello turcis inferendo. Nel '31 edizione di Aristotele, Livio, Gregorio Nazianzeno, e Paraphrasis in Elegantias L. Vallae. Nel '32 edizioni di Demostene e Terenzio. Nel '33 pubblica la De sarcienda Ecclesiae concordia. Nel 1534 la Preparazione alla morte. Nel 1535 a Basilea, quinta edizione del Nuovo Testamento. Decapitazione di Thomas More, imprigionato l'anno prima. Erasmo rifiuta l'offerta del cappello cardinalizio. Nel 1536 cura l'edizione di Origene. Muore a Basilea tra l'11 e il 12 luglio.
Una bibliografia orientativa: I. Le opere di Erasmo. L'opera omnia di Erasmo si legge ancora nell'edizione di Leida (Lugduni Batavorum) del 1703-1706 a cura di Jean Leclerc (Joannes Clericus), ristampata nel 1961 a Hildsheim. Dal 1969 e' in corso ad Amsterdam l'edizione critica, di cui sono gia' usciti vari volumi. Il monumentale e fondamentale epistolario di Erasmo e' stato edito da P. S. Allen e collaboratori e prosecutori ad Oxford tra il 1906 e il 1958. II. Alcune opere di Erasmo disponibili in italiano. Per la Querela Pacis segnaliamo le edizioni curate da Luigi Firpo (Erasmo, Il lamento della pace, Utet, Torino 1967; poi Tea, Milano); da Franco Gaeta (Erasmo, Contro la guerra, Japadre, L'Aquila 1968, che reca anche il Dulce bellum inexpertis); da Eugenio Garin (nella sezione di testi erasmiani inclusa nella sua monografia Erasmo, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole 1988, di cui diremo piu' avanti). Ovviamente quasi non c'e' casa editrice, grande o piccola, che non abbia pubblicato l'Elogio della follia, sovente arricchito da perspicue introduzioni e prefazioni di preclari studiosi. Dall'edizione a cura di Benedetto Croce per Laterza (Elogio della pazzia e Dialoghi, Laterza, Bari 1914), a quella a cura di Tommaso Fiore per Einaudi (Elogio della pazzia, Einaudi, Torino 1943), a quella a cura di Eugenio Garin (Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia, Serra e Riva, Milano 1984, poi Mondadori, Milano 1992) ad innumerevoli altre: tra le recenti segnaliamo quella di Luca D'Ascia con un saggio di Bainton, per Rizzoli. Dei Colloquia dopo la traduzione parziale di Gian Piero Brega (Erasmo, I colloqui, Feltrinelli, Milano 1959, poi in edizione rivista 1967; e adesso Garzanti, Milano 2000) finalmente e' stata pubblicata una traduzione integrale con testo a fronte: Erasmo da Rotterdam, Colloquia, Einaudi, Torino 2002 (progetto editoriale e introduzione di Adriano Prosperi, traduzione, cura e apparati di Cecilia Asso). Degli Adagia segnaliamo la pregevole edizione di un piccolo ma prezioso saggio di essi a cura di Silvana Seidel Menchi: Erasmo, Adagia. Sei saggi politici in forma di proverbi, Einaudi, Torino 1980. Una segnalazione particolare vogliamo fare anche per L'Institutio principis christiani, nella traduzione italiana a cura di Margherita Isnardi Parente: Erasmo da Rotterdam, L'educazione del principe cristiano, Morano, Napoli 1977. Va letto anche almeno il Libero arbitrio nell'utile edizione a cura di Roberto Jouvenal: Erasmo, Il libero arbitrio (testo integrale); Lutero, Il servo arbitrio (passi scelti), Claudiana, Torino 1969, seconda edizione del 1973. Una nuova edizione del solo testo erasmiano (ma con una prefazione di Sergio Quinzio) e' nella traduzione di Italo Pin: Erasmo da Rotterdam, Sul libero arbitrio, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1989. Ovviamente vari altri testi di Erasmo sono disponibili in traduzione italiana. E' opportuno avvertire che sovente gli apparati critici e informativi che accompagnano le traduzioni italiane dei testi erasmiani sono assai approssimativi. III. Alcune opere su Erasmo. Chiunque si accosti alla letteratura critica novecentesca su Erasmo non puo' non notare la presenza tra i suoi studiosi di un elevato numero di persone che hanno dato  buona prova di se' nell'opporsi al fascismo: scorrendo i nomi dei traduttori, dei curatori, degli autori di studi e ricerche erasmiane trovi alcune delle figure piu' nitide ed alte dell'antifascismo e della Resistenza. Pensiamo che non avvenga per caso. Ed anche se in questa nota non citiamo che pochi autori di contributi maggiori, vorremmo qui idealmente ricordarli tutti, con ammirazione ed affetto. Tra le principali monografie disponibili in italiano che ricostruiscono vita, personalita', riflessione ed opera di Erasmo segnaliamo particolarmente le seguenti: Johan Huizinga, Erasmo, Einaudi, Torino 1941 (piu' volte ristampata); Roland H. Bainton, Erasmo della Cristianita', Sansoni, Firenze 1970; Pierre Mesnard, Erasmo, Accademia Sansoni, Milano 1971; Cornelis Augustijn, Erasmo da Rotterdam. La vita e l'opera, Morcelliana, Brescia 1989; Leon E. Halkin, Erasmo, Laterza, Roma-Bari 1989. Fondamentale e' anche Hugh R. Trevor-Roper, Protestantesimo e trasformazione sociale, Laterza, Bari 1969 e piu' volte ristampato; il primo saggio del volume e' specifico su Erasmo, ma - scrive l'autore nella prefazione all'edizione italiana, e dice bene - "la figura e le idee di Erasmo dominano il libro. Se questi saggi, come spero, hanno una loro unita', mi sembra che il filo conduttore sia appunto la sconfitta delle prospettive aperte da Erasmo". Su Erasmo e la pace cfr. Eugenio Garin, Erasmo, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1988 (che reca anche i seguenti testi erasmiani: il Dulce bellum inexpertis, dagli Adagia; la Querela Pacis; e tre testi dai Colloquia: la Confessio militis, Militis et Cartusiani, il Charon). Per una puntuale collocazione di Erasmo nella tradizione (ed alle radici) del pensiero pacifista moderno si veda anche l'eccellente antologia a cura di Ernesto Balducci e Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia, Principato, Milano 1983. Per la bibliografia cfr. (in francese) gli ottimi lavori specifici di Jean-Claude Margolin. Su Erasmo e l'erasmismo fondamentali sono gli studi di Augustin Renaudet, Marcel Bataillon, e per l'Italia Silvana Seidel Menchi, Erasmo in Italia. 1520-1580, Bollati Boringhieri, Torino 1987. Su Erasmo e l'Italia cfr. anche i classici studi (che non ci risulta siano stati tradotti in italiano) di P. De Nolhac, Erasme en Italie. Etude sur un episode de la Renaissance, Paris 1888; ed Augustin Renaudet, Erasme et l'Italie, Geneve 1954, nuova ed. 1998. Vari studiosi italiani nel corso degli ultimi decenni hanno dedicato ad Erasmo studi talvolta perspicui, rinunciamo a darne qui un elenco rinviando alle bibliografie contenute nei volumi sopra segnalati. Degli autori gia' citati vorremmo ricordare altri libri a nostro parere utili a lumeggiare le premesse, il contesto o l'eredita' erasmiana: di Johan Huzinga cfr. anche L'autunno del Medioevo (Sansoni) e La civilta' olandese del Seicento (Einaudi); di Pierre Mesnard si veda anche almeno l'eccellente Il pensiero politico rinascimentale, 2 voll., Laterza, Bari 1963-1964; di Eugenio Garin e di Ernesto Balducci si dovrebbero ricordare qui innumerevoli opere, basti aver reso omaggio ai loro nomi di maestri. (Una minima nota di aggiornamento bibliografico del 2005: Questa notizia biobibliografica su Erasmo integrava l'introduzione di Peppe Sini a una traduzione italiana della Querela Pacis pubblicata dalla casa editrice Multimage a Firenze nel 2002. Ovviamente la bibliografia dovrebbe essere aggiornata; tra vari altri utili volumi apparsi negli ultimi anni in Italia ricordiamo almeno: Erasmo da Rotterdam, Pace e guerra, Salerno Editrice, Roma 2004, a cura di  Italo Francesco Baldo - quattro classici testi erasmiani: la Oratio de pace, la Querela  Pacis, il De bello Turcis inferendo, la Precatio pro pace Ecclesiae -; Erasmo da Rotterdam, Per una libera educazione, Rizzoli, Milano 2004, a cura di Luca D'Ascia; Erasmo da Rotterdam, Il lamento della pace, Rizzoli, Milano 2005, a cura di Federico Cinti, e con un saggio di Jean-Claude Margolin).
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Il testo integrale dell'appello "4 novembre 2019: non festa ma lutto. Ogni vittima ha il volto di Abele"
4 novembre 2019: non festa ma lutto. Ogni vittima ha il volto di Abele
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le città d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinché il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinché non ci siano mai più guerre, mai più uccisioni, mai più persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo più austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perché le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perché convocano ogni persona di retto sentire e di volontà buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignità e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignità e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanità.
Per questo sosteniamo la richiesta che l'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Per questo chiediamo una drastica riduzione delle spese militari che gravano sul bilancio dello stato italiano per l'enorme importo di decine e decine di milioni di euro al giorno.
Per questo chiediamo che i fondi pubblici oggi destinati a strutture e strumenti di morte siano invece utilizzati in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e del mondo vivente.
Per questo chiediamo un impegno particolare a contrastare la violenza maschilista, prima radice e primo paradigma di ogni violenza.
Per questo ci opponiamo al razzismo, crimine contro l'umanità, e chiediamo che siano immediatamente revocate tutte le sciagurate decisioni governative che configurano omissione di soccorso, pratiche segregative e persecutorie, flagranti violazioni dei diritti umani e della stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Per questo chiediamo una politica di disarmo, poiché le armi sempre e solo uccidono gli esseri umani.
Anche in questo periodo l'umanità intera è messa in pericolo da guerre e nuove escalation belliche. E ancora una volta il Medio Oriente in fiamme è simbolo di questo baratro. Mentre la guerra in Siria prosegue senza alcuna speranza, così come in Yemen ormai non si contano più le atrocità dei bombardamenti sauditi, l'attacco turco contro i curdi aumenta ancor di più il livello del conflitto, la barbarie, le sofferenze, i lutti. E, ancora una volta, Stati Uniti d'America e Unione Europea - Italia compresa - mentre emettono balbettii diplomatici o roboanti proclami, di fatto rimangono a guardare, o peggio: sostengono l'industria bellica, e quindi le stragi che le armi provocano.
Chiediamo in nome dell'umanità l'immediata sospensione di produzione ed esportazioni di armi verso la Turchia, l'Arabia Saudita, tutti i paesi belligeranti e tutti i regimi che violano i diritti umani. Così come chiediamo che vengano immediatamente ritirati i soldati italiani impegnati nell'ambito della Nato sul confine turco.
A oltre cento anni dalla fine della prima guerra mondiale, a 20 anni dai bombardamenti su Belgrado che prolungarono la guerra nei Balcani e diedero avvio alla stagione delle guerre travestite da ingannevoli alti proclami ("umanitaria", "per la democrazia" e simili), a 18 anni dall'inizio della "guerra al terrore" che ha distrutto l'Afghanistan e l'Iraq e reso il mondo molto più insicuro e disumano: basta guerre, basta armi, basta sofferenze e lutti.
E' l'ora di una svolta, in nome dell'umanità e della pace. Nonostante il silenzio delle istituzioni, nonostante si continui ad ignorare la richiesta di centinaia di migliaia di italiani, la campagna "Un'altra difesa è possibile" può ancora rappresentare questa svolta. Chiediamo che il Parlamento approvi finalmente la proposta di legge d'iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.
Pace, disarmo, smilitarizzazione. Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Solo la pace salva le vite. Salvare le vite è il primo dovere.
Movimento Nonviolento
per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax 0458009803, e-mail: an at nonviolenti.org, siti: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it
PeaceLink
per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
per contatti: e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

3. MAESTRI. ENRICO PEYRETTI: RIPARTIAMO DA ERASMO
[Ringraziamo di cuore Enrico Peyretti per averci messo a disposizione questo suo intervento del 10 settembre 2018.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di seguito riprodotta, che e' stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]

Perche’ ritrovare Erasmo, come propone "Tempi di Fraternita'"? Per ritrovare l'umanesimo.
Ci accorgiamo, se ascoltiamo le voci delle coscienze piu' attente, che il problema del momento politico, civile, sociale, e' un problema di umanita'. "Restiamo umani", ci ripetono le testimonianze piu’ vive. Ritorniamo umani, ci diciamo davanti a certi fenomeni glaciali e frane spirituali in corso.
Nella nostra comune umanita' c'e' miseria e grandezza. Sentiamo umilta', pentimento e bisogno di cambiamento per la miseria comune. Viviamo anelito, desiderio, ricerca, per la grandezza umana, che compare nei maestri illuminati, e resta anelito nascosto nei giusti sconosciuti, su cui poggia il mondo.
La "cultura animi", la coltivazione dell'umano in noi, l'umanesimo, composto di varie luci, oggi e' minacciato dalla riduzione dell'uomo a funzione, a semplice supporto della tecnologia auto-noma (fino ai killer-robot, che decidono da soli e potranno minacciarci). L'uomo rischia di essere governato dalla tecno-crazia. Comunichiamo con frasi-frecce, senza meditazione, senza mediazioni. Sentiamo confusamente che qualcosa ci confonde e ci fa paura. Anche in altri momenti l'umanita' si e' degradata, ma a noi tocca vivere questa contingenza.
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1. L'altra modernita'
Erasmo e' un mite alfiere dell'appello alla nostra umanita', differente e irriducibile alle cose. Non facciamo di Erasmo il maestro unico, ma ci interessa molto, tra le voci creative della civilta' moderna, oggi in crisi (o in evoluzione?), perche' egli ha parlato e dato segnali sul bivio storico dal quale nacque il cammino sia della modernita' umanistica (dei diritti umani, della coscienza planetaria), sia della modernita' caratterizzata dal potere distruttivo, tanto dell'ambiente vitale, quanto della stessa esistenza umana.
Erasmo e' l'altra modernita' interrotta, non e' riconosciuto dalla modernita' che e' prevalsa.
Erasmo e' conosciuto soprattutto per l'Elogio della follia: fine ironia amara e sorridente sulla miseria umana. E' meno conosciuto per la sua opera di pace, che e' ammirazione e speranza-stimolo per il compimento della grandezza umana. Vigilante severo contro ogni fanatismo, ci preserva dal rendere violenta la passione del vero e del giusto.
Scrive Eugenio Garin: Erasmo e' "ossessionato" per la pace, cioe' per l'umanita' che ha cura dell'umanita'. Oggi e' dunque da riaccendere l'attenzione e l'interesse per Erasmo come un padre della migliore modernita'. "In Erasmo la lotta per la pace, il bene della pace, e' davvero il pensiero dominante, il punto di raccordo e la radice di tutto il suo umanesimo cristiano, del suo cristianesimo evangelico" (Eugenio Garin, Erasmo, Edizioni Cultura della Pace 1988, p. 7).
Erasmo costruisce una cultura di pace, in senso ampio, per almeno tre ragioni: respira l'umanesimo pre-cristiano classico; riporta il cristianesimo alle fonti genuine (traduce e restituisce il Nuovo Testamento alla sua forma autentica); e' vero che non riforma le istituzioni (critica di Stefan Zweig), ma riforma l'anima che queste hanno bisogno di respirare.
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2. L'opera di pace
Considero, per quel che ho potuto capire, il Dulce bellum inexpertis piu' importante e diretto della Querela pacis, il Lamento della pace.
Ci vedo un anticipo della cultura moderna della pace politica, che e' assenza e liberazione dalla violenza sia fisica, sia strutturale, sia culturale. La pace politica e' frutto e compimento delle pace personale condivisa. Il terribile Novecento e' anche il secolo della evoluzione del concetto di pace, da virtu' personale, mitezza, in-nocuita', alla virtu' politica, qualita' e obiettivo della politica umana: la pace non si raggiunge solo come frutto della giustizia (Isaia 32,17), ma anche la giustizia va ottenuta con mezzi pacifici.
Chi non desidera la tranquillita' della pace? Pero', non basta il pacifismo - che e' paura di morire (e puo' essere astensione, tradimento) - ma occorre la nonviolenza attiva, che e' paura, ripugnanza ad uccidere (Simone Weil, La prima radice). Si arriva alla pace nonviolenta col sentire che uccidere e' uccidersi. Non basta il principe buono (Enchiridion, di Erasmo), occorre la cultura popolare pacifica, una civilta' della pace. La pace puo' essere violenta, come la "pax romana", quando e' "pace d'imperio", la peggiore specie di pace, nella classificazione di Norberto Bobbio e di Raymond Aron. Certo, e' sempre meglio della guerra - Erasmo ripete: "Meglio una pace ingiusta di una guerra giusta" - ma non e' l'obiettivo di qualita' umana.
Non basta la democrazia, se e' consenso popolare ad una politica contro altri popoli umani. Il "demos" (popolo), libero e titolare di diritti, e' ormai il demos planetario: la democrazia e' cosmopolitismo, o non e'. Chi non vede questo, e' chiuso nella sua piccola tribu' regionale, dialettale, ignorante e impaurita: il sovranismo nazionale e' ormai una contrazione spastica dell'umanita'.
La modernita' di Erasmo su pace-guerra, si puo' riassumere in alcuni punti:
- Il Dulce bellum inexpertis vuol dire non solo che la guerra piace a chi non la conosce, ma che piace a chi la fa fare agli altri. I veri "esperti" della guerra sono le sue vittime, e i suoi esecutori-vittime. Erasmo denuncia l'ignoranza della realta' umana da parte di chi promuove le guerre.
- Questo libretto contiene un'analisi dell'antropologia e della politica di guerra.
- Porta argomenti non solo morali, ma anche di convenienza contro le guerre, con molto realismo.
- Afferma la piena incompatibilita' della guerra col Vangelo. Questa chiarezza arrivera' soltanto con la Pacem in terris di Giovanni XXIII e coi giorni nostri.
- Il Dulce bellum inexpertis cerca e propone un superamento non solo morale, ma anche nel sistema politico internazionale, della pratica della guerra legata ai poteri politici e alle culture.
- Vede chiaro che le leggi dello stato sono soggette al diritto dell'umanita'.
- Porta, contro la guerra, criteri cristiani-laici, umanistici, evangelici, liberanti, non autoritari.
- Ha rispetto (realistico) dei Turchi, che rappresentavano il nemico esterno, l'altra religione (ma possono essere "piu' cristiani di noi", dice Erasmo): ammette la difesa dall'aggressione, ma non la guerra teologica.
La sostanza del Dulce bellum inexpertis - "non conoscete la guerra, altrimenti non vi piacerebbe, non la giustifichereste" - e' demolizione dell'idolo statale, di un potere che si autorizza il sacrificio umano, l'omicidio politico. Ed e' il continuo ritrovamento dell'uomo nell'uomo, dell'umano oltre lo smarrimento dell'umano. Il nostro art. 11 della Costituzione, col verbo "ripudia" rompe il matrimonio, dato dall'origine per indissolubile, tra stato e guerra, nati insieme. Lo stato (antico e moderno) vale come necessaria regola di convivenza, ma e' nefasto come rottura dell'umanita' tra l'interno e l'esterno, tra noi e loro.
In sostanza, il pensiero di Erasmo mette in discussione lo Stato omicida, il diritto di uccidere. Come fara' Tolstoj, come fanno i profeti che precorrono la matura nonviolenza politica gandhiana.
Alcuni, anche Hans Kung, hanno accusato Erasmo di "troppo poco coraggio paolino", e di "fuga" (in Teologia in cammino, Mondadori 1987, pp. 21-55, spec. 48), di fronte a Lutero e alla sua Riforma. Ernesto Balducci, in una lettera del 21 gennaio 1989, mi scriveva: "Sono convinto, diversamente da Kung, che Erasmo, tra Roma e Lutero, aveva visto giusto: la questione dirimente, che avrebbe portato con se' anche la riforma della chiesa, era quella della pace. Non e' forse oggi la vera questione ecumenica?". Cioe', la pace e' il vero ecumenismo non solo cristiano, ma interculturale: pace e pluralismo, perche' l'umanita' e' una e plurale, e' irriducibile sia al monismo (impero), sia alle sovranita' assolute belligene. Ormai e' chiaro a noi che sara' o "convivialita' delle differenze", o distruzione totale.
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3. Dal monologo al dialogo cosmopolitico
L'Europa moderna si e' costruita come "monologo", discorso unico sull'uomo, credendo di sapere e dire tutto sull'uomo, e di essere tutto l'uomo. Ma il momento attuale pone la comparsa e il problema dell'"Altro" (Ernesto Balducci, L'Altro. Un orizzonte profetico, 2a ediz., Giunti 2004), degli altri popoli e culture che vengono a noi. Questo problema e' verifica della nostra umanita' europea, che si pretende universale. Si tratta di superare il monologo, entrare nel dialogo cosmopolitico, nel pluralismo culturale, nella "pluralita' delle vie" verso il vero, il giusto, il buono, il bello.
In questo cammino abbiamo dei maestri: lo stesso Balducci, Raimon Panikkar, Pier Cesare Bori, le chiese in quanto salpano via dal continente europeo, le religioni non cristiane in quanto non sono piu' soltanto "espressioni geografiche", ma forme possibili dello spirito umano cercatore sui confini. Radici di questa intelligenza ampia ne troviamo in Erasmo, in generale nell'umanesimo (Pico della Mirandola, Nicola Cusano) aperto alle varie forme dell'unica umanita'.
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4. Erasmo e' cristiano: allora, la pace vale solo in nome di Dio?
Ci chiediamo se la questione della pace e' anche la questione di un assoluto. E' una questione teologica? Perche' io non posso ucciderti? Solo perche' c'e' un divieto e un castigo? Chi difende Abele da Caino? Soltanto la forza propria di Abele, se si arma? Oppure lo difende un dio, che ascolta il grido del suo sangue? E se non abbiamo alcun dio?
Una domanda: chi si interroga e si dispone in ascolto di un Vivente Altro, di una Vita-che-da'-vita e ci fa vivi (la parola comune "dio" non ci basta piu', troppo equivoca e generica), di una Realta' che  sollecita e chiama e interpella dalla "sponda altra" questa nostra umanita', quando e come intravede questo Altro?
Una risposta: Questo Altro non ci appare se non nell'Altro umano: il prossimo, l'ospite, il pellegrino, il profugo, il migrante, la vittima, il bisognoso, il differente, lo straniero. Se io non sono in pace, se noi non siamo, nelle strutture comuni di civilta', in pace e giustizia con l'altro umano che ho di fronte, non ha senso - se non di tradimento - che pensi ad un Altro trascendente, piu' vivo di noi.
Prima di ogni superiore verita', c'e' da trovare la verita' della vita. L'uomo e' uomo, e' la verita' di se stesso, soltanto nel riconoscere l'altro uomo.
C'e' uno specifico del cristianesimo, tra i cammini spirituali dell'umanita': "Dio nessuno l'ha mai visto" (vangelo secondo Giovanni 1,18): ce lo ha spiegato il "Figlio dell'uomo", che vive nella vita del Padre. Gesu' di Nazaret, per chi ha creduto a lui, e' l'uomo in cui vive, in carne umana, il Dio invisibile. E ancora (1 lettera di Giovanni 4,12): "Dio nessuno l'ha mai visto: se ci amiamo tra noi egli e' qui, in noi".
Luigi Pintor (in I luoghi del delitto, Bollati Boringhieri, 2003, p. 15, e poi 77-78), fa l'anagramma delle parole di Pilato a Gesu' (in latino): "Quid est veritas?". E viene fuori: "Est vir qui adest". Che cosa e' la verita'? E' l'uomo che ti sta davanti, il tuo prossimo.
Se la domanda e la ricerca sul mistero di colui-che-chiamiamo-Dio ha un senso, ci rimanda all'umano. E l'umanesimo non e' altro che una forma di civilta' centrata sul mistero intangibile inviolabile dell'uomo. Il mistero che nell'uomo supera l'uomo. In Erasmo troviamo un maestro che ci riconduce all'inizio, o alla ripresa, di una civilta' umanistica, oggi a rischio grave di smarrimento; un umanesimo ispirato al vangelo, ma non integralista: percio' Erasmo evita di schierarsi nella lotta di potere tra Roma e Lutero: non e' il potere che porta la pace. Erasmo suggerisce linee avanzate, anche oggi.

4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

5. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

7. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Debora Mundani, Rosalind Franklin, Rba, Milano 2019, pp. 190, euro 9,99.
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Riletture
- Alba de Cespedes, Nessuno torna indietro, Mondadori, Milano 1938, 1966, pp. 300.
- François Mauriac, Le Sagouin, Plon, Paris 1951, Le livre de poche, Paris 1967, pp. 160.
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Riedizioni
- Piergiorgio Odifreddi, Einstein e la relativita', Gedi, Roma 2019, pp. 142, euro 5,90 (in supplemento a "La Repubblica" e a "L'Espresso").

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3551 del 28 ottobre 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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