[Nonviolenza] Telegrammi. 3403



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3403 del 31 maggio 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Al Presidente della Repubblica un appello da Lidia Menapace, padre Alex Zanotelli e molte altre persone di volonta' buona
2. Un appello all'Onu
3. Aboubakar Soumahoro: Al mercato delle braccia
4. Aboubakar Soumahoro: La lotta, la speranza e il diritto alla felicita'
5. Roberto Saviano presenta "Umanita' in rivolta" di Aboubakar Soumahoro
6. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
7. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
8. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
9. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA UN APPELLO DA LIDIA MENAPACE, PADRE ALEX ZANOTELLI E MOLTE ALTRE PERSONE DI VOLONTA' BUONA

La partigiana, femminista e senatrice emerita Lidia Menapace, padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, e tante altre persone di volonta' buona e varie associazioni di solidarieta' chiedono al Presidente della Repubblica di intervenire per far cessare l'ecatombe nel Mediterraneo.
Di seguito il testo dell'appello e le prime adesioni.
*
Egregio Presidente della Repubblica,
fermi l'ecatombe in corso nel Mediterraneo richiamando il governo al dovere di soccorrere i naufraghi, di salvare le vite umane in pericolo.
E' il governo italiano, che da un anno sta facendo di tutto per impedire che i naufraghi siano soccorsi e recati in salvo nel nostro paese, il primo responsabile della mattanza di esseri umani nel Mediterraneo: potrebbe salvarli tutti, ed invece decide di farli morire.
Chiunque lo vede, chiunque lo sa. Tacere significa essere complici di un immane massacro.
Lei e' il Presidente della Repubblica, il primo magistrato del nostro paese: nelle forme previste dall'ordinamento, nel pieno adempimento dei suoi doveri istituzionali, intervenga per far cessare la strage, intervenga per impedire altre morti di esseri umani innocenti ed inermi.
Dal profondo del cuore la preghiamo.
Augurandole ogni bene,
Paolo Adomi, Firenze
Gianfranco Aldrovandi, Guastalla (Reggio Emilia)
Paola Alforno, Carde' (Cuneo)
Rocco Altieri, Pisa
Maria Giulia Amadasi
Nadia Amaroli, Bologna
Gabriella Anselmi, Roma
Ferdinando Aranci, Librerie Silvio D'Amico, Roma
Pier Giuseppe Arcangeli, Viterbo
Monica Ascanelli, Ferrara
Anna Atti, Parma
Franco Avati, Verona
Luciano Bagoli
Imma Barbarossa, Bari
don Franco Barbero
Daniele Barbieri, Imola (Bologna)
Marco Barbieri, Collesalvetti (Livorno)
Giuseppe Barone
Vittorio Bellavite
Bruno Bellerate, Rocca di Papa (Roma)
Remo Bellesia, Rolo (Reggio Emilia)
Walter Beltrame, Maser (Treviso)
Pietro Benedetti, Tuscania (Viterbo)
Gabriella Bentivoglio, Macerata
Paolo Bertagnolli, Bolzano
Marilena Bertini, presidente Comitato Collaborazione Medica
Mariaxaveria Bertola, Alba (Cuneo)
Mariateresa Bertoldi, Incisa Valdarno (Firenze)
Cecilia Bevicini, Firenze
Moreno Biagioni, Firenze
Ines Biemmi
Sauro Bigelli, Mondavio (Pesaro e Urbino)
Mauro Bigi, sindaco di Vezzano sul Crostolo (Reggio Emilia)
Marino Bisso, Rete Nobavaglio
Giuliana Bonosi, Firenze
Adriano Borchi
Franco Borghi, Cento (Ferrara)
Tina Borgogni Incoccia
Cesare Borrometi, Ragusa
Anna Bravo
don Roberto Briolotti, Pavia
Valentina Bruno
Giuseppe Bruzzone
Antonio Buono, Napoli
Silvia Burzio, Sori (Genova)
Maria Teresa Cacciari, Bologna
Giuseppe Callegari, Grazie di Curtatone (Mantova)
Dario Cambiano, Torino
Carlo Maria Cananzi, Napoli
Livia Capasso, Roma
Franco Capelli, Voghera (Pavia)
Francesco Domenico Capizzi, Bologna
Maria Agnese Cardini, Rignano sull'Arno (Firenze)
Alberto Caroncini, Udine
Claudio Carrara, del Mir di Padova
Chiara Casella, Travo (Piacenza)
Marco Catarci
Paola Cavallari, Bologna
Chiara Cavallaro, Roma
Marianna Cavalli, Brescia
Andrea Cecconi, Fondazione Ernesto Balducci
Elisabetta Celestini
Fiorentina Charrier
Adriana Chemello, Vicenza
Bettina Chiadini, Ravenna
Anna Chiappini
Raimondo Chiricozzi
Stefano Ciccone, Roma
Giorgio Cingolani, Pino Torinese
Maria Paola Clarini, Roma
Ornella Clementi
Giancarla Codrignani
Raya Cohen
Matilde Consoli, Bagheria (Palermo)
Antonio Corbeletti, Voghera (Pavia)
Lucia Corbo, Roma
Alessandro Cortesi op, Pistoia
Ignazio Crivelli Visconti, Napoli
Nicoletta Crocella
Anna Maria Dal Lago
Augusto Dalmasso, Alba (Cuneo)
Roberto Dati
Lucia Davico, Alba (Cuneo)
Maria De Carli
Vincenzo De Florio
Marcella Delle Donne
Adriana De Mitri, Lecce
Giorgio Demurtas
Marcella Denegri
Ivano Di Cerbo
Giustina Diligenza, Arzano (Napoli)
Mario Di Marco, Viterbo
don Pierluigi Di Piazza, parrocchia di San Michele Arcangelo, Zugliano, Pozzuolo del Friuli
Gabriele Di Tonno
Angela Dogliotti
Ugo Donato, La Spezia
Roberto Escobar, Milano
Eva Esposito, Napoli
Lucia Evangelisti
Nica Fabozzi de Maio, Pozzuoli (Napoli)
Sergio Falcone, Roma
Franco Fantozzi, Capannori (Lucca)
Beniamino Favaro, Mogliano Veneto
Biagio Favaro', Palermo
Laura Favro Bertrando, Sant'Antonino di Susa (Torino)
Fausta Ferraro
Giordana Ferron
don Roberto Fiorini, Mantova
Elisabetta Flick, Roma
Giordana Fochi
Lorena Fornasir
Gloria Frittelli Aziz, Firenze
Nicola Froggio Francica
Elena Gajani Monguzzi, Macerata
Giuseppe Gallelli, Cecina (Livorno)
Lanfranco Genito, WeBottega per la Pace, Napoli
Mauro Gentilini, Roma
Giuseppina Giacomazzi, Roma
Maria Laura Giannini
Maria Gianotti
Pasqualina Gilardi, Castiglione Torinese
Agnese Ginocchio
Rosa Maria Giolitti, Roma
Daniela Giordano, Roma
Laura Giuffrida, Messina
Manuela Giugni, Rete antirazzista, Firenze
Margherita Granero
Raffaella Gritti
Carlo Gubitosa, Bruxelles
Andrea Indellicati
Chiara Ingrao
Vincenzo Iorio
Silvio Lancisi, Pian di Sco' (Arezzo)
Monica Lanfranco
Renata La Rovere, Donne in nero, Napoli
Raniero La Valle
Massimo Lazzarino, Pinerolo (Torino)
Antonella Litta
Alfredo Llana, Buenos Aires
Giampietro Lodi Rizzini, Sabbioneta (Mantova)
Pierpaolo Loi, Monserrato (Cagliari)
Giacomo Lombardo, sindaco di Ostana (Cuneo)
Edoardo Longobardi
Eugenio Longoni, Monza
Andrea Lopes Pegna
Irene Lopez, Milano
Daniele Lugli, Ferrara
Linda Maggiori
Silvana Magni, Varese
Patrizia Mainardi, Salsomaggiore Terme
Alessandra Mambelli, Pax Christi, Ferrara
Gianfranco Mammone, Chiaravalle Centrale (Catanzaro)
Isabella Manara, Pistoia
Giovanni Mandorino
Matteo Marabini
Beppe Marasso
Angela Marchini
Luisa Marchini
Alessandro Marescotti, Taranto
Nello Margiotta
Carlo Alberto Mari
Ornella Martella, Roma
Gian Marco Martignoni, Varese
Giuliana Martirani, Napoli
Domenico Massano, Asti
Domenico Matarozzo
Vittorio Mazzone
Clementina Mazzucco, Rivoli (Torino)
Lidia Menapace
Dario Mencagli, Tuscania (Viterbo)
Maurizio Meschino, Roma
p. Carmine Miccoli, Lanciano
Sara Michieletto
Roberto Mina
Francesca Moccagatta, Firenze
Gianfranco Monaca, Asti
Cristina Mondini, Ala (Trento)
Pierantonio Montecucco, Voghera (Pavia)
Enzo Morgagni, Ravenna
Luisa Morgantini
Annamaria Mori, Senigallia (Ancona)
Rosangela Mura
Demir Mustafa
Anna Nacci, Ostuni (Brindisi)
Grazia Naletto, Lunaria, Roma
Laura Nanni, Roma
Pina Natale, Roma
Silvana Natali, Mantova
Amalia Navoni, Milano
Nadia Neri
Gianni Novelli, Cipax, Roma
Emilia Pacelli, Orte (Viterbo)
Giuseppe Padovano, Foggia
Elio Pagani, Punto Pace di Pax Christi di Tradate (Varese)
Vittorio Pallotti
Gaia Pallottino, Roma
Marco Palombo
Edda Pando
Paola Panie', Torino
don Giacomo Panizza, Comunita' Progetto Sud, Lamezia Terme
Sergio Paronetto, presidente del Centro studi di Pax Christi Italia
Maria Luisa Paroni, Sabbioneta (Mantova)
Diego Passini, Comunita' cristiana di base di Bologna
Maria Paola Patuelli, del Comitato in difesa della Costituzione di Ravenna
Italo Pent, Sant'Antonino di Susa (Torino)
Maria Speranza Perna, Napoli
Donato Perreca
Rosangela Pesenti
Enrico Peyretti, Torino
Lino Picca, Scuola di Pace Nocera Inferiore (Salerno)
Cinzia Picchioni
Giampaolo Pierotti, Casalecchio di Reno (Bologna)
Francesca Piras, Alba (Cuneo)
p. Giorgio A. Pisano, Portici (Napoli)
Carlo Piazza, Verona
Alessandro Pizzi, Soriano nel Cimino (Viterbo)
Rocco Pompeo
Giuliano Pontara, Stoccolma
Ettore Prattico
Carlo Presciuttini, Terni
Anna Puglisi, Palermo
Alberto Quagliata, Roma
Pilar Quarzell Castel
Massimo Radice
Marco Ramazzotti
Mariella Ratti, La Spezia
Gianluigi Redaelli
Maria Ricciardi Giannoni, Parma
Monica Righini, Gualtieri (Reggio Emilia)
Annamaria Rivera, Roma
Alessandra Romano, Battaglia Terme (Padova)
Roberto Romizi, Arezzo
Dina Rosa, Casalmaggiore (Cremona)
Antonella Rosetti, responsabile Casa delle Culture, Ravenna
Monica Rostoni, Villa Cortese (Milano)
p. Agostino Rota Martir, Pisa
Patrizia Rubbiani, Modena
Romilda Saetta, Pistoia
Luciana Salibra, Firenze
Donato Sampietro
Antonia Sani, Roma
Umberto Santino, Palermo
Maria Santo, Viterbo
Alessandro Santoro, prete delle Piagge (Firenze)
Mirna Saporetti, Ravenna
Giovanni Sarubbi, Monteforte Irpino (Avellino)
Barbara Savardi Danesi
Luciano Scalettari
Manlio Schiavo, Bagheria (Palermo)
Lilia Sebastiani, Terni
Bruno Segre
Anna Serafini, Alessandria
Giorgio Silvani, Voghera (Pavia)
Peppe Sini, Viterbo
Andreina Siri, Savona
Ezio Smeriglio
Andrea Spila, Traduttori per la Pace
Enza Talciani, Roma
Marino Tambuscio, Vado Ligure
Sergio Tanzarella
Roberta Tarquini, Viterbo
don Marco Tenderini, Lecco
Sandra Teroni, Firenze
Ada Tomasello, Viterbo
Stefano Toppi, Roma
Anna Maria Trevisani, Cento (Ferrara)
Anna Rita Trulli
Olga Turchetto, Treviso
Olivier Turquet
Laura Tussi
Mariangela Vairo, Alassio (Savona)
Mao Valpiana, Verona
Isabella Vecoli
Elio Veltri, Pavia
Donella Verdi, Firenze
Antonio Vermigli, Quarrata (Pistoia)
Guido Viale
Corinna Vicenzi, Capalbio (Grosseto)
Giulio Vittorangeli, Tuscania (Viterbo)
Giancarlo Zambelli, Boretto (Reggio Emilia)
Paola Zampa
Paolo Zanni, Modena
padre Alex Zanotelli
Luisa Zanotelli
Silvia Zaru
Patrizia Zerbini
Franca Zucalli, Roma
Associazione "Amalipe Romano"
Associazione Centro di accoglienza e di promozione culturale "Ernesto Balducci" onlus, Zugliano, Pozzuolo del Friuli
Associazione Ex Lavanderia, Roma
Associazione Italia-Nicaragua, Livorno
Associazione Italia-Nicaragua, circolo di Viterbo
Associazione Italianisudamericani, Buenos Aires
Associazione "Un bambino per amico", Gualtieri (Reggio Emilia)
Assopace Palestina
Campagna "Balconi Salva Gente"
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Centro Gandhi onlus
"Collettivo nonviolento uomo ambiente" della Bassa (Reggio Emilia)
Comunita' del Carmine di Voghera (Pavia)
Comunita' delle Piagge (Firenze)
Comunita' cristiana di base Viottoli di Pinerolo (Torino)
Donne in nero di Varese
Gruppo Raab
Lega obiettori di coscienza - Casa del disarmo di Verona
Movimento per la pace, Caserta
Noi Siamo Chiesa
Peacelink
rivista "Pretioperai"
Rete civica livornese contro la nuova normalita' della guerra
Rete Radie' Resch di Foggia
Rete Radie' Resch di Mogliano Veneto (Treviso)
Rete Radie' Resch di Quarrata (Pistoia)
Rete Radie' Resch di Treviso
Tavolo per la pace, Monte Orfano Franciacorta Rovato (Brescia)
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Per adesioni: centropacevt at gmail.com
Per scrivere direttamente al Presidente della Repubblica: dalla home page del sito www.quirinale.it cliccare sull'icona della busta postale in alto al centro e successivamente compilare il format.

2. REPETITA IUVANT. UN APPELLO ALL'ONU

Egregio Segretario Generale dell'Onu,
rivolgiamo a lei, e tramite lei anche al Consiglio di Sicurezza e all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, un urgente appello ad intervenire nei confronti del governo italiano per contrastare i crimini razzisti che esso da mesi sta commettendo contro l'umanita'.
In particolare segnaliamo i seguenti crimini:
1. Omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia.
2. Conclamata volonta', espressa in piu' forme ed occasioni, di far si' che i naufraghi superstiti siano respinti in Libia, dove essi tornerebbero con tutta probabilita' ad essere vittime di segregazione in lager, schiavitu', torture e costante pericolo di morte.
3. Persecuzione razzista ed effettuale favoreggiamento della riduzione in schiavitu' attraverso criminali e criminogene misure contenute nel cosiddetto "decreto sicurezza della razza".
4. Sequestro di persona aggravato, reato per il quale i complici del governo che siedono in Senato hanno impedito alla magistratura italiana di procedere nei confronti del Ministro dell'Interno reo confesso, garantendo cosi' una scandalosa impunita' al ministro e al governo.
5. Reiterata istigazione all'odio razzista e apologia del delitto di omissione di soccorso.
6. Violazione di convenzioni internazionali, di leggi ordinarie, e della stessa Costituzione della Repubblica italiana, al fine di attuare una criminale politica razzista.
E' in atto in Italia un vero e proprio colpo di stato che mira ad instaurare un regime razzista, violatore dei diritti umani, negatore dei principi fondamenti e dei supremi valori della democrazia, dello stato di diritto, della dignita' umana.
L'Onu, che ha proclamato la Dichiarazione universale dei diritti umani, deve intervenire in difesa delle vittime dei crimini razzisti commessi dal governo italiano, deve intervenire a sostegno dell'ordinamento giuridico costituzionale democratico italiano, deve intervenire per impedire che in Italia s'imponga il razzismo, l'anomia, la barbarie.
Cento anni fa in Italia nasceva il fascismo: averlo lungamente sottovalutato ai suoi esordi e negli anni successivi, ha poi provocato la piu' immane tragedia del XX secolo.
Non si commetta di nuovo lo stesso errore.
Si contrasti subito la criminale politica razzista e golpista del governo italiano.
Ci si opponga subito alle abominevoli violazioni dei diritti umani di cui essa consiste.
Ci si adoperi subito per difendere in Italia la democrazia, la legalita' costituzionale, lo stato di diritto, la civile convivenza.
Nelle forme adeguate ed opportune, ma subito, senza esitazioni e senza ambiguita', l'Onu intervenga nei confronti del governo italiano per far cessare i crimini razzisti in corso.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. LIBRI. ABOUBAKAR SOUMAHORO: AL MERCATO DELLE BRACCIA
[Da Aboubakar Soumahoro, Umanita' in rivolta. La nostra lotta per il lavoro e il diritto alla felicita', Feltrinelli, Milano 2019, pp. 17-20]

La prima tappa fu Aversa, una cittadina a meta' strada tra Napoli e Caserta, a pochi chilometri da Villa Literno. E' una zona densamente popolata, perche' una lunga striscia urbana la lega senza soluzione di continuita' alla provincia di Napoli. Li' abitava un lontano parente che mi avrebbe dato una prima ospitalita'. Quando arrivai nell'appartamento, pero', scoprii che eravamo in quindici. Entrai, provai ad accendere la luce, ma non c'era la corrente. Niente male come inizio! Non avrei mai immaginato di trovare una casa senza corrente elettrica in una delle economie piu' avanzate del mondo. Il giorno dopo, quando decisi di andare a cercare un lavoro, avrei fatto altre scoperte.
Dai miei compagni di casa venni a sapere che ci si doveva svegliare la mattina alle cinque e andare alla rotonda di Melito, nell'hinterland napoletano. Si arriva a piedi o in bicicletta e si aspetta che passi qualcuno in cerca di braccia, per lavorare come traslocatore, muratore o bracciante. Funziona cosi': chi può offrire un lavoro si ferma, da' un'occhiata e sceglie, senza concordare ne' orario di lavoro ne' paga ne' luogo della prestazione. La sensazione e' quella di essere merci esposte al mercato delle braccia, denudati della propria umanita'.
La mattina in cui, per la prima volta, sono arrivato alla rotonda c'erano asiatici e migranti da tutta l'Africa fermi ad aspettare. Una scena surreale, centinaia di persone in attesa, disponibili ad accettare qualunque lavoro e a qualunque condizione. Il giorno in cui non si trovava lavoro, l'alternativa era rimanere in piedi per ore nell'attesa, dopo essersi svegliati all'alba, e poi tornare a casa a stomaco vuoto e senza un soldo in tasca.
Quando si lotta con la precarieta' di lavori occasionali, si vive alla giornata, ed e' impossibile fare progetti. Ogni volta che sento i discorsi sulla pigrizia dei migranti, che non hanno voglia di far niente e vorrebbero vivere alle spalle degli italiani, penso a tutti quelli che ogni mattina alle cinque si alzano per andare alla rotonda di Melito, con la massima aspirazione di trovare per un giorno un lavoro massacrante a una paga misera.
Ben presto anch'io cominciai a lavorare senza sosta. Passavo da un lavoro all'altro: in queste condizioni di precarieta' esistenziale, non mi potevo permettere di rifiutare nessuna offerta. Riponevo tutta la mia speranza nel datore di lavoro di turno, o forse sarebbe meglio chiamarlo "padrone", se la parola oggi non apparisse fuori moda. Parlare di sfruttamento per molti significa essere ideologici. Al contrario, temo che sia "ideologico" rifiutare di vedere forme di organizzazioni sociali e del mercato che consentono a pochi di disporre delle vite degli altri. Spesso mi domando quanti sono gli uomini che sfruttano in privato le persone migranti, dicendo in pubblico che "i neri se ne devono andare via".
Anche se le condizioni di vita erano difficili, avevo la speranza che qualcosa sarebbe cambiato e che prima o poi ce l'avrei fatta a uscire dall'angolo. Ricordo ancora il giorno in cui un signore anziano si fermo' al semaforo e mi "scelse". Era un martedi', il giorno del mercato a Palma Campania, una cittadina a una trentina di chilometri da Aversa. La giornata al mercato era impegnativa, si trattava di caricare e scaricare i prodotti dal furgone. Non so per quale motivo lui decise di chiamarmi Davide: forse Aboubakar gli sembrava troppo complicato. Al termine della giornata, il "padrone" era contento di me e del mio lavoro e, lungo il viaggio di ritorno, gli chiesi la paga. Mi rispose che era molto soddisfatto e che avrei lavorato per sempre per lui gia' dall'indomani. Poi aggiunse in dialetto che non mi dovevo preoccupare per la paga della giornata perche' mi avrebbe saldato tutto. Quello era stato una specie di giorno di prova, per tutto il resto, mi disse in dialetto napoletano, "m' 'o vvech'je", ci penso io. Poi aggiunse: "Non preoccuparti, ci vediamo qui domani alla solita ora".
Non mi sembrava vero, ero raggiante. Tornato a casa, dissi ai miei amici che mi avevano assunto e offrii la pizza a tutti. Il giorno seguente mi svegliai all'alba, non intendevo arrivare tardi all'appuntamento. Inforcai la bicicletta e mi misi a pedalare di buona lena. Arrivai in piazza che non erano neppure le sei ed ero tra i primi. Aspettai fino alle sette, niente. Poi le otto, le nove, le dieci, niente. Mi rifiutai di credere che "il padrone" mi avesse preso in giro, senza pagarmi la giornata e illudendomi con la promessa di un lavoro sicuro. Che motivo aveva? Risparmiare quei pochi soldi non l'avrebbe certo reso piu' ricco. E invece non si fece vedere, ne' quel giorno ne' mai.
Anche se sono passati molti anni da quell'episodio, la rotonda di Melito e' ancora oggi un punto dove si attende con speranza un lavoro, anzi, come si dice in dialetto napoletano, "'a fatica". Tutti quegli uomini in attesa, quelle braccia speranzose, sono diventati una presenza per molti abituale, parte integrante del paesaggio. Cosi' come, a qualche chilometro di distanza, lungo le strade che da Aversa conducono verso Caserta o Lago Patria, decine di donne migranti attendono ai bordi delle strade gli uomini che le pagheranno per usare il loro corpo. Mi sono sempre chiesto quale fosse il prezzo di questa assurda normalita'.

4. LIBRI. ABOUBAKAR SOUMAHORO: LA LOTTA, LA SPERANZA E IL DIRITTO ALLA FELICITA'
[Da Aboubakar Soumahoro, Umanita' in rivolta. La nostra lotta per il lavoro e il diritto alla felicita', Feltrinelli, Milano 2019, pp. 117-121]

L'attuale modello economico ha portato a una crisi sistemica che alimenta le disuguaglianze tra una minoranza di ricchi e il resto della popolazione proiettato in una condizione di costante impoverimento.
All'interno di questo modello economico esistono vari dispositivi che puntano a trasformare gli esseri umani in schiavi, a sottometterli oppure a farne dei nemici. Questi dispositivi negano a milioni di persone il diritto di esistere, di essere protagonisti delle loro vite e di godere dei propri diritti.
La disumanizzazione e' funzionale a un'egemonia economica, politica, ideologica e culturale. Percio', se vogliamo comprendere il punto di approdo di questo processo, dobbiamo avere la capacita' di analizzare tutte le forze in campo e scomporre i complessi espedienti di cui si avvale il potere politico per trasformare individui liberi in soggetti invisibili, ricattati e sfruttati.
Lo sfruttamento e' una forma di sopraffazione che si determina quando qualcuno si appropria del valore del lavoro altrui. Rispetto a solo vent'anni fa, questa forma di sopraffazione si manifesta con caratteristiche e aspetti inusuali. Lo squilibrio dei rapporti di forza tra capitale e lavoro, accompagnato dall'indebolimento delle forze politiche e sindacali, ha visto nascere forme legalizzate di precarieta', che hanno rotto ogni legame di solidarieta' trasformando donne e uomini in un esercito di braccianti a cottimo. Questo paradigma, oltre all'impoverimento del ceto medio, ha spinto i giganti economici a massimizzare i profitti attraverso vari meccanismi tra cui la delocalizzazione e il dumping sociale. In questo contesto, i lavoratori vengono sempre di piu' isolati, indeboliti e atomizzati.
Questo sistema economico ha fatto un altro salto di qualita' quando ha deciso di rendere invisibili questi "scarti della societa'", spingendoli ai margini e alle periferie delle metropoli. Tale fenomeno non riguarda solo il mondo dell'agricoltura, dove certamente si mostra nella sua piena brutalita', ma anche settori produttivi rilevanti come la logistica, il lavoro di cura e domestico, i trasporti, il mondo del giornalismo e i lavoratori delle piattaforme digitali schiavizzati da algoritmi. Percio' oggi difendere il lavoro significa partire da due istanze che viaggiano insieme: quella di difendere i bisogni materiali e quella di garantire i bisogni immateriali delle persone.
L'attuale modello economico domina la politica a discapito delle esigenze e delle sofferenze degli esseri umani. Il prodotto interno lordo sembra essere l'unica misura del benessere e della felicita'. Eppure autorevoli economisti come Joseph Stiglitz, Amartya Sen e Jean-Paul Fitoussi ci hanno messo in guardia sui limiti di una visione economica che misura tutto in termini di pil. Percio' raccomandavano di considerare nella valutazione dello stato dell'economia gli indici di disuguaglianza, di sostenibilita' del benessere e delle risorse ambientali.
Occorre poi tener conto di molte altre variabili (vulnerabilita', sicurezza sociale, qualita' e aspettativa di vita ecc.) se davvero si vuole valutare il benessere sociale di una popolazione. Il problema non e' inventare nuovi indici, ma avere una visione capace di immaginare un orizzonte diverso. L''attuale paradigma e' una minaccia per la nostra umanita'. Il nostro compito collettivo e' quello di elaborare un modello alternativo basato sulla giustizia sociale e ambientale. La crisi in corso e le disuguaglianze prodotte dal capitalismo potrebbero giocare un ruolo importante per costruire una vera alternativa. Tutto cio' non deve prescindere dalla considerazione dei bisogni e delle aspirazioni dei singoli, dall'inclusione degli "ultimi" scartati e impoveriti, dalla salvaguardia della societa' in cui coabitiamo e dalla tutela dell'ambiente in cui viviamo.
A mio avviso, la soluzione alla disumanizzazione non puo' prescindere dalla costruzione di una coscienza collettiva, profondamente radicata nei valori umani, orientata alla trasformazione della societa' e capace di tramandarsi di generazione in generazione. Questa coscienza collettiva deve generare una leadership condivisa che si metta al servizio dei bisogni della comunita'. Come canta Alpha Blondy: "Ogni parola e' un percorso, quando rende gli uomini migliori di quanto lo saranno domani. Ognuno porta nel palmo delle sue mani le chiavi di questo mondo che apre le porte a grandi destini". Lo studio della profonda crisi che attraversa la nostra societa' non puo' prescindere dall'analisi dei meccanismi raccontati in queste pagine, tra cui quello della "razzializzazione".
Questo fenomeno e' diventato istituzionale, entrando a far parte di norme di legge, e sancisce un regime differenziale di diritti per alcune categorie di persone sulla base di criteri di provenienza geografica, colore della pelle e status amministrativo. Per combattere questo processo e' necessario recuperare i valori che mettono al centro la persona indipendentemente dalla sua origine geografica. Dobbiamo concentrare le nostre riflessioni, le nostre attivita' e le nostre lotte sull'essere umano, portatore di sogni e bisogni materiali e immateriali. Solo cosi' riscopriremo il concetto di "umanita'", una parola che va declinata in senso politico, come atto di rivendicazione e di lotta. La tendenza e' stata a lungo di annientare la "dimensione umana dell'essere" e di esaltare quella dell'avere, sancendo il principio che "chi non ha nulla non e' nessuno".
Questo individualismo, alimentato da un modello economico fondato sul profitto, ha ostacolato l'esercizio di una solidarieta' necessaria alla salvaguardia della comunita'. Questa solidarieta' e' una costruzione sociale tra soggetti diversi che esprimono "bisogni comuni", siano essi materiali o immateriali. E la solidarieta', inseparabile dalla giustizia sociale, va intesa nel contesto di una societa' necessariamente cosmopolita. Questo vuol dire tendere la mano all'escluso, al marginalizzato e al senza voce, indipendentemente dalla sua provenienza geografica e culturale.
Perche' abbia un valore politico, questa solidarieta' deve nascere, come ha scritto Albert Camus, dalla rivolta di chi dice no a una condizione inumana di schiavitu', tracciando con questo rifiuto una linea di rottura con il passato. Al di la' di quella linea, dire di no si trasforma nell'affermazione positiva del diritto alla propria umanita' e alla propria felicita'. La solidarieta' e' quindi la lotta per la propria integrita', per essere parte di un tutto e non solo braccia per lavorare.

5. LIBRI. ROBERTO SAVIANO PRESENTA "UMANITA' IN RIVOLTA" Di ABOUBAKAR SOUMAHORO
[Dal sito del settimanale "L'Espresso" riprendiamo questa recensione dal titolo "Donne, ragazzi, migranti: l'umanita' in rivolta" e il sommario "La dignita' del lavoro. Il rifiuto del paternalismo. Il diritto alla felicita'. Nel libro di Aboubakar Soumahoro c'e' tutto il cammino del nostro tempo"]

Ho sentito parlare molte volte Aboubakar Soumahoro e la prima volta che ho ascoltato un suo discorso non ho pensato "guarda come parla bene in italiano questo straniero", ma "guarda quante cose giuste dice quest'uomo". E non ho nemmeno pensato "ma perche' questi discorsi non li fanno i politici?", perche' questi discorsi dovremmo farli tutti e ascoltarli tutti piu' spesso, magari sempre. Ma non e' facile parlare chiaro come fa Aboubakar Soumahoro.
Per parlare chiaro bisogna avere le idee chiare e per avere le idee chiare bisogna conoscere cio' di cui si parla. Ho letto "Umanita' in rivolta", il preziosissimo libro di Soumahoro pubblicato da Feltrinelli. Preziosissimo perche' tocca in maniera precisa temi che riguardano tutti, di cui si sa poco anche se chiunque si sente ormai legittimato a parlarne. Sul lavoro (soprattutto sulla sua assenza) e sull'immigrazione (trattandola come invasione) sono anni che i principali partiti politici fanno campagna elettorale criminalizzando lo straniero raccontato come una minaccia. Ogni giorno la politica produce un numero folle di post e tweet su lavoro e immigrazione che hanno il solo scopo di fare ammuina e legittimare chiunque voglia esprimere la propria opinione anche senza sapere nulla, come se bastasse guardare le tendenze su Twitter per capire come gira il mondo.
Nelle prime pagine di "Umanita' in rivolta" ho letto queste parole: "Abbiamo dovuto lavorare molto per riuscire a prendere la parola in prima persona nei luoghi e negli spazi politici. Per molto tempo, tanti in buona fede hanno ritenuto doveroso prendere la parola al nostro posto. Mi viene da dire che il pensiero di deriva paternalista a volte contamina involontariamente chi e' impegnato in difesa dei migranti, che vengono ritenuti incapaci di generare, esprimere e declinare un pensiero politico e una forma di lotta". Sostituite la parola "migranti" con "donne", "adolescenti", "bambini", "meridionali" e capirete di cosa parla il libro di Aboubakar Soumahoro, e capirete perche' e' importante che lo leggiate e lo consigliate a chi vi e' vicino, ai ragazzi e alle ragazze che conoscete e che meritano di fare una riflessione approfondita e ragionata sulla costruzione di categorie di persone disegnate per essere marginali, alle quali si possono applicare regole diverse, leggi diverse e che possono essere beneficiari di diritti minori, con la d minuscola. Diritti intesi come concessione. Per le donne come e' andata e come ancora va? E per chi racconta il sud Italia? E per i ragazzi, i non ancora maggiorenni e quindi non ancora votanti? Per loro come vanno le cose? Per le Greta e per i Simone che osano prendere la parola sul loro presente e sul loro futuro? Quanti sono disposti a credere nella genuinita' delle loro lotte? Quanti preferirebbero farle loro quelle battaglie perche' ritengono di poterle maneggiare in maniera piu' incisiva, perche' ritengono di essere piu' titolati?
Non sto perdendo il punto, non sto dimenticando che Aboubakar Soumahoro e' arrivato in Italia dalla Costa d'Avorio, non sto dimenticando i lavori duri e senza retribuzione che ha fatto, non sto dimenticando che ha rischiato di farsi molto male lavorando in un cantiere, non sto dimenticando le condizioni disumane nelle quali ha visto vivere e morire molte persone con cui ha condiviso una parte del suo cammino. Non lo dimentico, ma lui, con le sue parole, mostra di non voler parlare di se' e dei "suoi" ma di tutti noi insieme, di tutti noi che siamo in rivolta senza voler fare rivoluzioni, noi che crediamo che rivoluzione coincida con conoscenza.
Ho letto "Umanita' in rivolta" sentendomi fratello di Aboubakar, fratello perche' mi sono accorto che lui era esattamente dove ero io quando avevo bisogno di conforto. Lui come me, lui insieme a me, anche se non sapevamo di essere insieme, frequentava le pagine di Albert Camus e di Max Frisch, lui si interrogava su come fosse possibile aver dimenticato la lezione di umanita' e giustizia di Giuseppe Di Vittorio. E soprattutto, cio' che ha reso le parole di Aboubakar tanto familiari per me e' che ha iniziato a scrivere questo libro per dimostrare che se il lavoro e' tutto, che se il lavoro e' alla base di ogni vita che possa dirsi dignitosa, ci sono dei corollari che ne discendono che non possono essere considerati secondari. Primo: "uguale lavoro, uguale salario" per tutti, uomini e donne, qualunque sia la loro provenienza. Secondo: ogni uomo ha un diritto che e' inalienabile ed e' il diritto a essere felice. E se la felicita' puo' provare a raggiungerla solo spostandosi dal proprio Paese, e' un suo diritto poterlo fare e non c'e' nessuno che possa impedirglielo.

6. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

7. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

9. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Francesco Foffano (a cura di), Prose filologiche. La questione della lingua, Sansoni, Firenze 1908, 1961, pp. XVIII + XXIV + 122.
- Jean Genet, Palestinesi, Stampa Alternativa, Roma 2002, pp. 272.
- Richard Wright, Spagna pagana, Mondadori, Milano 1962, 1966, pp. 382.
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Riedizioni
- Alessandro Roncaglia, Breve storia del pensiero economico, Laterza, Roma-Bari 2016, Rcs, Milano 2019, pp. X + 342, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Fantascienza
- Ken MacLeod, Engine City, Mondadori, Milano 2009, 2019, pp. 252, euro 6,90.
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Gialli
- Jeffery Deaver, Promesse, Rcs, Milano 2019, pp. 128, euro 10,50.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3403 del 31 maggio 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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