[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 205



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 205 del 30 aprile 2019

In questo numero:
1. Ricordando Alfio, contro il maschilismo, il razzismo, il fascismo
2. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
3. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
4. Venti proposizioni

1. LE ULTIME COSE. RICORDANDO ALFIO, CONTRO IL MASCHILISMO, IL RAZZISMO, IL FASCISMO

In questo nono anniversario della sua scomparsa noi ricordiamo il nostro amico, maestro di vita e compagno di lotte Alfio Pannega, nel modo in cui lui avrebbe voluto essere ricordato: proseguendone la lotta contro il maschilismo, contro il razzismo, contro il fascismo; proseguendone l'impegno nonviolento contro tutte le violenze, le ingiustizie, le oppressioni; proseguendone l'azione solidale in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.
Nell'impegno necessario contro tutte le violenze ci illumina ancora la sua testimonianza.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Difendere quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Condividere il bene ed i beni.
Salvare le vite: il primo dovere.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
La nonviolenza e' in cammino.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
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Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti. Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione. Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura. La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa. Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3372, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-204.

2. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

3. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

4. REPETITA IUVANT. VENTI PROPOSIZIONI

I. La prima radice
La prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera.
Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'.
Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
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II. Non solo l'8 marzo e' l'8 marzo
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il femminicidio e la violenza sessuale.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il maschilismo e il patriarcato.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro tutte le violenze e tutte le complicita' con la violenza e tutte le ideologie della violenza.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.
Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' la prima radice di ogni altra violenza.
Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' il primo nemico dell'umanita'.
Vi e' questa ineludibile evidenza: ne discende il tuo primo dovere.
La lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' la corrente calda della nonviolenza in cammino. Questo significa l'8 marzo.
Sostenere la lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' il primo dovere di ogni persona decente. Questo significa l'8 marzo.
Ogni volta che fai la cosa giusta per contrastare la violenza maschilista, quel giorno e' l'8 marzo.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.
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III. Dal femminismo molti doni
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.
Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.
Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.
Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.
E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.
Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.
Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.
In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.
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IV. Sommessa un'opinione. Ed un ringraziamento
Se la viva commozione non m'inganna, mi sembra che l'iniziativa One Billion Rising del 14 febbraio 2013 contro la violenza sulle donne sia stata - per estensione planetaria, ma anche per chiarezza di contenuti, adeguatezza delle forme, capacita' di favorire la partecipazione piu' ampia e piu' consapevole, mobilitando teste e cuori, pensieri e passioni, menti e corpi - la piu' grande manifestazione nonviolenta globale nel corso dell'intera storia umana.
Ancora una volta il movimento delle donne, la sapienza delle donne, il coraggio delle donne, la lotta delle donne si conferma essere la corrente calda della nonviolenza, si conferma essere l'esperienza storica decisiva nel cammino di liberazione dell'umanita'.
Ed ancora una volta si conferma questa cruciale verita': che solo se si riuscira' a contrastare, sconfiggere, abolire la violenza maschile, e l'ideologia e le strutture e le prassi della violenza maschilista e patriarcale, solo allora si riuscira' a difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani, a realizzare pace e giustizia, civile convivenza responsabile e solidale tra tutti gli esseri umani e tra gli esseri umani e l'intero mondo vivente.
La nonviolenza e' in cammino con volto e con voce di donna, con passo lieve di danza, in profonda schiudente armonia, in una trama relazionale che unisce in piena coerenza mezzi e fini, che avvicina persona a persona e l'umanita' intera raggiunge, riconosce, libera.
E che in questa luminosa giornata anche non pochi uomini mettendosi alla scuola e all'ascolto delle donne abbiano saputo cogliere l'occasione per esprimere la volonta' di rompere ogni omerta' e complicita' col femminicidio, col maschilismo, col patriarcato, per esprimere la scelta di opporsi alla violenza maschile, ebbene, anche questo e' un dono e un frutto dell'iniziativa delle donne, del pensiero e del movimento delle donne, di cui anche il vecchio che scrive queste righe ad esse e' grato con tutto il cuore.
E che dopo il 14 febbraio ogni giorno continui e si estenda ed ovunque si inveri quel che il 14 febbraio e' accaduto: il manifestarsi dell'impegno dell'umanita' affinche' cessi la violenza maschile sulle donne.
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V. E quindi
Occorre opporsi al maschilismo e al patriarcato, ed opponendosi al maschilismo e al patriarcato ci si oppone anche al razzismo, alla guerra, alla devastazione dell'ecosistema, a tutti i poteri criminali, a tutte le forme di sfruttamento ed oppressione.
Occorre riconoscere, difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
E quindi: occorre sostenere i centri antiviolenza e le case delle donne.
E quindi: occorre la parita' di rappresentanza di genere ovunque si decide cio' che tutte e tutti riguarda.
E quindi: occorre applicare subito pienamente la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
Vi e' una sola umanita'.
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VI. Ancora sulla prima radice di ogni violenza
L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.
E' la prima radice delle guerre e di tutte le uccisioni.
E' la prima radice del razzismo e di tutte le persecuzioni.
E' la prima radice dell'oppressione economica, sociale, politica.
E' la prima radice dell'oppressione ideologica.
E' la prima radice dell'organizzazione gerarchica, del sistema dello sfruttamento, del militarismo come metodo e come sistema.
E' la prima radice perche' e' la violenza la piu' intima e la piu' contagiosa, la piu' elaborata e la piu' distruttiva, la piu' primordiale e la piu' celebrata, la piu' diretta e la piu' organizzata, la piu' vile e la piu' feroce.
E' la prima radice perche' e' la prima violenza concretamente agita.
E' la prima radice perche' e' la prima violenza strutturalmente imposta.
E' la prima radice perche' e' l'esperienza e il modello di riferimento per ogni altro rapporto sociale basato sull'ineguaglianza e la subordinazione, l'asservimento e la negazione dell'altrui dignita'.
E' la prima radice perche' e' fatta propria, propagandata e fin esaltata da tradizioni di pensiero e di azione cosi' antiche e pervasive da esser divenuta abito mentale per innumerevoli persone e popoli, culture e societa'.
E' la prima radice perche' e' cosi' violenta che gia' il solo denunciarla suscita sovente reazioni brutali e fin assassine.
L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.
Come e' possibile che l'umanita' si liberi dalla violenza se non si libera innanzitutto da questa prima violenza?
E come e' possibile ritenere che siano vie alla liberazione dell'umanita' ideologie e pratiche che mantengono questa prima violenza?
E come e' possibile lottare per la liberazione propria e comune se non si lotta innanzitutto contro questa violenza prima e fondante ogni altra?
Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare per la pace e i diritti umani.
Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro il razzismo ed ogni persecuzione.
Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro tutti i poteri criminali.
Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare in difesa della biosfera.
Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, l'umanita' spaccando in due, rendendone meta' vittima e meta' carnefice.
Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che una persona sia innanzitutto una persona, ed in quanto tale portatrice di diritti come ogni altra persona.
Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che la societa' sia alleanza tra pari, nega alla radice che persone diverse siano eguali in diritti e doveri, nega alla radice la pluralita' degli esseri umani ed il loro medesimo esser parte dell'unica umanita', nega alla radice la giustizia e la solidarieta' universale.
Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta il principio che fonda ogni ingiustizia, ogni oppressione, ogni violenza.
Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta l'ordine che impone insieme il privilegio e l'esclusione, il rapporto servo-padrone, la configurazione di ogni legame sociale nella forma della relazione tra dominanti e dominati, la negazione della piena dignita' umana delle persone che il potere opprime.
Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta la perdita della pienezza dell'umanita' propria e dell'altrui.
La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo dovere di ogni essere umano sollecito del pubblico bene.
La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo diritto di ogni essere umano sollecito della propria e comune dignita'.
La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo passo per contrastare la guerra, il razzismo, il fascismo. Il primo passo per la liberazione dell'umanita'.
La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' il primo compito a cui la nonviolenza ti chiama.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera. Una sola umanita', di persone tutte diverse l'una dall'altra e tutte eguali in diritti e dignita'.
Il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ci richiama a questa consapevolezza, a questo impegno, a questa urgente necessita': opporsi all'oppressione maschilista e patriarcale, e cosi' difendere i diritti di tutti gli esseri umani, e cosi' costruire la pace e la convivenza, la giustizia e la liberazione.
Con volto e con voce di donna, la nonviolenza e' in cammino.
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VII. Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta'
Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta' la violenza maschilista e' il primo oppressore dell'umanita', la prima radice di ogni altra violenza, il primo facitore di male.
E contrastare la violenza maschilista e' quindi il primo impegno, il primo dovere, la prima vitale necessita' di ogni persona di volonta' buona.
Solo se si contrasta la violenza maschilista si puo' costruire la pace, la giustizia, la solidarieta' che riconosce ed invera l'infinito valore di ogni umana esistenza, la piena dignita' di tutti gli esseri umani.
Due sono le storiche e fondamentali esperienze novecentesche della nonviolenza in Europa: la resistenza antifascista e il movimento femminista; nella preziosa continuita' con esse oggi il primo nostro dovere e' la lotta contro la violenza maschilista e patriarcale, la lotta che fonda e s'intreccia con tutte le resistenze a tutte le menzogne e le oppressioni, con tutte le esperienze di solidarieta' e di liberazione, con tutti i movimenti impegnati per salvare la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.
Non sara' possibile contrastare la guerra e tutte le uccisioni se non si sconfigge la violenza maschilista.
Non sara' possibile contrastare il razzismo e tutte le persecuzioni se non si sconfigge la violenza maschilista.
Non sara' possibile contrastare le ingiustizie sociali se non si sconfigge la violenza maschilista.
Non sara' possibile la guarigione dalle piu' profonde e dolorose e spaventose occlusioni e repressioni e mutilazioni psicologiche e culturali se non si sconfigge la violenza maschilista.
Non sara' possibile la liberazione delle oppresse e degli oppressi se non si sconfigge la violenza maschilista.
Non sara' possibile difendere la biosfera nel suo insieme e nell'infinita varieta' delle forme di vita se non si sconfigge la violenza maschilista.
Non sara' possibile un'umanita' di persone libere e solidali, eguali in diritti e dignita', tutte responsabili del bene comune, se non si sconfigge la violenza maschilista.
Sconfiggere nelle culture e nelle societa' la violenza maschilista, sconficcare dal cuore degli uomini e del mondo la violenza maschilista, liberarsene tutti e tutte, e' il primo passo per restituire umanita' all'umanita', per rendere il mondo abitabile ad ogni persona, per poter vivere un'esistenza degna e solidale, limpidamente conscia della natura relazionale ed empatica della nostra esperienza vitale, del nostro stare in un mondo plurale e condiviso.
Io che scrivo queste righe sono un uomo. Cui il movimento femminista apri' gli occhi e il cuore e la testa molti anni fa. Al militante politico leopardiano e marxista che ero gia', il femminismo insegno' verita' ineludibili sul piano della ragion pura e della ragion pratica, e una percezione, una facolta' di comprensione e giudizio, un sguardo sul mondo, sulle persone e su me stesso persona nel mondo, nella concreta coscienza del partire da se', che i corpi contano, che il personale e' politico, che l'umanita' e' plurale, che ogni relazione e' dialogica, che la lotta per la liberazione delle oppresse e degli oppressi da tutte le menzogne e da tutte le violenze richiede una concreta coerenza, una rigorizzazione dei ragionamenti e delle condotte, un impegno che comincia dal rispetto, dall'accudimento, dall'amore per chi ti e' piu' vicino e solo cosi' l'umanita' intera idealmente connette e raggiunge.
So che la prima lotta che in quanto uomo devo condurre e' quella contro il fascista che e' in me.
So che la violenza sulle donne e' un problema degli uomini.
So che ogni giorno e' da praticare sia il conflitto contro l'iniquita' che la comunicazione con l'umanita', uscendo dal silenzio e disponendosi all'ascolto, abbattendo il muro delle imposte diseguaglianze e delle materiali e immateriali alienazioni che pietrificano; agendo con la fermezza ma anche con la delicatezza della nonviolenza, con la persuasa tenacia e l'avvolgente tenerezza di chi lotta per salvare le vite, di chi lotta per condividere il mondo e la sobria felicita' che nel mondo e' possibile, e possibile solo se condivisa fra tutte e tutti.
Si avvicina il 14 febbraio: e' il giorno in cui le donne di tutto il mondo sfidano la violenza maschilista e patriarcale manifestando in tutte le citta', i paesi, i villaggi nella forma che piu' intensamente afferma il valore, la dignita' dei nostri stessi corpi di esseri fatti di carne che sentono e pensano: danzando.
Si avvicina il 14 febbraio, e poi l'8 marzo. Ma ogni giorno deve essere il 14 febbraio del miliardo di donne che si sollevano, dell'umanita' intera che si solleva con esse dalla barbarie all'umanita'; ogni giorno deve essere l'8 marzo dell'internazionale futura umanita' che Clara Zetkin e Rosa Luxemburg - ed infinite altre - chiamarono alla lotta affinche' la liberazione fosse dell'umanita' intera; ogni giorno e' il giorno in cui devi contrastare la violenza maschilista. Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza che a tutte le violenze e le menzogne si oppone, con l'amore per il mondo. Vivendo un'esistenza che sappiamo finira', vivendo un'esistenza che possiamo e dobbiamo rendere degna, vivendo un'esistenza che ad ogni esistenza riconosca valore, e speranza di liberazione, e condivisa felicita'.
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VIII. Non passa giorno
Non passa giorno senza che nel nostro paese un marito, un fidanzato, o un ex tale, uccida la donna che sosteneva di amare, e che invece evidentemente riteneva un oggetto di sua proprieta' del quale disporre fino alla distruzione. Non passa giorno.
E' il maschilismo la prima radice di ogni altra violenza.
E' la lotta contro il maschilismo il primo dovere di ogni persona decente.
E' la lotta contro il maschilismo l'indispensabile premessa che fonda la lotta contro la guerra e contro il razzismo, contro ogni oppressione, contro ogni violenza.
Se non si lotta contro il maschilismo, tutto il resto e' vano.
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IX. Alcuni nostri intimi convincimenti
In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne sabato 26 novembre si svolgera' a Roma una manifestazione nazionale promossa dai movimenti delle donne.
Nell'esprimere gratitudine, apprezzamento, sostegno e adesione all'iniziativa riaffermiamo ancora una volta alcuni nostri intimi convincimenti.
1. Ogni persona, associazione o istituzione che voglia essere impegnata per la pace e i diritti umani deve porsi all'ascolto e alla scuola del movimento di liberazione delle donne;
2. nulla e' piu' necessario ed urgente che contrastare il maschilismo, che e' la prima radice e il primo modello di ogni violenza;
3. per contrastare la violenza maschile occorre innanzitutto sostenere i centri antiviolenza promossi dai movimenti delle donne;
4. urge altresi' ottenere la piena attuazione dei provvedimenti disposti dalla Convenzione di Istanbul (che e' anche legge dello stato italiano) contro la violenza sulle donne;
5. il movimento di liberazione delle donne e' la corrente calda e l'esperienza storica concreta decisiva della nonviolenza in cammino;
6. se non si lotta contro la violenza maschile, le sue pratiche, le sue ideologie, le sue strutture, non c'e' speranza alcuna di poter contrastare e sconfiggere la guerra e il militarismo, il razzismo e le persecuzioni, la schiavitu' e la devastazione della biosfera.
7. Solo la vittoria del movimento di liberazione delle donne apre la via alla liberazione dell'umanita' da ogni oppressione; solo la vittoria del movimento di liberazione delle donne apre la via a una societa' di persone libere ed eguali in diritti, responsabili e solidali, una societa' della convivenza e della condivisione, del bene comune e dell'aiuto reciproco, in cui da ciascuna persona sia dato secondo le sue capacita' ed a ciascuna persona sia dato secondo i suoi bisogni.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
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X. Questo otto marzo
Non passa giorno senza avere notizia di donne torturate e uccise: torturate e uccise dai mariti, dai fidanzati, dagli ex-compagni, dagli acquirenti e dagli imprenditori del mercato schiavista di carne umana, dal maschilismo che e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza, di ogni potere criminale, di ogni relazione di dominio e di sfruttamento, di ogni barbarie, di ogni pulsione e ideologia e condotta e struttura onnidistruttiva.
Non passa giorno senza avere notizia di donne, uomini, bambine e bambini migranti vittime di abominevoli violenze e tratti a morte: in mare, nei ghetti, per le strade, nei campi, nei lager, uccisi dalle mafie, dagli schiavisti, dal "disordine costituito" economico e politico internazionale, dalle dittature di ogni ordine e grado, dal razzismo della teppa fascista, dal razzismo padronale e di stato.
Non passa giorno senza che la guerra - quella degli eserciti e quella delle milizie, quella degli stati e quella delle mafie, quella dei gruppi armati e quella degli individui - nuove stragi esegua.
Fermare questo triplice orrore e' il primo diritto e il primo dovere di ogni essere umano.
Non essere ucciso e' il primo diritto di ogni essere umano.
Salvare le vite e' il primo dovere di ogni persona e di ogni umano istituto.
Per salvare l'umanita' dall'incombente catastrofe e' responsabilita' e compito di ogni essere umano e di ogni umano istituto opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni.
Per salvare l'umanita' dall'incombente catastrofe e' responsabilita' e compito di ogni essere umano e di ogni umano istituto impegnarsi in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, in difesa dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.
I movimenti delle donne che per l'imminente otto marzo hanno promosso lo sciopero generale di tutte le donne riproponendo cosi', con lucidita' e coraggio, il significato e il fine originario e fondamentale dell'istituzione della Giornata internazionale per la liberazione delle donne - e  con esse dell'intera umanita' - da ogni violenza e da ogni oppressione, convocano l'umanita' intera alla lotta nonviolenta piu' necessaria e piu' urgente.
Ad esse ed all'iniziativa da esse promossa, lo sciopero delle donne questo 8 marzo 2017, esprimiamo gratitudine e sostegno.
Ancora una volta all'ascolto di Clara Zetkin e di Rosa Luxemburg, di Virginia Woolf e di Simone Weil, di Hannah Arendt e di Carla Lonzi, di Franca Ongaro Basaglia e di Luce Fabbri, di Laura Conti e di Wangari Maathai, di Adrienne Rich e di Germaine Tillion, all'ascolto della teoria e delle prassi dei movimenti femministi, all'ascolto delle infinite vittime della violenza maschilista, razzista, militarista, mafiosa, schiavista, totalitaria.
Ancora una volta nella consapevolezza che solo sconfiggendo il maschilismo si costruisce l'eguaglianza di diritti e la solidarieta' che ogni persona riconosce e raggiunge, si costruisce la pace che salva le vite, si invera la sobria e condivisa felicita' possibile agli esseri umani, si adempie il bene comune nella comune responsabilita'.
La giornata dell'otto marzo ci convoca ancora tutte e tutti alla lotta comune per la comune liberazione.
Figura dell'umanita' come dovrebbe essere, invito al pensiero e all'azione, movimento di riconoscimento, principio speranza e miracolo della nascita, l'iniziativa dello sciopero delle donne promosso per l'otto marzo da "Non una di meno" e dai movimenti che in quell'appello si riconoscono, chiama a un agire persuaso e generoso che dall'8 marzo si protenda, si sviluppi e si realizzi in ogni giorno successivo.
Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' in cammino.
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XI. Riconoscenza
Siamo riconoscenti al movimento "Non una di meno" per aver promosso questo otto marzo lo sciopero delle donne contro la violenza maschile.
Questa necessaria iniziativa merita il persuaso sostegno di ogni persona di volonta' buona, di ogni movimento democratico, di ogni umano istituto che abbia per fine la difesa e la promozione della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano, la civile convivenza, il bene comune, la comune liberazione da rapporti di dominazione, sfruttamento, sopraffazione, denegazione.
Nella lotta del movimento delle donne contro la violenza maschile noi riconosciamo la corrente calda e l'esperienza storica decisiva della nonviolenza in cammino.
Noi crediamo che essendo la violenza maschilista e patriarcale la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza, la lotta di liberazione delle donne e' la lotta decisiva per la liberazione dell'umanita' da ogni violenza; solo contrastando e sconfiggendo la violenza maschilista e patriarcale e' possibile contrastare e sconfiggere la guerra e tutte le dittature, il razzismo e tutte le persecuzioni, la schiavitu' e la segregazione, lo sfruttamento e la mercificazione delle persone, la devastazione della biosfera.
L'otto marzo, giornata internazionale di lotta per la liberazione delle donne, e' ipso facto giornata di lotta per la liberazione dell'intera umanita'.
Proprio perche' la violenza maschilista e patriarcale spezza in due l'umanita', a meta' di essa imponendo la condizione di vittime ed all'altra meta' il ruolo di carnefici, solo sconfiggendo nella societa' e nella cultura questa violenza, solo sconficcando dai corpi e dalle menti e dai cuori questa violenza, solo cosi' e' possibile la liberazione comune, e' possibile ricomporre l'umanita' lacerata, e' possibile che tutti gli esseri umani si riconoscano finalmente umani, uguali in diritti, ciascuna persona diversa di ogni altra e tutte unite dalla solidarieta' che tutte le abbraccia, dalla comune responsabilita' e dalla comune condivisione dei beni comuni.
*
XII. L'ideologia dello stupro
E' insegnata a tutti i maschi. Il suo decalogo dice:
1. Gli uomini sono i padroni del mondo, le donne sono le loro schiave.
2. Una donna e' un bene patrimoniale: animale, macchina e merce; non e' una persona, non e' titolare di diritti.
3. Ogni donna ti appartiene, se si ribella uccidila.
4. Una donna che pensa e' un pericolo per la societa', uccidila.
5. Se una donna vuole la dignitas e l'auctoritas che ineriscono all'essere umano, uccidila.
6. Il fallo e' un'arma, e' l'arma che fa l'uomo.
7. L'intero corpo dell'uomo e' un'arma. L'intero corpo della donna e' un bersaglio.
8. Essere nati da donna e' il segreto, la vergogna innominabile. Tutte le donne devono pagare questo affronto. Nessuna vendetta e' abbastanza crudele.
9. Cio' che l'uomo fa a una donna, deve farlo al mondo universo: possedere, violentare, distruggere.
10. Queste leggi non devono essere rivelate. Sono il segreto della societa' dei maschi.
L'ideologia militarista, l'ideologia razzista, tutte le ideologie della violenza sono estensioni dell'ideologia maschilista, o dello stupro.
Il maschilismo e' infatti la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza. Solo abbattendo l'intera ideologia e tutte le prassi del maschilismo l'umanita' potra' conoscere la pace, la solidarieta', la felicita'.
Ogni maschio che voglia diventare una persona decente deve lottare contro il fascista che e' in lui, il fascista che gli ha inoculato una educazione all'ideologia dello stupro che viene trasmessa da tutte - tutte - le agenzie della formazione e della socializzazione.
Non solo opere infami trasmettono l'ideologia dello stupro: la trasmettono quasi tutte le opere della cultura umana prodotte dalla e nella societa' del dominio maschile; compresi capolavori dell'arte e del pensiero che per altri aspetti ammiriamo.
Il primo compito della nonviolenza e' sconfiggere il maschilismo, sconficcarlo dal cuore degli uomini e della societa'.
La prima e l'unica decisiva esperienza storica della nonviolenza e' il movimento di liberazione delle donne.
Il movimento di liberazione delle donne e' la corrente calda della nonviolenza in cammino.
Ogni discorso che non riconosce l'eguaglianza di dignita' e diritti di tutti gli esseri umani, e' gia' il fascismo.
Ogni struttura che spacca in due l'umanita' tra una parte dominatrice e una parte dominata, e' gia' il fascismo.
Ogni relazione tra esseri umani che implica un rapporto di forza, di proprieta', di potere, e' gia' il fascismo.
Chiamiamo fascismo il metodo di organizzazione e di azione, il sistema concettuale e sociale, la struttura e la prassi politica - e dell'economia politica come della psicologia dinamica -, che ha come suo perno il maschilismo. Che ha come suo fine e idealtipo l'ordine dei Lager. E che e' incompatibile con l'umanita'.
In quanto riduce l'umanita' a un universo di vittime e di carnefici, l'ideologia dello stupro e' il primo nemico dell'umanita'.
In quanto si nutre esclusivamente della sofferenza - subita ed inflitta - degli esseri umani, l'ideologia dello stupro e' il primo nemico dell'umanita'.
La prima lotta che l'umanita' deve condurre con piena coscienza della posta in gioco - la liberazione comune o la piu' orribile delle sorti - e' la lotta nonviolenta per abolire il maschilismo e l'intero suo portato.
Chiamiamo amore il riconoscimento dell'altrui dignita', dell'altrui umanita'.
Chiamiamo amore la lotta comune contro la morte, e contro quell'irrogazione parcellizzata della morte di cui consiste ogni rapporto di dominazione.
Chiamiamo amore la capacita' delle donne di generare l'umanita', di mettere al mondo il mondo; e la capacita' degli uomini di accettarla come bene comune, di riconoscerne il valore, di non provarne invidia e rancore.
Chiamiamo amore la lotta contro la violenza.
La nonviolenza e' la forza dell'amore, la forza della verita'.
E' oggi che dobbiamo sconfiggere l'ideologia e la prassi dello stupro.
E' oggi che dobbiamo abolire il maschilismo e il patriarcato.
Solo abolendo il maschilismo aboliremo la guerra e il militarismo, il razzismo e ogni mafia, la schiavitu' e la distruzione della biosfera.
Solo abolendo il maschilismo usciremo dalla preistoria dell'umanita'.
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XIII. Il nostro stupro quotidiano
In ogni citta', in ogni borgo, in ogni campo, uomini rapiscono donne, uomini feriscono donne, uomini uccidono donne.
Di mattina, di sera, di notte, armati di mitra, armati di coltello, armati di mani che serrano e rompono.
Vive una vita di terrore e sgomento meta' dell'umanita', e una vita di odio e disprezzo - di se' e dell'altro da se' - la massima parte dell'altra.
Non si fermeranno le guerre, non si abbatteranno le dittature, non si abolira' la schiavitu', non cesseranno le persecuzioni, finche' non sara' sconfitto il maschilismo.
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XIV. L'osceno segreto dei maschi
Non so da quante migliaia di anni veniamo educati all'idea che uccidere e' un bene.
Non so da quante migliaia di anni veniamo educati all'idea che tutte le donne sono preda.
Non so da quante migliaia di anni veniamo educati all'idea che la bellezza merita di essere distrutta.
Non so da quante migliaia di anni veniamo educati all'idea che l'unica legge che conta e' quella del pater familias.
So che l'ideologia maschilista e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza.
So che se non si sconfigge il maschilismo l'umanita' non diventera' mai umana.
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XV. L'anno del Circeo. Cinque tesi
1. Mi ricordo
Mi ricordo di quando nei processi per stupro l'intera societa' dei maschi metteva sotto accusa la vittima.
Mi ricordo del tempo in cui quella violenza contro le donne era considerata nel codice penale un reato "contro la stirpe" e non contro una persona, e la donna vittima di violenza non era considerata persona, ma carne, e quella violenza la si chiamava "violenza carnale".
Mi ricordo l'anno del Circeo, chi ha la mia eta' non puo' dimenticare.
Da allora sono invecchiato di mezzo secolo, e mi sembra che quei tempi non siano ancora finiti, non sia ancora abolito quell'orrore.
Da allora sono invecchiato di mezzo secolo, e so che la lotta fondamentale e decisiva per la liberazione dell'umanita' e' quella del movimento delle donne.
2. Da quale parte della barricata
Le donne che denunciano le violenze subite da uomini, e massime da uomini potenti, da uomini che hanno il potere di decidere della loro vita, sanno che denunciare quelle violenze e questo potere - questo violento sistema di potere - significa esporsi a nuove violenze. Sanno che la dittatura dei maschi usera' ogni mezzo per vendicarsi. Sanno che gli schiavisti non ammettono che le vittime possano ribellarsi, e con tutta la loro forza cercheranno di schiacciarle. Eppure queste donne denunciano i loro carnefici. C'e' una parola per questo: coraggio.
So quale e' la mia parte della barricata: per quel poco che conta la mia persona, sono dalla parte di queste donne senza esitazioni. So che la loro denuncia, la loro lotta, non riguarda solo loro, riguarda l'umanita' intera. Riguarda anche la mia dignita', la mia liberta'. So che chi non si schiera con loro, si schiera con la dittatura fascista dei maschi. Sono un uomo, non sono un fascista. So quale e' la mia parte della barricata: per quel poco che conta la mia persona, sono dalla parte di queste donne senza esitazioni.
3. Nessun sofisma
Nessun sofisma puo' occultare il fatto che una violenza e' una violenza. Che quella violenza sia la regola dei rapporti sociali significa solo che occorre abolire quella violenza e rovesciare i rapporti sociali su quella regola fondati.
Le donne che oggi smascherano la ferocia del dominio maschilista e patriarcale chiamano l'umanita' intera a fondare un'altra societa', la societa' dell'eguaglianza di diritti, la societa' del riconoscimento della dignita' di ogni persona, la societa' in cui la diversita' di ogni persona sia riconosciuta come un dono prezioso e valorizzata in una trama di relazioni tra eguali in diritti, persone eguali proprio perche' diverse, che si riconoscono diverse ed eguali: una e plurale e' l'umanita'.
4. La prima radice
So che il dominio maschilista e patriarcale e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza: so che non si potra' sconfiggere il modo di produzione che aliena e schiavizza le persone e le sacrifica al feticcio dell'accumulazione del potere, del prestigio, dei beni e del capitale se non si sconfigge il dominio maschilista e patriarcale; so che non si potra' impedire l'irreversibile devastazione e desertificazione della biosfera se non si sconfigge il dominio maschilista e patriarcale; so che non si cancellera' l'obbrobrio delle dittature, delle guerre e del militarismo - ridurre degli esseri umani ad utensili per uccidere degli esseri umani - se non si sconfigge il dominio maschilista e patriarcale; so che non si realizzera' il disarmo - nel tempo in cui le armi possono distruggere per sempre la civilta' umana - se non si sconfigge il dominio maschilista e patriarcale. So che non vi sara' una societa' libera e solidale, responsabile e accudente, sobria e armoniosa, se non si sconfigge il dominio maschilista e patriarcale.
Il dominio maschilista e patriarcale e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza: chi non lo vede, e' cieco.
5. Queste parole
Scrivo queste parole che penso dovrebbero essere ovvie. Le scrivo per dichiarare la mia opposizione a due barbarie: la barbarie della violenza maschile, e la barbarie della criminalizzazione delle vittime della violenza maschile. Le scrivo perche' nessuno e' fuori della mischia. Le scrivo perche' credo che in questa lotta che le donne oggi stanno conducendo e' anche il senso - e quindi il valore - di tutto il mio agire di militante del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita', di persona amica della nonviolenza, di uomo che non vuole essere complice del fascismo.
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XVI. Come in uno specchio
Il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l'umanita' intera s'interroga.
S'interroga sul crinale apocalittico in cui si trova.
S'interroga sulle scelte necessarie, sui compiti dell'ora.
S'interroga sull'alternativa tra l'universale inabissamento nelle spire del male e del vuoto o la salvezza comune.
S'interroga sull'alternativa tra la violenza che tutto riduce a niente e la nonviolenza che salva le vite.
Sente in quest'ora un appello e un kairos, un momento di verita'.
Si guarda in uno specchio l'umanita' e si dice che sa che non riuscira' a fermare la catastrofe della guerra nucleare che va preparandosi se non abolira' la violenza dei maschi.
Si guarda in uno specchio l'umanita' e si dice che sa che non riuscira' a fermare l'ecatombe razzista e genocida in corso se non abolira' la violenza dei maschi.
Si guarda in uno specchio l'umanita' e si dice che sa che non riuscira' a salvare il mondo vivente dall'inquinamento, dalla devastazione e dalla desertificazione se non abolira' la violenza dei maschi.
Si guarda in uno specchio l'umanita' e si dice che sa che non riuscira' a impedire l'inabissamento e l'annichilimento della propria storia, della propria civilta', della propria esistenza stessa se non abolira' la violenza dei maschi.
Si guarda in uno specchio l'umanita' e si dice che sa che il maschilismo e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza, e che quindi il compito primo di ogni essere umano che voglia adoperarsi per la salvezza comune e' contrastare il maschilismo, la sua ideologia, le sue prassi, il suo sistema di dominazione che e' il fondamento primo di ogni struttura violenta.
Si guarda in uno specchio l'umanita' e si riconosce una e plurale.
Le donne che in tutto il mondo scendono in piazza in difesa dell'umanita'; le donne che ogni giorno oppongono una strenua resistenza alla violenza maschilista e patriarcale, gerarchica e militarista, imperialista e razzista, sfruttatrice e rapinatrice, schiavista e mafiosa; le donne che il 25 novembre, come il 14 febbraio, come l'8 marzo, fanno irrompere nello spazio pubblico dell'agora' la verita' e la luce della loro lotta a contrastare il regime fascista dei maschi, a rivendicare l'umanita' dell'umanita', a costruire la vita come dovrebbe essere, chiamano l'umanita' intera alla lotta per la liberazione comune.
Ad esse la nostra gratitudine, in esse la nostra speranza, con esse la nostra lotta per un'umanita' di persone libere ed eguali in diritti, responsabili e solidali, nella cura comune per il mondo vivente, nella condivisione dei beni e del bene.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' in cammino.
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XVII. 25 novembre
Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne diciamo alcune semplici verita'.
Che sono le donne che mettono al mondo l'umanita'.
Che il gioco della guerra e' una follia dei maschi.
Che e' una follia dei maschi la brama di possesso, di potere, di rapina ed accumulazione, e la volonta' di avvelenare, devastare e distruggere tutto cio' che non si puo' rapire, asservire, possedere.
Che la stessa violenza che i maschi esercitano sulle donne la esercitano sull'intero mondo vivente.
Che la violenza maschile sta mettendo in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' e del mondo vivente.
Che il movimento di liberazione delle donne si oppone a tutte le violenze.
Che il movimento di liberazione delle donne e' rivolgimento accudente e amoroso verso l'intero mondo vivente.
Che il movimento di liberazione delle donne libera l'umanita' intera.
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XVIII. Una lettera
Carissime tutte di "Erinna",
domani pomeriggio non potro' essere alla vostra iniziativa, e mi dispiace molto: da quando c'e' l'One Billion Rising il 14 febbraio grazie a voi e' divenuto un giorno di lotta e di festa in cui non solo si denuncia l'orrore presente con nitide e ferme e adeguate parole e vi si resiste insorgenti in fierezza e tenerezza contrastando la violenza senza cedimenti ed insieme prendendosi cura delle vittime tutte, nessuna dimenticando, nessuna abbandonando; ma l'aria stessa s'illimpidisce e finalmente si respira, si vede infine un chiarore, un'aurora, si presente la felicita' possibile di un'umanita' libera e solidale.
Come potrei non esservene grato dal profondo del cuore? So che di tutte le dittature che occorre contrastare e sconfiggere quella dei maschi e' la piu' longeva, la piu' radicata, la piu feroce. So che la dignita' e la liberazione dell'umanita' non possono darsi se non attraverso il pensiero e la prassi di cui siete viva testimonianza. So che nel vostro essere e agire e' lo spirito dell'utopia e il principio speranza, il sinolo di eguaglianza e differenza che reciprocamente si fondano, il riconoscimento e il rispetto di se' e dell'altro da se', l'amore per il mondo vivente che si fa resistenza, antifascismo integrale, rottura delle catene e sbocciare del fiore vivo, il sogno di una cosa che irrompe nella realta' e trae l'umanita' da questa preistoria e la guida verso quello che voci lontane e compresenti hanno chiamato il regno dei fini, il regno della liberta': nel vostro essere e agire io vedo una concreta verita' che nel suo farsi umanizza e quindi libera tutte e tutti.
Scusatemi dell'assenza e ancora e ancora grazie per tutto quello che fate, che siete, il 14 febbraio e tutti i giorni.
Con l'ammirazione di sempre, un abbraccio.
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XIX. Questo 8 marzo di meditazione e di lotta
Sono un uomo che dagli anni '70 del secolo scorso si e' posto all'ascolto e alla scuola del movimento di liberazione delle donne.
So che nel XX secolo, in cui alla fine dei miei giorni avro' comunque vissuto la maggiore e miglior parte della mia vita, sono state donne le persone che hanno pensato i pensieri decisivi per l'umanita', che hanno formulato per tutte e tutti i compiti dell'ora, che hanno detto le verita' necessarie. So che sara' solo grazie al pensiero e al movimento di liberazione delle donne che l'umanita' potra' impedire la catastrofe bellica ed ecologica alla quale il potere totalitario maschile ci sta trascinando.
Credo che Rosa Luxemburg e Hannah Arendt, Simone Weil e Virginia Woolf, siano non solo tra le massime pensatrici dell'intera umanita' del XX secolo, ma che sulla guerra e sul razzismo, sulla violenza del capitale e del totalitarismo, sulla violenza patriarcale e maschilista - che e' la prima radice e il primo modello di ogni violenza che lacera e opprime l'umanita' - abbiano scritto le cose decisive che ogni essere umano convocano alla presa di coscienza e all'azione nonviolenta.
Ma non solo singole donne geniali, ma lo storico movimento di liberazione delle donne nella preziosa pluralita' dei suoi volti, delle sue voci, delle sue esperienze, ha risvegliato ed educato ogni persona di volonta' buona alla lotta necessaria per il bene comune, a contrastare il veleno fascista che la barbarie maschilista sparge nel mondo e nelle menti, a sconfiggere l'ideologia e la prassi che da tempi immemorabili spacca in due l'umanita' ed impone la logica e il comando della gerarchia, della diseguaglianza di diritti, dell'oppressione schiavista e rapinatrice, militarista e mafiosa.
L'8 marzo per me e' un giorno di meditazione e di lotta, e sono grato alle donne che accogliendo l'appello di "Non una di meno" anche a Viterbo renderanno visibile il significato e il fine di questa giornata cosi' come Clara Zetkin la penso' e la propose al movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita' da ogni violenza, da ogni ingiustizia, da ogni oppressione, da ogni menzogna.
Ed a maggior ragione dopo il voto del 4 marzo, in cui il trionfo della manipolazione, della narcosi e dell'alienazione ha portato alla vittoria la piu' squallida destra militarista, razzista e maschilista, la giornata dell'8 marzo quest'anno illumina ancor piu' le nostre coscienze e ci convoca alla resistenza nonviolenta, all'antifascismo integrale concreto e coerente che a tutte le violenze si oppone, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente casa comune dell'umanita'.
Ebbi a scrivere anni fa alcune parole ripetendo le quali vorrei concludere questa dichiarazione di gratitudine che non si estingue.
"Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.
Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.
Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.
Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.
E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.
Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.
Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.
In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine".
*
XX. Le donne che ieri...
In tutta semplicita' e in sincera commozione vogliamo qui attestare la nostra gratitudine alle donne che ieri a Viterbo come in tanti altri luoghi del pianeta sono scese in piazza per dire parole di verita' ed opporre le loro anime ed i loro corpi alla violenza maschile che sta soffocando la vita nel mondo.
La loro lotta e' la lotta per la salvezza comune dell'umanita', per l'umanizzazione dell'umanita', per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
La lotta del movimento di liberazione delle donne infatti non libera le donne soltanto, ma l'umanita' intera. Contrastando il fascismo dei maschi fino a strapparlo dai loro stessi cuori, anch'essi libera dalla violenza che li corrode e li indraca, restituisce anche agli uomini la loro umanita', all'umanita' anch'essi restituisce.
Le donne generose e sapienti che ieri hanno inverato l'appello del movimento "Non una di meno" realizzando lo sciopero femminista su scala mondiale hanno fatto tornare l'8 marzo ad essere l'8 marzo, il giorno pensato e voluto da Clara Zetkin e Rosa Luxemburg, decisivo momento di parresia, riconoscimento dell'umanita' di ogni persona, giornata di azione nonviolenta di tutte le oppresse e tutti gli oppressi, presa di coscienza del fatto che senza la vittoria della lotta di liberazione delle donne, senza la sconfitta definitiva del sistema di potere maschilista e patriarcale, l'intera umanita' sara' per sempre schiava, squarciata in due nei ruoli di vittime e carnefici, irriconoscibile a se stessa, votata al disastro.
Poiche' la violenza maschile - l'ideologia e la prassi maschilista, il sistema di potere maschilista, il modo di produzione e i rapporti di proprieta' maschilisti, la visione del mondo maschilista - e' la prima radice e il primo modello di ogni violenza: della violenza bellica e mafiosa, della riduzione in schiavitu', del disprezzo per ogni persona fragile e oppressa, dell'odio per tutto cio' che nel mondo vive liberamente, per chi genera e accudisce l'altrui vita.
E' dall'ideologia e dalla prassi della violenza maschile che scaturisce il patriarcato come potere assoluto di uccidere e imposizione totalitaria di un capo e padrone; che scaturisce la gerarchia come ordinamento delle relazioni sociali in cui chi e' al vertice della piramide si nutre del dolore e del sangue di chi e' posto sotto; che scaturisce lo sfruttamento illimitato come forma di produzione e riproduzione sociale che tutte e tutti e tutto riduce a merce da consumare fino alla nientificazione; e' dall'ideologia e dalla prassi della violenza maschile che scaturiscono il militarismo e la guerra, l'adorazione delle armi e delle uccisioni, l'asservimento dell'umanita' a un potere generatore soltanto di divoramento e distruzione, di dolore e di morte, il cui fine ultimo e' ridurre il vivente a cosa, a materia inerte, a dissoluzione, a nulla.
Incapace di generare la vita, inetto a preservare ed accudire il bene, il potere maschilista l'intera umanita' trae infine verso l'annichilimento: Auschwitz ed Hiroshima ne sono l'orribile prefigurazione.
E quindi l'8 marzo in quanto giornata di lotta contro la violenza maschile che lacera e opprime l'umanita' intera e' ipso facto anche giorno di lotta contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro la schiavitu' e tutti gli sfruttamenti, le rapine, le alienazioni; giorno di lotta contro ogni violenza che nega l'umanita' dell'umanita', contro ogni violenza che nega il valore di ogni singola vita e dell'intero mondo vivente.
Il pensiero e il movimento di liberazione delle donne, corrente calda della nonviolenza, voce e volto dell'umanita' come dovrebbe essere, etica della responsabilita' ed amore per il mondo, rivoluzione egalitaria e solidale e libertaria e nonviolenta, che nessuna persona opprime, che nessuna persona esclude, convoca l'umanita' all'umanita', alla liberazione, alla condivisione del bene e dei beni.
Dei molti doni che dal femminismo tutte e tutti abbiamo ricevuto, questo e' il piu' grande: il disvelamento della nostra personale e comune umanita'; poiche' questa lotta e' - nel suo stesso pensarsi e farsi - insieme anche la terapia del nostro dolore, la lavanda delle nostre ferite, la ricucitura delle nostre lacerazioni, la riscoperta del nostro valore, il venire alla luce della nostra dignita', la coscienza che solo nella solidale liberta' di tutte le persone e' la tua stessa liberta'.
Riconoscimento e riconoscenza, nonviolenza in cammino, ogni giorno e' l'8 marzo.

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 205 del 30 aprile 2019
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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