[Nonviolenza] Una commemorazione delle vittime della strage del 3 ottobre 2013. Un discorso tenuto a Viterbo una mattina sei anni dopo



UNA COMMEMORAZIONE DELLE VITTIME DELLA STRAGE DEL 3 OTTOBRE 2013. UN DISCORSO TENUTO A VITERBO UNA MATTINA SEI ANNI DOPO

La mattina del 3 ottobre 2019, nel sesto anniversario della strage del 3 ottobre 2013 in cui perirono centinaia di vittime innocenti, vittime delle mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani, dei governi europei che negli artigli di quelle mafie li avevano gettati e abbandonati negando loro di giungere in salvo con mezzi di trasporto legali e sicuri, e vittime di un ordine economico, politico, militare e ideologico internazionale che affinche' i gruppi dominanti accumulino sempre piu' profitti non esita a imporre dittature e schiavitu', a provocare guerre e carestie, a rapinare i popoli di interi continenti, ad avvelenare, devastare e distruggere la biosfera mettendo a rischio di estinzione tante forme di vita vegetali e animali, e l'intero genere umano; questa mattina a Viterbo, nel piazzale nei pressi degli impianti sportivi del quartiere di Santa Barbara, il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", Peppe Sini, ha tenuto il discorso commemorativo di cui di seguito si riporta una rastremata sinossi ricostruita a memoria alcune ore dopo.
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1. La strage continua
La strage avvenuta al largo di Lampedusa il 3 ottobre del 2013 continua ancora ogni giorno nel Mediterraneo. E continuera' finche' i popoli europei, e innanzitutto il popolo italiano, non apriranno gli occhi e decideranno di farla cessare. Perche' siamo noi che abbiamo il potere e il dovere di farla cessare. E su di noi ricade quel diluvio di sangue innocente che muta colore alle onde del mare e innalza il suo grido fino al cielo.
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2. La genealogia della violenza
L'indimenticabile padre Balducci ci chiedeva di ricostruire la genealogia della violenza per poterla contrastare efficacemente. E nulla e' piu' rivelatore dell'orrore presente, della strage degli innocenti in corso.
Se milioni di esseri umani sono costretti alla fuga dalle loro case, dalle loro famiglie, dalle loro comunita', dai loro paesi, dai loro continenti, una ragione c'e', anzi: piu' d'una.
E' che quei paesi e quei continenti sono stati saccheggiati e devastati da secoli e secoli di colonialismo, di imperialismo, di razzismo.
E' che quei popoli sono stati rapinati e schiavizzati da secoli e secoli di colonialismo, di imperialismo, di razzismo.
E' che quegli immensi, variegatissimi, preziosi ecosistemi, e con essi l'intera biosfera, sono stati avvelenati e desertificati, e stanno per essere distrutti, annnichiliti, da quella secolare violenza colonialista, imperialista e razzista, che tuttora perdura e si estende in geometrica progressione.
Sovviene quella metafora del ventinovesimo giorno che Lester Brown utilizzo' come titolo ed esempio decisivo in un libro che tutte e tutti abbiamo letto. Del lago coperto di ninfee solo per meta', ma poiche' la presenza di quelle ninfee raddoppia ogni giorno, anche se sembra che siamo solo a meta' del processo che l'intero lago invadera' provocandone la morte, anche se sembra che il pericolo e' lontano, che - come si usa dire - il bicchiere e' mezzo vuoto e mezzo pieno, gia' domani, proprio domani, e non fra un mese o fra un anno, la catastrofe sara' compiuta.
La crisi ecologica, esito di quell'onnidistruttivo sistema di dominazione che la tragedia delle migrazioni denuncia, ci chiarisce quanto grave sia il pericolo che incombe sull'umanita', e quanto sia urgente e necessario che l'umanita' si unisca per fare fronte comune contro la morte non solo di questo o di quell'individuo empirico, ma dell'intera famiglia umana.
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3. Messaggeri
Le migrazioni ci parlano quindi del nostro comune destino, della sorte dell'umanita' intera: o ci salveremo tutti insieme, o non si salvera' nessuno.
Cosi' chiunque capisce che i migranti sono messaggeri, ambasciatori dell'umanita', ospiti sacri: ci recano il messaggio della nostra stessa umanita', che noi che viviamo nelle sempre piu' ristrette aree territoriali e sociali del privilegio (un privilegio frutto anche di quella secolare rapina colonialista, imperialista e razzista) abbiamo in larga misura dimenticato e perso sotto l'urto della narcosi indotta dal consumismo.
E ci recano il messaggio che la casa brucia e che occorre svegliarci, tutte e tutti, e porre mano ai secchi e formare quella catena della solidarieta' che ogni essere umano include nell'impegno comune per la salvezza di tutti, come gia' vide e scrisse Giacomo Leopardi nel suo ultimo immenso capolavoro, quella Ginestra che e' uno dei due piu' luminosi manifesti politici dell'Ottocento, e perenne un appello all'umanita' dell'umanita'.
E ci recano il messaggio del naufragio della civilta' e l'appello alla resistenza necessaria contro il totalitarismo onnidivoratore ed onnicida che l'intera umanita' minaccia di annientamento.
Ci recano il messaggio della solidarieta', l'appello alla solidarieta', che e' il seme e il fulcro degli immortali principi dell'89: liberta', eguaglianza, fraternita' e sororita'.
La strage che ogni giorno si compie nel Mediterraneo, il ripresentarsi in Libia dell'orrore dei lager, la sordita' vile e scellerata dei governanti europei dinanzi al massacro dalle loro stesse stoltissime politiche provocato, come la riduzione in schiavitu' e lo sterminio per guerra e per fame di popoli interi, tutto cio' ci riguarda, tutto cio' e' nostra comune responsabilita'. O fermeremo questi orrori, o tutte e tutti ne saremo travolti.
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4. La regola aurea
Vi e' una regola antica, la regola aurea di ogni morale, che recita: "Agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te". Questa regola chiama all'impegno a salvare tutte le vite umane, a salvare l'intero mondo vivente. Questa regola deve diventare il fondamento della politica dell'umanita'.
Chi ancora sragiona di confini e barriere, di cavalli di frisia e di blocchi navali, di muri alti piu' della torre di Babele e di fossati colmi di coccodrilli da nutrire di carne umana, di eserciti armati contro esseri umani innocenti ed inermi in fuga dalla fame, dall'orrore e dalla morte, ebbene, chi ancora rumina e latra pensieri come pugnali e parole come denti di drago, costui ha perso il lume della ragione, e nel suo sciagurato delirio nasconde a se stesso la realta' a tutte e tutti evidente: che siamo una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune di tutte le persone, e ci salveremo solo insieme, o insieme periremo, noi e i nostri figli e l'intera umana famiglia, fra i tormenti piu' atroci, nella disperazione piu' abissale.
Molti anni fa padre Balducci ci avvertiva anche delle "tre verita' di Hiroshima": che l'umanita' e' ormai unificata ed ha un unico destino di vita o di morte; che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'; che la pace e l'istinto di sopravvivenza ormai coincidono. E ci parlava dell'"essere umano planetario", ovvero della consapevolezza che era giunto il tempo in cui in ogni decisione occorre tener conto del bene comune dell'umanita' intera, in ogni riflessione occorre ricordare che siamo tutte e tutti una sola umanita', che tutte le antiche divisioni di lingua e nazione, di culto e tradizioni, sono ormai obsolete.
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5. Quid agendum?
Cosa dobbiamo fare? Poche cose, semplici e indispensabili.
La prima: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; e quindi: soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto. E quindi: riconoscere a tutte le persone in fuga dalla guerra e dalla fame, dalle dittature e dalla schiavitu', dal terrorismo dei potenti come dei disperati, dalle devastazioni ambientali, il diritto di giungere in salvo nei luoghi ove quelle minacce non siano, o non siano insostenibili, o perlomeno siano concretamente, adeguatamente, effettivamente contrastate dalle leggi, dai costumi, dal sentire e dall'impegno comune, e di giungervi con mezzi di trasporto legali e sicuri.
Questo, questo sconfiggerebbe una volta per sempre le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani. Questo, e non altro. Questo: che i governi europei, o anche solo uno di essi, e che possa essere per prima l'Italia, decidano di riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, e di potervi vivere una vita degna di esseri umani tra esseri umani.
Questo e' anche l'appello, la promessa, l'impegno, il valore affermato e la legge scritta negli articoli 2, 3, 10 e 11 della Costituzione della Repubblica italiana, scritta col sangue dei martiri della Resistenza, che sancisce il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani, che impegna a recare aiuto a chi di aiuto ha bisogno, che garantisce il diritto d'asilo, che ripudia la guerra e tutte le uccisioni.
La seconda: abolire ogni forma di riduzione in schiavitu' e di segregazione razzista nel nostro paese; riconoscere quindi a tutte le persone che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, a cominciare dal diritto di voto: "una persona, un voto" e' il principio alla base della democrazia; non e' ammissibile lo scandalo che milioni di nostri conterranei siano privati del diritto di voto e di altri diritti umani fondamentali.
La terza: opporsi alle guerre, alle dittature, allo sfruttamento onnidistruttivo. E quindi opporsi alle armi ed alle organizzazioni armate, che sono lo strumento che quelle violenze consente.
Il disarmo e' l'urgenza delle urgenze: le armi sempre sono nemiche degli esseri umani, le armi sempre sono assassine. E nell'eta' inaugurata dalla bomba di Hiroshima Guenther Anders ha chiarito una volta per tutte come l'impegno per il disarmo sia il compito fondamentale cui l'umanita' intera e' chiamata. Solo il disarmo salva le vite; senza disarmo l'umanita' si estingue.
La quarta: estendere in tutto il mondo la pace, la democrazia e i diritti umani cosi' come sancito nei piu' importanti documenti delle Nazioni Unite.
La quinta: fermare la distruzione della biosfera, ed iniziarne subito il risanamento, con un impegno fatto insieme di scelte di vita personali e di decisioni politiche cogenti non piu' rinviabili.
La sesta: condividere il bene ed i beni. Nella condivisione del bene e dei beni e' la chiave di volta dell'edificio della civilta', e' il cuore pulsante della convivenza, e' il nucleo dell'umano consistere.
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6. Il signor Quidam
"Corpo di Bacco, ma questo e' un programma ecologista", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico ecologista, consapevole che l'umanita' ha dei doveri nei confronti della natura, degli altri esseri viventi, di tutto cio' che vive e la cui vita ha quindi ipso facto un significato e un valore, dell'intero mondo vivente, di cui e' essa stessa parte.
"Perdindirindina, ma questo e' un programma femminista", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico femminista, il movimento di liberazione delle donne essendo la corrente calda e l'esperienza storica decisiva della liberazione e della conservazione dell'umanita' e dell'intero mondo vivente; il maschilismo essendo la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze e le devastazioni.
"Per tutti i numi, ma questo e' un programma socialista e libertario, comunista e anarchico", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico socialista, sollecito del bene comune di tutti gli esseri umani, sollecito della liberazione dell'umanita' intera da ogni menzogna e da ogni oppressione.
"Oh cospetto, ma questo e' un programma tolstoiano, gandhiano, nonviolento", dira' il signor Quidam.
Si', e' un programma politico nonviolento, perche' se l'umanita' non si decidera' a contrastare e sconfiggere la violenza, la violenza distruggera' l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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7. Parlano le vittime
Ecco, le vittime della strage del 3 ottobre 2013 ci parlano. Ci esortano. Ci convocano alle nostre responsabilita', ai nostri doveri verso l'umanita'.
E con loro ci parlano, ci esortano, ci convocano tutte le vittime di tutte le violenze.
E ci dicono quello che ci dicevano la Rosa Rossa e la Rosa Bianca: di opporci alle guerre, di opporci alle dittature, di opporci alle stragi, di difendere la liberta', la dignita', i diritti e la vita di ogni essere umano.
E ci dicono quello che ci dicevano Virginia Woolf e Simone Weil: di costruire la pace contrastando il maschilismo, il militarismo, le gerarchie che negano l'altrui umanita' e schiavizzano le persone; di esercitare la virtu' dell'attenzione e tutti gli ineludibili doveri verso l'umanita' oppressa e sofferente.
E ci dicono quello che ci dicevano Primo Levi e Hannah Arendt: di contrastare il fascismo che torna, di sentire sempre la responsabilita' per l'altrui vita, di opporci al male radicale e alla banalita' del male.
E ci chiedono quindi di fare la scelta necessaria, di prendere la decisione urgente e impegnativa; e questa scelta, questa decisione, e' la nonviolenza.
La nonviolenza, che e' la lotta nitida e intransigente contro tutte le violenze e le oppressioni.
La nonviolenza, che riconosce e difende e sostiene ogni essere umano e l'intero mondo vivente.
La nonviolenza, che invera il primo dovere di ogni persona: il dovere di opporsi al male senza mai reduplicarlo; il dovere di fare il bene nella coerenza tra mezzi e fini; il dovere di soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Quel dovere il cui adempimento invera il diritto di ogni persona alla vita, all'aiuto, alla condivisione del bene.
La nonviolenza, che e' "la forza della verita'" (satyagraha) di Gandhi, l'"essere il cuore pensante della baracca" di Etty Hillesum, "la forza dell'amore" di King, il "rispetto per la vita" di Schweitzer, la "vittoria al mondo" di Vinoba, il "potere di tutti" e la "compresenza" di Capitini, la maieutica e il palpitare di nessi di Dolci, la biofilia di Fromm, la convivialita' di Ivan Illich e di Alexander Langer, l'azione terapeutica e liberatrice di Franco Basaglia e di Franca Ongaro Basaglia, l'etica della resistenza di Nelson Mandela e di Germaine Tillion, la testimonianza di Marianella Garcia e di Berta Caceres, di Maria Zambrano e di Rosanna Benzi, di Laura Conti e di Ginetta Sagan, di Ada Gobetti e di Luce D'Eramo, di Emma Thomas e di Hedi Vaccaro; il pensiero e l'azione di Luce Fabbri per realizzare una societa' senza oppressione.
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8. E ripetendolo una volta ancora
E ripetendolo una volta ancora, ancora una volta diciamo quali provvedimenti urgentissimi qui ed oggi occorrono per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo, per far tornare l'Italia un paese civile, uno stato di diritto, una democrazia fedele alla Costituzione, alla civilta', all'umanita'.
- abrogare immediatamente tutte le misure razziste e persecutorie imposte dal governo razzista recentemente caduto (ma anche le altre imposte dai governi precedenti che hanno aperto la strada all'inabissamento nella brutalita' di quest'ultimo anno);
- ripristinare l'adempimento del dovere di soccorrere chi e' in pericolo;
- che siano processati nei tribunali della Repubblica i responsabili di crimini contro l'umanita' e di attentato contro la Costituzione;
- ripristinare la legalita' costituzionale che il governo della disumanita' da poco caduto ha impunemente infranto per oltre un anno;
- riconoscere il diritto di voto e tutti gli altri diritti sociali, civili e politici a tutte le persone che vivono in Italia, facendo cessare l'effettuale regime di apartheid di cui sono vittima milioni di nostri effettivi conterranei;
- far cessare la strage nel Mediterraneo, riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
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9. In questa giornata, tutti i giorni
Questi pensieri suscitati dal ricordo delle vittime della strage del 3 ottobre 2013, sono i pensieri che dovremmo pensare ogni giorno.
Queste parole suscitate dal ricordo delle vittime della strage del 3 ottobre 2013, sono le parole che dovremmo dire ogni giorno.
Ed ogni giorno dobbiamo impegnarci per far cessare questa mostruosa strage che ogni giorno continua.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo

Viterbo, 3 ottobre 2019

Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile ricevere gratuitamente abbonandosi attraverso il sito www.peacelink.it