[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 306



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 306 del 26 agosto 2019

In questo numero:
1. Una lettera aperta al segretario del Partito Democratico
2. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
3. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
4. Enrico Peyretti: Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente (edizione aggiornata - parte terza e conclusiva)
5. Amazzonia

1. L'ORA. UNA LETTERA APERTA AL SEGRETARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO

Egregio segretario del Partito Democratico,
permetta a un vecchio militante della sinistra italiana di rivolgerle alcune franche parole. E di farlo oggi, alla vigilia di quel martedi' in cui anche lei dovra' recarsi dal Presidente della Repubblica per riferire dell'esito delle trattative svolte in questi giorni per la formazione di un nuovo governo dopo la caduta dell'esecutivo razzista e golpista che nel corso dell'ultimo anno ha commesso flagranti crimini contro l'umanita' e un virulento attentato contro la Costituzione.
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Lei sta conducendo una difficilissima trattativa con una delle due forze politiche razziste e totalitarie che dopo le elezioni del 2018 hanno dato vita al governo da pochi giorni caduto per conflitti intestini, il governo che - ripetiamolo per non dimenticarlo mai - ha commesso flagranti crimini contro l'umanita' e un continuo e crescente attentato contro la Costituzione.
Lei sta cercando di persuadere questa forza politica razzista e totalitaria a sostenere col voto dei suoi parlamentari un nuovo governo antirazzista ed antifascista, fedele alla Costituzione repubblicana e rispettoso dei diritti umani.
A suo favore gioca il fatto che i gerarchi di quel partito sanno bene che se vi fossero nuove elezioni rischiano di sparire dall'agone politico (e dal saccheggio del pubblico erario) dopo aver dato cosi' pessima prova; ed anche il fatto che forse non pochi degli attuali parlamentari di quel partito fino ad un anno fa erano ignari che esso fosse razzista e totalitario, e che hanno quindi vissuto quest'anno come un pervertimento e un avvilimento delle loro stesse persone, una prostituzione al male da cui solo ora, ma ora forse si', vorrebbero uscire.
Ma a suo sfavore gioca il fatto che quel partito e' effettualmente, e costitutivamente, nella sua stessa genesi, cosi' omogeneo all'altro partito razzista e totalitario insieme al quale ha governato nell'ultimo anno che e' tutt'altro che peregrina l'ipotesi che tornino ad unirsi: unico reale ostacolo a questo ricomporsi del blocco razzista e totalitario e' la necessita' per colui che e' stato per l'intero anno appena trascorso il vero capo del governo, il ministro plenipotenziario, di evitare la responsabilita' dell'imminente manovra finanziaria: perche' tale manovra sara' necessariamente tutt'altra cosa dalle deliranti promesse di abolizione delle tasse e di elargizioni di donativi per tutti, di magica trasformazione dell'Italia nel paese di Cuccagna; sara' piuttosto verosimilmente una manovra finanziaria "lacrime e sangue" dopo i folli sperperi clientelari criminalmente commessi nell'anno trascorso, mentre il welfare state e' sempre piu' al collasso nella cinica indifferenza dei pubblici decisori e la situazione delle classi sfruttate, dei ceti e dei gruppi sociali impoveriti, delle persone piu' fragili e piu' bisognose di aiuto, e' peggiorata fino all'abisso.
Ed a suo sfavore gioca anche il fatto che il suo partito e' lacerato da devastanti lotte intestine che possono avere come esito finanche una piu' volte adombrata scissione verso destra guidata forse addirittura dall'ex-segretario, che pur senza essere razzista o fascista, tuttavia per molti versi e' partecipe della stessa subcultura e psicologia dei giovani e dei vecchi capi dei due partiti razzisti e totalitari (basti pensare alla folle avventura della mostruosa riforma costituzionale fortunatamente respinta dal pronunciamento popolare nel referendum del 2016; una riforma palesemente autoritaria e liberticida da cui emergeva il medesimo disprezzo per la democrazia parlamentare ed il bilanciamento dei poteri, la medesima fascinazione per l'uomo forte da solo al comando con pieni poteri - che e' il nucleo profondo del totalitarismo).
E gioca a suo sfavore anche la tentazione piu' grande: quella di concedere al partito razzista e totalitario con cui sta trattando semplicemente tutto quello che chiede, speculando sul fatto che i suoi esponenti sono dei tali barbari, dei tali insipienti, che il Pd una volta con essi al governo ne fara' comunque un solo boccone, come del resto ha gia' fatto la Lega, che un anno fa se ne insignori' senza colpo ferire. Ma se lei cedesse a questa tentazione si asservirebbe de facto al razzismo e al fascismo, riprodurrebbe lo stesso funesto errore che nella storia d'Italia gia' fu commesso dal ceto politico liberale nei primi anni Venti del secolo scorso.
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Il suo impegno e' quindi assai arduo; riuscire a promuovere una transizione dal governo razzista e totalitario caduto da pochi giorni a una fase di riconquista della democrazia e della legalita' costituzionale e' opera che ben difficilmente puo' riuscire senza passare per nuove elezioni. E queste elezioni potrebbero essere vinte dal fronte razzista e totalitario, esito che ogni persona ragionevole intimamente teme e visceralmente aborrisce; ma se la paura avesse come effetto di arrendersi al fascismo senza lottare, questa sarebbe l'ignominia delle ignominie.
Del resto se nuove elezioni occorressero, che a portare l'Italia ad esse sia un governo diverso da quello razzista e golpista appena caduto; sia un governo di sicura fede antirazzista ed antifascista, un governo fedele alla Costituzione repubblicana, un governo rispettoso dei diritti umani di tutti gli esseri umani, un governo che sappia che il primo dovere e' salvare le vite.
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La situazione e' quindi difficile ed il suo compito assai impegnativo, ma proprio per questo vorrei invitarla a tener fermi alcuni obiettivi fondamentali, e precisamente i seguenti.
Il primo: che al piu' presto vi sia un nuovo governo guidato de una personalita' di sicuro impegno antirazzista ed antifascista; ed e' evidente che questa personalita' non puo' provenire dai ranghi di un partito razzista e totalitario. Se poi un governo antirazzista ed antifascista non dovesse avere la maggioranza dei voti dell'attuale parlamento, ebbene, che questo nuovo governo garantisca la tenuta dei conti pubblici e prepari democraticamente libere elezioni.
Il secondo: che siano abrogate al piu' presto tutte le misure razziste ed incostituzionali, criminali e criminogene, imposte dal governo razzista e totalitario; se questa abrogazione e' possibile col parlamento attuale, bene; altrimenti sia il primo punto del programma elettorale del fronte antirazzista, antischiavista, antifascista.
Il terzo: ripristinare immediatamente l'adempimento del dovere di soccorrere chi e' in pericolo, e far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo. Nessun crimine commesso dal governo delle persecuzioni razziste e' stato piu' abominevole dell'omissione di soccorso di persone in pericolo di morte.
Il quarto: escludere da ogni incarico di governo chi e' stato membro o complice dell'esecutivo razzista e golpista ora caduto. Si chiama decenza, e rispetto delle istituzioni democratiche.
Il quinto: ripristinare la legalita' costituzionale che il governo della disumanita' ha infranto.
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A questi cinque obiettivi fondamentali che credo il suo partito potrebbe gia' condividere toto corde, le proporrei di aggiungerne altri due, che so bene nel suo partito essere tuttora ritenuti controversi ma che a me, e credo anche alla stragrande maggioranza non solo di chi vive in Italia, ma dell'umanita', sembrano decisivi.
Il sesto: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro, e cosi' far cessare il traffico di esseri umani gestito dalle mafie schiaviste e assassine, e cosi' sconfiggere quelle mafie schiaviste e assassine, salvando innumerevoli vite umane innocenti.
Il settimo: riconoscere il diritto di voto e tutti gli altri diritti sociali, civili e politici a tutte le persone che vivono qui, facendo cessare l'effettuale regime di apartheid e di schiavitu' di cui sono vittima milioni di nostri effettivi conterranei. E' il principio basilare della democrazia: "una persona, un voto".
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Mi permetta ancora una considerazione: quale che sia lo scenario del prossimo futuro (o un nuovo criminale governo delle forze razziste e totalitarie, ed il cielo non voglia; o un governo di transizione dal regime criminale alla democrazia ed alla legalita' costituzionale, ed il cielo lo volesse; o anche un osceno pastrocchio perche' i parlamentari grillini ed affini non vogliono rinunciare a quattro anni di vile ma ricca vita a spese del pubblico erario; o infine nuove elezioni), ebbene, quale che sia lo scenario dell'immediato futuro occorre che il fronte democratico e costituzionale, il fronte antirazzista ed antifascista, si prepari alle elezioni nell'unico modo adeguato: costruendo una coalizione di tutte le forze democratiche, una coalizione che si ispiri al Comitato di liberazione nazionale che guido' politicamente la lotta antifascista tra il '43 e il '45.
Occorre un Comitato di liberazione nazionale che si caratterizzi per la scelta nitida e intransigente di salvare tutte le vite umane, per la scelta nitida e intransigente della legalita' costituzionale, per la scelta nitida e intransigente della democrazia e della nonviolenza, ed includa tutte le forze sollecite del bene comune dell'umanita'.
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Ringraziandola per l'attenzione che avra' voluto dedicare a queste righe, la saluto cordialmente augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 26 agosto 2019

2. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

3. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

4. MATERIALI. ENRICO PEYRETTI: DIFESA SENZA GUERRA. BIBLIOGRAFIA STORICA DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE (EDIZIONE AGGIORNATA - PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
[Ringraziando ancora Enrico Peyretti (per contatti: enrico.peyretti at gmail.com) riproponiamo questa edizione del suo fondamentale lavoro bibliografico nell'ultimo aggiornamento del 3 marzo 2016 (questo testo sostituisce i precedenti e sara' sostituito dai successivi).
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di seguito riprodotta, che e' stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]

* 10. Ermes Ferraro, La Resistenza napoletana e le Quattro Giornate, in Una strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta, cit. (nella prima sezione al n. 16), pp. 89-95. Secondo l'ordine di Hitler, l'esercito dei guastatori doveva lasciare «cenere e fango» al posto della città. Una popolazione in gran parte femminile, quasi senza armi, inflisse all'esercito tedesco «l'unica sconfitta popolare da esso subita nel mondo» (A. Drago, Una nuova interpretazione della Resistenza italiana secondo categorie storiche nonviolente, dattiloscritto).
11. Lotte nonviolente nella storia, materiale preparato per un volume non uscito, come proposta di lavoro rivolta a insegnanti e studenti. Contiene una parte metodologica generale e una parte storica limitata al periodo della Resistenza al nazifascismo, in diversi paesi europei, compresa la Germania. Il lavoro contiene molte ulteriori indicazioni bibliografiche che allungherebbero di molto il presente elenco. Esso è stato compiuto da un gruppo di ricerca del Centro Studi e Documentazione "Domenico Sereno Regis" di Torino (www.serenoregis.org).
12. Un episodio tipico, tra i molti sconosciuti, di resistenza senz'armi è narrato brevemente in Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo. Prefazione di David Maria Turoldo, Bur, Milano 1993 (1974), p. 219, nota 13. Nel piccolo villaggio di Acone, nel Mugello fiorentino fu creato uno dei maggiori centri di smistamento e di raccolta dei prigionieri alleati fuggiti dai vari campi di concentramento. Poveri contadini analfabeti, inermi che aiutavano altri inermi per puro spirito evangelico, furono la base di questa azione animata dal pievano e da una organizzazione clandestina del Partito d'Azione.
* 13. Antonio Parisella, Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia della Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione, Gangemi editore, Roma 1997, pp. 160. L'Autore, in questa raccolta di saggi, valorizza la lotta nonarmata, definita «una scoperta del Cinquantenario» (v. sopra, n. 7), partita dalla cultura nonviolenta e finalmente entrata sotto l'attenzione degli storici. Parisella mostra come la lotta per la sopravvivenza fisica e ideale, lungi dall'essere "attendismo", è componente essenziale e basilare della Resistenza al nazifascismo come di ogni lotta di resistenza. La liberazione è il compimento della sopravvivenza, e questa è l'inizio della liberazione. Parisella cita Collotti e Klinkhammer: «Quando la resistenza civile assume forme collettive può avere una forza anche superiore a quella di un gesto armato». Si ricava l'immagine della resistenza nonarmata come un cerchio molto ampio, che comprende mille forme e modi autonomi, entro il quale sta il cerchio minore, per quanto importante, della resistenza armata; immagine che rovescia quella tradizionale tutta e solo armista.
14. Bianca Ballesio, La guerra di Kira, La resistenza civile nel Canavese, prefazione di Ersilia Perona, L'Angolo Manzoni ed., Torino, 1999.
15. Lidia Menapace, Resisté, Il dito e la luna, Milano 2001, pp. 90. L'autrice racconta, in base alla propria esperienza partigiana, che nella Resistenza si poteva fare obiezione di coscienza all'uso delle armi, insomma che la vicenda fu molto più ricca di quanto la tradizione della storiografia italiana (molto politico-militare e poco sociale e popolare) ci abbia trasmesso.
* 16. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino settembre 2003, pp. 312. Anna Maria Bruzzone è autrice di vari libri sulla Resistenza e la Shoah. Questa edizione di La Resistenza taciuta, dopo la prima del 1976, apprezzatissima e da lungo tempo esaurita, compare in forma nuova e bella, arricchita da una intelligente prefazione di Anna Bravo (coautrice, con Anna Maria Bruzzone di In guerra senza armi; si veda il n. 7 della seconda parte di questa bibliografia).  Queste opere d'inchiesta e testimonianza sulla partecipazione delle donne, effettiva ma per lo più disarmata, alla lotta di Resistenza, hanno promosso tra gli storici l'individuazione e il riconoscimento, dapprima gravemente mancato, del fatto e del concetto di resistenza nonarmata e nonviolenta, concetto «di valore euristico» (Claudio Pavone, Il Ponte, n. 1/1995), realtà ben diversa dalla resistenza passiva. Chi lavora per la trasformazione nonviolenta della gestione dei conflitti acuti, e cioè per l'eliminazione del disumano infelice giudizio delle armi nelle contese umane, trova in questi lavori storici, che danno il giusto riconoscimento al contributo delle donne alla civilizzazione umana, motivo di profonda gratitudine e ammirazione per l'insegnamento prezioso che da essi ci viene.
17. Silverio Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da Bocchini a Berlusconi, Baldini Castoldi Dalai, 2004. Il titolo allude all'espressione ultrabenevola con cui Berlusconi ha qualificato le condanne degli antifascisti al confino. Il libro racconta, tra l'altro, di un ambulante deportato in quanto autore di una canzone in cui si chiedeva a sant'Antonio la grazia di non fare scoppiare la guerra, di rivolte al confino, tra cui quella contro l'imposizione del saluto romano, e di scioperi della fame. I confinati seppero organizzare una vera e propria resistenza, scrissero manifesti profetici, progettarono riviste, rischiarono e accumularono anni e anni di carcere o di confino aggiuntivo, ma senza piegarsi. In genere i cittadini delle isole e dei duecentosessantadue paesini scelti dal fascismo come luoghi di morte civile vollero loro bene e li protessero.
18. Die verborgene Tugend - La virtù nascosta, Eroi sconosciuti e dittatura in Austria; Catalogo bilingue della Mostra fotografica dell'Associazione Biblioteca Austriaca di Udine, a cura di Francesco Pistolato, Europrint edizioni, Quinto di Treviso 2007, formato 21x30, pp. 158. Con una cinquantina di fotografie ampiamente commentate, il catalogo documenta la Resistenza austriaca all'Anschluss nazista, ancor meno conosciuta di quella tedesca. In Austria l'opposizione fu più difficile perché il nazismo ebbe consensi nella speranza di miglioramenti di vita, perché divisa tra socialisti e conservatori, perché non ebbe un gruppo dirigente. Eppure, quasi 70.000 persone furono arrestate nelle prime settimane, deportate alcune prima a Dachau poi a Mauthausen, il primo lager in Austria. La Resistenza ebbe molte forme popolari, morali e religiose, testimoniali, e nonviolente: basti ricordare Franz Jägerstätter (v. sopra, al n. 9).
19. Oltre quel muro. La Resistenza nel lager di Bolzano. - Dario Venegoni e Leonardo Visco Gilardi, figli di deportati nel lager nazista di Bolzano tra il 1944 e il 1945, hanno realizzato per conto della Fondazione Memoria della Deportazione di Milano una mostra documentaria in 26 pannelli dal titolo "Oltre quel muro.  La Resistenza nel lager di Bolzano".  Nella mostra sono presentati per la prima volta diverse decine di immagini e circa un centinaio di documenti inediti che testimoniano dell'intensissima attività di resistenza di un comitato unitario interno al campo, in stretto collegamento con una struttura clandestina esterna e con il CLN Alta Italia di Milano. I due autori della mostra illustrano in questo video, realizzato da Vera Paggi, la struttura dell'organizzazione di Resistenza, con i principali protagonisti di questa eccezionale pagina di storia italiana. (notizia del 4 marzo 2009). Per prenotare la mostra occorre prendere contatto con la Fondazione Memoria della Deportazione di Milano: 02 87383240 ; fondazionememoria at fastwebnet.it ; sito: http://www.deportati.it  ; http://www.anpi.it
20. Giorgio Vecchio, La Resistenza delle donne, 1943-1945, Cooperativa In Dialogo, Milano 2010.
Giorgio Vecchio, Le suore e la Resistenza, Cooperativa In Dialogo, Milano 2010.
21. Anna Bravo, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet. Storie di sangue risparmiato, Laterza 2013. Il sottotitolo è il vero più giusto titolo. Il libro  raccoglie documentati fatti di pace-dentro-le-guerre, di arte del "vivere e lasciar vivere" in mezzo alla fiera dell'uccidere: «Tra uccidere e morire c'è una terza via: vivere» (Christa Wolf). Dopo un'introduzione "Violenza, nonviolenza, storia",  i capitoli sono dedicati alle guerre evitate (anche da diplomazie e governi) tra 800 e 900, poi alle molte tregue spontanee e alle fraternizzazioni fra "nemici" da trincea a trincea nella guerra 1914-18; un capitolo su Gandhi; due capitoli su "Senza armi contro Hitler" in Italia e in Danimarca; un capitolo sul Kosovo e uno sul Tibet. «Le guerre scoppiano quando si smette di cercare la pace», chiarisce Anna Bravo. «E' un'idea malsana che quando c'è guerra c'è storia, e non quando c'è pace. Il sangue risparmiato fa storia come il sangue versato».  La nonviolenza non è onnipotente, ma è potente. C'è, anche dentro le guerre, una nonviolenza senza nome e senza teoria, senza saper nulla di Gandhi, che è l'istinto umano profondo del non uccidere, del non distruggere, perché solo a questa condizione si vive da umani. Come quel fante tedesco traumatizzato che urla: «Vedete il nemico laggiù? Ha un padre e una madre. Ha una moglie. Io non lo uccido».  Il sistema internazionale può essere pacifico, la guerra non è mai inevitabile. Scoppia a causa dell'industria degli armamenti, e dell'idea fallace che le armi difendano.
22. Ercole Ongaro, Resistenza nonviolenta 1943-45, I libri di Emil, Bologna 2013. L'Autore è direttore dell'Istituto per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, di Lodi (Ilsreco). Nei diversi capitoli del volume, egli esamina quale memoria della Resistenza abbiamo oggi, l'aiuto ai soldati in fuga dopo l'8 settembre 1943, l'aiuto agli ex-prigionieri alleati, l'aiuto agli ebrei, le lotte nelle fabbriche, nelle campagne, nella scuola, la Resistenza degli internati militari, i deportati razziali e politici, i renitenti alla leva, la Resistenza delle donne, la stampa clandestina, i Comitati di Liberazione Nazionale, e nell'ultimo capitolo si chiede: quale senso per la Resistenza armata? Per ognuno di questi aspetti Ongaro porta dati, documenti, testimonianze generali, regionali e locali  (Modenese e Reggiano, Valtellina, Comasco, Bresciano, Milanese, Roma, Torino, Genova, Milano, Toscana, Bolzano). Avendo Ongaro conosciuto e considerata la letteratura italiana sulla Resistenza nonarmata e nonviolenta, questo suo libro risulta il lavoro più recente e riassuntivo e integrativo riguardo a questo aspetto della Resistenza italiana, scoperto e valorizzato anzitutto da storiche attente al contributo delle donne alla Resistenza, tardivamente in confronto all'aspetto armato di quella lotta.
23. Amedeo Cottino, C'è chi dice di no. Cittadini comuni che hanno rifiutato la violenza del potere, Prefazione di Marco Revelli, Ed. Zambon, 2015. A partire da una esperienza familiare, l'Autore raccoglie accurata documentazione su casi sia individuali sia collettivi, non di eroi ma di persone comuni, che hanno rifiutato obbedienza ad un potere violento: dal caso della Danimarca a quello di Le Chambon-sur-Lignon, più noti, a isole di coscienza umana insopprimibile nel cuore stesso di un sistema strutturalmente e culturalmente violento. Il libro di storie pone il lettore di fronte alla domanda inquietante sulla attualità: come ci atteggiamo di fronte alla "scena della violenza"? Alcuni hanno detto no.
(Parte terza - fine)

5. REPETITA IUVANT. AMAZZONIA

La foresta amazzonica e' fondamentale per la vita del pianeta.
L'Amazzonia e' un primario bene comune dell'umanita'.
Si impegni l'umanita' intera per contrastare gli incendi.
Si impegni l'umanita' intera per difendere l'Amazzonia, polmone verde del mondo.

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 306 del 26 agosto 2019
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