[Nonviolenza] Telegrammi. 3365



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3365 del 23 aprile 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Approssimandosi il 25 aprile
2. Alle elezioni amministrative ed europee non un voto ai partiti razzisti
3. "Abolire la guerra, liberare l'umanita' intera". Un comizio il 24 aprile 2018 a Viterbo
4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
5. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
6. Lorenzo Guadagnucci: Chiedo scusa se parlo di animali (e di clima, giustizia, futuro)
7. Daniele Lugli: La "res publica" ha bisogno di un poco di profezia
8. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
9. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. L'ORA. APPROSSIMANDOSI IL 25 APRILE

Il ricordo della Resistenza e della Liberazione dalla barbarie fascista persuada ogni persona del dovere di opporsi oggi e qui al fascismo che torna.
Oggi e qui un governo razzista sta commettendo mostruosi crimini contro l'umanita', negando soccorso a chi e' in pericolo di morte nel Mediterraneo, perseguitando esseri umani innocenti, violando la Costituzione della Repubblica democratica ed antifascista.
Oggi e qui ogni persona decente insorga, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Oggi e qui ogni persona decente insorga, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, in difesa della legalita' che salva le vite.
Siano revocate tutte le scellerate misure razziste imposte dal governo della disumanita'.
Si dimetta il governo della disumanita'.
Siano processati e condannati per i crimini razzisti commessi i ministri del governo della disumanita'.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. REPETITA IUVANT. ALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE ED EUROPEE NON UN VOTO AI PARTITI RAZZISTI

Alle elezioni amministrative ed europee di maggio non un voto ai partiti razzisti.
Non un voto ai partiti del governo razzista e golpista.
Non un voto ai partiti del governo colpevole di omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e di sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia.
Non un voto ai partiti del governo colpevole della conclamata volonta', espressa in piu' forme ed occasioni, di far si' che i naufraghi superstiti siano respinti in Libia, dove essi tornerebbero con tutta probabilita' ad essere vittime di segregazione in lager, schiavitu', torture e costante pericolo di morte.
Non un voto ai partiti del governo colpevole di persecuzione razzista ed effettuale favoreggiamento della riduzione in schiavitu' attraverso criminali e criminogene misure contenute nel cosiddetto "decreto sicurezza della razza".
Non un voto ai partiti del governo colpevole di sequestro di persona aggravato, reato per il quale i complici del governo che siedono in Senato hanno impedito alla magistratura italiana di procedere nei confronti del Ministro dell'Interno reo confesso, garantendo cosi' una scandalosa impunita' al ministro e al governo.
Non un voto ai partiti del governo colpevole di reiterata istigazione all'odio razzista e apologia del delitto di omissione di soccorso.
Non un voto ai partiti del governo colpevole di violazione di convenzioni internazionali, di leggi ordinarie, e della stessa Costituzione della Repubblica italiana, al fine di attuare una criminale politica razzista.
Non un voto ai partiti del governo razzista e golpista.
Alle elezioni amministrative ed europee di maggio non un voto ai partiti razzisti.

3. REPETITA IUVANT. "ABOLIRE LA GUERRA. LIBERARE L'UMANITA' INTERA". UN COMIZIO IL 24 APRILE 2018 A VITERBO
[Promossa da varie organizzazioni e vari movimenti impegnati per la pace e i diritti umani, la giustizia sociale, la difesa della biosfera e la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge, si e' svolta martedi' 24 aprile 2018 a Viterbo in piazza delle erbe una manifestazione contro tutte le guerre con la partecipazione appassionata di molte persone che a Viterbo vivono e la dolorosa e illuminante testimonianza di rappresentanti di popoli oppressi da guerre e dittature, da fame e schiavitu'. Ricostruita frettolosamente a memoria, questa e' una sintesi del discorso tenuto a braccio dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"]

1. La guerra e' nemica dell'umanita'
La guerra e' nemica dell'umanita', poiche' essa sempre e solo consiste dell'uccisione di esseri umani: e noi siamo esseri umani, gli esseri umani che la guerra uccide.
E non solo la guerra uccide ogni giorno innumerevoli persone, ma giunti all'attuale livello di sviluppo delle tecnologie di distruzione essa minaccia l'esistenza stessa dell'intera umanita'.
Dopo Auschwitz e dopo Hiroshima chiunque capisce che l'opposizione alla guerra, l'impegno per abolire la guerra, deve essere oggi per ogni singolo essere umano, per ogni legittimo umano istituto, per l'umanita' intera, il primo impegno esistenziale, morale, civile, politico.
O l'umanita' abolira' la guerra, o la guerra estinguera' l'umanita'.
*
2. Quattro azioni contro la guerra
Ma come si lotta in modo adeguato contro la guerra?
Sono indispensabili quattro consapevolezze, che costituiscono quattro scelte morali, che devono tradursi in quattro azioni politiche.
*
2.1. In primo luogo si lotta in modo adeguato contro la guerra con la consapevolezza che la condizione necessaria perche' ogni singola persona possa veder riconosciuto da tutte le altre persone il suo diritto a non essere ucciso e' nel suo riconoscimento del medesimo diritto a tutte le altre persone.
Con la consapevolezza che un unico destino di vita o di morte ci unisce ormai tutti.
Con la consapevolezza che la regola della vita sociale, della civile convivenza, dell'umanizzazione del nostro esistere, e' nel rispetto e nell'aiuto reciproco, nella solidarieta' che tutte le persone riconosce e raggiunge e sostiene e conforta, nella condivisione dei beni e del bene.
Riconoscere il volto dell'altra persona - di ogni altra persona -, ascoltare la voce dell'altra persona - di ogni altra persona -, sentirsi responsabili per l'altra persona - per ogni altra persona -, condividere con l'altra persona - con ogni altra persona - il bene supremo della vita e del mondo.
*
2.2. In secondo luogo si lotta in modo adeguato contro la guerra solo con il disarmo: senza disarmo non si contrasta la guerra, non si contrastano le stragi, non si contrastano le uccisioni.
Le armi servono a uccidere, chi le possiede ne e' posseduto, crede di servirsi di esse ma da esse e' asservito: il solo fabbricarle, il solo metterle in circolazione, il solo detenerle, e' gia' l'inizio dell'uccidere, e' gia' non solo seme del dolore e della paura, ma prassi dell'odio e del male che ogni persona umilia e minaccia e mutila e divora.
Ed in concreto, qui ed ora, quali atti politici di concreto e coerente disarmo dobbiamo quindi ottenere che il nostro paese compia?
Dobbiamo ottenere che l'Italia finalmente sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la probizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, trattato che entrera' in vgore solo quando almeno cinquanta stati lo avranno sottoscritto.
Dobbiamo ottenere che l'Italia cessi di fornire armi a regimi violatori dei diritti umani ed a stati belligeranti: del sangue delle loro vittime anche le nostre mani sono macchiate.
Dobbiamo ottenere che l'Italia cessi di partecipare alla cosiddette "missioni internazionali" armate che in realta' costituiscono occupazioni militari e guerre mascherate e istigazioni all'odio.
Dobbiamo ottenere che l'Italia lasci e denunci le alleanze internazionali il cui fine reale e fin conclamato e' la guerra, il ricatto e la minaccia della guerra, l'asservimento di interi paesi ed interi popoli a potenze imperiali, terroriste e stragiste globali e regionali.
Dobbiamo ottenere che l'Italia avvii una drastica riduzione delle spese militari; e che quelle immense risorse finanziarie del pubblico erario che oggi scelleratamente destina ai folli fini dell'addestramento a uccidere, della messa a disposizione di strumenti di morte, di organizzazione e promozione del dominio della violenza, del terrore e della morte, ebbene, le destini invece a fini di pace e di bene, di soccorso umanitario, di cooperazione internazionale, di universale solidarieta' e convivenza, di protezione civile ed erogazione di servizi sociali.
E andando ancor piu' alla radice: dobbiamo ottenere che l'Italia cessi di produrre armi e che l'industria bellica sia immediatamente riconvertita a produzioni civili per il pubblico bene.
Il complesso militare-industriale e' complice primo di tutti i poteri criminali e potere criminale esso stesso; esso trae i suoi profitti della morte degli esseri umani, fonda e sostiene l'economia schiavista, si configura come base materiale del sistema totalitario ed implica la crescente minaccia di estinzione dell'umanita'.
Senza disarmo non si costruisce la pace; senza disarmo non si salvano le vite.
*
2.3. In terzo luogo si lotta in modo adeguato contro la guerra con la smilitarizzazione: con la smilitarizzazione dei territori e delle istituzioni, delle culture e delle comunita', dei conflitti da gestire rendendoli umani e costruttivi, delle relazioni politiche e sociali.
Il militarismo e' incompatibile con la democrazia, e' incompatibile con il rispetto e la promozione dei diritti umani, e' incompatibile con la difesa della natura.
L'esistenza stessa degli eserciti ha come fine preparare ed eseguire guerre e stragi, addestrare persone ad uccidere, imporre obbedienza alla violenza, disumanizzare chi ne fa parte come chi ne e' fuori, infliggere la morte a persone viventi, terrorizzare, brutalizzare e sopprimere. Puo' esservi crimine piu' flagrante?
Nel modello dell'esercito e della caserma trovano la loro radice ed ispirazione i regimi dittatoriali che sono una guerra dei potenti contro i propri stessi popoli, che sono il militarismo fattosi regime totale.
Abolire gli eserciti e' il primo passo perche' la civilta' umana divenga civile.
Dobbiamo quindi ottenere che  l'Italia avvii un proprio percorso di immediata smilitarizzazione e promuova relazioni internazionali fondate sulla smilitarizzazione.
E andando piu' alla radice: occorre finalmente sostituire alla cosiddetta "difesa armata" che sempre e' invece minaccia e aggressione, la difesa popolare nonviolenta che sola realmente riconosce e difende le vite, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e della biosfera.
Occorre riconvertire subito le spese militari in spese per la protezione civile, l'assistenza umanitaria, l'erogazione di servizi assistenziali a chi di assistenza ha bisogno, la cooperazione internazionale di pace, il bene comune dell'umanita'.
Senza smilitarizzazione non si costruisce la pace; senza smilitarizzazione non si salvano le vite.
*
2.4. In quarto luogo si lotta in modo adeguato contro la guerra solo con la scelta della nonviolenza, poiche' solo la nonviolenza si oppone ad ogni violenza in modo nitido e intransigente, concreto e coerente.
E' con la lotta nonviolenta che ci si oppone alla guerra e a tutte le uccisioni.
E' con la lotta nonviolenta che ci si oppone al razzismo e a tutte le persecuzioni.
E' con la lotta nonviolenta che ci si oppone al maschilismo e a tutte le oppressioni.
E' solo con la scelta della nonviolenza che si puo' sconfiggere la violenza; e' solo facendo il bene che si contrasta il male.
E' con la scelta della nonviolenza che si costruisce la pace, la democrazia, il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani, la difesa della biosfera casa comune dell'umanita'.
Senza la scelta della nonviolenza non si costruisce la pace; senza la scelta della nonviolenza non si invera la democrazia; senza la scelta della nonviolenza non si salvano le vite; senza la scelta della nonviolenza non si umanizza l'umanita'.
*
3. La questione decisiva: la liberta' delle donne
Solo la liberta' delle donne e' la prova e la misura della liberazione dell'umanita' intera.
Poiche' la violenza maschile e' la prima radice e il primo modello di ogni oppressione, di ogni violenza, di ogni regime fondato sulla diseguaglianza di diritti, la lotta contro il maschilismo e' il primo, indispensabile passo del cammino che porta alla fine dell'orrore presente e alla comune liberazione dell'umanita'.
All'Italia chiediamo quindi innanzitutto la piena realizzazione di tutto quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, Convenzione gia' recepita nell'ordinamento del nostro paese ma ancora tutt'altro che pienamente attuata; ed in particolare chiediamo che si dia pieno e adeguato riconoscimento e sostegno ai centri antiviolenza realizzati dal movimento delle donne.
Solo la liberta' delle donne e' la prova e la misura della liberazione dell'umanita' intera.
*
4. Una sola umanita'
Sappiamo di essere una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Sappiamo che occorre  riconoscere ad ogni essere umano il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Sappiamo che occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Sappiamo che occorre riconoscere ad ogni essere umano liberta' di movimento sull'intero pianeta.
Sappiamo che occorre riconoscere il diritto di voto ad ogni persona ovunque si trovi.
Sappiamo che occorre opporci ad ogni discriminazione, ad ogni persecuzione.
Sappiamo che occorre realizzare quella democrazia della comunita' terrena di cui ci parla Vandana Shiva.
Sappiamo di essere esseri umani, ognuno diverso da ogni altro, e tutti eguali in diritti, tutti uniti dal vincolo di una universale solidarieta'.
Ed al nostro paese chiediamo quindi immediatamente due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
Sempre ricordati questo: che l'altro dell'altro sei tu; che non solo tutte le persone insieme ma anche ogni singola persona in se' e' e siamo l'umanita'.
*
5. Nel giorno in cui si commemora il genocidio del popolo armeno
Oggi e' una data simbolica: il 24 aprile e' il giorno in cui in tutto il mondo si commemorano le vittime del genocidio del popolo armeno, il genocidio con cui si apri' il "secolo breve" delle due guerre mondiali, del totalitarismo, dei piu' efferati orrori.
E ricordando quel genocidio noi ricordiamo le vittime di tutti i genocidi, di tutti i massacri, di tutte le guerre; di tutte le dittature, di tutte le occupazioni militari, di tutte le oppressioni schiaviste e colonialiste, imperialiste e razziste; di tutte le violenze e innanzitutto di quella maschilista che di tutte le violenze e' la prima radice ed il primo paradigma.
E ricordando quel genocidio noi assumiamo su noi stessi il dovere di lottare contro ogni orrore, contro ogni violenza, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
*
6. Tra la giornata della Terra e l'anniversario della Liberazione
L'iniziativa di oggi si colloca anche tra altre due date simboliche: tra il 22 aprile, Giornata mondiale della Terra, e il 25 aprile, Giornata della Liberazione del nostro paese dal fascismo e dalla guerra.
Le sorelle e i fratelli rappresentanti dei popoli oppressi che oggi sono qui tra noi e la cui viva testimonianza ancora una volta ci ha mosso alle lacrime e ci ha convocato alla solidarieta' che tutti i popoli e tutte le persone riconosce ed abbraccia nell'unica umanita', ci ricordano una volta ancora che lo schiaffo dato su qualunque guancia, che la ferita inferta su qualunque corpo, brucia nelle nostre stesse carni poiche' noi sappiamo di essere una sola umanita' e che la dignita' e la liberta' sono indivisibili: finche' una sola persona e' oppressa, finche' una sola persona e' nel terrore, finche' degli esseri umani vengono uccisi da altri esseri umani, nessuna persona e' libera, nessuna esistenza puo' essere felice, ed e' ancora da adempiere quell'impegno comune affinche' l'intera umanita' possa vivere un'esistenza degna.
*
6.1. Due giorni fa, il 22 aprile, abbiamo celebrato la Giornata mondiale della Terra ed abbiamo ricordato e attestato la nostra responsabilita' verso ogni altra persona, verso ogni essere vivente, verso quest'unico pianeta vivente.
E dicevamo che ci chiede quattro cose la Giornata della Terra, e tutte impegnative. Di riconoscere che questo in cui viviamo e' - per quanto ne sappiamo - l'unico mondo vivente, e la nostra stessa vita dipende in decisiva misura dal complesso intreccio di molte altre vite. Di disporci al rispetto della vita altrui se vogliamo che la nostra stessa vita sia rispettata. Di prendere piena coscienza del fatto che la sorte di questo pianeta e di tutte le vite in esso presenti dipende in larga, decisiva misura dalle scelte e dalle conseguenti azioni di noi esseri umani. Di assumere questa responsabilita' senza nasconderci quanto essa sia complessa, problematica, difficoltosa.
E innanzitutto ci chiede che il primo criterio dell'intero nostro agire sia, come diceva Albert Schweitzer, il rispetto per la vita.
In primo luogo il rispetto per la vita degli altri esseri umani, e non solo i presenti, ma anche i passati e i venturi. E questo significa opporci a tutte le uccisioni ed adoperarci per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; condividere i beni; esercitare la solidarieta'. Significa anche non devastare il mondo, ovvero non costringere le generazioni future a vivere una vita infera in un ambiente venefico e degradato. E significa anche serbare memoria dell'intera famiglia umana e dell'intera umana vicenda, ed impedire che gli sforzi e il cammino compiuti dalle generazioni che furono siano annichiliti da un disastro che travolgendo il presente, impedendo il futuro, cancella anche l'intero passato.
In secondo luogo il rispetto per la vita degli altri animali non umani, nella loro generalita' cosi' affini a noi e palesemente dotati di alcune caratteristiche che sono anche le nostre, come quella di percepire sensazioni, provare emozioni, pensare pensieri, comunicare.
In terzo luogo il rispetto per la vita degli altri esseri viventi e come mettere in adeguata relazione questa persuasione con le nostre fondamentali esigenze biologiche, ad esempio la nostra stessa alimentazione.
In quarto luogo il rispetto del mondo vivente nei suoi elementi vitali fondamentali: l'aria, l'acqua, la terra (intesa come suolo e come luogo della vita).
In quinto luogo il rispetto del mondo vivente nel suo insieme, come biosfera. Nella sua struttura (di cui siamo parte) e nella sua storia (di cui la nostra storia e' parte).
Sono riflessioni, responsabilita' e doveri non lievi, non banalizzabili, ed insieme ineludibili.
In questo ambito di esperienze e riflessioni, come in molti altri campi - dall'impegno politico all'amore per la poesia -, ci fu maestro, in questa citta' che tanto amo' e che non lo ha dimenticato, Alfio Pannega, di cui tra pochi giorno, il 30 aprile, ricorderemo ancora una volta la figura nell'anniversario della scomparsa.
*
6.2. E domani e' il 25 aprile, giornata in cui facciamo memoria delle vittime del fascismo e della guerra; facciamo memoria della testimonianza di quanti al fascismo e alla guerra resistettero; facciamo memoria della Liberazione e della democrazia ancora da adempiere ed estendere all'umanita' intera; e' il giorno in cui solennemente riaffermiamo il valore cogente della Costituzione repubblicana che nata dalla Resistenza tutte e tutti ci impegna alla lotta per il bene comune, per la democrazia che ogni essere umano riconosce eguale in diritti, che convoca all'universale solidarieta': da ciascuno secondo le sue capacita', a ciascuno secondo i suoi bisogni.
Lo dicevamo ancora una volta qualche giorno fa che il 25 aprile commemora e significa cinque cose: la liberazione del nostro paese dal fascismo; la liberazione del nostro paese dalla guerra con cui il fascismo aveva incendiato quasi l'intero mondo; la liberazione dell'umanita' da un regime e un culto della violenza che l'umanita' intera intendeva infine annichilire; ricorda le innumerevoli vittime del fascismo e delle guerre; ricorda la Resistenza di coloro che alla violenza onnidistruttiva vollero opporsi e nel dolore di tanti lutti l'umanita' salvarono dalla catastrofe sconfiggendo il fascismo e ponendo fine alle stragi.
E da questo insieme di memorie scaturisce l'impegno affinche' l'orrore del fascismo e della guerra mai piu' si ripeta nella storia dell'umanita'. Affinche' siano abbattute tutte le dittature, affinche' sia abolita per sempre la guerra.
In queste giornate noi siamo di quelli che non in pompa magna ma in silenzio e meditazione ancora una volta si recano dinanzi alla lapide che in piazza del Sacrario ricorda i partigiani viterbesi caduti nella lotta contro l'orrore e la vergogna del mondo; dinanzi alla lapide e alle pietre d'inciampo che in via della Verita' ricordano i deportati viterbesi nei campi di sterminio nazisti; dinanzi al cippo che in piazzale Antonio Gramsci ricorda le persone li' trucidate dai nazisti; dinanzi alla lapide che ora in via Tommaso Carletti ricorda Mariano Buratti, comandante partigiano che i fascisti assassinarono... questa citta' ha le sue memorie. E ricordo i miei antichi maestri di antifascismo, da Vittorio Emanuele Giuntella a Raimondo Pesaresi, da Sauro Sorbini ad Achille Poleggi, ed innumerevoli altri da cui nel corso di una vita ormai lunga ebbi la fortuna di ricevere doni di verita' e di amicizia, esempi di generosita', di dignita', di rigore intellettuale, morale, politico, lezioni di umanita'. Maestri che tutti vollero e seppero restar fedeli all'umanita', ed il cui lascito non perira' finche' l'umanita' vive.
*
7. Quasi una ricapitolazione in poche parole

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Agisci verso gli altri come vorresti che gli altri agissero verso di te.
Essere lievi sulla terra, prendersi cura del bene comune, condividere il bene ed i beni.
Avere coscienza della fragilita' e rispetto del limite, in dubio contra projectum.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Ascoltare le altre persone, riconoscerne l'umanita', dire il vero.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Una sola umanita', un'universale democrazia: una persona, un voto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Nessuna persona e' un'isola, ogni persona e' responsabile di tutto.
La liberta' delle donne e' la sola prova e misura della liberazione dell'umanita'.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Poniti sempre dalla parte delle vittime, contro tutte le uccisioni.
Poniti sempre dal punto di vista del bene comune dell'umanita'.
In ogni persone e' l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

*
8. Rimeditando un'antica parola latina, in guisa di congedo
Vi e' una parola che deriva dal latino medievale, una parola che e' gia' in se stessa un impegno: essa significa "condividi il tuo pane con chi non ha pane". Da secoli con questa parola si chiamano e si riconoscono le persone che sentono di essere esseri umani tra esseri umani: queste persone si chiamano e si riconoscono, voi lo sapete, compagne e compagni. Di questa denominazione di compagna, di compagno, di persona che condivide il suo pane con chi non ne ha, ognuna ed ognuno di noi sappia essere degna e degno.

4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

5. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. RIFLESSIONE. LORENZO GUADAGNUCCI: CHIEDO SCUSA SE PARLO DI ANIMALI (E DI CLIMA, GIUSTIZIA, FUTURO)
[Dal sito di "Azione nonviolenta" riprendiamo e diffondiamo]

Chiedo scusa se parlo di animali, argomento tabu' per la politica. Si', per la politica, perche' la condizione animale e' uno dei grandi scandali della societa' moderna.
Uno scandalo scomodo e rimosso. Nessuno vuole metterlo a fuoco. Milioni di animali vengono fatti nascere  solo scopo di essere uccisi al termine di brevi non-vite condotte in spazi concentrazionari. Ogni volta che il tema viene evocato, ad esempio durante le manifestazioni ambientaliste avviate da Greta Thunberg, si preferisce parlare d'altro.
Isaac Bashevis Singer, il grande scrittore in lingua yiddish, premio Nobel per la letteratura, in un racconto mette in bocca a un personaggio un'affermazione che riassume la posizione degli animali nell'eta' contemporanea: "Per gli animali", dice il personaggio, "e' un'eterna Treblinka". Massimo Filippi e Filippo Trasatti, in uno dei libri piu' veri e piu' importanti sulla condizione animale nella societa' presente, parlano di "Crimini in tempo di pace" (titolo del loro libro pubblicato da Eleuthera), alludendo all'inferno degli allevamenti, alla violenza di sistema, simbolica e reale, sui corpi degli animali non umani.
Ma veniamo a Greta. I "FridayforFuture" sono stati seguiti con grande attenzioni dai media e dalla politica in tutto il mondo. A volte con goffi cenni di approvazione, ad esempio di leader politici noti per l'assoluto conformismo rispetto all'ideologia sviluppista corrente (piu' grandi opere, piu' consumi, piu' Pil); a volte con curiosa o convinta partecipazione (nelle piazze di tutto il mondo); altre volte ancora con astio (con sfumature che  spaziano fra il complottismo e lo sbeffeggiamento) o con critico scetticismo (per la naivete' politica che caratterizzerebbe le richieste e le proposte).
Di certo i ragazzi scesi in piazza il 15 marzo non hanno parlato a vanvera: l'emergenza climatica e' reale, gia' percepibile nella vita quotidiana e resa drammatica dalle analisi degli scienziati, che accorciano rapporto dopo rapporto il tempo disponibile per impedire o limitare catastrofi sempre piu' vicine.
Questi stessi scienziati hanno indicato con chiarezza i principali responsabili dell'effetto serra: in testa la combustione di idrocarburi, al secondo posto i consumi di carne. Torna cosi', per via ecologica e sull'onda di una mobilitazione globale, la questione animale. E tuttavia resta in secondo piano nel discorso giornalistico e nel dibattito politico. Nemmeno la scelta personale della star Greta, diventata vegana (e con lei tutta la sua famiglia), viene analizzata e presa sul serio.
Eppure, di tutti gli interventi necessari per abbattere le emissioni di gas serra, una radicale riduzione dei consumi di carne e degli allevamenti intensivi e' forse il piu' raggiungibile. Piu' di una drastica riduzione dei consumi di combustibili, raggiungibile solo a patto di tagliare sensibilmente, per dirne una, il parco auto in circolazione, quindi rivoluzionando, cioe' limitando fortemente, la mobilita' individuale.
Aumentare del 50% i consumi di alimenti vegetali e ridurre sensibilmente i consumi di carne, come consigliato dagli esperti dell'Onu durante la sessione di meta' marzo dedicata ai cambiamenti climatici in Kenya, e' un obiettivo piu' abbordabile.
I governi dovrebbero certo avviare campagne di informazione e persuasione, spiegando le ragioni ambientali di un progetto "Carne, no grazie" tutto da immaginare ma chiaro nelle sue linee generali: no alla carne per salvare il pianeta e per tutelare la propria salute (a proposito: la carne rossa e' stata inserita dall'Organizzazione mondiale della sanita' fra le sostanze cancerogene, nella stessa categoria del fumo); magari si potrebbe aggiungere qualche considerazione sulla dignita' degli animali e sulla necessita' di rivedere, anche sul piano filosofico, la loro e la nostra posizione nel mondo. Le scuole avrebbero menu prevalentemente vegetariani, i nutrizionisti seguirebbero finalmente corsi di aggiornamento, le famiglie scoprirebbero che la salute fisica e morale dei loro bambini non e' mai stata al centro delle attenzioni generali. E cosi' via. La potente industria della carne di certo si opporrebbe, ma i governi potrebbero spuntarla proprio grazie a un'alleanza coi cittadini, informati e persuasi che gli attuali iperconsumi di carne non sono ne' utili ne' necessari.
Niente di tutto questo e' all'ordine del giorno, nemmeno negli ambienti piu' vicini alla prospettiva di Greta Thunberg e del movimento sceso in piazza il 15 marzo. Non se ne parla, probabilmente, perche' tutti noi avvertiremmo altrimenti un'implicita e imbarazzante critica all'ignavia e all'indifferenza che abbiamo mantenuto sulla condizione animale, di solito con la scusa che ci sono cose ben piu' importanti di cui occuparsi.
Invece non c'e' niente di piu' importante della salvezza futura e presente del pianeta, niente di piu' importante della dignita' di tutti i viventi. Se riuscissimo a infrangere il tabu', forse cominceremmo ad osservare gli animali per quello che sono. Non solo esseri senzienti, come dicono gli scienziati, ma anche esseri sensuali, cioe' capaci di emozioni e volonta', come dice Massimo Filippi.
Sarebbe una scoperta e una liberazione per molti di noi, educati fin da bambini a considerare gli altri animali come vite di scarto, come corpi da soggiogare e sopprimere a piacimento e senza rimorso. Viviamo in una societa' crudele, abituata a stabilire confini e gerarchie fra vite piu' o meno degne di essere vissute (anche all'interno della specie umana) e dovremmo invece aspirare a un mondo di equita', apertura e senso del limite. Avremmo bisogno di ripensare tutto e invece siamo sotto sotto convinti che niente si possa fare, che tutto sia piu' grande di noi, che tocchi a qualcun altro occuparsene.
Chiedo scusa se ho parlato (anche) di animali, ma e' una questione (urgente) di giustizia.

7. RIFLESSIONE. DANIELE LUGLI: LA "RES PUBLICA" HA BISOGNO DI UN POCO DI PROFEZIA
[Dal sito di "Azione nonviolenta" riprendiamo e diffondiamo]

L'invito dell'amico Zamorani allo sguardo verso la Ferrara del prossimo decennio mi ha riportato la cara memoria di Mario Miegge.
Mi dona una copia del suo libro appena uscito, "Il sogno del re di Babilonia. Profezia e storia da Thomas Muentzer a Isaac Newton" e vi annota "A Daniele il quale, da Capitini e poi per conto suo, ha imparato che la 'res publica' ha bisogno di un poco di profezia Mario". Non ho la capacita' di leggere segni e sogni come quel Daniele la'. Per guardare avanti ho pero' bisogno di capire come stanno le cose ora nella mia citta'. Mi pare piu' o meno come nelle altre. Cioe' male. Attingo a una mia relazione al congresso del Movimento nonviolento del 2010 a Brescia, "La nonviolenza per la citta' aperta". Puo' sembrare strano riferirsi a considerazioni del passato per pensare al futuro quando il mutamento e' profondo e veloce. Va pero' considerato che ero piu' intelligente di nove anni rispetto ad adesso.
La citta' cambia rapidamente, nelle costruzioni, negli spazi, nel loro uso. Cambia l'abitato e cambiano gli abitanti, le loro aspirazioni e le loro relazioni. Sono loro a fare di un abitato una citta'. La direzione del mutamento non mi appare con sicurezza positiva. Mutamenti portano problemi nuovi e complessita', che disorientano e spaventano. Affrontarli adeguatamente costa impegno e fatica. Da cio' il ricorso a forme di pensiero elementari, ad azioni brutali, che allontanano provvisoriamente la paura e sembrano offrire un orientamento preciso. Il successo delle forze politiche, che si sono fatte imprenditrici del disorientamento e delle paure, ha queste radici. Dove entra la paura non c'e' posto per altro, salvo che per il rancore e l'odio. Come un gas, di puzza ammorbante, occupa tutto l'ambiente nel quale si diffonde. Posso solo sperare che, in dieci anni, si dissolva, senza bisogno che guerre, sempre vicine, ci coinvolgano piu' direttamente.
La crisi economica - che da almeno un decennio non ci lascia - ha accelerato un processo che ha radici piu' profonde. Le istituzioni democratiche, ad ogni livello, locale, nazionale, sopranazionale non hanno saputo rispondere. Le accidentate democrazie sono parse sempre piu' occidentali, cioe' al tramonto. Con molta precisione ce ne aveva avvertito negli anni settanta Mario Luzi "Muore ignominiosamente la repubblica". Siamo passati da un regime partitocratico, attraverso una sorta di sultanato temperato, alla situazione presente, che evito di definire per tenere lo sguardo al futuro e non passare dall'escatologia alla scatologia.
Eppure istituzioni democratiche ed efficienti, a partire dal Comune, sono essenziali per una convivenza civile. Speranze di una democrazia piu' compiuta e avanzata non sono mancate nella nostra citta' nell'immediato dopoguerra. Il mio pensiero va all'esperienza dei Centri di Orientamento Sociale, a Silvano Balboni, stretto collaboratore di Capitini. Qualcosa in questa direzione mi pare esistere anche ora e possa crescere. Solo cosi', forse, non si votera' in futuro per eleggere lo sceriffo migliore, perche' poi i cittadini possano dedicarsi serenamente ai loro differenti affari di casta o clan.
Non considero i supercittadini di un sopramondo. Decidono delle nostre vite, per nostra ignavia e incapacita'. Senza tener conto dunque di abissali differenze di ricchezza e potere e della frammentazione in sottogruppi della cittadinanza, ci sono cittadini A, che hanno riconosciuti i diritti affermati nelle carte fondamentali, altri B semi-cittadini, precariamente in regola, C i visibilissimi clandestini - alla lettera: i nascosti di giorno (clam e dies) - prodotti dalla negazione del fondamentale diritto alla liberta' di movimento. Ci si avvia a considerare pure la categorie D, non persone, schiavi, a tempo o per sempre.
Noi vecchi possiamo ripetere con Guglielmo d'Orange "Non c'e' alcun bisogno di speranza per intraprendere, ne' di successo per perseverare", ma qualcuno la speranza e' bene che ce l'abbia. La speranza e' come una strada di campagna, che si forma perche' la gente inizia a percorrerla. Giovani, mi pare, hanno iniziato a formarla. Li ho visti anche a Ferrara. Come Greta di Stoccolma e Simone di Roma ripetono "Non mi sta bene che no". Non sta bene a loro, non sta bene a noi, un'aria che l'inquinamento e l'odio verso i piu' deboli hanno reso irrespirabile. Confido che molti non aspirino ad essere sempre piu' stupidi e cattivi. Cosi' dovrebbe almeno bastare.
Auguro ai piu' giovani di essere quello che a noi non e' riuscito. Cittadini che sanno come la quotidiana costruzione di relazioni tra pari e di democrazia vissuta sia il modo giusto per essere padroni in casa propria, in una casa "che e' mezzo ad ospitare" (Capitini). Non facile dopo anni di chiusura mentale, sociale, politica, esaltata in nome di una miserabile identita' data dalla nascita in un luogo piuttosto che in un altro. Mi piace pensare la mia citta' come citta' aperta, una citta' europea aperta al mondo. Una citta' e' aperta nella misura in cui sono aperti i cittadini che la abitano. Sono cioe' consapevoli dei mutamenti e vogliono indirizzarli in modo costruttivo. Affrontano la complessita' del vivere in comune costruendo luoghi di conoscenza, scambio, incremento reciproco. Una citta' aperta richiede crescita nell'impegno e competenza dei cittadini, disponibilita' degli amministratori a condividere il potere loro attribuito. Entrambe le condizioni si verificano molto raramente. Una citta' aperta non ha bisogno di un capitano.
E' necessariamente partecipe delle sette riforme indicate da Morin per affrontare il cambiamento: riforma politica, economica, sociale, del pensiero, dell'educazione, della vita, della morale. L'apertura va portata nella politica, restituendole la sua generosa funzione di costruzione della citta' per i figli e i nipoti e non occasione di potere e arricchimento personale, aprendo alla comprensione di civilta' differenti ed al loro apporto alla citta' comune. Va a riformare un'economia in evidente crisi, dopo l'ubriacatura finanziaria e il suo svincolo dai bisogni profondi e dalle possibilita' di sviluppo delle persone. Cosi' sono necessarie profonde riforme sociali per rimediare a inaccettabili diseguaglianze di ricchezza e potere. E' un sistema intero di pensiero che va aperto, al di la' delle estreme specializzazioni, che impediscono di cogliere la complessita' dei processi. Il confronto costante ed impegnato vi e' essenziale. La stessa espressione "pensiero unico" e' negazione di pensiero. La centralita' di processi educativi che mettano le persone nella condizione di esprimere e confrontare pareri competenti, il contrario dell'imperante retorica populista. E' la vita che va aperta, a dimensioni che non conosciamo o abbiamo dimenticato.
In una realta' comunale, dove le relazioni sono piu' prossime, tutti questi aspetti possono tradursi in limitati e concreti progetti da perseguire e realizzare. E' una traccia di programma per il prossimo decennio. Centrali vi sono i processi educativi - dall'infanzia, all'universita', alla ricerca, alla formazione permanente - e l'abbandono delle pratiche piu' diffuse e dannose: un esempio l'uso dell'automobile in citta' come Ferrara dove le distanze si misurano non in chilometri, ma in ettometri e decametri.

8. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

9. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Elias Canetti, Massa e potere, Adelphi, Milano 1981, Bompiani, Milano 1988, pp. 624.
- Karl Kraus, Gli ultimi giorni dell'umanita', Adelphi, Milano 1980, 1996, pp. VI + 786.
*
Riedizioni
- AA. VV., Letteratura, storia, civilta'. Medioevo volgare. Diffusione e fruizione della letteratura romanza, Salerno, Roma 2003, Rcs, Milano 2019, pp. 688, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3365 del 23 aprile 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario, invece, l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com