[Nonviolenza] Telegrammi. 3254



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3254 del 30 dicembre 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. In memoria di Danilo Dolci
2. Sostenere "Azione nonviolenta"
3. Quid agendum
4. Manifesta illegittimita' costituzionale di vari articoli del Decreto-Legge 4 ottobre 2018, n. 113 (il cosiddetto "decreto sicurezza")
5. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
6. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
7. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
8. Mao Valpiana: Il monumento piu' bello di tutti
9. Pasquale Pugliese: Riscoprire Capitini per risvegliarsi dal sonno della ragione
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. MAESTRI. IN MEMORIA DI DANILO DOLCI

Ricorre il 30 dicembre l'anniversario della scomparsa di Danilo Dolci, che ci lascio' sul finire del 1997, ventun anni fa.
Porsi all'ascolto di Danilo e' porsi alla scuola di Socrate e di Gandhi: di Socrate Danilo condivideva il metodo maieutico, l'arte di prestare ascolto ponendo domande per far scaturire la verita' dall'intimo di chi prima ignorava di saperla ma gia' la recava con se', ed attraverso quell'emersione della verita' far scaturire anche l'azione necessaria per la liberazione comune, per il bene di tutti; di Gandhi la persuasione che l'unica cosa che conta e' la testimonianza personale, la concreta condivisione della condizione reale e della necessaria lotta delle persone oppresse, il farsi prossimo del piu' sofferente, l'amore per la verita' che libera, la scelta della nonviolenza per contrastare ogni violenza.
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Oggi che un governo razzista e golpista trascina l'Italia nella barbarie, negando soccorso ai naufraghi in pericolo di morte, aggredendo e sabotando i soccorritori volontari che salvano vite nel Mediterraneo, istigando all'odio razzista, negando protezione umanitaria a chi ne ha bisogno e diritto, cercando di imporre nel nostro paese un regime di apartheid, di persecuzioni razziste e campi di concentramento e deportazioni, io non ho dubbi su cosa farebbe Danilo: insorgerebbe, organizzerebbe la resistenza popolare nonviolenta, si batterebbe con tutte le sue forze contro il razzismo, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni persona e dell'umanita' intera.
Questo farebbe Danilo: insorgere per salvare le vite.
Questo dobbiamo fare noi.
Vi e' infatti, io credo, un solo modo onesto di ricordare Danilo: proseguirne l'azione nonviolenta per il bene comune dell'umanita' intera e del mondo vivente tutto.
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Allego una breve notizia biografica e trascrivo ancora una volta alcune righe di ricordo gia' piu' volte apparse su "La nonviolenza e' in cammino".
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Allegato primo: Una breve notizia su Danilo Dolci
Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) il 28 giugno 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso il 30 dicembre 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recente e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006.
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Allegato secondo: Cantata per Danilo

Giunse Danilo da molto lontano
in questo paese senza speranza
ma la speranza c'era, solo mancava
Danilo per trovarcela nel cuore.

Giunse Danilo armato di niente
per vincere i signori potentissimi
ma non cosi' potenti erano poi,
solo occorreva che venisse Danilo.

Giunse Danilo e volle essere uno
di noi, come noi, senza apparecchi
ma ci voleva di essere Danilo
per averne la tenacia, che rompe la pietra.

Giunse Danilo e le conobbe tutte
le nostre sventure, la fame e la galera.
Ma fu cosi' che Danilo ci raggiunse
e resuscito' in noi la nostra forza.

Giunse Danilo inventando cose nuove
che erano quelle che sempre erano nostre:
il digiuno, la pazienza, l'ascolto per consiglio
e dopo la verifica in comune, il comune deliberare e il fare.

Giunse Danilo, e piu' non se ne ando'.
Quando mori' resto' con noi per sempre.

2. PROPOSTE. SOSTENERE "AZIONE NONVIOLENTA"

La "Casa per la nonviolenza" di Verona ha subito un atto vandalico e un furto.
Tutte le persone amiche della nonviolenza sanno che la "Casa per la nonviolenza" di Verona e' un punto di riferimento fondamentale per l'intero movimento per la pace, oltre che la sede nazionale del Movimento Nonviolento e la sede della redazione di "Azione nonviolenta".
La redazione di "Azione nonviolenta", invitando ad abbonarsi per il 2019 (abbonamento annuo: euro 32), ha anche promosso una sottoscrizione.
Per abbonamenti e sottoscrizioni:
- tramite conto corrente postale: Movimento Nonviolento, ccp 18745455
- tramite bonifico bancario: Movimento Nonviolento, Iban n. IT 35 U 07601 11700 000018745455
Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.azionenonviolenta.it

3. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM

1. Il governo della disumanita' da mesi sta attuando una politica di omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e di sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia;
2. esponenti di primario rilievo del governo della disumanita' da anni conducono una forsennata propaganda xenofoba e di istigazione al razzismo;
3. il recente decreto-legge n. 113 del 4 ottobre 2018 del governo della disumanita' (il cosiddetto "decreto sicurezza") mira a introdurre nell'ordinamento italiano misure di discriminazione razzista - che sono state autorevolmente definite "apartheid giuridico" - palesemente incompatibili con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, con la Dichiarazione universale dei diritti umani, con lo stato di diritto, con la civilta' giuridica e il diritto internazionale.
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4. Occorre che ogni persona decente si impegni per ottenere l'immediata cessazione di ogni atto criminale, persecutorio, razzista ed incostituzionale da parte del governo della disumanita';
5. occorre che ogni persona decente si impegni per ottenere le dimissioni del governo della disumanita';
6. occorre che ogni persona decente si impegni per ottenere che i ministri del governo della disumanita' responsabili di crimini abominevoli siano processati e condannati secondo le leggi vigenti.
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7. Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
8. vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera;
9. salvare le vite e' il primo dovere.
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10. Agisci nei confronti delle altre persone come vorresti che esse agissero verso di te;
11. l'altro dell'altro sei tu;
12. sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

4. MATERIALI. MANIFESTA ILLEGITTIMITA' COSTITUZIONALE DI VARI ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE 4 OTTOBRE 2018, N. 113 (IL COSIDDETTO "DECRETO SICUREZZA")

Sintetizziamo qui l'elenco degli articoli che presentano profili di manifesta illegittimita' costituzionale riscontrati dall'"Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione" (Asgi) nelle nuove norme concernenti permessi di soggiorno per esigenze umanitarie, protezione internazionale, immigrazione e cittadinanza previste nel Decreto-Legge 4 ottobre 2018, n. 113.
Il testo integrale del documento dell'Asgi - 28 pagine dense di dottrina giuridica e puntuali riscontri - puo' essere letto nel sempre utilissimo sito dell'Asgi (www.asgi.it).
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Nel documento si evidenzia preliminarmente che non sussistono i casi di straordinaria necessita' e urgenza prescritti dall'art. 77 Cost. per l'adozione del decreto-legge, e che "la mancanza dei requisiti costituzionali del decreto-legge e' oggi ritenuto dalla Corte costituzionale come vizio di legittimita' costituzionale dell'intero decreto-legge, non sanato neppure dall'approvazione della legge di conversione in legge".
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1. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 1 (Abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e disciplina di casi speciali di permessi di soggiorno temporanei per esigenze di carattere umanitario).
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2. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 3 (trattenimento per la determinazione o la verifica dell'identita' e della cittadinanza dei richiedenti asilo).
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3. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 4 (Disposizioni in materia di modalita' di esecuzione dell'espulsione).
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4. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 9 (Disposizioni in materia di domanda reiterata e di domanda presentata alla frontiera).
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5. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 10 (Procedimento immediato innanzi alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale).
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6. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 12 (Disposizioni in materia di accoglienza dei richiedenti asilo).
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7. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 13 (Disposizioni in materia di iscrizione anagrafica).
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8. Profili di manifesta illegittimita' costituzionale dell'art. 14 (disposizioni in materia di acquisizione e revoca della cittadinanza).
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9. L'irragionevole previsione dell'inclusione del reato di blocco stradale quale causa ostativa all'ingresso e soggiorno regolari.

5. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

6. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

8. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: IL MONUMENTO PIU' BELLO DI TUTTI
[Dal sito wwww.azionenonviolenta.it: "Domenica 2 dicembre ad Alba (Cuneo) si e' tenuta una manifestazione per la nuova esposizione del restaurato monumento antimilitarista "ai caduti e ai dispersi delle ultime due guerre" di Gino Scarsi. Pubblichiamo il saluto che Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, ha inviato ai presenti"]

Saluto tutti i presenti a questa importante manifestazione, e abbraccio l'amico Gino Scarsi, alla cui tenacia dobbiamo essere tutti riconoscenti. La nonviolenza e' costanza e tenuta nel tempo.
L'ultimo congresso del Movimento Nonviolento aveva come titolo quelle parole che Pietro Pinna definiva le tre C della nonviolenza: "coerenza, continuita', convinzione".
Ebbene, nella lunga e bellissima storia del Monumento di Gino Scarsi, troviamo ben esemplificati questi tre elementi.
La Coerenza con la verita': il monumento dedicato ai caduti di tutte le guerre racconta semplicemente la verita' storica: il fascismo, il capitalismo ed il militarismo furono gli artefici della prima guerra mondiale, ed i popoli d'Europa furono le vittime di quel massacro. Per anni ed anni proprio il fascismo volle mistificare la storia, raccontando di un'epopoa che non esisteva, di eroismi, di amor patrio, innalzando altari al povero milite ignoto... ma la realta' era ben diversa: lutti, sacrifici, fame, miseria, malattie, distruzioni, un'intera generazione falcidiata, e da quelle ceneri emersero fascismo e nazismo a che fecero precipitare l'Italia e l'Europa nel baratro.
La Continuita' nel tempo: questo monumento e' stato osteggiato in ogni modo, denunciato, rovesciato, imbrattato, sequestrato, vilipeso. Ma abbiamo ogni volta reagito con la nonviolenza, non abbiamo mai smesso di riproporlo nella sua nuda a cruda verita'. E anche quando sembrava abbandonato, dimenticato, scartato, la continuita' della lotta nonviolenta ha insistito per riportarlo in vita e nel suo splendore. E questa e' una vittoria di tutti.
La Convinzione di tutto il Movimento Nonviolento che prima o poi la verita' sarebbe stata riconosciuta, e' stata premiata. Alla fine, dopo piu' di 40 anni, emerge chiaramente che il messaggio di questo monumento itinerante per l'Italia, era il piu' vero: per onorare davvero tutti i caduti delle guerre passate, bisogna impegnarsi oggi contro le guerre di domani: contrastare gli strumenti che le renderebbero possibili: armi, eserciti e spese militari.
Concludo con due richiami, uno rivolto al passato, e uno che guarda al futuro.
1) Finalmente anche la storiografia ufficiale riconosce che la prima guerra mondia fu "un'inutile strage", e che quella strage fu voluta da fabbricanti e commercianti d'armi, con l'assenso di generali assassini. Noi vogliamo ristabilire giustizia: togliere i nomi dei carnefici come quello di Luigi Cadorna dalle vie e dalle piazze d'Italia e sostituirlo con i nomi dei tanti renitenti e disertori: migliaia e migliaia di giovani mandati al massacro, giustiziati dai plotoni d'esecuzione solo perche' cercavano di salvare la vita. Questo e' l'unico modo per rendere loro l'onore che meritano.
2) Oggi vi sono ancora molte guerre in corso, che possiamo definire tutte come "inutili stragi" del presente. Dall'Iraq all'Afghanistan, dalla Libia alla Siria. Un vero massacro, paragonabile per gli effetti devastanti a quello della prima guerra mondiale, sta avvenendo nello Yemen: li' si sta vivendo la piu' grande crisi umanitaria: 18 milioni di persone hanno problemi di insicurezza alimentare, 8 milioni sono gia' alla fame, 10 milioni di bambini denutriti sono a rischio epidemia di colera.
Noi abbiamo un solo dovere morale: proseguire nel cammino della nonviolenza, essere cercatori di verita' e portatori di speranza, cosi' come ha fatto questo monumento, il piu' bello di tutti perche' e' un monumento alla vita che vogliamo difendere.

9. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: RISCOPRIRE CAPITINI PER RISVEGLIARSI DAL SONNO DELLA RAGIONE
[Dal sito wwww.azionenonviolenta.it riprendiamo questi "Appunti di lettura in occasione del compleanno del filosofo italiano della nonviolenza (23 dicembre 1899)" di Pasquale Pugliese, della segreteria nazionale del Movimento Nonviolento]

Siamo nel pieno di una discesa verso i piu' profondi livelli di violenza: dalla violenza diretta alla violenza strutturale alla violenza culturale, nella quale - oltre che le guerre - si ri-legittima il razzismo e la de-umanizzazione dell'altro. La logica del nemico e' ridiventata tanto il fondamento della politica internazionale che della politica interna. E' qui, nel punto della notte nel quale piu' profondo e' il sonno della ragione che genera mostri, che ci viene in aiuto Aldo Capitini e ci indica la via del risveglio e della risalita: "la nonviolenza e' ricerca, appassionamento e amore all'esistenza, alla liberta', allo sviluppo di ogni essere".
La ricerca di Capitini si svolge su tutti i livelli: e' un'aggiunta continua di teoria a prassi, di conoscenza e sperimentazione, fondata sul principio della responsabilita' personale e sviluppata su campi molteplici: religione, politica, cultura, pedagogia, poesia e organizzazione. Con una produzione culturale ed una visione politica sempre in anticipo sui suoi tempi (ed ancora di piu' sui nostri), Aldo Capitini non si accontenta di lottare - durante il fascismo, la guerra e la democrazia - contro la violenza dell'epoca a lui presente, ma ha la pretesa rivoluzionaria di scovare e rimuovere gli "impliciti culturali" che stanno a fondamento della violenza di tutti i tempi. La sua e' una contestazione radicale, perche' scuote alla radice le giustificazioni della violenza, accettate come inevitabili dal senso comune, non messe in discussione dalle rivoluzioni registrate nella storia.
Il filosofo di Perugia non accetta che il fine giustifichi i mezzi, ma ribadisce - con Gandhi - che "il fine sta all'albero come il mezzo sta al seme, tra i due c'e' lo stesso inviolabile legame" e su questo fonda una diversa prospettiva politica, anche nei mezzi dell'organizzazione; non accetta il principio che se si vuole la pace bisogna preparare la guerra - paradigma fondante di tutte le dottrine militari - che ribalta nel principio "se vuoi la pace prepara la pace", sul quale fonda il proprio impegno formativo totale; non accetta inoltre una realta' nella quale sia normale che "il pesce grande mangi il pesce piccolo", che la prepotenza sia l'ultima parola della storia, ma vuole costruire gli elementi per la liberazione integrale dalla violenza, e questo diventa il suo impegno filosofico. Capitini, dunque, mette in discussione in profondita' - e su tutti i piani - l'idea che la sicurezza si fondi sulla capacita' di fare violenza. Soltanto a partire da questo scuotimento si puo' costruire una societa', un modello di relazioni ed un modello di difesa fondato sulla nonviolenza.
Questi pochi appunti li uso, di solito, come punto di partenza nelle presentazioni della "Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini" (edizioni GoWare) scritto e pubblicato quest'anno in occasione del cinquantesimo anniversario della sua morte (i cui diritti d'autore vanno al Movimento Nonviolento, fondato da Capitini). Oggi, che e' l'anniversario della nascita del filosofo italiano della nonviolenza, la riscoperta della sua opera generativa e' piu' urgente che mai.

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Noam Chomsky, Verso il precipizio, Castelvecchi, Roma 2018, pp. 48, euro 5.
*
Riletture
- George Orwell, Nel ventre della balena e altri saggi, Bompiani, Milano 1996, pp. XVIII + 362.
*
Riedizioni
- Arnaldo Marcone, Augusto, Salerno, Roma 2015, Rcs, Milano 2018, pp. 384, euro 1,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Classici
- Charlotte Bronte, Jane Eyre, Garzanti, Milano 1974, 1980, pp. XX + 468.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3254 del 30 dicembre 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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