[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 877



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Numero 877 del 25 aprile 2018

In questo numero:
"Abolire la guerra, liberare l'umanita' intera". Un comizio il 24 aprile a Viterbo

HIC ET NUNC. "ABOLIRE LA GUERRA. LIBERARE L'UMANITA' INTERA". UN COMIZIO IL 24 APRILE A VITERBO
[Promossa da varie organizzazioni e vari movimenti impegnati per la pace e i diritti umani, la giustizia sociale, la difesa della biosfera e la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge, si e' svolta martedi' 24 aprile 2018 a Viterbo in piazza delle erbe una manifestazione contro tutte le guerre con la partecipazione appassionata di molte persone che a Viterbo vivono e la dolorosa e illuminante testimonianza di rappresentanti di popoli oppressi da guerre e dittature, da fame e schiavitu'. Ricostruita frettolosamente a memoria, questa e' una sintesi del discorso tenuto a braccio dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"]

1. La guerra e' nemica dell'umanita'
La guerra e' nemica dell'umanita', poiche' essa sempre e solo consiste dell'uccisione di esseri umani: e noi siamo esseri umani, gli esseri umani che la guerra uccide.
E non solo la guerra uccide ogni giorno innumerevoli persone, ma giunti all'attuale livello di sviluppo delle tecnologie di distruzione essa minaccia l'esistenza stessa dell'intera umanita'.
Dopo Auschwitz e dopo Hiroshima chiunque capisce che l'opposizione alla guerra, l'impegno per abolire la guerra, deve essere oggi per ogni singolo essere umano, per ogni legittimo umano istituto, per l'umanita' intera, il primo impegno esistenziale, morale, civile, politico.
O l'umanita' abolira' la guerra, o la guerra estinguera' l'umanita'.
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2. Quattro azioni contro la guerra
Ma come si lotta in modo adeguato contro la guerra?
Sono indispensabili quattro consapevolezze, che costituiscono quattro scelte morali, che devono tradursi in quattro azioni politiche.
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2.1. In primo luogo si lotta in modo adeguato contro la guerra con la consapevolezza che la condizione necessaria perche' ogni singola persona possa veder riconosciuto da tutte le altre persone il suo diritto a non essere ucciso e' nel suo riconoscimento del medesimo diritto a tutte le altre persone.
Con la consapevolezza che un unico destino di vita o di morte ci unisce ormai tutti.
Con la consapevolezza che la regola della vita sociale, della civile convivenza, dell'umanizzazione del nostro esistere, e' nel rispetto e nell'aiuto reciproco, nella solidarieta' che tutte le persone riconosce e raggiunge e sostiene e conforta, nella condivisione dei beni e del bene.
Riconoscere il volto dell'altra persona - di ogni altra persona -, ascoltare la voce dell'altra persona - di ogni altra persona -, sentirsi responsabili per l'altra persona - per ogni altra persona -, condividere con l'altra persona - con ogni altra persona - il bene supremo della vita e del mondo.
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2.2. In secondo luogo si lotta in modo adeguato contro la guerra solo con il disarmo: senza disarmo non si contrasta la guerra, non si contrastano le stragi, non si contrastano le uccisioni.
Le armi servono a uccidere, chi le possiede ne e' posseduto, crede di servirsi di esse ma da esse e' asservito: il solo fabbricarle, il solo metterle in circolazione, il solo detenerle, e' gia' l'inizio dell'uccidere, e' gia' non solo seme del dolore e della paura, ma prassi dell'odio e del male che ogni persona umilia e minaccia e mutila e divora.
Ed in concreto, qui ed ora, quali atti politici di concreto e coerente disarmo dobbiamo quindi ottenere che il nostro paese compia?
Dobbiamo ottenere che l'Italia finalmente sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la probizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, trattato che entrera' in vgore solo quando almeno cinquanta stati lo avranno sottoscritto.
Dobbiamo ottenere che l'Italia cessi di fornire armi a regimi violatori dei diritti umani ed a stati belligeranti: del sangue delle loro vittime anche le nostre mani sono macchiate.
Dobbiamo ottenere che l'Italia cessi di partecipare alla cosiddette "missioni internazionali" armate che in realta' costituiscono occupazioni militari e guerre mascherate e istigazioni all'odio.
Dobbiamo ottenere che l'Italia lasci e denunci le alleanze internazionali il cui fine reale e fin conclamato e' la guerra, il ricatto e la minaccia della guerra, l'asservimento di interi paesi ed interi popoli a potenze imperiali, terroriste e stragiste globali e regionali.
Dobbiamo ottenere che l'Italia avvii una drastica riduzione delle spese militari; e che quelle immense risorse finanziarie del pubblico erario che oggi scelleratamente destina ai folli fini dell'addestramento a uccidere, della messa a disposizione di strumenti di morte, di organizzazione e promozione del dominio della violenza, del terrore e della morte, ebbene, le destini invece a fini di pace e di bene, di soccorso umanitario, di cooperazione internazionale, di universale solidarieta' e convivenza, di protezione civile ed erogazione di servizi sociali.
E andando ancor piu' alla radice: dobbiamo ottenere che l'Italia cessi di produrre armi e che l'industria bellica sia immediatamente riconvertita a produzioni civili per il pubblico bene.
Il complesso militare-industriale e' complice primo di tutti i poteri criminali e potere criminale esso stesso; esso trae i suoi profitti della morte degli esseri umani, fonda e sostiene l'economia schiavista, si configura come base materiale del sistema totalitario ed implica la crescente minaccia di estinzione dell'umanita'.
Senza disarmo non si costruisce la pace; senza disarmo non si salvano le vite.
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2.3. In terzo luogo si lotta in modo adeguato contro la guerra con la smilitarizzazione: con la smilitarizzazione dei territori e delle istituzioni, delle culture e delle comunita', dei conflitti da gestire rendendoli umani e costruttivi, delle relazioni politiche e sociali.
Il militarismo e' incompatibile con la democrazia, e' incompatibile con il rispetto e la promozione dei diritti umani, e' incompatibile con la difesa della natura.
L'esistenza stessa degli eserciti ha come fine preparare ed eseguire guerre e stragi, addestrare persone ad uccidere, imporre obbedienza alla violenza, disumanizzare chi ne fa parte come chi ne e' fuori, infliggere la morte a persone viventi, terrorizzare, brutalizzare e sopprimere. Puo' esservi crimine piu' flagrante?
Nel modello dell'esercito e della caserma trovano la loro radice ed ispirazione i regimi dittatoriali che sono una guerra dei potenti contro i propri stessi popoli, che sono il militarismo fattosi regime totale.
Abolire gli eserciti e' il primo passo perche' la civilta' umana divenga civile.
Dobbiamo quindi ottenere che  l'Italia avvii un proprio percorso di immediata smilitarizzazione e promuova relazioni internazionali fondate sulla smilitarizzazione.
E andando piu' alla radice: occorre finalmente sostituire alla cosiddetta "difesa armata" che sempre e' invece minaccia e aggressione, la difesa popolare nonviolenta che sola realmente riconosce e difende le vite, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e della biosfera.
Occorre riconvertire subito le spese militari in spese per la protezione civile, l'assistenza umanitaria, l'erogazione di servizi assistenziali a chi di assistenza ha bisogno, la cooperazione internazionale di pace, il bene comune dell'umanita'.
Senza smilitarizzazione non si costruisce la pace; senza smilitarizzazione non si salvano le vite.
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2.4. In quarto luogo si lotta in modo adeguato contro la guerra solo con la scelta della nonviolenza, poiche' solo la nonviolenza si oppone ad ogni violenza in modo nitido e intransigente, concreto e coerente.
E' con la lotta nonviolenta che ci si oppone alla guerra e a tutte le uccisioni.
E' con la lotta nonviolenta che ci si oppone al razzismo e a tutte le persecuzioni.
E' con la lotta nonviolenta che ci si oppone al maschilismo e a tutte le oppressioni.
E' solo con la scelta della nonviolenza che si puo' sconfiggere la violenza; e' solo facendo il bene che si contrasta il male.
E' con la scelta della nonviolenza che si costruisce la pace, la democrazia, il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani, la difesa della biosfera casa comune dell'umanita'.
Senza la scelta della nonviolenza non si costruisce la pace; senza la scelta della nonviolenza non si invera la democrazia; senza la scelta della nonviolenza non si salvano le vite; senza la scelta della nonviolenza non si umanizza l'umanita'.
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3. La questione decisiva: la liberta' delle donne
Solo la liberta' delle donne e' la prova e la misura della liberazione dell'umanita' intera.
Poiche' la violenza maschile e' la prima radice e il primo modello di ogni oppressione, di ogni violenza, di ogni regime fondato sulla diseguaglianza di diritti, la lotta contro il maschilismo e' il primo, indispensabile passo del cammino che porta alla fine dell'orrore presente e alla comune liberazione dell'umanita'.
All'Italia chiediamo quindi innanzitutto la piena realizzazione di tutto quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, Convenzione gia' recepita nell'ordinamento del nostro paese ma ancora tutt'altro che pienamente attuata; ed in particolare chiediamo che si dia pieno e adeguato riconoscimento e sostegno ai centri antiviolenza realizzati dal movimento delle donne.
Solo la liberta' delle donne e' la prova e la misura della liberazione dell'umanita' intera.
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4. Una sola umanita'
Sappiamo di essere una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Sappiamo che occorre  riconoscere ad ogni essere umano il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Sappiamo che occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Sappiamo che occorre riconoscere ad ogni essere umano liberta' di movimento sull'intero pianeta.
Sappiamo che occorre riconoscere il diritto di voto ad ogni persona ovunque si trovi.
Sappiamo che occorre opporci ad ogni discriminazione, ad ogni persecuzione.
Sappiamo che occorre realizzare quella democrazia della comunita' terrena di cui ci parla Vandana Shiva.
Sappiamo di essere esseri umani, ognuno diverso da ogni altro, e tutti eguali in diritti, tutti uniti dal vincolo di una universale solidarieta'.
Ed al nostro paese chiediamo quindi immediatamente due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
Sempre ricordati questo: che l'altro dell'altro sei tu; che non solo tutte le persone insieme ma anche ogni singola persona in se' e' e siamo l'umanita'.
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5. Nel giorno in cui si commemora il genocidio del popolo armeno
Oggi e' una data simbolica: il 24 aprile e' il giorno in cui in tutto il mondo si commemorano le vittime del genocidio del popolo armeno, il genocidio con cui si apri' il "secolo breve" delle due guerre mondiali, del totalitarismo, dei piu' efferati orrori.
E ricordando quel genocidio noi ricordiamo le vittime di tutti i genocidi, di tutti i massacri, di tutte le guerre; di tutte le dittature, di tutte le occupazioni militari, di tutte le oppressioni schiaviste e colonialiste, imperialiste e razziste; di tutte le violenze e innanzitutto di quella maschilista che di tutte le violenze e' la prima radice ed il primo paradigma.
E ricordando quel genocidio noi assumiamo su noi stessi il dovere di lottare contro ogni orrore, contro ogni violenza, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
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6. Tra la giornata della Terra e l'anniversario della Liberazione
L'iniziativa di oggi si colloca anche tra altre due date simboliche: tra il 22 aprile, Giornata mondiale della Terra, e il 25 aprile, Giornata della Liberazione del nostro paese dal fascismo e dalla guerra.
Le sorelle e i fratelli rappresentanti dei popoli oppressi che oggi sono qui tra noi e la cui viva testimonianza ancora una volta ci ha mosso alle lacrime e ci ha convocato alla solidarieta' che tutti i popoli e tutte le persone riconosce ed abbraccia nell'unica umanita', ci ricordano una volta ancora che lo schiaffo dato su qualunque guancia, che la ferita inferta su qualunque corpo, brucia nelle nostre stesse carni poiche' noi sappiamo di essere una sola umanita' e che la dignita' e la liberta' sono indivisibili: finche' una sola persona e' oppressa, finche' una sola persona e' nel terrore, finche' degli esseri umani vengono uccisi da altri esseri umani, nessuna persona e' libera, nessuna esistenza puo' essere felice, ed e' ancora da adempiere quell'impegno comune affinche' l'intera umanita' possa vivere un'esistenza degna.
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6.1. Due giorni fa, il 22 aprile, abbiamo celebrato la Giornata mondiale della Terra ed abbiamo ricordato e attestato la nostra responsabilita' verso ogni altra persona, verso ogni essere vivente, verso quest'unico pianeta vivente.
E dicevamo che ci chiede quattro cose la Giornata della Terra, e tutte impegnative. Di riconoscere che questo in cui viviamo e' - per quanto ne sappiamo - l'unico mondo vivente, e la nostra stessa vita dipende in decisiva misura dal complesso intreccio di molte altre vite. Di disporci al rispetto della vita altrui se vogliamo che la nostra stessa vita sia rispettata. Di prendere piena coscienza del fatto che la sorte di questo pianeta e di tutte le vite in esso presenti dipende in larga, decisiva misura dalle scelte e dalle conseguenti azioni di noi esseri umani. Di assumere questa responsabilita' senza nasconderci quanto essa sia complessa, problematica, difficoltosa.
E innanzitutto ci chiede che il primo criterio dell'intero nostro agire sia, come diceva Albert Schweitzer, il rispetto per la vita.
In primo luogo il rispetto per la vita degli altri esseri umani, e non solo i presenti, ma anche i passati e i venturi. E questo significa opporci a tutte le uccisioni ed adoperarci per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; condividere i beni; esercitare la solidarieta'. Significa anche non devastare il mondo, ovvero non costringere le generazioni future a vivere una vita infera in un ambiente venefico e degradato. E significa anche serbare memoria dell'intera famiglia umana e dell'intera umana vicenda, ed impedire che gli sforzi e il cammino compiuti dalle generazioni che furono siano annichiliti da un disastro che travolgendo il presente, impedendo il futuro, cancella anche l'intero passato.
In secondo luogo il rispetto per la vita degli altri animali non umani, nella loro generalita' cosi' affini a noi e palesemente dotati di alcune caratteristiche che sono anche le nostre, come quella di percepire sensazioni, provare emozioni, pensare pensieri, comunicare.
In terzo luogo il rispetto per la vita degli altri esseri viventi e come mettere in adeguata relazione questa persuasione con le nostre fondamentali esigenze biologiche, ad esempio la nostra stessa alimentazione.
In quarto luogo il rispetto del mondo vivente nei suoi elementi vitali fondamentali: l'aria, l'acqua, la terra (intesa come suolo e come luogo della vita).
In quinto luogo il rispetto del mondo vivente nel suo insieme, come biosfera. Nella sua struttura (di cui siamo parte) e nella sua storia (di cui la nostra storia e' parte).
Sono riflessioni, responsabilita' e doveri non lievi, non banalizzabili, ed insieme ineludibili.
In questo ambito di esperienze e riflessioni, come in molti altri campi - dall'impegno politico all'amore per la poesia -, ci fu maestro, in questa citta' che tanto amo' e che non lo ha dimenticato, Alfio Pannega, di cui tra pochi giorno, il 30 aprile, ricorderemo ancora una volta la figura nell'anniversario della scomparsa.
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6.2. E domani e' il 25 aprile, giornata in cui facciamo memoria delle vittime del fascismo e della guerra; facciamo memoria della testimonianza di quanti al fascismo e alla guerra resistettero; facciamo memoria della Liberazione e della democrazia ancora da adempiere ed estendere all'umanita' intera; e' il giorno in cui solennemente riaffermiamo il valore cogente della Costituzione repubblicana che nata dalla Resistenza tutte e tutti ci impegna alla lotta per il bene comune, per la democrazia che ogni essere umano riconosce eguale in diritti, che convoca all'universale solidarieta': da ciascuno secondo le sue capacita', a ciascuno secondo i suoi bisogni.
Lo dicevamo ancora una volta qualche giorno fa che il 25 aprile commemora e significa cinque cose: la liberazione del nostro paese dal fascismo; la liberazione del nostro paese dalla guerra con cui il fascismo aveva incendiato quasi l'intero mondo; la liberazione dell'umanita' da un regime e un culto della violenza che l'umanita' intera intendeva infine annichilire; ricorda le innumerevoli vittime del fascismo e delle guerre; ricorda la Resistenza di coloro che alla violenza onnidistruttiva vollero opporsi e nel dolore di tanti lutti l'umanita' salvarono dalla catastrofe sconfiggendo il fascismo e ponendo fine alle stragi.
E da questo insieme di memorie scaturisce l'impegno affinche' l'orrore del fascismo e della guerra mai piu' si ripeta nella storia dell'umanita'. Affinche' siano abbattute tutte le dittature, affinche' sia abolita per sempre la guerra.
In queste giornate noi siamo di quelli che non in pompa magna ma in silenzio e meditazione ancora una volta si recano dinanzi alla lapide che in piazza del Sacrario ricorda i partigiani viterbesi caduti nella lotta contro l'orrore e la vergogna del mondo; dinanzi alla lapide e alle pietre d'inciampo che in via della Verita' ricordano i deportati viterbesi nei campi di sterminio nazisti; dinanzi al cippo che in piazzale Antonio Gramsci ricorda le persone li' trucidate dai nazisti; dinanzi alla lapide che ora in via Tommaso Carletti ricorda Mariano Buratti, comandante partigiano che i fascisti assassinarono... questa citta' ha le sue memorie. E ricordo i miei antichi maestri di antifascismo, da Vittorio Emanuele Giuntella a Raimondo Pesaresi, da Sauro Sorbini ad Achille Poleggi, ed innumerevoli altri da cui nel corso di una vita ormai lunga ebbi la fortuna di ricevere doni di verita' e di amicizia, esempi di generosita', di dignita', di rigore intellettuale, morale, politico, lezioni di umanita'. Maestri che tutti vollero e seppero restar fedeli all'umanita', ed il cui lascito non perira' finche' l'umanita' vive.
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7. Quasi una ricapitolazione in poche parole

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Agisci verso gli altri come vorresti che gli altri agissero verso di te.
Essere lievi sulla terra, prendersi cura del bene comune, condividere il bene ed i beni.
Avere coscienza della fragilita' e rispetto del limite, in dubio contra projectum.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Ascoltare le altre persone, riconoscerne l'umanita', dire il vero.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Una sola umanita', un'universale democrazia: una persona, un voto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Nessuna persona e' un'isola, ogni persona e' responsabile di tutto.
La liberta' delle donne e' la sola prova e misura della liberazione dell'umanita'.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Poniti sempre dalla parte delle vittime, contro tutte le uccisioni.
Poniti sempre dal punto di vista del bene comune dell'umanita'.
In ogni persone e' l'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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8. Rimeditando un'antica parola latina, in guisa di congedo
Vi e' una parola che deriva dal latino medievale, una parola che e' gia' in se stessa un impegno: essa significa "condividi il tuo pane con chi non ha pane". Da secoli con questa parola si chiamano e si riconoscono le persone che sentono di essere esseri umani tra esseri umani: queste persone si chiamano e si riconoscono, voi lo sapete, compagne e compagni. Di questa denominazione di compagna, di compagno, di persona che condivide il suo pane con chi non ne ha, ognuna ed ognuno di noi sappia essere degna e degno.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 877 del 25 aprile 2018

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