[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 963



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 963 del 3 agosto 2018
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In questo numero:
1. Dieci evidenze. Un appello per la verita' e la legalita' che salva le vite
2. Alcuni testi del mese di aprile 2018 (parte seconda)
3. Daghela avanti un passo. Per una nuova iniziativa del movimento per la pace. Dieci tesi sul conflitto siriano e non solo
4. Auguri di buon compleanno a monsignor Dante Bernini, testimone della dignita' umana e costruttore di pace
5. A don Dante Bernini da un amico
6. Significato del 25 aprile
7. Nel giorno della Terra
8. In memoria di don Tonino Bello
9. Nella Giornata della Terra
10. Vilfredo Cimurri: Del mondo considerato come sala d'aspetto del dentista
11. Il messaggio del 25 aprile
12. "Abolire la guerra, liberare l'umanita' intera". Un comizio il 24 aprile a Viterbo
13. Solo la nonviolenza
14. Nell'anniversario del disastro nucleare di Cernobyl

1. REPETITA IUVANT. DIECI EVIDENZE. UN APPELLO PER LA VERITA' E LA LEGALITA' CHE SALVA LE VITE

1. Nel Mediterraneo da anni tanti esseri umani che cercano di giungere in Europa muoiono annegati; e chi non li soccorre e non li accoglie, ed anzi ostacola i soccorritori, favoreggia la loro morte.
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2. In Libia i migranti subiscono violenze mostruose; e chi si adopera per impedire che lascino la Libia e trovino salvezza in Europa, favoreggia il perpetuarsi di quelle mostruose violenze.
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3. Se i governi europei consentissero di giungere in Europa in modo legale e sicuro a chi ne ha pieno diritto fuggendo da guerre e fame (guerre e fame di cui i governi europei sono spesso storicamente ed attualmente corresponsabili), sarebbe di colpo annientata la mafia dei trafficanti schiavisti e il suo lucrosissimo e ferocissimo ed infamissimo sanguinario mercato.
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4. Negli scorsi anni l'Italia, pur essendo i suoi governi corresponsabili come gli altri governi europei nell'aver creato quel mercato mafioso e schiavista e nell'aver contribuito a creare e perpetuare le storiche ed attuali strutturali tragiche ingiustizie che sono causa prima delle migrazioni, tuttavia si adoperava a vari livelli e in varie forme per salvare le vite nel Mediterraneo, per soccorrere, accogliere ed assistere i naufraghi, come vogliono la legge italiana, il diritto internazionale, il cuore di ogni persona e il comune sentire delle genti.
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5. Il governo attuale invece ha come perno della sua politica la volonta' di non accogliere i naufraghi, di non accogliere i fuggitivi dai lager libici, di non accogliere chi fugge dalle guerre e dalla fame.
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6. Questa politica scellerata del governo italiano attuale si concretizza nei seguenti atti:
a) negare l'approdo in Italia ai naufraghi;
b) diffamare e ostacolare i soccorritori;
c) adoperarsi per impedire che lascino la Libia - cioe' gli orrendi lager libici - gli innocenti che cercano di giungere in salvo in Europa.
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7. Questa politica del governo italiano e' razzista, e' criminale, e' incostituzionale; configura un'omissione di soccorso e costituisce un crimine contro l'umanita'.
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8. Il governo italiano che sta commettendo reati cosi' mostruosi dovrebbe essere costretto alle immediate dimissioni.
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9. I ministri responsabili di reati cosi' mostruosi dovrebbero essere processati e condannati a sensi delle leggi vigenti.
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10. E' dovere di ogni pubblico ufficiale e dell'intero popolo italiano impegnarsi per far cessare questo orrore: impegnarsi per salvare gli esseri umani in pericolo, impegnarsi per difendere ed attuare la legalita' che salva le vite, impegnarsi per far dimettere il governo responsabile di cosi' mostruosi crimini, impegnarsi affinche' siano processati e condannati i ministri responsabili di cosi' mostruosi crimini.

2. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI APRILE 2018 (PARTE SECONDA)

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di aprile 2018.

3. DAGHELA AVANTI UN PASSO. PER UNA NUOVA INIZIATIVA DEL MOVIMENTO PER LA PACE. DIECI TESI SUL CONFLITTO SIRIANO E NON SOLO

Provo ancora una volta a dire nel minor numero di parole che mi sia possibile cio' che dire mi sembra necessario.
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1. Devono essere espresse insieme sia la necessaria denuncia e condanna dei crimini di guerra e contro l'umanita' commessi dalle forze armate americane e dai loro alleati e protetti, sia la necessaria denuncia e condanna dei crimini commessi dal regime siriano e dai suoi alleati e protettori (come dagli altri attori - istituzionali e non - che stragi in quell'area stanno compiendo). Altrimenti si resta subalterni alla propaganda degli assassini e non si fa opera non di verita' e di solidarieta' con le vittime e con l'umanita' intera.
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2. Occorre riconoscere che lo sviluppo tecnologico ed organizzativo mondiale attuale ha reso definitivamente inutilizzabili ai fini dell'emancipazione dei popoli e dell'abbattimento delle dittature tutti gli strumenti fondati sull'uso della violenza: la guerra d'indipendenza, la rivoluzione del popolo in armi, la guerriglia, nell'attuale situazione dell'umanita' sono ormai del tutto inefficaci al fine della liberazione delle persone e dei popoli oppressi.
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3. Ogni via militare alla liberazione e' destinata al fallimento. Sia per motivi contestuali (in un mondo ormai unificato nel segno dello sfruttamento i poteri dominanti non concedono ad alcuna area del pianeta separazione ed autonomia), sia per motivi intrinseci (chi prende il potere con le armi instaura un regime di polizia: le armi asserviscono le persone).
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4. La guerra, ogni guerra, in qualunque sua forma, e' nemica dell'umanita' poiche' sempre e solo consiste nell'uccisione di esseri umani, e coincide ormai con la minaccia dell'estinzione dell'umanita'.
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5. Militarismo ed armi inibiscono inoltre ogni possibilita' di democrazia e rispetto dei diritti umani.
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6. L'unica risorsa che resta all'umanita' nella sua lotta per la liberazione da tutti i poteri oppressivi e' la nonviolenza: come scelta filosofica e morale, come insieme di concettualizzazioni e di tecniche deliberative ed operative, come metodo di lotta sociale e politica, come modello di organizzazione economica e politica, come strumento di interpretazione di se' e del mondo, come forma di convivenza che l'umanita' intera abbraccia e come responsabilita' per l'intero mondo vivente.
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7. La politica nonviolenta necessaria per contrastare i conflitti bellici, i regimi dittatoriali, le dominazioni rapinatrici e schiaviste e le organizzazioni criminali e terroriste deve avere due caratteristiche indispensabili: promuovere la smilitarizzazione e realizzare il disarmo. Se non si realizza un processo di smilitarizzazione e di disarmo non vi e' nessun passo avanti verso la pace, la democrazia e il riconoscimento e rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
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8. Il perno fondamentale e la prova decisiva della bonta' e dell'efficacia di una azione nonviolenta che contrasta guerre, dittature, rapine e schiavitu' e' la liberta' delle donne. Solo se cresce e si afferma la liberta' delle donne si procede verso la pace, la democrazia e il riconoscimento e rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
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9. Anche lo strumento delle sanzioni internazionali si e' rivelato ormai del tutto inefficace ai fini della difesa dei diritti umani: occorre rovesciarne la logica. Invece di punire un popolo per i crimini dei suoi oppressori, occorre promuovere ovunque azioni positive di soccorso umanitario e cooperazione internazionale che abbiano le seguenti caratteristiche: non la pretesa di rovesciare un regime, ma la pratica concreta di aiutare le popolazioni recando loro aiuti alla sola condizione che questi aiuti non siano gestiti dal regime ma direttamente dalle comunita' locali cui essi sono destinati. Confidando nel fatto che una concreta pratica di aiuto alle comunita' locali in se stessa favorisce non solo il benessere di quelle comunita' ma sviluppa anche solidarieta', fiducia, e quindi democrazia. E' solo promuovendo il benessere delle comunita' e delle popolazioni che si promuove la democrazia e il riconoscimento e rispetto dei diritti umani.
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10. Occorre ragionare ormai nella logica dell'unita' dell'umanita' come dato di realta'. Non v'e' piu' distinzione tra politica interna e politica estera, ma tra amministrazione locale e politica dell'umanita', e la politica dell'umanita' s'invera gia' anche nell'amministrazione locale che fa scelte coerenti di responsabilita' e di giustizia, ovvero che nel suo agire locale tiene conto dell'intera umanita' e dell'unico mondo vivente. Dal diritto internazionale modulato sulla primazia degli stati occorre passare al diritto dell'umanita' unificata, in un cammino che valorizzando le sue istituzioni giuriscostituenti (l'Onu e le sue articolazioni) muova verso le adeguate forme di interazione ed integrazione che dalle comunita' locali e dalle istituzioni di esse rappresentative giungano a forme sempre piu' ampie di cooperazione, condivisione e corresponsabilita' tali da garantire ad ogni essere umano in qualunque luogo del mondo la solidarieta' necessaria all'inveramento dei suoi diritti e tali da garantire la protezione del mondo vivente dalla minaccia di irreversibili devastazioni.
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A tutte le guerre e le uccisioni il movimento per la pace deve opporsi.
A tutti gli eserciti e le armi il movimento per la pace deve opporsi.
A tutti i regimi e i poteri oppressivi il movimento per la pace deve opporsi.
Solo se fa la scelta della nonviolenza, la scelta nitida e intransigente della nonviolenza, la scelta concreta e coerente della nonviolenza, il movimento per la pace puo' contrastare guerre e dittature.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

4. AUGURI DI BUON COMPLEANNO A MONSIGNOR DANTE BERNINI, TESTIMONE DELLA DIGNITA' UMANA E COSTRUTTORE DI PACE

Ricorrendo il 20 aprile il genetliaco di monsignor Dante Bernini, vescovo emerito, testimone della dignita' umana e costruttore di pace, il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo invia al maestro amatissimo i piu' affettuosi auguri di buon compleanno e lo ringrazia una volta ancora per il suo magistero, il suo esempio, la sua bonta'.
Alla scuola di don Dante ogni persona di volonta' buona si impegni contro la guerra e tutte le uccisioni, si impegni per soccorrere, accogliere, assistere chiunque abbia bisogno di aiuto.
Alla scuola di don Dante opponiamoci alla violenza con la nonviolenza.
Solo facendo il bene si contrasta il male.
Sia pace all'umanita' intera, sia pace ovunque nel mondo.
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Una breve notizia su don Dante Bernini
Monsignor Dante Bernini e' nato a La Quercia (Viterbo) il 20 aprile 1922. "Vescovo emerito della diocesi di Albano, gia' presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Italiana e gia' membro della "Comece'" (Commission des Episcopats de la Communaute' Europeenne), una delle figure piu' illustri dell'impegno di pace, solidarieta', nonviolenza, che nell'arco dell'intera sua vita come sacerdote e come docente e' stato costantemente impegnato per la pace e per la giustizia, nella solidarieta' con i sofferenti e gli oppressi, nell'impegno per la salvaguardia del creato, nella promozione della nonviolenza, unendo all'adempimento scrupoloso dei prestigiosi incarichi di grande responsabilita' un costante ascolto di tutti coloro che a lui venivano a rivolgersi per consiglio e per aiuto, a tutti sempre offrendo generosamente il suo conforto e sostegno, la sua parola buona e luminosa e l'abbraccio suo saldo e fraterno" (Dalla motivazione del riconoscimento attribuitogli il 2 ottobre 2014 dalla Citta' di Viterbo con una solenne cerimonia nella Sala Regia di Palazzo dei Priori). Il 13 aprile 2015, nell'anniversario della promulgazione della "Pacem in Terris", e' stata realizzata in suo onore a Viterbo una "Giornata per la Pace".

5. A DON DANTE BERNINI DA UN AMICO

Carissimo don Dante, amico e maestro amatissimo,
aggiungo i miei auguri di buon compleanno a quelli delle altre innumerevoli persone che come me del tuo magistero e della tua bonta' hanno beneficiato, trovando in te un sostegno e un esempio nella fatica del vivere, nella contemplazione e nella sapienza delle meraviglie del mondo, nell'agire per la pace e la giustizia, nella misericordia che nessuna persona abbandona alla sofferenza e alla solitudine, nella ricerca operosa del bene comune.
Felice genetliaco, e ancora una volta per l'opera tua intera e l'integra tua persona grazie di tutto cuore dal tuo amico

6. SIGNIFICATO DEL 25 APRILE

Il 25 aprile commemora e significa cinque cose.
La liberazione d'Italia dal fascismo.
La liberazione d'Italia dalla guerra.
Quindi la liberazione d'Italia dalla violenza che eretta a regime e culto e totalitariamente pervasiva pretendeva annichilire l'umanita'.
Ricorda le innumerevoli vittime del fascismo e delle guerre dal fascismo generate, ed afferma l'impegno affinche' quell'orrore mai piu' si ripeta nella storia dell'umanita'.
Ricorda la luminosa Resistenza degli esseri umani "che volontari si adunarono / per dignita' non per odio / decisi a riscattare / la vergogna e il terrore del mondo" come scrisse Piero Calamandrei nella lapide che si conclude con le parole "ora e sempre / Resistenza", e quindi convoca tutti gli esseri umani a meditare quella testimonianza ed a proseguire quell'impegno in difesa dell'intera umanita' (come scrisse ancora Piero Calamandrei in limine al suo libro Uomini e citta' della Resistenza: "Vivi e presenti con noi / finche' in loro / ci ritroveremo uniti // Morti per sempre / per nostra vilta' / quando fosse vero / che sono morti invano").
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Oggi che in Italia il crimine del razzismo e' cresciuto impunito al punto che le elezioni sono state vinte da partiti che non fanno mistero di condividere elementi cruciali dell'ideologia e della propaganda hitleriana, il 25 aprile e' un appello a proseguire la lotta contro il fascismo, il razzismo, il maschilismo e tutte le persecuzioni: con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza.
Oggi che l'Italia partecipa a missioni ed alleanze guerriere e assassine e rifornisce di armi regimi dittatoriali e stragisti, il 25 aprile e' un appello a proseguire la lotta contro la guerra, il militarismo, le armi e tutte le uccisioni: con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza.
Oggi che in Italia la violenza piu' scellerata si manifesta non solo nei rapporti di produzione e di proprieta' escludendo e rapinando, sfruttando e schiavizzando, riducendo a preda e merce innumerevoli esseri umani, ma anche nelle case ove imperversano maschi assassini, per le strade in cui i poteri criminali, le mute squadriste e singoli bruti impongono sangue e terrore, e fin nelle scuole in cui i piu' protervi e degradati dei prevaricatori perche' i piu' ignoranti e abbrutiti pretendono di contrastare la civilta' ed imporre la barbarie e con essa il loro personale dominio fascista, il 25 aprile e' un appello a proseguire la lotta contro ogni violenza, contro ogni barbarie, contro ogni disumanita' e contro tutte le oppressioni: con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza.
Oggi che in Italia la memoria delle vittime sembra offuscata e troppe persone assistono inerti - e nella loro passivita' facendosi inconsapevoli complici - a nuovi immani orrori ovunque nel mondo ed al rischio reale che l'intera umanita' sia estinta dal dissennato uso di armi mai cosi' potenti ed apocalittiche, il 25 aprile e' un appello a proseguire la lotta contro tutte le uccisioni, per salvare le vite di tutti gli esseri umani, la lotta per la salvezza comune dell'umanita' che e' una: con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza.
Oggi che in Italia la memoria e l'eredita' della Resistenza, e la Costituzione democratica e repubblicana che ne e' il frutto piu' grande, vengono irrise e disprezzate e ripetutamente aggredite da chi vuole imporre nuovi regimi antidemocratici, il 25 aprile e' un appello a proseguire la lotta che fu della Resistenza, ad attuare il programma della Costituzione, a difendere ed inverare la legalita' che si oppone alla violenza, a realizzare la democrazia che la dignita' e la liberta' e l'eguaglianza di diritti di ogni essere umano ha come cuore pulsante e fondante impegno: con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza.
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Il 25 aprile ci convoca alla responsabilita' per il bene comune.
Il 25 aprile ci convoca all'impegno per la pace, la democrazia, il riconoscimento e la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Il 25 aprile ci convoca all'impegno per la civilta', la convivenza, la condivisione dei beni, la piena eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e sostiene, l'azione che soccorre, accoglie e assiste ogni persona bisognosa di aiuto.
Il 25 aprile ci convoca a riconoscerci esseri umani tra esseri umani, responsabili e solidali.
Il 25 aprile ci convoca alla lotta nonviolenta per la liberazione dell'umanita' e la protezione dell'intero mondo vivente.

7. NEL GIORNO DELLA TERRA

Nel giorno della Terra
l'umanita' comprende
che vi e' un solo mondo vivente
e che e' compito nostro essere
i custodi di questo giardino
di quest'unica casa comune.

8. IN MEMORIA DI DON TONINO BELLO

Non e' una passeggiata ricordare don Tonino
perche' come lo pensi e lui t'afferra
e ti trascina alla lotta nonviolenta
contro tutte le violenze e le ingiustizie.

Sono fatti cosi' certi compagni
neppure da morti si arrendono mai
neppure da morti ti lasciano in pace
continuano la lotta e alla lotta
ti chiamano ancora.

Non scendono mai dalla barricata
non ti danno un solo giorno di vacanza
tutto il pane pretendono sia condiviso
fra tutti fino all'ultima mollica
dicono che tutto deve essere di tutti
che nessuno mai piu' deve esser povero
che nessuno mai sia escluso
umiliato asservito abbandonato
e contro il fascismo resistono sempre.

Restano sempre dalla parte delle vittime
agli oppressori non danno mai tregua
sempre ed ovunque organizzano la lotta
per il diritto di ogni persona
alla vita e alla dignita'.

E se per caso gli capita di stare
invece che nel fango o in una grotta
su una cattedra su un palco su un altare
e tu li senti che sottovoce cantano
l'Internazionale.

9. NELLA GIORNATA DELLA TERRA

Ci riconosciamo esseri viventi tra esseri viventi, nell'unico mondo vivente che conosciamo, in cui viviamo e di cui ci nutriamo, di cui siamo parte.
Ci riconosciamo responsabili per ogni esito delle nostre azioni.
E decidiamo quindi di non fare del male agli altri esseri umani.
Di non fare del male agli altri animali non umani.
Di non fare del male alle altre vite ancora.
Di non fare del male al mondo vivente nel suo insieme.
Sappiamo che tutto e' collegato.
Sappiamo che una e' la vita.
Chiamiamo nonviolenza questa comprensione.
Chiamiamo nonviolenza questo agire.
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Iniziamo abolendo le guerre e le uccisioni.
Iniziamo soccorrendo, accogliendo, assistendo chi di aiuto ha bisogno.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Riconoscere i limiti, esercitare la solidarieta', condividere il bene.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera dalla catastrofe.

10. VILFREDO CIMURRI: DEL MONDO CONSIDERATO COME SALA D'ASPETTO DEL DENTISTA

I.
Questa umanita' di mostri
che la televisione ti vomita sul viso
e che incessantemente ti martella l'opinione
che tutti meritino soltanto
di essere sterminati.

II.
Di menzogna in menzogna
di brutalita' in brutalita'
di rassegnazione in rassegnazione
torna il nazismo tra gli applausi.

III.
Trovai sulla spiaggia deserta
recata dal mare colore del vino
sotto un cielo di cenere e tempesta
una conchiglia d'incomparabile armonia
lasso all'orecchio lieve l'accostai
mi suggeri' di armarmi e fare fuoco.

IV.
Un diavolo elegantissimo
invita i passanti ad entrare
nel lussuosissimo locale
in cui si sbranano fanciulle.

La ressa fu subito tale
che per tre ore resto' bloccato il traffico
ne parlo' pure la televisione.

Io ero li' perche' faccio il sociologo.

V.
Cosa mi sta vendendo
questa pubblicita'?
la mia complicita'
con il presente orrore.

VI.
Chi scrive versi
finche' li scrive
non imbraccia il fucile.

E' gia' qualcosa.

VII.
Ogni invenzione d'arte
ti distoglie dalla lotta all'orrore.

Ma forse ogni opera d'arte
e' anch'essa parte
della lotta contro l'orrore.

E se anche e' stato solo tempo perso
fu perso solo tempo e non persone.

Miserrima pieta', strana consolazione.

11. IL MESSAGGIO DEL 25 APRILE

Liberazione per l'umanita' intera.

12. "ABOLIRE LA GUERRA. LIBERARE L'UMANITA' INTERA". UN COMIZIO IL 24 APRILE A VITERBO
[Promossa da varie organizzazioni e vari movimenti impegnati per la pace e i diritti umani, la giustizia sociale, la difesa della biosfera e la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge, si e' svolta martedi' 24 aprile 2018 a Viterbo in piazza delle erbe una manifestazione contro tutte le guerre con la partecipazione appassionata di molte persone che a Viterbo vivono e la dolorosa e illuminante testimonianza di rappresentanti di popoli oppressi da guerre e dittature, da fame e schiavitu'. Ricostruita frettolosamente a memoria, questa e' una sintesi del discorso tenuto a braccio dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"]

1. La guerra e' nemica dell'umanita'
La guerra e' nemica dell'umanita', poiche' essa sempre e solo consiste dell'uccisione di esseri umani: e noi siamo esseri umani, gli esseri umani che la guerra uccide.
E non solo la guerra uccide ogni giorno innumerevoli persone, ma giunti all'attuale livello di sviluppo delle tecnologie di distruzione essa minaccia l'esistenza stessa dell'intera umanita'.
Dopo Auschwitz e dopo Hiroshima chiunque capisce che l'opposizione alla guerra, l'impegno per abolire la guerra, deve essere oggi per ogni singolo essere umano, per ogni legittimo umano istituto, per l'umanita' intera, il primo impegno esistenziale, morale, civile, politico.
O l'umanita' abolira' la guerra, o la guerra estinguera' l'umanita'.
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2. Quattro azioni contro la guerra
Ma come si lotta in modo adeguato contro la guerra?
Sono indispensabili quattro consapevolezze, che costituiscono quattro scelte morali, che devono tradursi in quattro azioni politiche.
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2.1. In primo luogo si lotta in modo adeguato contro la guerra con la consapevolezza che la condizione necessaria perche' ogni singola persona possa veder riconosciuto da tutte le altre persone il suo diritto a non essere ucciso e' nel suo riconoscimento del medesimo diritto a tutte le altre persone.
Con la consapevolezza che un unico destino di vita o di morte ci unisce ormai tutti.
Con la consapevolezza che la regola della vita sociale, della civile convivenza, dell'umanizzazione del nostro esistere, e' nel rispetto e nell'aiuto reciproco, nella solidarieta' che tutte le persone riconosce e raggiunge e sostiene e conforta, nella condivisione dei beni e del bene.
Riconoscere il volto dell'altra persona - di ogni altra persona -, ascoltare la voce dell'altra persona - di ogni altra persona -, sentirsi responsabili per l'altra persona - per ogni altra persona -, condividere con l'altra persona - con ogni altra persona - il bene supremo della vita e del mondo.
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2.2. In secondo luogo si lotta in modo adeguato contro la guerra solo con il disarmo: senza disarmo non si contrasta la guerra, non si contrastano le stragi, non si contrastano le uccisioni.
Le armi servono a uccidere, chi le possiede ne e' posseduto, crede di servirsi di esse ma da esse e' asservito: il solo fabbricarle, il solo metterle in circolazione, il solo detenerle, e' gia' l'inizio dell'uccidere, e' gia' non solo seme del dolore e della paura, ma prassi dell'odio e del male che ogni persona umilia e minaccia e mutila e divora.
Ed in concreto, qui ed ora, quali atti politici di concreto e coerente disarmo dobbiamo quindi ottenere che il nostro paese compia?
Dobbiamo ottenere che l'Italia finalmente sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la probizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, trattato che entrera' in vgore solo quando almeno cinquanta stati lo avranno sottoscritto.
Dobbiamo ottenere che l'Italia cessi di fornire armi a regimi violatori dei diritti umani ed a stati belligeranti: del sangue delle loro vittime anche le nostre mani sono macchiate.
Dobbiamo ottenere che l'Italia cessi di partecipare alla cosiddette "missioni internazionali" armate che in realta' costituiscono occupazioni militari e guerre mascherate e istigazioni all'odio.
Dobbiamo ottenere che l'Italia lasci e denunci le alleanze internazionali il cui fine reale e fin conclamato e' la guerra, il ricatto e la minaccia della guerra, l'asservimento di interi paesi ed interi popoli a potenze imperiali, terroriste e stragiste globali e regionali.
Dobbiamo ottenere che l'Italia avvii una drastica riduzione delle spese militari; e che quelle immense risorse finanziarie del pubblico erario che oggi scelleratamente destina ai folli fini dell'addestramento a uccidere, della messa a disposizione di strumenti di morte, di organizzazione e promozione del dominio della violenza, del terrore e della morte, ebbene, le destini invece a fini di pace e di bene, di soccorso umanitario, di cooperazione internazionale, di universale solidarieta' e convivenza, di protezione civile ed erogazione di servizi sociali.
E andando ancor piu' alla radice: dobbiamo ottenere che l'Italia cessi di produrre armi e che l'industria bellica sia immediatamente riconvertita a produzioni civili per il pubblico bene.
Il complesso militare-industriale e' complice primo di tutti i poteri criminali e potere criminale esso stesso; esso trae i suoi profitti della morte degli esseri umani, fonda e sostiene l'economia schiavista, si configura come base materiale del sistema totalitario ed implica la crescente minaccia di estinzione dell'umanita'.
Senza disarmo non si costruisce la pace; senza disarmo non si salvano le vite.
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2.3. In terzo luogo si lotta in modo adeguato contro la guerra con la smilitarizzazione: con la smilitarizzazione dei territori e delle istituzioni, delle culture e delle comunita', dei conflitti da gestire rendendoli umani e costruttivi, delle relazioni politiche e sociali.
Il militarismo e' incompatibile con la democrazia, e' incompatibile con il rispetto e la promozione dei diritti umani, e' incompatibile con la difesa della natura.
L'esistenza stessa degli eserciti ha come fine preparare ed eseguire guerre e stragi, addestrare persone ad uccidere, imporre obbedienza alla violenza, disumanizzare chi ne fa parte come chi ne e' fuori, infliggere la morte a persone viventi, terrorizzare, brutalizzare e sopprimere. Puo' esservi crimine piu' flagrante?
Nel modello dell'esercito e della caserma trovano la loro radice ed ispirazione i regimi dittatoriali che sono una guerra dei potenti contro i propri stessi popoli, che sono il militarismo fattosi regime totale.
Abolire gli eserciti e' il primo passo perche' la civilta' umana divenga civile.
Dobbiamo quindi ottenere che  l'Italia avvii un proprio percorso di immediata smilitarizzazione e promuova relazioni internazionali fondate sulla smilitarizzazione.
E andando piu' alla radice: occorre finalmente sostituire alla cosiddetta "difesa armata" che sempre e' invece minaccia e aggressione, la difesa popolare nonviolenta che sola realmente riconosce e difende le vite, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e della biosfera.
Occorre riconvertire subito le spese militari in spese per la protezione civile, l'assistenza umanitaria, l'erogazione di servizi assistenziali a chi di assistenza ha bisogno, la cooperazione internazionale di pace, il bene comune dell'umanita'.
Senza smilitarizzazione non si costruisce la pace; senza smilitarizzazione non si salvano le vite.
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2.4. In quarto luogo si lotta in modo adeguato contro la guerra solo con la scelta della nonviolenza, poiche' solo la nonviolenza si oppone ad ogni violenza in modo nitido e intransigente, concreto e coerente.
E' con la lotta nonviolenta che ci si oppone alla guerra e a tutte le uccisioni.
E' con la lotta nonviolenta che ci si oppone al razzismo e a tutte le persecuzioni.
E' con la lotta nonviolenta che ci si oppone al maschilismo e a tutte le oppressioni.
E' solo con la scelta della nonviolenza che si puo' sconfiggere la violenza; e' solo facendo il bene che si contrasta il male.
E' con la scelta della nonviolenza che si costruisce la pace, la democrazia, il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani, la difesa della biosfera casa comune dell'umanita'.
Senza la scelta della nonviolenza non si costruisce la pace; senza la scelta della nonviolenza non si invera la democrazia; senza la scelta della nonviolenza non si salvano le vite; senza la scelta della nonviolenza non si umanizza l'umanita'.
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3. La questione decisiva: la liberta' delle donne
Solo la liberta' delle donne e' la prova e la misura della liberazione dell'umanita' intera.
Poiche' la violenza maschile e' la prima radice e il primo modello di ogni oppressione, di ogni violenza, di ogni regime fondato sulla diseguaglianza di diritti, la lotta contro il maschilismo e' il primo, indispensabile passo del cammino che porta alla fine dell'orrore presente e alla comune liberazione dell'umanita'.
All'Italia chiediamo quindi innanzitutto la piena realizzazione di tutto quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, Convenzione gia' recepita nell'ordinamento del nostro paese ma ancora tutt'altro che pienamente attuata; ed in particolare chiediamo che si dia pieno e adeguato riconoscimento e sostegno ai centri antiviolenza realizzati dal movimento delle donne.
Solo la liberta' delle donne e' la prova e la misura della liberazione dell'umanita' intera.
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4. Una sola umanita'
Sappiamo di essere una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Sappiamo che occorre  riconoscere ad ogni essere umano il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Sappiamo che occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Sappiamo che occorre riconoscere ad ogni essere umano liberta' di movimento sull'intero pianeta.
Sappiamo che occorre riconoscere il diritto di voto ad ogni persona ovunque si trovi.
Sappiamo che occorre opporci ad ogni discriminazione, ad ogni persecuzione.
Sappiamo che occorre realizzare quella democrazia della comunita' terrena di cui ci parla Vandana Shiva.
Sappiamo di essere esseri umani, ognuno diverso da ogni altro, e tutti eguali in diritti, tutti uniti dal vincolo di una universale solidarieta'.
Ed al nostro paese chiediamo quindi immediatamente due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
Sempre ricordati questo: che l'altro dell'altro sei tu; che non solo tutte le persone insieme ma anche ogni singola persona in se' e' e siamo l'umanita'.
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5. Nel giorno in cui si commemora il genocidio del popolo armeno
Oggi e' una data simbolica: il 24 aprile e' il giorno in cui in tutto il mondo si commemorano le vittime del genocidio del popolo armeno, il genocidio con cui si apri' il "secolo breve" delle due guerre mondiali, del totalitarismo, dei piu' efferati orrori.
E ricordando quel genocidio noi ricordiamo le vittime di tutti i genocidi, di tutti i massacri, di tutte le guerre; di tutte le dittature, di tutte le occupazioni militari, di tutte le oppressioni schiaviste e colonialiste, imperialiste e razziste; di tutte le violenze e innanzitutto di quella maschilista che di tutte le violenze e' la prima radice ed il primo paradigma.
E ricordando quel genocidio noi assumiamo su noi stessi il dovere di lottare contro ogni orrore, contro ogni violenza, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
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6. Tra la giornata della Terra e l'anniversario della Liberazione
L'iniziativa di oggi si colloca anche tra altre due date simboliche: tra il 22 aprile, Giornata mondiale della Terra, e il 25 aprile, Giornata della Liberazione del nostro paese dal fascismo e dalla guerra.
Le sorelle e i fratelli rappresentanti dei popoli oppressi che oggi sono qui tra noi e la cui viva testimonianza ancora una volta ci ha mosso alle lacrime e ci ha convocato alla solidarieta' che tutti i popoli e tutte le persone riconosce ed abbraccia nell'unica umanita', ci ricordano una volta ancora che lo schiaffo dato su qualunque guancia, che la ferita inferta su qualunque corpo, brucia nelle nostre stesse carni poiche' noi sappiamo di essere una sola umanita' e che la dignita' e la liberta' sono indivisibili: finche' una sola persona e' oppressa, finche' una sola persona e' nel terrore, finche' degli esseri umani vengono uccisi da altri esseri umani, nessuna persona e' libera, nessuna esistenza puo' essere felice, ed e' ancora da adempiere quell'impegno comune affinche' l'intera umanita' possa vivere un'esistenza degna.
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6.1. Due giorni fa, il 22 aprile, abbiamo celebrato la Giornata mondiale della Terra ed abbiamo ricordato e attestato la nostra responsabilita' verso ogni altra persona, verso ogni essere vivente, verso quest'unico pianeta vivente.
E dicevamo che ci chiede quattro cose la Giornata della Terra, e tutte impegnative. Di riconoscere che questo in cui viviamo e' - per quanto ne sappiamo - l'unico mondo vivente, e la nostra stessa vita dipende in decisiva misura dal complesso intreccio di molte altre vite. Di disporci al rispetto della vita altrui se vogliamo che la nostra stessa vita sia rispettata. Di prendere piena coscienza del fatto che la sorte di questo pianeta e di tutte le vite in esso presenti dipende in larga, decisiva misura dalle scelte e dalle conseguenti azioni di noi esseri umani. Di assumere questa responsabilita' senza nasconderci quanto essa sia complessa, problematica, difficoltosa.
E innanzitutto ci chiede che il primo criterio dell'intero nostro agire sia, come diceva Albert Schweitzer, il rispetto per la vita.
In primo luogo il rispetto per la vita degli altri esseri umani, e non solo i presenti, ma anche i passati e i venturi. E questo significa opporci a tutte le uccisioni ed adoperarci per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; condividere i beni; esercitare la solidarieta'. Significa anche non devastare il mondo, ovvero non costringere le generazioni future a vivere una vita infera in un ambiente venefico e degradato. E significa anche serbare memoria dell'intera famiglia umana e dell'intera umana vicenda, ed impedire che gli sforzi e il cammino compiuti dalle generazioni che furono siano annichiliti da un disastro che travolgendo il presente, impedendo il futuro, cancella anche l'intero passato.
In secondo luogo il rispetto per la vita degli altri animali non umani, nella loro generalita' cosi' affini a noi e palesemente dotati di alcune caratteristiche che sono anche le nostre, come quella di percepire sensazioni, provare emozioni, pensare pensieri, comunicare.
In terzo luogo il rispetto per la vita degli altri esseri viventi e come mettere in adeguata relazione questa persuasione con le nostre fondamentali esigenze biologiche, ad esempio la nostra stessa alimentazione.
In quarto luogo il rispetto del mondo vivente nei suoi elementi vitali fondamentali: l'aria, l'acqua, la terra (intesa come suolo e come luogo della vita).
In quinto luogo il rispetto del mondo vivente nel suo insieme, come biosfera. Nella sua struttura (di cui siamo parte) e nella sua storia (di cui la nostra storia e' parte).
Sono riflessioni, responsabilita' e doveri non lievi, non banalizzabili, ed insieme ineludibili.
In questo ambito di esperienze e riflessioni, come in molti altri campi - dall'impegno politico all'amore per la poesia -, ci fu maestro, in questa citta' che tanto amo' e che non lo ha dimenticato, Alfio Pannega, di cui tra pochi giorno, il 30 aprile, ricorderemo ancora una volta la figura nell'anniversario della scomparsa.
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6.2. E domani e' il 25 aprile, giornata in cui facciamo memoria delle vittime del fascismo e della guerra; facciamo memoria della testimonianza di quanti al fascismo e alla guerra resistettero; facciamo memoria della Liberazione e della democrazia ancora da adempiere ed estendere all'umanita' intera; e' il giorno in cui solennemente riaffermiamo il valore cogente della Costituzione repubblicana che nata dalla Resistenza tutte e tutti ci impegna alla lotta per il bene comune, per la democrazia che ogni essere umano riconosce eguale in diritti, che convoca all'universale solidarieta': da ciascuno secondo le sue capacita', a ciascuno secondo i suoi bisogni.
Lo dicevamo ancora una volta qualche giorno fa che il 25 aprile commemora e significa cinque cose: la liberazione del nostro paese dal fascismo; la liberazione del nostro paese dalla guerra con cui il fascismo aveva incendiato quasi l'intero mondo; la liberazione dell'umanita' da un regime e un culto della violenza che l'umanita' intera intendeva infine annichilire; ricorda le innumerevoli vittime del fascismo e delle guerre; ricorda la Resistenza di coloro che alla violenza onnidistruttiva vollero opporsi e nel dolore di tanti lutti l'umanita' salvarono dalla catastrofe sconfiggendo il fascismo e ponendo fine alle stragi.
E da questo insieme di memorie scaturisce l'impegno affinche' l'orrore del fascismo e della guerra mai piu' si ripeta nella storia dell'umanita'. Affinche' siano abbattute tutte le dittature, affinche' sia abolita per sempre la guerra.
In queste giornate noi siamo di quelli che non in pompa magna ma in silenzio e meditazione ancora una volta si recano dinanzi alla lapide che in piazza del Sacrario ricorda i partigiani viterbesi caduti nella lotta contro l'orrore e la vergogna del mondo; dinanzi alla lapide e alle pietre d'inciampo che in via della Verita' ricordano i deportati viterbesi nei campi di sterminio nazisti; dinanzi al cippo che in piazzale Antonio Gramsci ricorda le persone li' trucidate dai nazisti; dinanzi alla lapide che ora in via Tommaso Carletti ricorda Mariano Buratti, comandante partigiano che i fascisti assassinarono... questa citta' ha le sue memorie. E ricordo i miei antichi maestri di antifascismo, da Vittorio Emanuele Giuntella a Raimondo Pesaresi, da Sauro Sorbini ad Achille Poleggi, ed innumerevoli altri da cui nel corso di una vita ormai lunga ebbi la fortuna di ricevere doni di verita' e di amicizia, esempi di generosita', di dignita', di rigore intellettuale, morale, politico, lezioni di umanita'. Maestri che tutti vollero e seppero restar fedeli all'umanita', ed il cui lascito non perira' finche' l'umanita' vive.
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7. Quasi una ricapitolazione in poche parole

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Agisci verso gli altri come vorresti che gli altri agissero verso di te.
Essere lievi sulla terra, prendersi cura del bene comune, condividere il bene ed i beni.
Avere coscienza della fragilita' e rispetto del limite, in dubio contra projectum.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Ascoltare le altre persone, riconoscerne l'umanita', dire il vero.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Una sola umanita', un'universale democrazia: una persona, un voto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Nessuna persona e' un'isola, ogni persona e' responsabile di tutto.
La liberta' delle donne e' la sola prova e misura della liberazione dell'umanita'.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Poniti sempre dalla parte delle vittime, contro tutte le uccisioni.
Poniti sempre dal punto di vista del bene comune dell'umanita'.
In ogni persone e' l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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8. Rimeditando un'antica parola latina, in guisa di congedo
Vi e' una parola che deriva dal latino medievale, una parola che e' gia' in se stessa un impegno: essa significa "condividi il tuo pane con chi non ha pane". Da secoli con questa parola si chiamano e si riconoscono le persone che sentono di essere esseri umani tra esseri umani: queste persone si chiamano e si riconoscono, voi lo sapete, compagne e compagni. Di questa denominazione di compagna, di compagno, di persona che condivide il suo pane con chi non ne ha, ognuna ed ognuno di noi sappia essere degna e degno.

13. SOLO LA NONVIOLENZA

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera dalla catastrofe.
Solo la nonviolenza invera l'umanita' dell'umanita'.

14. NELL'ANNIVERSARIO DEL DISASTRO NUCLEARE DI CERNOBYL

La mattina di giovedi' 26 aprile 2018, ricorrendo l'anniversario del disastro nucleare di Cernobyl, si e' svolto presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo un incontro di commemorazione delle vittime e di impegno contro il nucleare e per il disarmo, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, in difesa dell'intero mondo vivente casa comune dell'umanita'.
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L'incontro si e' aperto con un minuto di silenzio.
Sono poi stati letti e commentati alcuni brani dal libro di Svetlana Aleksievic, Preghiera per Cernobyl; l'intero saggio di Guenther Anders, Tesi sull'eta' atomica; alcune pagine da Il principio responsabilita' di Hans Jonas, e da Il bene comune della Terra di Vandana Shiva.
Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha poi rievocato le esperienze e le riflessioni del movimento antinucleare nell'Alto Lazio, cui prese parte fin dall'inizio e di cui e' a Viterbo "memoria storica": la lotta contro la realizzazione della centrale nucleare a Montalto di Castro; i due referendum vinti contro il nucleare, dopo l'incidente di Cernobyl l'uno e dopo quello di Fukushima l'altro; le altre lotte ambientaliste ed antimilitariste, contro le servitu' militari e contro le armi, per la pace e i diritti umani, esperienze che con l'iniziativa antinucleare fortemente si intrecciarono; nella ricostruzione e nella valutazione di queste pluridecennali esperienze mettendo in particolare rilievo la fondamentale importanza della scelta nonviolenta nel corso delle mobilitazioni ecopacifiste ed equosolidali fin dagli anni '70.
Le persone partecipanti all'incontro, nel ricordo di tutte le vittime, hanno rinnovano ancora una volta la richiesta che l'Italia al piu' presto sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
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Mai piu' Hiroshima.
Mai piu' Cernobyl.
Mai piu' Fukushima.
Mai piu' vittime di armi, esperimenti, impianti nucleari.
Mai piu' vittime dell'uranio impoverito.
No al nucleare, civile e militare.
Rispetto per la vita.
In dubio, contra projectum.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Difendere la biosfera, quest'unico nostro mondo vivente di cui siamo parte e custodi.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera dalla catastrofe.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 963 del 3 agosto 2018
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