[Nonviolenza] Jan Palach e Jerry Prince. Una lettera al Presidente della Repubblica



JAN PALACH E JERRY PRINCE. UNA LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Egregio Presidente della Repubblica,
alcuni giorni fa, il 28 gennaio 2019, un giovane di origine nigeriana, laureato in chimica, da anni in Italia, impegnato nella solidarieta', stimato ed amato da quanti lo conoscevano e lavoravano con lui, per effetto dello scellerato "decreto sicurezza" ha perso la protezione umanitaria e per questo ha deciso di togliersi la vita gettandosi sotto un treno.
Si chiamava Jerry Prince.
La sua tragica morte mi ha immediatamente ricordato quella di Jan Palach.
Come Jan Palach si tolse la vita per denunciare una brutale, disumana violenza e risvegliare le coscienze, cosi' anche la morte di Jerry Prince denuncia una brutale, disumana violenza e deve risvegliare le coscienze.
La violenza della brutale occupazione militare in Cecoslovacchia per stroncare il socialismo dal volto umano promosso da Dubcek, la violenza del disumano regime razzista in Italia che sta commettendo crimini abominevoli come l'omissione di soccorso dei naufraghi, come la persecuzione di persone del tutto innocenti, come l'imposizione di un regime di apartheid.
La violenza subita dalle popolazioni oppresse da occupazioni militari e regimi totalitari e' la stessa violenza subita dalle popolazioni oppresse dal razzismo, come dal colonialismo e dallo schiavismo.
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Egregio Presidente della Repubblica,
la morte di Jan Palach commosse il mondo intero.
Invece la morte di Jerry Prince ha ottenuto solo qualche trafiletto in cronaca, e ad eccezione di pochi amici, di poche persone di volonta' buona, una settimana dopo e' gia' stata pressoche' dimenticata.
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Egregio Presidente della Repubblica,
il 27 gennaio a Viterbo, la citta' in cui vivo, dinanzi a quella che fu la loro abitazione e dinanzi alle pietre d'inciampo che le ricordano, ho commemorato le vittime viterbesi della Shoah.
Ed in quella occasione ho svolto questo semplice ragionamento: ricordare le vittime significa ascoltare la loro richiesta di aiuto, ma poiche' quelle vittime sono state uccise molti anni fa e quindi non possiamo piu' aiutarle personalmente, ascoltare la loro richiesta di aiuto significa soccorrere oggi e qui le persone che oggi e qui sono perseguitate, le persone che oggi e qui sono in pericolo di morte, le persone che oggi e qui hanno urgente bisogno del nostro aiuto.
Le persone come i superstiti dei lager libici che cercano salvezza in Italia e che il governo italiano vuol respingere nei lager.
Le persone che muoiono nel Mediterraneo perche' il governo italiano non solo non vuole soccorrerle accogliendole in porto sicuro ma addirittura, mostruosamente, si adopera per sabotare i soccorritori volontari che salvano vite innocenti.
Le persone che in Italia subiscono condizioni di schiavitu'.
Le persone che in Italia subiscono le persecuzioni razziste imposte dal governo anche attraverso lo scellerato, incostituzionale, criminale e criminogeno "decreto sicurezza".
Le persone come Jerry Prince.
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Egregio Presidente della Repubblica,
la morte di Jerry Prince dovrebbe farci insorgere tutti per contrastare la violenza razzista del governo italiano; la violenza razzista e golpista del governo italiano; la violenza razzista e golpista e assassina del governo italiano: poiche' chiunque capisce che la morte di Jerry Prince e' conseguenza diretta dell'incostituzionale "decreto sicurezza", cosi' come la morte di Jan Palach era conseguenza diretta dell'invasione militare della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia.
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Egregio Presidente della Repubblica,
scrivo queste parole tra le lacrime.
Le persone di coscienza si chiedono spesso cosa avrebbero fatto se fossero vissute nella Germania hitleriana. Io credo che dovrebbero, che dovremmo chiederci cosa stiamo facendo oggi qui, mentre degli esseri umani innocenti vengono lasciati morire in mare senza soccorso, mentre degli esseri umani innocenti vengono respinti verso i lager libici, mentre degli esseri umani innocenti subiscono le abominevoli persecuzioni razziste imposte dal governo italiano.
E' oggi, e' qui, che dobbiamo contrastare la violenza razzista, che dobbiamo opporci al nazismo che torna.
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Egregio Presidente della Repubblica,
il governo italiano sta commettendo abominevoli crimini contro l'umanita'.
Chiunque lo vede.
Mi permetta di riassumerli ancora una volta con le stesse parole con cui questi crimini ho gia' segnalato alle competenti magistrature italiane ed internazionali.
I. il governo italiano da mesi e tuttora commette l'abominevole delitto di omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e di sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia;
II. addirittura nelle circostanze in cui il soccorso sia agevolmente effettuabile ed effettuato, il governo italiano giunge all'orrore di esprimersi e di operare affinche' i superstiti siano respinti in Libia, dove essi tornerebbero con tutta probabilita' ad essere vittime di segregazione in lager, schiavitu', torture e costante pericolo di morte; e non e' chi non veda come con tale agire il governo italiano si renda e si riveli pertanto effettuale complice delle mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani, effettuale complice della riduzione in schiavitu' delle loro vittime, effettuale complice delle violenze e torture loro inflitte;
III. come anche i Sindaci di importanti Comuni italiani e i Presidenti di importanti Regioni italiane hanno evidenziato, il cosiddetto "decreto sicurezza" imposto dal governo italiano reca misure di persecuzione razzista nei confronti di persone del tutto innocenti, misure palesemente in contrasto sia con la Costituzione della Repubblica Italiana, sia con il diritto internazionale, sia con la Dichiarazione universale dei diritti umani; tale decreto e' stato autorevolmente definito "disumano, criminale e criminogeno" e tale da configurare elementi di "apartheid";
IV. l'effettivo "dominus" del governo italiano ed i suoi caudatari persistono in una delirante e scellerata propaganda che costituisce flagrante istigazione all'odio razzista e apologia del delitto di omissione di soccorso;
V. nel commettere e per commettere i crimini razzisti il governo non solo viola convenzioni internazionali dall'Italia sottoscritte, non solo viola leggi ordinarie dello Stato, ma viola la stessa Costituzione della Repubblica Italiana cui tutti i ministri hanno giurato fedelta' all'atto di assumere il loro incarico.
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Egregio Presidente della Repubblica,
lei e' certamente una persona di coscienza: molte sue parole e molti suoi gesti lo dimostrano.
Lei vede cosa sta accadendo.
Intervenga.
Lei ha il potere e il dovere di chiamare il Paese ad aprire gli occhi: la prego di farlo.
Lei e' il primo magistrato del nostro paese: la prego di esercitare, nelle forme previste dalla Costituzione, questa sua funzione in difesa delle vite umane in pericolo.
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Egregio Presidente della Repubblica,
ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
L'Italia e' una repubblica democratica, uno stato di diritto, un paese civile.
La nostra Costituzione ci impegna a rispettare e difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani (art. 2) e a dare asilo ad ogni persona a cui "sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana" (art. 10).
Salvare le vite e' il primo dovere.
Nel ricordo delle vittime della Shoah, nel ricordo di Jan Palach, nel ricordo di Jerry Prince, nel ricordo di tutte le vittime di tutte le oppressioni, la prego di far sentire la sua voce per contrastare i crimini razzisti, i crimini contro l'umanita', che il governo italiano sta commettendo.
La morte di Jerry Prince risvegli il nostro popolo, faccia risorgere la legalita' che salva le vite, illumini le nostre coscienze, ci persuada tutti all'impegno per contrastare e sconfiggere la criminale violenza razzista.
Augurandole ogni bene, voglia credermi il suo sincero amico

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

Viterbo, 4 febbraio 2019

Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com